Archivio mensile:Marzo 2009
09/03/2009: Da una lettera da Macomer (Nuoro)
Il
24 dicembre 2008 mi viene notificato e applicato il regime di
sorveglianza particolare di cui all’articolo 14 bis. Mi trovo
completamente isolato da tutti e tutto, sono sprovvisto di televisione,
specchio,fornellino etc etc. In più mi è stata censurata la
corrispondenza.
Ci sono compagni di detenzione disponibili a
cucinarmi un piatto di pasta o farmi un caffè giornalmente, ma non gli
viene data assolutamente la possibilità di avvicinarsi alla cella dove
“alloggio”, tanto meno passarmi qualcosa, non mi viene data la
possibilità di frequentare la socialità con altri compagni di
detenzione, né vedermi né parlarci. In poche parole sono sepolto vivo.
Qui
il vitto serale viene passato alle 17:00, 17:30. Da quell’ora ad
arrivare alle 20:30, 21:00 è normale che la fame si faccia di nuovo
sentire ma essendo sprovvisto di fornello non ho la possibilità di
cucinarmi qualcosa. Anche se volessi acquistare tramite spesa qualcosa,
tutti i generi alimentari acquistabili, se non cucinati o riscaldati
sono completamente immangiabili.
Non vado ai passeggi da circa un
mese, per il semplice motivo che me ne è stato assegnato uno che
chiamano “quartino”. E’ piccolo quanto una stanza di detenzione, con la
rete sopra e non passa nemmeno un raggio di sole, in più hanno messo
due telecamere. Ma ci rendiamo conto di cosa dobbiamo subire
giornalmente? Chi invece con le bombe uccide quotidianamente milioni di
persone e fa morire di fame milioni di bambini per salvaguardare il
proprio potere economico vengono chiamati presidenti o capi di stato,
ma un giorno la storia dirà chi erano i malvagi e sfruttatori di questo
pianeta e chi pur “sbagliando” i puri, cioè i buoni.
La mia
solidarietà va a tutti i detenuti, oggi la esprimo al mio amico e
compagno Giuseppe Sciacca che sta subendo gli stessi abusi e alla
compagna Maaddalena!
Un abbraccio
Francesco
***
Francesco
ha aderito allo sciopero della fame del 23/02/09 in solidarietà ai
compagni ergastolani e contro ogni forma di reclusione.
Francesco Domingo
Località Bonu-Trau n° 19 – 08015 Macomer (NUORO)
Bologna – Rovesciato banchetto della Lega, fermati tre anarchici
8 marzo 2009 – Sono stati condotti in questura intorno alle diciassette
di ieri in via Indipendenza, e lì trattenuti fino alle venti, senza che
fosse loro consegnato alcun verbale, tre attivisti di area anarchica,
accusati di aver rovesciato un banchetto del Movimento Giovani Padani
(emanazione della Lega Nord) nei paraggi dell’incrocio con via Righi. I
leghisti distribuivano un volantino a titolo «Adesso basta – Fermiamoli
con la castrazione chimica» nel cui fronte sono riprodotti titoli di
giornale relativi a stupri di cui sono stati accusati migranti. La
Lega, partito oggi di governo che ottenne il suo primo successo
popolare urlando ai quattro venti «ce lo abbiamo duro», come già i
neofascisti straparla del dramma della violenza di genere ai fini di
indebiti e strumentali attacchi xenofobi.
Saronno – Nuova occupazione, rinasce il TeLOS
Concordia, rinasce il TeLOS con una nuova occupazione.Questa sera dalle
21:30 sound per tutti i gusti, vieni a trovarci e festeggiare assieme a
noi.Ci organizziamo per dormire, porta sacco a pelo e materasso.Qui
sotto il comunicato dell’occupazione.Ricordiamo che il 14 a Saronno ci
sarà un corteo per gli spazi occupati, qui la locandina: http://collafenice.wordpress.com/2009/02/27/143-per-il-telos-e-gli-spazi-occupati/AUDIOCRONACA DELL’OCCUPAZIONE: http://radiocane.noblogs.org/post/2009/03/08/audiocronaca-occupazione-saronnoSABATO PROSSIMO CORTEO: http://resist.noblogs.org/post/2009/03/14/14-03-corteo-per-il-telos-e-gli-spazi-occupatiAGGIORNAMENTI: http://collafenice.wordpress.comCOMUNICATO:SPAZIO
ABBANDONATOSPAZIO OCCUPATO!L’8 marzo rinasce il TeLOS in un altro
stabile abbandonato saronnese, in linea di continuità con la vecchia
occupazione di via Concordia, e quella ancora precedente di via Galli;
nonostante questi spazi siano stati sgomberati dalla nostra presenza
(per essere entrambi ancora lasciati all’abbandono…), le forze di
polizia e i politicanti saronnesi non possono di certo riuscire a
disfarsi della nostra voglia di libertà, di autogestione, della
necessità di liberarci da tutto ciò che a Saronno e nell’intera società
ci opprime fino a farci mancare il respiro.La necessità di vivere
quotidianamente situazioni positive e autentiche, senza paura di
ipocrisie, senza timore di dover sottostare a qualcuno, approfondendo
la conoscenza con noi stessi e con gli altri è per noi di vitale
importanza.Il valore di uno spazio occupato e autogestito sta proprio
nel ridare la possibilità alle nostre individualità di crescere e
autodeterminarsi senza più limiti, seguendo ognuno le proprie naturali
inclinazioni, lontani dagli sguardi indesiderati e dal controllo
asfissiante di autorità e benpensanti. Uno stabile abbandonato, come
tanti ce ne sono, rifiuto di un sistema economico e culturale che
valorizza più la proprietà rispetto alle persone, più il profitto che
la vita, più la crescita economica che la felicità, è il posto giusto
dal quale ripartire per riprenderci finalmente le nostre vite. Creare
momenti di socialità costruttiva tra di noi per aprirsi al territorio e
alle persone, è un passaggio fondamentale per la riappropriazione degli
spazi e dei tempi della vita, in un’ottica di liberazione individuale e
collettiva.Ciò che ci muove è come sempre il rifiuto dell’esistente, di
questa realtà così snaturata che ci ha resi automi in un mondo per sole
macchine, strumenti silenziosi e sottomessi dal Capitale, sudditi
schizofrenici ed alienati dello Stato, amico dei banchieri e schiavo
dell’economia. Abbiamo voglia di metterci in gioco, sperimentando sulla
nostra pelle cosa vuol dire realmente essere vivi, vogliamo provare
emozioni vere, creando qualcosa di diverso, probabilmente fastidioso
per qualcuno, ma che sicuramente renderà piena la nostra esistenza,
finalmente degna di essere vissuta.A Saronno sembra che a breve sarà
inaugurato un “centro per i giovani”, presunta risposta alla mancanza
di spazi di aggregazione giovanile.E’ chiaro che noi rifiutiamo
fermamente questo contentino che, servito dall’alto dalla misericordia
dei politicanti di turno, ha come unico scopo quello di incanalare le
pulsioni libertarie di noi ragazzi, per trasformarle in comportamenti
accettabili ed accettati, controllabili e controllati.La completa
mancanza di autogestione, lo stretto rapporto che gli operatori del
centro hanno con l’amministrazione, la stessa presenza di educatori
adulti che mediano, dirigono e controllano, insegnando loro che
alternativa non ci può e non ci deve essere, ci fanno prendere le
distanze da questo progetto. I nostri metodi, partecipazione dal basso,
autogestione, libera espressione delle soggettività, non possono andare
a braccetto con servizi che sono fatti con la stessa pasta di carceri,
caserme e ospedali psichiatrici: il loro fine è infatti lo stesso,
quello di formare cittadini obbedienti, capaci di inserirsi
diligentemente nel sistema, di formarne un piccolo ingranaggio,
strumenti e mezzi di sopraffazione, violenza e mantenimento dello
status quo.Invitiamo tutti quelli che credono nell’autogestione come
alternativa reale e concreta, nella riappropriazione diretta delle
nostre vite e della nostra città, a partecipare attivamente per la
crescita di questo percorso, per la nostra sopravvivenza, per la
costruzione di una realtà altra, capace di portare conflitto
all’interno di una società pacificata ed addormentata dalle sirene del
consumismo e dai media, oramai veri e proprio strumenti di controllo e
rimbambimento mentale.Il TeLOS esiste finché noi esisteremo!Il TeLOS si
trova in via Milano 17, angolo via Varese.
Operazione Tramonto – 200 anni di carcere
Bocassini al termine della sua requisitoria contro i compagni arrestati
il 12 febbraio 2007. Una lunga requisitoria con ripetute cadute di
stile, offese, mancanza di rispetto e denigrazione nei confronti degli
imputati come il dubbio più volte espresso sulla loro sanità mentale!
Un continuo di sgrammaticature, un confondersi e sbagliare i nomi degli
imputati e, nemmeno una sola parola giuridica. Sorge il fondato dubbio
sulla sua cultura generale. Passi, ma ciò che risulta più evidente e
grave è l’assenza totale di basi minime sul sapere in campo giuridico.
Dal suo solito pulpito, circondata dalla scorta, agenti di polizia,
digos, telecamere e fotografi, la Bocassini ha riassunto col suo
“sermone” le tesi dell’impianto accusatorio alla maniera scandalistica
di solito usata dalla stampa. Sembrava di leggere i giornalacci dopo
gli arresti: “Li abbiamo fermati prima di uccidere, avevano legami con
la malavita e la mafia ecc”. Per lei la fase istruttoria e
dibattimentale nella quale le accuse più provocatorie, come quella di
voler attentare alla vita di Ichino o, quelle assurde, del legame con
la criminalità organizzata, sono state smontate senza ombra di dubbio
dalle testimonianze e dal collegio difensivo, è carta straccia. La pm
ha così ribadito il suo ruolo di rancorosa nemica della lotta di
classe, figlia delle ideologie reazionarie e poliziesche che hanno
caratterizzato la più oscena lotta contro il movimento antagonista e
rivoluzionario in Italia, ideologie patrocinate da Pecchioli e
Violante, passate nella magistratura e ben interpretate, ad esempio, da
Spataro, che ha diretto questa inchiesta e dal “compagno” Salvini che
ne è stato il Gip. Il suo rancore è stato alimentato dal fatto che, a
suo dispetto, il processo si sia mostrato quale era, un processo
politico e che gli imputati si siano mostrati fieri della loro identità
comunista. Non pazzi isolati ma avanguardie amate e riconosciute dai
compagni di lavoro e di lotta. I compagni non sono mai rimasti soli,
anzi, la solidarietà che hanno ricevuto, da amici o semplici
conoscenti, dai colleghi di lavoro, da realtà di movimento ha
dimostrato che sono riconosciuti dalle masse ed interni, parte
integrante, alla lotta di classe. Forse non molti ci avranno riflettuto
ma, la democratica signora, difenditrice dei valori della Costituzione
(ama spesso ammantarsi di questo), ha richiesto di fatto l’ergastolo
per una parte di compagni. Infatti, nel concreto, è questo quello che
significa richiedere 22 anni di galera per persone che hanno superato i
50 anni di età! Le richieste esorbitanti, soprattutto se confrontate
con i fatti concreti sotto processo, sono comunque una manifestazione
della debolezza e della paura che lo stato borghese ha, di fronte alla
crisi sempre più profonda ed un immiserimento continuo delle masse
popolari, che il malcontento si organizzi e diventi lotta politica.
Attraverso attacchi repressivi, anche preventivi, e attraverso
punizioni esemplari verso tutti coloro che alzando la testa, si cerca
di annientare ogni idea e pratica per il cambiamento dello stato di
cose presente. I due secoli di galera richiesti sono contro tutti
coloro che pensano che oggi si possa ancora alzare la testa, lottare e
organizzarsi per conquistare un mondo diverso, senza sfruttamento e
guerre.
Rispondiamo alle richieste delle condanne facendo sentire, attraverso
telegrammi, lettere, comunicati, la nostra vicinanza ed affetto ai
compagni che continuano nella loro resistenza a lottare mantenendo
salde le loro idee e la loro identità politica!
Mercoledì 18 marzo si presenteranno in aula le parti civili:
Ichino, Forza Nuova, lo Stato. Riempiamo l’aula con una presenza forte
e solidale ricordando che solo 2 giorni prima e proprio nella città di
Milano ricorre l’anniversario della morte del compagno Dax, (Davide
Cesare), assassinato per mano fascista il 16 marzo 2003.
Comunque, grazie Bocassini, perché, se per caso in qualcuno si fosse
affievolito l’odio di classe, offri nuova linfa per alimentarlo!
Uniti e forti nella solidarietà di classe!
Associazione parenti e amici degli arrestati il 12 febbraio 2007
Massa: La ronda della destra non parte. Antifascisti in piazza
Non parte la ronda della dstra
Da
giorni ventilava l’ipotesi che a Massa la formazione politica “La
destra” di Francesco Storace organizzasse una ronda per sabato. Questa
notizia ha messo in preallarme gli antifascisti massesi che si sono
mobilitati. Alla fine ieri per le vie di Massa degli esaltati fascisti
non si è visto nemmeno l’ombra. La loro ronda non è partita ma in
compenso decine di giovani antifascisti appartenenti a diverse realtà
sono scesi a vigilare nei pressi della stazione e in altre vie
mostrando che il valore dell’antifascismo resta forte in questa terra.
ZERO AGIBILITA’ AI FASCISTI
Torino – Il trappolone idiota di Tatangelo. Aggiornamenti sulle perquise del 18 Febbraio
In seguito alle richieste di dissequestro di
computer e varie abbiamo ricevuto qualche scarna paginetta che
riassume le motivazioni delle indagini sulle esplosioni alla Crocetta.
Due elementi saltano agli occhi. Il primo è che il maldestro tentativo
repressivo dell’ineffabile Tatangelo ruota attorno al giornale
anarchico KNO3, giornale che alcuni degli indagati hanno stampato in
tipografia e diffuso pubblicamente in cortei e altre iniziative del
movimento anarchico, giornale che, (copione già visto nelle questure e
tribunali italiani) magicamente diventa clandestino solo perchè non ha
l’autorizzazione di legge.
Altro elemento molto più inquietante è il tentativo di fare un’indagine
che si basi su inoppugnabili "prove scientifiche" se non che siamo
anche qui in bilico tra la tragedia e la farsa. Guarda caso, nonostante
questi documenti siano stati ricevuti in decine di giornali e
quotidiani, le uniche tracce di DNA che trovano sono su due buste
ricevute, in tempi diversi, dall’emittente di movimento Radio Blackout,
guarda caso quindi in un ambiente frequentato da molti compagni e
indagati e guarda caso proprio in occasione di quella posta ricevuta –
è noto a tutti nell’ambiente anarchico torinese – ci sono state
assemblee in cui la suddetta rivendicazione è passata di mano in mano
prima di venire consegnata alla locale questura (e su questa prassi
aberrante ci sarebbe da aprire una bella parentesi, ma non è questo il
momento).
Chiaro è quindi che questo è l’impacciato tentativo (dopo 2 anni di
indagini ormai stantie) di cercare di tirare qualche pesce nella rete,
per qualche arresto dell’ultimo minuto.
Alcuni degli indagati
Nuove dalla Grecia
fonte: associated press
Atene, 4 mar. (Ap) – La polizia greca comunica che stanotte alcuni
sconosciuti hanno dato alle fiamme una filiale bancaria ad Atene
causando ingenti danni ma nessun ferito.
L’incendio è avvenuto nelle prime ore di oggi in una banca privata, la
Banca del Pireo, in una strada principale della capitale greca. Finora
nessuno ha rivendicato la responsabilità dell’attentato.
Ieri, un gruppo di giovani in maschere di carnevale hanno lanciato
diverse bombe incendiarie contro due treni della metropolitana di
Atene, causando diversi milioni di euro di danni, ma nessun ferito.
L’attentato è stato rivendicato da un piccolo gruppo di anarchici.
Ordigno contro la filiale city Bank
(ANSA) – ATENE, 9 MAR – Una bomba e’ esplosa oggi vicino a un’agenzia
della banca Citibank, nella zona nord di Atene, provocando diversi
danni materiali. Lo ha reso noto la polizia. L’ordigno di fattura
artigianale e’ stato collocato dietro l’edifico della banca, situato
nel quartiere di Psychiko. Due automobili sono state danneggiate
dall’esplosione.Non ci sono state vittime.
Ulster, uccisi due soldati britannici
ha ucciso due soldati britannici e ha ferito gravemente altri quattro
militari nel piu’ grave attentato dagli accordi di pace del 1998 che
misero fine a 30 anni di conflitto tra cattolici e protestanti.
L’attacco e’ avvenuto sabato sera in una base del Genio militare a
Masserene, nella contea di Antrim, a nordovest di Belfast. I terroristi
hanno fatto fuoco con i mitra da un taxi in corsa contro i soldati di
guardia nella base. L’attacco fa seguito all’allarme lanciato nei
giorni scorsi dalla polizia dell’Ulster che aveva messo in guardia che
la minaccia rappresentata dall’ala dissidente dell’Ira era al piu’ alto
livello nell’ultimo decennio. Nella provincia sono tornati nei giorni
scorso uomini dello Special Reconnaissance Regiment, corpo d’elite
dell’intelligence militare britannica gia’ impegnato in Afghanistan e
Iraq, una decisione che ha scatenato la protesta dei repubblicani. "E’
un terribile ritorno a eventi del passato", ha commentato Peter
Robinson, leader del Partito protestante nordirlandese e alla guida del
governo di coalizione della provincia. Un portavoce del premier
britannico, Gordon Brown, ha condannato il "terribile" che mira a
"destabilizzare il processo di pace", "contro la volonta’ della
stragrande maggioranza della popolazione nordirlandese". Il ministro
per l’Irlands del nord, Shaun Woodward, ha parlato di "barbarie
criminale". Il premier irlandese, Brian Cowen, ha assicurato che "un
piccolo gruppo di persone malvagie non riuscira’ a piegare la volonta’
del popolo di vivere in pace". L’ultimo soldato britannico ucciso
nell’Ulster era stato un militare colpito da un cecchino dell’Ira nel
1997. L’accordo del Venerdi’ santo del 1998 porto’ a un cessate il
fuoco tra i gruppi paramilitari protestanti e l’Ira, la milizia
repubblicana e cattolica che voleva unificare la provincia al resto
dell’Irlanda. Da allora le violenze nella provincia si sono molto
ridotte e sono state per lo piu’ attribuite alla criminalita’ comune. A
gennaio un ordigno molto potente era stato disinnescato a Castlewellan,
una cittadina 50 chilometri a nord di Belfast. L’attentato era stato
rivendicato da un gruppo scissionista dell’Ira. Il peggior attentato
dopo gli accordi di pace avvenne proprio nel 1998, quando un’autobomba
causo’ 29 morti nel mercato di Omagh, a ovest di Belfast. L’azione fu
rivendicata dalla Vera Ira.
Firenze – Su un’inchiesta per eversione, sulla solidarietà e altro
Su un’inchiesta per eversione a Firenze e altro
Il 29 novembre 2007, a Firenze, la Digos faceva sgomberare e perquisire
alla ricerca di armi da fuoco e chissà cos’altro due spazi autogestiti:
l’Asilo Occupato di via Bolognese e Villa Panico di S.Salvi, ed
eseguiva alcune perquisizioni domiciliari in Toscana, Liguria e
Piemonte. Contestualmente, consegnava ad otto persone (una compagna del
circolo anarchico pisano di via del Cuore e sette compagni di Villa
Panico) altrettanti avvisi di garanzia per associazione sovversiva con
finalità di terrorismo e eversione (art 270 bis). Se, in seguito a
numerose iniziative di agitazione sul territorio, Villa Panico veniva
rioccupata nel giro di tre settimane (ed è tutt’ora in buona salute),
se la mobilitazione e la notevole solidarietà da parte di diversi
individui e realtà del territorio facevano rientrare la canea mediatica
e la repressione poliziesca, questo evidentemente non è bastato a
tamponare l’accanimento persecutorio della sbirraglia e della pm della
procura antiterrorismo fiorentina Angela Pietroiusti, firmataria di
questa indagine e altre di simile stampo. Riguardo a questi fatti,
rimandiamo alla lettura dell’opuscolo Per farla finita con i fantasmi – Strategie repressive a Firenze e in Toscana (Villa Panico, febbraio 2008, scaricabile sul sito www.informa-azione.info).
In questi giorni, infatti, ci è stato notificato l’avviso di
conclusione delle indagini, datato 4 novembre 2008. Si andrà quindi a
processo. Sintetizziamo qui le principali novità:
1) La compagna di via del Cuore è stata stralciata dall’indagine, che
in compenso viene estesa ad altri 12 compagni dell’area anarchica e
libertaria fiorentina.
2) Oltre all’associazione sovversiva, vengono contestate ad alcune
persone (non stiamo a specificare quante) alcuni reati specifici:
interruzione di pubblico servizio e danneggiamento per un’irruzione in
un ufficio dell’ENEL in solidarietà agli anarchici arrestati di via del
Cuore e contro il nucleare, occupazione e imbrattamento dei muri della
palazzina di piazza Ghiberti, danneggiamento, istigazione a delinquere
e violazione delle leggi elettorali per alcune scritte sui seggi delle
primarie del partito democratico; il tutto aggravato dal concorso e
dalla finalità di eversione.
3) Almeno per quel che risulta dai fogliacci della procura, pare
saltato il collegamento con la rapina all’ufficio postale di Stazzema
(Lucca) per la quale sono attualmente detenuti i compagni Daniele
Casalini e Francesco Gioia. Tuttavia, viene sottolineata la vicinanza
col circolo pisano di Via del Cuore e viene genericamente ribadita la
disponibilità di armi da fuoco.
I fantasmi non vogliono saperne di sparire. Così, ancora una volta, una
realtà anarchica e libertaria – il Panico e più in generale l’area
antiautoritaria fiorentina – viene incasellata in un teorema
giudiziario che trasforma le sedi in "covi" e i rapporti di affinità,
comunanza e amicizia in vincoli associativi. E questo attraverso
l’abuso, divenuto oramai insopportabile, della neo-categoria dell’anarco-insurrezionalismo, grottesca
deformazione mediatico-giudiziaria delle teorie e delle pratiche
insurrezionaliste anarchiche. La tendenza anarchica insurrezionalista,
che in Italia e all’estero ha avuto (ed in parte ha) un suo percorso e
una sua storia, non ha fatto altro che propagandare e diffondere l’idea
della rottura insurrezionale, da praticarsi con ogni mezzo necessario e non solo con alcuni mezzi,
come via indispensabile alla rivoluzione. La propaganda mediatica,
imbeccata dagli apparati repressivi dello Stato, al contrario, ha
snaturato questo percorso, creando la figura dell’ anarco-insurrezionalista, sorta di specialista della lotta armata da
trascinare sotto le luci della ribalta ogniqualvolta si vuole
ostacolare e reprimere qualsiasi situazione libertaria anche
minimamente conflittuale.
Pur senza mai essersi definiti tali, diversi antiautoritari fiorentini
si trovano adesso inquadrati, dalla Digos e dalla PM Pietroiusti,
all’interno di un "gruppo d’affinità" con un "concreto ed attuale
programma" col fine di realizzare "azioni dirette violente", "in parte
attuato con la commissione di più reati" quali occupazioni di edifici,
minacce, danneggiamenti, resistenza a pubblico ufficiale,
manifestazioni non autorizzate e interruzione di pubblico servizio, il
tutto "con finalità di terrorismo e eversione". Eccola, la nuova
frontiera del terrorismo, altro
grande fantasma mediatico che copre oramai ogni forma di resistenza al
dominio del capitale e dello Stato, infinitamente più violento di ogni
azione rivolta contro di esso.
Noi non abbiamo peli sulla lingua. Abbiamo in comune -tutti noi
indagati ed altri amici, compagni e complici-un sentimento di
inimicizia verso questo esistente che si regge sullo sfruttamento universale, che vorrebbe trasformare il mondo intero in una riserva da saccheggiare e in merce da vendere, che intende ridurre gli individui a soldatini obbedienti della guerra economica. Diversi tra noi, poi, hanno anche la volontà di rovesciarlo, questo mondo, e prendono sul serio la rivoluzione più di quanto prendano sul serio se stessi.
Ma proprio per questo, no, non siamo un gruppo. Ma proprio per questo, no, non abbiamo un concreto ed attuale programma. Nè tantomeno abbiamo dirigenti, o capi, o promotori. E quanto alle finalità, ovvero alle intenzioni che
sbirri e giudici vorrebbero criminalizzare, ognuno di noi ha le
proprie, uniche e irripetibili come lo è ogni individuo che non sia
soldato d’una causa qualsiasi. Il resto, ovvero il come costruire
e diffondere l’ammutinamento, sta alla mutevolezza degli stati d’animo,
delle intese, degli affetti, delle voglie e pure delle affinità tra individui. Non riuscirete mai, signori sbirri, signori giudici, a programmare il nostro caos.
La repressione degli anarchici, degli antagonisti e degli antiautoritari sta prendendo la forma di una vera e propria caccia alle streghe, somigliando sempre più dappresso all’antica inquisizione dei movimenti ereticali, ed affiancandosi sempre più di frequente alla persecuzione dei moderni untori: gli stranieri "extracomunitari" diversi per colore di pelle, cultura, lingua ma, soprattutto, per censo e posizione sociale; i "comunitari" diversi per
stile di vita o perchè in contrasto con determinati aspetti del sistema
(vedi, ad esempio, i senza-dimora, gli occupanti di case, i
"punkabbestia", ma anche tutti quei "semplici cittadini" che lottano davvero, che sia contro una "grande opera", una "ristrutturazione aziendale" o un contratto precario poco importa…)
La repressione del dissenso e della diversità non è certo una novità
storica, è stata ed è praticata dal dominio di ogni tempo e luogo.
L’aspetto nuovo e relativamente recente è
che essa si attua sempre più con il concorso dei media – TV, giornali
ma anche, cosa da non sottovalutare, l’editoria libraria. Questo
concorso opera a due livelli: uno costante, attraverso il linciaggio
dei diversi, la costruzione di continue, rinnovate "emergenze", il
rimbecillimento puro dell’intrattenimento e del dibattito
pseudo-culturale, la manipolazione della storia che fa tutt’uno con
quella della cronaca; l’altro più mirato, volto a preparare il terreno
a manovre repressive specifiche e a magnificarle post-festum.
A nostro avviso, la chiarezza nello smontare le ignobili costruzioni di
questure, tribunali e giornalisti deve fare tutt’uno con l’inimicizia
permanente verso di essi: dobbiamo sforzarci di riportare la questione
della repressione nei suoi termini reali, sgombrare il campo (e le
teste nostre e altrui) dai fantasmi, diffondere la contro-informazione
al di fuori e contro il sistema dei media; e insieme riaffermare la
nostra spinta ribelle e la solidarietà tra tutti gli insubordinati.
Quest’ultimo punto merita un approfondimento.
Per diversi anni, in Italia, si è creduto spesso di potersi sbarazzare del fatto di essere un movimento. Benissimo, per quanto ci riguarda, se questo significa sbarazzarsi della politica e del politichese, delle
nomenklature più o meno mascherate, delle egemonie, dell’azzeramento di
ogni dibattito. Deleterio, se questo intende affossare ogni
riconoscimento reciproco tra gli antiautoritari e cassare la
solidarietà tra diversi, moltiplicando le sette di pari passo con la
loro rispettiva impotenza. Nell’incontro, nella solidarietà, nella
contaminazione, noi (ma noi chi?) non temiamo di perdere noi stessi,
perchè, come diceva qualcuno, la libertà altrui espande la mia all’infinito.
Le montature, i teoremi, le criminalizzazioni giudiziarie sono rese
possibili, tra le altre cose, da questa mancanza di una risposta
solidale, determinata, generalizzata di tutti gli antiautoritari. Se ci
guardiamo in faccia, dobbiamo riconoscerlo: non siamo stati capaci di
strappare i nostri compagni al carcere, non siamo riusciti ad arginare
le manovre della repressione. E, forse, non ci abbiamo nemmeno
realmente provato. Agitando
la palude di un "sociale" che non ha nessuna voglia di scomporsi (salvo
esservi costretto dall’insostenibile pesantezza dell’esistente), siamo
bestie rare. In via di estinzione, se continueremo ad affilare un’arma spuntata.
In tanti, in Italia, ci siamo esaltati di fronte alla rivolta greca di
questo inverno, in tanti abbiamo detto, scritto, fatto, solidarizzato
con gli insorti, e in tanti ci siamo detti, amaramente, che l’Italia
non è la Grecia, che le condizioni sociali e culturali sono diverse,
che là non c’è la distinzione tra un movimento "buono" e gli anarchici
"cattivi" ecc. Tutto vero, ma manca qualcosa, forse la cosa più
importante: se il movimento anarchico greco, in questi anni, è tanto
cresciuto qualitativamente e quantitativamente da divenire il
detonatore di un’esplosione sociale generalizzata, è perchè esso ha
avuto negli anni la capacità di reagire in modo compatto e determinato
agli attacchi della repressione, riuscendo spesso, ben prima di questo
tumultuoso dicembre, a strappare allo Stato i compagni incarcerati (per
esempio i 7 di Salonicco), a difendere le occupazioni sotto attacco, a
tenere gli sbirri fuori dagli spazi "agibili" (come Exarkia e il
Politecnico).
Come inquisiti, non chiediamo solidarietà. Piuttosto, invitiamo tutti (compresi noi stessi) a rilanciarla.
Firenze, febbraio 2009
anarchici e antiautoritari
laboratorio contro la repressione