Ciao Vittorio…

Non si tratta di concorrere a creare un mito, né di trasformare un uomo, ora che non c’è più, in icona, si tratta solamente di un pensiero rivolto ad una persona, ad un individuo che pur per molti versi lontano dal sentire di chi scrive ha in molti altri casi incontrato, attraverso le sue parole ed ancor più i suoi gesti, un mio apprezzamento profondo ed una stima che trascendono ogni categoria di appartenenza vera o supposta.

Si sa ancora poco della vicenda, ma chi si ricorda ancora dell’operazione piombo fuso rammenterà anche che la foto di Vittorio appariva in un documento del Mossad, il servizio segreto israeliano, come uno degli obbiettivi da eliminare e non credo sia una casualità che a poco tempo dalla dichiarazione del governo d’Israele della ripresa delle eliminazioni mirate ci sia stato questo misterioso sequestro con il tragico epilogo che conosciamo…

Sono certo che i media tratteranno la sua morte in maniera strumentale rendendo chiari i contorni di una vicenda tutt’altro che cristallina. Parleranno, gli sciacalli, del buon pacifista ucciso da coloro che voleva difendere (e che evidentemente –lascerà intendere qualcuno- non voleva essere aiutato), certamente non parleranno di “eroe”, sudicia categoria riservata a coloro che si fanno ammazzare per conto dell’autorità; qualcuno lascerà intendere che se fosse stato a casa a farsi i fatti suoi ora non sarebbe morto, magnificheranno altri, con una punta di orgoglio mal celato, il martire e l’eroe della pace e della libertà, alfieri -questi- del pacifintismo italiota che –ai tempi in cui scaldava qualche poltrona in parlamento- non si vergognava di avallare ogni scelta guerrafondaia del governo del quale faceva parte…ma si sa, la storia va così e quella dell’ipocrita è una maschera che non è poi così indegna da portare.

Personalmente sento la necessità di salutare un individuo che credendo nella forza delle sue idee ha deciso di perseguirle sapendo bene a quel che andava incontro e che nonostante tutto ha deciso di essere sempre ed ostinatamente li dove riteneva ci fosse bisogno di lui, si trattase di stare in un campo profughi o sotto le bombe israeliane.

Vittorio per me non è né un simbolo, né un modello, né sarà mai un icona, categorie queste usate per depotenziare il messaggio ed il significato di tante vite spese perseguendo con coerenza e decisione le proprie idee, non gli farò questo dispetto…Vittorio Arrigoni sarà sempre per me un memento che recita di non aver paura o tentennamenti (per questo non abbiamo abbastanza tempo) nel rincorrere l’orizzonte che mi prefiggo e questo nonostante i rischi che ne possono conseguire, un memento che incita alla vita piena e fissando il cielo e non un vivacchiare stanco e rassegnato in attesa di non si sa bene che…un sentito grazie di tutto Vittorio, ora tocca a noi, ognuno nella maniera e nel modo che ritiene più consoni ma…che non ci siano tentennamenti, non è il momento di aver paura. Ciao.

 

Marco.