Ieri gli operai della Eaton di massa, in lotta contro una multinazionale che dopo averli sfruttati ha deciso di chiudere lo stabilimento, gli studenti pisani e quelli milanesi, in lotta per impedire che la riforma classista della ministra Gelmini distrugga quel poco che resta dell’istruzione pubblica italiana, sono stati assaliti a colpi di manganello dai birri in divisa, cagnolini servili al servizio di chi sfrutta, irride, sprezza tutti coloro che non appartengano alla casta di dirigenza politico/economica di questo sgangherato paese.
Per l’ennesima volta l’attacco violento dello stato a chi lotta per il proprio futuro dimostra che l’unico modo che abbiamo per dare una svolta alla nostra situazione -che sta scivolando sempre più lungo la china di un novello servaggio della gleba- non è quello di appellarsi alla salvifica tutela delle istituzioni, che altro non sono se non il cagnolino da guardia dei grandi interessi economici, ma la rivolta generalizzata, orizzontale e radicale, una rivolta che vada a colpire i fondamenti stessi dello sfruttamento, capitale e gerarchia –i paradigmi della società occidentale- veri responsabili della devastazione sociale ed ambientale non solo del bel paese, ma di tutto il globo terracqueo.
Se i grandi sistemi politici del ventesimo secolo sono falliti (comunismo autoritario, fascismi e nazismi), o stanno contorcendosi negli ultimi spasmi della loro schifosa esistenza (capitalismo e capitalismo di stato), risulta quanto mai necessario cominciare a ragionare in termini diversi, spazzando via definitivamente la superstizione che vuole gerarchia e delega come binomio inscindibile alla base di ogni tipo di convivenza sociale, sia regolata essa da un regime di stampo comunista o liberista. Dovremmo anche renderci conto che non è possibile stilare programmi e ricette a priori, pensando di poter modellare un futuro sulla base di schemi ed assunti preconfezionati; la possibilità che abbiamo è però quella di eliminare alla radice i tumori che ammorbano la nostra esistenza e tentare di costruire volta volta, assieme, un quotidiano che metta al centro del suo agire i bisogni di ogni individuo, senza dittature del singolo sulla massa ma anche impedendo che la massa soffochi il libero divenire del singolo…no, qui non troverete programmi, né messia, noi non promettiamo niente, se non di fare la nostra parte al fianco di coloro che vorranno prendere in mano le redini del proprio destino.
Potranno sembrare queste parole inutili, puro esercizio dialettico, affatto rassicuranti, incoscienti, assurde…ma non è forse assurdo piegarsi sotto il giogo dello sfruttamento pensando che alzare la testa possa voler dire peggiorare ulteriormente una schifosa condizione che comunque –si tirino pietre o si chini il capo cosparso di cenere- sta andando giorno dopo giorno peggiorando? Non è assurdo aspettare che la situazione sia risolta da chi l’ha creata per tutelare il proprio interesse di classe e per accrescere il proprio potere sugli individui? Non è assurdo chiedere al nostro assassino di venirci a salvare la vita?
Le rivolte che di questi tempi stanno attraversando trasversalmente l’Europa, dall’Inghilterra all’Olanda, da Milano a Terzigno, da Atene a Parigi, hanno in loro molte potenzialità, che però cozzano ancora contro l’abitudine alla richiesta ed alla delega alle istituzioni, siano esse politiche o economiche. Comunque l’importante è muovere i primi passi, se sarà corsa lo dirà soltanto il tempo, ma per raggiungere dei risultati occorre che ognuno faccia la sua parte, senza stare alla finestra e senza paura, chi delega ed aspetta è parte del problema e merita di essere travolto dall’inarrestabile onda degli eventi. NOI TIFIAMO RIVOLTA!