Cos’è l’ex Circolo 1° Maggio
Il 18 ottobre 2008, a Pistoia, i “fascisti del terzo millennio” (così si autodefiniscono i “bravi ragazzi” di casa pound) inaugurano un loro covo in via di Porta San Marco al numero civico 161, facendolo passare per un circolo culturale (nome: Agogè).
Nei giorni precedenti gli esponenti della Rete Antifascista Pistoiese cercano di mobilitare il quartiere; si organizzano alcune riunioni, si da forma ad un Comitato Antifascista che indice una Manifestazione sotto forma di PRESIDIO in Piazza San Lorenzo, simbolo del quartiere, che ha visto la ferocia nazi-fascista degli anni ’40. Sei inermi cittadini il 12 settembre 1943 vennero fucilati al muro del convento su questa piazza.
La risposta al PRESIDIO è forte e partecipata. Molti proletari del quartiere rispondono all’appello, tutti i sinceri Antifascisti di Pistoia sono presenti in piazza San Lorenzo.
Nei giorni successivi diversi Antifascisti del quartiere si riuniscono dietro la spinta di questa Manifestazione: prende corpo il Comitato Antifascista San Lorenzo.
Nelle settimane seguenti si cercherà una sede all’interno del quartiere dove organizzare un “Presidio Permanente contro il fascismo”. Non possiamo dimenticare che sempre in questo quartiere “storico” della Pistoia proletaria e antifascista, hanno trovato collocazione anche i nazisti di Forza Nuova (via San Bartolomeo, 6), almeno fino a quando non abbiamo visto il cartello: “affittasi” (novembre 2009).
In via di Porta San Marco, al numero 38 c’è l’ex Circolo ARCI 1° Maggio. E’ chiuso da due anni. Si chiedono le chiavi per poter effettuare alcune iniziative. Non senza difficoltà, dopo una non facile discussione, viene concesso l’utilizzo di questi locali.
Per un anno l’ex Circolo 1° Maggio rappresenterà, e tuttora rappresenta un PRESIDIO antifascista nel quartiere. Le iniziative per diffondere conoscenza e creare coscienza antifascista fanno di questo spazio un punto di riferimento per tutta la città.
Presentazione di libri, con gli autori, sulle nuove destre; proiezioni di documentari sulle Lotte di Resistenza dei Popoli oppressi e/o occupati; serate di solidarietà con i lavoratori in lotta, iniziative per i bimbi del quartiere (festa di carnevale, burattini ecc.), spettacoli teatrali a sfondo antifascista come quello dell’attrice Salvatori sul massacro di Sant’Anna di Stazzema. Tutto questo rappresenta l’ex Circolo 1° Maggio.
L’Assemblea
All’ex Circolo 1° Maggio si svolge dunque un’attività non solo antifascista e sebbene concentrata nel quartiere, rappresenta comunque una realtà viva e forte nel movimento pistoiese.
Per questo alcuni compagni chiedono al Comitato Antifascista San Lorenzo di voler ospitare un’Assemblea regionale di un costituendo Coordinamento contro le ronde fasciste e razziste.
La proposta crea discussione tra gli aderenti al Comitato. Si comprende che, sebbene l’attività sia di quartiere, questa deriva fascista delle ronde rientra in un più ampio intervento contro la fascistizzazione della società. Si concorda nel mettere a disposizione i locali dell’ex Circolo per questa Assemblea.
La data viene fissata per domenica 11 ottobre alle ore 16.30.
L’assemblea quindi viene pubblicizzata, come di consueto, tramite alcuni siti internet e alcuni blog, nonché via e-mail. Tutti strumenti che la polizia (leggasi Digos) tiene sotto controllo.
Pertanto la Questura di Pistoia, nel suo continuo monitoraggio dell’attività delle organizzazioni antagoniste è a conoscenza di questa iniziativa. E non scriviamo “ipoteticamente”, in quanto ce lo confermerà il questore Manzo in una dichiarazione riportata da Il Tirreno di martedì 13, come possiamo leggere poco oltre.
Alle ore 16.00 come previsto alcuni esponenti del Comitato di San Lorenzo aprono i locali e successivamente cominciano ad arrivare gli aderenti al Coordinamento contro le ronde. Chi conosce Pistoia arriva con l’auto nei paraggi, parcheggia e raggiunge a piedi il Circolo. Altri compagni, che magari hanno contatti con compagni pistoiesi collocano l’auto al parcheggio dell’ex Breda, più facile da raggiungere uscendo dall’autostrada e fissano di farsi venire a prendere. E’ il caso di Alessandro Della Malva e la sua compagna Katiuscia. Juri, anche lui in compagnia della sua compagna, lo raggiunge e lo accompagna in via San Marco, dove arrivano alle ore 16.20. Parcheggia l’auto per vedere chi c’è già, nonostante abbia fissato di andare alle ore 16.30 alla stazione a prendere due compagni che provengono da Prato in treno. Riparte insieme alla Laura ed è obbligato dal senso unico della via a passare davanti a casa pound, dove viene visto e riconosciuto da Dessi Massimo, che si trova sulla porta del covo neo-fascista. Alle 16.43 circa sono alla stazione dove incontrano i due compagni di Prato e insieme si dirigono in auto al Primo Maggio che raggiungono alle ore 17.05.
La Digos già staziona e controlla l’ex Circolo. A tutti e quattro gli antifascisti vengono presi i documenti.
Intanto l’Assemblea era iniziata regolarmente all’ora stabilita con tutti i compagni presenti eccetto questi che arrivano appunto alle ore 17.05 circa.
Alle ore 16.40/42 una pattuglia della Digos era arrivata all’ex Circolo e introducendosi nei locali identificava tutti i presenti.
Da quel momento questa stessa pattuglia stazionerà davanti ai locali e prenderà i documenti a tutti (o quasi) coloro, a questo punto pistoiesi, o del Comitato di San Lorenzo che sopraggiungono successivamente.
Testimonianza di Katiuscia
Siamo arrivati a Pistoia io e Alassandro con la mia macchina una Peugeot 207 nera alle ore 14.00
circa…abbiamo parcheggiato in centro lungo un viale che porta al duomo (non so essere più precisa perché Pistoia non la conosco) abbiamo passeggiato lungo il viale, c’era un mercatino in una piazza e l’abbiamo girato tutto, poi siamo arrivati al duomo dove ho anche fatto tre foto (in quel momento mi sentivo tipo una turista senza immaginare cosa sarebbe successo da li a poco) poi verso le 15 abbiamo ripreso la macchina e ci siamo fermati presso la gelateria Parè a prendere un gelato e lo abbiamo mangiato seduti ai tavolini…poi ci siamo diretti presso il parcheggio ex Breda dove avevamo appuntamento con tutti gli altri per dirigerci poi al circolo 1° Maggio per fare la riunione. Ci siamo dati appuntamento lì all’ex Breda proprio perché non conoscendo Pistoia non sapevamo come raggiungere il circolo. Siamo arrivati al parcheggio verso le 15.50 e li abbiamo trovato Juri e Laura che erano appena arrivati… pian piano sono arrivati tutti e siamo partiti per dirigerci verso il 1° maggio. Io e Ale abbiamo lasciato la mia macchina all’ex Breda e siamo saliti sulla macchina di Juri.Alle 16.20 siamo arrivati al circolo e siamo rimasti lì e non siamo più usciti fino a che la DIGOS non ci ha portato in questura.
Ma cosa era accaduto?
Vediamo da una breve lettura dei giornali locali dei giorni successivi cosa è accaduto domenica 11, nello stesso momento in cui si svolgeva l’assemblea all’ex circolo 1° Maggio.
“Un gruppo di circa 15 persone ha assalito oggi pomeriggio (domenica 11) intorno alle 16.30 il circolo….”
Il Tirreno (on line) art. 1746075 – domenica 11 ottobre
“Non abbiamo riconosciuto nessuno – dice ancora Tomasi – anche se gli aggressori hanno agito a viso scoperto.”
La Nazione – lunedì 12 ottobre – Cronaca di Pistoia pag. 1
“Intorno alle quattro e mezza di ieri pomeriggio un gruppo di circa 20 persone ha fatto irruzione all’interno del circolo ……Testimoni confermano le parole di Tomasi: ragazzi giovani”
Il Tirreno – lunedì 12 ottobre – pag 7
“Al Primo Maggio domenica c’era un’assemblea in corso, con militanti dei Carc di altre città toscane, che sono stati portati in questura per accertamenti”.
dichiarazione del questore Manzo Il Tirreno – martedì 13 ottobre pag. 11
“Nel pomeriggio di domenica, una quindicina di persone a volto scoperto…hanno fatto irruzione a Casa Pound dove si trovavano un militante e il consigliere comunale di Alleanza Nazionale, e dirigente regionale dei giovani del PDL, Alessandro Tomasi, 30 anni.”
La Nazione mercoledì 14 ottobre Cronaca di Pistoia pag.5
La RAPPRESAGLIA
Sui giornali leggiamo che l’incursione a casa pound è avvenuta “intorno alle ore 16.30”. Un poco dopo. Infatti sappiamo con certezza che la comunicazione telefonica che avvisava dell’avvenimento è giunta alle ore 16,37.
Ma soprattutto sappiamo che la persona che dalla finestra di casa assiste all’irruzione (il quale però, come del resto il Dessi e il Tomasi, non saprà riconoscere nessuno degli aggressori) al telefono chiama il 112, ossia i Carabinieri.
Può sembrare un aspetto secondario, ma sicuramente non lo è.
MISTERO L’INTERVENTO DELLA DIGOS IN MENO DI 4-5 MINUTI?
NO! NESSUN MISTERO!
La Questura già aveva predisposto un “monitoraggio” dell’Assemblea al 1° Maggio. Dunque niente di strano se la Digos era già a controllare il Circolo.
E questo gli permette di sapere che nessuno degli aggressori è entrato al 1° Maggio. Sono ben coscienti dell’innocenza degli Antifascisti.
E noi sappiamo che è tutta una MONTATURA. Voluta da chi? voluta per cosa? Queste sono domande che poniamo.
Più sopra dicevamo che intorno alle ore 16.40/42 una pattuglia della Digos, comandata dall’ispettore Milicia Roberto, si portava in via di Porta San Marco, 38 e introducendosi nell’ex Circolo identificavano tutti i presenti.
Ovviamente senza dare alcuna giustificazione di ciò e lasciando i presenti esterrefatti di questo abuso.
I tempi ci portano ad ipotizzare che questa pattuglia si sia mossa dalla questura per dirigersi direttamente all’ex circolo 1° Maggio senza prima recarsi sul luogo dell’aggressione, o, come detto sopra, era già in loco.
Come non pensare che gli ordini impartiti a questa pattuglia erano di identificare tutti i presenti all’assemblea che la questura sapeva svolgersi al Primo Maggio?
Come pure a tutti coloro che raggiungeranno l’ex circolo nelle ore successive.
Ma possiamo ipotizzare una seconda direttiva avuta da questa pattuglia: tenere sotto monitoraggio l’ex circolo e impedire che qualcuno si potesse allontanare.
Ovviamente nessuno ha pensato di allontanarsi, anche per il solo fatto che neppure sapevano cosa era accaduto appena 200 metri oltre. L’Assemblea è proseguita nella più totale tranquillità e serenità. Anche questo denota la totale ignoranza dei partecipanti di quanto avvenuto a Casa Pound.
Il comportamento degli agenti ci induce a pensare che questi permanessero in via San Marco anche e soprattutto in attesa di “ordini superiori”.
Quali?
Quelli che si stavano decidendo in questura in una ipotetica riunione.
Riunione diretta da chi?
Non dimentichiamo che nel frattempo il consigliere comunale del PDL, che fino ad allora si trovava nel covo di casa pound, Tomasi Alessandro era stato condotto proprio in Questura.
Fino a che punto può essere influente un’esponente del PDL nel determinare un’operazione come quella scattata nelle ore successive?
Occorre anche pensare che Tomasi non verrà ascoltato nei giorni seguenti, mentre solo al Dessi si dà il compito del riconoscimento.
Riunione che pensiamo si protrae fino verso le 18.00-18.30.
Infatti, alle ore 18.30 circa allorché l’Assemblea al Primo Maggio ha termine, con un tempismo che spesso manca in situazioni di ben altra importanza, sopraggiungono sul luogo diverse auto di polizia e carabinieri.
E mentre i presenti all’Assemblea si salutavano e si dirigevano verso l’uscita un numero consistente di poliziotti ne impedivano la sortita, affermando che nessuno poteva lasciare il Circolo. Intimano che si deve perquisire l’ambiente. Momenti di discussione: richiesta del mandato di perquisizione, richiesta delle motivazioni. Niente di niente. Niente di più ILLEGALE!
E così, mentre i circa 20 partecipanti all’Assemblea vengono DEPORTATI in questura si procede alla perquisizione minuziosa di tutti gli angoli del Circolo. Risultato: “La perquisizione iniziata alle ore 18,45, terminava alle ore 19,30 successive con esito negativo per quanto riguarda il rinvenimento degli oggetti di cui sopra” (armi, n.d.r.) così leggiamo nel verbale di perquisizione redatto successivamente in questura. Norma che fuoriesce da ogni pratica che vuole la redazione del verbale nel luogo stesso della perquisizione. Ripetiamo: senza alcun mandato, ma si appellano ad un art. 41 t.u.l.p.s
E’ d’obbligo aprire qui una finestra sulla perquisizione, come si legge sul verbale “ex art. 41 T.U.L.P.S. (Testo Unico di Pubblica Sicurezza R.D. 18 Giugno 1931).
“Il profilo della legittimità della perquisizione nell’ambito della disciplina speciale appare quanto mai ambigua”
“La perquisizione nella disciplina speciale” dott. Antonio Calafiore.
Ed ancora: “In materia di perquisizione sul posto, l’art. 41. 22.05.1975, n. 152 rappresenta un esempio eloquente in quanto palesa evidenti lacune nel momento in cui non indica tassativamente quei requisiti di “necessità e urgenza” che dovrebbero sottendere alla esecuzione dell’atto”.
Ed infine: “Anche l’art. 41 t.u.l.p.s., infatti, consentendo agli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria di effettuare perquisizioni, anche per indizio, lascia alla libera iniziativa, e alla valutazione discrezionale, degli organi di polizia il potere che la Costituzione, all’art. 13 comma 3°, riserva invece a questi organi solo in via eccezionale, in casi di necessità e di urgenza tassativamente indicati dalla legge.”
Testimonianza di Antonio
Abito non lontano dall’ex circolo 1° Maggio e facevo parte del Comitato Antifascista San Lorenzo. Domenica 11 ottobre ho pranzato con mio figlio e la mia compagna. Successivamente, verso le 16.30, mentre la mia compagna doveva passare da casa sua, io mi sono recato presso l’ex circolo per partecipare all’assemblea regionale, o quanto meno vedere di cosa si trattasse.
Mi incammino e raggiungo via di San Marco n° 38, circa alle ore 16.45, parcheggiata davanti ai locali vedo un’auto civetta della Digos e alcuni agenti, tra cui riconosco l’ispettore Milicia.
Entro nel circolo, al momento ci sono solo i circa 20 antifascisti che partecipano all’assemblea, che si svolge nella sala a sinistra sul fondo. Tutto il resto del circolo è lasciato incustodito. Pertanto decido di rimanere all’ingresso per evitare brutte visite. E qui rimarrò tutto il pomeriggio, avendo un paio di discussioni con l’ispettore Milicia.
Alle ore 18.30 circa, al momento dell’incursione in massa di un numero inspiegabile di poliziotti, vengo preso dalla polizia quale responsabile per il Comitato per la perquisizione che intendono svolgere.
Mi accordo con un capitano (così penso, dal numero di stelle e di cui non
conosco il nome, ma potrei in qualsiasi momento rintracciare) che afferma di essere il dirigente di questa operazione. Chiedo che la perquisizione venga
effettuata da un numero congruo di agenti. Ci accordiamo su un numero di circa 5-6 che si identificano, comunque sono tutti in divisa. Chiedo e ci accordiamo che tutti gli altri agenti non interessati alla perquisizione
rimangano fuori dai locali, in modo da non intralciare e creare disagi. Per il Comitato, oltre al sottoscritto, rimangono altre 3-4 persone. Tutto procede tranquillo per una quindicina di minuti, con la minuziosa ispezione di alcune stanze. In seguito sarò costretto ad invitare il capitano responsabile della perquisizione a chiedere ad alcuni agenti in borghese introdottisi nei locali ad uscire. Ad un primo invito questi lasciano il terreno. Non passa che pochi minuti e la circostanza si ripete e questa volta ad introdursi nei locali sono un numero assai alto di agenti della Digos e verosimilmente anche di altre squadre. Si crea una situazione di vera e propria confusione dove un agente in borghese con una borsa a tracolla “sospetta” si aggira per i locali.
Ma è costretto ad uscire velocemente così come era entrato, presumo dopo che si è reso conto di non poter svolgere un qualche compito che gli era stato commissionato.
In questura
Alcuni avvenimenti anormali accadono all’interno della questura.
Appena condottovi, Alessandro Della Malva viene immediatamente isolato dai rimanenti antifascisti e portato in altra stanza, anzi nel sotterraneo. Per fortuna la sua compagna Katiuscia chiede di rimanere accanto a lui e questo non lo possono negare se non vogliono da subito dichiarare le loro reali intenzioni.
Nell’ingresso, dove permangono le persone che erano sopraggiunte nel periodo successivo alla prima identificazione (tra cui Juri), vi è pure una ragazza bionda, inizialmente in compagnia di un altro giovane che dopo non molto si è allontanato, la quale si identifica, quando interpellata, come: “sono la fidanzata dell’aggredito”. Trattasi della fidanzata di Tomasi, la quale per lungo periodo prende appunti in un blocchetto. Cosa? Forse descrive le persone presenti fisicamente e nei loro abiti? Possiamo ben pensare a questo in quanto un’antifascista (Juri), sempre rimasto nell’ingresso e che uscirà dalla questura senza alcun provvedimento, risulterà tra i quattro posti agli “arresti domiciliari” lunedì 9 novembre. E più avanti vedremo le motivazioni del “fermo”.
Per almeno 3-4 ore a nessuno viene data alcuna motivazione della deportazione in questura, solo molto dopo si affermerà che sono lì per essere identificati; ricordiamo che l’identificazione di tutti gli antifascisti deportati era avvenuta nel primo pomeriggio alle ore 16.45 circa.
Così come è accaduto nel pomeriggio, in cui la questura si è presa due ore per decidere l’operazione da effettuare, così adesso si prendono ancora più ore per “COSTRUIRE” qualche prova in modo da poter dare corpo alla RAPPRESAGLIA decisa nell’ipotetica riunione pomeridiana.
Solo alle 5 del mattino successivo si informerà che per 3 antifascisti è scattato il “fermo giudiziario” e posti agli arresti (uno in carcere e due ai
domiciliari) mentre per altri 9 scatta una denuncia oppure escono dalla questura come “fortemente indiziati” (è il caso di Marco).
9 Novembre
Trascorrono ben 29 giorni e lunedì 9 novembre quattro antifascisti tra quelli deportati in questura l’11 ottobre vengono perquisiti nelle loro abitazioni e vengono sottoposti al provvedimento degli “arresti domiciliari”.
Due di Pistoia (Juri, 32anni e Marco, 29 anni) e due di Livorno (Lorenzo e Selvaggio).
La perquisizione, almeno per quanto riguarda i due pistoiesi è alquanto stramba.
A casa di Juri non si scomodano molto.
Semplicemente: subito chiedono una maglietta di una determinata marca con un determinato disegno. Era la maglietta che Juri indossava domenica 11 ottobre, quando è stato deportato in questura dove è rimasto varie ore. E vogliamo ricordare che è sempre rimasto nell’ingresso dove era la fidanzata di Tomasi.
Non possiamo con certezza affermare che questa abbia passato alcune ore con il camerata suo fidanzata (consigliere comunale) e da questi abbia preso
ordini precisi su quello che avrebbe dovuto fare in questura appena avessero portato coloro che erano alla riunione al Primo Maggio. Però la sua tranquillità,
il suo prendere appunti e successivamente allontanarsi con ancora maggiore tranquillità ci porta a pensare un qualche suo ruolo in tutta questa faccenda.
Non potevano certo portarsi via solo la maglietta, troppo evidente.
Ma tutto l’altro materiale sequestrato consiste in volantini (distribuiti), giornali, libri e altro materiale che possiamo trovare in qualsiasi libreria.
A casa di Marco invece si chiede subito di un cappellino con visiera color verde. Marco ne ha diversi di questi cappellini con visiera e quasi tutti color verde. Lui che porta sempre uno di questi in testa. Centinaia di foto lo possono ben dimostrare. Prendono quello che indossava la domenica 11 ottobre, e non si sbagliano; sono ben sicuri di quello che devono prendere. Era stato in questura più di dieci ore: sotto le telecamere di sorveglianza. A Marco si arriva a sequestrare il computer. Ci pare un po’ strano che questo lo si possa far passare per “corpo di reato”. Più facile pensare ad un accanimento poliziesco contro un vero antifascista.
Eppure con questi banali oggetti di riconoscimento (che comunque non possono costituire alcuna prova, visto quanto detto in precedenza) Marco e Juri rimangono tuttora ai domiciliari
Si può ben pensare che questo sia unicamente: ACCANIMENTO GIUDIZIARIO.
Accanimento giudiziario che il p.m. Luigi Boccia e il G.I.P. Matteo Zanobini portano avanti senza motivazioni giuridiche di sostegno.
Dopo 29 giorni difficilmente ci si può appellare alla “reiterazione del reato”, al “pericolo di fuga”, alla possibilità di “inquinare le prove” per giustificare un provvedimento di arresti domiciliari.
Come minimo tutto questo sarebbe ridicolo se non fosse vero che quattro antifascisti si trovano tuttora agli arresti domiciliari.
Del resto siamo di fronte ad una indagine costruita a tavolino: con “fonti confidenziali” (il classico dito che vorrebbe coprire il gigante), con testimoni che ci sono ma non esistono, con riconoscimenti fatti due giorni successivi.
Come possiamo non pensare ad un “inquinamento delle prove”?
In due giorni si può aver letto gli “appunti” della fidanzata,
si può aver visto le riprese della Questura,
ma soprattutto: si può essere “imbeccati”.
Dopotutto è lo stesso Tomasi Alessandro (consigliere comunale) a dirci, tramite La Nazione di lunedì 12:
“NON ABBIAMO RICONOSCIUTO NESSUNO”