Torino – Sgomberata la Boccia Squat

riceviamo e pubblichiamo

Aggiornamento ore 9.00

I compagni si stanno muovendo via dalla scena dell’atroce delitto,
tiriamo le conta della triste mattinata: un luogo liberato non esiste
più, tre compagni sono stati denunciati per occupazione, le forniture
sono state staccate (sia luce che acqua), ai compagni è stato permesso
di caricare tutto il caricabile sotto la rigida sorveglianza di ingenti
forze di repressione.

Si lascia il quartiere parella. Il prossimo appuntamento è questa
sera durante la cena bellavita al Barocchio Squat, in strada del
Barocchio 27 a Grugliasco, per due chiacchiere sulla situazione.


Aggiornamento ore 8.00

Il quartiere parella, in particolare nei pressi della Boccia Squat
in via giacomo medici, è militarizzato per procedere con le operazioni
di sgombero dello stabile. Alcuni compagni trovati nei pressi della
casa durante l’operazione repressiva sono stati identificati, non ci
sono però ancora notizie di denunce per occupazione e consimili.

I compagni stanno portando via le cose dalla casa, sorvegliati dai
voyuer dell’ordine, per ora non ci sono ulteriori notizie, rimanete
all’ascolto di radio blackout 105,250 Fm per novità.


Nelle ultime settimane a Torino, fronte occupazioni.

Cronologia

8 gennaio 2010 Viene Rioccupato L’Ostile

22 gennaio 2010 Viene rioccupato il Velena Squat

25 gennaio 2010 Sgomberato il Velena

26 gennaio 2010 Roghi nella mattina in solidarietà alle occupazioni

27 gennaio 2010 Per T’orino cronaca non è successo niente. Solo rivendicazioni campate in aria. Sgomberano "La Boccia Squat"

I Luoghi sotto immediato attacco

La Boccia Squat: il fu "circolo eva e leotta" occupato nel
febbario del 2008 viene sgomberato, rioccupato, gli occupanti vengono
denunciati direttamente dal comune costituitosi parte civile (primo
caso nella storia), lo stabile viene venduto alla INEP Spa ed oggi sgomberato.

Il Velena Squat:
occupato la prima volta nel febbraio del 2009, sgomberato, rioccupato a
marzo, sgomberato nuovamente e rioccupato 5 giorni fa e sgomberato
l’altro ieri. Chissà come continuerà questa storia?

LoStile occupato: occupato il 6 novembre 2009, sgomberato
dopo violente cariche e parapiglia generale a dicembre, rioccupato a
gennaio. LoStile ultimo arrivato continua a pieno regime con le
iniziative.


Questa mattina si sono presentati in assetto antisommossa le forze
di repressione statale al 121 di via giacomo medici, per sgomberare con
forza la "Boccia Squat" occupata da anni.

Presto maggiori informazioni, portate solidarietà!

Sull’ultimo sgombero a campanara

Il 22 gennaio 2010 due case poste sotto sequestro e denunciati i presenti all’interno
sabato 6 febbraio iniziativa di sostegno al csa Capolinea di Faenza
Venerdì 22 gennaio 2010 due case occupate nella valle di Campanara (comune di Palazzuolo Sul Senio, nell’Alto Mugello) sono state poste sotto sequestro preventivo, per un’indagine sugli occupanti denunciati circa un anno fa. I presenti sono stati oggetto di una ulteriore denuncia.

Nella valle di Campanara esistono alcune case occupate da vari anni da persone diverse che hanno vissuto e vivono praticando il più possibile l’autosufficienza.
La vita in valle continua nonostante tutto.

Sabato 6 febbraio al csa Capolinea di Faenza (Ra), giornata benefit per Campanara, dalle 14 fino a notte. Alle 20 è prevista una chiacchierata sulla situazione (attualità e prospettive). Il programma dettagliato sul sito del Capolinea.
Related Link: http://www.inventati.org/capolinea

Aperto conto corrente di solidarietà per Marco Tonarelli

Facendo seguito alle indicazioni
della riunione degli Anarchici Toscani, è stato aperto un conto
corrente postale per raccogliere contributi in solidarietà a Marco Tonarelli.

Marco Tonarelli è un compagno pistoiese, agli arresti domiciliari per i
fatti di Pistoia dell’11 Ottobre 2009; sarà processato il 10 Marzo p.v..

Il ccp è intestato a Barni Simona, il numero è 1498365.

il codice IBAN è:
IT12 A076 0113 8000 0000
1498 365

Palermo: rioccupato oggi il Laboratorio Zeta

Il centro sociale Laboratorio Zeta di
Palermo é stato rioccupato questa mattina dopo che mercoledì scorso era
stato violentemente sgomberato dalle forze dell’ordine.

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In
quella occasione le violenti cariche della polizia contro i
manifestanti e gli immigrati che avevano trovato rifugio nello storico
centro sociale avevano provocato cinque feriti e tre arresti.
Questa mattina i promotori del centro, che ospitava 32 sudanesi che
avevano fatto richiesta di asilo politico, hanno picconato il muro di
mattoni costruito mercoledì scorso per evitare che qualcuno potesse
rientrare.
La struttura, occupata nel 2001, è formalmente di proprietà
dell’Istituto delle case popolari di Palermo e recentemente era stata
affidata, dopo lo svolgimento di un bando, ad una associazione, la
Aspasia, che si occupa di recupero di minori.

Ecco il comunicato diffuso dagli occupanti:

"Lo diciamo oggi, all’indomani del lungo corteo che ha manifestato
solidarietà al Laboratorio Zeta per le strade di Palermo dopo lo
sgombero del 19 gennaio, a conferma di tutto il sostegno e la
condivisione che moltissime realtà e cittadini hanno messo in campo sin
dalle prime minacce di sfratto quasi un anno fa.
Lo comunichiamo alla signora Anna Ciulla, paladina dell’associazione
Aspasia, che ha retoricamente invocato il rispetto della legalità
mentre pochi giorni fa sotto il suo vigile occhio venivano murate tutte
le porte e le finestre del Laboratorio Zeta che veniva barbaramente
espropriato alla città. Uno sgombero meschino e violento contro persone
inermi: uomini e donne picchiati, trascinati per i capelli,
manganellati sulla testa, sul viso, sulla bocca.
Persone arrestate per nulla, poi ovviamente assolte, ma dopo una notte
passata in galera. La signora Anna Ciulla, e ne ripetiamo oggi il nome
perchè non sfugga ancora una volta in futuro, sottoposta a inchiesta
per corruzione e concussione insieme all’ex assessore Giuseppe Scoma,
ha tolto pochi giorni fa, non a un collettivo politico, non a una
comunità di rifugiati politici sudanesi, ma a tutta la comunità dei
cittadini di Palermo, un bene comune, prezioso, unico.

Il laboratorio Zeta è nato in uno spazio abbandonato che abbiamo
restituito alla città, quando nove anni fa ce lo siamo preso,
attorniati dai bambini del quartiere. Non è un caso che gli abitanti
dei palazzi intorno a Via Boito 7, diventata negli anni strada
d’incontro di politica e di socialità, abbiano risposto allo sgombero
nella maniera più visibile per ribadire che Zetalab non si tocca!

Ai balconi sono apparsi lenzuoli bianchi con la zeta al centro che ora
fanno da lumicino per chi in questi giorni ha tenuto e ancora mantiene
un presidio lungo, difficile e al freddo, ma con la solidarietà di una
città che ha portato musica, vivande, appoggio e calore.
La stessa città che ieri ha dato vita a un lunghissimo corteo partito
da via Boito e arrivato in Prefettura: più di 5000 persone a dire che
il Laboratorio è una storia comune. Un storia così potente da rendere
evidente che la legalità slegata dalla giustizia è solo vuota retorica,
che la sentenza di un tribunale che affida un luogo come lo Zeta a
un’associazione più che losca, per farci un asilo privato, non può
pretendere rispetto.

Dopo questo straordinario corteo, come da anni non se ne vendevano a
Palermo, il prefetto è stato costretto a convocare finalmente un tavolo
"istituzionale" per lunedì alle 17:00, con lo IACP, la Questura, il
Comune e i Consiglieri comunali e i Senatori che hanno espresso in
questi giorni assoluta contrarietà allo sgombero del Laboratorio Zeta.

Si apre così una nuova trattativa, anche se lo Zeta è stato per quasi
un anno impegnato in un tavolo dal quale non è emersa alcuna proposta,
mentre tutte le istituzioni hanno ammesso la loro incapacità nel
trovare una soluzione, affermando anche che il Laboratorio zeta era già
una risposta concreta a bisogni e difficoltà reali di questa città. La
convocazione di lunedì (che comunque non ci vede tra gli invitati) è
certamente un risultato, ottenuto anche grazie all’intervento della
politica istituzionale. Da questo tavolo ci aspettiamo che venga
revocata l’assegnazione degli spazi del Laboratorio zeta
all’associazione Aspasia, per essere formalmente riconsegnati alla
città che ieri era in piazza.
Intanto noi, oggi torniamo a casa. Ci Siamo ripresi lo Zeta."

Grecia – Bonanno trasferito in carcere ad Atene

fonte: ANSA, 18.01.10

ATENE, 18 GEN – Alfredo Bonanno, il settantaduenne anarchico italiano
rinviato a giudizio in Grecia per concorso in rapina a mano armata, e’
stato trasferito, su richiesta della difesa, da Amfissa alla prigione
ateniese di Korydallos. Il trasferimento e’ avvenuto durante il fine
settimana dopo che il giudice aveva accolto una richiesta in tal senso del
suo avvocato Joanna Kurtovic soprattutto per ragioni di salute. La difesa
di Bonanno ne ha anche di nuovo chiesto la scarcerazione in attesa di
processo dopo che una prima istanza di questo tipo era stata respinta lo
scorso novembre. ”Il suo trasferimento e’ una buona cosa, le sue
condizioni ad Amfissa stavano peggiorando e non era possibile curarlo in
modo appropriato” spiega all’Ansa Kurtovic. ”Ne avevamo chiesto il
trasferimento anche per rendere piu’ facili le visite della moglie”.
Bonanno soffre in particolare di diabete, ha problemi cardiorespiratori ed
alle articolazioni aggravati dalla situazione in cui era costretto nella
vecchia ed umida prigione di Amfissa, 150 km a nord di Atene, dove era
detenuto in uno stanzone con numerose altre persone. Bonanno, uno dei
principali teorici dell’ anarco-insurrezionalismo, venne arrestato
all’inizio di ottobre insieme all’anarchico greco Christos Stratigopoulos,
anche egli trasferito ora ad Atene, dopo che questi aveva rapinato con una
pistola una banca di Trikala andandosene via con 47.000 euro. Bonanno
venne successivamente arrestato nel suo albergo dove la polizia trovo’ il
denaro della rapina. L’italiano sostiene di avere ricevuto la borsa con il
denaro da Stratigopoulos senza sapere cosa contenesse. E la sua versione,
secondo la difesa, e’ stata confermata da Stratigopoulos che si e’ assunto
l’intera responsabilita’ della rapina. Ma il giudice, apparentemente anche
a causa dei precedenti del Bonanno, in passato gia’ condannato in Italia,
non gli ha creduto e lo ha rinviato a giudizio, e per la stessa ragione, e
per timore di una fuga, gli ha negato sinora il piede libero.

Da Pistoia sul processo agli antifascisti

Volantino attacchinato nei giorni scorsi in città in relazione al processo agli antifascisti accusati dell’attacco a casa pound.

IL MONOPOLIO DELLA VIOLENZA E LO SPETTACOLO DELLA GIUSTIZIA
(dall’attacco a casa pound al processo agli antifascisti)

Lo Stato, si sa, non può tollerare alcuna violenza che non sia la sua.
Ma questo dato di fatto nasconde una sostanziale differenziazione. In
una società disumanizzante, dove alienazione e velocità meccanica sono
i motori della riproduzione, la violenza, oltrechè inestinguibile, è il
mezzo che diventa fine di desideri sempre più frustrati. Ciò deve
essere nascosto, ma entro certi limiti tollerato. Esiste altresì un
altro tipo di violenza endemica, prodotto di quel residuo di umanità
che reagisce al sistematico processo di riduzione della vita in mera
sopravvivenza. E’ slancio spontaneo o opposizione (auto)organizzata al
potere che in variegate forme si palesa. Questo secondo tipo di
violenza non può assolutamente essere tollerato e deve essere represso
con ogni mezzo o ricondotto entro altre forme. L’attacco alla sede di
Casa Pound ha colpito, più o meno efficacemente, ma indiscutibilmente
in maniera chiara e diretta una delle protesi del potere sul
territorio. Quella che di fatto rappresenta una succursale di Caserma e
Questura, da cui svolgere, in nome di un tacito accordo basato
sull’autoritarismo, quelle stesse funzioni di repressione e controllo.
Questo attacco pertanto ha rappresentato non solo uno smacco nei
confronti dei fascisti buoni di Caserma Pound (quelli delle aggressioni
nelle ultime settimane a Napoli, Ferrara, Verona, o per essere ancora
più chiari dell’aggressione in città dell’anno scorso allo Spazio
Liberato Ex Breda Est, dove si presentarono con catene, tirapugni e
coltelli ferendo un giovane al volto e alla nuca. Aggressione poi
rivendicata senza alcuna conseguenza nei loro confronti, ma che vide 8
aggrediti denunciati per rissa), ma anche al sistema poliziesco e
politico. Era pertanto fin troppo naturale che lo Stato mettesse in
moto la sua macchina repressiva cieca e brutale per ribadire il proprio
monopolio della violenza, l’univocità dell’interpretazione e
dell’applicazione di ciò che perfino la sua stessa legge prevede:
l’inesistenza delle sedi fasciste. Ma se oltre lo smacco c’è anche la
beffa? Se i cosiddetti colpevoli hanno agito a volto scoperto, in
centro ed in pieno giorno e sono pure riusciti a darsela a gambe
(verità di cui tutti sono a conoscenza, perfino la stessa digos..), che
fare? All’aggiustizia non interessano le categorie di innocenza o
colpevolezza. Quanti individui giuridicamente innocenti affollano le
carceri dell’Italia, del mondo? Quanti? Del resto si sa, le carceri
esistono per il solo scopo di essere riempite. Il rito democratico che
si espleta nei tribunali come sempre è anticipato dal processo
mediatico orchestrato dai giornalisti-giullari di corte sulle note del
coro di condanna dei politici. E’ questa sinfonia funebre la colonna
sonora dello spettacolo della giustizia. Se non ci sono i colpevoli, si
creano. Tutti sono potenzialmente colpevoli, anche se alcuni possono
esserlo meglio di altri. Il macellaio ha bisogno della carne, ma se
questa non è “addomesticata” è di maggior pregio. La fava della
giustizia anche stavolta è riuscita a prendere due piccioni per il
solito risotto da scodellare al giudice.