Sabato 18 Festa Antifascista a Pistoia

Sabato 18 apre la sede di casapound italia, nel quartiere di Pistoia che -sia pur nella sua forma che sta cambiando- rimane sempre il quartiere popolare della città, con una spiccata attitudine
antifascista.

Nel quartiere che vide i primi attacchi fascisti a militanti degli
arditi del popolo, nel quartiere ove passò l’infanzia il comandante
"Pedro", colui che arresto Mussolini a Dongo, nel quartiere che
conobbe, nel Settembre ’43, la barbarie nazifascita, che trucidò un
numero ancora imprecisato di civili inermi, nel quartiere da cui
partirono gli operai che impedirono un comizio missino negli anni ’70,
costringendo alla fuga i sorci fascisti, nel quartiere già violentato
dalla presenza delle sedi della lega e di forza nuova i camerati di
casapound vogliono aprire un’altra discarica di razzismo ed
autoritarismo…ma il quartiere non ne vuole sapere…sabato dunque
come rete antifascista, assieme al comitato San Lorenzo organizziamo
una grande festa di quartiere con musica, infopoint autogestito (porta
ciò che vorresti leggere), merenda autogestita, mostra antifascista
ecc…i camerati converranno da tutta Toscana, sarebbe auspicabile che
facessimo altrettanto per dare un segno di unità nella galassia
eterogenea dell’antifascismo.
Il tutto si terrà in piazza San Lorenzo, a poca distanza dalla nuova
sede fascista. Chi venisse può portare, oltre alla sua voglia di dire
no al fascismo, un bel sacchetto di rifiuti organici…info: raf-pt@canaglie.org

Clicca le immagini sotto per ingrandire i volantini

Cesena – Nuovo spazio libertario “Sole e Baleno”

 Per chi non lo avesse capito, sbirri e sbirretti che ci spiano sui blog, in strada, al telefono, che ci minacciano, che ci sgomberano: Le Idee volano libere, comunque e dovunque, schizzano di bocca in bocca, ardono di cuore in cuore; non basterà certo la greve repressione ordinata da un potere dispotico, attuata con perverso piacere da uomini(?) piccoli piccoli nascosti dietro una divisaa frenare la nostra idea esagerata di libertà.
Sempre ostinati e contrari salutiamo con gioia il nuovo spazio liberato dai compagni di cesena. Siamo con voi.
 Anarchici Pistoiesi
 
Nel cuore della "Cesena da Bere" a pochi passi dal centro storico e
dalla movida che lo anima, apre i battenti il "nuovo spazio libertario
Sole e Baleno".
Il progetto nasce dall’esigenza di alcune individualità anarchiche di
creare un luogo autogestito di confronto orizzontale a partire dal
quotidiano, senza legami istituzionali nè vincoli associativi di alcun
tipo, in una città rimasta arida di esperienze antagoniste dal giorno
dello sgombero de "Al Confino Squat", la più persistenze e significativa occupazione protrattasi nel territorio per ben otto anni.
Tale spazio, autofinanziato e slegato da qualsiasi logica comerciale,
si propone di portare a contatto con la popolazione tematiche politiche
e sociali troppo spesso cicoscritte ad un determinato ambito di
persone; da qui la scelta di creare un centro di documentazione aperto
alla consultazione e al prestito di libri e stampe di carattere
libertario, corredato da uno spazio in grado di ospitare mostre,
incontri, dibattiti e proiezioni.

… ricordando Sole e Baleno…
Vissuti senza mediazioni, sfidando la mediocrità del proprio tempo
scagliando la propria vita nell’uragano della guerra sociale

A dieci anni dalla loro morte

Cesena, sobborgo E. Valzania 27

INAUGURAZIONE SABATO 2 NOVEMBRE
ore 18.00

Aperitivo vegan buffet
Presentazione Progetto

Prossime iniziative/concerto in Romagna
VEN 17 OTT Spartaco Bruciato (Ravenna): Contrasto, Charlie, Neid, Costitutional Hell
SAB 01 NOV Lughè (Lugo): Contrasto, Letormenta
SAB 06 DIC Capolinea (Faenza): Contrasto, Affluente, Letormenta, Ludd
SAB 13 DIC Grottarossa (Rimini): Letormenta, Costitutional Hell
In ogni serata:
Esposizione e raccolta fondi per lo "spazio libertario Sole e Baleno"
Cena con Vascello Vegano e presentazione "Adios Prison" e "Fiabe di un ergastolano"
dopo i concerti… Dj_set musica trash

…Per la contestualizzazione del territorio: guardiamoci in faccia!
Autogestendo rapporti umani
Creando spazi aggregativi
Coordinando intenti
Confrontando metodi e finalità politiche

Grecia – Attacco incendiario contro tribunale

Kavala (Macedonia) – Nelle prime ore di martedì 7 ottobre 2008 è
stato messo in atto un audace tentativo di attacco incendiario contro
il tribunale di Kavala, nei pressi dall’area di Kamares. Alle 3.00 di
notte, uno o più anonimi incendiari si sono avvicinati al piano terra
dell’edificio, hanno rotto un vetro e lanciato una bottiglia molotov
all’interno.
Quest’ultima è esplosa nei locali dell’archivio contenente i fascicoli
dei processi penali, scatenando immediatamente un incendio. Nonostante
la quasi assenza di traffico, vista l’ora, alcuni automobilisti hanno
subito avvertito una pattuglia che stava effettuando fermi e alcol test
nei paraggi, la quale ha contattato i vigili del fuoco. Questa
coincidenza ha evitato che il fuoco dilagasse. Per tutta la notte le
forze dell’ordine hanno condotto indagini nei paraggi, senza risultati.
I danni causati non sono considerevoli. La polizia ha indicato come
possibile responsabile un gruppo locale di anarchici, anche se non vi è
alcuna prova di un loro coinvolgimento. Nelle scorse settimane, sui
muri del tribunale, erano comparse scritte inerenti la liberazione di
tutti i prigionieri nelle prigioni greche, anch’esse riconducibili ad
ambienti anarchici.

Ciao Fabio

 "Tutto il resto è silenzio"

In questi casi è sempre difficile trovare le parole. tanto più difficile quando gli eventi ti precipitano addosso inaspettati; Sabato pomeriggio se n’è andato Fabio, cadendo in un dirupo mentre cercava funghi ed erbe per preparare il pranzo agli amici.

Queste poche righe non vogliono essere la solita agiografia odiosa e ridicola che solitamente fa triste mostra di sé negli scritti e nelle parole delle persone. Nono glorifichiamo un santo, ricordiamo una persona.

Le differenze che ci dividevano da Fabio erano molte, dalla fede politica -lui militante di rifondazione e presidente di un circolo arci- al modo di intendere le lotte -varie volte mi sono trovato a discutere con lui di modi e metodi della militanza e dell’azione politica, trovando ogni volta distanze incolmabili- ma ciò non gli ha mai impedito di darci la disponibilità del circolo per le nostre iniziative -che magari non condivideva ma che rispettava- sembrerà forse poco, ma in una città povera di spazi e diffidente verso tutto ciò che si muove all’esterno dei canoni istituzionali non è cosa da niente.

Fabio era schietto, non ha mai lesinato critiche la dove ne vedesse la necessità e non si è mai sottratto al confronto. Questo era il miglior pregio che gli riconosco. Di più non posso dire, la conoscenza tra di noi si limitava soltanto al confronto in ambito politico, che si è sempre svolto con correttezza ed intelligenza. Ciao Fabio da un avversario.

Evjenij Vassil’ev Bazarov.

Torino – Porta Palazzo sotto assedio

fonte: assemblea antirazzista torinese

Torino: blindati al mercato

Domenica 12 ottobre in via Cottolengo c’è un gran silenzio: sin dal
primo mattino la strada è bloccata da blindati di polizia, carabinieri
e guardia di finanza. Il mercato che ogni domenica mattina anima la via
non c’è. Ogni angolo della limitrofa Porta Palazzo è presidiato da
agenti in tenuta antisommossa.
Il mercato di via Cottolengo è un mercato abusivo gestito da immigrati:
banchi di cibo si alternano a quelli di abiti, casalinghi, merci varie.
Per tanti è un’occasione preziosa per integrare il reddito o per
comprare i sapori di casa.
Questa zona libera è da sempre nel mirino di razzisti e comitati
spontanei. Negli ultimi tempi si sono moltiplicate le attenzioni di
giornali e politici: dalla Lega che invocava lo sgombero alla giunta
comunale che prometteva posti a chi era in regola e repressione a tutti
gli altri. I blindati del 12 ottobre hanno sciolto ogni dubbio sulla
strategia preferita da tutti. Lo stesso giorno il quotidiano La Stampa
dedicava due pagine alla militarizzazione della piazza ed al torneo di
Calcio all’Alpino del giorno precedente. Due pagine di propaganda
bellica.
Poco lontano dalla piazza in assetto di guerra, c’è il Gran Balon, il
mercato di antiquariato/modernariato che si svolge ogni seconda
domenica del mese: qui tutti hanno la licenza, non ci sono controlli,
la Torino da salotto ci trova il mobile d’epoca o il gingillo da
esporre.
Solo pochi metri separano due mondi che sono la metafora concreta di
quest’epoca feroce, la linea di demarcazione tra i sommersi e i salvati.
Intorno alle 11 e mezza fanno la loro comparsa in piazza gli
antirazzisti, armati di banchetto, volantini, megafono. Si sistemano in
piazza davanti ad un negozio chiuso: compare anche uno striscione con
una scritta nera in campo rosso “Via la polizia! Mercato libero”.
Viviamo tempi in cui uno slogan liberale diventa follemente sovversivo.
Con buona pace di un paese dove tutti, al governo come all’opposizione,
si proclamano liberali.
Una signora marocchina si avvicina e piazza nei pressi la sua sporta di
pane e pite. Intorno c’è una piccola folla di immigrati: la Digos
occhieggia ma non osa avvicinarsi. Gli interventi al megafono vengono
accolti con palese favore dagli immigrati, che applaudono e annuiscono.
Il titolare arabo del limitrofo bar “Commercio”, che protesta per la
troppa vicinanza degli antirazzisti, viene allontanato a gran voce da
una piccola folla di magrhebini, che lo spingono a manate nel suo bar.
Due anziani coniugi piemontesi, che poco prima si erano informati
sull’accaduto, si avvicinano alla donna araba che vende il pane e
comperano due grosse pagnotte.
Gli antirazzisti decidono di concludere la giornata con un giro
informativo al Gran Balon. Passano con lo striscione in mezzo al
mercato, facendo brevi interventi, per informare quelli del piano di
sotto di quanto accadeva poco sopra. In piazza Borgo Dora alcuni
commercianti irati tentano di aggredire gli antirazzisti, che non
raccolgono la provocazione. La Digos interviene in sostegno ai
bottegai. Altri bancarellari invece manifestano solidarietà e
condivisione. Al ritorno in piazza della Repubblica alcuni immigrati
salutano e ringraziano gli antirazzisti che se ne vanno.
Una giornata che riflette, nelle sue luci e nelle sue ombre, l’immagine
di una realtà sociale frantumata, sempre più divisa tra chi cerca di
sopravvivere e chi spera di lucrare. Sempre più concreto è il rischio
che la guerra tra poveri sostituisca la guerra di classe tagliando in
due lo spazio, simbolico e reale, di questa nostra società. Siamo
sull’orlo di un baratro e ciascuno ci scivola lentamente pensando che
il fondo non arriverà.
Occorre l’impegno di tutti per fermare la caduta.
In via Cottolengo, la lotta per riaprire un piccolo spazio libero è solo all’inizio.

* * * * *

segue articolo di Massimo Numa, pennivendolo de La Stampa, complice della xenofobia dilagante e amante della repressione

Con 200 uomini per un giorno è tornata la legalità
MASSIMO NUMA
L’assessore al Commercio, Alessandro Altamura, alle 7 della mattina era
già in piazza della Repubblica. Giornata particolare, ieri, per questo
quartiere di Torino che sembra davvero non fermarsi mai, come i
cantieri post-olimpici. Tra polemiche, vecchi problemi e anche gli
innegabili successi. Particolare perchè c’erano, a sorvegliare via
Cottolengo, la «strada dell’illegalità», come la gente dei Comitati di
Porta Palazzo la definisce, oltre 200 (duecento) poliziotti,
carabinieri, finanzieri e vigili urbani, nonché le pattuglie interforze
con gli Alpini della Taurinense. Che dire? Lo spettacolo era bello,
rassicurante. Via Cottolengo finalmente libera dal suk che la
caratterizza da anni. Cioè: decine di ambulanti abusivi, bancarelle con
ogni tipo di refurtiva in vista, flotte di borseggiatori di ogni etnìa.
Un paradiso, dunque. Con tutti i banchetti in fila ordinata, spazi per
passeggiare, i clienti liberi di scegliere le cose da comprare senza
affanni, senza nascondere la catenina d’oro o l’orologio.

Carlo Verra, presidente del Comitato, è molto contento. A una
condizione: «Che però non sia la favola di un giorno». Ma Altamura, che
raccoglie, metro dopo metro, il plauso degli operatori, ci tiene a far
sapere: «Non è la prima volta che controllo di persona il mercato, solo
che oggi, effettivamente, il problema sembra risolto. C’è ancora molto
da fare, ma la realtà di oggi dimostra che è sufficiente un presidio
fisso per battere le varie illegalità». Il neo questore, Aldo Faraoni,
mostra i muscoli e la musica cambia di botto. Forse sente ancora l’eco
delle parole, dette sia pure con un tenue sorriso sulle labbra, durante
l’ultimo comitato di sicurezza in prefettura, dal pm Marcello
Maddalena, la cui sintesi è questa: «Ma che dobbiamo fare, sequestrare
via Cottolengo?». Una soluzione radicale, evidentemente l’extrema
ratio. Quasi una battuta. Ma fa riflettere. Che la questura faccia sul
serio, non ci sono dubbi. In piazza, davanti al negozio di bici, ci
sono: il vicequestore Gian Maria Sertorio, il dirigente del
commissariato Dora Vanchiglia; il capitano dei carabinieri Luigi
Isacchini, comandante della compagnia Oltredora; il vicequestore
Giorgio Pozza, responsabile delle volanti del 113.

Lo schieramento di uomini e mezzi, ai due ingressi della strada, è
imponente. Ci sono gli agenti del Reparto Mobile e i carabinieri del
Battaglione Piemonte, i super-vigili in assetto combat e i «Baschi
Verdi» della Finanza. A pochi metri di distanza, lo stato maggiore
della Digos, mobilitato anche per il torneo di calcio organizzato
dall’ala più violenta degli anarchici. Titolo: «Calci all’alpino». Che
è già tutto un programma. Oggi, a Domenica In, nello spazio di Massimo
Giletti, ci saranno anche i rappresentanti dei comitati di Porta
Palazzo. Sarà un cittadino di colore, che abita non a caso in via
Cottolengo, a «spiegare – dice Verra – quali sono i nostri veri
problemi, altro che razzismo!».

La massiccia presenza di forze dell’ordine (facilitata dall’assenza
delle partita del campionato di A, consentendo il recupero di centinaia
di agenti) per molti, suona come una beffa: «Quando se ne andranno,
tutto tornerà come prima». E’ un coro amaro e unanime, di stranieri e
italiani, uniti per chiedere alle istituzioni più sicurezza. Raccontano
episodi preoccupanti: «Abbiamo chiesto l’intervento delle pattuglie per
liberare i portoni, i parcheggi. Sa cosa ci rispondevano i tutori
dell’ordine? Che avevano l’ordine tassativo di non passare». Uomini e
donne, assicurano, pronte a ripetere le accuse anche davanti ai pm.

Altamura ascolta con pazienza, rassicura, promette, cerca il dialogo
anche con chi ha perso la fiducia. Qualcuno lo ringrazia, gli stringe
la mano, mostra il «miracolo» e gli dice: «Vede, assessore, come si
potrebbe vivere qui, in piena armonia, tutti i giorni?». L’assessore è
ovviamente d’accordo e precisa: «Ritornerò anche nelle prossime
settimane, non vogliamo più che i residenti si sentano abbandonati». La
cinese «Giulia», dell’Etnic market ha nostalgia della polizia della
Repubblica Popolare, «quelli sono più determinati, più decisi. In
Europa meno».
Ai mercatari sembra impossibile non dover dividere gli spazi con gli ambulanti fantasma, temuti. E aggressivi

Usa Elf – Frank Ambrose, l’infame

fonte: associated press | infoshop.org

Detroit – I procuratori federali stanno chiedendo un’immediata
interruzione della condanna nei confronti di Frank Ambrose, accusato di
un incendio all’Università dello Stato del Michigan, ammettendo
pubblicamente per la prima volta il suo ruolo di infiltrato nei gruppi
dell’ecologismo radicale.

Frank Ambrose di Detroit ha registrato 178 conversazioni riguardo altri obbiettivi, esponendosi a veri rischi per aiutare l’FBI.

La pubblica accusa in carico ha dichiarato che la sua cooperazione è
stata irreprensibile, sia in termini di tempo che di sforzi dedicati
alle forze dell’ordine federali. Il procuratore ha chiesto al giudice
di ridurre a 8-10 anni la condanna chiesta per Ambrose, molto sotto i
20 anni previsti come tetto massimo per il reato in questione.
Durante il capodanno del 1999 un’esplosione con relativo incendio
causarono oltre un milione di dollari di danni al padiglione di agraria
dell’università del Michigan, attacco rivendicato successivamente come
protesta dell’ELF (Earth Liberation Front) contro le colture
geneticamente modificate.

A marzo 2008, più di otto anni dopo, Ambrose si è dichiarato
colpevole per quanto riguarda la cospirazione di quell’attacco e di un
altro incendio che danneggiò macchinari per il disboscamento, sempre in
Michigan. Si è inoltre dichiarato responsabile di varie altre azioni
compiute tra il ’99 e il ’03, tra cui sei incendi di barche e cantieri
edili in Michigan e Indiana. Le proprietà distrutte ammontano a 2
milioni e mezzo di danni.

Frank Ambrose, 33 anni, è diventato un informatore nel 2007, dopo
aver commesso un grave errore: lasciare appunti personali, scritti, una
maschera antigas, esplosivo M-80 e altri averi in un bidone nell’area
di Detroit. Un uomo che stava frugando nei bidoni avvertì le autorità
del ritrovamento, e subito perquisirono casa di Ambrose.

Collaborò per l’incriminazione di una sua coimputata, l’ex-moglie
Marie Mason, la quale si è recentemente dichiarata colpevole
dell’incendio all’università del Michigan; ma la cooperazione di
Ambrose travalica i confini del Michigan.

La pubblica accusa afferma che Ambrose ha viaggiato sette volte
fuori dallo Stato per raccogliere informazioni e registrare
conversazioni. Il procuratore Hagen Frank ha dichiarato che “certe
volte l’accusato si è trovato in località isolate con altri estremisti,
indossando registratori dell’FBI e mettendo quindi a rischio la propria
incolumità se scoperto.”

Il supporto di Ambrose ha significato per l’FBI un notevole
incremento delle proprie conoscenze inerenti non solo le azioni degli
estremisti, ma la metodologia, gli accorgimenti per la sicurezza e la
psicologia di ELF e movimenti correlati.

Non ci sono prove che la collaborazione di Ambrose abbia prodotto
arresti al di fuori del Michigan, ma ha di certo contribuito a
rinvigorire le indagini sui gruppi dell’ecologismo radicale.

La difesa di Ambrose concorda con l’accusa e loda l’accurata descrizione della collaborazione del suo assistito.

Milano – Ritrovato morto in cella di sicurezza della questura

onte: Ansa, 9 ottobre 2008

Era finito in manette mercoledì sera insieme ad altri due
connazionale per un tentato furto pluriaggravato alla Feltrinelli di
Corso Buenos Aires, a Milano. L’uomo, un georgiano di 25 anni, è stato
trovato senza vita giovedì mattina all’interno della camera di
sicurezza della Questura di Milano dove si trovava detenuto in attesa
del processo per direttissima.
La triste scoperta è stata effettuata dagli agenti che lo avrebbero
portato in tribunale. La vittima non presentava sul corpo nessun segno
di violenza. Il magistrato ha disposto l’autopsia per accertare le
cause del decesso.

Cile – Comunicato del FRENTE ANARQUISTA REVOLUCIONARIO [FAR] sugli ultimi attacchi

onte: cedema.org

10 ottobre 2008

Qualche luogo del Cile

Abbiamo sabotato il sistema elettrico del "servizio" di trasporto
metropolitano del Metro di Santiago – precisamente alle 19.50 p.m. del
giorno di ieri, 9 ottobre 2008.

Quest’azione l’abbiamo effettuata per lanciare un appello per
ricordare che il 12 ottobre non è il "giorno della razza" (in America
latina il 12 ottobre è così denominato per festeggiare la "conquista" –
"scoperta" – ndt), bensì il Giorno della Resistenza Mapuche e dei
popoli originari dell’America contro l’invasione imperialista e
colonialista degli Stati e delle Monarchie europee del passato.

Avremmo potuto collocare, in diverse stazioni della metropolitana,
le stesse cariche esplosive che abbiamo messo nel condominio degli
sbirri e delle sbirre a Lo Espejo -all’interno di borse nere che si
riferiscono al colore delle nostre bandiere, come la bomba che abbiamo
lasciato nell’edificio della SOFOFA. L’abbiamo detto nel nostro
periodico – disponibile su
http://valparaiso.indymedia.org/news/2008/10/24192.php – e adesso
torniamo a dirlo: signori della PDI e del GOPE (rispettivamente,
scientifica e gruppi speciali – ndt) chi credete sia stato a collocare
la bomba nell’edificio della SOFOFA? O le altre bombe incendiarie ad
effetto ritardato, dello stesso tipo, che hanno fatto bruciare una
delle sedi della Izquierda Cristiana. Potremmo aver fatto tutto questo
e molto altro ancora, ma non l’abbiamo fatto. Sapete il perché? Perché
noi non siamo terroristi: terroristi sono quelli che attentano contro
le persone. Allora: chi sono quelli che attentano contro le persone?
Chi sono gli/le assassini/e diretti ed indiretti del cittadino Marcelo
Antonio Gonzales Rojas e dei giovani anarchici Jhony Cariqueo e Matías
Catrileo? Chi sono quelli/le che intervengono militarmente nel sud del
Cile? Chi sono quelli che alzano indiscriminatamente i prezzi del pane,
del latte, delle verdure e dei "servizi" di acqua potabile,
dell’elettricità e del gas?

Annunciamo che presto realizzeremo un incontro all’interno della
nostra organizzazione con l’obiettivo di una ristrutturazione della
nostra teoria mutevole, e sarà incentrato sull’incorporazione di
integranti, sulla discussione interna e sulla nostra prassi.

La prossima domenica 12 ottobre 2008 è una giornata di protesta. Noi
non abbiamo nulla da celebrare, ma abbiamo tutto un mondo da
cambiare… Di fronte all’esistenza del capitalismo e degli Stati:
insurrezionalismo anarchico! Guerra di classe! Fucile contro fucile!

Freddy Fuentevilla, Marcelo Villaroel e Andrea Urzua, combattenti
libertari cileni/a sequestrati/a dallo Stato argentino: libertà
immediata per loro e per tutti/e i/le combattenti imprigionati dal
Capitale! Abbasso le mura delle carceri fasciste!

Andiamo dietro la testa di Bachelet, del suo seguito e dei
politicastri parassiti del Juntos Podemos Más e della Alianza por Chile!

State attenti compagni, la sede dell’FBI in Cile, legalmente presente da pochi anni, ci sorveglia come il Grande Fratello!

Per Lautaro, Caupolicán, Colo-colo, Galvarino, e tutti i weichafe
(guerrieri, in lingua mapuche -ndt) di ieri e di oggi che hanno dato e
daranno la vita per il Wallmapu: fuoco al capitalismo, allo Stato, alle
sue istituzioni, ai suoi difensori, ai suoi apparati di polizia e
militari fascisti!

Frente Anarquista Revolucionario –FAR-

Austria – E’ morto Haider

fonte: RaiNews24

Il leader populista austriaco e governatore della Carinzia Joerg
Haider e’ morto in un incidente stradale: lo ha reso noto l’agenzia
austriaca Apa, citando fonti della polizia di Klagenfurt.

Secondo le prime testimonianze il 58enne Haider – leader del partito
dell’Alleanza per il Futuro dell’Austria, Bzo – si trovava da solo alla
guida della vettura, uscita di strada per ragioni ancora da accertare.
Haider, ferito gravemente alla testa e al torace, e’ deceduto poco
dopo, secondo quanto riferito dall’Apa.

Messico – Torturata e uccisa una compagna

Tratto da informa-azione.info:

Il 24 settembre in una capanna vicino a
Oaxaca (Messico) è stato trovato il cadavere di Marcella Salli Grace
Eiler, compagna statunitense, attivista di 21 anni, in Messico dal 2006.

Salli aveva partecipato con noi e altri internazionali alla carovana
“Los zapatistas no estan solos!”, tenutasi in Chiapas ad agosto e stava
portando avanti un percorso di solidarietà con il popolo di Oaxaca,
oltre a lotte contro il razzismo nella frontiera tra U.S.A e Messico.
Ultimamente si stava occupando dei prigionieri politici e delle donne,
mogli, compagne, madri, sorelle, figlie dei detenuti e delle persone
scomparse o assassinate.
Recentemente Salli aveva raccontato che aveva subito minacce e forme di controllo per queste sue attività.

Salli era un’attivista e una donna. Due buoni motivi, secondo i suoi assassini, per violentarla e torturarla, al punto da rendere il suo cadavere irriconoscibile, eccetto che per i tatuaggi che aveva sulle braccia.
La notizia non è stata diffusa a livello internazionale e i media
messicani hanno chiuso la questione il 28 settembre riportando la
confessione del presunto assassino, un amico di Salli. In questo modo a
livello mediatico, tutto è stato risolto come un evento tragico, sì, ma
scollegato da qualsiasi discorso relativo al sistema di repressione e
violenza vigente in Messico, e non solo.

La rabbia che questa notizia suscita in noi, pur trovandoci dall’altra parte del mondo, è tanta.
E le ragioni sono diverse: Salli era una compagna, una donna, il cui corpo è stato brutalmente violato.
Salli era un’attivista e la repressione non ha frontiere.
Salli era in Messico, paese dove la violenza fa brutalmente da padrona,
dove la libertà di espressione è limitatissima, dove gli attivisti
vengono frequentemente imprigionati e torturati e spesso qualcuno ci
rimette la pelle. In molti casi i destinatari della violenza militare e
paramilitare messicana sono le/gli attiviste/i, nazionali e
internazionali, vicini ai movimenti indigeni che, soprattutto dopo il
levantamiento zapatista del 1994, hanno iniziato a prendere coscienza
di sé e a ribellarsi allo sfruttamento perpetuato dal potere economico.

La rabbia e l’indignazione che proviamo non vanno chiuse in un
ricordo, per chi l’ha conosciuta, o in una qualche dimostrazione di
solidarietà nei suoi confronti. Non è abbastanza. Vorremmo giustizia per lei, e il nostro pensiero vola a tutte/i le/i compagne/i uccise/i anche in Italia, alla repressione che impera anche qui, seppur con tutte le differenze del caso.
Non possiamo chiudere gli occhi di fronte ad un fatto simile. Non
possiamo abbassare la testa e sentirci al caldo, sicure/i dietro la
cortina dei confini di stato.
Canalizziamo la nostra rabbia nel senso giusto, fermiamoci un attimo a riflettere: un attimo è abbastanza per realizzare che ciò
che dobbiamo continuare a fare è non assecondare un sistema che vuole
omologarci con la ricetta della violenza, qui come in Messico. E sta
innanzitutto alle nostre scelte individuali dare concretezza a questa
riflessione. Giorno per giorno
.
Possiamo scegliere, se non ci spaventano le possibili conseguenze delle
nostre scelte, di andare nel senso contrario rispetto alle linee
dettate dall’alto. Possiamo scegliere di distinguerci dalla media degli
individui occidentali non per la nostra apparenza, ma per le nostre
quotidiane reazioni rispetto a ciò che puzza di marcio in questa
società. Possiamo scegliere di adottare quotidianamente delle modalità
di vita che contagino chi ci sta intorno. Non possiamo entrare nella
testa di chi accetta l’esistente e mette poco o nulla in discussione,
ma possiamo essere convincenti in quello che facciamo.

La vita di Salli, come quella di molti altri compagni e compagne, è
stata troncata, perché la libertà d’espressione è diventata tristemente
un’illusione, una libertà limitata ai confini prestabiliti da quelli
che pretendono di essere i padroni delle nostre vite.

Riflettere su di sé, sulla banalità di molti rapporti umani che
siamo portati a stringere vivendo secondo le regole di questa società
impazzita, sul nostro tempo, che assume significato solo se legato alla
produzione di denaro, sulla violenza che entra nelle città, che gira
per strada e pare essere la normalità, sul corpo della donna,
costantemente considerato un oggetto, perlopiù un oggetto di mercato e
di piacere, sulle politiche nazionali e internazionali di controllo che
vogliono renderci automi privi di sogni e libertà, è quotidianamente il
punto di partenza per fare scelte di ribellione.
Apriamo gli occhi, continuiamo a tenerli aperti. Anche se non c’è un punto d’arrivo, la strada è comunque tanta e in salita.
Indignarsi e alzare la testa di fronte a fatti che testimoniano
quotidianamente, qui come in Messico e in ogni parte del mondo, la
violazione estesa e resa legge, delle libertà umane, ci deve spronare
ancora di più a reagire, ogni giorno, partendo ognuno dal proprio
vissuto, per incrociarlo con quello degli altri al fine di stringere
legami umani rivoluzionari.

Salli vive!