Anarchici Toscani: Marco Libero! Liberi tutti!

Molto è
stato già detto e scritto a proposito – e spesso a sproposito – dei fatti
dell’11 ottobre 2009, quando ignoti devastarono la sede dei neofascisti di Casa
Pound Pistoia.

Molte cose
sono già emerse dalla prima fase del processo, in particolare le
contraddizioni  dei  testimoni e degli stessi “aggrediti”,
il palese accanimento della Questura di Pistoia verso gli antifascisti, la
ridicolezza delle accuse fin qui mosse agli accusati.

Oggi a
Pistoia il tribunale è chiamato a giudicare la posizione del nostro amico e
compagno Marco, pistoiese, coinvolto con gli altri antifascisti toscani nella
montatura poliziesco-giudiziaria ordita dalla locale questura.

Marco non
può essere colpevole di ciò di cui è accusato, per il semplice motivo che quel
giorno, a quell’ora, si trovava ad una riunione in cui si sarebbe parlato di
come opporsi al fenomeno delle ronde, argomento scottante in quei giorni (forse
per questo quella riunione è stato l’unico ambiente su cui si sono soffermate
le indagini? Mah!)

 

Perché, quindi, Marco deve sedersi di fronte al giudice?

Perché antifascista, come tutti gli altri sotto processo, in un’epoca
in cui invece si assiste ad una riabilitazione di quella cosa schifosa chiamata
fascismo e che permea, a tutt’oggi, talvolta in maniera subdola, altre volte
palesemente, la nostra società.

Perché impegnato nel campo dell’antirazzismo, in un Paese in cui le parole d’ordine sono clandestino,
respingimento, irregolare.

Perché impegnato nella lotta contro
l’inceneritore di Montale
(quello sì
irregolare) ed in tutte le lotte contro le nocività figlie dello sciagurato
modello di sviluppo a cui ci siamo venduti.

Perché schieratosi apertamente,
e spesso fianco a fianco, con le comunità resistenti che, sparse per l’Italia,
continuano a rivendicare il diritto a scegliere sull’uso del proprio
territorio, delle proprie risorse, delle proprie coscienze e dei propri corpi.

Ancor prima di essere giudicato, ha subito oltre due mesi di arresti domiciliari, e solo da un mese circa può uscire di casa, a
patto di non uscire dalla propria frazione (ma qualcuno l’aveva mai sentita
questa?
) e vedere amici e conoscenti, che vengono seguiti fin sotto
casa da agenti in borghese. Alla faccia del principio della presunzione
d’innocenza!!!

MERCOLEDì 10 MARZO ore 9.00

PRESIDIO DAVANTI IL TRIBUNALE DI PISTOIA

Anarchici Toscani

Certo bisogna farne di strada da una ginnastica
d’obbedienza,                                                                             
fino ad un gesto molto più umano che ti dia il senso della
violenza,                                                                       
però bisogna farne altrettanta per diventare così coglioni,                                                                                      
da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni.

F.de André, “Nella mia ora di libertà”

Comunicati sulle nuove udienze del processo contro gli Antifascisti pistoiesi

Lunedì 8 marzo prosegue il processo farsa contro gli
Antifascisti perseguitati l’11 ottobre e il 9 novembre 2009 nella brillante
operazione “RAPPRESAGLIA” della questura di Pistoia.

Forse il giudice riuscirà a sentire finalmente tutti gli
“imputati”, dopodiché si passerà a sentire i testimoni della difesa SUPERSTITI
dell’azione repressiva e balorda ordita dal p.m.

 

Lunedì 8 marzo alle ore 9.00 la Rete Antifascista Pistoiese
organizza un Presidio davanti al tribunale per gridare forte tutta la nostra
rabbia contro questo tentativo di voler PROCESSARE L’ANTIFASCISMO.

NO PASARAN!!!

 

Un invito a tutti gli antifascisti a non voler mancare.

 

Il Presidio si ripeterà mercoledì 10, sempre alle ore 9.00,
quando, davanti al giudice, è chiamato a giudizio il compagno Marco. Rinnoviamo
l’invito ad essere numerosi anche in questo giorno.

 

Rete Antifascita pistoiese.

 

Pistoia 4 marzo 2010

 


 

lunedì 8 marzo 2010 dalle ore 9:00 alle ore 18:00

Il
gruppo donne bella ciao pistoia aderisce e chiede l’adesione di tutti i
cittadini che credono ancora nell’antifascismo, al presidio che si
svolgerà lunedì 8 marzo in piazza duomo di fronte al tribunale di
pistoia dove sarà in corso la quarta udienza del processo agli
antifascisti arrestati per i fatti accaduti l’ 11 ottobre a casa pound.
Quest’anno 8 marzo assume un valore particolare considerando
l’importanza che questa data assume un valore in un momento storico
come quello attuale. Soltanto in seguito alla liberazione d’italia
dall’oppressione nazi-fascista le donne conquistarono il diritto di
poter votare e successivamente una serie di altri diritti che però
troppo spesso una parte della società ha cercato ,con tutte le sue
forze ,di annullare o di lasciarli tali soltanto sulla carta. Passano
anni e anni in cui ,in modo molto intenso,movimenti femminili in lotta
anno vigilato e spesso costretto padroni,politici, chiesa e stato a
fare in modo che le loro conquiste fossero rispettate e garantite. Ma
purtroppo siamo arrivati ai giorni d’oggi e il ricordo di tante
conquiste ottenute con la mobilitazione e la partecipazione di chi
voleva liberarsi da un oppressione ci sembrano lontanissime. Ci
troviamo in anni in cui viene consigliato alle lavoratrici licenziate e
cassaintegrate di trovarsi un fidanzato ricco che le mantenga, anni in
cui ci si permette di dire che la morte di luana englaro doveva essere
evitata , ma allo stesso tempo non si fa niente per evitare le morti
all’interno delle carceri, le morti in stragi come quella della
stazione di Viareggio e soprattutto le migliaia di morti che ogni anno
portano via dalle proprie famiglie lavoratori italiani e stranieri,
anni in cui il ruolo della donna viene sminuito. Pertanto crediamo che
questo 8 marzo , più degli altri, sia importante scendere in piazza a
dimostrare che le donne organizzate sono capaci di lottare e vincere le
battaglie, dato che sono abituate a lottare ogni giorno per i propri
diritti che sempre più vengono calpestati.
PERCUI L’8 MARZO TUTTI IN PIAZZA A LOTTARE PER E CON I COMPAGNI ARRESTATI .
L’ANTIFASCISMO NON SI PROCESSA
3/03/2010 GRUPPO DONNE BELLA CIAO PISTOIA


 

CORTEO/PRESIDIO in SOLIDARIETA’ AGLI ANTIFASCISTI


Lunedì  8 Marzo si svolgerà, presso il tribunale di Pistoia, il
processo contro gli antifascisti per i fatti dell’11 ottobre. In quella
data un gruppo di ignoti “assaltava” la sede della formazione
neo-fascista “CasaPound”, il gesto a provocato qualche danno agli
arredi e alla vetrata, mentre presenti (in quel momento due, di cui uno
era il consigliere comunale del PDL di Pistoia Tomasi, giusto per
confermare i legami, più o meno espliciti, fra l’estrema destra e gli
apparati del PDL)  ne sono risultati del tutto incolumi. Nello stesso
giorno,  poco lontano presso il circolo 1° maggio, si stava svolgendo
una riunione per la costituzione di un coordinamento toscano
antirazzista, i presenti a questa riunione vennero subito individuati
come i responsabili e costretti a passare l’intera notte in questura.
Il risultato di quella giornata furono 8 denunciati e 3 arresti (due
rilasciati pochi giorni dopo, mentre Alessandro costretto a diversi
mesi di carcere) a cui si aggiungono altri 2 arresti domiciliari
avvenuti oltre 20 giorni dopo i fatti, quelli di Marco e di Juri. Ad
oggi tutti gli arrestati si trovano in libertà vigilata.


L’8 Marzo saremo quindi sotto il tribunale di Pistoia, come studenti  in solidarietà con i compagni e per:

  • RIBADIRE LA TOTALE ESTRANEITA’ AI FATTI DELL’11 OTTOBRE DI TUTTI GLI ACCUSATI
  • DENUNCIARE LE MONTATURE E GLI ACCANIMENTI GIUDIZIARI NEI CONFRONTI DEI COMPAGNI
  • DENUNCIARE
    COME ATTI DI QUESTO GENERE MIRINO SOLO A TRONCARE LE GAMBE AI SINGOLI E
    AI GRUPPI IMPEGNATI NELLE LOTTE E NELLE RIVENDICAZIONE SOCIALI, CHE
    PRATICANO L’AUTORGANIZZAZIONE

Consapevoli
che tutto questo si inserisce in contesto di crisi economica mondiale,
di riabilitazione del fascismo, di repressione sempre più forte
(ricordiamo le denunce arrivate agli studenti livornesi per aver
occupato una scuola quest’autunno, e altre decine di casi in tutta
Italia) e di razzismo oramai dilagante, riteniamo che lo nostra
risposta possa essere solo quella della lotta, portata avanti
attraverso l’autorganizzazione e l’impegno di tutti in prima persona, e
della solidarietà.



LUNEDI’ 8 MARZO ORE 8,30 STAZIONE CENTRALE PRATO

(PER RAGGIUNGERE IL PRESIDIO SOTTO IL TRIBUNALE DI PISTOIA)

 

 

 


 


 

Iniziative Anarchiche a Livorno

IL COLLETTIVO ANARCHICO
LIBERTARIO ED IL CSA GODZILLA ORGANIZZANO PER DOMANI VENERDI’ 26 UN
PRESIDIO CONTRO I CENTRI DI IDENTIFICAZIONE ED ESPULSIONE.

IN PIAZZA GRANDE ALLE ORE 16:30
NO LAGER – NO CIE
NE’ QUI NE’ ALTROVE!

SARA’ DISTRIBUITO IL SEGUENTE VOLANTINO:

Il
Governo ha intenzione di costruire, entro il 2010, un Centro di
Identificazione ed Espulsione (C.I.E.) anche in Toscana. La stampa
locale aveva riportato la notizia, assieme alla possibilità di
costruire una struttura di questo tipo nella zona di Biscottino, tra
Pisa e Livorno, nel comune di Collesalvetti.

Il ministro
dell’interno Maroni ha dichiarato che la struttura dovrà essere
distante dall’abitato, possibilmente in edifici statali dismessi,
sicuramente vicino ad un aeroporto per facilitare i rimpatri forzati.
Il ministro ha inoltre dichiarato che una decisione precisa sulla
località che ospiterà il centro, sarà presa solo dopo le elezioni
regionali, con la nuova giunta.

La questione è quindi divenuta
elettorale. Oltre alla posizione ovviamente favorevole del
centrodestra, si è chiarita anche la posizione della lista PD di Rossi,
che con il sostegno di Sinistra e Libertà, Rifondazione Comunista,
Comunisti Italiani e Verdi, appoggia la creazione di questi centri.

La
cosa non ci stupisce, come non stupisce la posizione favorevole del
sindaco di Livorno Cosimi. Dopotutto è stata la sua parte politica, nel
1998, a creare con la Turco-Napolitano i Centri di Permanenza
Temporanea, i CPT, successivamente trasformati in CIE dall’attuale
governo con il “Pacchetto Sicurezza”. Queste strutture, dal 1998 ad
oggi, nonostante le trasformazioni, hanno sempre mantenuto lo stesso
ruolo. Quello di veri e propri lager, campi di concentramento, nei
quali si viene rinchiusi per la sola colpa di non avere documenti in
regola. Luoghi di segregazione nei quali si viene per mesi privati di
ogni libertà, in condizioni disumane, subendo spesso abusi da parte
della polizia. Non devono essere aperti nuovi centri, né a Livorno, né
in Toscana, né in altre località. Tutte le strutture già esistenti
devono essere chiuse. Per questo è necessario l’impegno e la
mobilitazione di tutte e di tutti.

CSA GODZILLA
COLLETTIVO ANARCHICO LIBERTARIO


 SABATO 27 ORE 20:30 PRESSO LA F.A.L.
CENA DI SOTTOSCRIZIONE PER MARCO TONARELLI
per comunicare la presenza: 3311519806

L’11 ottobre scorso a Pistoia venne danneggiata una sede fascista.
La questura scatenò una vera e propria operazione repressiva, facendo irruzione
in una assemblea regionale contro le ronde  che si stava svolgendo a poche
centinaia di metri da dove era avvenuto il fatto. 7 compagni, pur in
mancanza di prove, hanno dovuto subire 3 mesi di arresti.
Adesso si stanno svolgendo i processi. Marco, compagno
anarchicodi Pistoia ha subito per tre mesi gli arresti domiciliari ed ora è ancora sotto forti restrizioni.

Collettivo Anarchico Libertario
Federazione Anarchica Livornese-FAI

 

Solidarietà ad una valle in lotta

Mercoledì 17 Febbraio, in Val Susa lo stato ha mostrato per l’ennesima volta qual è il suo vero ruolo –quello di mastino a difesa del capitale- e quali sono i reali interessi che difende; In una notte d’inverno la violenza statale ha colpito per mezzo dei suoi cani in divisa uomini e donne, la cui unica colpa era quella di difendere il proprio territorio dalla devastazione portata avanti in nome del profitto e nel totale disinteresse della volontà degli individui.
Il risultato della cieca violenza sono due persone finite all’ospedale in gravi condizioni.
Questa vicenda ci convince sempre più che è necessario lottare con ogni mezzo contro le devastazioni ambientali e quelle sociali, rifiutando deleghe e gerarchie, impegnandoci direttamente per trasformare questo presente il libertario in un futuro in cui l’unità di misura delle cose diventino i reali bisogni degli individui e non il loro portafoglio.
Come Anarchici toscani esprimiamo il massimo della solidarietà alle popolazioni resistenti della valle,  siamo con voi! Contro ogni autorità e gerarchia, contro la violenza dello stato, per l’Anarchia.

Anarchici Toscani.

TERZA UDIENZA DEL 29 GENNAIO 2010, TRIBUNALE DI PISTOIA

Venerdì 29 gennaio si è tenuta al tribunale di Pistoia la terza udienza relativa ai fatti dell’11 ottobre. Il primo a deporre è stato Dessì, dichiarando che durante l’aggressione a CasaPound ha riconosciuto un uomo un po’ stempiato, alto press’a poco quanto lui, intorno ai 30 anni, corporatura normale, capelli castani  chiari, maglietta forse gialla o beige, forse jeans. L’uomo che aveva la catena al braccio portava una maglietta militare, occhiali con lenti chiare, occhi scuri, un po’ più alto di Dessì. Un terzo uomo portava una maglietta Nike scura, con barba corta, intorno ai 30 anni, non ha notato orecchini e sostiene di non aver visto altre foto di queste persone.
La seconda deposizione è quella di Luccarelli, il pizzaiolo che ha l’attività accanto a CasaPound. Il teste afferma di aver notato un uomo alto circa un metro e ottanta, snello, capelli corti, occhiali da vista, barba lunga. Vi sarebbe stata anche una donna alta circa un metro e settanta, robusta, coi capelli mesciati e pearcing . Infine u terzo individuo sui 30 anni, senza barba né baffi, alto un metro e settantacinque circa. Dichiara di non aver visto foto di questi personaggi. Successivamente, assieme ad Alessandro, entrano i quattro indagati di Livorno: Alessandro Orfano, Elisabetta Cipolli, Casella e Colombo. Il giudice chiama di nuovo a deporre il Luccarelli, il quale sostiene di aver visto da vicino alcune persone (20-25 individui) pare armati di bastoni e che si stavano sfilando le cinture. Tra gli aggressori la donna mesciata, dove però vi aggiunge altri particolari, ossia che essa avrebbe portato pantaloni neri e maglietta viola scura. Luccarelli continua sostenendo che costoro sarebbero corsi in direzione di Porta S.Marco e che lui, assieme al Ramondia (suo dipendente), li avrebbe inseguiti col suo scooter fino alla stazione, perdendone le tracce. L’avvocato chiede al teste dove si trovava durante il raid e lui risponde che era nei pressi del bar Gianni, accanto alla sua pizzeria, inoltre aggiunge che al momento dell’irruzione lui avrebbe udito un grande fracasso ma che non si sarebbe voltato a guardare cosa poteva essere accaduto, anche perchè il circolo Agogè non era logisticamente in grado di vederlo. Avrebbe notato i vandali scappare a corsa lungo i due marciapiedi e da lì l’inseguimento con lo scooter. Luccarelli ha sottolineato un particolare importante, ossia che in quel mentre stava reggendo una stufa assieme al Ramondia e che assieme dovevano trasportarla da un vicino. Una volta compiuta l’irruzione avrebbero comunque continuato il lavoro, per poi tornare indietro a vedere cos’era successo a seguito anche della telefonata della moglie. Il Luccarelli afferma di  non essere entrato nel circolo Agogè a notare quanto accaduto, né di aver parlato col Dessì, che in quel momento stava sanguinando al braccio, ma si sarebbe soltanto avvicinato a lui. Durante l’inseguimento con lo scooter il teste sostiene di essere passato accanto ad alcune auto non targate Pistoia, perciò avrebbe secondo lui avuto senso proseguire verso la stazione (???), anche per questo particolare egli ritiene che i teppisti non fossero pistoiesi. Riprende a dire che vi si sarebbe trovato anche un uomo rossiccio con la cresta, tra gli aggressori. L’avvocato chiede al teste se il giorno dopo parlò con il Dessì e lui risponde affermando che questi, essendo un cliente, ha sempre avuto modo d’incontrarlo in pizzeria e che all’indomani dell’aggressione, presso il suo locale, si sarebbero scambiati poche battute relativamente al fatto, senza scendere nei particolari. Al Luccarelli viene chiesto di riconoscere in aula Alessandro ed altri tra gl’imputati di Livorno, egli conferma che tra gli esecutori vi sono anche loro. Juri Bartolozzi (già in aula all’inizio dell’udienza) era stato riconosciuto dal Dessì come partecipante al raid.
A seguito interviene a deporre il Ramondia, il quale precisa che non appena udito l’attentato avrebbero posato subito a terra la lavatrice  senza occuparsi di finire il trasporto che il Luccarelli avrebbe ricevuto la telefonata dalla moglie da lì a pochi minuti, che si sarebbero precipitati al circolo e parlato con Dessì dell’irruzione, che si sarebbero diretti alla stazione e che non avrebbe ragionato col Luccarelli relativamente alle macchine non di Pistoia.
Da queste due deposizioni emergono delle contraddizioni rilevanti:

il Luccarelli afferma di aver terminato il trasloco della stufa per poi accorrere sul luogo, mentre il Ramondia testimonia l’opposto, cioè che avrebbero immediatamente posato l’oggetto (che per il Ramonidia è una lavatrice).
Il Luccarelli sostiene di aver parlato col Ramondia a proposito delle auto, il Ramondia contraddice questa testimonianza.
Il Luccarelli precisa di non aver parlato col Dessì, né di essere entrato dentro il circolo Agogè, mentre il Ramondia dice l’opposto.

Nel pomeriggio si è riaperto il processo, con la visione del video dei danni a CasaPound.
Hanno deposto in seguito alcuni agenti della Digos di Pistoia, Christian Boeri dei c.a.r.c., gl’imputati livornesi Alessandro Orfano ed Elisabetta Cipolli i quali hanno menzionato la presenza di una catena a bordo dell’auto che li conduceva a Pistoia, dove avrebbero partecipato al dibattito al circolo 1°maggio. Elisabetta si ricorda della moglie del Bartolozzi ma non di quest’ultimo al momento dell’arresto. Inoltre sono state mostrate le foto della catena per il riconoscimento.
L’udienza si è conclusa con la richiesta di revoca degli arresti domiciliari a carico di Alessandro e degli altri imputati, relativamente al reato di devastazione. Il Pubblico Ministero non ha acconsentito quest’istanza ed il giudice si è riservato di decidere.

Comitato amici e  parenti di Colle Val d’Elsa.

Raf:comunicato stampa

Dopo appena la prima udienza svoltasi il 20 febbraio il Giudice del processo contro gli antifascisti ILLEGITTIMAMENTE arrestati l’11 ottobre e il 9 novembre in quella che sempre abbiamo definito una RAPPRESAGLIA poliziesca contro il movimento antifascista toscano, aveva deciso la scarcerazione di Alessandro Della Malva e la revoca, per lui e tutti gli altri ai domiciliari, del divieto di incontro e comunicazione con il resto del mondo.
Oggi, lunedì 1 febbraio, dopo la terza udienza lo stesso Giudice, pur rinviando a tempi migliori la derubricazione del reato di devastazione e saccheggio (reati voluti e utilizzati dalla questura     unicamente per poter imporre gli arresti, non avendo né prove né evidenze alcune) in semplice danneggiamento, pone termine al sopruso voluto dalla Questura e sottoscritto sempre dal P.M.e toglie gli arresti domiciliari a tutti gli antifascisti perseguitati e sotto processo.

Occorre però notare che di una politica cara alla Questura anche il Giudice di corte non ha inteso finora liberarsi: l’ACCANIMENTO GIUDIZIARIO sviluppato illegittimamente e pretestuosamente contro gli antifascisti. Li si è tolti dagli arresti domiciliari, ma si è deciso (su quali basi giuridiche ci sfugge) di mantenere contro di loro un provvedimento di divieto di uscire dalla Provincia di residenza, e un obbligo di residenza dalle ore 21.00 di sera alle ore 07.00 di mattina.

Leggiamo nell’ordinanza recapitata agli antifascisti:…”i fatti risultano notevolmente ridimensionati nella loro gravità..” .
RIDIMENSIONARE: ..”ricondurre nei giusti limiti di valutazione…”.
Si pensi che al Giudice è stato sufficiente vedere le foto della sede danneggiata (foto riprese dai giornali dei giorni successivi), visionare un video girato subito dopo il fatto (e trasmesso da una TV privata) per rendersi conto dei “giusti limiti di valutazione”.

Perché allora non si prende la giusta decisione: assoluta Libertà?
Ma semplice: il Tribunale sa che questi compagni sotto processo sono innocenti. Sa che essi sono semplici capri espiatori di una RAPPRESAGLIA.
Però non può decidere da subito di porsi contro una operazione della Questura.
A pillole ci danno giustizia.
Dunque la prossima mossa: ASSOLUZIONE!

LIBERTA’ IMMEDIATA E ASSOLUTA!
ASSOLUZIONE PIENA!
RIPRISTINO DELLA VERITA’ CALPESTATA!