fonte indymedia piemonte
Dopo la morte del ventiquattrenne Alessio Scarano, un altro detenuto del carcere di Cuneo muore per carenza di cure mediche.
Cuneo: la notizia della morte di Alessio Scarano, 24 anni, detenuto
per una breve pena (sarebbe uscito nel 2010), martedì 24 novembre, ha
avuto una lieve eco sui giornai locali.
La verità che circola all’interno delle mura, però, è diversa da
quella che raccontano i pennivendoli a pagamento. Arrivato a Cerialdo,
Scarano stava bene. La sera ha cominciato a stare male. Il motivo?
Nessuno lo sa, ma poche ore prima si era fatto vaccinare,
nell’infermieria del carcere, contro l’influenza A. Accortisi che era
grave, i compagni di cella hanno cominciato a gridare, per chiamare le
guardie (altro che continuare a giocare a carte, come hanno scritto i
giornalisti infami!). Il giovane è stato portato in infermieria, ma non
sappiamo se il medico del carcere l’abbia visto o meno – ne dubitiamo,
dato che era sera. Invece di essere curato e tenuto in infermieria o
portato in ospedale è stato riportato in cella – letteralmente buttato
nel suo letto. Durante la notte i compagni di cella, accortisi che era
morto, hanno ancora chiamato le guardie…
Questa storia non avrebbe dovuto uscire al di fuori delle mura: i
compagni di cella di Alessio sono stati portati il giorno dopo a
colloquio con il direttore del carcere – e forse non solo per capire
cosa era succeso.
Ma c’è dell’altro, che non ha avuto risalto mediatico… nel
week-end appena passato (fra venerdì 28 e domenica 30, non sappiamo la
data precisa) un altro detenuto è morto. Si è sentito male il
pomeriggio, quindi è stato portato subito in infermieria, ma non c’è
stato nulla da fare (o nessuno ha voluto fare nulla? Non sappiamo se ci
sia il medico, nei giorni festivi). Anche lui si era da poco vaccinato
contro l’influenza A.
Non ci intressa fare della dietrologia su vaccini ecc. Quello che ci
indigna e che vorremmo fosse un problema pubblico, è che i detenuti,
qui come nelle altre carceri, sono lasciati morire come bestie, senza
le cure mediche essenziali. Anche grazie all’indifferenza delle
"persone per bene", fuori.