Contro la folla…

bombaAveva ragione Wilde nel dire che gli altri sono veramente orribili, io non giustifico nessuno per la propria ignoranza, non gli concedo alibi sociali. La folla è reazionaria, stupida, gelosa delle proprie catene, abbaia rabbia contro chi si rivolta contro il proprio asservimento e questo perché così facendo gli sbattono in faccia quanto siano pavidi e rassegnati. Non ho fiducia nella folla, ma nella forza dell’individuo e della sua capacità di associarsi nella rivolta con altri riottosi come lui. La massa vuole essere schiava, ama l’autorità perché convinta che il giogo sia condizione preferibile all’inconoscibile; poi ci sono I piccoloborghesi che fanno finta di comprendere l’esigenza di chi si rivolta bollando però le aspirazioni del ribelle come sentimenti fanciulleschi, utopie di chi si spinge troppo avanti con i propri sogni ebbene, non siamo noi a correre troppo, sono loro che sono fermi -mi perdoni Herzen per la pessima citazione- e felici di esserlo. Ne ho piene le tasche dei pianti, delle rivendicazioni degli schiavi, che chiedono lavoro e biasimano chi al lavoro si rivolta, che vogliono la casa e sbraitano contro chi se la prende. Sono stanco delle grida isteriche di chi non sa fare che chiedere e non osa prendere. Non sono prete, né martire. Inseguo solo me stesso, mi coltivo, mi compiaccio. Fuori dallo stato, dalle regole imposte, dalla folla stupida, dalle convenzioni dei rivoluzionari professionisti, dagli umanisti, da chi vuole salvare il mondo…tutte cose che non mi riguardano.
M.

Illustrazioni A.C.A.B. da Illustre Feccia

mostro web“il Mostro”

neri come la notte

“Neri come la notte”

Ispirato alla canzone dei Ludd

Penso a quel compagno torturato dalla Gestapo
Al suo ritorno per un patto sigillato tra il filo spinato
Penso al suo sorriso da bambino, all’audacia e alla bontà
Siamo in vantaggio noi dice, brutale e innocente perché i torturatori li abbiamo uccisi
Siamo in vantaggio noi dice, brutale e innocente perché i torturatori li abbiamo uccisi
Penso a Carlo, compagno senza bandiere
A un proiettile che esplode, a una divisa assassina
Un nascondiglio, un salto dall’abisso, un carillon e una lama, tutto questo ho nel cuore
Sono in vantaggio loro, sono tutti gli assassini al loro posto
E sono muta a dire del sangue rappreso
Quant’è della mia argilla in chi lo ha sparso
Sono in vantaggio loro, sono tutti gli assassini al loro posto
E sono muto a dire del sangue rappreso
Quant’è della mia argilla in chi lo ha sparso
Negli animi come nei paesi, dov’erano sentieri scoscesi hanno fatto strade comode
Per i soldi e la noia, per le cariche della polizia
Per le cariche della polizia, per le cariche della polizia
Penso a Carlo, compagno senza bandiere
A un proiettile che esplode, a una divisa assassina
Saremo agguati, saremo alture, compagno
Neri come la notte
Penso a Carlo, compagno senza bandiere
A un proiettile che esplode, a una divisa assassina
Saremo agguati, saremo alture, compagno
Neri come la notte
Saremo agguati, saremo alture, compagno

http://www.youtube.com/watch?v=OC0LF5ZNlo8

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Nerorgasmo, hardcore punk italiano

Guardatemi con disgusto,trattatemi con disprezzo
Non c’è niente da capire
Chi è nutrito a petromerda
Educato con la morale delle vostre bugie
Destinato al mattatoio
Per ingrassare i vostri agi
Triterete le mie ossa, bollirete le frattaglie
Cibo inscatolato per la mandria
Distillerete il sangue
Preparerete il resto per il vostro succulento pasto
Capo di bestiame umano
Mangerete la mia carne
Sbranerete le mie fibre sature di nero odio
Rigurgitanti aliti di morte
E creperete avvelenati
Che il mio odio è troppo puro per voi
Gonfio di acidi letali
Mangerete la mia carne
Carne

Nerorgasmo ‎– Nerorgasmo (1985 Full EP / Babby Records)

I Nerorgasmo hanno rappresentato per certi versi, e nonostante una discografia suo malgrado piuttosto limitata (1 LP ed 1 EP) una delle migliori eccezioni del panorama hardcore punk italiano: la loro principale peculiarità, di fatto, si espresse sia in termini di stile musicale che di tematiche affrontate all’interno dei testi. Il risultato fu uno dei più cupi che si potessero immaginare all’epoca, e forse per questo motivo meno popolari: certamente le band che incentrarono la propria immagine su discorsi politici (come i Peggio Punx) poterono vantare una specie di “vantaggio” in termini di popolarità e di pubblico. Del resto sarebbe impensabile (se non quasi vagamente criminale) pensare di valutare il valore di una band esclusivamente sulla base del numero di persone che li conobbero – o che, più in generale, li conoscono fino ad oggi: i Nerorgasmo per primi avrebbero rifiutato di farsi catalogare o schematizzare in questi termini. La voce di Luca “Abort” – quasi growl nel primo EP, più nitida ma sempre velenosa all’interno del successivo disco – cantava testi politicamente scorretti, espliciti, violenti, blasfemi. Una musica espressa da musicisti che fecero di tutto per evitare di vendere la propria immagine, e diventare in qualsiasi modo “oggetti di culto” da parte di chiunque fosse. Di certo brani come “Passione nera”, “Nello specchio” o “Giorno” rimangono a mio avviso scolpiti nella storia, in particolare come espressione di un disagio a cui, nonostante la più cupa disperazione (“Ma mai più di sogni ormai non ce n’è più”), sembra possibile ribellarsi e poterne uscire (“Cerco la forza per tirarmi fuori, Cerco la fede per non cadere più domani, Cerco un varco tra i miei pensieri chiusi”, tratto da “Freccia”). Una band che è stata riscoperta e ristampata in un doppio imperdibile cofanetto nero proprio grazie a lui, con un CD con i due album e vari inediti/live ed un DVD che combina due rarissimi concerti live.

La storia racconta che settembre del 2001 muore, a Torino, Luca “Abort”, componente degli Avaria, cantante dei Blue Vomit, Ifix Tcen Tcen e – per l’appunto – dei grandi Nerorgasmo, nonchè convinto occupante di El Paso. Una vita breve,intensa e fatta di eccessi la sua, per un artista dichiaratamente anarchico e al tempo stesso distaccato dalla politica militante che caratterizzava parte della scena hc-punk dell’epoca (si vestì da nazista per provocazione, cosa che difficilmente altre band politically correct avrebbero fatto). Scrisse dei testi apertamente nichilisti, espressione della cupa disperazione della vita nell’anonimato e dell’alienazione, in generale, nella grande città: Torino, in tal senso, fu uno scenario decisamente archetipico. La musica dei Nerorgasmo fu vissuta sui palchi dei centri sociali per circa un decennio, costituendo una parte consistente della cosiddetta “scena hardcore” di cui si continua a discutere, attraverso fasi spesso contraddittorie e controverse, ancora oggi.

“Non serve a nulla ormai
Sperare di gustare
Una vita che non è
Altro che una spirale”
(Nerorgasmo, Spirale)

“Se non capisci che ogni cosa ti insegna
A rinascere nuovo… a rinascere nuovo
Lo senti un vuoto nella pancia
La tua esistenza è solo ansia”
(Ansia, Nerorgasmo)

Alla furia dei Declino, Negazione, Peggio Punx viene in qualche modo opposto questo hc a tinte fosche, che sembra essere debitore (forse inconsapevole) dell’ondata dark in arrivo anche in Italia. Un sound che privilegia in modo prioritario il lato oscuro, impronunciabile e crudele dell’esistenza, parallelamente a quanto hanno fatto death e black metal a confronto di altre correnti meno cupe. I Nerorgasmo riescono a reinventare con decisione nuovi stereotipi blasfemi ed irriverenti, figli del disagio di chi non vuole farsi opprimere dall’ottusa ed insostenibile maggioranza, in nome dell’individualismo più esasperato. Il primo EP, nel quale Luca “Abort” mostra un modo di cantare probabilmente inedito per l’epoca, a cavallo tra hardcore, crust e metal, con vari accenni di un growl quasi inconcepibile per il genere proposto e per questo semplicemente perfetto: il risultato è angosciante, rabbioso, e si nota la prima versione di “Nerorgasmo”, dall’incedere lento, inesorabile, terrorizzante: infinita angoscia sublimata in versi di morte.
“Siamo quei momenti di fredda lucidità
In cui capisci che se schiavo e non riesci a sopportare
Una vita sprecata una recita banale
E malgrado ogni tuo sforzo non ti riesci a controllare
Istinti di rivolta e affermazione personale
Le voci che ti gridano di vivere siamo noi”

La registrazione lasciava nelle prime versioni qualcosa a desiderare, ma in effetti il lo-fi lascia un alone di fascino maggiore a questo breve disco, probabilmente una delle pietre miliari dell’hardcore italiano. Presenti i pezzi “Banchetto”, la crudele “Distruttore” (costituita da un ossessivo riff di basso) e l’indimenticabile – come musica e come concept sottostante – “Passione nera” (l’odio catalizzato come sentimento creativo, come ad esempio i disegni e le illustrazioni di Luca “Abort” testimoniano ancora oggi).

“L’odio cresce dentro il mio corpo vibra
Lo sento già pulsare attraverso la mia fibra
Non riesco a trattenermi non voglio più castrarmi
Più cresce la mia rabbia più non voglio limitarmi”

Per quanto riguarda il disco LP uscito nel 1993 (dopo una serie di vicissitudini tra cui un pestaggio al cantante da parte di un gruppo di naziskin), vengono riproposti i quattro pezzi del disco EP in una nuova versione leggermente migliorata, affiancata ad un repertorio realmente sconvolgente in quanto ad originalità. Inafferrabili questi Nerorgasmo: a volte atei, a volte esistenzialisti, pragmatici, improvvisamente – e senza preavviso – cupi o blasfemi. Difficile, o impossibile, trovare un equivalente musicale di quel periodo nel nostro paese.
“Restiamo sul vago dove tutto è uguale al nulla
Passi un altro giorno passi pure un altro anno”
(Freccia, Nerorgasmo)

La volontà di chi non vuole più vivere (male), di chi è trafitto orribilmente dal nulla genera una tensione continua con l’inesorabile mediocrità della vita quotidiano: e questa tensione si traduce in una musica introspettiva, che invita comunque a lottare fino alla fine per vedere realizzati i propri sogni. Se è vero che alla fine di tutto esiste la morte – l’uomo è sì “destinato al mattatoio” – eppure “più cresce la sua rabbia, più non vuole limitarsi” e questo potrebbe, volendola definire, rappresentare la poetica in parte dualistica di questa band. Anche lo stesso rifiuto nei confronti della società moderna si traduce non solo nell’orrore incondizionato verso il lavoro in catena di montaggio o, più in generale, contro la spersonalizzazione del branco nei confronti del singolo, ma anche nella riscoperta dell’Io, dell’individuo in quanto tale. Una band ritrovata da molti appassionati solo negli ultimi anni, e che meriterebbe di essere rivalutata con grande attenzione

 

Piero Ciampi – La guerra di Piero

Piero Ciampi
“Tu darai loro prenderanno e ti incalzeranno sulla soglia di un manicomio senza porte”.

Inhttp://www.youtube.com/watch?v=XttRknQzzVo

 

Piero Ciampi, ogni notte, collezionava donne di cui poche ore dopo a stento ricordava il nome, solo due ne ha amate veramente e le ha perse entrambe, per colpa sua e per sempre. Piero Ciampi cominciava a bere di primo mattino, per schiarirsi le idee, innaffiandole e mescolandole in piccole poesie fino a che il sonno non concedeva una tregua ai suoi cattivi pensieri. Piero Ciampi si dà con tutto se stesso alle persone che incontra oppure le prende a pugni. Qualsiasi cosa pur di abbattere a colpi di scure la foresta d’indifferenza che lo circonda. Piero Ciampi è amico degli scaricatori, degli stradini, dei disoccupati come e più di quanto può esserlo di intellettuali come Moravia, Bene o Schifano. Piero Ciampi si fa pagare cinquecentomila lire (degli anni Settanta!) per cantare mezza canzone e mandare affanculo il pubblico. Piero Ciampi è odiato dai colleghi, dai discografici, dalle radio e dalle televisioni. Piero Ciampi sputa in faccia al successo ogni volta che può e, scommetteteci pure, gode come un pazzo a mandare tutto in vacca. L’unica formalità a cui tiene, a questo mondo, è che lo si chiami poeta e tanto briga che riesce a farsi stampare, a chiare lettere, questa bestemmia dell’industria culturale perfino sul suo passaporto lercio e spiegazzato, alla voce “professione”. Continue reading

Disegni /Aforismi Anarchisti

povertyweb

” …nessuno Stato per quante democratiche siano le sue forme, foss’anche la repubblica politica più rossa, popolare solo nel suo falso significato noto con il nome di rappresentanza del popolo, sarà mai in grado di dare al popolo quello che vuole e cioè la libera organizzazione dei suoi interessi dal basso in alto, senza nessuna ingerenza, tutela o violenza dall’alto, perché ogni Stato, sia pure il più repubblicano e il più democratico, anche lo stato pseudo-popolare ideato dal signor Marx, non rappresenta in sostanza nient’altro che il governo della massa dall’alto in basso da parte della minoranza intellettuale, vale a dire quella più privilegiata, la quale pretende di sentire gli interessi ideali del popolo più del popolo stesso.

Per le classi proprietarie e di governo è quindi assolutamente impossibile soddisfare la passione popolare e le rivendicazioni del popolo per cui resta un solo mezzo la violenza dello stato, in una parola lo Stato perché lo stato significa precisamente violenza, la dominazione mediante la violenza, quando possibile mascherata, se assolutamente indispensabile sfrontata e nuda. ”

Michail A. Bakunin

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“Per lo stato è indispensabile che nessuno abbia una sua volontà; se uno l’avesse, lo stato dovrebbe escluderlo, chiuderlo in carcere o metterlo al bando; se tutti avessero una volontà propria, farebbero piazza pulita dello stato.”

Max Stirner

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Il volo

 
 Ispirandomi all’ultimo gesto poetico e tragico
 compiuto dal grandioso rivoluzionario Carlo Cafiero,
 che dopo una vita spesa rincorrendo il Grande Sogno
 di sovvertire l’umanità , impazzendo si liberò in volo sul Monte Lupo
(Fiorentino). Tentando invano di assaltare il cielo
 come in un sogno, si munì di penne sottopelle
 come gli uccelli ,
come Icaro e Dedalo tentò il grande slancio..
il volo  ( Web)
il volomancato  (web ) Part

Renzo Novatore: Ballata crepuscolare

Questa è l’ora dei miei foschi pensieri.
Il mio Demonio dorme.
Dorme nel crepuscolo cupo.
di quest’anima mia
il rosso Demonio
della mia infernale allegria.
Fumo…
Fumo disperatamente,
intensamente. Sempre!
Sempre! Sempre! Sempre!
Vorrei pensare, scrivere, cantare…
Ma il mio Demonio dorme.
Dorme nel crepuscolo cupo
di quest’anima mia
il rosso Demonio
della mia infernale allegria.
E i pensieri non vengono…
Il riso e la maledizione neppure!
E’ questa la mia ora nera
di melanconia nera!

*
Guardo, distrattamente, la mia sigaretta.
Esile, pallida e calda
Come un’amante malata.
La vedo consumarsi lentissimamente
come la mia vita e i miei sogni:
come la vita e i sogni di tutti i miei fratelli.
La cenere cadde a terra e si disperse. Così.
A me non rimane
che un po’di nicotina gialla sulle labbra amare. Così.

*
Il mio Demonio dorme.
Dorme nel crepuscolo cupo
di quest’anima mia
il rosso Demonio
della mia infernale allegria.
Guardo il sole!
Lo vedo tramontare fra i gorghi biondi
d’un bel male d’oro.
D’oro e di sangue…
Ma il mio cuore è morso.
Morso da un freddo pianto
senza speranza e lacrmine,
senza odio e senza amore.
Oh, potessi almeno piangere…
potessi almeno imprecare…
Ma, no!
No! no! no!

*
Chi?
Chi mai dunque mi ha fatto tanto male?
Chi è il malefico artefice
di questo mio soffrire?
Ahi madre…madre mia…
Se ancora avessi la forza
di poterti almeno maledire…
Ma, no!
No! No! No!
Eppure sei tu – solo tu! –
Che mi hai dato la vita,
che mi hai dato dolore,
che mi hai dato il Male!
Ma dimmi:
Credevi tu forse nella gioia di vivere?
Sono dunque il figlio d’un tal sogno grottesco?
O pure sono un volgarissimo figlio
della comune incoscienza?
Ma perché dunque, o madre,
non avesti
– quel giorno –
L’ispirazione eroica di battere
VIOLENTEMENTE
il tuo gonfio ventre
sopra una dura pietra. Così
Perché io non avrei voluto vederlo
Il Sole.
Perché io non l’avrei voluta
Questa miserabile vita.
Perché io soffro tanto, così…
O madre, piangi?
E perché?
Senti forse il rimorso
di avermi creato?
Immagini forse il male
che mi travaglia e mi spezza
terribilmente così?
Oh, avessi almeno la forza
Di poterti maledire…
Ma, no!
No! No! No!
Sono troppo vile!

*

Il fiume scorre e canta…
(il bel fiume tranquillo e ridente)
Scorre sul suo fine letto
Di molle arena
e le sue bianche schiume
son trapunte d’oro.
La scogliera titanica
lava i suoi granitici fianchi
nelle acque terse
– o fiume solitario –
e seduto ai tuoi margini
Io
guardo le foglie verdi
che, ricamate d’ombra e di luce,
il vento accarezza. Così!
Guardo. Penso e ricordo…
Ma la mia anima è cupa
e, tutto intorno a me,
piange la sera. Nera.
Io non amo più.
Io più non credo!

*
Chi?
Chi dunque mai mi ha fatto tanto male?
Le donne e l’amore?
Gli uomini e l’amicizia?
La società e la sua legge?
L’umanità e la sua fede?
Forse tutti!
Forse nessuno!
Non so…
Mi sento tanto male…
Tanto! Tanto! Tanto!
Qui…nell’anima!

*
Il mio Demonio dorme.
Dorme nel crepuscolo cupo
di quest’anima mia
Quando sono triste…
Triste e malinconico.

*
Vorrei dei nuovi amici.
Dei veri nuovi amici.
Ho bisogno di confidare
(a qualcuno=
le mie nere malinconie.
ma non ho amici
Sono solo!
Solo con le mie
MALINCONIE
Solo con il mio Destino.
Solo, solo così!

*
Il mio Demonio dorme.
Il mio cervello è attraversato
da un Ricordo.
Ricordo d’un sogno.
Sogno di giovinezza:
“Uomini forti e felici,
abbracciati, intrecciati
a nudi corpi di donne
belle, gioiose, felici,
festeggiate e glorificate
da bambini innocenti e felici.
Poi:
Fiori e sole.
Musiche e danze.
Stelle e poesie.
Canzoni e amore”

*
Il mio Demonio dorme.
Il mio cervello è attraversato
Dai bagliori giallognoli
neri e verdastri
della turpe realtà!
Della realtà che passa…
“Un impasto di bruti e di brute.
Un insieme di ipocrisia e d’ignoranza.
Una miscela di viltà e di menzogna.
Un tutto di sterco e di fango”.
Ah, no!
No! No! No!
Io soffro tanto!
Tanto! Tanto! Tanto!

*
Il sole è tramontato.
(il bel sole d’oro)
Gli Angeli della sera
sono agonizzanti…
Le foglie verdi sono teschi di morte,
freddi, sghignazzanti…
il fiume (il bel fiume terso)
è ora un serpente nero
paurosamente disteso
fra i massi della scogliera.
Tomba lugubre e muta.
Tomba lugubre e nera.

*
La mia sigaretta s’è spenta…
(la mia sigaretta pallida e calda
come un’amante malata)
La cenere s’è dispersa.
Il fumo pure.
A me non è rimasta che un poco
di nicotina gialla
sulle labbra amare:
come della vita e dei sogni. Così!

*
Entro il crepuscolo cupo
Dell’anima mia
il mio rosso Demonio si desta.
Sento come un rivoletto di sangue amaro
scorrermi sulle labbra amare…
Ho un tragico presentimento…
Che avverrà nella notte?
Ma..le stelle
– le care stelle –
vedranno
Oh, se potessi ancora una volta
ridere e maledire soltanto…
Ma vedo un lampo sinistro (un rogo?)
Brillare nell’oscurità della notte.
Dovrò COLPIRE!
Lo sento…
Lo sento! Lo sento! Lo sento!
Io sono un astro che volge
verso un tramonto tragico.

Evasione by Fecciax

I’m dreaming about the escape from the decadence of our world in crisis and from technology!

 

http://fecciax.deviantart.com/