Anche i votanti piangono (dopo, sempre dopo). Considerazioni inutili sulla pratica della delega

Certe cose non cambiano mai. Si avvicinano le elezioni e come ogni anno accanto alla retorica scontata del potere che chiede di essere legittimato nuovamente, aggiungerei nonostante tutto, si schierano i “genuini democratici” che trasversalmente ad ogni schieramento si appellano al buon senso delle persone: “Votate! E’ un diritto ed un dovere!”. Le motivazioni sono sempre più o meno le stesse…Ci dicono che è necessario votare per evitare che i “cattivi” -e ognuno individua i suoi- conquistino il potere e ci trascinino ancor più verso il baratro, aggiungendo che chi non vota, chi non esercita questo sacro diritto/Dovere, poi non dovrebbe lamentarsi per quello che accadrà dopo ebbene, ma di cosa stiamo parlando? Verrebbe da ridere se l’argomento non fosse sì serio. Premesso che all’interno della democrazia propriamente detta, così come ce la delineano politicanti e rappresentanti della mitologica “società civile”, anche il non voto dovrebbe essere una possibilità non vituperata, là dove il presunto votante non si sentisse rappresentato da nessuno schieramento e non volesse cedere alla tristezza del voto “contro” o o al pressappochismo superficiale e ridicolo del voto “al meno peggio”. Ma ovviamente il potere ha bisogno di essere avallato formalmente, ché di esserlo nella sostanza ha ben poco bisogno…

Che noia. Se avessi pazienza e voglia mi verrebbe da chiedere agli ultras del seggio quale governo di quale colore ha mai perorato le istanze dei sottopost…emh, cittadini; come mi verrebbe da chiedergli se la loro politica ha mai risolto alcunché di sostanziale (se non i capricci economici dei vari detentori del potere politico e delle lobbies economiche che dietro le bandiere di partito si nascondono).

Da che parte guardate quotidianamente? Che fine ha fatto il buon senso e la razionalità cui ci richiamate spesso, quando pensate che una crocetta ogni tot anni possa risolvere i nodi dello sfruttamento, dell’impoverimento, dell’alienazione? Pensate realmente che un voto possa assolvervi dall’impegno costante contro lo schifo che ci circonda? Pensate davvero di potervi assolvere, di poter scaricare la responsabilità dell’inazione demandando ogni quattro anni il vostro impegno a chi ha tutt’altro interesse rispetto a quello dichiarato di migliorare le condizioni d’esistenza degli individui? Da sempre ogni rivendicazione “vincente” lo è stata in base alla lotta diretta e non mediata che gli individui hanno deciso di portare avanti…se poi la politica ha ratificato beh, è stato solo per non perdere l’autorevolezza formale della quale la investite. La rappresentanza, la necessità della delega e dell’eterodirezione sono profezie che si autoavverano e che continueranno ad avverarsi finché deciderete di prestargli fede.

Ci accusate d’utopia. Grazie. Vi accusiamo di credulità criminale, di indifferenza, di essere complici dei vostri, nostri, carcerieri. Noi saremmo utopisti perché ci impegnamo in prima persona nella lotta contro lo sfruttamento diffuso e capillare, perché pensiamo che il convivere sarebbe ben migliore se tutti gli individui partecipassero fattivamente alla gestione dell’esistente, se crediamo e lottiamo perché nessuno possa esercitare il proprio imperio su nessuno, perché viviamo per respirare non una libertà (come ad esempio la libertà di poter scegliere chi stringerà i ceppi) ma la LIBERTA’ degli eguali.

Piuttosto voi, voi cosa sareste? Ditecelo! Voi che una volta ogni 4 anni siete chiamati a mettere una crocetta su una scheda, per poi tornare subito alla vostra indifferenza quotidiana, al vostro disimpegno, salvo poi gridare allo scandalo quando il politicante di turno, magari che avete votato, si scopre ladro o peggio…ma, mi direte, ci sono anche coloro che credendo nella “genuina pratica democratica”  si impegnano quotidianamente in comitati, gruppi d’opinione, petizioni, lettere di protesta…ok, mirabile abnegazione, ma per cosa? Quante petizioni sono rimaste lettera morta, quanti referendum traditi, quante istanze della società civile sono state cavalcate per interessi terzi da chi aveva promesso fedeltà alla “causa”? Ma quando il tradimento arriva, in sostanza, che fate? Che fine fa l’irrinunciabilità della causa quando l’arroganza del potere se ne frega delle vostre lamentele? Altra carta bollata…carta e rassegnazione, con la speranza che la prossima amministrazione, il prossimo governo, il prossimo capo popolo siano più ricettivi…da che parte sta l’utopia? Dalla parte di chi vuole salvarsi con le proprie mani o dalla parte di chi spera che le cose vengano risolte da chi non ha interesse a farlo, di più, da chi del problema fa parte? Pensateci un attimo senza preconcetti, riflettete, poi decidete pure di andare avanti così, ma sperate e lamentatevi a voce bassa.

mArco.