Israele – Arrestati 21 “Anarchici Contro il Muro”

Da informa-azione:

Anarchici bloccano l’ingresso della base delle Forze Aeree Israeliane in segno di protesta contro l’attacco su Gaza

Ventun membri del gruppo "Anarchici Contro il Muro" sono stati
arrestati venerdì mattina dopo aver bloccato l’ingresso della base
delle Forze Aeree Israeliane di Sde Dov, nella parte nord di Tel Aviv.
I manifestanti, che indossavano maschere bianche macchiate di sangue
finto, si sono sdraiati sulla strada fingendo di essere morti. Hanno
detto di essere stati arrestati dopo essersi spostati dalla strada,
mentre stavano già sul marciapiede. Ayala, uno dei manifestanti, ha
detto che la protesta avrebbe dovuto servire a "mostrare ai piloti
delle Forze Aeree Israeliane il risultato delle loro azioni a Gaza.
Dall’alto del cielo, un pilota che schiaccia un bottone può ignorare,
dimenticare, o non essere neppure in grado di capire che in quel
preciso momento ha ucciso persone innocenti. Siamo venuti qui a
ricordarglielo."

Sempre Venerdì, sono scoppiati scontri tra polizia e arabi
israeliani che lanciavano pietre nel corso di una protesta contro i
raid su Gaza. In Tiberiade invece, giovedì una quindicina di giovani
[israeliani] hanno bruciato copertoni e una bandiera Palestinese in
supporto alle operazioni in corso a Gaza.

fonti:

‘Anarchists’ block entrance to IAF base in protest of Gaza strikes http://www.haaretz.com/hasen/spages/1052261.html

Foto e rassegna stampa Blocking the entrance to the air force base
of “Sde Dov”, Tel Aviv,Israel, 2/1/2009.
http://www.flickr.com/photos/activestills/3159151244/

21 activists protesting Gaza op detained http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3649206,00.html

TA: Left-wing activists arrested outside Sde Dov airfield http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3649145,00.html

Twenty Extremists Arrested for Demonstation at Sde Dov http://www.israelnationalnews.com/News/Flash.aspx/158547

Pistoia – Disoccupato depresso si suicida

(ANSA) – PISTOIA, 1 GEN – Un uomo di 44 anni, disoccupato e
separato dalla moglie, si e’ ucciso sparandosi un colpo di
pistola nella sua abitazione nel Pistoiese. Secondo i
carabinieri l’uomo avrebbe accusato un peggioramento delle
condizioni psicologiche dopo che gli erano state ‘tagliate’
alcune utenze domestiche perche’ non poteva pagare le
bollette. Prima di compiere il gesto l’uomo ha annunciato le
proprie intenzioni telefonando ad una stazione dell’Arma, ma
quando i militari l’hanno raggiunto era gia’ morto.

Grecia – Konstantina Kuneva

Atene – Il 23 Dicembre 2008, Konstantina
Kuneva, immigrata dalla Bulgaria che lavora come spazzina nella
metropolitana di Atene, ha subito un attentato contro la sua vita
mentre stava rincasando dopo una giornata di lavoro. Konstantina era
nota per la sua attivita sindacale e per questo motivo si era trovata
nel mirino della ditta appaltatrice delle pulizie nella metropolitana
di Atene che era il suo diretto datore di lavoro. Come prima risposta
all’attentato contro la vita di Konstantina, un gruppo di compagni-e ha
occupato la sede di ISAP ( La ferrovia elettrica di Atene-Pireo) il 27
dicembre 2008. Ciò che segue è il volantino distribuito. L’occupazione
è terminata ieri, domenica 28 dicembre 2008.

 

QUANDO ATTACCANO UN@ DI NOI,

CI ATTACCANO TUTTI

Oggi 27 Dicembre abbiamo occupato la sede centrale di ISAP (Ferrovia
Elettrica di Atene-Pireo) come prima risposta all’attentato contro la
sua vita che ha subito Konstantina Kuneva il 23 dicembre 2008 mentre
stava rincasando dal suo lavoro.

Konstantina è ricoverata in gravi condizioni nel reparto di terapia
intensiva dell’ospedale “Evangelismos” riportando gravi lesioni agli
occhi ed all’apparato respiratorio.

Chi è Konstantina? Per quale motivo è stata attaccata?

Konstantina è una delle centinaia di lavoratrici immigrate che
lavora da anni come lavoratrice interinale nel settore delle pulizie. È
segretaria generale dell’Unione Panattica degli spazzini-e e dei
lavoratori domestici, sindacalista militante, nota per la sua
combattività. La settimana scorsa si era scontrata con il padronato di
“ICOMET”, rivendicando la tredicesima per lei e per le sue colleghe e
denunciando le irregolarità riguardo alla loro busta paga. Tutto ciò è
venuto dopo il licenziamento vendicativo di sua madre dalla medesima
ditta, il suo trasferimento in un altro posto di lavoro, mentre pende
la sua denuncia all’Ispettorato del Lavoro che sarà esaminata il 5
gennaio 2009. Tutto ciò costituisce la norma e non l’eccezione nel
settore delle pulizie e del lavoro interinale.

I contratti fuori norma, le ore di lavoro e gli straordinari non
pagati, lo scarto tra i soldi per i quali firmano i lavoratori e quelli
che effettivamente ricevono, l’assunzione di immigrati e di immigrate
che sono più ricattabili, il non versamento dei contributi dell’INPS
costituiscono le pratiche abituali degli appaltatori nel settore delle
pulizie. Naturalmente tutto ciò avviene grazie ai dirigenti degli enti
pubblici che danno copertura alle irregolarità e promuovono la
precarietà del lavoro.

Specialmente per quanto riguarda “ICOMET”, una ditta che opera nel
settore delle pulizie e del lavoro interinale che opera su scala
nazionale, proprietà di Nikitas Iconomakis, dirigente del partito
socialista (Pasok), che impiega “ufficialmente” 800 lavoratori (gli
stessi lavoratori parlano di almeno 1500, mentre gli ultimi 3 anni sono
“passati” dalla ditta più di 3000 lavoratori) gli abusi da parte del
padronato sono all’ordine giorno. I lavoratori sono costretti a firmare
contratti “in bianco” di cui non ricevono mai la copia. Lavorano 6 ore
e vengono pagate per 4,5 ore (salario e contributi) in modo da non
raggiungere mai le 30 ore settimanali (in questo modo il loro lavoro
non è considerato lavoro usurante e non traggono i benefici della
legge). Vengono terrorizzate, vengono trasferite e, quando vogliono
licenziare una lavoratrice, la minacciano per costringerla a dare le
dimissioni (una lavoratrice è stata trattenuta per quattro ore nei
locali della ditta affinché firmasse le sue dimissioni). Il padronato
sta cercando di creare un sindacato giallo per sottomettere i
lavoratori mentre tramite licenziamenti cerca di bloccare i canali di
comunicazione tra i lavoratori e la loro azione collettiva.

Cosa c’entra “ICOMET” con ISAP?

All’”ICOMET” è stato aggiudicato l’appalto per le pulizie dell’ISAP
e di altri enti pubblici, perché ha potuto fare l’offerta più bassa con
i più alti tassi di sfruttamento e deprezzamento della forza-lavoro.
Questo regime di sfruttamento è stato organizzato per soddisfare le
esigenze di vari enti pubblici, tra cui anche l’ISAP. L’ISAP è complice
di questo regime di sfruttamento selvaggio, nonostante le numerose
denuncie fatte dal sindacato dei lavoratori.

L’attentato contro la vita della nostra collega era vendicativo e intimidatorio.

Il bersaglio non era casuale: donna, immigrata, militante sindacale,
madre di un minorenne, agli occhi dei padroni costituiva un bersaglio
facile.

Il modo non era casuale: il suo scopo era di lasciare il suo segno, di intimidire e di terrorizzare.

Il tempo non era casuale: mentre i mass-media, i partiti, la chiesa,
i padroni e i dirigenti sindacali cercano di ingiuriare la rivolta
sociale; mentre l’assassinio a sangue freddo di Alexis Grigoropoulos
viene presentato come “morte accidentale” all’attentato contro
Konstantina viene dedicato pochissimo spazio.

L’attentato contro la vita di Konstantina è stato preparato dal padronato con diligenza.

Konstantina è una di noi. La lotta per la DIGNITÀ e la SOLIDARIETÀ è la NOSTRA LOTTA.!

L’attentato contro Konstantina ci ha segnati tutti. Ha segnato la
nostra memoria e il nostro cuore che è pieno di dolore e di rabbia.

GLI ASSASSINI PAGHERANNO TUTTO

NON CI FAREMO INTIMIDIRE DAL PADRONATO

ASSEMBLEA DI SOLIDARIETÀ

A KONSTANTINA KUNEVA

Grecia – Comunicato dal politecnico di atene 24/12

dal sito www.occupiedlondon.org

Annuncio del Politecnico occupato di Atene (24.12.2008)
L’occupazione del Politecnico è terminata a mezzanotte del 24 Dicembre– La lotta continua

Subito dopo l’assassinio di Alexandros Grigoropoulos
da parte della guardia speciale di polizia Ep. Kokoneas e i primi
scontri per le strade di Exarchia, il Politecnico è stato occupato e
trasformato nel punto focale per l’espressione della rabbia sociale.
Spazio storicamente e simbolicamente legato alla viva memoria dei
ribelli e di una grossa parte della società alla lotta contro
l’Autorità – dal periodo della dittatura fino alla democrazia
totalitaria contemporanea -, il Politecnico è diventato un luogo dove
centinaia di persone spontaneamente si riuniscono: compagni, giovani e
lavoratori, disoccupati, adolescenti, immigrati e studenti…

Le lotte contro le forze di repressione con le ardenti barricate
nelle strade adiacenti sono diventate la scintilla di una rivolta che
si è propagata in tutta la città con manifestazioni spontanee,
l’occupazione dell’Università di Economia e della Scuola di Legge, con
attacchi contro bersagli statali e capitalistici nel centro e nella
periferia di Atene e in molte città del Paese. I giorni seguenti, con
le manifestazioni di migliaia di persone confluite in sommosse e
attacchi contro le banche, ministeri e grandi magazzini, ragazzini che
assediano e assaltano le stazioni di polizia, la sommossa alla prigione
di Koridallos e al Parlamento, la rivolta è diventata generale; questa
rivolta innescata dall’assassinio di A. Grigoropoulos e esplosa nella
reazione immediata di centinaia di compagni all’estesa violenza di
Stato, ispirando azioni di rabbia e solidarietà oltre i confini, in
tutto il mondo. Questa rivolta che fremeva sotto le condizioni di un
attacco generalizzato dello Stato e dei padroni contro la società,
sempre più forte nella realtà di una quotidiana morte della libertà e
della dignità, riserva per le persone oppresse al crescere
dell’esclusione, della povertà, dello sfruttamento,della repressione e
del controllo. Questa rivolta che assiduamente si “preparava”, anche
nei tempi oscuri del terrorismo fascista e di Stato, in ogni piccolo o
grande gesto di resistenza contro la sottomissione o la resa, lasciando
aperta la strada affinché le persone si potessero incontrare per
strada, così, com’è accaduto in questi giorni.
In questa realtà sociale esplosiva, il Politecnico occupato è diventato
un punto di riferimento per il confronto diretto con lo Stato, in tutte
le forme e con tutti i mezzi possibili, attraverso eventi
insurrezionali continuati che hanno dato alle fiamme l’ordine e la
sicurezza dei padroni, facendo a pezzi la falsa immagine di un consenso
sociale alle loro intenzioni omicide.
E’ diventato un luogo dove soggetti ribelli sociali e politici si sono
incontrati e influenzati vicendevolmente, attraverso le assemblee
generali e la loro presenza quotidiana all’occupazione.
Ha funzionato come base per una contro-informazione, attraverso
comunicati e manifesti, il blog e la stazione radio, e con il sistema
PA per spedire messaggi e notizie sulle novità della rivolta in atto.
Ed ha anche dato vita ad iniziative politiche di resistenza, come
l’appello dall’assemblea del Politecnico occupato per una giornata globale di azioni il 20 Dicembre
– sfociata in una mobilitazione coordinata in più di 50 città in Paesi
differenti, e alla quale gli occupanti del Politecnico hanno
partecipato organizzando una dimostrazione nella piazza dove A.
Grigoropoulos è stato assassinato -, come il concerto tenutosi il 22
Dicembre in solidarietà e supporto finanziario agli ostaggi della
rivolta, e l’appello per la partecipazione alla manifestazione in
solidarietà degli arrestati che è stata organizzata dai compagni, parte
dell’assemblea del GSEE (Confederazione Generale dei Lavoratori)
occupato.

Come punto fermo, per 18 giorni, dell’estasa rivolta, il Politecnico
occupato ha costituito un appello continuo all’insubordinazione delle
persone che resistono in tutto il mondo, ed un segno permanente di
solidarietà con gli ostaggi presi dallo Stato durante la rivolta. E’
diventato il territorio che abbiamo usato per diffondere il messaggio
di solidarietà fra oppressi, di auto-organizzazione e di contrattacco
sociale e di classe contro l’Autorità mondiale, i suoi meccanismi e i
suoi simboli. Questi elementi e valori della lotta hanno creato il
terreno per far sì che gli oppressi si incontrassero nella ribellione,
armassero le loro coscienze e, forse per la prima volta, diventasse
così impropriamente estesa attraverso così tante persone di diversa età
e nazionalità; Persone con le quali anarchici e anti-autoritari hanno
condiviso la lotta, la stessa rabbia contro chi saccheggia le nostre
vite e, molto spesso, la stessa visione per un mondo di libertà,
uguaglianza e solidarietà.
Per questa ragione, la repressione non si è solamente espressa nella
forma della brutalità poliziesca, negli arresti e nell’imprigionamento
dei manifestanti, ma anche con un attacco ideologico intenso lanciato
da tutti i fronti del sistema politico che ha visto tremare le sue
fondamenta quando la repressione, sulla quale si radica, non solo non
era capace di contenere i moti della rivolta, ma, al contrario, ne è
stata la sua causa prima.
Questo attacco ideologico ha mirato in maniera selettiva agli
anarchici, come parte politica e non negoziabile della rivolta,
precisamente a causa dell’impatto che le loro parole e azioni avevano,
e per il pericolo che si realizza per lo Stato quando essi comunicano e
si coordinano con migliaia di oppressi. In questo contesto, c’è stato
uno sforzo isterico nel dividere i rivoltosi in “bravi ragazzi” da una
parte, “cattivi incappucciati anarchici – ‘koukouloforoi’” o “immigrati
saccheggiatori” dall’altra, così come il buon vecchio mito dei
provocatori, al fine di manipolare la rabbia per l’assassinio,di
esaurire l’esplosione sociale, criminalizzare, isolare e frantumare i
punti fermi di riferimento della rivolta [Questa comunque è la stessa
retorica di repressione che ha condotto all’omicidio di A.
Grigoropoulos, poiché responsabile nel designare uno specifico ambiente
politico e sociale, spazi e persone come “nemici all’interno” sui quali
la violenza statale “legittimamente” deve essere imposta]. In questo
sforzo realizzato dallo Stato, il bersaglio continuo puntato sul
Politecnico era applicato su base quotidiana, con dichiarazioni da
parte dei politicanti e campagne diffamanti perpetuate dai mass media.
Dopo le ore di scontri a Exarchia e nei dintorni del Politecnico
durante la notte del 20 Dicembre, lo Stato, sotto le spoglie del
pubblico querelante, ha minacciato di procedere con un’incursione di
polizia, dopo aver sospeso l’accademico asilo politico nell’università,
nonostante i disaccordi delle autorità universitarie, ai fini di
sopprimere la rivolta, attaccando così uno dei primi posti dai quali ha
preso avvio.
Le loro intenzioni sono state sconfitte dal rifiuto degli occupanti di
obbedire a qualsiasi ultimatum, dalla determinazione nel difendere
questo territorio politico e sociale come parte della rivolta, e
dall’appello aperto a partecipare e supportare l’occupazione con la
presenza e procedere all’incontro organizzato in solidarietà con i
prigionieri il 22 dicembre, che ha raccolto centinaia di persone al
Politecnico.
La minaccia dello sfratto immediato è ritornata più forte il giorno
successivo, il 23 Dicembre, quando, durante l’assemblea si discuteva
sul termine dell’occupazione, eravamo informati da personaggi politici
e accademici che il Ministro dell’Interno e la polizia domandavano la
nostra uscita immediata dal campus, altrimenti i poliziotti avrebbero
invaso. La risposta dagli occupanti è stata che il Politecnico non
apparteneva né al Ministero né alla polizia e nessuno dei due poteva
farci arrendere; appartiene alle persone della rivolta che decidono
cosa fare seguendo solo i criteri del movimento e non accettano ricatti
o ultimatum da assassini. In questo modo l’occupazione del Politecnico
siè prolungata di un giorno e ha chiamato alla manifestazione in
solidarietà con gli arrestati che ha avuto luogo nel centro di Atene.
Nessun progetto repressivo o attacco ideologico riesce o riuscirà a
riscattare un ritorno alla normalità e ad imporre una pacificazione
sociale e di classe.
Niente è più come prima! La vittoria sulla paura, sull’isolamento e le
divisioni sociali dominanti, ha permesso a migliaia di ragazzi, insieme
con donne e uomini di qualsiasi età, rifugiati e immigrati, lavoratori
e disoccupati di stare insieme per le strade e combattendo i tiranni
della nostra vita, dignità e libertà, dietro alle barricate. E questa è
una realtà che illumina con le sue fiamme il futuro della rivolta,
entrambe l’intensità e la profondità, fino all’assoluta sovversione dei
padroni del mondo. Perché abbiamo gridato in ogni modo che questi
giorni appartengono ad Alexis, a Michalis Kaltezas, a Carlo Giuliani, a
Christoforos Marinos, a Michalis Prekas, a Maria Koulouri e a tutti i
compagni uccisi dagli assassini uniformati di Stato; non sono però
giorni che appartengono alla morte, ma alla VITA! Alla vita che
fiorisce nella rivolta, nelle barricate, nella rivolta che continua.

Terminando l’occupazione del Politecnico dopo 18 giorni, mandiamo la
nostra più calda solidarietà a tutte le persone che sono state parte
della rivolta in diversi modi, non solo in Grecia ma anche in molti
paesi d’Europa, del Sud e Nord America, Asia e Australia – Nuova
Zelanda. A tutti coloro che abbiamo incontrato e con i quali
continueremo a stare insieme, lottando per la liberazione dei
prigionieri di questa rivolta, ma anche perché continui fino alla
liberazione sociale globale. Per un mondo senza padroni e schiavi,
senza polizia e armi, senza confini e prigioni.

MORTE ALLO STATO – LUNGA VITA ALL’ANARCHIA!

LA LOTTA CONTINUA

Facciamo appello per un’assemblea aperta che avrà luogo al
Politecnico Sabato 27 Dicembre alle 16.00, per l’organizzazione della
solidarietà agli arrestati, che è stata chiamata dai compagni
dell’assemblea del GSEE occupato.

Il Politecnico Occupato 12.24.2008

Grecia – Atene, colpi di arma da fuoco contro veicolo della polizia

onte agi

Ancora violenza ad Atene, dove ignoti hanno esploso colpi di arma da
fuoco contro un cellulare della polizia anti-sommossa, che stava
transitando nel quartiere di Goudi. Lo hanno reso noto fonti delle
forze dell’ordine, secondo cui nessuno degli agenti che si trovavano a
bordo del veicolo e’ comunque rimasto ferito; uno degli pneumatici,
raggiunto dalle pallottole, e’ pero’ scoppiato. Sull’episodio e’ stata
aperta un’inchiesta da parte delle autorita’ anti-terrorismo elleniche.
La protesta giovanile, innescata in Grecia dall’uccisione il 6 dicembre
scorso del quindicenne Alexis Gregoropoulos,
e’ gia’ sfociata in diversi casi di incendi di commissariati e di
assalti ai poliziotti, ma e’ la prima volta in cui si registra un
attacco con armi vere e proprie. (AGI) – Atene, 23 dicembre

COLPO DI STATO IN GUINEA

Da Indy Roma:

repubblica

CONAKRY
– I militari hanno preso il potere in Guinea a poche ore dalla morte
del presidente Lansana Contè. L’annuncio è stato dato alla radio
nazionale, letto da un capitano delle forze armate guineane questa
mattina. Nel comunicato è stata annunciata la dissoluzione del governo
e delle istituzioni, nonché "la sospensione della costituzione". Un
colpo di Stato.

A leggere il comunicato è stato Moussa Dadis Camara. Il
provvedimento entra in vigore fin da oggi. Sono sospese "tutte le
attività politiche e sindacali". "Il governo e le istituzioni
repubblicane sono disciolte", ha aggiunto Camara. Al loro posto verrà
"al più presto" creato un "consiglio consultivo" composto da militari e
civili.

I militari criticano poi il passato regime: "Le istituzioni
repubblicane si sono messe in mostra per la loro incapacità di trovare
una soluzione alla crisi" che attraversa il paese, provocando profondo
malcontento tra la popolazione e imponendo un "risanamento
economico".

Il primo atto della nuova giunta è stata la convocazione di tutti i
ministri del disciolto esecutivo e diversi altri tra notabili e alti
funzionari pubblici, che sono stati poi costretti a radunarsi in una
caserma dell’Esercito, ufficialmente per "garantirne la sicurezza".

Alla popolazione è stato inoltre ordinato via radio di "rimanere a
casa e astenersi da qualsiasi atto di vandalismo o saccheggio".
L’autoproclamato Consiglio consultivo nominerà il nuovo presidente nei
prossimi giorni, insieme al nuovo primo ministro e al suo futuro
gabinetto: il cui compito prioritario, è stato precisato, sarà
rappresentato dalla lotta contro la corruzione.

Nella notte il presidente dell’Assemblea Nazionale Aboubacar Somparè
aveva annunciato alla televisione di stato la morte del presidente
Lansana Contè, 74 anni, da tempo ammalato. Contè, un militare salito al
potere con un colpo di Stato, governava il paese africano da 24 anni.

Era salito al potere il 3 aprile 1984 e la sua era stata una
reggenza segnata da feroci repressioni: all’inizio del 2007 si erano
svolte imponenti manifestazioni popolari ostili al regime che erano
state sedate con violenza, con un bilancio di almeno 186 morti e 1200
feriti. Molte volte la gestione politica del paese era stata al centro
di critiche da parte di organizzazioni che avevano denunciato la
corruzione e la povertà della popolazione, malgrado la ricchezza in
risorse naturali del Paese.

Ferrara – Attaccata caserma polizia postale

Tratto da informa-azione:

riceviamo via mail anonima e pubblichiamo:

"Sabato 20 dicembre, poco prima dell’alba, la caserma della polizia
postale di Ferrara è stata attaccata dagli oppressi in solidarietà ai
fratelli uccisi dallo stato. Ignoti hanno lanciato uova con vernice
rosso sangue, pietre e una torcia da segnalamento ferroviario contro
questa succursale dello stato, danneggiandola. In uno scritto lasciato
ad uso e consumo dei suini, oltre a ricordare molti degli uccisi quali
Federico Aldrovandi, Sole e Baleno, Carlo Giuliani, Marcello Lonzi ed
altri, è stato lasciato un avvertimento agli assassini in divisa:
PAGHERETE TUTTO! PAGHERETE CARO!
Non abbaiare, mordi"

Torino – Negli ultimi giorni

fonte: macerie

20 dicembre Nel pomeriggio una decina di persone, alcune
delle quali travestite da Babbo Natale, entrano nel supermercato Pam di
via Porpora, zona Barriera di Milano, e poi escono senza pagare
distribuendo un volantino: «Ma quale carovita? Il cibo c’è, basta
andarselo a prendere». Poi hanno svuotato i carrelli offrendo i
prodotti alla gente che passava.
Buon natale

20 dicembre Di fronte alla chiesa di via Garibaldi all’angolo
con via delle Orfane, una trentina di anarchici delle case occupate
torinesi ha eretto una barricata di pacchi natalizi, e un albero di
Natale decorato con palloncini neri coi nomi di vari assassini di Stato
(Calabresi, Laudi, Placanica, eccetera) è stato dato alle fiamme per la
gioia di grandi e piccini.
Libri gratis

20 dicembre Una cinquantina di studenti ha distribuito
gratuitamente centinaia libri di fronte alla libreria Feltrinelli di
piazza Castello. Prima alcuni libri che si erano portati dietro, poi
quelli “fuori catalogo” che la libreria ha gentilmente regalato loro
dopo che gli studenti sono entrati in massa nel negozio.
Brucia un’auto di Torino Cronaca

20 dicembre Un’auto del quotidiano Torino Cronaca, utilizzata
da un collaboratore del settore promozione è andata a fuoco nella notte
tra venerdì e sabato in via Stradella. È la seconda volta che una
vettura del giornale, riconoscibile dagli adesivi con il nome della
testata, rimane coinvolta in un incendio.
Presido al Bennet

19 dicembre Un presidio serale davanti all’ingresso della
Bennet di via Orvieto in solidarietà con la lotta dei lavoratori del
magazzino di Origgio, in provincia di Varese, si trasforma in una gara
di insulti a staffetta nei confronti del guardione del supermercato,
che nel frattempo aveva fatto arrestare dai Carabinieri due donne che
avevano tentato di rubare un ombretto. Nessun cliente ha cercato di
impedire l’arresto, ma molti ridevano vedendo il guardione così
bistrattato.
Ancora scritte

17 dicembre Sul tappeto rosso davanti all’ingesso della sede
de La Destra di corso Francia 35/b viene tracciata la scritta “Solidali
con la Grecia”, accompagnata da una A cerchiata.
Scritte e colla

17 dicembre Nella notte tra martedì e mercoledì sulle vetrate
di alcune banche sono state tracciate diverse scritte, molte delle
quali con insulti, contro gli istituti di credito e in solidarietà con
i rivoltosi greci. Alcune scritte erano accompagnate da una A
cerchiata. In un caso è anche stata danneggiata con della colla la
serratura della porta di accesso ad un bancomat. La scritta “preti
pedofili” è stata invece rinvenuta sul portone di una chiesa fra corso
Svizzera e corso Tassoni, la stessa zona delle banche colpite.
Manichini

16 dicembre Nella notte tra il 15 e il 16 dicembre, a 39 anni
esatti dall’assassinio di Pinelli, un manichino insanguinato con sopra
il cartello “Pinelli ucciso” è stato gettato davanti al portone del
commissariato di polizia del quartiere Barriera di Milano a Torino.
Nella stessa notte al cavalcavia tra corso Potenza e Corso Grosseto, di
fronte al commissariato di polizia del quartiere Madonna di Campagna, è
stato fissato uno striscione con la scritta “Calabresi assassino”. Al
parapetto è stato anche legato un manichino insanguinato.