anarchicipistoiesi

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Afghanistan, contadino ucciso a Farah: sul blindato che ha sparato c’era scritto ‘Italia’

 
La conferma arriva dagli abitanti del villaggio di Pusht-e-Rod: “Ne siamo certi”

Fonti della nota associazione femminista afgana Rawa (Revolutionary Association of the Women of Afghanistan), contattate da PeaceReporter,
hanno confermato che erano italiani, non statunitensi, i soldati che lo
scorso 16 maggio hanno ucciso un contadino afgano di trent’anni, Abdul
Manan, nella provincia di Farah, nel villaggio di Pusht-e-Rod.
“Abbiamo nuovamente contattato gli abitanti del villaggio – ci scrive Rawa –
e ci hanno detto che sul blindato da cui hanno sparato al contadino
c’era scritto ‘Italia’ in caratteri persiani. Ne sono sicuri”.

Già
nei giorni scorsi, la stessa associazione aveva diffuso la notizia
dell’uccisione di Abdul Manan riportando che, secondo i residenti del
suo villaggio, a sparare erano stati soldati italiani. “La sera del 16
maggio – scriveva Rawa – Abdul Manan stava lavorando nel suo
campo quando truppe straniere gli hanno sparato e lo hanno ucciso
usando un’arma che gli ha provocato gravi ustioni sul volto e sul
corpo. Anche se la nazionalità dei militari non è stata resa nota, la
gente del posto dice che erano italiani. Il giorno dopo, gente del
villaggio ha portato il cadavere davanti all’ufficio del governatore di
Farah per protestare e per chiedere giustizia. Il governatore non ha
voluto riceverli e loro, infuriati, hanno provato a fare irruzione
nell’edificio. La polizia li ha respinti sparando in aria e così sono
tornati al villaggio con il cadavere”.
L’agenzia di stampa afgana Quqnoos lo
scorso 19 maggio aveva riportato la notizia di un contadino ucciso
nello stesso distretto, ma da soldati statunitensi. Si tratta
certamente dello stesso fatto, poiché anche in quel caso si parlava di
proteste davanti all’ufficio del governatore e di pesanti ustioni sul
cadavere che, secondo l’agenzia afgana, erano state provocate da una
granata lanciata dai soldati stranieri sul corpo del contadino dopo
avergli sparato.

Stanno sgomberando Campanara!

le notizie sono molto confuse ma sembra che stiano sgomberando la storica comune di campanara nei pressi di palazzuolo

si
invita chunque a portare solidarietà e a contribuire a far girare
informazioni più dettagliate, per ora sembra che i ragazzi siano sul
tetto per evitare lo sgombero….

fonte contrastohc.com

" In questo momento Campanara è sotto sgombero e i ragazzi stanno resistendo sui tetti delle case.
Chiunque possa mobilitarsi e portare sostegno…
Un abbraccio solidale e resistente ai ragazzi di Campanara "


fonte indymedia roma

è attualmente in corso lo sgombero del "Casone", uno dei casolari
occupati nella Valle di Campanara (Palazzuolo sul Senio, provincia di
Firenze). L’edificio è circondato da una ventina di poliziotti,
intenzionati ad evacuarlo e transennarlo, mentre 3 compagni sono saliti
sul tetto e altri 10 sono rimasti a terra.

 

Torino – Non preoccupatevi, siamo solo “quattro ciucchi”

Mentre
AN sta cercando di stabilire quanto siano “realmente pericolosi” gli
anarchici, stasera siamo qui in piazza per farci vedere in faccia e
dimostrarvelo.

Siamo così pericolosi da far convocare da Chiamparino un vertice sulla sicurezza con l’aiuto di papi Maroni.

In
questa riunione di grandi menti Agostino Ghiglia (AN) spicca per
astuzia indicando come elemento preoccupante il fatto che “il fenomeno
dell’anarchia abbia collegamenti nazionali e non solo”.

Grande intuizione, peccato che i confini siano limitazioni mentali di cui non abbiamo bisogno.

Successivamente
– dopo quattro chiacchiere su come spartirsi la torta dopo le elezioni
– sulla mappa di Torino vengono segnati alcuni obiettivi:

la sede di radio Blackout, da cui partono proclami sovversivi e musica blasfema.

l’Asilo di via Alessandria, destinato ad una associazione di migranti che pare non si sia accorta che l’edificio sia abitato.

il Velena di corso Chieri, quattro mura ammuffite che stranamente fino all’occupazione nessuno ha voluto comprare dal comune.

 

Le case occupate, le radio popolari (associazioni
riconosciute), le individualità che non si piegano al potere spaventano
politici e istituzioni che vivono e si riproducono sulla paura della
gente.

La
scelta di un capro espiatorio per nascondere i reali problemi della
città è l’attività principale delle varie circoscrizioni, interessate
più a spargere fango che promuovere iniziative.

Pensiamo che difficilmente uno sgombero possa
migliorare la vita quotidiana della gente soprattutto se pagato con i
soldi tolti da un bilancio che taglia fondi ad attività culturali e
pubbliche

 

Oggi
scendiamo in strada per ribadire ancora una volta che continuiamo a
essere qui, nonostante il comune di Torino faccia di tutto per cercare
fantomatiche destinazioni d’uso per edifici altrimenti destinati
all’abbandono e alla rovina.

Questa iniziativa è solo un piccolo assaggio di cosa può la nostra volontà, anche senza quattro mura attorno.

Creare
una fastidiosa controcultura occupando e autogestendoci per determinare
le nostre esistenza fuori dalle gabbie del potere costituito

 

Gli
elementi realmente pericolosi sono tutti coloro che si arrogano il
diritto di decidere per altri come condurre correttamente la propria
esistenza.

Il potere, come tutte le istituzioni, esiste solo se viene legittimato da qualcuno.
Non riconoscerlo è il primo passo per farlo scomparire.

Torino Squatter

Salve, sono un poliziotto…

Salve, sono un poliziotto, perché indosso la divisa? Perché il potere mi eccita, il poter vessare in qualsiasi maniera, offendere, picchiare, molestare (come mi sono divertito a Genova…) è una sensazione fantastica. Sono un figlio di puttana? Si, e mi piace, certo il mio è un potere piccolo piccolo, sono forte con "l’uomo della strada" ma chino le orecchie e lecco il culo ai superiori. Sono un poliziotto -scusate il termine- perché posso menare le zecche impunemente, perché la divisa gratifica il mio misero ego e mi fa sentire importante…e poi la gente crede nella polizia…poveretti, noi alla fine non siamo altro che il manganello del potere, ma chi se ne frega? Alla fine il divertimento ed il delirio d’onnipotenza valgon bene l’obbedienza cieca agli interessi di pochi…e poi ci possiamo strafare in santa pace! Quante anfetamine prima di indossare casco, scudo e manganello per massacrare di botte qualcuno (cazzo, a Firenze quando hanno menato gli studenti dev’essere stato fantastico, chissà che effetto fa picchiare un tredicenne!)…e tutti ci adorano!
Poi c’è qualcuno che ci odia, che ci attacca durante i cortei e che scrive sui muri che ci vorrebbero morti; loro sono il nostro divertimento! Che bello fermarli con una scusa banale e torturarli una notte in questura!
E’ vero, sono un uomo di merda e allora? Problemi? chi se ne fotte?
ACAB! PIU’ SBIRRI M.*#i!
 
               
 
Federico Aldrovandi, ammazzato dagli sbirri a Ferrara; Marcello Lonzi, ammazzato dagli sbirri nel carcere le sughere di Livorno; Aldo Bianzino, ammazzato dagli sbirri nel carcere di perugia; Carlo Giuliani, ammazzato dagli sbirri a Genova; Maria Soledad Rosas "Sole", ammazzata dagli sbirri nel carcere di Torino; Edoardo Massari "Baleno", ammazzato dagli sbirri in carcere a Torino…

Milano – Arrestati Madda e Strego

Non si hanno precise informazioni ma oggi, lunedi 8 giugno, Madda si è presentata al tribunale di Milano per un’udienza. Si è recata al processo accompagnata da un altro compagno, Strego.
Sembra che, alla fine del processo, i carabinieri li abbiano fermati ed accompagnati in caserma.
In questo momento sono ancora in un commissariato di Milano.
Sono in stato di arresto con l’accusa di "evasione" per Madda e "favoreggiamento" per Strego.
Abbiamo queste notizie perchè sono riusciti ad avvertire un compagno.
In questo momento vi è in atto una perquisizione a Ferrara, nella casa dove Madda vive agli arresti domiciliari.
Domani dovrebbe esserci il processo per direttissima.
Purtoppo non sappiamo nulla di più…

A presto aggiornamenti.

Esprimiamo la nostra solidarietà con la fantasia, rabbia e passione che più sentiamo nostra!

LUNA DISTRO SOTTO SGOMBERO

Non abbiamo una gran voglia di parlare, ma ci sentiamo in dovere di farlo per far sì che non sia quella della questura l’unica versione circolante sullo sgombero di Luna Distro.
Alle 3.00 circa di stamattina vediamo correre da metà piazza una decina di digossini verso l’entrata della casa occupata, proviamo a chiudere la porta (che era aperta in attesa che rientrassero in casa gli ultimi occupanti che si trovavano ancora in piazza) ma non ci riusciamo. A quel punto ci piombano in casa urlando “il gioco è finito”(il nostro “Clint Eastwood” della situazione è il funzionario Mazzei)con al seguito dieci digossini seguiti da un ingente numero di agenti in antisommossa. Fuori la piazza si riempie in pochi secondi di camionette. Alla fine i compagni/e denunciati/e sono 7: il reato contestato è solo quello di occupazione (art. 633 e connesso 639 bis).
In piena notte e con un vero e proprio blitz la polizia decide di sgomberare senza alcuna
motivazione sensata un’occupazione nata da poco più di un giorno. Non si capisce ancora se lo sgombero è stato chiesto dal comune o è stata un’iniziativa delle stesse forze dell’ordine dato che l’articolo 639bis autorizza d’ufficio la procedura per lo sgombero: ovvero non è necessaria l’ordinanza.
Noi avevamo posto questioni sociali, abitative e politiche verso le quali non c’è stata nessuna volontà di ascolto.
L’unica trattativa che è stata messa in piedi è stata quella dello stuolo di energumeni che stava nella piazza davanti allo stabile: non solo il funzionario la definiva “una trattativa” ma al contempo accusava gli occupanti di arroganza e poca disponibilità al dialogo.
Questo è il metodo vigliacco adottato dal comune:negarsi come possibile interlocutore di fronte a
coloro che affermano con la pratica la necessità di una riappropriazione degli spazi per un uso sociale.
Noi quel posto lo stavamo restaurando e gli stavamo dando una direzione e il quartiere (in primis i commercianti del mercato) ci stava dando una risposta positiva.
Noi riteniamo di avere motivi sufficienti per non fermarci, indipendentemente che l’ostacolo che si frappone fra noi e i nostri obiettivi si chiami Renzi, Galli o digos.
Alla civiltà della repressione noi rispondiamo confermando le nostre iniziative:
9 giugno,ore 19:30 resoconto dei fatti, ore 20:30 cena e a seguire proiezione del film in piazza delle cure davanti allo stabile.
LUNADISTRO

Nuova occupazione a Firenze, nasce L.un.a Di.stro.

 Ieri, assieme a tantissimi altri compagni abbiamo partecipato alla liberazione di uno stabile in piazza delle Cure a Firenze; di seguito il comunicato degli studenti e delle studentesse che abiteranno/autogestiranno il posto. Salutiamo con gioia la nuova occupazione! Ci rivediamo presto!!
 
Oggi 7 giugno intorno alle 18 è nata L.un.a Di.stro. Siamo un gruppo di studenti e
studentesse universitarie che hanno deciso di riappropriarsi di uno stabile abbandonato da anni e che un tempo ospitava gli uffici dell’acquedotto comunale nella  piazza delle Cure a Firenze. Cercheremo di far rivivere questo palazzo vuoto con uno spazio abitativo per noi ma anche con uno spazio aperto a tutti per una biblioteca autogestita, per incontrarsi in un luogo che vuole sottrarsi dalla logiche commerciali di questa città-vetrina. Di seguito il nostro comunicato. Ci trovate in Piazza delle Cure 1a (difronte al mercato coperto) a Firenze.




L.un.a di.stro, come abbreviazione divertita de L’università
del disastro ambiente da cui noi tutti e tutte proveniamo e teatro
della nascita di un nuovo protagonismo studentesco (l’Onda anomala) a
cui abbiamo preso parte attiva.Ma anche università come luogo di
formazione e autoformazione, in cui sperimentare e
mettere in comune saperi, centro di controinformazione e resistenza
rispetto al modello sociale dominante.Università strutturata
sui valori di anitifascismo, antirazzismo e antisessismo che sono stati
la base comune su cui ci siamo incontrati e uniti in questi mesi
.
Ciò che ci accomuna è la volontà di riappropiarci di spazi e saperi
stando dentro le mura della città, centro di contraddizioni
fondamentali del nostro tempo: in quanto studenti e studentesse
sappiamo bene cosa siano le difficoltà abitative, il peso del carovita
e l’insufficienza di un’università che diviene sempre pi&u grave;
un “esamificio” tagliando ciecamente servizi e posti di lavoro. Viviamo
in una città che diviene sempre più una mangiatoia per turisti, preda
di speculatori edilizi, cinta in un carosello di piani strutturali,
riqualificazioni lucrose e connivenze con Palazzo Vecchio. Ci vogliono
consumatori passivi di merci e saperi, noi abbiamo deciso non accettare
questo ruolo e avere un ruolo attivo in questa realtà. Occupare questo
luogo il giorno delle elezioni non è casuale, in quanto conosciamo bene
il ruolo dei soggetti che pretendono di rappresentarci e il paradosso
di una scelta elettorale che è scelta fra possibilità del tutto
identiche. Alla
politica della rappresentanza noi vogliamo contrapporre la
necessità/scelta di una politica dal basso fatta di autogestione,
autonomia e presa diretta sul reale
.Nella Firenze vetrina che
spinge sempre più ai margini sia la cittadinanza sia coloro che
praticano una politica di opposizione allo stato di cose vigente, noi
ribadiamo l’esigenza di annidiarsi nel tessuto vivo dello spazio
urbano: ci siamo rotti i coglioni di essere marginalità!

Nella
Firenze “laboratorio sperimentale” delle politiche securitarie e
anti-degrado degli ultimi anni, il vero degrado è lo stato di abbandono
e di inaccessibilità in cui versano luoghi comunali (e quindi pubblici)
ritenuti poco appetibili per le varie compagnie edilizie, mentre gli
affitti schizzano alle stelle e l’emergenza abitativa diviene sempre
più grave; l’ex acquedotto di piazza delle cure è l’esempio perfetto di
tutto ciò: con questa occupazione vogliamo restituire alla città e al
quartiere uno stabile inutilizzato da anni (prima che qualcuno ce lo
restituisca sotto forma di “centro commerciale”) rendendolo uno spazio
sociale e abitat ivo.In questo senso abbiamo deciso di creare una
biblioteca autogestita/aula studio (insieme a chiunque vorrà dare il
suo contributo) aperta fino a tarda notte,in cui condividere saperi e
socialità, un bar popolare e comunque di rendere questo luogo uno
spazio disposto a modellarsi sulle iniziative culturali e politiche che
verranno dall’ “esterno”.In un momento in cui nelle università ci
vengono sottratti sempre più spazi di agibilità politica e sociale,
abbiamo deciso di rilanciare creando la
nostra “università del disastro” in cui imparare e sperimentare
pratiche di resistenza collettiva al disastro di questa società al
collasso
.

I saperi non hanno prezzo…per tutto il resto c’è l’autogestione
L.UN.A DI.STRO OCCUPATA

Rovereto – Per il leghista Tosi non è aria

A Rovereto per il leghista Tosi non è aria

Venerdì 5 giugno, il sindaco leghista di Verona Flavio Tosi era in
un bar a Rovereto per chiudere la campagna elettorale del suo collega e
camerata verde Erminio Boso. Ad accogliere lo sceriffo razzista, oltre
ad uno sparuto gruppo di leghisti, una ventina di anarchici con
megafono, striscione (“Tosi carogna razzista”) e lancio di fumogeni,
ortaggi e uova (alcuni a segno). Boso ha cercato di aggredire un
anarchico con una sedia di ferro, ma è stato portato via, prima di
farsi male, dai numerosi poliziotti presenti, i quali hanno
manganellato diversi compagni. Gli anarchici sono comunque rimasti
nella piazza per un’altra mezz’ora, prima di partire in mini corteo con
fumogeni e altro lancio di uova. I leghisti sono rimasti nel bar
circondati da polizia e carabinieri.

Tosi, come noto, è responsabile del clima razzista e perbenista che
ha portato all’assassinio di Nicola Tommasoli da parte dei nazifascisti
(con cui il sindaco leghista ha più volte sfilato), allo sgombero e
all’espulsione dei rom e di molti immigrati, ai decreti anti-bivacco e
a tutte quelle misure che fanno di Verona un incubo di normalizzazione.
Oltre che per esprimere solidarietà agli immigrati e denunciare
l’infamia del pacchetto sicurezza, l’iniziativa contro la Lega è stata
l’occasione per ribadire che a Rovereto le ronde non passeranno mai.

In diverse città i leghisti riescono a fare i loro comizi solo protetti dalle guardie. È bene così.

anarchici