Torino – G8 Rettori 24 poliziotti feriti, 2 arresti

fonte: julienews

Ventiquattro feriti tra le forze dell’ordine, due arresti e diverse
automobili danneggiate, questo il bilancio degli incidenti che si sono
verificati oggi a Torino, in occasione dell’University Summit 2009. Il
capoluogo piemontese ha visto scendere in piazza un corteo di circa
3mila studenti appartenenti alla “Rete contro il G8 – Onda Anomala”.

Uno dei poliziotti, durante gli scontri, ha riportato la doppia
frattura scomposta del setto nasale. Gli arrestati sono entrambi
italiani: si tratta del 26enne sassarese A.A.*, già noto alla Digos per
reati di violenza, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale in
concorso e denunciato in stato di arresto per porto di oggetti atti ad
offendere, e D.S.* torinese di 29 anni, anch’egli già noto alla Digos
locale, arrestato per detenzione e porto di materiale esplodente e
infiammabile (petardi e un contenitore con liquido infiammabile), un
bastone e un caschetto di protezione. Una terza persona, sempre
italiana, risulta indagata per resistenza e lesioni a pubblico
ufficiale in concorso.

Nelle prossime ore verrà esaminato tutto il materiale video –
fotografico per identificare gli altri manifestanti autori dei
disordini. Durante i controlli sono stati sequestrati numerosi oggetti
utilizzati, tra cui bastoni, mazze, grossi sassi, due piccozze, un
rudimentale ordigno, lo striscione che era in testa al corteo e che era
stato rivestito di plexiglass per trasformarlo in una sorta di scudo.

*[I nomi degli arrestati sono stati omessi in attesa di aggiornamenti]

Pistoia – Rifognazione, ovvero del poltronismo sfrontato…

Dunque siamo nuovamente vicini ad una nuova tornata elettorale, alle europee per essere precisi…
Non occorre ripetere per l’ennesima volta quale sia la nostra posizione sulle elezioni, ma una cosetta la vorremmo far notare…
Come sempre gli schieramenti sono i soliti, coalizione di centrodestra e coalizione di centrosinistra, con qualche lista solitaria a far da pendant.
Qui a Pistoia la coalizione di centrodestra rispecchia l’alleanza al governo, ovvero i neototalitaristi/inquinatori/affamatori del PDL ed i razzisti della lega, mentre l’altra lista, quella che teoricamente dovrebbe rappresentare un portato etico e culturale "altro" rispetto all’inquietante coalizione di destra, è formata dai neototalitaristi/inquinatori/affamatori del PD, dai poltronari di Rifognazione e dai lacché dei comunisti(?) italiani.
Poco c’è da dire su PDL e Lega, i cui rappresentanti meriterebbero una visitina di un Bresci qualsiasi, e lo stesso vale per i gerarchi del PD, ma due parole le spendo volentieri su rifognazione comunista(?), che da sempre si presenta come partito di governo e di movimento, e che poi nella pratica si dimostra solo un partito come tutti gli altri, attaccato alle poltroncine e poco interessato alle sorti della plebaglia che dice di voler rappresentare…ora poi ci mette pure una buona dose di sfacciata ipocrisia…
Brevemente: da anni molti di noi stanno lottando contro il mostro sanitario che è l’inceneritore di Montale; tra i militanti del presidio contro l’impianto di cancrovalorizzazione c’erano anche un tesserato di rifognazione che subì pesanti pressioni da parte della federazione provinciale del partito affinché abbandonasse la mobilitazione che metteva in difficoltà l’entrata in maggioranza a Montale di rifognazione…ebbene, il compagno stracciò la tessera di un partito che ufficialmente rimaneva ambiguo sul problema inceneritore, e sottobanco avversava pesantemente la lotta del presidio e dei suoi militanti, inviando anche alle assemblee (sempre aperte) degli "osservatori" a monitorare gli umori dell’assise…
poi la vita e le vicende politiche continuano, rifognazione rompe con il sindaco Razzoli, e comincia, ogni tanto, a mugugnare contro l’inceneritore (indispensabile fino a qualche mese prima).

Pochi giorni fa, il 23 Marzo, rifognazione rilascia questa dichiarazione a mezzo stampa, riguardo le analisi preoccupanti che riguardano l’impianto montalese:

"Il Prc toscano esprime forti dubbi sulla vicenda che riguarda la salute pubblica dei cittadini della Piana pistoiese, vicenda relativa all’incertezza sui fattori determinanti l’inquinamento da pcb riscontrato durante l’indagine epidemiologica svolta dall’Istituto zooprofilattico delle Toscana e del Lazio.
Grandi preoccupazioni erano da tempo state denunciate dai comitati contro l’inceneritore e presentate in consiglio comunale dal nostro gruppo consiliare, avvalorate anche dalla chiusura per inquinamento dell’ineceneritore di due anni fa e dai problemi ambientali che tale impianto presenta da tempo."

Che l’abbiano capita dunque? Non proprio…se rifognazione non compare nella coalizione che sostiene il sindaco uscente di Montale, l’assassino Piero Razzoli, alle comunali, è presente e sostiene attivamente la candidata del Pd alla presidenza della provincia di Pistoia Federica Fratoni, che si è detta inceneritorista convinta e che nel programma elettorale prevede la costruzione della terza linea del cancrovalorizzatore montalese…quindi di nuovo rifognazione tiene un piede in due scarpe e dimostra di essere più attenta alle poltrone che ai bisogni degli individui…e vogliamo ricordare che è la stessa rifognazione di cui fa parte l’infame Rosalia Billero, l’assessora alle politiche di tutela della salute, di protezione ed inclusione sociale, l’edilizia residenziale e cimiteriale, il decentramento e la partecipazione, che solo pochi giorni fa faceva portare via dai suoi uffici una famiglia marocchina rea di chiedere una sistemazione dignitosa…Questo il partito di governo e movimento…ma quale di quale movimento farebbe parte rifognazione!? Sabato a Firenze a fianco degli studenti manganellati dagli sbirri non c’erano, ci saranno a lottare contro i CPT/CIE? Sicuramente sappiano lor signori che ogni bandiera rifognarola sarà vissuta come una provocazione, per lo meno alle mobilitazioni contro il cancrovalorizzatore di montale. Non si può stare con il boia e sfilare con le vittime…Rifognaroli, carogne, tornate nelle fogne!
Quindi che fare? Semplice, per le elezioni non votare, vai al mare!

 

Evjenij Vasil’ev Bazarov

Perché vogliamo la distruzione dei centri di detenzione

Da Indy Toscana:

Questo è un volantino tratto dal giornale anarchico aperiodico "Non Fides", tradotto dal francese.
E’ stato distribuito in alcune città francesi e davanti al centro di Vincennes, centro di ritenzione ridotto in ceneri durante la rivolta dei prigionieri. Un centro di ritenzione (Centro di Ritenzione Amministrativa o CRA in francese, equivalente dei CPT Centri di Permanenza Temporanera- italiani) è una prigione per gli immigrati clandestini, dove essi possono essere chiusi ottanta giorni prima della loro espulsione. Ci sono state molte rivolte questi ultimi anni dentro a queste prigioni come all’’esterno. Ma anche una forte repressione per alcuni compagni anarchici che sono tutt’ora in prigione, alcuni dei quali sono accusati di terrorismo.

● Perché noi non ci battiamo per un miglioramento delle condizioni della detenzione.

● Perché una cella anche se climatizzata o in oro, in velluto o in seta resta comunque una cella.

● Perché la detenzione segue una retata arbitraria o precede un’espulsione anch’essa del tutto arbitraria.

● Perché arrestare in massa gli immigrati senza documenti ed espellerne un certo numero, significa inculcare la paura a tutti.

● Perché così come l’onesto immigrato non merita di essere rinchiuso non lo merita neanche l’immigrato malandrino.

● Perché noi siamo per l’abolizione di ogni frontiera e di ogni prigione.

● Perché così come lo stato può, per ragioni economiche, decidere di espellere 25000 persone all’anno, allo stesso modo l’imprenditore può decidere di licenziare 9000 dipendenti perché non sono più redditizi.

● Perché noi non riconosciamo la legge, nonostante ella ci riconosca.

● Perché la criminalizzazione degli immigrati conduce a quella di chiunque voglia vagabondare.

● Perché il controllo dei documenti è un pretesto per il KONTROLLO.

● Perché quando la libertà di un individuo viene derisa è la libertà di ognuno che viene messa in causa.

● Perché le misure messe in atto per l’arresto degli immigrati partecipano all’occupazione poliziesca dei nostri quartieri.

● Perché la paura di essere imprigionati permette il rilancio dello sfruttamento.

● Perché, apologia del cinismo, sono gli operai immigrati senza documenti che costruiscono le stesse prigioni alle quali sono predestinati.

● Perché oltre ai centri di retenzione è lo stato che noi vogliamo distruggere.

● Perché la chiusura dei centri di retenzione amministrativa viene domandata, e noi non vogliamo chiedere niente allo stato.

● Perché l’umanitarismo non risolve mai il problema di fondo, non fa altro che limitarsi alla superficie visibile del problema.

● Perché noi, che ne abbiamo, sogniamo di poter bruciare i nostri documenti con immenso entusiasmo.

● Perché!

Per Non Fides, giornale anarchico aperiodico de Francia.

http://www.non-fides.fr/spip.php?rubrique27

non-fides(at)riseup.net

PROCESSO BRUSWOOD: CROLLA PARTE CONSISTENTE DEL CASTELLO ACCUSATORIO

 
La terza udienza che si è svolta oggi in Corte d’Assise
a Terni, durante il processo che vede vittime 4 giovani spoletini che
hanno pagato fino ad un anno di carcere e custodia cautelare il prezzo
di questa che abbiamo sempre giudicato un teorema basato su
interpretazioni senza prova alcuna, ha visto aggiungersi clamorosi
colpi di scena, paradossalmente proprio dai testimoni dell’Accusa.

1.
Per quanto riguarda il capo B), l’incendio di un cantiere a Colle San
Tommaso, non possiamo non segnalare un notizia sorprendente, grave e
inattesa: il giornale Il Vicenza come prova non è mai esistito!
Ricordiamo che l’unico indizio a danno di Fabiani e Dinucci, accusati
di quell’episodio, è di essersi recati a Vicenza, insieme ad altri
centinaia di umbri e decine di spoletini, ad una manifestazione il 17
febbraio 2007 e che poi un quotidiano locale di Vicenza sarebbe stato
utilizzato per appiccare le fiamme un mese dopo (stupidi questi
terroristi!). Ora questo indizio del tutto irrilevante si è mostrato
per ciò che era: un’ invenzione. Già nella precedente udienza del 28
aprile uno dei carabinieri interrogati aveva dichiarato che il giornale
utilizzato era irriconoscibile in quanto quasi completamente combusto,
ma che successivamente qualche suo superiore aveva trovato fra le
pagine bruciacchiate un numero di telefono ricollegabile a quello della
redazione vicentina. Ora questo carabiniere non è stato ancora sentito,
le pagine bruciate non sono state mostrate, quel numero non è stato
fornito e nessuno dei difensori ha potuto controllarlo. Ma in ogni caso
ciò non dimostra nulla. Se prendiamo, ad esempio, il Corriere
dell’Umbria troviamo oltre al numero della redazione di Spoleto,
Foligno, Perugia, Terni, Orvieto, Città di Castello, anche quella di
Arezzo, Pisa, Livorno, Viterbo, Rieti… chi ci dice che quello fosse
davvero un giornale acquistato a Vicenza? In secondo luogo, chi ci dice
che fosse stato acquistato proprio il 17 febbraio? Per due anni è stato
scritto che il giornale vicentino era del 17 febbraio e che quel giorno
solo Fabiani e Dinucci erano a Vicenza (cosa evidentemente falsa dato
che c’erano 100mila persone, fra cui decine di spoletini). Ora
scopriamo che il giornale “probabilmente” era di Vicenza, ma le prove
di questa “probabilità” non sono state mostrate, ma soprattutto
scopriamo che non è vero che il giornale fosse del 17 febbraio e che
questo mostrerebbe le responsabilità degli imputati, ma al contrario
proprio perché i “principali sospettati” (in termini semplici: i
ragazzi predestinati alla parte dei colpevoli) erano a Vicenza il 17
allora è stato dedotto 8 con un ragionamento assolutamente apodittico)
che quel giornale altro non poteva essere che del 17.

Questa
notizia estremamente grave era già emersa durante la seconda udienza.
Oggi le cose si sono ulteriormente chiarite nella loro gravità: tutti i
testimoni dell’Accusa nel ricostruire l’episodio non hanno fatto cenno
a quel giornale, a nulla sono valsi i tentativi del PM di “cercare” le
risposte o di “ricordare” che mancava qualcosa, nessuno si è ricordato
di nulla. Di più, ognuno dei testi ha fornito dichiarazioni molto
diverse da quelle raccolte nell’immediato dai Carabinieri. Ancora di
più, i verbali redatti dai carabinieri sono praticamente identici tra
loro, cambia solo la firma che hanno fatto apporre ai testi sentiti
oggi. E’ evidente che non potevano ricordare, i carabinieri credendo in
un primo momento si trattasse di una stupidaggine (come tutti credono
ancora a Spoleto) e non di “terrorismo” probabilmente avranno fatto
firmare dei moduli scritti prima che non potevano corrispondere alle
dichiarazioni esatte!

2. Per quanto riguarda il capo D),
l’incendio dell’Ecomostro di via della Posterna, lo stesso dove i
Vigili del Fuoco hanno detto che probabilmente non è di origine dolosa
e lo stesso dove circa una decina di persone hanno visto Fabiani,
l’unico imputato per quel reato, dalla parte opposta di Spoleto, ebbene
è stato sentito un responsabile della ditta e ha dichiarato che il
danno era così lieve da non aver fatto nemmeno la denuncia!

3.
Per quanto riguarda la lettera ricevuta dalla Lorenzetti, in un primo
momento scomparsa, sembra sia stata ritrovata. Dobbiamo, a tal
proposito, rettificare alcuni articoli comparsi sui giornali secondo i
quali gli avvocati difensori si sarebbero opposti a fare gli esami su
quella busta. Non è assolutamente vero, i difensori sapendo di non
avere da temere nulla sono stati gli unici a chiedere che tali esami
venissero fatti, mentre il PM rispondeva, forse per prendere tempo e
cercare questa maledetta busta, che ciò era inutile perché essi
comunque erano negativi. Incredibile che alcuni giornali, fra questi la
pagina regionale del Corriere dell’Umbria, avessero dichiarato proprio
l’esatto contrario. Chi avesse capito male, siamo convinti oggi
correggerà il tiro, dato che è stata la stessa PM a ripetere per la
seconda volta in due udienze, che ogni esame (DNA, impronte, ecc) era
inutile perché lo avevano già fatto loro con esito negativo. Finalmente
la lettera è stata ritrovata, è stata mostrata e tutti hanno potuto
notare che vi fosse scritto un “8” e un altro “8”, questo può voler
dire solo una cosa, 8 agosto e non 17 agosto, come sostenuto dai ROS.
Quindi prima dell’intercettazione del 15, del “regalo” che Dinucci ha
dato a Fabiani, che per i ROS in codice voleva dire “pallottole”.
Fabiani l’8 ricordiamo era in Puglia.

Oggi è stata una giornata
molto importante per ristabilire la verità: 1) non c’era nessun
giornale di Vicenza presso Colle San Tommaso, 2) I danni all’Ecomostro,
che dalle documentazioni dei VVFF erano già emersi come probabile
conseguenza di un’autocombustione, erano anche talmente insignificanti
da non aver dato luogo neanche ad una denuncia, 3) nella lettera alla
Lorenzetti non ci sono le impronte e la busta che la conteneva insieme
a due pallottole è partita prima che queste pallottole venissero
consegnate secondo l’ipotesi accusatoria e quando uno degli imputati
era fuori regione.

C’e n’è abbastanza per scrivere la sesta
parte della Controinchiesta e soprattutto per capire come funziona la
ricerca dei “colpevoli” nella giustizia italiana.

14/04/2009
Comitato 23 ottobre
da www.umbrialeft.it/node/17904

Parma – Peppe libero!

Peppe,compagno arrestato in ottobre per l’azione alla caserma della
polizia locale di Parma (questione pestaggio Bonsu) è stato scarcerato
ieri sera e posto ai domiciliari,altre notizie verranno postate quando
sapremo che tipo di restrizioni gli sono state imposte.
Un saluto da chi ti ha sempre sostenuto…

Torino – Efficiente e bastardo Maroniano

da autistici.org/macerie

Una nuova modalità per le espulsioni dal Centro di corso Brunelleschi, una modalità che potremmo definire maroniana. Verifiche
di identità ridotte all’osso, voli diretti fatti un po’ a caso, e senza
tante menate. Quando ti abbiamo fermato per strada hai detto di essere
del Gabon? Bene, ti ci mandiamo di filato, tanto i consoli stanno zitti
e non si fanno grandi problemi. Se poi in realtà sei nigeriano e ti
ritrovi in un paese mai visto prima dove non conosci nessuno sono fatti
tuoi. Oppure, ancora, dici di essere scappato dalla guerra? Siamo
bravissimi a tapparci le orecchie, e a rimandartici a forza in mezzo
alla guerra. Il Centro deve macinare vite e storie, sempre più veloce.
Altrimenti il tritacarne delle espulsioni – in questi giorni di retate
continue in città – si inceppa e rischiamo di far viaggiare a vuoto le
camionette degli alpini.

Lo stesso meccanismo industriale dei rimpatri all’ingrosso fatti in
questi giorni in mezzo al Mediterraneo. Efficiente e bastardo, come il
Ministro che lo ha ordinato.

Ascolta l’intervista raccolta questa mattina da Radio Blackout: http://www.autistici.org/macerie/?p=15293

Intanto continua la solidarietà esterna. Come avete sentito, i
reclusi raccontano di aver visto e sentito fuochi d’artificio ieri
sera, oltre le gabbie, e urla di libertà dirette proprio a loro. Poco
dopo il racconto radiofonico, però, arriva la ritorsione. Poliziotti,
cani, scudi e manganelli circondano le gabbie. Niente violenza, per
carità: gli basta ringhiare, agli uomini del Ministro e perquisire le
gabbie una ad una.

Ancora una volta, in diretta su Radio Blackout: http://www.autistici.org/macerie/?p=15293

Dopo un po’, fuori onda, in un altro contatto con dentro, si capirà
cosa cercavano, i cani del Ministro: non fiutavano né droga né armi, ma
le famose pallette da tennis usate dagli antirazzisti solidali per fare
volare i messaggi dentro alle gabbie.

Palermo: laboratorio Z sotto sgombero

Giorno 22 Aprile. Al Laboratorio Zeta di Palermo e’ stata comunicata un’ingiunzione di sgombero.

Ma come si e’ arrivato a tutto questo? Facciamo il punto della situazione:


Lo
IACP (Istituto Autonomo Case Popolari) proprietario dell’immobile, di via Arrigo Boito 7 sede del Laboratorio Zeta, nel lontano 2002 emana un bando per l’assegnazione del locale.

Il bando viene vinto dall’
Associazione Aspasia che, venendo a conoscenza dello stato di occupazione denuncia alla magistratura lo IACP.

Qualche giorno fa e’ arrivato un provvedimento di condanna dello
IACP e la conseguente l’ingiunzione di sgombero.

Le operazioni si sono conclusa con la presa d’atto dell’impossibilita’ a procedere con lo sgombero, ma lo
IACP
si e’ impegnato a convocare un tavolo con tutte le parti coinvolte
rinviando lo sgombero al 22 Giugno, ma partire da tale atto il civico
di via
Boito 7 e’ sotto sfratto.

Per questo lo
Zeta
chiede l’aiuto di tutti attraverso una sottoscrizione contro lo
sgombero a cui hanno aderito gia’ migliaia di persone, non solo
palermitane.


Per aderire all’appello e inviare comunicati:
laboratoriozeta@yahoo.it

o sottoscrivi su
Kom-pa

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Di seguito il comunicato del Laboratorio Zeta:

Quella di Zeta e’ una storia
collettiva, che sta dentro i percorsi di democrazia partecipata e di
difesa dei diritti sociali che hanno segnato la nostra citta’ negli
ultimi dieci anni.


La storia del Laboratorio Zeta
e’ la storia di quanti in questi anni hanno condiviso, sostenuto e
accompagnato questo percorso politico, per un tratto breve o lungo, per
una sera o per anni interi contribuendo alla sua trasformazione.


Dal 20 marzo 2001, quello che era uno stabile abbandonato e’ stato
trasformato in uno spazio pubblico, divenendo laboratorio di
sperimentazione culturale e di partecipazione sociale e politica in
prima linea nelle lotte per il diritto alla casa, la difesa dei beni
comuni, i diritti dei migranti, la denuncia del sistema di potere
affaristico-politico-mafioso che governa la citta’.


In questi 8 anni abbiamo prodotto e ospitato laboratori e spettacoli
teatrali, presentazioni di libri e di video, concerti, rassegne
cinematografiche, seminari, dibattiti, mostre fotografiche e
pittoriche, corsi di informatica, corsi di italiano per stranieri,
ecc… E’ attiva una biblioteca con piu’ di 2000 volumi.


Dal marzo 2003 ha preso vita un’esperienza di cogestione abitativa.
Questa esperienza nasce dall’incontro con un gruppo di richiedenti
asilo sudanesi, insieme ai quali e’ stato intrapreso un percorso di
rivendicazione dei diritti dei migranti.


Lo Zeta
e’ cosi’ diventato un punto di riferimento, stabile o di passaggio, per
centinaia di migranti di ogni nazionalita’ che hanno collaborato alla
trasformazione e alla gestione degli spazi, sperimentando una forma di
accoglienza lontana da logiche paternalistiche ed assistenziali. In
quest’ottica nel 2006 abbiamo lanciato una campagna di solidarieta’,
che grazie ad una sottoscrizione popolare, ha consentito l’autorecupero
e la ristrutturazione degli spazi abitativi (bagni, lavanderia,
cucina).


Nell’assenza totale di politiche di accoglienza da parte dell’Amministrazione, lo Zeta
e’ l’unico spazio di accoglienza laico della citta’, ruolo
ipocritamente legittimato dalle stesse istituzioni che, pur non
riconoscendolo ufficialmente, lo hanno inserito nell’elenco dei servizi
agli immigrati presenti sul territorio.


Gli attacchi susseguitisi nell’ultimo anno ad esponenti del movimento e
al comitato di lotta per la casa sono segnali che vanno nella stessa
direzione, quella del tentativo di azzeramento dei conflitti sociali e
della normalizzazione di una città che e’ tutt’altro che normale.


Sono tutte questioni non tecnico-giuridiche, ma politiche e sociali.


Cio’ che e’ in gioco non e’ la destinazione d’uso di un posto, ma la quota di democrazia di una citta’.

Zetalab non si tocca

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E-mail:
laboratoriozeta@yahoo.it

Telefono: 3298862849


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Stati Uniti – I detenuti sottoposti alla privazione del sonno dalla Cia

11 maggio 2009
Stati Uniti – Oltre 25 presunti terroristi detenuti dalla Cia sono stati sottoposti alla privazione del sonno fino ad un massimo di undici giorni, durante la presidenza di George W. Bush. Lo rivela il Los Angeles Times citando rapporti del ministero della giustizia Usa resi noti per volontà del presidente Barack Obama il mese scorso.
La tecnica messa in campo dalla Cia all’indomani dell’11 settembre, ora proibita dalla nuova presidenza insieme con altri metodi di interrogatorio ritenuti eccessivamente violenti, prevedeva che il prigioniero fosse costretto a stare in piedi, con le caviglie bloccate e le mani ammanettate vicino al mento. Non aveva la possibilità di nutrirsi, scrive ancora il Los Angeles Times, ed era obbligato a fare i suoi bisogni in un pannolino.
Quando non riusciva più a stare in piedi, il detenuto veniva steso sul pavimento ma "con il corpo bloccato in una posizione così scomoda che era impossibile prendere sonno", rivela il rapporto del 10 maggio 2005 citato dal quotidiano. A un certo punto i funzionari della Cia furono autorizzati a tenere i prigionieri svegli anche per 11 giorni, periodo di tempo ridotto poi ad una settimana.
Secondo i rapporti, personale medico si trovava sul posto per evitare che i detenuti non fossero feriti, ma una ricerca della Croce Rossa del 2007 sui programmi della Cia ha rivelato che polsi e caviglie di chi era stato sottoposto a quel tipo di trattamento portavano le cicatrici delle catene. Dai memo emerge inoltre che i funzionari della Cia consideravano la privazione di sonno come una "fase iniziale" dell’interrogatorio, considerata meno dura dei metodi "correttivi" e "coercitivi". (ANSA)

Firenze – Rilanciamo la solidarietà

Il 21 Maggio si svolgerà
l’udienza preliminare per Daniele e Francesco, indagati nell’Operazione
Ardesia per 270 bis e rapina. Allo scadere dei termini di carcerazione
preventiva, la PM Giuseppina Mione ha deciso di non rischiare che
questi nostri due compagni, ormai in carcere da 2 anni, potessero
riassaporare la libertà e così ha fatto fissare solo per loro l’udienza
davanti al GUP, stralciando momentaneamente tutti e tutte le altre 11
compagni e compagne.

Inizia quindi un altro
capitolo di un operazione che ci ha portato via dei compagni e delle
compagne la cui determinazione e tenacia pur essendo incarcerati o
lontani in fuga per la libertà è un esempio contagioso per tutti e
tutte color che vogliono lottare con rabbia contro questa società e non
si sottomettono.

A Daniele, Francesco e
Leo sempre capaci di tenere la testa alta e lo sguardo rivolto ad un
orizzonte di libertà, va tutta la nostra complicità e solidarietà. La
loro lontananza si fa sentire ogni giorno di più, dal canto nostro
continueremo la strada intrapresa con loro diversi anni fa senza
incertezza, con il desiderio fortissimo di ritrovarli presto al nostro
fianco

Il tentativo di isolare
chi lotta, di abbassare il livello della contestazione ed aumentare il
livello dell’accettazione delle continue vessazioni, e di normalizzare
la soppressione della libertà diventa ogni giorno più evidente ma
numerosi continuano a nascere movimenti o individui che decidono di non
omologarsi e combattere.

Questo è il panorama che
abbiamo di fronte e noi non smetteremo di lottare e opporci,
consapevoli che ormai anche la solidarietà e la partecipazione alle
lotte siano diventate gli elementi da criminalizzare e da colpire da
parte dello Stato.

Il 21 Maggio vogliamo
esprimere solidarietà ai colpiti e colpite dell’Operazione Ardesia (in
cui vari compagni e compagne sono stati arrestati e posti sotto
indagine, con la motivazione, tra l’altro, di aver osato solidarizzare
con altri compagni inquisiti per 270 bis e aver portato avanti lotte
contro il rigassificatore di Livorno ) e a tutti e tutte coloro che
subiscono dinamiche repressive, quali articolo 1 , 270 bis,
sorveglianza speciale ed ogni altra privazione della propria libertà,
come è successo ai compagni dell’Operazione Tramonto, di Pietrasanta,
di Parma, di Bologna, di Ferrara e a molti e molte altre.

Ribadire solidarietà
attiva significa squarciare l’isolamento che vogliono creare intorno
alle lotte che si sviluppano contro questo sistema. Ma la lotta di uno
rimane la lotta di tutti e tutte

Libertà per Daniele e Francesco

Solidarietà e Vicinanza a Leo

Contro la Repressione, per la Rivolta

Per la giornata del 21
Maggio è prevista una mobilitazione in solidarietà a Daniele e
Francesco. Concentramento previsto per le 10 al mercato di S. Ambrogio
per volantinaggio itinerante

 

Anarchici e anarchiche di via del cuore Anarchici e Anarchiche di Villa Panico

Grecia – Attentati e attacchi a banca e compagnia elettrica

ATENE
– Una bomba ad alto potenziale e’ esplosa stamani davanti alla sede
della Eurobank alla periferia di Atene provocando gravi danni ma
nessuna vittima. Secondo fonti vicine agli inquirenti questi sarebbero
orientati a considerarlo un attentato del gruppo armato marxista Lotta
Rivoluzionaria.

L’attentato dinamitardo, con un ordigno da 20 kg di esplosivo,
compiuto da quattro uomini con elmetti su delle moto di grossa
cilindrata, era stato preannunciato con una telefonata ad un giornale,
ma senza alcuna rivendicazione.

Prima dell’avvertimento due agenti di polizia che si trovavano nei
pressi si sono trovati sotto la minaccia di pistole e non hanno potuto
che assistere inermi alla fuga dei sospetti, ma senza rendersi conto
che era stato posto un esplosivo detonato successivamente.

Attacchi incendiari, apparentemente attribuibili agli anarchici,
sono stati compiuti contro due edifici dell’Impresa elettrica statale
(Ppc) e contro due auto della stessa azienda parcheggiate davanti.