Firenze- Aggiornamento sul processo per 270 bis contro 19 anarchici

riceviamo e diffondiamo:

Si avvicina alla sentenza di primo grado il processo contro 19
anarchici fiorentini, frequentatori di Villa Panico e della Riottosa e tutti accusati di associazione sovversiva con finalità di eversione e terrorismo. Questa inchiesta ha preso il via il 29 novembre 2007, con la perquisizione e lo sgombero dell’Asilo Occupato di via Bolognese e di Villa Panico (poi rioccupata), per iniziativa della Digos di Firenze e della solita inquisitrice da quattro soldi Angela Pietroiusti, già responsabile delle inchieste e degli arresti contro gli anarchici di Pisa.
I 19 anarchici sono accusati essenzialmente di manifestazioni non autorizzate, occupazioni e danneggiamenti, il tutto condito dalla traballante accusa di detenere armi da fuoco mai ritrovate. Dopo il rinvio a giudizio voluto dal gup Michele Barillaro del luglio 2010, il processo sta procedendo speditamente in corte d’assise ma…con ben magri risultati.
Il 13, 14 e 15 dicembre ci sono state tre udienze consecutive. La pm Pietroiusti ha chiesto una nuova perizia sui presunti spari registrati nelle intercettazioni telefoniche. Richiesta respinta. E’ stata poi la volta del patetico ex assessore alla sicurezza di Firenze Graziano Cioni, costituitosi parte civile contro gli anarchici, rei di averlo sbeffeggiato. Un delirio persecutorio che pare non convincere proprio nessuno.
Durante l’udienza del 13 l’Aula Bunker ha ricevuto la visita di alcune decine di sovversivi solidali, venuti a dire la propria con megafono, rumore di pentole e lancio di petardi, non prima di aver fatto i propri saluti anche al vicino quotidiano la Nazione e al tribunale del Riesame.
La sentenza di primo grado è prevista per la metà di marzo.

alcuni processati

Prato-Infranta la vetrina di Casa Pound

Buone notizie da Prato:

Atto vandalico contro CasaPound: infranta una vetrina del centro
„Nella notte tra venerdì e sabato infranta la vetrina del circolo di CasaPound di via Convenevole a Prato. I responsabili del centro hanno sporto denuncia alla polizia, e ora sull’episodio indaga la Digos. Finora non è arrivata alcuna rivendicazione.“

 

Firenze – Fissata prima udienza per associazione sovversiva

riceviamo e diffondiamo:

Oggi 6 ottobre doveva cominciare il processo per associazione sovversiva con finalità di terrorismo (270 bis) contro 19 anarchici, accusati a vario titolo di reati come occupazioni abusive di edifici, danneggiamenti, interruzioni di pubblico servizio e manifestazioni non autorizzate.

L’udienza, prima in un fitto calendario, è stata però rinviata al 18 ottobre.

Comincia dunque la fase dibattimentale di un procedimento che vede schierato come pubblica accusa il procuratore capo di Firenze, Giuseppe Quattrocchi, subentrato all’ormai screditata Angela Pietroiusti, pm che ha tratto più infamia che gloria da questa come da altre inchieste (è stata pm anche nei due processi contro i compagni di Pisa).

Questo raffazzonato procedimento giudiziario, che ha tentato anche, con scarso successo, di attribuire agli anarchici fiorentini il possesso di una pistola, si deve alla Digos fiorentina, recentemente rilanciatasi con un’inchiesta per associazione a delinquere contro la componente radicale del movimento studentesco.  Ma è stato fortemente voluto pure da Graziano Cioni, ex assessore alla sicurezza poi trombato da un’inchiesta sulla speculazione edlizia e pare, anche, gravemente malato.

Nota a margine: il capo della Digos che gestì l’operazione, Alfredo Pinto, marito di Angela Pietroiusti, è stato poi allontanato con infamia dalla questura.

Morale: forse gli anarchici non fanno paura, ma portano sfiga.

Possibile che entro la fine dell’anno si arriverà alla sentenza di primo grado. Si consigliano quanti frequentano il tribunale di dotarsi di cornetti rossi ed amuleti.

jettatori sovversivi

Far saltare le strade senza uscita

Articolo originale comparso su Hors Service N21  -http://journalhorsservice.blogspot.com

trad.NoBo – lereveil.ch

FAR SALTARE LE STRADE SENZA USCITA

Ci sono problemi per i quali non esistono soluzioni in questa società.  Viviamo in una strada senza uscita. Quando ci troviamo un posto per  vivere e avere un “da me”, bisogna trovare dei soldi per pagarlo.  Quando riusciamo ad attraversare le frontiere in cerca d’una vita  migliore, bisogna ottenere dei documenti per vivere in questo nuovo  paese. Allora camminiamo per le vie, camminiamo in questa strada senza  uscita abbandonando la nostra volontà, limitandoci a cercare di  sopravvivere.

Ci sono dei problemi per i quali non esistono soluzioni in questa  società. Lo sappiamo tutti e però?
Se conserviamo un pò di speranza, spesso quella non ci dà altro che il  desiderio d’essere, un giorno, forse, accettati finalmente in questa  società, Vorremmo essere integrati nelle strutture di questa società  che ci schiaccia, che ci opprime, che ci sputa sopra. La necessità di sopravvivere ci fa accettare che la vita sia dura e pensiamo d’essere  forti se siamo capaci di subirla fino all’infinito. Ci sentiamo male  quando la società ci colpisce, ma siamo felici quando ci coccola. E  continuiamo a camminare in questa strada senza uscita perché, comunque, si sta meglio che laggiù. Continuiamo a camminare in questa  strada senza uscita, sbattendo la testa contro i suoi muri fino a  perdere la testa.

Forse è l’ora di far saltare questa strada. Questa via che si chiama  Via dell’ Oppressione, Via della Dominazione, della Sopravvivenza,  dell’Ineguaglianza, dell’Autorità, dello Stato, della Polizia, della  Giustizia, via della Crudeltà, della Prigione, dell’Espulsione. Via  della Monotonia, dell’Abbrutimento, della Noia, della Disperazione.  Della Sottomissione, della Rassegnazione, della Concorrenza. Questa via che fa parte di tutte le città del mondo perché questo mondo di capi si alimenta della nostra miseria, ovunque e sempre.

Se camminiamo come dei prigionieri in questa stradina, è in parte a causa dell’ideologia del potere. L’ideologia che ci dice che uno  schiavo capace di portare chili e chili sulla schiena è un buono  schiavo. La paura di rappresaglie del padrone fa in modo che non ci rivoltiamo. In egual misura i capi utilizzano il ricatto e  l’isolamento per tenerci buoni. Il ricatto e le promesse. Promesse  d’una sanatoria, promesse d’una pensione dopo anni di lavoro duro, promesse di vacanza, d’una bella macchina o d’un avvenire per i  nostri figli. E allora, ci dimentichiamo la rabbia. La soffochiamo  perché finiamo per credere che è meglio non innervosirsi, che bisogna  semplicemente fare ancora uno sforzo, che bisogna sorridere ancora una  volta, e pensare che va tutto bene così.

Certe volte, si possono vedere delle scritte sui muri di queste stradine. Delle scritte che si esprimono con una voce chiara contro questo mondo d’umiliazione. Fuoco alle prigioni! Sabotiamo la  macchina delle espulsioni! o ancora Viva la rivolta, le evasioni, gli ammutinamenti! Solidarietà con gli insorti! In mezzo al grigiore, queste tracce scritte ci ricordano di restare umani davanti a questo  mondo di sbarre e cemento. Rivoltarsi.

Questi ultimi mesi, delle voci circolano nelle stradine delle nostre  vite. Delle voci che parlano di scontri, di sollevazioni e d’insurrezioni. Delle voci sulla possibilità d’insorgere contro il  potere, di distruggere i palazzi dei responsabili della miseria,  d’essere solidali gli uni con gli altri nelle lotta. E cominciamo a  realizzare, lentamente, che l’arma più potente del potere è il fatto  che ci ha levato la nostra stessa immaginazione. Se tutto questo è possibile adesso, perché non lo era prima? Se tutto questo è possibile laggiù, allora perché non qui? Il potere ci lascia come unico sogno quello d’integrarci alla perfezione. Essere qualcuno che lavora (il  mestiere dei suoi sogni) e che spende i suoi soldi in cose. La  cosiddetta bella vita.

Ma ora, abbiamo capito bene che non dobbiamo aspettarci più nulla dal  potere. Il potere è così com’è : gli piacciono i soldi e il controllo; punto e a capo. Allora perché non sbarazzarci di questi sogni che ci  incatenano? Perché non strappare via i nostri sogni al potere, levandoli dal suo armamentario? I nostri sogni ci spingono a cercare  dei complici rivoltosi. Ci permettono di guardare al di là di questa  strada senza uscita, e visto che nell’immaginazione tutto è possibile, l’immaginazione ci motiva a raggiungere quel tutto. Il  potere c’ha fatto credere che la miseria è lì per sempre, ma non ci crediamo più. Un altro mondo, un’altra vita è possibile.

La maggior parte di noi abitano queste stradine della miseria, ma  comunque non abbiamo bisogno d’essere numerosi per cominciare a  lottare. Invece, ciò di cui abbiamo davvero bisogno è di cominciare a vivere ogni giorno come un invito alla rivolta. E sì, per una rivoluzione, abbiamo sicuramente bisogno d’essere numerosi, ma anche  d’avere idee solide. Delle idee di base che ci permettano di rifiutare la politica, di rifiutare la presenza della polizia, la collaborazione con le istituzioni che mantengono l’ordine attuale.  Delle idee d’uguaglianza, quindi di anti-autorità, delle idee che  impediscano una contro-rivoluzione, delle idee di cui abbiamo bisogno per vivere in libertà. Sradichiamo i rapporti di dominazione dalla  nostra società, sennò dei nuovi capi continueranno ad imporsi. Sradichiamo i rapporti ineguali, perché è anche a causa del fatto che siamo abituati alle relazioni di potere da quando siamo bambini che le  accettiamo, le riproduciamo, le troviamo normali.

Abbiamo bisogno di confrontarci, d’urlare la nostra rabbia, d’essere  incazzati. Un’anestesia c’ha fatto dimenticare che il male che  c’infliggono non è un dettaglio da relegare nel dimenticatoio.  Abbiamo ragione a fare casino, abbiamo assolutamente ragione. Lo  facciamo perché desideriamo une via che si chiama libertà e un’altra  che si chiama solidarietà. Ci battiamo per la strada  dell’individualità e dell’autonomia, dell’avventura e della  meraviglia. La strada della volontà e del crederci, la via della  reciprocità e quella della scoperta. Del sorriso, dell’intimità,  dell’apertura e della canzone a squarciagola.

Pistoia – Tir di trasporto carni distrutto da una molotov

fonte: stampa toscana, 16.09.11 / da: culmine.noblogs.org

Un camion destinato al trasporto delle carni macellate è stato distrutto la notte scorsa a Pistoia in seguito a un attentato incendiario compiuto probabilmente con una bottiglia molotov.
L’episodio risale alle 2 e si è verificato nell’area del macello pubblico, in gestione ad una cooperativa. Secondo la polizia, il gesto è stato rivendicato con una scritta spray a caratteri grandi tracciata sul retro dell’edificio e recante la sigla ‘Alf  ‘, che potrebbe corrispondere ad Animal liberation front, l’organizzazione animalista che non esita a rivendicare blitz e attentati.
Scattato l’allarme, sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco. L’area dei macelli ora è sotto sequestro e l’attività è sospesa. La sigla ‘Alf  ’ non era mai comparsa nel territorio pistoiese.

Atene: Rivolta nel carcere di Koridallos in solidarietà con due membri del RO CCF

Atene: Rivolta dei carcerati nel penitenziario maschile di Koridallos in solidarietà con due membri del RO CCF

Martedì 13 Settembre, 275 detenuti nel primo braccio del carcere maschile di Koridallos si sono rifiutati di entrare nelle celle in solidarietà con due prigionieri membri dell’ organizzazione rivoluzionaria anarchica “Cospirazione delle Cellule di Fuoco”, ovvero Gerasimos Tsakalos e Panagiotis Argirou, trasferiti ieri 12 Settembre nel carcere di Domokos.

Entrambi hanno rifiutato di sottoporsi alla tortura psicologica di una ispezione corporale e quindi sono stati attaccati dal capo guardiano Christos Kliaris e da un gruppo di guardie carcerarie. I due prigionieri politici hanno resistito alle minacce e all’ attacco sfacciato dei carcerieri, dimostrando che non tutti i detenuti rimangono apatici davanti alle umilianti procedure del carcere e delle autorità.

Il comunicato è stato sottoscritto da un totale di 275 detenuti che hanno deciso di rimanere fuori dalle proprie celle per tre ore verso mezzogiorno. Dedicano la loro azione a Gerasimos Tsakalos, Panagiotis Argirou e a tutti i prigionieri che lottano per la loro dignità e hanno subito torture.

Danimarca – Accuse di terrorismo per 5 compagni

“Terror charges brought against 5 comrades in Denmark”

fonte:

http://news.infoshop.org/article.php?story=20110819073036973

Denmark: Five comrades arrested for police academy arson attempt

Oggi dopo 5 mesi di detenzione abbiamo finalmente sentito quali sono le accuse contro i nostri amici e compagni in tribunale. I cinque sono stati arrestati il 26 di Aprile ed accusati ufficialmente di aver organizzato una serie di attacchi incendiari contro due aziende di pellicce, gli uffici centrali della banca Nordea ( la seconda banca danese), la stazione di polizia centrale, l’ambasciata greca, ed una accademia della polizia, e numerose altre banche a Copenaghen. Mentre alcune delle accuse erano attese, sulla base delle precedenti dichiarazioni della polizia, il peggio è arrivato quando si è passati da accuse relative ad attacchi incendiari ad ufficiali accuse di terrorismo, sulla base della legge ufficiale danese sul terrorismo approvata nel 2002. I cinque sono accusati di aver attentato alla destabilizzazione dello stato danese e della polizia attraverso questi presunti attacchi.

Sono inoltre stati accusati di presunti tentativi di incendio ed attacchi ( che apparentemente non sono stati mai compiuti in quanto gli accusati erano incarcerati) contro il palazzo del parlamento, la guardia reale, il palazzo del tribunale, e la setta cristiana fondamentalista responsabile dello sgombero dell’Ungdomshuset a Copenaghen nel 2007. L’assurdità di queste ultime accuse enfatizza quanto sia ridicolo l’intero caso e dimostra come la polizia stia tentando di usarlo come mezzo. Recenti ricerche da parte di gruppi antifascisti in Danimarca hanno scoperto un gruppo “segreto” di estrema destra con numerosi legami con la polizia, il governo, partiti nazi, e gruppi fascisti di hooligans. La polizia sta fabbricando questo gruppo di “terroristi di sinistra” per distrarre l’attenzione pubblica dalle recenti scoperte, e creare timore in previsioni delle prossime elezioni nazionali. I cinque continuano a professare la loro innocenza per tutte le accuse, in particolari quelle più recenti ed assurde.

In quanto anarchici ed oppositori sia delle prigioni che dello stato, supportiamo i compagni ed amici che combattono contro lo stato stesso. In quanto non abbiamo potuto comunicare con loro liberamente da quando sono in prigione, e non gli è stato permesso fare dichiarazioni pubbliche, condividiamo la loro scelta di negare la loro responsabilità per queste azioni, sebbene difendendo le azioni stesse come metodi di resistenza. Poco importa la loro colpa o innocenza secondo lo stato, sono stati obbligati a confrontarsi direttamente in questo conflitto con lo stato ed al momento combattono per la loro libertà. Questo è un appello per solidarietà internazionale diretta con i prigionieri.

Dopo i risultati dell’udienza di oggi, i prigionieri rimarranno in custodia per almeno il prossimo mese, ma probabilmente fino ai processi. I nomi sono non pubblicabili su richiesta degli avvocati, ma possiamo dire che sono amici e compagni delle molte persone che lottano a Copenaghen. Lettere di supporto possono essere inviate a solidaritetshilsner@gmail.com, e verranno stampate e passate ai prigionieri. La posta è controllata cosi’ come le visite, quindi tutto viene letto dalla polizia. Tutti i prigionieri parlano buon inglese e danese. In ogni modo, qualunque espressione di solidarietà è ben accolta. Nessuno viene dimenticato nella lotta contro il capitalismo e lo stato!

Alcuni anarchici a Copenaghen

traducendo vari articoli da giornali locali la lista delle azioni di cui i 5 sono accusati sembra essere la seguente:

* Copenhagen Fur 17. aprile 2010 – Tentativo
* Accademia della polizia 14. maggio 2010 – Incendio
* Azienda di pellicce “Pelsbox Danmark” di Herlev
20 settembre 2010 -Incendio
* Nestle Copenaghen 27 ottobre 2010 – Incendio
* Azienda di pellicce “Saga Fur” di Vedbæk 10. novembre 2010 – Incendio
* Centro informatico della polizia di Søborg 8. dicembre 2010 – Incendio
* Arbejdernes Landsbank di Odessa 15. dicembre 2010 – Tentativo
* Centro informatico polizia nazionale di Hvidovre – Incendio
* Sede banca Nordea di Copenaghen 14. gennaio 2011 – Incendio
* Ambasciata greca di Copenaghen 6. aprile 2011 – Tentativo
* Accademia della polizia di Brøndby – Tentativo

Link articoli media:

http://politiken.dk/indland/ECE1365373/ekspert-terrorplaner-traekker-traade-til-ungdomshuset/
http://politiken.dk/indland/ECE1364915/dokumentation-her-er-politiets-sigtelser-mod-venstreekstremister/

PO: Sabato 10 settembre dalle ore 18 in poi PRESIDIO/CONCERTO sotto le mura del carcere di Prato.

Per chi viene da Firenze ritrovo alle 16.30 davanti alla stazione di Rifredi per andare tutti insieme con le macchine (allegate le indicazioni stradali).

Sono passati due mesi da quando,dopo gli arresti del 13 giugno e l’incarcerazione del nostro compagno Valerio, l’infame quotidianità del carcere di Prato veniva scossa da un concerto solidale sotto le mura a fianco di tutti i detenuti.
Valerio non è più in carcere, ma il presidio del 9 luglio ci ha dimostrato come le operazioni repressive ci offrano delle opportunità di ribaltamento diventando un’occasione per stringere nuove amicizie, per rompere l’isolamento tra il “dentro” e il fuori. E’ per questo che abbiamo deciso di tornarci, dando continuità e forza all’esperienza avviata questa estate.

dalla lettera di un detenuto del carcere La Dogaia di Prato:


<<La vostra “visita” ha soprattutto ricolmato una giornata che per la routine doveva essere cole le altre: triste e inutile!
Grazie a voi ieri i nostri cuori battevano più forte e la consapevolezza che non siamo soli ha vinto la tristezza dell’abbandono.(…)
Ieri sera le guardie sono arrivate con le loro minacce psicologiche,volevano fermare le nostre grida di gioia, per fermare il fuoco che usciva dalle finestre delle celle. (…)
Comunque, questi coglioni sono rimasti male ieri sera, per 6 ore c’è stata comunicazione fra voi e noi, e la musica ci ha fatto provare le stesse emozioni nonostante queste maledette mura.
Personalmente sono stato felice; altrettanto felici ho visto altri detenuti qui dentro.
E spero che ritorniate, perché in questa società non manca la libertà, ma uomini liberi.
Mancano coloro che in Val di Susa gli hanno rotto il culo ai boia di questo stato; mancano gli uomini liberi.
Manchiamo noi, mancate voi, mancano gli uomini liberi.>>

concerto prato.jpg

 

Per chi viene da Firenze ritrovo alle 16.30 davanti alla stazione di Rifredi per andare tutti insieme con le macchine (allegate le indicazioni stradali).

Sono passati due mesi da quando,dopo gli  arresti del 13 giugno e l'incarcerazione del nostro compagno Valerio, l'infame quotidianità del carcere di Prato veniva scossa da un concerto  solidale sotto le mura a fianco di tutti i detenuti.

 Valerio  non è più in carcere,ma il presidio del 9 luglio ci ha dimostrato come  le operazioni repressive ci offrano delle opportunità di ribaltamento  diventando un'occasione per stringere nuove amicizie, per rompere  l'isolamento tra il "dentro" e il fuori. E' per questo che abbiamo  deciso di tornarci, dando continuità e forza all'esperienza avviata  questa estate.
 dalla lettera di un detenuto del carcere La Dogaia di Prato:
 

 <<La vostra “visita” ha soprattutto ricolmato una giornata che per la  routine doveva essere cole le altre: triste e inutile!

 Grazie a voi ieri i nostri cuori battevano più forte e la consapevolezza che non siamo soli ha vinto la tristezza dell’abbandono.(...) 

Ieri sera le guardie sono arrivate con le loro  minacce psicologiche,volevano fermare le nostre grida di gioia, per  fermare il fuoco che usciva dalle finestre delle celle. (...)

Comunque,  questi coglioni sono rimasti male ieri sera, per 6 ore c’è stata comunicazione fra voi e noi, e la musica ci ha fatto provare le stesse  emozioni nonostante queste maledette mura.

Personalmente sono stato felice; altrettanto felici ho visto altri detenuti qui dentro. 

E spero che ritorniate, perché in questa società non manca la libertà, ma uomini liberi. 

Mancano coloro che in Val di Susa gli hanno rotto il culo ai boia di questo stato; mancano gli uomini liberi.

Manchiamo noi, mancate voi, mancano gli uomini liberi.>>

Censura contro le voci della lotta No Tav

Ieri mattina durante la seduta alla Camera, il deputato del PDL Agostino Ghiglia ha richiesto che Infoaut, Radio Black Out ed altri siti che in queste settimane stanno dando voce alla lotta della ValSusa vengano oscurati. Viene da pensare che il ministero dell’Interno abbia prontamente accolto le lagnanze dell’esponente del popolo delle libertà, se già ieri sera il profilo Facebook di Infoaut era stato temporaneamente sospeso. Motivo? “L’utente è registrato sotto falso nome”.

Questa improvvisa attenzione di Facebook per il rispetto delle policy in coincidenza con la mobilitazione NoTav puzza di gioco sporco. La verità è che i movimenti, quando mettono le mani sulla rete e ne fanno uno strumento di conflitto, fanno paura. Ed esattamente come in Tunisia, in Egitto o in Siria i governi li temono e giocano la carta della repressione e della censura sul web. Magari con l’accondiscendenza e la collaborazione di multinazionali come Facebook, sempre pronte a sbandierare il vessillo della libertà d’espressione per motivi di marketing e d’immagine, sempre prone alle richieste liberticide dei governi pur di conservare il loro pezzettino di mercato.

Tutto questo proprio a pochi giorni dall’entrata in vigore della normativa AGCOM, che darà il potere all’autorità garante della comunicazioni di rimuovere dal web qualsiasi sito italiano in cui siano presenti contenuti coperti da diritto d’autore o di inibirne l’accesso per i siti esteri. Verranno così annullate le già minime garanzie giurisdizionali che tutelano la libertà d’informazione in rete in Italia permettendo al potere di far piazza pulita delle voci scomode dell’infosfera italiana

 

Dunque dopo i lacrimogeni che hanno asfissiato la Val Susa ieri, adesso anche nel web italiano l’aria comincia a farsi irrespirabile. Ma le rivolte nord africane, la straordinaria insorgenza comunicativa che ha fatto da cornice alla battaglia della Maddalena e la mobilitazione diffusa in rete contro la normativa AGCOM ci insegna che più la censura stringe il pugno e più gli scivola la sabbia tra le dita.

INFOAUT