La libertà porta ai Lager

papacita

http://www.donzauker.it/2009/08/10/la-liberta-porta-ai-lager/

«I lager nazisti, come ogni campo di sterminio,
possono essere considerati simboli estremi del male, dell’inferno che
si apre sulla terra quando l’uomo dimentica Dio e a Lui si sostituisce
[…] ci sono filosofie e ideologie che esaltano la libertà quale unico
principio dell’uomo, in alternativa a Dio, e in tal modo trasformano
l’uomo in un dio, che fa dell’arbitrarietà il proprio sistema di
comportamento».

Benedetto XVI, 9 agosto, 2009

Anche oggi l’anziano ma iroso Papa [si veda, al proposito, l’eloquente filmatino
che ne dimostra tutto l’astio] non ha mancato d’illustrare i principî
della sua ideologia faziosa, oscurantista e reazionaria. Lo ha fatto,
come sempre, con un discorso senza capo né coda, infarcito di luoghi
comuni religiosi inconsistenti e banali. Ma il concetto è stato chiaro:
chi pensa con la sua testa, chi rifiuta il Magistero ecclesiastico, non
è soltanto fuori dalla Salvezza e dalla Grazia, ma appartiene a quel
mondo mostruoso che ha generato i Lager. La libertà di pensare, la
libertà di scegliere cosa è buono per noi stessi o per i nostri figli,
diventa d’improvviso un tutt’uno con le peggiori nequizie dei peggiori
assassini. È davvero buono, questo Pontefice, vuole il nostro Bene,
quest’uomo che fa le mossettine, veste scarpine scarlatte e che ce l’ha
coi finocchi.
D’ora in avanti chi pensa con la sua testa, chi non si fa rimbambire
dalle pagliacciate dei miracoli di Padrepio, delle false apparizioni
della Madonna, del circo delle reliquie e dalle menzogne trasmesse
ininterrottamente da due millenni, costui è degno compare di un Himmler
o di un Goebbels. Il buon Padre ha parlato appropriatamente di
«umanesimo ateo», come uno dei pericoli più vicini ai Lager: a lui
danno fastidio proprio quegli uomini che con la sola ragione arrivano
ad avere una morale limpida e ben più nobile di quella cattolica. Sono
questi i veri nemici della Chiesa, coloro che dimostrano con la loro
vita che il razionalismo non è soltanto la salute dell’intelletto ma
produce anche una morale migliore e più umana. Uomini di altissimo
ingegno ed anche probi come lo furono Kant e come lo sono migliaia di
altri, sono la dimostrazione che il concetto di Dio non è soltanto un
freno alla conoscenza, ma genera una morale impiastricciata e
primitiva, intrisa di sensi di colpa, timori irrazionali, turbe
sessuali.
Conviene allora all’iroso Conservatore del Potere della Chiesa
attaccare la libertà di pensiero e di comportamento, assimigliandola a
quanto di più merdoso sia mai esistito, nel disperato tentativo di
arginare l’emorragia di clienti della sua Ditta. Fa quasi pena, questo
vecchio: è come il rappresentante di un prodotto ormai scaduto e
muffito che vede crollare le vendite e allora attacca violentemente il
prodotto fresco e sano della concorrenza, cercando di dirne tutto il
male possibile. Riuscirà il vecchio denigratore a danneggiare il buon
prodotto? A voi clienti reagire.

Federico Maria Sardelli

                                    

I poveri soldatini morti

Qualche giorno fa è morto l’ennesimo milite italico in quel pantano simil-vietnamita che si sta dimostrando l’Afghanistan; l’eroico "portatore di pace" (armato fino ai denti), ha fatto il botto a causa di un "Ied", Improvised Explosive Device, che un profano chiamerebbe bomba artigianale, nome che i gloriosi italici soldà non possono certo usare, sarebbe disonorevole ammettere che un moderno e preparato esercito possa essere attaccato con ordigni casalinghi…e poi il nome in inglese fa sempre trendy…La salma è tornata in Italia, il Sig. Napolitano, presidente della repubblica, ha reso omaggio al paladino della libertà caduto per la democrazia, mentre Mr. La Russa, ministro della difesa, ha annunciato che i militari italioti presenti nelle zone afghane saranno forniti di migliori equipaggiamenti…Ebbene, ci chiediamo una cosa…il camerata (si definiva "troppo di destra") Di Lisio da Campobasso era in medio oriente come volontario, a guadagnare -oltre il suo stipendio- circa 170 euro al giorno, quindi un bel gruzzoletto per i sei mesi che dura la missione…era quindi a fare il suo (merdosissimo) lavoro e li è morto…funerali di stato, pagine sui giornali e coccodrilli nei telegiornali…eppure anche in Italia si combatte una guerra, molto più sanguinosa, e i cui combattenti guadagnano molto meno rispetto ai burattini in divisa…stiamo ovviamente parlando della guerra del lavoro, che ogni giorno fa in media quattro morti, silenziosi e meno mediatizzabili (almeno che non siano tanti, tutti insieme e morti in maniera straziante…)…”caduti” che non meritano una lacrimuccia dall’infame Napolitano o chi per lui, morti che hanno meno dignità di un caporale, che per lavoro spara e uccide,  impugna un fucile, che fa parte di un apparato di morte.

Si fotta lo stato e la sua retorica!

Ogni giorno tanti lavoratori perdono la vita e gettano nel dramma intere famiglie, sogni si spezzano e si congelano in quell’istante in cui un’esistenza fugge via, magari dopo ore di straordinario che il bilancio familiare esigeva ma che il corpo non poteva sopportare…ma questi sono morti del capitale, ingranaggi sostituibili nella grande macchina del profitto, che in occidente uccide nelle fabbriche e nei cantieri, in medio oriente (come in Africa o in Sud America) utilizza come armi contro le popolazioni autoctone i vari Di Lisio, ufficialmente li per portare la pace (armata), in realtà catapultati in quegli scenari per contribuire ad asservire interi paesi ai bisogni di quelli "sviluppati".
No, noi non piangiamo un assassino che muore, porti la divisa dell’esercito, dei Carabinieri o quella anonima di mercenario (contractor per usare un altro termine trendy); noi non siamo e mai saremo dalla parte di chi opprime in nome di una bandiera o di fantomatici “valori” da esportare (leggi profitto)…non abbiamo paura a dire che non ce ne frega niente dei vari Di Lisio…dispiace per la sua famiglia, ma niente di più…Ci fa invece imbestialire che qualcuno debba spaccarsi la schiena in fabbrica o in un cantiere per tirare a campare, mentre la crisi –che è crisi del sistema neoliberista- morde alle gambe e i politicanti di ogni colore si sforzano di aiutare solo banche ed imprese, che poi non fanno altro che scaricare sui lavoratori gli oneri del “risanamento”.
Le aziende chiudono in Italia per riaprire in paesi dove il costo del lavoro e le tutele per i lavoratori sono minori, aumentando così i propri profitti a scapito di chi il lavoro lo perde ed esportando schiavitù, questa si. In pochi mesi la cassa integrazione straordinaria è aumentata di più del 300%, i posti di lavoro vanno in fumo, aumentano gli sfratti…e dovremmo star qui a piangere per un soldatino? Momenti eccezionali richiedono sforzi e soluzioni eccezionali: in Argentina l’autogestione operaia è una realtà, come in Germania (anche se i “liberi” media italici non ne parlano), mentre in Francia i lavoratori sequestrano manager e minano fabbriche.
In Italia siamo ancora agli albori della lotta, anestetizzati da un sindacato assistenzialista e colluso con il capitale, ma qualcosa si sta muovendo anche qui. A settembre la crisi si farà ancora più netta ed evidente, la tensione sociale salirà ancora e gli apparati dello stato non si faranno certo scrupoli a reprimere ogni forma di dissenso più o meno organizzata.
A fronte di ciò dobbiamo prepararci, e alla svelta, alle sfide che dovremo affrontare.

Per i piccoli uomini in divisa addetti alla lettura di questo blog: Ma non vi vergognate? MERDE!

Evjenij Vasil’ev Bazarov.

Firenze-Aggiornamenti da Villa panico e Riottosa

Di ritorno ora da firenze, dopo una giornata passata tra Villa Panico e Riottosa…

Innanzi tutto una buona notizia, i compagni che erano asserragliati sui tetti, rispettivamente 4 al Panico e 2 alla Riottosa sono scesi senza conseguenze, infatti lo sbirrame, dopo una giornata di provocazioni e tenzione -Il compagno e la compagna sul tetto della riottosa sono stati dalle 11 di stamani fin verso le 18 senza poter bere un sorso d’acqua; noi non riuscivamo ad avvicinarci e il pattume in divisa si rifiutava, su preciso ordine dell’infame questore Tagliente, di dare da bere ai resistenti- se ne sono andati senza effettuare fermi ed identificazioni (Le uniche due denunce risalgono all’inizio dell’irruzione quando due
persone sono state condotte in questura e accusate di resistenza).

Tutto il carrozzone sbirresco è partito da delle perquisizioni per 270bis (associazione sovversiva): i solerti tutori del disordine infatti cercavano un pericoloso…striscione(!), calato mesi fa dalla rinascente di Firenze…insomma, ormai un pezzo di stoffa e magari dei volantini sono chiaro sintomo di terrorismo….

A ciliegina di questa giornata ci preme segnalare che oggi era la giornata dell’insediamento del nuovo sindaco fiorentino Renzi "omodimerda" Matteo, con tanto di primo consiglio comunale alle 15…e quale miglior incipit per un nuovo podestà che lo sgombero di due pericolosi covi di sovversivi?

Alla fine della giornata il bilancio è di due spazi che comunque sono ancora li, la resistenza ha pagato, ma l’impressione è che questa piccola battaglia vinta sia il prologo di una lunga guerra.

Scusate la poca lucidità nell’esposizione ma dopo dodici ore senza aver né pranzato né cenato ci può stare.

VIVA L’ANARCHIA!

PANICO E RIOTTOSA RESISTONO!

Andrea Cosimo Alberto Buonmattino.

 

G8 a L’Aquila una riflessione

Ieri si è svolto il corteo contro il g8 de l’Aquila, abbastanza partecipato, ma sostanzialmente inutile…Avevamo avuto molti dubbi sulla reale utilità di recarsi alla scampagnata abruzzese, ma poi alcuni di noi, lo scrivente compreso, hanno deciso di andare…Ebbene ci siamo trovati a partecipare ad una farsa di corteo, cominciato in un posto deserto come la stazione di Paganica, con il tentativo di alcuni manifestanti di non far partire uno striscione "troppo violento", mettendo praticamente le mani addosso ai compagni; il corteo si è poi dipanato per circa otto chilometri attraversando null’altro che campi(!), incrociando la prima casa (grazie per l’acqua) a metà corteo. Nonostante tutto ciò i solerti militanti Cobas hanno deciso di monitorare discretamente lo spezzone degli "incontrolados", come se i "nemici" fossimo noi…ed in effetti il reale pericolo che attaccassimo un povero susino indifeso sussisteva…All’arrivo a l’Aquila poi, si è toccato il parossismo del ridicolo: il corteo è terminato appena entrati in città, con i microfoni che vomitavano i vaneggiamenti di Bernocchi e compagnia sulla riuscita della giornata, sulla grande vittoria del movimento ecc…in quel momento alcuni compagni che stavano inveendo contro la polizia sono stati riprese con decisione dai militanti cobas, e nel parapiglia (soprattutto fra manifestanti) c’è pure scappata una micro-carica…a seguire capannelli di spintoni ed offese reciproche, altri deliri cobassiani dai microfoni, il tentativo di negare la parola alle altre componenti del corteo (il camion è partito mentre una ragazza stava parlando!) ecc…
 
Alcune domande:
 
– Serviva veramente un corteo svolto con queste modalità, senza visibilità e contatto con la popolazione, senza gesti dimostrativi importanti, con la radicalità ridotta al lumicino?
 
– Ha giovato al “movimento” una sceneggiata come quella che si è svolta all’arrivo del corteo?

– E’ normale che qualcuno si arroghi il diritto di decidere figli e figliastri durante una manifestazione?

Una riflessione:
 
In piazza si è assistito alla volontà di un sindacato di base di dirigere la nuova ondata di dissenso che sta attraversando il paese in maniera esclusiva e con modalità univoche; la volontà egemonica dei cobas si dimostrò già ai tempi del sedicente sciopero "generale dei sindacati di base", convocato in maniera verticistica da cobas appunto, cub ed sdl, senza consultare le rispettive "basi", ed escludendo per volontà bernocchiana SLAI ed USI (l’uno per dissidi con il leader maximo cobas, gli altri perché piccola realtà anarcosindacalista non degna di menzione…); l’esperienza si è ripetuta a l’Aquila.
Nel capoluogo abruzzese si è assistito ad un corteo "fatto perché doveva essere fatto", ma privo di quel reale contenuto d’opposizione radicale che dovrebbe caratterizzare una mobilitazione contro il G8…a cosa è servito, lo chiediamo nuovamente, un corteo tra i campi? A chi è giovato? Dal camion hanno detto che il baraccone è servito quanto meno come segno di maturità del movimento…ma ci chiediamo che movimento e quale maturità? Se ci accontentiamo di finire con le nostre bandieruzze in tv ok, lo scopo è stato raggiunto, ma se l’obbiettivo fosse quello di contribuire a generalizzare il dissenso (la rivolta diremmo noi) allora…fallimento completo.
 
A fronte di tutto ciò a mio vedere l’epoca dei grandi raduni di piazza ha fatto il suo tempo; la possibilità di una reale trasformazione dell’esistente, che vada di pari passo con una trasformazione del sentire individuale e collettivo non può che passare dall’incentivazione delle sacche di resistenza locali che si oppongono alle devastazioni sociali ed ambientali (discariche, inceneritori, rigassificatori, tav, basi ecc…), facendo sì che queste non scadano e si diluiscano in un mero rapporto di dialogo con il potere (che vorrebbe dire sconfitta) o in una lotta basata sulla "richiesta", su ricorsi e referendum (l’esperienza dimostra la loro inutilità), ma che mantenga tutte le sue caratteristiche di radicalità (nelle modalità e nelle richieste) e che si basi sulla volontà degli individui di auto determinare il proprio futuro, un futuro basato sull’autogestione ed il mutuo appoggio.
Le esperienze di tante mobilitazioni popolari (TAV, Basi…) dimostrano non solo che l’autogestione delle lotte è possibile, ma che queste risultano incidenti fin tanto che non accettano le modalità di confronto che il potere impone,  che prevedono tutti i mezzi per riassorbire il dissenso e le rivendicazioni popolari entro l’alveo del sistema vigente di priorità (il profitto) e valori (i mercati).
Con questo non voglio dire che le piazze abbiano perso di significato, ma voglio dire che lo hanno e lo avranno solo se quell’ambito sarà la risultante ed il punto d’incontro di tante esperienze di lotta quotidiane. Solo così, a mio vedere, si potrà sperare di cambiare realmente le cose. Meglio tante piccole braci, che si sviluppano e covano -apparentemente- sotto le ceneri, che un unico grande incendio ogni tanto…

Evjenij Vasil’ev Bazarov

Nervi tesi…pensieri pescati in ordine sparso…

Dopo i due compagni arrestati pochi giorni fa -Alessandro e Sergio liberi!- assistiamo nuovamente all’oscena macchina repressiva che si mobilita per colpire, a pochi giorni del G8 a l’Aquila, gli studenti dell’onda, gli stessi che quest’inverno fecero sperare che l’italica stirpe non fosse poi tutta rincretinita dai media di regime e ottenebrata dalla paura creata ad arte.

Mentre la crisi getta sul lastrico centinaia di migliaia di persone, mentre i padroni (che ora hanno il nonvolto dei CDA delle multinazionali) delocalizzano le loro aziende all’estero -creando nuovi sfruttati e rendendo i vecchi disoccupati- il potere, incarnato da politicanti, magistrati e cagnacci in divisa, schiavo degli arcangeli del profitto,  decide di colpire tutti coloro che in varie modalità hanno deciso di non star a guardare mentre pochi -sanguisughe in doppio petto- si organizzano per succhiar via la loro stessa esistenza…I lavoratori o perdono il lavoro o muoiono lavorando, gli studenti vengono messi sempre più nell’impossibilità di poter studiare…e la repressione colpisce duro chi si oppone a questo stato di cose…Avevamo assistito a qualcosa di simile mesi fa, quando le proteste delle popolazioni contro le devastazioni ambientali e sociali (discariche, inceneritori, tav, basi della morte…) venivano accolte a colpi di manganello da quegli abbietti personaggi in divisa, automi che se glielo ordinassero menerebbero anche loro madre (non ci saranno mai abbastanza Nassiriya o Raciti)…

Tutto questo poco prima del "G8 della crisi"…provocazione? Tentativo di alzare la tensione? Il solerte lettore divisato di questo blog, che si fa vanto del suo passato e presente di pezzo di materiale organico di scarto forse ci potrebbe dare maggiori delucidazioni…

Eppure il vento cambia…i lavoratori si mobilitano e non hanno paura a relazionarsi con i movimenti; le mobilitazioni popolari, che si era tentato di fiaccare con la lunghezza della lotta e la violenza della repressione sono più vivi che mai…e si stanno radicalizzando…

forse è solo brezza di un mattino, forse è tempesta che giunge…ebbene, staremo a vedere…

Andrea Cosimo Alberto Buonmattino.

Lo sbirro pistoiese…

Ebbene, ci informano i nostri efficientissimi servizi di controspionaggio dislocati su tutto il territorio nazionale con infiltrati ed osservatori, che un solerte carabbbbbbiniere di servizio a Pistoia, ligio al suo merdosissimo lavoro, avrebbe tentato un goffo abbordaggio nei confronti di un ggggiovine abitante nella medesima città ove il nostro presta i suoi servigi, chiedendogli di "tenerlo informato" sui movimenti degli Anarchici dell’urbe…Non basta quindi il "lavoro" abbietto che questi figuri svolgono, lo spione (diceva una filastrocca che cantavamo da bambini "chi fa la spia non è figlio di maria/ma è figlio di un omaccio che si chiama diavolaccio…"…ora da grandi avendo poca simpatia per Maria, e una certa stima per il vituperato diavolaccio usiamo cantare "chi fa la spia, carabiniere o polizia…è un gran figlio di troia"; manca la rima ma il concetto è sicuramente più ficcante…), ma vorrebbero pure coinvolgere nei loro loschi affari anche probi cittadini…ebbene…continuate così carissimi e….Andate a pigliarvelo nel culo, scusate il termine, carabinieri!

Pistoia – Rifognazione, ovvero del poltronismo sfrontato…

Dunque siamo nuovamente vicini ad una nuova tornata elettorale, alle europee per essere precisi…
Non occorre ripetere per l’ennesima volta quale sia la nostra posizione sulle elezioni, ma una cosetta la vorremmo far notare…
Come sempre gli schieramenti sono i soliti, coalizione di centrodestra e coalizione di centrosinistra, con qualche lista solitaria a far da pendant.
Qui a Pistoia la coalizione di centrodestra rispecchia l’alleanza al governo, ovvero i neototalitaristi/inquinatori/affamatori del PDL ed i razzisti della lega, mentre l’altra lista, quella che teoricamente dovrebbe rappresentare un portato etico e culturale "altro" rispetto all’inquietante coalizione di destra, è formata dai neototalitaristi/inquinatori/affamatori del PD, dai poltronari di Rifognazione e dai lacché dei comunisti(?) italiani.
Poco c’è da dire su PDL e Lega, i cui rappresentanti meriterebbero una visitina di un Bresci qualsiasi, e lo stesso vale per i gerarchi del PD, ma due parole le spendo volentieri su rifognazione comunista(?), che da sempre si presenta come partito di governo e di movimento, e che poi nella pratica si dimostra solo un partito come tutti gli altri, attaccato alle poltroncine e poco interessato alle sorti della plebaglia che dice di voler rappresentare…ora poi ci mette pure una buona dose di sfacciata ipocrisia…
Brevemente: da anni molti di noi stanno lottando contro il mostro sanitario che è l’inceneritore di Montale; tra i militanti del presidio contro l’impianto di cancrovalorizzazione c’erano anche un tesserato di rifognazione che subì pesanti pressioni da parte della federazione provinciale del partito affinché abbandonasse la mobilitazione che metteva in difficoltà l’entrata in maggioranza a Montale di rifognazione…ebbene, il compagno stracciò la tessera di un partito che ufficialmente rimaneva ambiguo sul problema inceneritore, e sottobanco avversava pesantemente la lotta del presidio e dei suoi militanti, inviando anche alle assemblee (sempre aperte) degli "osservatori" a monitorare gli umori dell’assise…
poi la vita e le vicende politiche continuano, rifognazione rompe con il sindaco Razzoli, e comincia, ogni tanto, a mugugnare contro l’inceneritore (indispensabile fino a qualche mese prima).

Pochi giorni fa, il 23 Marzo, rifognazione rilascia questa dichiarazione a mezzo stampa, riguardo le analisi preoccupanti che riguardano l’impianto montalese:

"Il Prc toscano esprime forti dubbi sulla vicenda che riguarda la salute pubblica dei cittadini della Piana pistoiese, vicenda relativa all’incertezza sui fattori determinanti l’inquinamento da pcb riscontrato durante l’indagine epidemiologica svolta dall’Istituto zooprofilattico delle Toscana e del Lazio.
Grandi preoccupazioni erano da tempo state denunciate dai comitati contro l’inceneritore e presentate in consiglio comunale dal nostro gruppo consiliare, avvalorate anche dalla chiusura per inquinamento dell’ineceneritore di due anni fa e dai problemi ambientali che tale impianto presenta da tempo."

Che l’abbiano capita dunque? Non proprio…se rifognazione non compare nella coalizione che sostiene il sindaco uscente di Montale, l’assassino Piero Razzoli, alle comunali, è presente e sostiene attivamente la candidata del Pd alla presidenza della provincia di Pistoia Federica Fratoni, che si è detta inceneritorista convinta e che nel programma elettorale prevede la costruzione della terza linea del cancrovalorizzatore montalese…quindi di nuovo rifognazione tiene un piede in due scarpe e dimostra di essere più attenta alle poltrone che ai bisogni degli individui…e vogliamo ricordare che è la stessa rifognazione di cui fa parte l’infame Rosalia Billero, l’assessora alle politiche di tutela della salute, di protezione ed inclusione sociale, l’edilizia residenziale e cimiteriale, il decentramento e la partecipazione, che solo pochi giorni fa faceva portare via dai suoi uffici una famiglia marocchina rea di chiedere una sistemazione dignitosa…Questo il partito di governo e movimento…ma quale di quale movimento farebbe parte rifognazione!? Sabato a Firenze a fianco degli studenti manganellati dagli sbirri non c’erano, ci saranno a lottare contro i CPT/CIE? Sicuramente sappiano lor signori che ogni bandiera rifognarola sarà vissuta come una provocazione, per lo meno alle mobilitazioni contro il cancrovalorizzatore di montale. Non si può stare con il boia e sfilare con le vittime…Rifognaroli, carogne, tornate nelle fogne!
Quindi che fare? Semplice, per le elezioni non votare, vai al mare!

 

Evjenij Vasil’ev Bazarov

Ecumenismo

 http://www.donzauker.it/

Il trionfale viaggio del Grande Stregone Bianco nel continente nero prosegue tra mille successi, sorrisi e qualche scurreggia vestita.

In un magnifico e coraggioso gesto di grande ecumenismo, il grande stregone bianco Bene, detto XVI, ha sfidato i pregiudizi, il pungente odore di nerchie scoperte, la normale repulsione dell’uomo di cultura verso i negri e – non ultima – una clamorosa scenata da parte di Padre Georg, per abbracciare il suo pari ruolo africano, lo stregone ‘Mbutu ‘Ngulo, capo spirituale della locale comunità di negri.

Certo, a noi gente civilizzata pare impossibile che oggi, in pieno 2009, delle persone adulte possano ancora accettare di inginocchiarsi davanti ad un ciarlatano del genere; di regolare le proprie vite secondo i dettami e gli anatemi che questi lancia quotidianamente da un pulpito legittimato dall’ignoranza e dalla superstizione dei poveri di spirito; di subordinare il proprio governo ai deliri irrazionali scaturiti da un pericoloso fanatico. Ma tant’è, sic transit gloria mundi, anche questo fa parte del misterioso universo dei Negri.

Perché – sia chiaro – stavamo parlando di ‘Mbutu ‘Ngulo, eh?!

Se avete frainteso vuol dire che siete in malafede! VERGOGNA!!!

Razzo16 (ovvero il papocchio nazista) arruolato nella PSICO-GUERRA contro L’africa.

Le prime dichiarazioni di papa Ratzinger nel suo viaggio africano hanno fornito immediatamente ai media l’occasione per dividere l’opinione pubblica mondiale sulla questione se sia giusto o meno distribuire preservativi agli Africani per consentirgli di difendersi dall’AIDS. Ne è venuta fuori un’immagine del continente africano ridotto ad un mendicante infetto, e, davanti al suo piattino proteso, l’Occidente si interroga gravemente sul dilemma se sia giusto o meno lasciarci cadere l’elemosina di un profilattico.
Secondo alcuni commentatori, Ratzinger aveva il diritto di sostenere il proprio ruolo di magistero spirituale e di sconsigliare l’uso del preservativo. Ma in questo modo si è spacciata per una questione di libertà di opinione, quello che costituiva in realtà un pretesto per identificare ancora una volta l’Africa con la presunta emergenza AIDS. Qualunque cosa si pensi sull’attendibilità scientifica dell’AIDS, sta di fatto che questo viene presentato come una sindrome da immuno-deficienza, che, come tale, si esprime con la vulnerabilità ad altre infezioni. Ora, come si stabilisce che il fatto di aver contratto determinate malattie sia dovuto o meno alla presenza del virus HIV? O, meglio ancora, chi lo stabilisce?
Forse le multinazionali farmaceutiche che, anche a detta dei missionari cattolici, attualmente usano l’Africa come continente-cavia per i loro esperimenti? Ma non è proprio il terrore dell’AIDS a conferire alle multinazionali la giustificazione del loro attuale strapotere?
Certo, c’è anche il giudizio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il cui grado di serietà ed indipendenza dalle multinazionali farmaceutiche, si è rivelato qualche anno fa, in occasione della emergenza mondiale dell’influenza aviaria, dimostratasi poi del tutto inconsistente.
Secondo la segnalazione di Medici Senza Frontiere e di missionari cattolici, proprio in un Paese che è stato tappa del viaggio africano di Ratzinger, in Camerun, la multinazionale farmaceutica americana Gilead Sciences ha da qualche tempo avviato la sperimentazione farmacologica su vasta scala sulla popolazione, spingendosi al punto da sconsigliare l’uso del preservativo per poter meglio valutare gli effetti di un suo prodotto.
Ciò che sta facendo la Gilead non costituisce di per sé una prova indiretta delle virtù salvifiche del preservativo, che potrebbero essere state enfatizzate da altre multinazionali che ne gestiscono la produzione. È inoltre accertato che la lotta all’AIDS consente alle multinazionali farmaceutiche di sperimentare comodamente gli effetti collaterali di farmaci che hanno tutt’altre finalità terapeutiche. Sta di fatto che la coincidenza delle dichiarazioni papali con le istruzioni della Gilead, avrebbe comunque dovuto preoccupare Ratzinger e spingerlo, quanto meno, a qualche precisazione a riguardo; ma così non è stato.
Secondo le dichiarazioni rilasciate nel suo viaggio, per Ratzinger, i problemi dell’Africa derivano esclusivamente dal tribalismo e dalla corruzione, mentre le multinazionali rappresentano presenze mistiche che non possono neppure essere nominate, figuriamoci criticate o sospettate. Su pressione di alcuni vescovi, Ratzinger ha dovuto inserire nei documenti di carattere interno almeno qualche vago riferimento all’azione negativa svolta in Africa da forze internazionali; ma nelle dichiarazioni pubbliche non ha dimostrato nessuna intenzione di discutere il potere delle multinazionali farmaceutiche e delle istituzioni sanitarie internazionali che le coprono, e neppure di avanzare dubbi sul loro alone di pretesa oggettività scientifica e sul carattere disinteressato della loro ingerenza in Africa.
Un’altra istituzione sovra-nazionale, il Fondo Monetario Internazionale, ha inoltre imposto ai Paesi africani sotto il suo controllo – cioè quasi tutti – la privatizzazione dell’acqua, ed anche questa privatizzazione preoccupa i missionari cattolici, di cui però Ratzinger ha ancora una volta ignorato le denunce.
Neppure il FMI ha a che vedere con i guai dell’Africa?
Dalla fine degli anni ’90, il FMI non concede più prestiti o deroghe sui debiti ai Paesi che non accettino di privatizzare l’acqua, ed anche un Paese ex-socialista come l’Angola ha dovuto sottostare al ricatto. Quando ha fatto tappa in Angola, Ratzinger non ha speso una parola su questa situazione.
Evidentemente la privatizzazione dell’acqua rischia sì di far morire di sete e malattie milioni di Africani, ma non mette a rischio le loro anime e, a quanto pare, neppure quelle dei membri del FMI.
La privatizzazione dell’acqua costituisce un processo mondiale ormai decennale, condotto nel quasi assoluto silenzio dei media, quindi se ne sa poco o nulla. Qualche anno fa, il presentatore Paolo Bonolis volle sostenere la propria nomea di cattolico impegnato, e, nella trasmissione RAI di “Domenica in”, dedicò uno spazio alla questione della privatizzazione dell’acqua nei Paesi del cosiddetto Terzo Mondo. Pochi giorni dopo quella trasmissione, lo stesso Paolo Bonolis fu oggetto di uno scandalo su quiz truccati, pilotato dalla trasmissione Mediaset “Striscia la Notizia”. Il messaggio intimidatorio evidentemente arrivò a segno, perché né Bonolis, né nessun altro, si è più occupato della questione dell’acqua; tanto che il 6 agosto 2008 il governo Berlusconi ha potuto a sua volta africanizzare l’Italia, decidendo di privatizzare l’acqua con l’articolo 23bis della Legge 133/2008, ciò senza che nessun organo di “informazione” riportasse il fatto. Solo martedì ultimo scorso il comico Maurizio Crozza ha fatto trapelare la notizia della privatizzazione dell’acqua in Italia durante la trasmissione “Ballarò”, perciò non è da escludere che vi sia già in preparazione qualche scandalo che lo coinvolga.
La privatizzazione dell’acqua provoca l’aumento proibitivo del suo prezzo ed il conseguente ricorso delle popolazioni assetate a fonti inquinate. Quali effetti degenerativi sta comportando tutto ciò sull’igiene in Africa?
Ratzinger ha ritenuto più igienico per sé ignorare la domanda; anzi, per mettersi del tutto al sicuro si è arruolato nella guerra psicologica che le multinazionali stanno conducendo contro l’Africa, in modo da spingere sull’acceleratore della loro aggressione coloniale.