Sempre più spesso si sente parlare di rifiuti, sia a livello regionale che a livello nazionale, presentando questi ultimi sia come un problema sanitario che come problema d’ordine pubblico, in riferimento alle mobilitazioni che da varie parti d’Italia si oppongono allo scempio ambientale delle discariche o alla costruzione di nuove armi di distruzione di massa –queste sì reali e di comprovata nocività- come gli inceneritori.
Il problema certo è ampio, e gli aspetti da affrontare sono molteplici ma cerchiamo di focalizzare qualche punto…
Un breve preambolo: da alcuni dati dell’OMS (organizzazione mondiale della sanità), in venti anni le percentuali di patologie legate al peggioramento delle condizioni ambientali sono aumentate del 25% negli individui adulti e del 33% nei bambini.
In Europa l’incidenza di nuovi casi di tumore nel giro di trent’anni (’70-’00) è aumentata di un punto percentuale annuo nella fascia giovanile che va da 0 a 14 anni, e di un 1,23% nella fascia da 0 a 19.
L’incenerimento come pratica criminale.
L’incenerimento di rifiuti indifferenziati viene effettuato ad altissime temperature, intorno ai 1200 gradi; bruciando a queste temperature la combustione libera nell’ambiente numerose sostanze nocive -ormai tristemente note grazie ai “fattacci” Campani- dei quali si sente sempre più spesso parlare in questi ultimi mesi, sto parlando di metalli pesanti come il piombo, che può provocare neoplasie e deficienze infantili (iperattività, deficienze di attenzione, autismo…); il cadmio, che anche in dosi basse (tra le altre cose) danneggia la capacita di riparazione del DNA da parte delle cellule; il mercurio, velenosissimo, che alle alte temperature sublima trasformandosi in metilmercurio che si accumula nei microrganismi dei quali per esempio si cibano i pesci dei quali si cibano i carnivori (almeno questo per me rischio scongiurato, essendo vegetariano), e concorre all’insorgenza dell’effetto serra poiché il suo incenerimento produce ossido d’azoto che è un precursore dell’azoto, ecc…; ma L’incenerimento dei rifiuti produce anche inquinanti organici come le diossine e gli idrocarburi policiclici.
Le diossine, certamente le vip delle sostanze inquinanti di cui si sente parlare, sono riconosciute dall’OMS come “cancerogeno certo”; gli impianti d’incenerimento da soli ne producono il 23% del totale immesso in atmosfera.
Le diossine sono particolarmente pericolose perché a differenza ad esempio dei succitati metalli pesanti, possono essere assunte tramite la catena alimentare poiché si sciolgono nei grassi; assunte dall’organismo si accumulano nell’adipe e l’accumulo di queste sostanze risulta essere nocivo poiché non esistono percentuali di diossine tollerabili dall’organismo animale, ciò vuol dire che una percentuale anche minima di questi veleni può portare con molta facilità all’insorgenza di patologie cancerose. Le diossine sono anche dette endocrine distructor poiché interferiscono sul sistema endocrino causando danni al sistema nervoso, a quello immunitario ed a quello riproduttivo; studi recenti hanno attestato che possono anche concorrere ad un‘alterazione del DNA influendo quindi sul patrimonio genetico.
Il pericolo diossine è anche correlato all’insorgenza dei linfomi (altri fattori d’insorgenza possono essere l’esposizione a pesticidi e concimi chimici).
L’incenerimento dei rifiuti produce anche “polveri sottili”, i famosi particolati, più alte sono le temperature e più fini risultano essere i particolati. La legge regolamenta solo le emissioni di pm 10, ovvero del particolato più “grosso”, non si occupa però delle emissioni delle polveri più sottili tra le quali le più pericolose risultano essere le pm 2,5, le pm 1 e le pm 0,1.
Si noti che i filtri applicabili agli impianti d’incenerimento esistono per le pm 10 ma ovviamente questi filtri sono inutili per quanto riguarda il particolato più sottile; nello specifico non esistono filtri che blocchino il pm 2,5 ed i particolati più fini.
La mortalità legata al particolati ultrafini -per i quali come detto non esistono filtri atti a bloccarne la fuoriuscita dai camini dei “termovalorizzatori”- aumenta, nelle zone attigue agli impianti, in percentuale dal 6 al 14% (secondo il tipo di patologia).
I articolati, se inalati non sono filtrati dalle zone alte del sistema respiratorio e giungono direttamente agli alveoli polmonari provocando una possibile infiammazione cronica delle vie respiratorie e, penetrando direttamente anche nei vasi sanguigni possono alterare in maniera significativa le cellule circolanti nel sangue (globuli rossi, bianchi…) provocando uno stato infiammatorio generale con, per esempio, un aumento del rischio trombotico.
E’ stato dimostrato anche che un accumulo di pm 2,5 può verificarsi anche nei tessuti cerebrali, ai quali giunge sempre per via respiratoria, concorrendo all’insorgenza ed all’aggravamento di varie malattie degenerative tra cui per esempio il morbo di Alzheimer; negli Stati Uniti l’insorgenza del la malattia è aumentata dal 1979 del 1200%.
L’OMS ha calcolato che grazie all’inquinamento da polveri sottili ogni italiano vede ridotta la propria aspettativa di vita di circa nove mesi.
Detto ciò si può tranquillamente affermare che non esistono impianti d’incenerimento sicuri, tanto più che un impianto come quello di Brescia, indicato dagli ultras inceneritoristi come esempio di ecocompatibilità, ha recentemente sforato i limiti d’emissioni consentite per legge…quella legge che comunque permette che si immettano nell’ambiente sostanze altamente nocive per gli organismi a vantaggio solo dei portafogli dei gestori degli impianti e delle lobbies che li appoggiano…senza contare di come poi le emissioni “tollerabili” vengano calcolate senza tener conto degli altri fattori inquinanti cui sono esposte le popolazioni come il traffico, grandi cicli produttivi ecc…che possono concorrere al peggioramento delle condizioni ambientali.
L’inceneritore come distruttore di materia
Un’altra simpatica leggenda metropolitana vuole gli inceneritori –ma chiamati più bucolicamente “termovalorizzatori”- san(t)i aggeggi distruttori del nostro surplus consumistico e produttori d’energia…quale invenzione! Peccato che per produrre un kilowat ora un inceneritore –io preferisco chiamarli ancora con il nome che più gli attiene- abbia bisogno di consumarne tre; senza contare che, il termodistruttore –forse nome che gli si addice ancora di più- non faccia altro che bruciare materia e, visto che l’energia presente nei prodotti della combustione (fumi, ceneri…) è pari alla quantità d’energia presente nei rifiuti all’inizio del processo di combustione, secondo il primo principio della termodinamica, la legge sulla conservazione dell’energia, e in forza della seconda legge della termodinamica o legge dell’entropia, quell’energia non è più disponibile per essere utilizzata; quindi il processo d’incenerimento risulta essere comunque un gravoso deficit energetico, nonché generatore d’entropia.
L’inceneritore come gallina dalle uova d’oro
Ma perché dunque invece di chiudere questi impianti di morte, ne vengono costruiti altri? Semplice, perché intorno al business rifiuti girano molti soldi, i soldi dei CIP 6 o certificati verdi, soldi che tra l’altro giungono direttamente dalla comunità europea…qualche anno fa (primo esecutivo Prodi se non sbaglio…) il governo continentale ha emanato una direttiva che chiedeva tra le altre cose ai governi nazionali di affrontare il problema energetico incentivando la produzione di energie rinnovabili; a questo fine l’Europa avrebbe provveduto a stanziare cospicui finanziamenti per gli impianti e le pratiche ecologicamente compatibili. Questa direttiva, recepita a livello nazionale ha subito una leggera ma definitiva modifica, aggiungendo accanto alla dicitura “energie rinnovabili”, quella più ambigua “e assimilabili”…si è poi precisato in seguito che a patto di “adeguamenti” agli impianti d’incenerimento i rifiuti sarebbero stati considerati energie rinnovabili…d’altra parte di mondezza ne produciamo a spron battuto…o no? Semplice intuire quanto quindi, in una società basata sulla sovrapproduzione ed il consumo, i rifiuti diventino appetibili.
Detto ciò si può ben vedere quanto sia necessario è stringente risolvere il problema dei rifiuti, sicuramente incentivando, per esempio, la raccolta differenziata “spinta” porta a porta ed innescando quelle pratiche di riciclo/riutilizzo dei rifiuti atte a perseguire come pratica l’allungamento del ciclo vitale delle merci, restituendogli un valore d’uso che al giorno d’oggi risulta essere totalmente subordinato al valore di mercato.
E’ logico come l’affrontare il problema dei rifiuti e proporre soluzioni che vadano nella direzione di un drastico abbattimento della loro produzione, vuol dire soprattutto mettere in discussione la forma stessa della società in cui ci troviamo a vivere, una società votata al consumo e tutta presa a produrre utile per l’utile; affrontare il problema rifiuti vuol dire affrontare il nodo del rovesciamento della produzione e della sua riorganizzazione in una forma che abbia come obbiettivo principe quello di soddisfare i bisogni reali degli individui.
Il presidio permanente “Giulio Maccacaro” contro l’inceneritore di Montale (PT)
Secondo noi è necessario partecipare attivamente a tutte le mobilitazioni che vedano impegnate le popolazioni, ancora più importante quando queste mobilitazioni dimostrino un’insofferenza, quando non proprio diffidenza, nei confronti del potere, tentando da parte nostra di incentivare quelle pratiche di autorganizzazione che come anarchici proponiamo da sempre. In quest’ottica da ormai sei mesi alcuni di noi partecipano attivamente alla vita del presidio permanente che dalla fine di Luglio sorge innanzi al termodistruttore di Montale, comune in provincia di Pistoia.
Quest’esperienza è interessante in quanto ci ha dato e ci dà la possibilità di un confronto diretto su teorie e pratiche che altrimenti riusciremmo difficilmente a condividere con non anarchici.
La strutturazione politica del presidio e totalmente orizzontale, non esistono né gerarchie né leaders, le decisioni vengono prese collegialmente in assemblea, e l’assemblea è l’organo sovrano riguardo organizzazione interna e iniziative dello stesso; ognuno al suo interno ha diritto a esprimere opinioni e proporre iniziative con il massimo della libertà possibile, ed ognuno da al presidio nella misura che ritiene più opportuna senza che per questo si venga a creare nessun tipo di discriminazione…In questi mesi sotto il nostro tendone sono passate centinaia di persone, si sono visti politici affamati di “bacini d’utenza” che se ne sono andati poi con la coda tra le gambe; sotto il nostro tendone sono state organizzate innumerevoli iniziative, da incontri con produttori di detersivi ecosostenibili a incontri sul precariato fino ad una serata con Andrea Papi con il quale abbiamo discusso di democrazia diretta, autorganizzazione ed autogestione.
Lo strumento presidio è anche importante anche per generalizzare quei saperi che altrimenti rimarrebbero rilegati a quelle sacche di competenza che il potere determina per ognuno di noi.
Certo, non tutto è rose e fiori, i problemi sono molti, non ultime le attenzioni dei cagnetti da guardia in divisa, ma comunque nessuno di noi è disposto a tirarsi indietro, se non quando l’inceneritore non sarà chiuso per sempre. Sempre e comunque contro ogni nocività.