Georges Henein: Il canto dei violenti

Quando avremo infine vuotato del suo lardo l’ultimo borghese in piedi
Quando avremo lacerato come un sacco l’ultimo utero
Dove poté crescere l’odioso germe dei Superbi
Allora riporremo il pugnale nella guaina.
Quando avremo abbattuto come una fragile muraglia l’ultimo tempio vivente
E impiccato l’ultimo re con le budella dell’ultimo prete
Quando avremo piantato l’orifiamma vendicatrice sulle rovine vilipese
Allora metteremo a posto il piccone e lo spiedo.
Noi servitori – aratori – metalmeccanici, noi disoccupati
Nere vittime della miniera
E cupe prede dei porti
Noi la fame – la miseria – il malanno
Noi che veniamo assassinati
È ora di assassinare.
Lavoratori piegati da tutto il passato
Quelli che patiscono e senza spiegazioni!
A cui si rifiuta tutto
Tranne la galera e la morte
Lavoratori piegati dovete raddrizzarvi.
Sì noi siamo negatori e siamo eretici
A noi la violenza che distruggerà i nostri padroni!
Dopo il tempo in cui si diceva loro di sì
È il momento di dire loro merda!

Benjamin Péret e la sua poesia di Rivolta! (Surrealismo – Guerra Civile in Spagna ’36)

Benjamin Péret poeta incendiario DADA e poi anomalia della casta intellettuale surrealista, è stato anche un combattente rivoluzionario. Nell’agosto del 1936 il poeta lascia Parigi, dopo aver preso parte al primo manifesto surrealista (e precedentemente quello Dada), abbandona la penna per impugnare il fucile e prendere parte nella Rivoluzione Libertaria in Spagna, che è insorta contro il fascismo del dittatore Franco.

Palpitante e appasionato, l’opposto del militante politico calcolatore e marxista o dell’intellettuale mentecatto e piccolo borghese.. Péret è una mitragliatrice di parole inaudite, affamata di sbirri morti, una molotov incendiaria di convenzioni, volgare e blasfema e nello stesso tempo innocente come un gatto innamorato, barricata di ogni tipo di fondamentalismo e di ogni autorità..il dolce Benjamino aprì il fuoco sui preti, sui fascisti e sugli stalinisti, sulla mediocrità, sul qualunquismo e sulla rassegnazione.

L’insurrezione in Spagna del 19 luglio del 1936 contro il golpe franchista ha innescato un moto rivoluzionario che sconvolge tutta l’esistenza di migliaia e migliaia di uomini, che da inizio alla collettivizzazione e all’anarchia. Benjamino descrive la Spagna, in una lettera a Breton: “.. Se tu vedessi Barcellona com’è oggi ornata di barricate, decorata di chiese incendiate di cui non restano che le quattro mura, tu faresti come me, esulteresti. A barcellona non c’è più polizia..”.

Il 1936 è l’anno in cui Benjamino pubblica uno dei libri fondamentali della poesia surrealista. La raccolta “je ne mange pas di ce pain-là” (“Io non mangio di quel pane”, edita da GRATIS). Péret si scaglia con un odio feroce contro tutti i simboli e le istituzioni che legittimano e mantengono lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Péret non asservisce la propria opera ad un programma di partito e la sua critica e polemica non è in equilibrio sullo stile del dibattito democratico. Invece la sua poesia irrompe come un fiume in piena che travolge ogni tipo di lirica, ogni sua parola è brutale, radicale. E’ l’apice iconoclasta, è l’odio che vomita ogni tipo di arma affilata contro l’autorità e i preti, un fulmine che brucia secoli e secoli di sfruttamento.

“La legge Paul Boncour” è una poesia del libro citato sopra e recita così: ” Avanti cani smorti con il divertire le truppe e voi ragni con l’avvelenare il nemico/Il bollettino del giorno redatto da scimmie tabetiche annuncia il 22° corpo d’armata delle cimici è penetrato nelle linee nemiche senza colpo ferire/Durante la prossima guerra le monache sorveglieranno le trincee per la gioia dei raffermati e per farsi bucare l’ostia a furia di scopate/E i bambini con il biberon pisceranno petrolio sui bivacchi nemici/Per aver singhiozzato nelle fasce un eroe di soli tre mesi avrà le mani mozzate e la legion d’onore tatuata sulle chiappe/Tutti faranno la guerra uomini donne bambini vecchi cani maiali pulci maggiolini pomodori alborelle pernici e topi morti proprio tutti/Squadroni di cavalli selvaggi respingeranno a calci cannoni dell’avversario e in qualche punto la prima linea sarà sorvegliata dalle puzzole il cui odore trasportato da un vento propizio asfissierà interi reggimenti meglio d’un peto episcopale/Allora gli uomini che schiacciano senatori come cacca di cane guardandosi negli occhi rideranno come le montagne obbligheranno i preti ad ammazzare gli ultimi generali con le loro croci e a colpi di bandiere massacreranno i preti in un amen.

Dopo pochi mesi le cose incominciano a prendere una piega drammatica in Spagna. Nell’ottobre del’36 ha inizio il controllo stalinista delle milizie operaie: il 4 novembre , invalidando i loro stessi ideali (A) gli anarchici della CNT-FAI entrano con quattro ministri nel secondo governo centrale del socialista Caballero. Quindici giorni dopo, in circostanze misteriose, muore a Madrid il guerrigliero anarchico Buenaventura Durutti, figura di spicco dell’intero movimento libertario. Péret cessa ogni rapporto con il P.O.U.M., di cui ne aveva fatto parte all’arrivo in Spagna per passare alle file degli anarchici, i miliziani della colonna Durruti, arruolandosi così nella 1° compagnia del Battaglione “NESTOR MAKHNO”. Nel mentre tutto crolla, i franchisti ricevono massicci aiuti dai paesi nazi-fascisti. Le conquiste della rivoluzione vengono sabotate dai fascisti di Franco e dagli stalinisti che fanno da pompieri, fino allo scontro armi in pugno tra anarchici e stalinisti (i boia della rivoluzione). Quella che è stata autogestione e conquiste dell’umanità sparisce a mano a mano nella drammatica guerra civile (finale) e gli stalinisti e fascisti hanno la meglio. Péret scrive così: La rivoluzione ha dato prova a gli anarchici, tradendo le proprie teorie. Alcuni di loro (CNT-FAI) entrano a fare parte di un governo in parlamento a fianco dei ministri stalinisti, socialisti e liberali. Per non avere potuto sopprimere lo stato in generale, ci si sono associati. L’anarchismo non si riprenderà più da questo fallimento.

Péret è stato uno dei pochi surrealisti, se non l’unico, a partecipare alla guerra civile con le armi e con l’ anima. Benjamino ha impugnato il fucile ancora tra le coperte sonnolenti con gli occhi ancora coperti di sogni e ha sparato.

Il surrealismo parlava di lanciare il sogno in azione, di eliminare ciò che ci reprime, di gettare le maschere che i preti e la società borghese ci ha fatto indossare, di ritornare coscienti di noi stessi. Invece i surrealisti finirono nel mistificare il tutto. L’anti-ARTE del  DADA fini per diventare una  scuola d’estetica, il surrealismo fu assorbito in parte da sistema capitale e divenne pubblicità. Sterile del suo genuino contenuto, divenne folklore e segate da studiare a scuola. Marx e Freud furono inalzati sull’altare del papa Breton, mentre le rivolte morivano, gli intellettuali parlavano, scrivevano, s’ingrassavano. Tutto il mondo perdeva la magica poesia della rivolta per diventare capitolo della storia dell’arte e il surrealismo perdeva definitivamente tutta la sua componente rivoluzionaria.

Benjamino Péret ha incarnato l’aspetto più sanguigno e più vero del surrealismo e di tutta quella schiera di sognatori che non si è persa dietro i libri o dietro le cornici. Benjamino è stato un grande artista e un guerriero dell’opera rivoluzionaria emancipatrice e liberatoria.

E noi che ingiuriamo preti, dei e signori non possiamo che prenderne esempio e farne tesoro. Anche noi vogliamo che il sogno diventi azione e non semplice flautolenza mentale.

(dalla lettura di “Sparate sempre prima di strisciare” C. Mangone, NAUTILUS)

Fecciax e Clara (corretrice di bozze)

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Péret fotografato mentre insulta un prete.

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Scuola Dada

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Foto della Guerra civile in Spagna

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