PISTOIA-INIZIATIVE ANTIFASCISTE DOPO I FATTI DI OGGI A FIRENZE UPDATE

Domani mercoledì 14 ore 17.00
Piazza Duomo davanti alla Prefettura
PRESIDIO ANTIFASCISTA

Solidarietà alla comunità senegalese

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Venerdì 16 ore 21.30

ASSEMBLEA CITTADINA ANTIFASCISTA

Presso la libera OfficinaPrimo Maggio, in Via Argonauti

FUORI I FASCISTI DAL SISTEMA SOLARE!!

Pistoia-Nuove denunce e nuovo processo

Sono arrivate ieri le notifiche del tribunale di Pistoia che convocano
a processo per villipendio alla bandiera -il prossimo 19 Gennaio- tre compagni: Marco, Evgeny e Dario. Continua dunque l’accanimento del palazzo dell’ingiustizia pistoiese contro chi in città non si piega ad una pigra e rassegnata acquiescenza ma decide di prendere in mano la propria esistenza. I fatti si riferiscono ad una delle ultime udienze del processo per i fatti di Ottobre 2009, quando i compagni appesero al muro del tribunale una bandiera che i fascisti della giovane italia avevano attaccato la sera prima nella città laniera co su scritto “onore ai martiri di Nassirya” modificando la scritta, dopo aver appeso il tricolore a testa in giù, in “mercenari”. L’agitazione dei Carabinieri fu immediata tanto da intimare ai compagni di rimuovere la bandiera che a loro dire offendeva la memoria degli “eroi” caduti in Iraq; alla risposta “se volete toglietevela da soli, a noi piace così” i divisati decisero di muoversi in massa (in 15 per staccare tre pezzi di spago!) per rimuovere il Feticcio. E’ palese la ritorsione, l’ennesima, verso i compagni; si palesano così i mal di pancia dell’apparato repressivo pistoiese che non hanno evidentemente ben digerito l’assoluzione di Marco per i noti fatti del 2009, il non luogo a procedere per falsa testimonianza nei confronti di Antonio per fatti legati alle stesse vicende e l’assoluzione generale che si sta prefigurando…ritorsioni di piccoli esseri in divisa che non accettano che qualcuno possa fregarsene della loro divisa e del loro ruolo di cani da guardia del potere. Facciano pure, tutto questo non fa che confermare la nostra idea che non esistono poteri buoni e che ogni autorità è sempre da combattere, per l’autorganizzazione, l’autogestione e la Libertà. Solidarietà ai compagni sotto processo, viva l’Anarchia!
Anarchici Pistoiesi.

Firenze-Neofascista di CasaPound Pistoia uccide tre senegalesi

Oggi Gianluca Casseri, miltante di Casa Pound Pistoia ha ammazzato, a Firenze, tre migranti…non c’è da aggiungere molto altro, ma c’è da rilevare come subito i suoi camerati siano corsi al riparo, affermando che casseri era solo un simpatizzante e frequentatore saltuario della sede di Via S. Marco…niente di più falso. Il casseri era più che attivo nel gruppo neofascista pistoiese, tanto da seguire costantemente le fasi del processo, era sempre ai loro banchetti non conformi al mercato e ha partecipato, come si vede nella foto, ad una loro recente (e demagogica) iniziativa contro il degrado…e questo cosa vuol dire? Probabilmente niente, forse Casseri era solo folle, uno squilibrato…ma non lo sono forse tutti i fascisti? E questo solo per il fatto di essere tali.

Fatti di Casapound, Marco assolto!

Sono passati due anni da quel 11 Ottobre 2009 quando ignoti riarredarono una sede neofascista in città, evento per il quale fummo –in varie fasi- arrestati in sette, condannati in primo grado in sei, a mezzo di due sentenze (la mia con rito abbreviato, quella degli altri con rito ordinario) al limite del ridicolo.

Sono passati due anni, lasso di tempo nel quale ci siamo visti sbattuti in prima pagina, additati, biasimati da un po tutti, nonostante le accuse nei nostri confronti fossero evidentemente inconsistenti quando non palesemente costruite a tavolino da alcuni miseri nostalgici in camicia bruna che pensarono evidentemente di guadagnare visibilità e denari, e da vanitosi funzionari di questura e tribunale smaniosi di aggiungere una nuova medaglietta sui loro sudici sai da inquisitori.

Venerdì 7 Ottobre 2011 il tribunale d’appello di Firenze mi ha assolto per non aver commesso il fatto  ribaltando la sentenza di primo grado del tribunale di Pistoia; poco m’interessa mettere a confronto le differenti capacità dei due tribunali, come ancor meno m’interessa tessere le lodi quello fiorentino, ben consapevole del vile attacco che quest’ultimo sta portando senza tregua agli studenti della città di Dante, sepolti sotto denunce ridicole, anche loro rinchiusi e attaccati da ogni lato per il solo motivo di aver deciso di rivendicare con forza e decisione i propri diritti, o l’offensiva che da anni sta portando avanti contro i compagni anarchici che a breve dovranno affrontare un delirante processo per associazione sovversiva, rei di aver srotolato striscioni e aver irriso qualche politicante locale.

Non è la giustizia dei tribunali che m’interessa, ma come questa venga utilizzata strumentalmente a fini politici contro chi decide di muoversi fuori dall’alveo della rivendicazione simbolica dei propri diritti. A Pistoia si sono presi a pretesto i fatti di quella giornata per colpire un movimento che nei mesi (e gli anni) precedenti si era mosso in maniera fattiva e complice con i lavoratori in lotta, fossero quelli dell’Answers o della Radicifil, portando sempre un punto di vista differente da quello delle ufficialità burocratico/politico/sindacali. Questo era inammissibile, l’11 Ottobre è stato lo specchietto per le allodole che la repressione ha utilizzato per colpirci, per ingaggiare le nostre forze in iniziative di solidarietà e controinformazione sviandole dalle tematiche che fino a quel punto avevamo affrontato. In due anni ci siamo visti bandire dai circoli arci a mezzo diffida ufficiale, abbiamo visto le “sinistre” cittadine voltarsi dalla parte opposta, prendere le distanze accettando acriticamente le tesi della questura senza voler mai affrontare il dibattito su un castello accusatorio che a chiunque abbia avuto voglia di prenderlo in esame è da subito risultato risibile. Eppure in due anni ci siamo dati da fare, abbiamo raccolto materiale, smontato testimoni fasulli e messo in dubbio, fino a sgretolarle, verità che sembravano granitiche…nonostante ciò per quieto vivere il tribunale di Pistoia ha deciso di portare la farsa fino in fondo, ben sapendo che poi a Firenze non avrebbero potuto che assolvere, ma a quel punto la faccenda non li avrebbe più riguardati.

La sentenza di Venerdì 7 non è che il prologo di una storia che avrà il suo epilogo con l’assoluzione per tutti gli imputati. Di tutto ciò rimarranno i mesi di carcerazione, i soldi spesi in avvocati, la totale acriticità dei giornalisti che hanno seguito la vicenda basandosi solo sulle veline di questura, un movimento pistoiese pavido e tremante e la solidarietà giunta da tutta Italia e dall’estero.

Alcune domande poi sorgono spontanee: quanto è costato il moloch giudiziario messo in piedi dalla procura pistoiese? Che credibilità rimane agli apparati repressivi di questa urbe? E quanta ne rimane a chi ha piagnucolato mentendo nelle aule di giustizia accusando per avidità a destra e a manca?

Ma il passato è passato, il presente è fatto di una città che sta affogando nel cemento nell’indifferenza generale, dell’occupazione in picchiata libera, dell’ambiente avvelenato da inceneritori e discariche, di una classe politica nepotista e di una crisi generale del sistema economico e di valori capitalistico che possono essere affrontati solo ribaltandone radicalmente i paradigmi, rifiutando gerarchie e deleghe, autogestendo orizzontalmente l’esistente…è questo quello che ora mi/ci interessa, questo è quello di cui continuerò/continueremo ad occuparci.

 

Marco Tonarelli, Anarchico individualista .

Firenze – Fissata prima udienza per associazione sovversiva

riceviamo e diffondiamo:

Oggi 6 ottobre doveva cominciare il processo per associazione sovversiva con finalità di terrorismo (270 bis) contro 19 anarchici, accusati a vario titolo di reati come occupazioni abusive di edifici, danneggiamenti, interruzioni di pubblico servizio e manifestazioni non autorizzate.

L’udienza, prima in un fitto calendario, è stata però rinviata al 18 ottobre.

Comincia dunque la fase dibattimentale di un procedimento che vede schierato come pubblica accusa il procuratore capo di Firenze, Giuseppe Quattrocchi, subentrato all’ormai screditata Angela Pietroiusti, pm che ha tratto più infamia che gloria da questa come da altre inchieste (è stata pm anche nei due processi contro i compagni di Pisa).

Questo raffazzonato procedimento giudiziario, che ha tentato anche, con scarso successo, di attribuire agli anarchici fiorentini il possesso di una pistola, si deve alla Digos fiorentina, recentemente rilanciatasi con un’inchiesta per associazione a delinquere contro la componente radicale del movimento studentesco.  Ma è stato fortemente voluto pure da Graziano Cioni, ex assessore alla sicurezza poi trombato da un’inchiesta sulla speculazione edlizia e pare, anche, gravemente malato.

Nota a margine: il capo della Digos che gestì l’operazione, Alfredo Pinto, marito di Angela Pietroiusti, è stato poi allontanato con infamia dalla questura.

Morale: forse gli anarchici non fanno paura, ma portano sfiga.

Possibile che entro la fine dell’anno si arriverà alla sentenza di primo grado. Si consigliano quanti frequentano il tribunale di dotarsi di cornetti rossi ed amuleti.

jettatori sovversivi

Far saltare le strade senza uscita

Articolo originale comparso su Hors Service N21  -http://journalhorsservice.blogspot.com

trad.NoBo – lereveil.ch

FAR SALTARE LE STRADE SENZA USCITA

Ci sono problemi per i quali non esistono soluzioni in questa società.  Viviamo in una strada senza uscita. Quando ci troviamo un posto per  vivere e avere un “da me”, bisogna trovare dei soldi per pagarlo.  Quando riusciamo ad attraversare le frontiere in cerca d’una vita  migliore, bisogna ottenere dei documenti per vivere in questo nuovo  paese. Allora camminiamo per le vie, camminiamo in questa strada senza  uscita abbandonando la nostra volontà, limitandoci a cercare di  sopravvivere.

Ci sono dei problemi per i quali non esistono soluzioni in questa  società. Lo sappiamo tutti e però?
Se conserviamo un pò di speranza, spesso quella non ci dà altro che il  desiderio d’essere, un giorno, forse, accettati finalmente in questa  società, Vorremmo essere integrati nelle strutture di questa società  che ci schiaccia, che ci opprime, che ci sputa sopra. La necessità di sopravvivere ci fa accettare che la vita sia dura e pensiamo d’essere  forti se siamo capaci di subirla fino all’infinito. Ci sentiamo male  quando la società ci colpisce, ma siamo felici quando ci coccola. E  continuiamo a camminare in questa strada senza uscita perché, comunque, si sta meglio che laggiù. Continuiamo a camminare in questa  strada senza uscita, sbattendo la testa contro i suoi muri fino a  perdere la testa.

Forse è l’ora di far saltare questa strada. Questa via che si chiama  Via dell’ Oppressione, Via della Dominazione, della Sopravvivenza,  dell’Ineguaglianza, dell’Autorità, dello Stato, della Polizia, della  Giustizia, via della Crudeltà, della Prigione, dell’Espulsione. Via  della Monotonia, dell’Abbrutimento, della Noia, della Disperazione.  Della Sottomissione, della Rassegnazione, della Concorrenza. Questa via che fa parte di tutte le città del mondo perché questo mondo di capi si alimenta della nostra miseria, ovunque e sempre.

Se camminiamo come dei prigionieri in questa stradina, è in parte a causa dell’ideologia del potere. L’ideologia che ci dice che uno  schiavo capace di portare chili e chili sulla schiena è un buono  schiavo. La paura di rappresaglie del padrone fa in modo che non ci rivoltiamo. In egual misura i capi utilizzano il ricatto e  l’isolamento per tenerci buoni. Il ricatto e le promesse. Promesse  d’una sanatoria, promesse d’una pensione dopo anni di lavoro duro, promesse di vacanza, d’una bella macchina o d’un avvenire per i  nostri figli. E allora, ci dimentichiamo la rabbia. La soffochiamo  perché finiamo per credere che è meglio non innervosirsi, che bisogna  semplicemente fare ancora uno sforzo, che bisogna sorridere ancora una  volta, e pensare che va tutto bene così.

Certe volte, si possono vedere delle scritte sui muri di queste stradine. Delle scritte che si esprimono con una voce chiara contro questo mondo d’umiliazione. Fuoco alle prigioni! Sabotiamo la  macchina delle espulsioni! o ancora Viva la rivolta, le evasioni, gli ammutinamenti! Solidarietà con gli insorti! In mezzo al grigiore, queste tracce scritte ci ricordano di restare umani davanti a questo  mondo di sbarre e cemento. Rivoltarsi.

Questi ultimi mesi, delle voci circolano nelle stradine delle nostre  vite. Delle voci che parlano di scontri, di sollevazioni e d’insurrezioni. Delle voci sulla possibilità d’insorgere contro il  potere, di distruggere i palazzi dei responsabili della miseria,  d’essere solidali gli uni con gli altri nelle lotta. E cominciamo a  realizzare, lentamente, che l’arma più potente del potere è il fatto  che ci ha levato la nostra stessa immaginazione. Se tutto questo è possibile adesso, perché non lo era prima? Se tutto questo è possibile laggiù, allora perché non qui? Il potere ci lascia come unico sogno quello d’integrarci alla perfezione. Essere qualcuno che lavora (il  mestiere dei suoi sogni) e che spende i suoi soldi in cose. La  cosiddetta bella vita.

Ma ora, abbiamo capito bene che non dobbiamo aspettarci più nulla dal  potere. Il potere è così com’è : gli piacciono i soldi e il controllo; punto e a capo. Allora perché non sbarazzarci di questi sogni che ci  incatenano? Perché non strappare via i nostri sogni al potere, levandoli dal suo armamentario? I nostri sogni ci spingono a cercare  dei complici rivoltosi. Ci permettono di guardare al di là di questa  strada senza uscita, e visto che nell’immaginazione tutto è possibile, l’immaginazione ci motiva a raggiungere quel tutto. Il  potere c’ha fatto credere che la miseria è lì per sempre, ma non ci crediamo più. Un altro mondo, un’altra vita è possibile.

La maggior parte di noi abitano queste stradine della miseria, ma  comunque non abbiamo bisogno d’essere numerosi per cominciare a  lottare. Invece, ciò di cui abbiamo davvero bisogno è di cominciare a vivere ogni giorno come un invito alla rivolta. E sì, per una rivoluzione, abbiamo sicuramente bisogno d’essere numerosi, ma anche  d’avere idee solide. Delle idee di base che ci permettano di rifiutare la politica, di rifiutare la presenza della polizia, la collaborazione con le istituzioni che mantengono l’ordine attuale.  Delle idee d’uguaglianza, quindi di anti-autorità, delle idee che  impediscano una contro-rivoluzione, delle idee di cui abbiamo bisogno per vivere in libertà. Sradichiamo i rapporti di dominazione dalla  nostra società, sennò dei nuovi capi continueranno ad imporsi. Sradichiamo i rapporti ineguali, perché è anche a causa del fatto che siamo abituati alle relazioni di potere da quando siamo bambini che le  accettiamo, le riproduciamo, le troviamo normali.

Abbiamo bisogno di confrontarci, d’urlare la nostra rabbia, d’essere  incazzati. Un’anestesia c’ha fatto dimenticare che il male che  c’infliggono non è un dettaglio da relegare nel dimenticatoio.  Abbiamo ragione a fare casino, abbiamo assolutamente ragione. Lo  facciamo perché desideriamo une via che si chiama libertà e un’altra  che si chiama solidarietà. Ci battiamo per la strada  dell’individualità e dell’autonomia, dell’avventura e della  meraviglia. La strada della volontà e del crederci, la via della  reciprocità e quella della scoperta. Del sorriso, dell’intimità,  dell’apertura e della canzone a squarciagola.

Pistoia – Tir di trasporto carni distrutto da una molotov

fonte: stampa toscana, 16.09.11 / da: culmine.noblogs.org

Un camion destinato al trasporto delle carni macellate è stato distrutto la notte scorsa a Pistoia in seguito a un attentato incendiario compiuto probabilmente con una bottiglia molotov.
L’episodio risale alle 2 e si è verificato nell’area del macello pubblico, in gestione ad una cooperativa. Secondo la polizia, il gesto è stato rivendicato con una scritta spray a caratteri grandi tracciata sul retro dell’edificio e recante la sigla ‘Alf  ‘, che potrebbe corrispondere ad Animal liberation front, l’organizzazione animalista che non esita a rivendicare blitz e attentati.
Scattato l’allarme, sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco. L’area dei macelli ora è sotto sequestro e l’attività è sospesa. La sigla ‘Alf  ’ non era mai comparsa nel territorio pistoiese.

Atene: Rivolta nel carcere di Koridallos in solidarietà con due membri del RO CCF

Atene: Rivolta dei carcerati nel penitenziario maschile di Koridallos in solidarietà con due membri del RO CCF

Martedì 13 Settembre, 275 detenuti nel primo braccio del carcere maschile di Koridallos si sono rifiutati di entrare nelle celle in solidarietà con due prigionieri membri dell’ organizzazione rivoluzionaria anarchica “Cospirazione delle Cellule di Fuoco”, ovvero Gerasimos Tsakalos e Panagiotis Argirou, trasferiti ieri 12 Settembre nel carcere di Domokos.

Entrambi hanno rifiutato di sottoporsi alla tortura psicologica di una ispezione corporale e quindi sono stati attaccati dal capo guardiano Christos Kliaris e da un gruppo di guardie carcerarie. I due prigionieri politici hanno resistito alle minacce e all’ attacco sfacciato dei carcerieri, dimostrando che non tutti i detenuti rimangono apatici davanti alle umilianti procedure del carcere e delle autorità.

Il comunicato è stato sottoscritto da un totale di 275 detenuti che hanno deciso di rimanere fuori dalle proprie celle per tre ore verso mezzogiorno. Dedicano la loro azione a Gerasimos Tsakalos, Panagiotis Argirou e a tutti i prigionieri che lottano per la loro dignità e hanno subito torture.

Danimarca – Accuse di terrorismo per 5 compagni

“Terror charges brought against 5 comrades in Denmark”

fonte:

http://news.infoshop.org/article.php?story=20110819073036973

Denmark: Five comrades arrested for police academy arson attempt

Oggi dopo 5 mesi di detenzione abbiamo finalmente sentito quali sono le accuse contro i nostri amici e compagni in tribunale. I cinque sono stati arrestati il 26 di Aprile ed accusati ufficialmente di aver organizzato una serie di attacchi incendiari contro due aziende di pellicce, gli uffici centrali della banca Nordea ( la seconda banca danese), la stazione di polizia centrale, l’ambasciata greca, ed una accademia della polizia, e numerose altre banche a Copenaghen. Mentre alcune delle accuse erano attese, sulla base delle precedenti dichiarazioni della polizia, il peggio è arrivato quando si è passati da accuse relative ad attacchi incendiari ad ufficiali accuse di terrorismo, sulla base della legge ufficiale danese sul terrorismo approvata nel 2002. I cinque sono accusati di aver attentato alla destabilizzazione dello stato danese e della polizia attraverso questi presunti attacchi.

Sono inoltre stati accusati di presunti tentativi di incendio ed attacchi ( che apparentemente non sono stati mai compiuti in quanto gli accusati erano incarcerati) contro il palazzo del parlamento, la guardia reale, il palazzo del tribunale, e la setta cristiana fondamentalista responsabile dello sgombero dell’Ungdomshuset a Copenaghen nel 2007. L’assurdità di queste ultime accuse enfatizza quanto sia ridicolo l’intero caso e dimostra come la polizia stia tentando di usarlo come mezzo. Recenti ricerche da parte di gruppi antifascisti in Danimarca hanno scoperto un gruppo “segreto” di estrema destra con numerosi legami con la polizia, il governo, partiti nazi, e gruppi fascisti di hooligans. La polizia sta fabbricando questo gruppo di “terroristi di sinistra” per distrarre l’attenzione pubblica dalle recenti scoperte, e creare timore in previsioni delle prossime elezioni nazionali. I cinque continuano a professare la loro innocenza per tutte le accuse, in particolari quelle più recenti ed assurde.

In quanto anarchici ed oppositori sia delle prigioni che dello stato, supportiamo i compagni ed amici che combattono contro lo stato stesso. In quanto non abbiamo potuto comunicare con loro liberamente da quando sono in prigione, e non gli è stato permesso fare dichiarazioni pubbliche, condividiamo la loro scelta di negare la loro responsabilità per queste azioni, sebbene difendendo le azioni stesse come metodi di resistenza. Poco importa la loro colpa o innocenza secondo lo stato, sono stati obbligati a confrontarsi direttamente in questo conflitto con lo stato ed al momento combattono per la loro libertà. Questo è un appello per solidarietà internazionale diretta con i prigionieri.

Dopo i risultati dell’udienza di oggi, i prigionieri rimarranno in custodia per almeno il prossimo mese, ma probabilmente fino ai processi. I nomi sono non pubblicabili su richiesta degli avvocati, ma possiamo dire che sono amici e compagni delle molte persone che lottano a Copenaghen. Lettere di supporto possono essere inviate a solidaritetshilsner@gmail.com, e verranno stampate e passate ai prigionieri. La posta è controllata cosi’ come le visite, quindi tutto viene letto dalla polizia. Tutti i prigionieri parlano buon inglese e danese. In ogni modo, qualunque espressione di solidarietà è ben accolta. Nessuno viene dimenticato nella lotta contro il capitalismo e lo stato!

Alcuni anarchici a Copenaghen

traducendo vari articoli da giornali locali la lista delle azioni di cui i 5 sono accusati sembra essere la seguente:

* Copenhagen Fur 17. aprile 2010 – Tentativo
* Accademia della polizia 14. maggio 2010 – Incendio
* Azienda di pellicce “Pelsbox Danmark” di Herlev
20 settembre 2010 -Incendio
* Nestle Copenaghen 27 ottobre 2010 – Incendio
* Azienda di pellicce “Saga Fur” di Vedbæk 10. novembre 2010 – Incendio
* Centro informatico della polizia di Søborg 8. dicembre 2010 – Incendio
* Arbejdernes Landsbank di Odessa 15. dicembre 2010 – Tentativo
* Centro informatico polizia nazionale di Hvidovre – Incendio
* Sede banca Nordea di Copenaghen 14. gennaio 2011 – Incendio
* Ambasciata greca di Copenaghen 6. aprile 2011 – Tentativo
* Accademia della polizia di Brøndby – Tentativo

Link articoli media:

http://politiken.dk/indland/ECE1365373/ekspert-terrorplaner-traekker-traade-til-ungdomshuset/
http://politiken.dk/indland/ECE1364915/dokumentation-her-er-politiets-sigtelser-mod-venstreekstremister/