Grecia, attentati dinamitardi alla Borsa di Atene e a Salonicco

Da Indy Toscana:

Le bombe sono esplose nelle prime ore
del mattino. Nella capitale una telefonata ha annunciato la
deflagrazione. Secondo gli inquirenti, si tratta di azioni di gruppi di
sinistra.

Due attentati dinamitardi sono
stati compiuti in Grecia nelle prime ore del mattino, di fronte alla
Borsa di Atene e a Salonicco e una donna è rimasta ferita.
Nell’attentato di Atene, rivendicato con una telefonata a un quotidiano
locale circa 40 minuti prima dell’esplosione, si sono verificati danni
all’edificio della Borsa e sono andate distrutte almeno otto auto
parcheggiate nei pressi.

La donna rimasta ferita si stava recando a lavorare in un palazzo
vicino alla Borsa. "Stiamo verificando i danni all’edificio", ha detto
il presidente della Borsa Spyros Capralos.

Quasi contemporaneamente, un’altra esplosione è avvenuta di fronte a un edificio governativo di Salonicco.
Secondo gli inquirenti, dietro i due attentati ci sono gruppi di
sinistra che nei mesi scorsi hanno compiuto diverse azioni contro
polizia, banche, uffici governativi e una emittente privata. Di
conseguenza, il governo di Costas Karamanlis è stato accusato di non
essere in grado di proteggere i cittadini.


Salonicco: rinvenuti 8 missili anticarro
 

La Borsa di Atene, ha riaperto normalmente le
operazioni malgrado i gravi danni subiti dall’edificio che la ospita a
seguito di un attentato dinamitardo avvenuto stamane. La facciata della
Borsa di Atene risulta infatti visibilmente danneggiata dall’esplosione
di un ordigno artigianale detonato all’interno di un furgoncino. Il
mezzo era stato lasciato in sosta davanti alla sua sede situata su una
grande arteria nella zona occidentale della capitale greca.

Coinvolte nell’esplosione anche 6 automobili andate completamente
distrutte. Mentre una donna è rimasta lievemente ferita, colpita da
frammenti di vetro, ed è stata poi medicata in ospedale. Sempre in
mattinata ma a Salonicco è esplosa davanti alla sede del Ministero
della Tracia e Macedonia una seconda bomba, deflagrata questa volta
all’interno di una cabina telefonica provocando solo danni materiali.
Anche se i due attentati erano stati preannunciati poco prima ai media
locali e alle forze di sicurezza consentendo di prendere misure
precauzionali, finora non è giunta alcuna rivendicazione. Però
l’episodio di Salonicco assume una veste inquietante se collegato al
ritrovamento, sulle montagne della regione di Salonicco, di 8 missili
anticarro di costruzione americana.

Gli ordigni bellici erano nascosti, ben protetti, in una zona impervia
della foresta di Nea Vrasna. Polizia, antiterrorismo e servizi segreti
stanno investigando in merito. Si teme che potessero servire per un
attentato. Nella città greca è atteso il premier Costas Karamanlis per
partecipare all’inaugurazione, tra qualche giorno, della Fiera
Internazionale.

Nel frattempo gli inquirenti, dopo le due esplosioni di stamani, hanno indirizzato le loro indagini negli ambienti di sinistra.
Nei mesi scorsi infatti, a partire dalle dimostrazioni violente per
l’uccisione di un giovane da parte della polizia ad Atene nel dicembre
2008, organizzazioni armate di stampo anarchico-marxista come ‘Lotta
Rivoluzionaria’, ‘Setta dei Rivoluzionari’ e ‘Nuclei di Fuoco’ hanno
compiuto attentati dinamitardi in Grecia contro polizia, banche, uffici
pubblici e governativi e una emittente privata, senza però mai
provocare vittime.
Gli attentati di oggi infatti avvengono dopo la mobilitazione anarchica
e antiglobalista dei giorni scorsi attuata per ottenere la liberazione
dell’ultimo detenuto della rivolta di dicembre, Thodoris Iliopoulos,
scarcerato alcuni giorni fa dalle autorità carcerarie greche.

Nei giorni scorsi anarchici avevano lanciato bombe molotov contro
l’ambasciata greca a Belgrado e compiuto altre azioni dimostrative.

Per far fronte alla crescente minaccia e alle accuse di non essere in
grado di proteggere i cittadini da parte dei media nazionali e
dell’opposizione, il governo Karamanlis ha di recente messo in cantiere
una riforma della struttura di sicurezza cambiando il capo dei servizi
segreti e proponendo la creazione di un Consiglio nazionale per la
sicurezza interna, Cnsi.


grecia18.jpg

Venezia: caricato il corteo dell’Onda e dei precari dello spettacolo

Al Lido di Venezia la polizia attacca una manifestazione pacifica e determinata di lavoratori dello spettacolo e studenti


veneziapirati.jpg

E’
stato caricato pochi minuti fa il corteo composto da alcune centinaia
di studenti dell’Onda e precari dello spettacolo in corso al Lido di
Venezia, riunitisi alla spiaggia occupata di Global Beach, per
protestare contro i tagli alla cultura e all’università.

Il corteo stava raggiungendo in modo assolutamente pacifico e
comunicativo l’Hotel Des Bains, nei pressi del tappeto rosso, di fronte
a cui gli attivisti volevano lanciare una protesta simbolica e colorata
contro la presenza al Lido del Ministro della Cultura Bondi, esponente
del governo che sta sottraendo milioni di euro di fondi alla cultura, e
distruggendo il sistema universitario pubblico italiano.

La carica della polizia contro i precari e gli studenti è stata
improvvisa e violenta, ed ha causato alcuni feriti, fortunatamente in
modo non grave.

Seguono aggiornamenti su www.globalproject.info

Video di un pestaggio da parte dei carabinieri

E’ comparso su un sito straniero, non se ne
conoscono le origini, il luogo o la data di registrazione. L’unica
evidenza è quella delle immagini e dell’audio. In pieno giorno, in
mezzo ai passanti, sicuri dell’impunità conferita delle istituzioni,
vigliacchi come solo i bipedi in divisa sanno essere.

Visualizza il video

Sogno di una rivolta di mezza estate

 Da informa-azione:

Il 3 luglio vengono arrestati Sergio ed Alessandro
con l’accusa di voler sabotare la linea ferroviaria Orte-Ancona e più
di quaranta compagni/e vengono perquisiti/e. Il nome dell’inchiesta, o
meglio dell inchieste sono ‘Crocevia 2’ e ‘Shadow’. Per tutti/e
l’accusa è associazione sovversiva, l’ormai noto 270 bis che sbirracci
e procure tirano fuori quando intendono sradicare realtà o individui da
un determinato territorio, per far scontare un po’ di carcere
preventivo.

Cambiano i nomi delle
operazione negli anni, le realtà coinvolte…ma l’art. è sempre lo
stesso: 270 bis.Proprio in questi ultimi giorni appare evidente come
l’utilizzo del 270 bis venga particolarmente utilizzato dalle varie
procure italiane, a Firenze ad esempio l’ultimo 270 bis rifilato per
l’esposizione di uno striscione.

Questo deve far
pensare…guardare la realtà che si presenta cruenta attorno a noi: il
livello di repressione, ad ogni livello e nei confronti dei più,
aumenta e si inasprisce costantemente, quello della lotta, in modo
particolare qui in Italia, no.

Non ci interessa in
questo contesto entrare nel merito dei reati associativi né
approfondire quello che secondo noi è il senso che lo stato, il potere,
la politica danno all’utilizzo dei reati associativi nell’ambito più
generale del controllo e della repressione esercitati nei confronti di
realtà e individui che intendono discostarsi dal coro asservito della
dittatura democratica, che non intendono accettare l’autoritarismo
degli stati, il sistema di dominio planetario di sfruttamento della
terra e di tutti gli esseri viventi.

Sergio ed Alessando sono
tuttora in carcere, gli/le altri/e liberi/e ma inquisiti e con a carico
indagini e avvisi di garanzia. Ancora un’altra inchiesta, ancora
compagni sequestrati nelle galere delle stato lontani dalle lotte,
dagli affetti, dalle proprie vite.

A loro va tutta la
nostra solidarietà, incondizionata. Siamo al loro fianco in ogni caso,
aldilà delle logiche tipiche dei codici penali. Indipendentemente che
vengano ritenuti innocenti o colpevoli dall’ipocrita e vile giustizia
dei tribunali.

Preferiamo utilizzare il
meno possibile questi due termini termini,‘innocente’ o ‘colpevole’,
perché non ci appartengono. Si tratta infatti di termini
interessatamente coniati dalla neo lingua del potere, perfettamente
funzionali alle oratorie politiche, alle crociate giornalistiche, alle
infami argomentazioni sbirresche, ai grotteschi assiomi della dottrina
giuridica, agli squallidi teatrini delle corti.

Cosa vuol dire innocente e cosa colpevole, innocenti o colpevoli per chi?

Preferiamo mille volte
esser colpevoli, sentire forte l’odio e il desiderio di rivolta contro
le logiche di mercificazione piuttosto che ‘vantare’ un’innocenza
complice.

E’ naturale desiderare e
volere la sovversione di questo misero esistente.Vogliamo veder
distrutte tutte le galere, tutte le strutture di detenzione erette per
garantire una pacificazione sociale funzionale al mantenimento e alla
proliferazione dell’attuale sistema di produzione e consumo; non
vogliamo tener la testa bassa di fronte l’avanzata dell’ideologia del
progresso che insigne l’uomo del ruolo di gestore della natura, di
fronte all’assalto alla vita attraverso la manipolazione della vita
stessa (bio e nano tecnologie) e la devastazione di ogni forma di
biodiversità; non intendiamo accettare passivamente l’avanzare di
modelli di esistenza artificiale, lo sviluppo totalizzante della
tecnologia, il consolidamento di una società (globale) che crea
continuamente bisogni indotti e desideri effimeri così da poter
propagandare e leggittimare la necessità di vecchie e nuove forme di
energie, di impianti nocivi, di strutture di morte.

Desideriamo che ogni
gabbia venga aperta. Non vogliamo approcciarci al proliferare di
impianti nocivi e di veleni come qualcosa di inevitabile, ma lottare
contro lo sfruttamento della terra e delle sue risorse. Questo
esistente ci fa schifo e non abbiamo paura di urlare che lo vogliamo
vedere in frantumi. Non ci fa paura la parola distruzione. Questa si
che è un termine che appartiene alle nostre analisi,ai nostri
obiettivi, ai nostri desideri. Non vediamo alcuna prospettiva di
costruzione o di riforma all’interno dell’attuale stato delle cose
perché ciò richiederebbe biechi compromessi che non ci interessano o
l’accettazione di alternative comunque funzionali alle logiche di
prevaricazione e dominio tipiche di ogni sistema economico e politico.

Proprio tale posizione può porci nella condizione di esser controllati, inquisiti, arrestati, processati.

Ma il controllo, la
repressione colpiscono noi non diversamente da milioni di altri esseri
umani arrestai, deportati, torturati nelle guantanamo, nei centri di
detenzione per stranieri, nelle galere di tutto il mondo.

Gli arresti dei giorni
scorsi sono arrivati in un momento particolare, di certo la
preparazione del merdoso incontro all’Aquila dei rappresentanti delle
economie più bastarde del pianeta necessitava una certa
tranquillità…senza anarchici a rompere i coglioni o a distogliere
l’attenzione dagli spettacolari incontri di qualche potente stronzo.

Ma se volgiamo lo
sguardo aldilà degli arresti dei compagni ciò che appare evidente, con
tutta la sua carica di miseria, è che ogni giorno è un momento
particolare.

I capi di stato con le
loro economie quotidianamente decidono nelle loro squallide aule
politiche, nei circoli massoni, con le gerarchie militari, con le lobby
economiche la gestione delle società in un certo modo, l’omologazione
di massa, le condizioni di non-vita della terra, degli uomini e di
tutti gli esseri viventi.

Ogni giorno vengono
erette gabbie dove segregare animali da vivisezionare, uccidere,
torturare, ogni giorno vengono costruite armi da utilizzare nelle
guerre ‘umanitarie’ per bombardare intere popolazioni o sedare fuochi
di rivolta. Ogni giorno e ogni notte ogni fabbrica che lavora, ogni
impianto di estrazione, diga o trivella che devasta il territorio, ogni
semente modificata seminata che distrugge la vita naturale, ogni albero
tagliato che impoverisce la foresta è una ferita alla terra, una ferita
ad ogni essere vivente, una ferita a noi.

L’assalto alla vita è totale. In ogni parte del pianeta.

E in quest’italia di
merda?!Razzismo istituzionalizzato e dilagante, ronde fasciste, ritorno
del nucleare (vedi ddl-sviluppo), sperimentazioni più o meno occulte di
ogm, ingegneria genetica, progetti di gasdotti, oleodotti,
termovalorizzatori, inceneritori, discariche, antenne, pale eoliche,
progetti di nuove basi militari e ampliamento di vecchie, carceri più o
meno speciali, finanziamenti di Cie qui e altrove (vedi i lager
libici)…e potremmo continuare all’infinito.

Non è difficile
riconoscere le radici, le cause, gli strumenti funzionali al
mantenimento del sistema tecnologico industriale. Sono le banche, i
palazzi istituzionali, le strutture carcerarie, gli impianti nocivi, i
laboratori di ricerca, le sedi delle multinazionali e lobby
industriali, ecc. preposte alla gestione e al mantenimento del sistema
stesso, materialmente responsabili dell’assalto alla vita, alla
biodiversità, alla libertà.

Desideriamo che dilaghi l’assalto degli sfruttati, di chi desidera difendere la terra e la libertà con ogni mezzo.

Con rabbia e odio verso carceri, carcerieri, sbirri e tribunali il pensiero va ad Alessandro e Sergio, a Daniele e Francesco, a Magda e Niku,a Gabriel Pombo da Silva, a Marco Camenisch. A loro tutta la nostra solidarietà e vicinanza.

Con la gioia della rivolta nel cuore il pensiero va a Mauricio Morales e a Zoe morti in battaglia; ai centinaia di indigeni del perù massacrati nelle settimane scorse in lotta per difendere la propria terra, a tutti/e i/le migranti sequestrati nei centri di detenzione.

Solidarietà ai/alle compagni/e greci/che e sudamericani/e. La loro rabbia è la nostra.

La solidarietà è un’arma. L’azione diretta è un’arma.

Meno frivole adunate e più gioia di rivolta. Ben venga la notte.

Individualità solidali

Anarchia infesta – Programmma

* Programma anarchia infesta *

venerdì 4 settembre ore 21:30

conversazione: FABRIZIO DE ANDRE’: l’artista, l’intelletuale, il ribelle. partecipano Romano Giuffrida: scrittore e giornalista radiofonico; Piero Milesi: musicista, arrangiatore, coproduttore artistico di "ANIME SALVE"; Paolo Finzi: redattore di A rivista anarchica;

Ore 23:30 Alessio Lega in concerto: Via del canto, poesia e musica di rivolta.

Sabato 5 settembre ore 21:00

concerto di musica popolare con: Apua Mater e a seguire i forasteri.

Domenica 6 settembre ore 21:00

performance di giovani musicisti e a seguire i vibration roots. All’interno della festa funzioneranno spett per bambini, stand gastronomici, bar, libreria, mostre etc

Salonicco e Belgrado – Anarchici in azione

(ANSA) – ATENE, 26 AGO – Attacchi incendiari oggi a Salonicco: potrebbe
trattarsi di un’azione anarchica per chiedere la liberazione di
Thodoris Iliopoulos. Gli attacchi sono avvenuti contro due veicoli
della polizia e uno appartenente ad un’impresa. Anarchici avevano
rivendicato ieri, con messaggi a giornali serbi, l’attacco con bombe
molotov contro l’ambasciata greca a Belgrado in nome di Iliopoulos,
l’ultimo detenuto della rivolta dello scorso dicembre in Grecia.

ARGENTINA : LA ZANON E’ DEL POPOLO !

Da Anarchia in azione:

Comunicato dei lavoratori della fabbrica argentina Zanon
Traduzione: Jorge Centurion

http://www.obrerosdezanon.com.ar

ZANON È DEI LAVORATORI

Dopo 9 anni di lotta, siamo riusciti a strappare l’esproprio definitivo della nostra fabbrica

Questo cammino, percorso dalle operaie e dagli operai della Zanon,
non sarebbe stato possibile senza prima aver strappato alla burocrazia
sindacale le nostre rappresentanze di categoria.

Per prima cosa, nel 1998, abbiamo ricuperato la nostra commissione
interna per lottare contro i licenziamenti, i maltrattamenti, le
umiliazioni e per le condizioni di sicurezza e igiene, contro la
polifunzionalità, per i nostri salari, ecc, ma soprattutto per
instaurare una nuova forma di lavoro: la democrazia diretta per poi,
nel 2000, ricuperare il nostro sindacato e metterlo al servizio dei
lavoratori.

In questi quasi nove anni ne è passata di acqua sotto i ponti,
abbiamo valorizzato profondamente l’appoggio che abbiamo ricevuto in
questi anni di lotta. Dalla [gente della] comunità di Centenario,
Neuquén, Plottier, ecc, che sul finire del 2001 si avvicinava con un
pacchetto di spaghetti alle tende che abbiamo sostenuto per 5 mesi,
fino ai lavoratori interni dell’unità n° 11 che si trova a pochi metri
dalla fabbrica, che per 3 giorni hanno donato le loro razioni di cibo
affinché potessimo resistere.

Le Madri di Plaza de Mayo, associazione regionale di Neuquén, che
fin dal primo giorno ci hanno adottato come loro figli e camminano per
le strade assieme a noi, fino ad oggi, resistendo assieme ad ognuno di
noi 5 ingiunzioni di sfratto, repressioni, minacce.

I compagni e le compagne docenti dell’ATEN[1], compagni della CTA[2]
Neuquén. Fino alla solidarietà a livello nazionale e internazionale di
compagni che mai abbiamo conosciuto e che, conoscendo la nostra lotta,
ci inviavano i loro fondi sciopero per resistere.

Abbiamo imparato anche ad essere solidali con altri lavoratori,
creando un Fondo per lo Sciopero permanente, abbiamo spinto dicendo che
la coordinazione è fondamentale per il trionfo delle lotte operaie. –
Dai minatori di Río Turbio, lavoratori del petrolio di Las Heras,
statali e lavoratori di fabbriche di Neuquén e Río Negro, Garrahan
Subterráneas, Aeronautici, Ferroviari, fino ai movimenti di lavoratori
disoccupati di Tartagal e decine di fabbriche ricuperate.-

Dal principio abbiamo aperto la fabbrica alla comunità, ricevendo
migliaia di bambini e adulti affinché conoscessero la nostra esperienza
di lotta.-

Abbiamo consolidato l’unità operaio-studentesca, tanto nei giovani
studenti medi quanto con i compagni universitari, che ha avuto e ha
espressione nell’accordo quadro di collaborazione con
l’Università.Abbiamo organizzato concerti senza polizia, con artisti
regionali e gruppi nazionali come La Renga, Attaque 77, Bersuit
Vergarabat, León Gieco, Raly Barrionuevo, Dúo Coplanacus, tra gli
altri, che hanno solidarizzato con la nostra lotta lasciando la loro
arte e solidarietà alle operaie e agli operai della Zanon, plasmata
nella comunità di Neuquén.

La nostra lotta si è sempre basata nella pratica della lotta di
classe, identificando i governi, i padroni e le burocrazie sindacali
come il nemico dei lavoratori.

Questa esperienza, che abbiamo costruito lungo questi nove anni e
con l’enorme consenso di cui gode la nostra lotta nella provincia, a
livello nazionale e internazionale ha fatto sì che potessimo ritorcere
la volontà politica del Governo Provinciale del MPN[3] che ha dovuto
sostenere e votare il progetto di legge di esproprio.

Consideriamo che questa conquista, da parte di tutto l’insieme della
classe dei lavoratori, ha un valore enorme, e che questo governo che
oggi vota l’esproprio della “Zanon bajo gestión obrera[4]” è lo stesso
che ha assassinato Teresa Rodríguez[5]; lo stesso che ha represso noi
operaie e operai della Zanon a fine del 2001 e ha voluto sgomberarci 5
volte; lo stesso che ha fucilato il nostro compagno ceramista Pepe
Alveal, facendogli perdere un occhio, nella repressione del Barrio San
Lorenzo; lo stesso che ci ha assassinato il compagno Carlos Fuentealba
e lo stesso che oggi parla di pace sociale quando in questi momenti di
crisi economica mondiale gli impresari e i loro governi ci dichiarano
guerra con licenziamenti, salari da fame, caro prezzi, ecc.

Le scuole e gli ospedali sono stati svuotati e l’unica opera
pubblica di cui parlano è la costruzione di carceri per rinchiudere i
nostri giovani, mentre ogni giorno muoiono decine di famiglie negli
incendi delle loro precarie casette occupate.

Per questo, nonostante l’enorme conquista che abbiamo ottenuto, in
un contesto di crisi economica internazionale, strappando l’esproprio a
questo governo, cosa che ha un valore molto maggiore, dalla gestione
operaia della Zanon e dal Sindacato Ceramisti di Neuquén siamo convinti
che la nostra lotta non è finita perché, come fin dal primo giorno,
consideriamo che la salvezza non è individuale ma dell’insieme della
classe lavoratrice.

Compagni e compagne, a tutti e tutte quelli che in qualche modo sono
stati parte, hanno portato il loro granello di sabbia: condividiamo
l’allegria di questo grande passo!!

Ai compagni che ancora guardano increduli, talvolta timorosi,
talvolta scettici diciamo: vi invitiamo ad essere parte di questa
storia che non è né più né meno che contribuire con un granello di
sabbia alla trasformazione della realtà e riprendere il sogno dei
nostri 30 mila compagni[6]: una società senza sfruttatori né sfruttati!!

¡¡ZANON ES DEL PUEBLO!!

Obreras obreros de Zanon – Sindicato Ceramistas de Neuquén

————————————————————–

[1] ATEN: “Asociación Trabajadores del Estado de Neuquén”, sindacato dei lavoratori statali

[2] CTA: “Central de Trabajadores Argentinos”, grosso sindacato dissidente argentino

[3] MPN: “Movimiento Popular Neuquino”, partito di centro-destra che
ha sostanzialmente dominato la scena politica della Provincia di
Neuquén per quasi 50 anni.

[4] “sotto gestione operaia”

[5] Attivista del movimento dei lavoratori disoccupati, assassinata dalla polizia durante un picchetto nel 1997.

[6] Il riferimento è ai 30.000 desaparecidos della dittatura militare 1976-1983

http://lombardia.indymedia.org/node/21155

 

Marcello Lonzi – Aggiornamenti sull’inchiesta e lettera della madre

fonte: Corriere di Livorno

LIVORNO – C’era chi picchiava all’interno del carcere delle Sughere
nel 2003, l’anno in cui Marcello Lonzi morì all’interno della sua cella
in quel maledetto 11 luglio. E’ questo quanto la magistratura al
momento suppone, ripercorrendo le tappe e facendo luce su quella
misteriosa morte tramite interrogatori e indagini. L’inchiesta sulla
morte di "Marcellino", come era
da tutti conosciuto, è stata
riaperta dal sostituto procuratore Antonio Giaconi a tre anni dalla
morte del detenuto. Era il 2006 quando il pm decise di riportare alla
luce dall’archiviazione (per morte naturale ndr) il caso "Lonzi" con
l’inchiesta "bis". Adesso le indagini stanno volgendo al termine e dopo
un lungo periodo di investigazioni gli inquirenti hanno stretto il
cerchio
individuando chi all’interno del corpo di polizia
penitenziaria, con mezzi un po’ troppo pesanti avrebbe punito nei
giorni precedenti alla sua morte Marcello Lonzi. In sostanza
"Marcellino", era stato preso a botte prima di quell’11 luglio del 2003
a causa dei suoi atteggiamenti poco in linea con le regole del carcere.
Lonzi era un tossicodipendente che utilizzava spesso e volentieri i
fornellini da campeggio per "sniffare" gas. Pratica che non veniva
tollerata di certo da chi era addetto alla  sorveglianza delle celle.
E’ quindi certo che nei giorni precedenti a quel tragico 11 luglio
Marcello Lonzi avesse già passato alcuni giorni in isolamento e lì
avrebbe subito percosse. La magistratura sarebbe riuscita a ricostruire
tutto questo dando
quindi un’altra chiave di lettura alle indagini
in corso in via di conclusione. Il pm Antonio Giaconi sta ancora
attendendo la terza perizia medico legale che dovrà arrivare sulla sua
scrivania direttamente da Siena entro la fine del mese di settembre.
Poi ancora qualche ultimo interrogatorio e infine la conclusione delle
indagini prevista entro la fine dell’anno.
Adesso dunque mancherebbe
soltanto da ricostruire per filo e per segno cosa accadde quel giorno
per poter dimostrare che Marcello Lonzi subì delle percosse che lo
portarono alla morte. Le perizie medico legali fino ad oggi analizzate
dalla Procura hanno sempre dimostrato come Lonzi sia morto per un arresto cardiaco. Adesso c’è
da
capire se qualche elemento esterno stressante (come ad esempio le
percosse) abbia potuto determinare l’arresto del cuore del detenuto.
Venerdì la madre di Lonzi, Maria Ciuffi, è stata ricevuta dal
Procuratore della Repubblica Francesco De Leo, con il quale ha parlato
dello stato delle indagini per circa un’ora. A dimostrazione del fatto
di come la giustizia voglia
dire ancora la sua in questa storia.


Sono trascorsi sei anni dalla morte di mio figlio Marcello, sono
stata interrogata dalla Procura, ci sono stati dei confronti faccia a
faccia, ho pianto, mi sono arrabbiata, so a memoria ogni pagina che
riguarda quel maledetto 11 luglio. Se quel corridoio potesse parlare,
direbbe quanto dolore mi porto dentro ogni qual volta salgo le scale
della Procura aspettando un sì. In tutti questi anni, ho capito una
cosa: se il caso sulla morte di mio figlio è stato riaperto, è solo
grazie a me, e non alla giustizia. Perché io sono andata a Genova, io
ho bussato a tante porte che per fortuna si sono aperte, dopo aver
visto
le foto di Marcello. Ci sono tre perizie, ma a quanto pare la Procura
non è ancora soddisfatta. Mi chiedo: che altro c’è da capire? Quando il
viso di mio figlio è irriconoscibile dalle botte che ha preso? Sono
solo una mamma che come ogni mamma vorrebbe sapere perchè il proprio
figlio è morto! Vorrei credere tanto nella Giustizia, ma già mi ha
fregato una volta. Vorrei poter andare in pace al cimitero, ma non
riesco, perché ancora non ho finito di mantenere la promessa fatta
sopra quella bara chiusa. Vorrei avere giustizia, quella che ancora non
ho avuto. Davanti al dottor Giaconi tante volte ho ripetuto
la stessa frase: «non ho più niente da perdere sono sola». Oggi a distanza di sei anni sento che la pazienza si è esaurita.
Voglio e pretendo la giustizia sulla morte di mio figlio! Perché è un mio diritto.

Maria Ciuffi, mamma
di Marcello Lonzi

VALLO DELLA LUCANIA: IN UN VIDEO I QUATTRO GIORNI DI AGONIA DEL COMPAGNO ANARCHICO?

 
L’INCHIESTA SULLA MORTE DEL MAESTRO DI CASALVELINO: Mastrogiovanni, in
un video i quattro giorni di agonia Acquisito dal pm l’hard disk della
stanza di psichiatria. Primi riscontri sui presunti falsi delle
cartelle cliniche
Vallo della Lucania. La ricerca della verità sulla
morte di Francesco Mastrogiovanni non si è fermata neppure alla vigilia
di ferragosto.
L’ultimo atto della procura della repubblica di Vallo della Lucania è
l’audizione degli infermieri del reparto di psichiatria dell’ospedale
San Luca, in qualità di persone informate dei fatti. Ad essere indagati
sono invece i medici che hanno avuto in cura il maestro di Castelnuovo
Cilento. Oltre alle modalità della contenzione cui è stato sottoposto
Mastrogiovanni, un altro aspetto che gli inquirenti intendono
approfondire, ascoltando i sanitari del reparto, è, infatti, se e come
il paziente tenuto legato al letto per 4 giorni sia stato alimentato.
Con mani e piedi immobilizzati, infatti, non avrebbe potuto assumere
cibo e acqua da solo, a meno di non essere aiutato dagli infermieri o
di trarre sostanze nutritive esclusivamente dalle flebo. Quando è stata
eseguita l’autopsia, lo stomaco di Franco è stato trovato completamente
vuoto. Significa che non ha ingerito cibo per un tempo prolungato. C’è
poi il giallo dei "buchi" nella cartella clinica, dove non viene mai
citato il trattamento di contenzione. Un’altra verifica è quella
relativa all’annotazione di una richiesta di elettrocardiogramma che
non sarebbe stata mai eseguita. Si deve quindi presumere che l’esame
non sia stato mai eseguito. E Franco è morto in conseguenza di
un’insufficienza ventricolare sinistra. Ancora, ci sono dieci ore che
precedono la morte, senza che sulla cartella sia annotato nessun
trattamento, dalle 21 del 3 agosto, quando «dormiva ed era tranquillo»,
fino alle 7,20 del giorno dopo, quando è stato ritrovato cadavere.
Tutti questi elementi potrebbero trovare una risposta dalle riprese
video eseguite nella camera di Mastrogiovanni e ora all’esame dei
magistrati. Si tratta di un intero hard disk che custodisce, minuto per
minuto, gli ultimi quattro giorni di vita del maestro. È stato
acquisito dal pm Rotondo, titolare delle indagini, assieme alla
cartella del prof e ai documenti del trattamento sanitario
obbligatorio, alla base del suo ricovero. Ma i magistrati hanno chiesto
anche il rilascio delle cartelle di tutti i pazienti di psichiatria,
dal 1° gennaio 2008 ad oggi, per una verifica più ampia. Intanto, le
prime certezze sulla morte di Mastrogiovanni potranno arrivare a fine
mese, quando saranno consegnati ai consulenti della Procura le analisi
dei campioni di organi, tessuti e liquidi biologici, prelevati durante
l’esame autoptico eseguito dal direttore del dipartimento di medicina
pubblica valutativa, Adamo Maiese. Gli esami tossicologici, effettuati
nel secondo policlinico di Napoli, dovranno determinare quali e quanti
farmaci gli sono stati somministrati. Le analisi istologiche, invece,
cercheranno di svelare quale problema cardiaco e che tipo di edema
polmonare lo hanno ucciso. Ci vorranno circa 20 giorni per i primi
risultati, ma la consulenza medico-legale chiesta dal pm sarà
depositata tra poco meno di 60 giorni. Mentre l’inchiesta procede a
ritmo serrato, si susseguono i ricordi delle persone che hanno
conosciuto e stimato il “maestro più alto del mondo”, come scrivevano i
suoi alunni. Il parroco di Castelnuovo, don Pietro Sacco che giovedì ha
celebrato i funerali conosceva Franco da 37 anni, cioè da quando fu
detenuto nel carcere di Vallo perché indiziato, e poi scagionato, del
delitto Falvella. «Ero all’inizio della mia esperienza di cappellano e
lo vidi solo per pochi giorni, prima che fosse trasferito – spiega don
Pietro – ma apprezzai i suoi sentimenti nobili, il suo attaccamento al
senso della giustizia e l’attenzione che mostrava verso gli ultimi». Il
racconto diventa inevitabilmente riflessione sulla sua tragica vicenda
umana. «Ci deve insegnare a riscoprire il valore della persona, che va
difesa anche e soprattutto nella malattia – dice il parroco – Sulla sua
morte spero che si faccia presto piena luce. Mi auguro che non ci siano
responsabilità, ma siamo tutti perplessi per un decesso così improvviso
e per i segni che lo hanno accompagnato». Il giorno dopo le
dichiarazioni rese dai legali dei medici indagati, tornano a parlare i
difensori della famiglia del prof. «È prematuro sostenere che non c’è
un nesso di causalità tra il decesso e la contenzione – rimarca
Caterina Mastrogiovanni – Allo stato l’unica certezza sono quei segni
inequivocabili di una prolungata contenzione. I manicomi sono stati
aboliti con legge Basaglia e un uso indiscriminato di tale trattamento
non è consentito dalla legge. Segni così marcati sul corpo non si
spiegano, infatti, con una logica medico-curativa».
http://sfoglia.ilmattino.it/mattino/view.php?data=20090815&ediz=SALERNO&…