Pisa: Franco Serantini 1972-2010. Noi non dimentichiamo

Franco
Serantini 1972-2010
Noi non
dimentichiamo

circolo agorà | via Bovio
48/50 Pisa

venerdì 7 maggio 2010

20.30 cena sociale anticlericale
15 € [solo
su prenotazione allo 050500442 o 3384014989]

a seguire

Noi vogliamo
l’uguaglianza

letture ad alta voce e canti libertari
per l’AnArchiA
Organizzazione e produzione a cura dell’ass. culturale
“Le
Radici con le Ali”, Sovicille (SI)
Canti, musica e letture a cura di
“Dal Nostro Canto”.

Ingresso a sottoscrizione volontaria

circolo
agorà
via Bovio, 48/50 – Pisa
tel. segr./fax 050.500442

agorapi@officinaweb.it
www.agorapisa.it

 
 

Varie dalla Grecia

Grecia – La polizia ferisce gravemente un compagno
anarchico

fonte: stampa greca, 05.05.10
trad. Culmine

Due persone sono state arrestate ieri ad Atene. Una
di esse è l’anarchico
Simeon Seisidis, accusato di essere la "mente"
dietro ai "ladri in nero"
(il caso in cui è coinvolto anche Giannis
Dimitrakis). Simeon era
ricercato dal 2006 ed è stato arrestato per
errore la scorsa notte, mentre
la polizia cercava dei ladri che
avevano appena rapinato un supermercato
di Atene. Inoltre, il
compagno arrestato viene anche accusato di far parte
di "Lotta
Rivoluzionaria".
Simeon si trova in ospedale, per una grave ferita
alla gamba. Ieri si
trovava, con un’altra persona, vicino al luogo
della rapina. Non appena i
due si sono resi conto della presenza
della pattuglie della polizia, hanno
cercato di scappare. Nella
sparatoria, Simeon è stato ferito ad una gamba.
Secondo i medici, un
proiettile ha attraversato la sua anca, lesionando
delle arterie. Ha
perso molto sangue ed ora è in condizioni critiche.
La polizia dice
che il primo nome che ha fornito è stato quello di Giorgos
Nikolopoulos
(che ha un mandato di arresto per il caso della "Cospirazione
delle
Cellule di Fuoco"), ma dopo le impronte digitali hanno scoperto che
si
trattava di Simeon.
L’altra persona arrestata poco dopo è Aris
Seirinidis, anch’egli un noto
anarchico, indagato in precedenza per
il caso dei "ladri in nero".
La polizia dice che i due uomini non
sono coinvolti nella rapina al
supermercato.
Dicono che avevano
con sé armi, una granata e alcune munizioni. Le pistole
le stanno
esaminando, ma pare non siano state utilizzate in azioni
"terroriste".


Grecia – Tre impiegati morti in incendio banca durante
sommosse [comunicato di un dipendente]

Dai media greci apprendiamo che tre
impiegati di una banca di Atene sono rimasti uccisi a causa di un
incendio appiccato dai manifestanti. Non si tratterebbe di un attacco
attuato da gruppi di guerriglia, attivi nella distruzione dei luoghi del
capitale ma non dei suoi lavoratori, bensì di un rogo scaturito dal
lancio di molotov da parte dei manifestanti. Sono i primi morti in
questa ondata di furia collettiva in risposta alle misure del governo,
programmate per riparare a un fallimento del bilancio nazionale generato
dai poteri finanziari e politici.

Seguono i
commenti e una dichiarazione tratti da
http://www.occupiedlondon.org/blog/ – sito anarchico di riferimento per
la traduzione in inglese delle lotte e delle azioni in grecia –
Traduzione di informa-azione

Le tragiche morti di questa
notte lasciano poco spazio ai commenti; siamo tutti davvero scioccati e
profondamente rattristati da questo evento. A coloro che insinuano che
queste morti possano essere state deliberatamente causate dagli
anarchici, possiamo solo rispondere così: noi non prendiamo le strade,
rischiando la nostra libertà e le nostre vite fronteggiando la polizia,
con lo scopo di uccidere altre persone. Gli anarchici non sono
assassini, e nessun tentativo di lavaggio del cervello, ad opera del
primo ministro Papandreou, dei media nazionali e internazionali, deve
riuscire a convincere chiunque del contrario.

Detto ciò, con gli
sviluppi della vicenda che si susseguono freneticamente, vogliamo
pubblicare la dichiarazione di un impiegato della Marfin Bank, nella cui
filiale incendiata hanno trovato una tragica morte i tre impiegati.

“Mi
sento in dovere, nei confronti dei miei colleghi oggi ingiustamente
morti, di comunicare alcune obbiettive verità. Sto facendo pervenire
questo messaggio a tutte le agenzie di stampa. Chiunque abbia ancora un
po’ di coscienza dovrebbe renderlo pubblico. I restanti possono
continuare a fare il gioco del governo.

I vigili del fuoco non
hanno mai rilasciato una licenza all’edificio in questione.
L’approvazione per la sua operatività è avvenuta sottobanco, come
avviene praticamente per tutti gli esercizi commerciali e le ditte in
Grecia.

L’edificio in questione non è in possesso di alcun
dispositivo di sicurezza, né installato né pianificato, non ci sono
irrigatori dal soffitto, uscite di emergenza o idranti. Ci sono solo
alcuni estintori portatili che, di certo, non sono in grado di contenere
l’incendio di un edificio con standard di sicurezza obsoleti.

Nessuna
filiale della Marfin Bank ha dipendenti addestrati a gestire un
incendio, nemmeno all’uso corretto dei pochi estintori di cui siamo in
possesso. I manager usano come pretesto il costo elevato di tali
addestramenti per non attuare le misure basilari per la protezione dei
propri dipendenti.

Non c’è mai stata un’esercitazione di
evacuazione dell’edificio, né una dimostrazione dei vigili del fuoco per
istruire lo staff su come reagire a simili situazioni. Le uniche forme
di addestramento attuate alla Marfin Bank hanno riguardato l’evacuazione
dei “pezzi grossi” dai propri uffici in caso di attacchi terroristici.

L’edificio
in questione, nonostante la vulnerabilità della conformazione e dei
materiali, dai pavimenti ai soffitti, non è dotato di rifugi
antincendio. Materiali altamente infiammabili come carta, plastica,
cavi, mobilio. L’edificio è obbiettivamente costruito in modo inadatto
ad ospitare una banca.

Nessun membro della sicurezza interna è a
conoscenza di tecniche di primo soccorso o antincendio, nonostante siano
incaricati della gestione della sicurezza dell’edificio. Gli impiegati
della banca devono improvvisarsi addetti alla sicurezza o pompieri in
base agli umori di Mr. Vgenopoulos [proprietario di Marfin Bank].

I dirigenti
della banca hanno proibito ai dipendenti di abbandonare il lavoro,
sebbene questi lo avessero chiesto dalle prime ore della mattina. I
dirigenti intimavano di chiudere gli accessi e confermavano, via
telefono, che l’edificio doveva restare chiuso [con i dipendenti
dentro], arrivando anche a bloccare gli accessi internet per evitare che
i dipendenti potessero comunicare con l’esterno.

Da
giorni oramai è in atto la volontà di ricattare i dipendenti della banca
riguardo le mobilitazioni di questi giorni, con l’offerta verbale “o
resti a lavorare o sei licenziato”.

I due poliziotti in borghese,
stanziati regolarmente per la prevenzione delle rapine, oggi non si
sono presentati presso la filiale, nonostante la direzione avesse
rassicurato i dipendenti del contrario.

In fine signori [della
banca], fate la vostra autocritica e smettetela di fingere di essere
scioccati. Siete responsabili per quanto accaduto, e in un qualunque
stato di diritto (come quelli che usate di volta in volta come esempi
chiave negli show televisivi) verreste arrestati per le vostre scelte
sopracitate. Oggi i miei colleghi hanno
perso la vita per malizia: la malizia di Marfin Bank e di
Mr.Vgenopoulos in persona, che ha esplicitamente dichiarato che chi non
si fosse presentato a lavoro [nel giorno dello sciopero generale del 5
maggio] avrebbe potuto restare a casa anche quelli successivi perché
licenziato.

Un impiegato di Marfin Bank"

Dichiarazione originale in greco:

http://athens.indymedia.org/front.php3?lang=el&article_id=1163959

 

Pistoia: 1° Maggio Imbrattata sede Camera Lavoro Cgil

(ANSA)Due sconosciuti hanno imbrattato con scritte e vernice la targa e la
porta di ingresso della sede della Camera del lavoro di Pistoia. Lo
rende noto la Cgil pistoiese precisando che il fatto è avvenuto la notte
scorsa e che le telecamere di sorveglianza potrebbero aver ripreso gli
autori. Sembra, secondo la Cgil, che i monitor del circuito chiuso della
videosorveglianza abbiano inquadrato una donna e un uomo mentre
imbrattano la sede.


La scritta: "1°maggio degli sfruttati
e non degli sfruttatori. No ai C.i.e."
                                 (Centri di identificazione ed espulsione (CIE)articolo 12
della legge Turco-Napolitano
). E sotto compare anche un
simbolo, assimilabile a una "A" dell’anarchia. I due hanno poi
bersagliato la porta della sede della Cgil di via Puccini con palloncini
pieni di vernice nera e rosa.

Italiani brava gente – Mapuche recuperano il terreno dal Centro Turistico Holyday in Argentina

da culmine.noblogs.org

Della serie "Italiani brava gente"…
Stavolta sono i mapuche della costa patagonica argentina a passare
all’azione diretta contro degli usurpatori italiani. Il 26 aprile è
stato occupato un terreno chiamato Paraje Las Aguadas occupato da un
imprenditore italiano, tale Giuseppe Falzetta. Il Falzetta è a capo del
Centro Turistico Holyday con sede a Porto Sant’Elpidio (Fermo), ma a
quanto pare sta tentando di espandere le lucrose attività anche in
Patagonia, proprio in un terreno rivendicato dai mapuche.

Culmine


Argentina – Paraje Las
Aguadas (Bahía Creek), 26 aprile 2010

COMUNICATO STAMPA

Il
26 aprile la Comunidad Indígena Las Aguadas ed il Consejo Asesor
Indígena (CAI) hanno recuperato lo spazio territoriale del quale, con la
complicità della Dirección de Tierra de la Provincia de Río Negro,
s’erano
appropriati i capitali d’origini italiane del Centro
Turístico Holiday,
del quale è proprietario Giuseppe Falzetta. Ancora
una volta la smisurata avarizia dei grandi ricchi del mondo viene a
saccheggiare e distruggere la nostra Nuske Mapu (Madre Terra).

Questo bicentenario, che in questi giorni lo Stato argentino si appresta
a commemorare, ha significato per il Popolo Mapuche la perdita per
furto e saccheggio del nostro Wall Mapu (Territorio), ila sottomissione
al silenzio, all’oblio ed all’imposizione a sangue e fuoco alla cultura
dominante, di una lingua ed una spiritualità che cerca di cancellare
ogni
traccia del nostro popolo.
– In queste condizioni sono
trascorsi 200 anni di eroica e silenziosa resitenza dei nostri antenati
per riprendere la forza necessaria per il recupero dei nostri diritti
ancestrali, per trasmettere a queste generazioni il lascito a non
demordere, a non abbandonare la lotta per il territorio e la libertà del
popolo mapuche.
Riaffermiamo il nostro appoggio e la solidarietà a
tutti i nostri peñis e lamgen (fratelli e sorelle) che lottano per il
recupero del territorio nei campi e nelle città.
Marici Weu Dieci volte esistiamo
Marici Weu
Dieci volte vinceremo

Firenze – Azioni di solidarietà con Silvia, Costa e Billy

Da informa-azione:

Nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio un gruppo di compagni ha
approfittato della gente in strada (per la tristissima "notte bianca"
fiorentina) per manifestare solidarietà ai tre arrestati in svizzera.
Impadronitisi
del palco nella affollata piazza Strozzi, i compagni hanno srotolato
uno striscione ("Libertà per Silvia,
Costa e Billy
, Solidarietà a i Ribelli della Terra. (A)") e letto
un volantino che richiamava l’urgenza
della lotta contro il capitale e
i suoi prodotti (guerre, devastazioni ambientali, biotecnologie), e che
è stato accolto con sorprendente sensibilità dai presenti.

Lo
striscione è stato lasciato su una barricata erta nottetempo per
bloccare il traffico in una stretta strada del centro.

Scritte
in solidarietà con gli arrestati sono comparse su vari muri del centro e
sulle vetrine di alcune banche.

 

Ferrara – Accettare fin quando senza reagire? [sull’ennesimo pestaggio degli sbirri]

Accettare fin quando

senza reagire?

La sera del
24 febbraio di quest’anno, quattro ragazzi immigrati vengono portati
nella caserma di Via del Campo dai Carabinieri di Ferrara, che li
avevano fermati vicino al centro città.

Qui i militari si
accaniscono su alcuni di loro: sembra il solito copione di una brutalità
poliziesca metodica e però quasi sempre sconosciuta, celata dietro le
mura di un carcere, l’oscurità di un vicolo notturno o, appunto,
l’omertà di una caserma.

Questa volta c’è un però; i carabinieri
commettono il pestaggio davanti alle telecamere poste nei locali, non
curandosi nemmeno di nascondere le bassezze poste in essere.

Le
immagini (visibili sui siti www.innocentievasioni.net o
www.italiarazzismo.it) mostrano un carabiniere che colpisce con il
manganello, peraltro usato a rovescio per far più male, uno dei ragazzi,
totalmente inerme, mentre un altro militare ne trattiene a terra un
altro salendo sulla sua schiena, allo stesso modo di come fu ucciso
Federico Aldrovandi la notte del 25 settembre 2005 al termine di un
pestaggio da parte di quattro porci in divisa. Il tutto avviene sotto lo
sguardo dei colleghi.

I 4 ragazzi verranno poi trattenuti per
ore in Via del Campo ed accusati di resistenza a pubblico ufficiale,
nello stile di questi vigliacchi che prima ti pestano e poi ti
denunciano pure. Il processo avrà luogo l’11 maggio prossimo, nel quale
la difesa chiederà di visionare le immagini delle telecamere della
caserma mentre sette carabinieri della stessa si costituiranno come
parte civile contro i ragazzi.

Che questo non sia un caso isolato
ma un episodio di una lunga scia di fatti analoghi che vede come
primattori coloro che indossano una divisa è documentato non solo dalla
cronaca pubblica, che negli ultimi mesi ed anni ne ha episodicamente
messo alla luce quelli più disgustosi o culminati in uccisioni, ma anche
dall’arroganza sempre più diffusa con cui queste vere e proprie bande
armate presidiano e controllano il territorio e le città in un
escalation di soprusi, violenze e intimidazioni a danno specialmente
degli immigrati. Le pattuglie per strada e i militari nei centri urbani
servono peraltro ad abituarci a tutto ciò.

Per quanto concerne la
caserma di Via del Campo, poi, questa è ben conosciuta da alcuni
compagni ferraresi, che nel 2001 furono trattenuti dalle 3 della notte
fino a mezzogiorno inoltrato con corollario di minacce e provocazioni
varie.

Da Aldrovandi a Cucchi, da Lonzi ad Uva, da Giuliani ai
“suicidati” in carcere ogni anno o ai detenuti nei campi di
concentramento per stranieri che arrivano a mandare giù lamette e pezzi
di vetro per protestare contro la reclusione forzata fino a chi ci
lascia le penne mentre scappa da una retata dell’anti-immigrazione, ci
chiediamo quanti debbano morire ancora prima che la rabbia faccia
capolino nei cuori e faccia prendere la più saggia delle decisioni ed
anche la più giusta: la rivolta aperta ed insanabile contro gli apparati
della violenza istituzionale, contro gli uomini e le strutture fasciste
di questo stato assassino.

A chi festeggia il primo maggio, tra
crisi, cassintegrazione e licenziamenti, uno sguardo alla Grecia per
capire che gli sbirri, dovunque, difendono gli interessi di capitalisti,
multinazionali e banche e non quelli della gente, che finalmente
dovrebbe capire che non c’è proprio nulla da festeggiare, anzi.

ANARCHICI
FERRARESI – 1° maggio 2010