CASE DEL POPOLO O CASE DEL FASCIO…

 
E’ davvero difficile “stupirsi” in tempi come questi…
Capita un concerto a Scandicci…un concerto organizzato dal circolo
culturale “LA FENICE”. Un circolo della destra “non conforme”, un
circolo di ispirazione nazista che professa la cultura dell’odio
razziale e che si ispira al revisionismo come pratica politica.
Doveva dapprima svolgersi a Bagno a Ripoli, in una villa privata, ma
dopo le proteste del sindaco della cittadina, e di alcune associazioni
(anche Novaradio emittente dell’ARCI) il concerto con la sua truppa di
150 topi di fogna, viene spostato a Scandicci, in una discoteca, la
“MUSIC STORE, in Piazza Piave. Si scopre (e non ci vuole molto…) che
la stessa discoteca appartiene al Circolo ARCI   “il Ponte” data in
gestione a tale Gheri Guido consigliere comunale della lista Voce al
Popolo (!) di Scandicci…
 CI SEMBRA, CHE AL PEGGIO NON CI SIA MAI FINE…
 
Da alcuni anni denunciamo un insieme di comportamenti estremamente
pericolosi dei Circoli ARCI nella cintura periferica fiorentina.
Dapprima la consolidata unità tra il sindaco di Sesto fiorentino
Gianassi e l’ex ufficiale del SISMI Leggiero (Consigliere comunale di
Alleanza Nazionale) in una assmblea del Circolo ARCI di Sesto
Fiorentino contro l’occupazione della caserma Donati da parte del
movimento di lotta per la casa, assemblea che si concluse nella notte 
con il lancio  didue molotov contro gli occupanti (migranti…) della
caserma stessa…
Nello scorso anno lo sfratto di una numerosa famiglia di artisti di
strada, la famiglia Beganay, una delle poche famiglie “rom” integrate
nel tessuto della città di Prato. Uno sgombero coatto guidato dall’ARCI
e dai carabinieri…
Eppoi ancora la pesante presa di posizione dei circoli ARCI di
Vaglia,Pratolino e Cercina contro l’occupazione del Luzzi e anche
contro il progetto della Fondazione Michelucci. Presa di posizione che
chiedel’immediato allontanamento degli occupanti.
Ma concedere gli spazi ai gruppi musicali nazisti ci sembra davvero troppo…
In un periodo dove devono essere ricostruite le trame del mutuo
soccorso e della solidarietà, in un periodo dove le barriere razziali
devono essere abbattute dalla cultura della trasformazione. In periodi
come questi dove la violenza e l’odio contro le tante diversità si
autoalimentano di comportamenti  che appartengono alla bestialità umana.
 
In questi periodi le giovani generazioni devono VIVERE il pane
quotidiano dell’attualità dell’antifascismo e dell’antirazzismo…
 
Invitiamo l’ARCI ad una seria riflessione e a prendere immediatamente provvedimenti seri (come dal suo statuto).

E’ morta Marina Giandolfi Antonelli

Marina Giandolfi, 88 anni, era una delle figure più rappresentative
dell’anarchismo toscano. Livornese, moglie di Egisto Antonelli,
partigiano anarchico e madre di Tiziano, della Federazione anarchica
livornese.

A Tiziano, alla sua famiglia ed alla compagine libertaria di Via degli Asili, va un forte abbraccio.
I funerali si svolgeranno lunedì pomeriggio, a Livorno.

Trento – Nuova occupazione anarchica

Occupato lo stabile di via manzoni n. 6 – Un nuovo spazio autogestito a Trento

OGGI 19 SETTEMBRE ABBIAMO LIBERATO UNO STABILE vuoto da anni per
trasformarlo in uno spazio autogestito in cui incontrarsi, discutere,
fare musica e lottare fuori dal controllo istituzionale e dalla logica
del profitto.
L’esigenza da cui partiamo, e che vorremmo
condividere, è quella di aprire una breccia nella pace sociale, di
costruire e sperimentare rapporti liberi dall’autorità e dal denaro,
sgravati dalla zavorra del consumo, della competizione e delle passioni
tristi che fanno delle nostre vite un pendolo che oscilla tra gli
obblighi e la noia.
Non vogliamo certo rinchiuderci tra qualche muro, bensì diffondere in città il virus della sovversione e della libertà.
Padroni
di niente e servi di nessuno, questo mondo di merci e di dipendenze ci
fa invecchiare anzitempo, rendendoci passivi e manipolabili.
Abbiamo
tante idee e fiato da vendere. Dibattiti, cene, concerti, teatro,
proiezioni saranno alcune delle iniziative che vorremmo organizzare,
aperti al contributo di chiunque voglia partecipare e proporne altre.
Amanti
appassionate del gioco della libertà, le regole che abbiamo scelto per
continuare a giocare sono semplici quanto irrinunciabili:

Non vogliamo politici e giornalisti tra i piedi. Tanto meno fascisti, razzisti e sessisti.
Le iniziative che riguardano tutti i partecipanti all’occupazione si decidono in assemblea all’unanimità.
Non accettiamo alcuna attività di lucro all’interno dello spazio.
Non siamo gestori di un locale in cerca di clienti, ma sovversivi in cerca di complici.

Ci sono per noi delle lotte che rappresentano delle priorità:
innanzitutto quella per impedire la costruzione della base militare di
Mattarello. Ma vogliamo affrontare e contrastare tutte quelle nocività
ambientali e sociali che stanno devastando le nostre vite e la terra in
cui viviamo (TAV, razzismo, carcere, controllo poliziesco e
tecnologico…).
Insomma, vorremmo parlare di libertà in libertà. Cerchiamo altre menti e altri cuori per quest’avventura.

SABATO 19 SETTEMBRE, DALLE ORE 21.00 IN POI

MUSICA CON I PEGGIO DJ IN CIRCOLAZIONE

DOMENICA 20 SETTEMBRE, ORE 16.00

ASSEMBLEA APERTA
a seguire concerto hard-core

gli e le occupanti di via Manzoni numero sei

Pt: Serata con i lavoratori Answers in lotta

Sabato 19 Settembre, a partire dalle ore 20 si terrà, presso il circolo Primo Maggio, una serata in solidarietà con i lavoratori del call center Answers, in lotta per chiedere il pagamento integrale degli stipendi, migliori condizioni di lavoro e chiarimenti in merito alla possibile aquisizione da parte del gruppo Omega, di cui si sa poco o nulla.

Questo il programma della serata:

Ore 20: Cena solidale;

Ore 21,30: I lavoratori e le lavoratrici Answers raccontano la loro vicenda. A seguire dibattito.

Il circolo Primo Maggio si trova a Pistoia, in Via San Marco 38.

Clicca l’immagine sotto per scaricare il volantino

SGAMATI! – Vietato parlare su una panchina di D’Azeglio

 Dal blog della rete dei collettivi:

Dopo averci cacciato a suon di manganellate e divieti dalla scuola dove
ci riunivamo, i nostri vecchi e cari tutori dell’ordine c’hanno di
fatto vietato di FARE UNA CAZZO DI CHIACCHERATA IN SANTA PACE su una panchina di D’Azeglio.

Infatti nel pomeriggio di oggi appena usciti da scuola abbiamo deciso
di fare la nostra assemblea nella Piazza del centro, ed è così che
intorno alle 3 del pomeriggio ci troviamo, chi seduto su una panchina
chi in terra su un casco, a ragionare di possibili volantini e progetti
per il nuovo anno scolastico.

Peccato che dopo qualche minuto viene notato a una notevole distanza un sospetto figuro con telecamera alla mano puntata verso di noi,
il quale con fare molto ma molto losco inizia ad allontanarsi e ad
abbassare la telecamera  non appena ci accorgiamo della sua presenza.

Inutile dire che come qualcuno di noi si avvicina per chiedere spiegazioni, spuntano, nascosti dietro alberi e fraschi, altri 4-5 digossini con atteggiamenti minacciosi,
e che solo un affrettato allontanamento, che mostra poi la presenza di
altri 3 digossini in un altro punto della piazza, evita il fermo degli
studenti presenti all’assemblea.

Questo è uno dei casi in cui le parole sono difficili da esprimere; è
invece molto più facile provare una strana sensazione dentro di sè, di stupore, ormai sempre meno in realtà, di assurdità, (8 persone pagate – da noi – per guardare quanti siamo belli e ascoltare i cazzi nostri!), di rabbia,
perchè ormai viviamo in un paese dove non è più possibile trovarsi un
pomeriggio in una panchina di una piazza in più di 3 persone e parlare
di quello che ci succede attorno, senza gli aguzzini del regime che
cercano di spiarci pronti per colpirci e eliminarci.

L’invito a questi signori è quello di iniziare a pensare un pò di più
alla loro famiglia, ai loro hobby e alla loro vita, invece di
continuare a scavare nelle nostre, o cambiando lavoro o, la prossima
volta che un ordine del genere gli verrà dato dai loro capi, andando a
prendere un buon caffè e poi raccontando loro che siamo sempre noi e
che le vostre continue persecuzioni non c’hanno fermato.

L’invito agli studenti invece, a questo punto, è quello di continuare a informare, continuare a incontrarsi, continuare ad agire, sempre però mostrando attenzione per
queste merde che oggi per esempio non hanno trovato nulla di meglio da
fare che passare un pomeriggio a nascondersi dietro le frasche a
guardare quel cazzo che facevamo, probabilmente mentre a casa loro
qualcuno più furbo stava a scoparsi le loro mogli.

 

Giornata di solidarietà internazionale per Gabriel e José

Compagne e compagni della Croce Nera di Berlino e di altre
organizzazioni antiautoritarie tedesche hanno indetto una giornata di
solidarietà internazionale per Gabriel Pombo da Silva, rinchiuso nel
carcere di Aachen, e José Fernandez Delgado, rinchiuso nel carcere di
Rheinbach.
La giornata inizierà con un presidio sotto il carcere di Aachen alle
ore 11, in seguito il presidio si terrà sotto il carcere di Rheinbach
alle 14.30 ed infine, alle 18, a Colonia si svolgerà un dibattito
sulla repressione e sulle lotte contro il carcere.
Purtroppo i tempi molto stretti impediscono di dare il vita ad
iniziative solidali simili, ma si spera in futuro di allargare queste
situazioni di lotta anche in altri paesi.
Il sito della CNA-ABC di Berlino è:
www.abc-berlin.net
Lì si trovano il manifesto e il volantino relativi all’iniziativa solidale.

Un abbraccio ribelle e solidale a Gabriel e José
Culmine

Scarica il manifesto

Crisi e lotte operaie

 

Da qualche tempo i media ci
raccontano di quanto il peggio sia passato, di come la ripresa stia cominciando
e di come si debba avere fiducia e rilanciare i consumi; eppure la verità è
un’altra.

In autunno  “la crisi” si aggraverà ancor più e
colpirà soprattutto le imprese medio/piccole e gli artigiani, infatti chi
avesse avuto la fortuna di chiudere il bilancio di Luglio in pari, si ritroverà
a Settembre a dover affrontare le spese di ammortamento delle attività
(bollette, fatture rientrate in Agosto, -mese “improduttivo” a causa delle
ferie- e che quindi prospetterà una carenza di capitale al riavvio delle
attività, ecc…), spese che in vacanza non vanno.

Ci troveremo ad affrontare un
autunno/inverno di attività che chiudono e posti di lavoro che sfumano, ci
troveremo con il comparto industriale che cavalcherà la crisi per rinegoziare
al ribasso i diritti e le tutele dei lavoratori (contratti nazionali, dove
ancora esistono, e contratti di secondo livello), utilizzando la crisi come spauracchio
per “ottimizzare la produzione riducendo gli sprechi”…in poche parole
licenziamenti e delocalizzazioni…con buona pace dei sindacati confederali
sempre pronti a chinare il capo di fronte a piccole concessioni di facciata.

 Nel pistoiese la crisi sta mordendo in maniera particolare,
due grandi aziende (Radicifil e MAS) sono già chiuse lasciando a piedi
centinaia di lavoratori, e qualche tempo fa stessa sorte era toccata anche alla
Recoplast di Agliana…L’Ansaldo Breda ha preventivato qualcosa come 200.000 ore
di esubero a partire da Giugno 2010, che in lingua volgare vuol dire
licenziamenti (quantomeno per quanto riguarda le ditte esternalizzate e
l’indotto).

A fronte di tutto ciò le
mobilitazioni che si sono avute sul territorio pistoiese, come il presidio permanente degli operai in lotta della Radicifil, sono state importanti, perché
hanno dimostrato che sotto la cenere della concertazione sindacale la
combattività dei lavoratori arde sempre…eppure a guardare le medesime vicende
svoltesi in altri paesi mondiali ed europei ci rendiamo immediatamente conto di
quanto la conflittualità italiana sia ancora relegata alla rivendicazione
simbolica di diritti astratti ma negati nella pratica ogni giorno.

In Francia, a fronte di una
situazione molto simile a quella della Radici (produzione che viaggia a pieno
regime ed ordini che non mancano, alta professionalità, chiusura…) gli operai
della Nortel hanno deciso, vista la riluttanza della proprietà a trattare, di
minare la fabbrica minacciando di farla esplodere; Sempre nel paese transalpino
i sequestri dei managers sono diventati consuetudine nelle lotte tra capitale e
lavoro. Insomma, i francesi hanno capito che l’azione diretta paga, ma non è
tutto oro ciò che luccica, infatti queste rivendicazioni non rompono con
l’impostazione del lavoro (rapporto osmotico capitale/lavoro) e della società
attuali…ma chi ben comincia…Altro discorso vale per la Grecia. Tutti abbiamo
negli occhi le rivolte di Dicembre 2008 (e che a bassa intensità continuano
tutt’ora) che hanno avuto come causa scatenante l’omicidio di Alexis
Grigouropulos da parte delle forze del disordine; ma la rivolta greca non è
stata ed è cieca e priva di contenuti come i media di regime hanno tentato e
tentano di farci credere: tra le parole d’ordine che volavano sulle barricate
di Exarchia e di tutta la Grecia c’erano il no alla riforma dell’istruzione e
la rabbia per una disoccupazione crescente figlia di un economia capitalista
che ormai si sta dimostrando per quel che è: lucrosa per pochi e devastante per
il resto degli individui…i nipoti di Socrate, come sempre, hanno fatto un passo
in più.

Che fare dunque nel mondo, in
Europa, in Italia?

Per colpire in maniera importante
l’impostazione economico/autoritaria della società in cui ci troviamo a vivere
e per fare un ennesimo passo avanti verso un orizzonte diverso da quello fosco
verso cui siamo indirizzati, occorre agire direttamente sui meccanismi di
sfruttamento distruggendoli in maniera radicale.

In vari paesi del mondo –per
esempio- l’autogestione operaia delle fabbriche è una realtà, è di queste
settimane la vittoria dei lavoratori argentini della Zanon, che nove anni fa
occuparono l’azienda in cui lavoravano decidendo di autogestire la produzione,
e di farlo in maniera orizzontale (senza dirigenti, senza gerarchie, con
cariche e responsabilità a rotazione); ebbene dopo 9 anni di lotta, di AZIONE
DIRETTA, anche il governo, per salvare la faccia, è stato costretto a
riconoscere “legalmente” l’esproprio operato dai lavoratori.

Ma anche nella vecchia Europa
l’autogestione operaia non è un miraggio ma realtà; a Settembre 2007 i
lavoratori di una fabbrica di biciclette decisero di riavviare ed autogestire
l’azienda per cui lavoravano creando la Strike-bike.

La cosa interessante di queste
esperienze, oltre l’evidente valore di ogni esperienza d’autogestione, è la
comprensione, da parte dei lavoratori, che se le battaglie si vincono lottando
direttamente e senza mediazioni, i risultati si difendono attraverso la
solidarietà e la risolutezza.

La strike-bike lanciò una
sottoscrizione dal basso (senza chiedere incentivi a stato o prestiti a banche
che li avrebbero strozzati) che fu recepita in tutta Europa; la zanon, in un
contesto di crisi e lotte operaie diffuse (simile alla situazione italiana
attuale) mise a punto un fondo per lo sciopero permanente aperto a tutte le
realtà in lotta, appoggiò tutte le rivendicazioni dei lavoratori nei vari
comparti produttivi e dei disoccupati, legandosi a doppio filo con le realtà
studentesche più combattive.

Questi esempi c’insegnano non
solo che l’autogestione è possibile, ma che è necessaria per creare un
orizzonte che rompa con questo presente fatto di sfruttamento di tanti a favore
di pochissimi.

La sfida non è semplice,
soprattutto ora che la crisi sta velocemente sgretolando il sogno artificiale
di benessere diffuso creato ad arte dall’apparato di propaganda del capitale
transnazionale, che sicuramente non starà a guardare mentre nuove forme di
aggregazione dal basso mostrano agli individui che SI PUO’ FARE, che si può vivere
anche al di fuori dei paradigmi capitalisti e neoliberisti, che si può lavorare
e vivere senza nessuno che ti ordina cosa fare e ti dice come farlo, che la
gerarchia è superflua, che il sol dell’avvenire, d’ottocentesca memoria, può
non essere così lontano…la repressione colpirà, e già colpisce, ma la sfida è
irrinunciabile; Certo si può far finta di niente, si può aspettare che altri
risolvano i nostri problemi, si può attendere che tutto cambi perché tutto
resti uguale (e questo è il rischio)…ma allora non ci lamentiamo, spezziamoci
la schiena e zitti, il padrone ce lo chiede.

 

Evjenij Vasil’ev Bazarov.

Afghanistan, esplosione a Kabul Sei vittime tra i parà della Folgore

Da Repubblica.it

 autobomba contro due blindati Lince sulla strada per l’aeroporto della capitale
Quattro parà feriti gravemente. I Taliban rivendicano l’attentato suicida. Tra i civili 2 morti e almeno 30 feriti

Afghanistan, esplosione a Kabul
Sei vittime tra i parà della Folgore

il ministro dela Difesa La Russa: "Infami e vigliacchi non ci fermeranno
Uno dei militari uccisi sembra avesse raggiunto i connazionali proprio oggi

Afghanistan, esplosione a Kabul Sei vittime tra i parà della Folgore

Il blindato italiano obiettivo dell’attentato

KABUL –
Attentato kamikaze a Kabul, capitale dell’Afghanistan. Sulla strada per
l’aeroporto, un’autobomba è esplosa contro due blindati italiani. Sei
paracadutisti della Folgore sono morti: un’auto carica di esplosivo si
è lanciata contro il primo mezzo del convoglio, uccidendo tutti e
cinque gli occupanti. Danni gravi anche al secondo Lince: uno dei
militari a bordo è morto e altri quattro sono rimasti feriti
gravemente. Vittime anche tra i civili: almeno due e oltre 30 i feriti.
Decine di veicoli hanno preso fuoco.

Nelle immagini di una tv locale si vede un mezzo militare italiano
danneggiato, con le lamiere annerite dal fuoco, accanto al quale
soldati italiani stendono un telo sul corpo di un collega morto. Uno
dei sei militari italiani uccisi, sembra fosse appena arrivato a Kabul,
probabilmente oggi stesso.

L’attentato è stato rivendicato dai Taliban. il ministro della Difesa
Ignazio La Russa, al Senato, ha informato il Parlamento ribadendo che
quest’ultimo attentato non cambierà la strategia del governo: "Infami e
vigliacchi non ci fermeranno"

L’esplosione è avvenuta nel centro della capitale, all’altezza della
"rotonda di Massud", un incrocio stradale rallentato da check point che
controllano il traffico verso l’aeroporto, verso il comando Nato Isaf e
verso l’ambasciata americana.

Quello di Kabul è il più grave attentato subito dalle truppe italiane
dalla strage di Nassiriya, in Iraq,
del 12 novembre 2003. Nell’esplosione di un camion-cisterna davanti
alla base italiana Msu dei Carabinieri, ci furono 28 morti, 19 italiani
(12 carabinieri, cinque militari dell’Esercito e due civili di una
troupe che girava un documentario), e 9 iracheni.

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L’attentato suicida è avvenuto pochi minuti dopo che il presidente
Karzai aveva concluso una conferenza stampa al palazzo presidenziale
dedicata ai risultati delle elezioni annunciati ieri pomeriggio dalla
Commissione elettorale afgana. karzai ha contestato le obiezioni fatte
dagli osservatori dell’Unione europea secondo cui potrebbero esserci
brogli su quasi 2 milioni di voti.

Karzai continua a respingere i sospetti di brogli
massicci alle elezioni che lo hanno appena riconfermato alla guida del
Paese: "Credo fermamente e fermamente alla regolarità delle elezioni
presidenziali, malgrado le accuse di brogli", ha detto Karzai
incontrando la stampa. Il presidente ha aggiunto di credere fermamente
anche nella convinzione del popolo afgano e del suo governo nel
cambiamento in corso. Karzai ha detto che se brogli ci sono stati,
devono essere accertati, ma comunque non sono stati estesi come
denunciato.

La difesa del voto da parte di Karzai arriva a poche ore dalle accuse
degli osservatori dell’Ue che hanno denunciato brogli massicci con
oltre un milione e mezzo di voti fraudolenti. La proclamazione del
nuovo presidente dell’Afghanistan non potrà avvenire fino a quando non
saranno chiuse le inchieste sulla regolarità delle elezioni.

Karzai è risultato vincitore alle presidenziali con il 54,6% dei
consensi contro il 27,8% dello sfidante Abdullah Abdullah. Alle urne è
andato meno del 40% degli elettori afgani.

(17 settembre 2009)


Ebbene ecco a cosa porta la vostra pace…Autobombe che uccidono assassini…gran perdita?