ucciso pacifista in israele

ucciso l ennesimo pacifista con una
cartuccia di lacrimogeno. è il 18 esimo pacifista assassinato. si
chiamava basem abu rahma alias phill (elefante in arabo). seguire il
linx per notizie in inglese

phil.jpg

Mein Freund Phill ist ermodet

Heute haben israelische Soldaten meinen Freund Basem Abu Rahma, bekannt
auch als Phill (Elefant auf Arabisch), in der wöchentlichen
Demonstration in Bil’in mit einem Tränengaskanister erschossen. Die
Soldaten haben der gleiche hochgeschwindige Tränengaskanister benutzt,
mit dem sie auch Tristan Anderson in Niallin vor einem Monat schwer
verletzt haben. Als er die Soldaten angeschrien hat dass sie mit der
Gewalt aufhören sollen, haben sie ihn, einige Meter enrfent an der
anderen Seite des Zaunes, mit dem Tränengaskanister direkt in Körper
angeschossen. Vom Loch dass der Kanister in seinem Oberkörper verursacht
hat, starb er nach einigen Minuten.

Ich kannte Phill persönlich und er war fast in jeder Demo in Bil’in
dabei. Er war immer sehr aktiv mit der Organisierung der Demonstrationen
und hatte immer Leute geholfen die in der Demo verletzt wurden, mir
auch.

Phill hat seinen Spitzname gekriegt weil er ganz gross war für Bil’in,
und wahrscheinlich auch weil er ganz stark gegen die militärische Gewalt
durchhalten konnte.

Phill war auch politisch aktiv mit Almubadare, eine linke Initative die
unbewaffenten Protest gegen die Besatzung organisiert.

Er ist jetzt der 18ten Tote, der im gemeinsamen unbewaffenten Widerstand
gegen die Mauer ermordert wurde, und der erste den ich persönlich kenne.
Er ist jetzt auch der erste "Shahid" von Bil’in, das Dorf, das zum
Symbol des Widerstandes geworden ist. Er ist aber nur einer in einer
lange Reihe von Menschen die durch die israelische Besatzungspolitik
ermordert. Dass diese Politik weitergehen darf, muss man sich auch bei
Deutschland bedanken, das mit Gelder und politischen Unterstützung die
Besatzung und den Krieg gegen die Zivilbevölkerung ermöglicht.

Für mehr Information auf English:
http://palsolidarity.org/

10, 100, 1000 Aziz

Aziz è un ragazzo marocchino che ha vissuto in Italia per molti anni.
Aziz è un compagno che abbiamo incontrato nella lotta.

Recluso nel Cpt (Cie) di via Corelli a Milano, ha voluto tenere la testa alta e ribellarsi;
ha saputo trovare forza e determinazione per non rassegnarsi alla prevaricazione di uno Stato razzista,
per far uscire la voce della sua rabbia e della sua protesta, per organizzare una lotta coi propri compagni di detenzione,
salendo sui tetti del lager in cui era recluso, resistendo ai pestaggi
polizieschi, attuando un determinato sciopero della fame e della sete.

Per chiunque l’abbia sentita, la sua voce strozzata [II],
che in diretta radiofonica con Radio Blackout urlava rabbia e
disperazione durante i pestaggi nel Cpt di Corelli, resterà per sempre
segno dell’intollerabile, l’intollerabile di questo sistema infame che
esclude, sfrutta e reprime.

Aziz doveva uscire da Corelli tra sette giorni.
Alle quattro del mattino i cani da guardia del sistema l’hanno prelevato dalla sua camerata, l’hanno privato del telefonino
l’hanno fatto deportare con un aereo Alitalia.

Prima di partire ci ha lasciato parole che rivendicavano, con
immutata forza, l’importanza della lotta contro questo sistema
concentrazionario, contro la matrice razzista di cui è espressione,
contro lo sfruttamento sociale che garantisce;
un sistema basato sul terrorismo statale, diffuso e quotidiano, fatto di minacce, soprusi e retate nei quartieri;
un sistema che ci vorrebbe tutti impauriti, silenti e rassegnati.

Le forze politiche e poliziesche di questo Stato militarizzato
hanno voluto privarci di un amico, di un compagno, di un complice. Ma
noi sappiamo che Aziz tornerà, quando e come vorrà, per ritrovare sua
moglie e sua figlia, alle quali va tutta la nostra solidarietà, ma
anche per riprendere, con altri dieci, cento, mille altri Aziz,
una guerra sociale per la giustizia e la libertà.

17 aprile 2009,
Comitato Antirazzista Milanese

Kalashnikov Collective, Milano

Girovagando per internet mi sono trovato sto blogghe molto interessante… è gestito da un comapgno anarchico di Milano, tra gli occupanti di Villa Vegan e membro dei Kalashnikov, anarcho-romantic-punx band (così si definiscono) milanese: oltre a poter scaricare tutta la loro disocgrafia, ci trovate decine e decine di album di band punk, hardcore, anarcho-folk, rap un po’ da tutto il mondo, in più anche molti eBooks liberamente scaricabili che trattano l’anarchismno in generale ma anche cultura vegan e antispecismo. SCARICATE E DIFFONDETE! (A)
 

[Firenze] 4gg. di autocostruzioni alla Riottosa

dal 30 aprile al 3 maggio 4 gg. in autocostruzione alla riottosa, galluzzo
(firenze)

no work no shop
(in alternativa al lavoro, non lavorare)

programma (circa)

giovedì 30. aprile
mattina (e poi perdurante finchè non la spunteremo): costruzione di una
caldaia a legna e del connesso impianto di riscaldamento ad acqua nel
gelido piano (e mezzo) superiore della riottosa.

venerdì 1. maggio
mattina: camminata riconoscimento/raccolta erbe officinali e mangerecce
nella campagna circostante la marcia città.
pomeriggio (e poi perdurante): costruzione del forno solare (anche detto
sorno folare o forno a macroonde) – come far cuocere un chilo di melanzane
mentre pensi ai cazzi tuoi.
sera: concerto? da definire coi gruppi che stan dandosi disponibili

sabato 2. maggio
dal mattino: erboristeria, scambio ricette e sperimentazioni pratiche
(creme tinture sciroppi)
sartoria, assalta la freebbox e smonta rimonta vestiti borsetti straccetti
senza ritegno
sera: concerto? da definire coi gruppi che stan…

domenica 3. maggio
pranzo: chiacchiere su – devastazione ambientale in toscana. punto della
situazione e prospettive.
– r/esistere 2009. costruendo la camminata montana (aggiornamenti in
arrivo).

il programma è in aggiornamento. per info lariottosa@insiberia.net

la 4gg. è "bellafica" (no denaro, solo partecipazione attiva, porta quel
che di te ti pare), vegana (quindi non portare la carnazza o derivati
animali), del tutto sprovvista di organizzazione ma piena di voglie
(mescola quel che vuoi, i tuoi progetti, idee, competenze). E ospitale: la
riottosa è minuscola, ma se vuoi porta la tenda, oppure staremo vicini
vicini…

Londra – Nuove sul morto al G20, non è un infarto.

G20 DI LONDRA
«Non è stato un infarto». L’autopsia sconfessa Scotland Yard
Jan Tomlinson è morto per emorragia addominale. Per la difesa è la
conferma che è stato ucciso dalla polizia
Paolo Gerbaudo
LONDRA
«Prima ci hanno detto che non c’era stato nessun contatto con la
polizia. Poi ci hanno detto che era morto per infarto. Adesso sappiamo
che è stato violentemente assalito da un agente ed è morto per
emorragia interna. Speriamo che un giorno sia finalmente possibile
ricostruire tutta la verità sulla morte di Ian».
La dichiarazione indignata della famiglia di Tomlinson riflette
l’incredulità e la rabbia di fronte alle bugie della polizia inglese,
dopo che il risultato della seconda autopsia ha gettato nuovo fango
sul blasone di Scotland Yard. Ian Tomlinson, il giornalaio della City,
deceduto durante le proteste contro il G20, nella sera del primo
aprile, è morto per «emorragia addominale» e non per cause naturali,
come sostenuto in un primo momento. Così per l’agente responsabile
della morte – che ieri è stato finalmente interrogato sulla vicenda,
ma di cui ancora non si conoscono le generalità – si fa sempre più
probabile l’accusa di omicidio preterintenzionale. Un reato per cui in
Inghilterra il massimo della pena è l’ergastolo.
I risultati del secondo esame post-mortem sono stati resi noti ad
oltre una settimana di distanza dalla nuova autopsia, a conferma
dell’imbarazzo che il caso sta creando alle forze dell’ordine
d’oltremanica. Nonostante il linguaggio anodino, dal documento
traspare un ribaltamento completo dei risultati del primo esame. Per
il dottor Nat Cary, incaricato della nuova verifica, nonostante il
cadavere di Ian Tomlinson mostri un indurimento delle arterie, il
decesso non è dovuto ad infarto ma ad «emorragia addominale», la cui
causa – si affretta a chiarire il comunicato – «non è ancora
accertata». Il documento svela pure come già nella prima autopsia –
condotta dal dottor Freddy Patel – fosse stata ravvisata «una
sostanziale presenza di sangue nella cavità addominale». Perché la
tesi dell’infarto allora? Un semplice errore o qualcosa di più?
Così in molti adesso si chiedono se la prima autopsia non sia stata
manipolata dalla polizia. Ad alimentare i sospetti è la scelta come
responsabile di un esame tanto delicato, di Freddy Patel, un dottore
che in passato era già finito sotto inchiesta. Nel 1999 Patel fu
multato dall’ordine dei medici dopo aver fatto trapelare dettagli
privati su Roger Sylvester, un trentenne nero, morto in circostanze
dubbie dopo essere stato fermato dalla polizia. Nel 2002 invece il
dottor Patel dichiarò come morte per cause naturali, quella di Sally
White una ragazza di 38 anni, rinvenuta dalla polizia nella camera da
letto del maniaco Anthony Hardy, che successivamente uccise altre due
ragazze. Una storia professionale discutibile che sembra ora destinata
a macchiarsi di nuovo.
Il risultato della seconda autopsia giunge a due settimana dal
decesso, dopo giorni durante i quali la versione sostenuta dalla
polizia è già stata contraddetta da filmati che mostravano Tomlinson
venire manganellato e cadere violentemente a terra dopo uno spintone
alle spalle. Negli ultimi giorni su Internet sono comparsi nuovi
filmati che forniscono ulteriori dettagli sulla morte di Tomlinson e
illustrano altri casi di violenza della polizia contro i manifestanti
durante le proteste attorno alla Banca d’Inghilterra. Mentre lo
scandalo sulla brutalità della polizia contro i manifestanti del G20
viene alimentato ogni giorno da nuove rivelazioni, nessuna conseguenza
ha toccato fino ad ora i vertici delle forze dell’ordine che hanno
coordinato la repressione delle proteste.

Benevento – Comunicato udienza processo vilipendio

Stamattina, venerdì 17 aprile 2009, si è svolta presso il Tribunale di
Benevento
la seconda udienza del processo che vede imputati cinque compagni per
il reato di “vilipendio delle forze armate”, riferito ad
un’iniziativa antimilitarista svoltasi il 4 novembre 2006, che finì –
lo ricordiamo – con 4 ore “ricreative” in caserma.
Il Tribunale, era per l’occasione zeppo di guardie e sgherani dello Stato
di ogni tipo. All’entrata era stato anche montato un metal detector per
controlli mirati. Per entrare, passando sotto le forche caudine, gli
imputati ed alcuni solidali, sono stati sottoposti ad una generica
perquisizione.
In aula erano presenti naturalmente carabinieri e Digos, chiamati a
testimoniare contro i compagni. Purtroppo gli “illustri signori” non
hanno potuto aprir bocca, in quanto l’avvocato della difesa, in fase
predibattimentale, ha esposto un vizio di forma nel procedimento. Sembra
che per il reato di vilipendio sia necessaria, per procedere con le
indagini, l’autorizzazione del Ministero di Grazia e Giustizia. Non solo
tale autorizzazione è assente dagli atti, ma latitante è anche la
richiesta stessa di tale atto.
Dopo un’affannosa quanto infruttuosa ricerca dell’atto nel faldone da
parte del PM, il giudice ha deciso il rinvio che dovrebbe dare il tempo
all’accusa di provare (probabilmente invano) a trovare l’autorizzazione
mancante.
Il prossimo appuntamento è quindi fissato al 5 Giugno.
Con le guardie a bocca asciutta e costrette ad un riso amaro, esprimiamo
ancora una volta solidarietà ai nostri compagni e fratelli.

CONTRO LA GUERRA E CHI LA PRODUCE


Gruppo Anarchico, “Senza Patria”, Benevento

Torino – Comunicato Velena Squat

fonte tuttosquat

Ieri sera, Giovedì 16 Aprile, è stato rioccupato il Velena Squat.

Il Gruppo di Occupanti è arrivato presso la palazzina dopo le 20:00
Appena
saliti sul tetto sono giunte sul posto un paio di volanti del 113. Dopo
pochi minuti è arrivata una macchina con a bordo alcuni agenti della
digos.
Intanto via sms e tramite Radio Blackout 105:250 FM i solidali che erano già sotto il Velena 
davano la notizia e  invitavano gli amici a raggiungerli.
Dopo le ore  22 si è svolta la cena BellaVita del Barocchio, che per l’occasione si è spostata alla nuova Rioccupazione.
Passate a trovare gli occupanti del Velena!
Tenetevi sempre in contatto tramite i siti di movimento per sapere le nuove iniziative.

Segue il Comunicato degli Occupanti :

Il Velena oggi risorge nonostante l’ennesimo sgombero attuato
per mettere a tacere la canea mediatica contro gli anarchici che come
sempre si perde in poche righe di carta straccia.
Valgono poco le
parole di Chiamparino sindaco per caso che già nel periodo pre-olimpico
dichiarava di avere mille progetti per rimpiazzare ogni casa occupata
con fantomatiche associazioni; forse non si accorge che oltre alle case
occupate (che non sono vuote ma vivono eccome!) di posti  abbandonati
ce n’è in abbondanza per le sue “proposte”Forse Chiampa pensava di
allestire un nuovo orto botanico nel quale coltivare diversi tipi di
muffe e funghi?
Già, perchè proprio questo sembrava la palazzina di Corso Chieri 19 quando è stata occupata la prima volta il 28 febbraio 2009.
Ma
si sa, uno sgombero è sempre un ottimo contentino per i cittadini
benpensanti e inebetiti dalla televisione e per chi, come loro,
preferisce lasciare una casa vuota cadere a pezzi piuttosto che vederla
nascere a nuova vita.
BUFFONI!
Ci fate solo ridere e noi ridiamo !! ah ah ah !!
Non
sarà uno sgombero a fermare la nostra voglia di fare e di proporre, e
occupare ci sembra nuovamente l’unico modo di concretizzare le nostre
idee per rilanciare l’autogestione liberi dalle costrizioni che la
società odierna ci impone, per mettere in pratica autocostruzione e
controinformazione.
Rinnoviamo l’invito a partecipare
all’occupazione e al suo svolgimento, molte sono state le iniziative e
altrettante ne verranno.
Non bastano i mattoni per murare le passioni!

I velenosi
VELENA RIOCCUPATO

PERQUISIZIONE ALL’ALBA NEL SARONNESE

PERQUISIZIONE ALL’ALBA NEL SARONNESE

Questa mattina (17/04) all’alba quattro carabinieri si sono
presentati a casa di un compagno, alla ricerca di (citiamo): "armi,
proiettili, materiale esplodente, missili e bombe". Questa
perquisizione è stata giustificata a detta dei militari dalla comparsa
avvenuta qualche giorno addietro di alcune scritte anarchiche e contro
i razzisti della Lega nei comuni del saronnese.

La perquisizione ha dato i suoi frutti: requisite quattro pericolose
bombolette spray di vario colore, oltre a numerosi fogli riempiti da
deliranti e sovversive frasi su Anassagora, Anassimandro e Talete,
contornati da scarabocchi inneggianti all’anarchia e al telos, evidenti
prove di eversivi progetti filosofici ai danni dello stato, partoriti
nelle lunghe ore di lezione… Il compagno è stato quindi avvisato
della prossima denuncia ai suoi danni per presunto danneggiamento, e
della prosecuzione delle indagini.

Questa perquisizione avviene dopo che nelle ultime settimane le
provocazioni sbirresche nei confronti del movimento saronnese si sono
susseguite in una escalation di repressione.

Un paio di settimane fa, verso mezzanotte, una volante dei
carabinieri appostata di fronte al TeLOS ha puntato il faro posizionato
sul tetto della macchina verso lo spazio, indirizzandolo verso ogni
movimento, per circa un quarto d’ora.

Qualche giorno dopo un’altra volante si è posizionata nello stesso
punto ad effettuare il controllo stradale, con l’evidente intento di
intimidire e controllare i movimenti intorno allo spazio…

La sera successiva due compagni che si stavano dirigendo al TeLOS
sono stati fermati e perquisiti per strada, senza nessun apparente
motivo, per essere poi portati in caserma e denunciati per possesso di
sostanze stupefacenti (qualche grammo di fumo).

Qualche mattina dopo sulla porta d’ingresso del TeLOS è stato
rimosso un foglio di divieto di accesso agli sbirri, e al suo posto è
apparsa una frase di insulti a Carlo Giuliani, poi canticchiata, in
presenza dei compagni la sera successiva in caserma, da un esaltato
brigadiere.

Quattro compagni difatti nella notte tra il 14 e il 15 sono stati
fermati nel centro di Saronno, con l’accusa di aver attacchinato nelle
vie saronnesi, e di aver imbrattato con la scritta "Assassini" la
vetrina di un negozio della catena di abbigliamento Max Mara, al centro
di una campagna nazionale di boicottaggio contro la vendita di pellicce.

I quattro sono stati fermati all’interno di una macchina e, sotto
minaccia di una pistola, fatti scendere dall’auto e violentemente
perquisiti, a suon di schiaffoni e insulti di basso livello. I quattro
sono stati poi sequestrati in caserma per 10 ore, mentre i compagni
accorsi all’esterno dell’infame stabile per portare solidarietà ai
fermati venivano minacciati e intimiditi da alcuni carabinieri esaltati
dalle gesta eroiche compiute qualche ora prima. Solo verso mezzogiorno
i ragazzi sono stati rilasciati, dopo la notifica delle denunce per
danneggiamento, resistenza a pubblico stronzo, e detenzione di canne…
di bambù atte ad offendere! Il tutto contornato da quattro multe per
non aver indossato le cinture di sicurezza nei sedili anteriori e
posteriori (?!).

Tutto ciò ad ennesima dimostrazione del fatto che l’Autorità, quando
si trova di fronte ad un movimento impossibile da imbrigliare,
controllare e far rientrare negli schemi della protesta folkloristica e
pseudoribelle, da loro costruita e preconfezionata, mostra la sua vera
natura di dittatura democratica, tesa alla costruzione di un pensiero
unico, dove ogni forma di vera opposizione deve essere cancellata non
solo nel suo manifestarsi ma anche nel suo essere pensata.

Le nostre vite sono l’opposizione che non potranno mai cancellare

Finchè esisteremo saremo la spina nel fianco del loro sistema presuntuosamente Perfetto e Giusto.

Rassegnazione è morte, silenzio è complicità.

TeLOS