Le torture dei CC di Lecco

Da indymedia Lombardia:

Qui sotto trovate la notizia apparsa sui media.
Quello che non dicono è che il ragazzo è stato messo in isolamento per
due giorni SENZA CIBO. Durante l’interrogatorio è stato picchiato e
minacciato di bruciature, versando dell’alcol davanti ai suoi piedi e
appiccandovi il fuoco.

Pescate: 18nne pizzicato
con l`hashish. Arrestato

E` stato trovato con una tavoletta di hashish da 100 grammi mentre
con quattro amici era in macchina. In manette è finito B.A., 18enne di
Lecco, studente in una scuola della città pizzicato dai carabinieri del
Nucleo Operativo della Compagnia coordinati dal capitano Francesco
Motta. Nel corso di una serie di controlli serali effettuati sul
territorio lo scorso fine settimana una pattuglia di militari ha
fermato a Pescate una Lancia Y con a bordo 4 giovani, tre ragazzi e una
ragazza minorenne. Poiché il conducente era un soggetto noto alle forze
dell`ordine, i Cc hanno proceduto ad una perquisizione personale
finalizzata a trovare stupefacenti. I sospetti non sono stati disattesi
tanto che nelle parti intime di uno degli occupanti, B.A. Appunto, è
stata rinvenuta una tavoletta di un etto di hashish. Il ragazzo è stato
arrestato per detenzione di droga ai fini di spaccio. L`arresto,
convalidato dal giudice per le indagini preliminari, è stato poi
convertito nella misura restrittiva dei domiciliari.
http://www.merateonline.it/Finestra_Zoom.asp?ID=59756&Sezione=MAIN<cite>

Danimarca – Scontri a Christiania

Resoconto dei disordini verificatisi a
Christiania, area di Copenhagen occupata e autorganizzata da più di 30
anni, in seguito alla politica provocatoria delle autorità locali. Gli
eventi descritti in seguito sono avvenuti tra il 29 e il 30 ottobre
2008.
I testi sono tradotti da infoshop.org, le immagini da modkraft.dk.

Danimarca- Christiania si accende

Dopo lo sgombero da parte della polizia di una casa nella zona di
Christiania, Copenhagen ha visto nuovamente una giornata di azioni e
una notte di scontri. Sia per la polizia, sia per i compagni, quanto
accaduto è stato una prova di forza, un assaggio di quello che si
prospetta come un nuovo periodo di procedimenti legali nei confronti
degli abitanti di Christiania.

Lo sgombero

L’autorità principale di Christiania ha deciso di sgomberare il
secondo piano di una palazzina, supportati da uno spiegamento di
polizia senza precedenti. Alle 7.30 del mattino, arrivano in massa,
alle 9.00 gli operai, con maschere da sci per non farsi riconoscere,
fanno a pezzi il secondo piano, la polizia circonda l’area e la tiene
sgombra da curiosi.

Retroscena

Dietro lo sgombero, la disputa riguardo la possibilità di costruire
il secondo piano della palazzina; negli ultimi hanno le autorità
richiedono la presentazione di una domanda e l’emissione di un permesso
per l’espansione degli stabili di Christiania. E’ un periodo in cui
sono in corso varie cause legali; una importante avrà luogo i questi
giorni e gli abitanti accusano Slots & Ejendomstyrelsen (autorità
locale) di provocare gli scontri per influenzare i procedimenti legali.

L’operazione di polizia

La polizia danese sta affrontando aspre critiche su alcuni media
nazionali per le ingenti risorse impiegate nella repressione degli
abitanti di Christiania, questo non per un’indole libertaria, ma per la
volontà di concentrare le forze su altre manifestazioni di illegalità.
Per 16 ore sono stati schierati 300 agenti, dentro e attorno l’area di
Christiania.

Una giornata di azioni

Dalle prime ore del mattino, gruppi di solidali si sono radunati nei
pressi delle barricate della polizia. In alcuni casi, per tenerli
lontani, è stato impiegato spray irritante, più in generale le diffuse
minacce di arresto. L’antisommossa resta schierata su entrambi i lati
dei gruppi per scoraggiare azioni violente. Viene eretta una piccola
barricata, ma presto smantellata. Alle 11.00 parte un corteo spontaneo,
diretta da Christiania verso il centro cittadino. La presenza della
polizia è massiccia, il corteo viene bloccato prima dell’arrivo sotto
gli uffici della Slots & Ejendomsstyrelsen. I manifestanti tentano
di aggirare lo schieramento di polizia, che a sua volta intende
respingerli verso Christiania. A un certo punto, un veicolo della
polizia attraversa la folla colpendo leggermente due persone. Il mezzo
viene attaccato, danneggiato e respinto. Il corteo si sposta bloccando
alcune arterie principali della città per più di un ora.
Alle 16.00 un nuovo corteo tenta di partire alla volta del centro. La
polizia blocca le uscite da Christiania per evitare che si rischi una
presenza di manifestanti nel centro cittadino. Chiedono di parlare con
un leader della protesta, ma non si trovano leaders. La manifestazione
di disperde, ma dopo poco compare un gruppo di un centinaio di persone
pronto a bloccare un dei principali ponti della città. Il ponte resta
bloccato per meno di mezz’ora. Nel corso della giornata la polizia
arresta 3 persone, pare intenda mantenere un basso profilo per evitare
ulteriori proteste.

La notte

Con l’imbrunire iniziano a volare oggetti e bottiglie contro la
truppe schierate attorno a Christiania, la polizia risponde con i
lacrimogeni. La polizia spara i cilindri di gas ovunque veda sagome in
movimento. L’assenza di vento peggiora le condizioni del campo di
battaglia.
Verso le 19.00 si organizza meglio il contrattacco e il vento inizia a
soffiare. La polizia continua con i lanci di gas, i rivoltosi attaccano
i gruppi di agenti nascondendosi nei giardini e colpendoli da varie
direzioni. La polizia retrocede dagli ingressi di Christiania e le
strade iniziano a vedere barricate in fiamme. La polizia carica, ma
viene respinta dopo una breve battaglia e dal lancio di qualche
molotov. I manifestanti sono ben organizzati e coprono tutti i lati per
evitare sequestri e arresti. La polizia non può avanzare, resta alle
porte dell’area sotto una pioggia di mattoni e pietre, rispondendo con
i lacrimogeni. Secondo i media arrivano rinforzi da altre parti della
Danimarca. Dopo qualche ora gli sbirri attaccano in forze, colpendo
simultaneamente in diversi punti. La rivolta si disperde, 12 persone
vengono arrestate. Nonostante uno schieramento senza precedenti, le
autorità danesi non sono riuscite a evitare scontri e rivolte.

Fascisti tentano irruzione nella sede Rai

Da Corriere.it

Giovani di destra, blitz nella sede Rai
In trenta, con passamontagna, tentano un’irruzione per protestare contro «Chi l’ha visto». Telefonate di minaccia

Gli scontri di piazza Navona
Gli scontri di piazza Navona
ROMA
– Una trentina di giovani di un movimento dell’estrema destra romana,
alcuni con il viso coperto da passamontagna, ha scavalcato la scorsa
notte i cancelli della sede Rai di via Teulada tentando un’irruzione
per protestare contro la trasmissione televisiva «Chi l’ha visto» e la
conduttrice Federica Sciarelli.

BLITZ NELLA SEDE RAI – Nella
puntata di martedì sera erano andati in onda dei filmati che
ricostruivano le fasi immediatamente precedenti l’aggressione di un
gruppo di studenti dell’estrema destra ai danni di altri che
manifestavano contro il decreto Gelmini. Attorno all’una e trenta di
martedì il gruppo è riuscito ad entrare nel cortile della sede Rai non
lontana dalla palazzina dove si trova la redazione di «Chi l’ha visto».
Due erano muniti di telecamere. Ad accorgersi dell’intrusione è stata
una guardia giurata che ha avvicinato alcuni di loro ma è stato
allontanato al grido di «lasciaci in pace dobbiamo protestare». Quando
la guardia giurata ha informato i giovani che a quell’ora non c’era più
nessuno nelle redazioni il gruppo ha desistito e si è allontanato.

TELEFONATE
DI MINACCIA – Martedì mattina nella redazione di «Chi l’ha visto» sono
arrivate delle telefonate in cui si minacciano gli autori del servizio
che mostrava primi piani dei militanti di Blocco Studentesco in piazza
Navona. «Vi abbiamo identificato, a voi e ai vostri familiari» hanno
detto gli anonimi interlocutori, identificandosi come appartenenti a
Forza Nuova; le registrazioni delle telefonate sono in mano alla Digos
di Roma. Gli inquirenti hanno anche acquisito le immagini riprese nella
notte dalle telecamere fisse della sede Rai di via Teulada che mostrano
l’irruzione del gruppo.

FIORE: «PERICOLOSA SPIRALE» – Il
segretario di Forza Nuova Roberto Fiore ha chiesto l’intervento del
ministro dell’Interno Maroni e del Garante delle comunicazioni per
frenare una «pericolosa spirale» e sanzionare «Chi l’ha visto». Fiore
denuncia «una vera e propria lista di proscrizione per invitare alla
violenza nei confronti dei giovani». «Intanto a Cremona sono comparse
sotto casa dei responsabili locali di Forza Nuova scritte contenenti
minacce di morte – ha aggiunto -. Non dobbiamo sottovalutare quanto
accaduto: esiste una volontà di certa sinistra di scaldare gli animi
per riaprire una spirale di violenza contro i ragazzi di destra».

Altro:http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=80561

Torino. Azione alla scuola militare

Azione alla scuola militare Il 4 novembre di guerra e propaganda di La Russa e Fini è stato macchiato dall’azione di alcuni antimilitaristi torinesi, che hanno visitato la Scuola di Applicazioni militari lasciando di fronte all’ingresso alcuni manichini insanguinati e la scritta "Scuola di Assassini".
Il militare addetto ai monitor evidentemente dormiva, perché ancora a tarda notte un fotografo di passaggio ha potuto scattare un’istantanea che documenta l’azione.
La trovate a quest’indirizzo:

Modena – Ex Cpt ancora nel mirino E scoppia una nuova rivolta

fonte “Il Resto Del Carlino” cronaca di Modena 3/11/2008

A San Cataldo distribuiti volatini con pesanti accuse contro la Misericordia e il suo presidente.
Gli ospiti della struttura hanno gettato i materassi nei cortili. Uno
degli internati, che cercava di scappare, è stato bloccato dalle forze
dell’ordine
Mentre davanti alla sede della Misericordia, a San Cataldo, un gruppo
di ‘antagonisti’ distribuiva volantini contro il Cie, nel centro
identificazioni ed espulsioni gestito dall’associazione andava in scena
la rivolta. Gli ospiti della struttura hanno gettato i materassi nei
cortili non appena uno degli internati, che cercava di scappare, è
stato bloccato dalle forze dell’ordine. Due proteste, una esterna e
l’altra interna al Cie, hanno quindi impegnato polizia e carabinieri
quasi in simultanea. Difficile credere che si sia trattato di una
coincidenza.
Il volantinaggio contro il Cie, contro la Misericordia che lo gestisce
e contro il presidente dell’associazione Daniele Giovanardi, è
cominciato davanti al camposanto in strada San Cataldo ieri pomeriggio,
proprio mentre il cimitero era affollato per la commemorazione dei
defunti. Alcune persone, che si firmano «Nemici dei nuovi lager»,
distribuivano fogli alla gente. «I centri di identificazione ed
espulsione sono galere in cui vengono rinchiusi donne e uomini la cui
unica colpa è quella di essere fuggiti dalle guerre e dalla fame»,
scrivono.
Ma nei volantini si leggono anche frasi dirette a Giovanardi e alla
Misericordia: «Nei Cie si assiste ad abusi e a feroci trattamenti
subiti dagli internati da parte delle divise e degli operatori». Accuse
pesanti verso la gestione dei centri, che Giovanardi non ha intenzione
di lasciar correre: «Farò denuncia — dice — In quei volantini ci sono
scritte cose deliranti e non nascondo una certa preoccupazione». Il
gruppo è stato identificato dalla polizia che ha allontanato gli
‘antagonisti’ dal cimitero e dalla vicina sede della Misericordia: si
tratta di persone provenienti da varie parti d’Italia, tra cui Roma e
Bolzano.
Ma ecco che alle 16.30 è scattato l’allarme dall’interno del Cie: un
magrebino ha chiesto di essere portato all’ospedale, ma quando si è
accordo che stava per essere accompagnato ‘solo’ nell’infermeria
interna al Cie, ha tentato la fuga. E’ stato quindi bloccato dalle
forze dell’ordine: a questo punto è partita la rivolta degli altri
ospiti, tutti uomini, che hanno portato i materassi fuori dai blocchi.
Gli agitati erano una trentina: al Cie sono arrivati gli agenti della
squadra volante che, insieme agli operatori delle altre forze
dell’ordine presenti all’interno e ai militari, hanno riportato la
situazione alla normalità.
Come spiegare la concomitanza del volantinaggio anti Cie e la rivolta
interna? Secondo la polizia, probabilmente, qualcuno degli internati
era in contatto telefonico con uno dei «Nemici dei nuovi lager». Pare
che, malgrado i momenti di tensione, nessuno sia rimasto ferito.
Intanto la polizia, che ha acquisito i volantini, sta cercando di
capire chi siano questi ‘antagonisti’, quali fossero le loro intenzioni
e se davvero la rivolta interna sia riconducibile a qualcuno di loro.
«Sono molto amareggiata per le accuse farneticanti sul nostro conto —
commenta la direttrice del Cie Annamaria Lombardo — tutti possono
testimoniare gli sforzi che facciamo per garantire la massima
assistenza fisica e psicologica agli ospiti».
di VALENTINA BELTRAME

Doriano e Giuliano – Non un passo indietro

Mercoledì 15 ottobre 2008, a Lucca, il Tribunale, con rito abbreviato, ci ha condannati a quattro anni.

Quattro anni,
nonostante l’evidente scricchiolio, la stabilità a dir poco precaria di
tutto l’impianto accusatorio, nonostante che diverse dinamiche ad uso e
consumo repressivo siano state smontate, sezionate, ricostruite nelle
stanze della questura per poi poter essere affermate giuridicamente in
quelle di un Tribunale, con il risultato più che mediocre che non si è
riusciti nemmeno a sostenere credibile l’esito processuale.

Del resto le prime avvisaglie del fragile impianto accusatorio si
evidenziarono in modo palese agli inizi dell’inchiesta, dove sbirri e
giudici furono costretti ad arrampicarsi sugli specchi per giustificare
l’arresto, prima motivandolo con la flagranza, poi con la quasi
flagranza (ridicolo!); evidentemente la falla che da subito si era
aperta nell’impianto accusatorio era un po’ troppo grossa per
continuare ad essere credibile, e a dar man forte perché il tutto non
crollasse rovinosamente, scesero celermente nella mischia i
pennivendoli di ogni risma e colore, volontari e/o pagati, con
l’impegno, lo zelo e la dedizione che li contraddistingue da sempre, e
si superarono:

un “banale” arresto nella propria casa, investito dal fuoco
incrociato del piombo dei loro articoli, si trasformò, falsamente ma
funzionale ai fini repressivi, in una brillante e spericolata
operazione anti-terroristica, con tanto di fughe e spari, inseguimenti
e catture magicamente lontane chilometri da dove erano avvenute
realmente e cioè nelle rispettive abitazioni.

Quattro anni, che importa, devono aver pensato sbirri e giudici, se
una bottiglia di plastica riesce a diventare un’arma micidiale da
guerra, se le impronte rilevate non appartengono ai due anarchici, se i
tempi ricostruiti dalla stessa accusa nel coprire forti distanze siano
difficilissimi da compiersi a forte velocità, ma magicamente possibili
da una normalissima APE (che naturalmente trattandosi di anarchici non
può essere regina, ma semmai quella di Diabolik), la solita comunissima
APE che riesce a sfuggire, con la velocità che segretamente possiede, a
diverse macchine, volanti e fuoristrada guidate dal fior fiore della
sbirraglia nazionale (anti-terrorismo di Roma e digos di Pisa Firenze e
Lucca) impegnata nella cattura.

Quattro anni, che importa, devono aver pensato sempre loro, in fondo
si tratta di due anarchici e qualcosa devono aver pur fatto anche se
non è necessariamente quello di cui vengono accusati, del resto anche
in aula e negli atti processuali si legge che “il territorio della
Versilia è da tempo oggetto di attentati a ripetitori audio e video,
elettrodotti, sportelli bancomat, sedi di partiti politici, agenzie di
lavoro e simili”.

Quattro anni, che importa, ben gli sta, sorridono soddisfatti sempre
loro, è anche per i grattacapi (numerosissimi) che ci hanno dato per
anni alla testa del movimento di lotta contro l’inceneritore del
Pollino, impianto nocivo investito da molte forme di opposizione, dai
presidi ai blocchi dei cancelli, dalla restituzione delle schede
elettorali alle manifestazioni, fino alle numerosissime azioni di
sabotaggio, dalle quali non si sono mai dissociati motivando il fatto
che il nemico è da una parte, quello che permette, finanzia, costruisce
impone e difende un distributore di avvelenamento, morte e diossina, e
non è da ricercarsi tra le fila e dalla parte di chi decide di
difendersi da esso in ogni modo, e ognuno a suo modo, alla luce del
sole come al chiarore della luna.

Quattro anni e non solo per questo, ma anche per il sostegno,
l’amore, la caparbietà, la determinazione ad essere solidali e complici
con l’anarchico ecologista-radicale Marco Camenisch, da lunghissimi
anni in carcere, condanna che certamente deve subire chi si oppone e si
rivolta, ognuno a suo modo, contro un’organizzazione sociale già
incamminata verso la catastrofe ecologica, e non certo chi, per
garantirsi profitti e privilegi, di questa ne è responsabile.

Quattro anni, che importa, figuriamoci poi che la loro sfrontatezza
ribelle li ha portati perfino a rifiutarsi di rispondere alle domande,
e l’irragionevolezza tipica degli anarchici più pericolosi (gli
insurrezionalisti, appunto) persino a rifiutare di dichiararsi almeno
estranei alle azioni contestategli, l’attacco incendiario a Forza
Italia (in quanto una delle espressioni del dominio) e a tre azioni ad
istituti bancari (B.N.L. e Deutsche Bank) in quanto espressioni del
dominio capitalistico, finanziatrici delle guerre e della compravendita
di armi.

Quattro anni non solo per questo, ma anche perché, a conferma della
loro immutabile e irriducibile ostinazione a riaffermare comunque e
nonostante tutto i propri desideri e tensioni a sovvertire l’esistente,
si sono spinti (inaccettabile, devono aver gridato questa volta lor
signori fuori dalla grazia di Dio) che dovunque un atto di rivolta
scuota la rassegnazione, insulti l’apatia, rafforzi la scintilla che
alimenta il bruciante desiderio di vivere senza lo sfruttamento
dell’uomo sull’uomo, sulla natura e sugli animali, è lì che batte il
loro cuore.

Davvero troppo, hanno tuonato sbirri e giudici all’unisono con
politici, politicanti, giornalisti, banchieri, speculatori,
avvelenatori, inquinatori, servi ed altri simili.

Quattro anni perché davvero non si tratta più di essere colpevoli o
innocenti, ma perché irrimediabilmente irrecuperabili, nemici,
ANARCHICI.

Da parte nostra, non abituati a far calcoli da ragioniere dentro cui
rinchiudere o sminuire gli slanci del nostro cuore, quattro anni sono
1.460 giorni, davvero poco per come vogliamo vivere, per come vogliamo
che sia la vita per ogni abitante del pianeta; e molte di più di 1.460
le motivazioni e le ragioni, i desideri e le tensioni che ieri come
oggi, sempre, non solo rendono possibile l’attacco al cielo, ma
necessario, qui e ora.

Nel ricordo di chi, per tutto questo, fuori e dentro un carcere ha donato la propria vita, come Baleno e Sole.

Al fianco di chi, fuori e dentro il carcere, continua a lottare per la vita e la libertà di tutti/e, con Marco Camenisch e con tutti i ribelli che, come a Parma, illuminano e scuotono i muri della violenza legalizzata con l’urlo fragoroso di giustizia sociale, di ANARCHIA.

Giuliano e Doriano

Pietrasanta, 31 ottobre 2008

3 APPARTAMENTI DANNEGGIATI E MURATI IN UNA SERA: L’A.C.E.R. DISTRUGGE IL PATRIMONIO PUBBLICO

Il 31 Ottobre nel cortile ACER all’angolo via Tibaldi e via Fioravanti,
dietro la stazione di Bologna si è presentata una squadra di vigili
urbani per sgomberare le due ragazze che di recente abitavano
nell’appartamento al terzo piano del n 44, lasciato vuoto da tempo. Pur non
avendo diritto legale ad entrare nell’abitazione, un impiegato ACER e
quattro vigili urbani si sono introdotti a forza nella casa e da li hanno
chiamato rinforzi (almeno altre cinque macchine fra vigili e carabinieri
più la solita digos..) e proceduto allo sgombero forzato dicendo che le
ragazze non avevano diritto in quanto non assegnatarie delle liste
ufficiali, annunciando che fra pochi giorni le case sarebbero state abitate
dai legittimi assegnatari. La cosa si è però rivelata una vergognosa
menzogna quando i rappresentanti dell’A.C.E.R. si sono presentati con 4
muratori che, distruggendo a martellate i sanitari e murando la porta
d’accesso hanno reso non abitabili gli appartamenti. La stessa procedura è
stata applicata ad altri due interni vuoti al 5° e al 1° piano dello
stesso palazzo, per evitare che qualcun’ altro vi possa entrare
abusivamente.
Da oggi quindi, oltre alle due ragazze che non hanno più un tetto, in
Bolognina ci sono tre appartamenti assegnabili in meno, con il conseguente
allungamento delle liste per chi da anni ormai aspetta. L’A.C.E.R. non
amministra il patrimonio statale nell’interesse del pubblico, ma
nell’interesse dei privati e dell’U.P.P.I. (Unione “Piccoli”
Proprietari Immobiliari) che hanno buon gioco nell’alzare i prezzi delle
case in affitto fintanto che l’edilizia popolare rimane paralizzata dalla
mala gestione.
Oggi l’A.C.E.R. e la polizia municipale rimuovendo con la forza le due
ragazze dal loro nucleo abitativo, hanno dimostrato chiaramente quanto
falso e ipocrita sia il loro muoversi per ristabilire la legalità.
Accecati dal progetto securitario e repressivo del pacchetto sicurezza del
governo, recepito dalle giunte di sinistra con entusiastico plauso, non si
accorgono di calpestare con questi atti vergognosi i più basilari principi
del diritto umano.
L’art.25 della “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”, titolo
II art. 7 della Carta dei diritti fondamentali del’Unione Europea e la
Risoluzione N77 delle Nazioni Unite, sanciscono il diritto di ogni
individuo ad abitare con dignità e che a una persona rimossa a forza dal
suo domicilio vada necessariamente proposta un’abitazione alternativa.
Ma al di là di questa profonda contraddizione di carattere prettamente
legalitario, ribadiamo con forza che il diritto di ogni essere umano ad una
vita dignitosa è un principio più alto di qualsiasi altra legge o
trattato internazionale.
La nostra vita, la nostra creatività, i nostri desideri, il nostro bisogno
incessante di migliorare le nostre condizioni di vita, in nostro respirare,
sanciscono, di momento in momento questo principio universale.
Nessuna legge può impedire la nostra volontà di costruire e vivere un
presente più dignitoso.
Non ci sono muri che la nostra volontà di libertà non potrà scavalcare.

FAMIGLIA BRESCI

Il governo rallenta sull’università, vittoria o tattica?

Tattica. Nient’altro. Quella che da alcuni è stata salutata come una vittoria (da altri più realisticamente semplicemente come una fase), ovvero la frenata vera o presunta del governo riguardo la riforma dell’università a mio avviso non dovrebbe trarre in inganno il movimento degli studenti, ed in realtà non lo sta facendo.

Se è vero che da un lato questa frenata può essere intesa come una piccola marcia indietro del potere dettata dalle mobilitazioni studentesche -del tutto inattese per portata- è vero anche che comunque i tagli di Tremonti restano, e che la riforma ha già colpito parte del sistema scolastico; quindi, verosimilmente, quella che può sembrare una parziale vittoria in realtà può essere soltanto una "ritirata tattica", che dovrebbe servire sia ad agevolare uno "sgonfiamento" della protesa attraverso l’allentamento della tensione, sia un modo per "scremare" la piazza dai meno politicizzati degli studenti, per poi ri-attaccare in maniera più decisa l’università accusando -cosa che in parte, timidamente hanno già provato a fare- la mobilitazione di essere pregna solo di demagogia ed estremisti "rossi", così da motivare meglio, agli occhi dell’opinione pubblica, l’ondata repressiva…qualcosa di simile, ma più subdola, della tattica invocata dal boia kossiga…il solito tentativo di spaccare il fronte.

Fortunatamente il movimento continua a proporre e proporsi, quindi il rischio di rilassamento sembra scongiurato, ma è comunque necessario tenere alta la guardia e ben desti i sensi…Questo dev’essere solo l’inizio!

 Evjenij Vassil’ev Bazarov.