Livorno: branco aggredisce questuante

Un cittadino straniero di 27 anni, probabilmente della Repubblica Ceca,
e’ stato aggredito nel tardo pomeriggio da un gruppo di circa 15
giovani mentre chiedeva l’elemosina.
A bordo di alcuni scooter e armati di bastoni, i ragazzi hanno dapprima
circondato l’immigrato, per poi aggredirlo a calci e pugni senza
apparente motivo.
L’uomo e’ al momento ricoverato in ospedale con ferite alla testa, ma non e’ in pericolo di vita. (Agr)

Russia – Nazi uccidono ragazza di 16 anni

fonte: indymedia lombardia – tradotto da: http://ru.indymedia.org/

L’8 ottobre 2008 alle ore 22:00 circa a Irkutsk, nella zona del Monte Sinyushina, è stata uccisa Olga Rukosyla, 16 anni.

Secondo i testimoni, sono arrivati tre giovani vestiti da Skinhead,
e si sono avvicinati chiedendole qualcosa. Alla risposta di Olga i 3
l’hanno scaraventata a terra e hanno iniziato a picchiarla prendendola
a calci per diversi minuti. Qualcuno ha chiamato un’ ambulanza, che ha
portato la ragazza in ospedale; ma la stessa notte Olga è morta.

Olga non appartiene a nessun movimento politico, ma si vestiva come
una punk e con merletti rossi alle scarpe, un simbolo di appartenenza
antifa; anche l’aspetto informale è spesso motivo di aggressione da
parte dei nazisti come molto probabilmente anche in questo caso.

I primi indagati per l’omicidio di Olga sono neo-nazisti di Irkutsk
"Boomer" e "Def". Entrambi i neonazisti sospettati dell’omicidio sono
coinvolti anche nell’attacco al campeggio antinucleare nell’estate del
2007 nella stessa zona. "Boomer" è ampiamente conosciuto per il suo
comportamento estremamente instabile e la sua aggressività, e per
collaborare con la polizia.

Treviglio – Morte di un uomo invisibile

Un’altra storia della Bassa. La morte di una non-persona, di un clandestino, di un fantasma tra milioni di altri fantasmi.

L’articolo pietista non si interroga minimamente sul perché un lavoratore in Italia da quattro anni risulti “clandestino”, né sul fatto che un clandestino non può prendere la patente, né può opporsi se la cooperativa di facchinaggio per cui lavora lo manda a faticare a quaranta chilometri da casa sua.

Meglio illudersi che la vedova verrà aiutata, che i trevigliesi porteranno mazzi di fiori sulla bara, perché in fondo noi italiani siamo brava gente, ché farsi domande troppo scomode.

Questo forse non è un omicidio razzista, perché parlare di razzismo è riduttivo nella situazione in cui ci troviamo. Una parte delle persone che vivono in Italia non sono discriminate per la “razza” a cui appartengono: semplicemente non esistono, se non come braccia, corpi invisibili. Spesso, cadaveri. Mai persone.

Zoilo Gutierrez Ore ha dovuto morire per riappropriarsi della propria identità, del proprio nome. Ma la sua foto che compare di fianco all’articolo ha una sola parola come didascalia, semplice, precisa come un colpo di pistola: clandestino.

MUORE INVESTITO MENTRE VA AL LAVORO
Tutti i giorni faceva la spola da Cavenate percorrendo 40 chilometri pur di non rimanere disoccupato

Treviglio – Falciato in bici mentre si reca al lavoro in città. Zoilo Gutierrez Ore, boliviano di 37 anni, in Italia da 4 anni ma ancora clandestino, tutti i giorni percorreva 40 chilometri in bicicletta, 20 all’andata e 20 al ritorno. Da Cavenate Brianza, dove viveva con la moglie, veniva fino a Treviglio in sella alla sua due ruote. La sua meta era il centro commerciale «Il Pellicano» di viale Montegrappa, dove una cooperativa gli aveva trovato un posto da facchino. Lunedì all’alba, mentre percorreva la Statale 11 al confine con Cassano, è stato falciato e ucciso da una «Fiat Multipla» con a bordo sei manovali di Cologno al Serio.
Era due mesi che Zoilo Gutierrez Ore si alzava alle 4 di mattina e partiva per Treviglio. Da agosto infatti lavorava in città, al centro commerciale dove prendeva servizio alle 7. Utilizzando il permesso di soggiorno del fratello, era riuscito a farsi assumere da una cooperativa del Milanese che poi gli aveva trovato quell’occupazione. Un posto «scomodo» per Zoilo che, non avendo la patente e non disponendo dei soldi per comprare neppure un motorino, non aveva altro mezzo che la sua bicicletta per percorrere i 20 chilometri tra la sua abitazione e Treviglio. Un posto però prezioso per l’extracomunitario, perché quel lavoro per lui era la speranza di poter avere una vita migliore e di poter spedire dei soldi ai tre figli che era stato costretto a lasciare in Patria ai genitori. Una speranza che però si è bruscamente interrotta lunedì.
Erano circa le 6.30 quando Zoilo Gutierrez Ore ha superato il ponte di Cassano immettendosi sull’ex Ss 11. Ha
Sul posto è poi intervenuta la pattuglia della Polizia Stradale di Treviglio che ha effettuato i rilievi mentre la salma di Zoilo Guiterrez Ore veniva portata alla camera mortuaria del cimitero cittadino. Solo nel pomeriggio gli agenti sono riusciti a rintracciare Malena Drew Arze 34 anni, la moglie del boliviano risultata anche lei senza permesso di soggiorno. Martedì mattina la donna è arrivata a Treviglio per riconoscere la salma del congiunto. Con lei il console onorario della Bolivia Giuseppe Crippa. La sezione milanese dell’associazione dei boliviani in Italia ha annunciato che chiederà un permesso di soggiorno per la vedova e raccoglierà dei fondi per aiutarla. La salma sarà rimpatriata la prossima settimana.

Il Giornale di Treviglio, 17/10/2008

Un’inchiesta sullo squadrismo a Lucca dopo l’arresto a Sofia del leader fascista Andrea Palmeri

 Tratto da senza soste.it:

E’
incredibile (ma solo fino a un certo punto) che la stragrande maggioranza dei
144 tifosi italiani al seguito della nazionale fossero, malgrado il biglietto
nominale, pregiudicati per reati di stampo fascista o razzista o semplicemente
diffidati.

Tra
gli arrestati nientemeno che Andrea Palmeri (in foto), 29 anni, capo
del gruppo
ultras dei Bulldog Lucca. Già condannato in primo grado a un anno e
mezzo per
il pestaggio di un giovane appartentente a collettivi antagonisti con
una sentenza di colpevolezza che aveva escluso le circostanze
aggravanti ritenute cardine dell’accusa e poi scarcerato per decorrenza
dei
termini della carcerazione preventiva dopo sette mesi, Palmeri, figlio
di un medico molto influente in città,
continua a girare indisturbato per Lucca facendo esattamente ciò che
faceva prima di essere arrestato.

Tornando
alla cronaca, Palmeri sarebbe stato fermato dalla polizia bulgara in seguito ai
disordini avvenuti sugli spalti dello stadio di Sofia prima della partita di
calcio Bulgaria-Italia. "Sotto l’aspetto penale – minimizza il suo legale,
Alberta Cagnacci – nessun problema visto che il saluto romano in Bulgaria non è
reato".

Andrea
Palmeri e i suoi scagnozzi

Gli inquirenti che, dopo anni di pestaggi e violenze di ogni
tipo, si sono visti costretti a lavorare sullo squadrismo nazifascista a Lucca
dopo che alcune vicende sono balzate agli onori delle cronache nazionali,
ricostruendo la struttura dell’organizzazione non bulldog_sequestro.jpghanno avuto dubbi: Andrea
Palmeri ne è il capo, anzi, il "Generalissimo", come veniva
soprannominato il dittatore spagnolo Francisco Franco. "Dalle indagini
emerge tutto il suo carisma", hanno più volte detto gli inquirenti. Una struttura verticistica, quasi
militare, con un codice d’onore che impone la solidarietà tra gli aderenti
(specie se detenuti o diffidati), l’assoluta omertà, l’assidua frequentazione,
l’azione violenta e determinata soprattutto contro i comunisti, i traditori
("gli infami") e i migranti. A bordo di auto sono soliti pattugliare
le strade cittadine e fare i "giustizieri della notte".
Colpito da "diffida" (adesso anche da daspo internazionale dopo i fatti
di Sofia),
non è solito impegnarsi direttamente nelle azioni cruente, come
interventi in
curva, spedizioni punitive, aggressioni. Ma è lui – sostiene la procura
– a
dare ordini, a stabilire cosa si deve fare e cosa non si deve fare. Già
simpatizzante del movimento Forza Nuova, recentemente sembra aver
seguito
il vento confluendo nel Movimento Sociale Fiamma Tricolore, in favore
del quale
ha organizzato in provincia diverse iniziative impegnandosi nella
campagna del
cosiddetto "Mutuo Sociale".

Per gli
inquirenti, e secondo anche quanto riportato da Il Tirreno cronaca di
Lucca già il 21 settembre 2007, sotto Palmeri ci sarebbe Andrea Di
Vecchio, 20 anni, residente all’Arancio. È
soprannominato "Francuccio" o "Capo" e secondo la procura
sarebbe attivista di Forza Nuova. Ha assunto il ruolo di coordinatore
dei
Bulldog dopo che il Tar della Toscana, per vizi procedurali, aveva
annullato il
Daspo del 24 settembre 2006 (partita Pisa-Lucchese). Ci sono poi Daniel
Fratello, 28 anni, nei cui confronti gli inquirenti
evidenziano una serie di reati in ambito sportivo (invasione di campo,
lancio
di oggetti) e inerenti la discriminazione razziale, e Andrea Vanni, 36
anni. Palmeri li indica (Fratello in
un’intercettazione telefonica) come le persone più idonee "a tirare
avanti il gruppo all’interno della curva". Luigi Marotta, 22 anni,
detto "Gigi la Trottola",
all’interno dell’organizzazione era invece delegato alla raccolta dei fondi per
gli arrestati. C’è poi Stefano Vannucci, l’intestatario della scheda Sim
utilizzata da Palmeri e sottoposta ad intercettazione telefonica.

Sempre secondo Il Tirreno, sullo stesso piano ci sarebbero poi i vari
esecutori degli ordini impartiti dal
Generalissimo: da Francesco Preziuso, detto Cicogna, a Giacomo Baroni;
da Mirko
Santucci a Davide Giovannetti; da Lorenzo Pucci, detto Toffolo o Tozzo,
sino a
Francesco Venturini, Alessandro Frediani, Adam Alexander Mossa,
Alessandro
Bastone, Gabriele Bianchi, Matteo Frangioni detto Brioche, Alberto Del
Bianco
soprannominato Albertazzi, Federico Mecca e un Cantini che di nome fa
nientemeno che Junio Valerio, come il Borghese che tentò il colpo di
stato in Italia, responsabile della vendita dei gadget dei Bulldog.
Senza dimenticare gli altri due condannati che sono stati condannati
insieme a Palmeri: Alfredo
Franceschini, 43 anni, per lui un anno e mezzo di reclusione, e Daniele
Benedetti, di 26 anni, condannato a 8 mesi.

L’attività investigativa della Digos sarebbe iniziata nell’estate 2006.
Nel novembre 2006 arriva in procura la prima informativa
e l’8 gennaio 2007 il gip autorizza le prime intercettazioni.
Prima telefoniche, più tardi ambientali con una microspia inserita
nella Seat Cordoba di Palmeri. Alcuni compagni antagonisti vengono
fatti oggetto di atti di teppismo. Ma la chiave di volta dell’indagine
è l’aggressione a un altro compagno, inseguito in auto, fatto sbandare
e poi
massacrato, tanti contro uno, con calci, pugni e colpi di cinghia. I
telefoni di alcuni
Bulldog sono sotto controllo e alle 4 del mattino, qualche ora dopo
l’aggressione, sempre secondo quanto già riportato da alcuni media
locali Francesco Preziuso, uno dei partecipanti
all’aggressione, chiama Palmeri e
confessa che il gruppo "ha combinato un gran casino". I Bulldog (come
ricostruiscono le intercettazioni) si riuniscono immediatamente a casa
di Alessandro Bartone – altro componente del “commando” (oggi non più
residente a Lucca) che poi rivelerà tutti i particolari della vicenda
agli inquirenti – per discutere sul da farsi. Nelle successive 48 ore
s’incontreranno altre due volte, una in un locale pubblico. A settembre
2007 scattano le ordinanze di custodia cautelare in carcere e agli
arresti domiciliari.

Dalla città allo stadio

Secondo la procura della Repubblica sarebbero dieci le occasioni che hanno
portato i Bulldog, dal 28 novembre 2004 sino al 25 marzo 2007, all’assoluta
egemonia prima in curva Ovest e poi in tutto lo stadio. Una lunga serie di
minacce e aggressionbulldog_curva.jpgi che hanno costretto altri due gruppi ultras (Tori
Flesciati e Fedayn) prima a spostarsi in gradinata e poi a sciogliersi.
Lumezzane – Lucchese. E’ il 28 novembre 2004. I filmati in possesso
della Digos parlano chiaro. Nel settore riservato agli ultras della Lucchese
avvengono scontri tra tifosi. Da una parte i “Bulldog Lucca 1998” dall’altra i “Fedayn”.
La rissa segna l’inizio dell’era Bulldog.
Presentazione della Lucchese 2006-2007. 13 13 luglio 2006. Daniele Di
Piazza – conosciuto come “Il Porcarese”, sentito come persona informata dei
fatti – si reca al Porta Elisa per esporre lo striscione del club Cuore
Rossonero. Secondo la procura, Andrea Palmeri, capo incontrastato dei Bulldog,
gli fa capire che in quella sola occasione avrebbe potuto esporre lo striscione
in curva Ovest. Per gli altri lo spazio riservato era solo la tribuna centrale
o la gradinata.
Memorial Scoglio. Il 14 agosto una decina di Bulldog s’incontrano con
alcuni rappresentanti dei Tori Flesciati e degli altri gruppi ultras sulle
modalità con cui sarebbero stati esposti gli striscioni. Dalle parole si passa
alle vie di fatto. Calci, pugni, manate in faccia. I Bulldog sono di più e
hanno la meglio. I Tori Flesciati decidono di sciogliersi.
Pisa – Lucchese. È il 24 settembre 2006. Un esponente dei Tori Flesciati
appende alla barriera una maglietta con l’effige del “Che”. Due Bulldog impongono
di toglierla e quando in difesa arriva un altro supporter viene circondato e
colpito da un pugno in faccia.
Grosseto – Lucchese. 8 ottobre. Al casello Lucca-Est viene controllo il
pullman organizzato dai Bulldog. Occultati sotto i sedili i poliziotti trovano
di tutto: tondini di ferro, mazze da baseball. Inizialmente si prende la
responsabilità Giacomo Baroni. Ma il giorno successivo la paternità del
ritrovamento se l’attribuisce Adam Alexander Mossa. Per la Digos la decisione venne
presa da Palmeri.
Sassuolo – Lucchese. 15 ottobre. A Giglio di Reggio Emilia, Simone
Innocenti, leader dei Fedayn, alla guida dei cori dei tifosi lucchesi viene
fatto allontanare su ordine dal diffidato Palmeri che, stando alla Digos, da
fuori dallo stadio telefonicamente aveva ordinato a Baroni di cacciare l’ultras
ritenuto infame.
Padova – Lucchese. Al termine della sfida (5 novembre 2006) qualche
ultras entra in campo per avere una maglia dei giocatori rossoneri. Ma uno di
loro – stando alla Digos – viene preso a pugni da Palmeri.
Lucchese – Ravenna. Gara di Coppa dell’8 novembre. Palmeri viene filmato
mentre si rivolge con prepotenza a uno steward pretendendo che un tifoso dei
Bulldog, sprovvisto di biglietto, abbia accesso libero.
Pizzighettone – Lucchese. 19 novembre 2006. Nel furgone dei dai Bulldog
viene trovato dalla polizia uno scalpello, sequestrato. Nel furgone c’è Palmeri
con altri cinque Bulldog.
Lucchese – Padova. Al termine della sfida del 25 marzo 2007 una
delegazione di 10 tifosi, d’accordo con la società, viene fatta entrare negli
spogliatoi per un confronto con i giocatori. Il difensore Luca Ceccarelli dice
alla Digos che i tifosi avevano un «atteggiamento nervoso e concitato: due di
loro mi criticavano aspramente sostenendo di averli mandati a quel paese».

Per Senza Soste, Tito Sommartino

Firenze: i vigili tolgono le coperte ai rom di piazza Adua

Fonte Indymedia Toscana.

Firenze diviene, con quest’episodio, il triste emblema dell’odio razzial.

Nei giorni scorsi l’associazione L’Aurora onlus di Firenze ha rifornito
di cinquanta coperte, provenienti da diverse donazioni, i 50 rom romeni
che, da ormai molti mesi, passano le notti al freddo, avvolti da soli
cartoni, nei pressi di piazza Adua, di fronte alla stazione ferroviaria
di Santa Maria Novella.
Le famiglie rom non hanno mai ricevuto assistenza socio-sanitaria da
parte del Comune di Firenze e non hanno alcuna alternativa
alloggiativa, soprattutto un posto caldo dove stare, visto che
l’ingresso nei centri d’accoglienza per l’emergenza freddo
convenzionati con il Comune di Firenze non consentono l’accesso per la
notte a persone di meno di 48 anni.

Alcune pattuglie dei Vigili urbani di Firenze, martedì 7 ottobre,
intorno alle 3 del mattino, si sono recate, assieme ad alcuni mezzi
della Quadrifoglio, l’azienda di smaltimento dei rifiuti urbani, in
piazza Adua, dove sono improvvisati i giacigli delle decine di rom.
Svegliate di soprassalto le persone, i Vigili hanno intimato loro di
consegnare tutte le coperte e a chi ha obiettato che faceva troppo
freddo, i Vigili fiorentini hanno risposto «Dormite sui cartoni!».
Tutte le 50 coperte sono state dunque sequestrate e gettate, davanti ai
loro occhi, in un camion della Quadrifoglio che procedeva subito a
macerarle.
«Ciò che è accaduto è inammissibile – commentano Stefania Micol,
presidente dell’associazione L’Aurora, e Matteo Pegoraro, co-presidente
con Roberto Malini e Dario Picciau del Gruppo EveryOne – e dimostra
come anche Firenze segua istituzionalmente la corrente razzista e
xenofoba che sta investendo l’Italia, abbandonando la via della
tolleranza e del rispetto dei diritti umani per imbracciare quella
della caccia allo straniero e della criminalizzazione della povertà».
«E’ uno scandalo civile – proseguono gli attivisti – che a Firenze non
solo non si attui alcun programma per l’accoglienza di queste persone,
lasciandole girovagare per il centro senza alcun mezzo di sussistenza
né alcuna proposta di inserimento sociale, ma che vengano tolti loro
con brutalità i pochi mezzi per sopravvivere al freddo di questi giorni
e alla condizione a dir poco precaria in cui essi si trovano».

«Abbiamo già denunciato l’accaduto all’eurodeputata ungherese di
origine rom Viktoria Mohacsì – spiegano poi Malini, Pegoraro e Picciau
– che ha trasmesso la relazione dei fatti all’attenzione del Parlamento
europeo e della Commissione Ue.
Firenze diviene, con quest’episodio, il triste emblema dell’odio
razziale, assieme a Pesaro, la città delle Marche che proprio in questi
giorni ha annunciato il prossimo sgombero da un edificio fatiscente,
senza alternative umanitarie, di una comunità Rom romena formata da
famiglie in stato di indigenza, con bambini piccoli e numerosi casi
sanitari gravi: tumori maligni, cardiopatie, handicap.
Pesaro e Firenze sono sotto osservazione da parte delle Istituzioni
europee: sono città moderne contagiate dal male del razzismo, che è
alla base di persecuzione mista all’indifferenza da parte delle
autorità e istituzioni locali. Se non si compie un passo indietro e si
riscoprono i valori dell’accoglienza e della solidarietà, si arriverà
all’annientamento crudele di esseri umani innocenti cui non è offerta
alcuna speranza di integrazione e, contemporaneamente, al trionfo
dell’intolleranza».

L’Aurora e il Gruppo EveryOne chiedono a gran voce un incontro urgente
con il sindaco di Firenze Leonardo Domenici per trovare una soluzione
tempestiva per queste persone, che con il passare dei giorni rischiano
di contrarre gravi malattie e infezioni per le condizioni
igienico-sanitarie in cui sono costretti a vivere, nonché per le basse
temperature, contro le quali non hanno modo di proteggersi.
Le due associazioni fanno inoltre appello a tutta la cittadinanza
fiorentina, affinché, presso la sede de L’Aurora in via dei Macci, 11
si manifesti nel concreto solidarietà verso famiglie disagiate e
perseguitate, portando semplicemente una coperta, che rappresenti una
risposta civile all’indifferenza del Comune e al trattamento inumano
della Polizia municipale e delle autorità di forza pubblica di Firenze.

Grave risposta dell’amministrazione pistoiese alla festa antifascista

L’amministrazione pistoiese, appellandosi ai "regolamenti" ha negato la piazza  alla rete antifascista ed al comitato San Lorenzo che stanno organizzando per Sabato 18 una mobilitazione Antifascista, in concomitanza dell’apertura di una sededi casa pound. L’iniziativa  SI TERRA’ UGUALMENTE, permessi o no; che sia una festa, un presidio, o un concentramento spontaneo i fascisti avranno la risposta che il quartiere vuole dargli. Sappiano questi piccoli uomini, fini politici, che la responsabilità di tutto ciò che potrebbe accadere se la piazza non fosse concessa sarà da ascrivere solamente alla stupidità e poca lungimiranza politica di lor signori. Seguiranno aggiornamenti.

Fugge ad alt dei CC: ucciso

COLLE DI VAL D’ELSA (SIENA) – Un uomo è rimasto ucciso all’alba
a un posto di blocco dei carabinieri a Colle di Val d’Elsa, in
provincia di Siena. I militari avevano intercettato due auto che si
erano date alla fuga, una terza vettura, una Lancia Y, si è schiantata
contro la vettura dei carabinieri. I due occupanti hanno cercato di
fuggire nei campi mentre i carabinieri, che avevano udito uno scoppio,
hanno esploso alcuni colpi di pistola, 7 secondo gli abitanti. Uno ha raggiunto e ucciso un
uomo, mentre l’altro è riuscito a far perdere le proprie tracce. L’uomo
ucciso è senza documenti, ma potrebbe essere un albanese, segnalato in
precedenza in varie parti d’Italia.

Tutto è nella normalità…