Razzo16 (ovvero il papocchio nazista) arruolato nella PSICO-GUERRA contro L’africa.

Le prime dichiarazioni di papa Ratzinger nel suo viaggio africano hanno fornito immediatamente ai media l’occasione per dividere l’opinione pubblica mondiale sulla questione se sia giusto o meno distribuire preservativi agli Africani per consentirgli di difendersi dall’AIDS. Ne è venuta fuori un’immagine del continente africano ridotto ad un mendicante infetto, e, davanti al suo piattino proteso, l’Occidente si interroga gravemente sul dilemma se sia giusto o meno lasciarci cadere l’elemosina di un profilattico.
Secondo alcuni commentatori, Ratzinger aveva il diritto di sostenere il proprio ruolo di magistero spirituale e di sconsigliare l’uso del preservativo. Ma in questo modo si è spacciata per una questione di libertà di opinione, quello che costituiva in realtà un pretesto per identificare ancora una volta l’Africa con la presunta emergenza AIDS. Qualunque cosa si pensi sull’attendibilità scientifica dell’AIDS, sta di fatto che questo viene presentato come una sindrome da immuno-deficienza, che, come tale, si esprime con la vulnerabilità ad altre infezioni. Ora, come si stabilisce che il fatto di aver contratto determinate malattie sia dovuto o meno alla presenza del virus HIV? O, meglio ancora, chi lo stabilisce?
Forse le multinazionali farmaceutiche che, anche a detta dei missionari cattolici, attualmente usano l’Africa come continente-cavia per i loro esperimenti? Ma non è proprio il terrore dell’AIDS a conferire alle multinazionali la giustificazione del loro attuale strapotere?
Certo, c’è anche il giudizio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il cui grado di serietà ed indipendenza dalle multinazionali farmaceutiche, si è rivelato qualche anno fa, in occasione della emergenza mondiale dell’influenza aviaria, dimostratasi poi del tutto inconsistente.
Secondo la segnalazione di Medici Senza Frontiere e di missionari cattolici, proprio in un Paese che è stato tappa del viaggio africano di Ratzinger, in Camerun, la multinazionale farmaceutica americana Gilead Sciences ha da qualche tempo avviato la sperimentazione farmacologica su vasta scala sulla popolazione, spingendosi al punto da sconsigliare l’uso del preservativo per poter meglio valutare gli effetti di un suo prodotto.
Ciò che sta facendo la Gilead non costituisce di per sé una prova indiretta delle virtù salvifiche del preservativo, che potrebbero essere state enfatizzate da altre multinazionali che ne gestiscono la produzione. È inoltre accertato che la lotta all’AIDS consente alle multinazionali farmaceutiche di sperimentare comodamente gli effetti collaterali di farmaci che hanno tutt’altre finalità terapeutiche. Sta di fatto che la coincidenza delle dichiarazioni papali con le istruzioni della Gilead, avrebbe comunque dovuto preoccupare Ratzinger e spingerlo, quanto meno, a qualche precisazione a riguardo; ma così non è stato.
Secondo le dichiarazioni rilasciate nel suo viaggio, per Ratzinger, i problemi dell’Africa derivano esclusivamente dal tribalismo e dalla corruzione, mentre le multinazionali rappresentano presenze mistiche che non possono neppure essere nominate, figuriamoci criticate o sospettate. Su pressione di alcuni vescovi, Ratzinger ha dovuto inserire nei documenti di carattere interno almeno qualche vago riferimento all’azione negativa svolta in Africa da forze internazionali; ma nelle dichiarazioni pubbliche non ha dimostrato nessuna intenzione di discutere il potere delle multinazionali farmaceutiche e delle istituzioni sanitarie internazionali che le coprono, e neppure di avanzare dubbi sul loro alone di pretesa oggettività scientifica e sul carattere disinteressato della loro ingerenza in Africa.
Un’altra istituzione sovra-nazionale, il Fondo Monetario Internazionale, ha inoltre imposto ai Paesi africani sotto il suo controllo – cioè quasi tutti – la privatizzazione dell’acqua, ed anche questa privatizzazione preoccupa i missionari cattolici, di cui però Ratzinger ha ancora una volta ignorato le denunce.
Neppure il FMI ha a che vedere con i guai dell’Africa?
Dalla fine degli anni ’90, il FMI non concede più prestiti o deroghe sui debiti ai Paesi che non accettino di privatizzare l’acqua, ed anche un Paese ex-socialista come l’Angola ha dovuto sottostare al ricatto. Quando ha fatto tappa in Angola, Ratzinger non ha speso una parola su questa situazione.
Evidentemente la privatizzazione dell’acqua rischia sì di far morire di sete e malattie milioni di Africani, ma non mette a rischio le loro anime e, a quanto pare, neppure quelle dei membri del FMI.
La privatizzazione dell’acqua costituisce un processo mondiale ormai decennale, condotto nel quasi assoluto silenzio dei media, quindi se ne sa poco o nulla. Qualche anno fa, il presentatore Paolo Bonolis volle sostenere la propria nomea di cattolico impegnato, e, nella trasmissione RAI di “Domenica in”, dedicò uno spazio alla questione della privatizzazione dell’acqua nei Paesi del cosiddetto Terzo Mondo. Pochi giorni dopo quella trasmissione, lo stesso Paolo Bonolis fu oggetto di uno scandalo su quiz truccati, pilotato dalla trasmissione Mediaset “Striscia la Notizia”. Il messaggio intimidatorio evidentemente arrivò a segno, perché né Bonolis, né nessun altro, si è più occupato della questione dell’acqua; tanto che il 6 agosto 2008 il governo Berlusconi ha potuto a sua volta africanizzare l’Italia, decidendo di privatizzare l’acqua con l’articolo 23bis della Legge 133/2008, ciò senza che nessun organo di “informazione” riportasse il fatto. Solo martedì ultimo scorso il comico Maurizio Crozza ha fatto trapelare la notizia della privatizzazione dell’acqua in Italia durante la trasmissione “Ballarò”, perciò non è da escludere che vi sia già in preparazione qualche scandalo che lo coinvolga.
La privatizzazione dell’acqua provoca l’aumento proibitivo del suo prezzo ed il conseguente ricorso delle popolazioni assetate a fonti inquinate. Quali effetti degenerativi sta comportando tutto ciò sull’igiene in Africa?
Ratzinger ha ritenuto più igienico per sé ignorare la domanda; anzi, per mettersi del tutto al sicuro si è arruolato nella guerra psicologica che le multinazionali stanno conducendo contro l’Africa, in modo da spingere sull’acceleratore della loro aggressione coloniale.

SE NON SI ARRIVA ALLA FINE DEL MESE LA COLPA E’ DEI PADRONI E NON DEGLI IMMIGRATI

Ronde, militari nelle strade, impronte ai figli degli zingari, schedature dei senza tetto, lager in cui rinchiudere gli immigrati, aggravanti penali per chi non è in regola, cure mediche negate ai clandestini, “classi ghetto” per gli alunni stranieri…

Di fronte al razzismo dilagante e a proposte sconcertanti provenienti dalla destra e dai leghisti, come l’esclusione degli stranieri dalle case popolari e dai posti di lavoro per fronteggiare la crisi, sentiamo l’esigenza di affermare alcuni punti fermi, alcune verità inconfutabili ma purtroppo ignorate: 1) nel mondo il 10% dei privilegiati detiene il 90% delle ricchezze; 2) l’inquinamento, la guerra, la deforestazione, l’espulsione dei contadini dalle campagne usurpate dalle multinazionali stanno producendo una drastica diminuzione dei generi alimentari e aumento dei prezzi affamando e assetando milioni di persone nel mondo (ed oggi cominciamo a sentirli anche noi i rincari!); 3) solo nella “ricca” Italia il 10% dei ricchi detiene il 50 % della ricchezza, mentre fino a 10 anni fa essi ne detenevano il 40% e questo significa che quando la crisi non c’era c’è stato chi si è arricchito moltissimo, mentre ora a banchieri e padroni continuano a dare soldi mentre tagliano pensioni, ospedali, scuole, università e lasciano a casa solo nel pubblico impiego ben 600 mila precari!

Di fronte a tutto ciò, dare la colpa agli stranieri e distrarre la giusta rabbia popolare contro i diversi è un’operazione vergognosa a cui sentiamo il bisogno di rispondere. Invece di dare la caccia agli stranieri le ronde facciamole dentro le banche che ci stanno rapinando da anni con i loro mutui da strozzini, che cominciano con rate basse e poi crescono fino a distruggere la vita ai malcapitati di turno. Ogni volta che le borse precipitano i governi utilizzano centinaia di miliardi per rialzare i listini o per limitare le perdite, soldi regalati a chi ci ha sbattuto fuori da casa, a chi ci ha pignorato la macchina, a chi ci deruba ogni mese con rate altissime.

Il governo, invece che restituire i guadagni miliardari di banchieri e imprenditori degli ultimi anni, se la prende con i più poveri, con gli emarginati e con i diversi. Un essere umano che oltrepassa una linea immaginaria chiamata “confine” senza documenti in regola oggi viene imprigionato in dei lager senza processo, ne avvocati, ne reati a cui deve rispondere, se non quello di essere nato nel posto sbagliato della Terra, e poi rispediti oltre la frontiera.

UNIAMOCI TUTTI CONTRO IL RAZZISMO

LA CRISI LA PAGHINO I PADRONI!

NESSUN EURO PER BANCHIERI, IMPRENDITORI E INDUSTRIALI! NESSUN SACRIFICIO PER COSTRUIRE NUOVE CARCERI, PER INVADERE MILITARMENTE LE CITTA’ E PER OPERE FARAONICHE INUTILI E DANNOSE PER L’AMBIENTE!

PIU’ RISORSE PER SCUOLE, UNIVERSITA’, CASE POPOLARI, OSPEDALI E PRECARI

Comitato antirazzista di Spoleto

Comitato studenti e precari in lotta

Firenze – Venerdì 27 marzo ore 18.30 * Presentazione del libro “Per un nuovo umanesimo anarchico” di Andrea Papi

L’anarchismo non merita la condizione di marginalità
politica in cui da decenni sembra relegato. Dal dopoguerra, subito dopo
una fugace fiammata in cui era apparso un importante centro
d’interesse, il movimento anarchico soffre di frammentazione, di una
capacità progettuale inadeguata e spesso carente e
di grosse difficoltà a far parte del dibattito politico generale. Sono
sempre più convinto che abbia bisogno di evolversi in una vera e
propria metamorfosi in grado di affrontare e contrastare efficacemente
la capacità dei sistemi di potere di adattarsi per emarginare inglobare
e gestire le nostre vite. Al contempo intravedo con convinzione e
chiarezza che l’anarchismo sia potenzialmente suscettibile di una
rinascita sorprendente. I presupposti su cui si fonda e che continuano
a dare senso al suo esserci trovano conferme costanti. Paradossalmente
ne sanciscono una straordinaria possibile nuova vitalità. Ha solo
bisogno di trovare gli stimoli e le motivazioni indispensabili per
riuscire a prender la forma magna che gli spetta. (A.P.)

 

VENERDI’ 27 MARZO, Circolo Anarchico di via dei Conciatori 2r
Presentazione del libro
PER UN NUOVO UMANESIMO ANARCHICO
di ANDREA PAPI

Edizioni ZERO IN CONDOTTA

 

 


Ore 18:30
Presentazione del libro con l’autore
Ore 20:30
Cena, chiacchiere……

Pisa – Volantinaggio/presidio in solidarietà con le popolazioni palestinesi

Ecco la prima delle iniziative in solidarietà alla lotta del popolo palestinese che terremo in collaborazione con alcuni compagni di Pisa/Volterra e che si svolgeranno tra Pisa e Pistoia:
 
SABATO 28 MARZO A PISA BORGO STRETTO ANGOLO CON PIAZZA VETTOVAGLIE dalle ore 16 alle ore 20 PRESIDIO/VOLANTINAGGIO PER IL BOICOTTAGGIO DELLE MERCI ISRAELIANE
IN SOLIDARIETA’ CON LE POPOLAZIONI PALESTINESI.

STOP APARTHEID! STOP GENOCIDIO!
 
KRONSTADT GRUPPO ANARCHICO TOSCANO E ANARCHICI PISTOIESI

Bologna – Merda all’hotel che ospiterà Fiamma Tricolore

Bologna, 25 mar. (Adnkronos) –
”Azione intimidatoria questa notte ai danni dei gestori dell’Hotel
Europa, dove domani alle ore 18,00 la lista Destra per Bologna – Fiamma
presentera’ il proprio programma”. Lo denuncia Alessandro Vigliani,
responsabile di Casapound Bologna, spiegando che questa notte ”una
decina di persone con il volto travisato sono entrate nell’albergo e
hanno lanciato sacchetti con escrementi”. Secondo l’esponente di Cpi
si tratta di un gesto che rientra ”nel tetro clima da anni ’70 che i
soliti ignoti, in verita’ ben noti, loschi figuri stanno cercando di
ricostruire a Bologna”.

Grecia – Nuovi attacchi a banche e imprese di Atene

onte: swissinfo.ch – 25/03/09

ATENE – Quattro nuovi attentati dinamitardi contro banche e imprese
sono stati compiuti oggi ad Atene. Solo danni e nessuna vittima. Una
sede della Piraeus Bank, nel centro della città, e della Proton Bank,
alla periferia, sono state attaccate nelle prime ore di stamane da
sconosciuti con ordigni incendiari, secondo quanto informa l’agenzia
Ana, causando danni non gravi.

Attentati dello stesso tipo, che solitamente vengono attribuiti agli
anarchici, sono avvenuti da parte di un gruppo di sette persone contro
un’impresa di servizi telefonici, la Phone Market e un’agenzia di
consulting, la Exclusive, provocando pesantidanni, in un sobborgo
settentrionale della città.

Torino – Comunicato sullo sgombero del Velena

…alle 6 del mattino è iniziato lo sgombero del Velena squat…

Oggi 25 Marzo 2009, alle 6 del mattino è iniziato lo sgombero del Velena squat, in c.so Chieri 19 a Torino.
Gli
occupanti si sono arroccati sul tetto e sono scesi solo dopo alcune
ore. 8 denunce per danneggiamento e occupazione, volantini e attrezzi
da lavoro sequestrati.

Un nuovo attacco armato dello stato contro la pratica
dell’autogestione e dell’azione diretta di riappropriazione del
patrimonio comune sequestrato e abbandonato dall’autorità locale, in
nome della speculazione (l’edificio è stato messo all’asta – invenduto
–  dal comune).

Questo avviene mentre il prefetto Padoin dichiara "inutili gli
sgomberi se non c’è un piano. Bisogna sapere come usare le case
occupate". Ma il piano è chiaro: repressione di ogni percorso diverso
da quello imposto.

La sinistra istituzionale suggerisce i centri sociali buoni da
salvare (comunisti) e quelli cattivi da sgomberare: gli squat degli
anarchici. Il podestà Chiamparino sottoscrive subito lo sgombero. Il
tardo-fascista Ghiglia come un disco incantato, ripete sempre lo stesso
motivetto "sgomberiamo tutto e tutti".

Morale. Scontri fra immigrati e polizia: sgomberiamo uno squat. Il Cambio si riempie di merda: sgomberiamo uno squat.

Si rivelano così quali sono le esperienze ed i valori che il potere vuole distruggere.

Per loro ed il loro apparato mediatico, qualunque pretesto è buono.

Come annunciato, porteremo in centro le nostre iniziative.

Cena Bellavita del Barocchio squat. p.zza
Carlo Alberto ore 20.30 "nè carne nè pesce".

porta da bere, da friggere e
grigliare carne pesce e verdura.

Solidarietà agli sgomberati del Velena.

La casa è di chi l’abita!

400 sfratti  in una città come Pistoia fanno scalpore…e ci mancherebbe! 400 famiglie che si ritroveranno senza casa non sono uno scherzo e danno la misura di quello che la “crisi” significherà di qui ai prossimi anni, povertà diffusa (quella povertà che molti avevano dimenticato), emergenza abitativa, aumento del divario di reddito fra ricchi e poveri…

Il governo, nelle veci di B.S. chiede agli italiani di lavorare di più, affermando, in pratica che per l’ennesima volta i lavoratori dovrebbero accollarsi i costi di una crisi nata tutta in seno alle dinamiche del capitalismo neoliberista e che ora si tenta di scaricare sulle spalle di chi di beghe ne ha già molte…insomma i padroni sempre al caldo e gli altri curvi a sgobbare

Intanto qui in città l’arci ed il sunia, annusando l’aria, propongono affitti a canone sostenibile da offrire attraverso la creazione di un’immobiliare sociale…

Dunque a fronte di una crisi generalizzata, che in futuro sicuramente si aggraverà, si continuano a dare soluzioni che rientrano, comunque, nell’impianto economico/sociale vigente, quello che crea disparità, che valuta solo in base al portafoglio –più o meno gonfio- e alle possibilità di monetizzare la propria esistenza…

Ma affitti calmierati, mutui sociali e cose del genere sono insufficienti a rispondere alle esigenze che si stanno venendo a creare non solo in città e non solo in Italia, e allora che fare?

Momenti eccezionali richiedono misure eccezionali diceva qualcuno, ebbene una vecchia canzone Anarchica diceva “la casa è di chi l’abita, il vile è chi lo ignora…”, ribadendo l’evidenza che uno spazio è di chi lo vive finché decide di viverlo, cosa che sembrerebbe ovvia ma che cozza pesantemente con il sacro dogma della proprietà privata…ma ci chiediamo, in un momento in cui si montano castelli di questioni morali su qualsiasi argomento, perché nessuno denuncia la vergogna che qualcuno possegga 4, 5 case mentre altre persone non hanno nemmeno un tetto sotto il quale ripararsi?

In numerose zone del paese in tanti –e stiamo parlando di famiglie normali, non di “pericolosi” squatters- hanno rifiutato, una volta sfrattati, di abbandonare LE PROPRIE case, e questo è più che legittimo, soprattutto se non si ha un posto dove andare; altri hanno deciso di occupare direttamente stabili a scopo abitativo (Firenze, Roma, Milano…); altri ancora hanno deciso di occupare e autorecuperare piccoli borghi montani (è il caso di Campanara, vicino a Firenze); tutte esperienze che affrontano radicalmente il problema abitativo e le speculazioni che lo accompagnano (a Firenze per esempio esistono un’enormità di abitazioni sfitte, e questo semplicemente per tenere alto e controllare più facilmente il valore degli affitti).

Tutte queste esperienze però sono sotto attacco da parte di amministrazioni comunali, provinciali e potere centrale, che evidentemente se a parole si dicono dalla parte dei “meno fortunati”, in realtà tendono a tutelare in prima battuta gli interessi dell’iniziativa privata (anche se questa va a discapito della collettività) ed in seconda la propria autorità, che non tollera che si possa agire al di fuori del proprio beneplacito assenso…ci sono le regole ci dicono…noi rispondiamo: queste regole che permettono l’omicidio sui posti di lavoro, che tolgono un tetto a chi non può permetterselo, che permettono a pochi di ingrassare alle spalle dei più, che reprimono dissenso e sogni…vanno combattute.

Utopisti, dissociati dalla realtà, ingenui, questi alcuni degli aggettivi che ci scagliano contro, ma chi è più ingenuo, chi crede che questa società e questa economia possano essere ristrutturate in maniera dignitosa per tutti o chi pensa che si debba rinnovare completamente un sistema al collasso? Quando delle scarpe sono vecchie e bucate, nonostante tutto vanno cambiate, e queste scarpe sono la nostra società, che vogliamo fare, continuare a subire inermi per l’opulenza di pochi o prendere in mano il nostro destino? Non è obbligo ribellarsi, ma almeno poi non ci lamentiamo…

Riprendiamoci le case, prendiamoci tutto!
Per l’autorganizzazione, per l’autogestione, verso l’Anarchia!

Bologna: Nuova occupazione in zona universitaria

da zic.it:

Alle 10 di questa mattina alcuni studenti e ricercatori, che in questi
mesi hanno portato avanti percorsi di autoformazione e di costruzione
dal basso di una nuova università, hanno liberato uno stabile in via
Capo di Lucca al numero 30. L’immobile posto su due piani è di
proprietà dell’università e da anni in disuso. Bartledy, apre le porte
in piena zona universitaria con numerosi progetti e iniziative.
Seguiranno aggiornamenti.

25 marzo 2009

 

bartleby Oggi mercoledì 25 marzo 2009 alle ore 10.00 nel centro di Bologna
precari, studenti e ricercatori universitari hanno dato vita
all’occupazione di uno spazio di proprietà dell’alma mater studiorum.

Bartleby è un nuovo spazio occupato in via Capo di Lucca 30.

Il progetto Bartleby spazio occupato nasce dal movimento dell’Onda,
ne condivide il linguaggio e le pratiche ed è il desiderio di
riportare, ampliare e far vivere le progettualità e i laboratori di
produzione autonoma di saperi, i seminari di autoformazione e la
rivendicazione di reddito, in ambito metropolitano.

Bartleby è il tentativo di chiudere definitivamente con l’era
Cofferati, di far uscire l’università dal suo miope autismo, di
ripensare Bologna a partire da chi la abita, la vive, la rende ricca
ogni giorno.

Come l’Onda, Bartleby è una sperimentazione, una forma nuova di
occupazione: un atelier in cui aprire un cantiere di ricerca, di
riflessione e di connessione sulla produzione artistica in questa città
con tutti quei soggetti che hanno attraversato il movimento di questi
mesi, dagli orchestrali del comunale agli artisti e scrittori
bolognesi, a tutti i ragazzi e le ragazze che provano con difficoltà ad
esprimersi in una Bologna che troppe volte non li riconosce come parte
viva e produttiva della città.

Bartleby è uno spazio in cui connettere tutti quei soggetti che non
vogliono pagare la crisi, che reclamano l’erogazione di reddito diretto
e indiretto, che si battono per un nuovo welfare.

Azioni comunicative si stanno già svolgendo in tutta la zona
universitaria per informare gli studenti e le studentesse e invitare
tutti e tutte all’assemblea pubblica che si terrà alle 17:00 in via
Capo di Lucca 30, durante la quale sarà presentato il progetto Bartebly.

BARTLEBY OCCUPATO – QUI LA CRISI NON SI PAGA!

 

qui la crisi non si paga