Ormai tre anni fa, a fronte della chiusura temporanea dell’inceneritore di Montale per il pesante sforamento delle emissioni inquinanti, varie realtà operanti a più livelli sul territorio -dai comitati al Collettivo liberate gli Orsi (di cui alcuni di noi facevano e fanno parte)- decisero di occupare un terreno incolto da decenni per ripulirlo e costruire un presidio permanente per denunciare con ancora più forza quello che da anni veniva affermato attraverso volantini, presidi e quant’altro, ovvero che l’impianto cancrovalorizzatore montalese inquina, avvelena e uccide la popolazione.
Per sette mesi siamo stati oggetto di intimidazioni e diffamazioni da parte di sbirrami vari e forze politiche (in questo veramente in accordo da destra a sinistra). La ciliegina sulla torta fu una multa di più di tremila euro comminata ad un compagno individuato dalle autorità come responsabile della struttura.
Il presidio non c’è più da anni, ma la lotta contro l’inceneritore, le bugie delle istituzioni e gli interessi delle lobbies dell’incenerimento non si è mai fermata ed in questi mesi il fronte antinceneritorista è riuscito a mettere più volte in difficoltà le amministrazioni locali e provinciali responsabili dell’impianto: dal ritrovamento negli alimenti prodotti nell’ombrello di ricaduta degli inquinanti emessi dal camino dell’inceneritore di metalli pesanti e diossine al ritrovamenti di queste sostanze anche nel latte materno di alcune giovani madri abitanti nei pressi del cancrovalorizzatore l’imbarazzo istituzionale si è fatto sempre più forte, nonostante la criminale copertura di ASL ed ARPAT che hanno sempre smentito (tranne rari casi), sostanzialmente coprendo, i danni provocati dall’impianto…ma certe bugie, soprattutto a fronte delle prove che cominciano ad essere pressoché inconfutabili, cominciano a mostrare le proprie corte gambe: ieri la provincia ha ammesso quello che per anni ha sempre negato e che noi andavamo ripetendo con forza, nell’impianto di montale si sono bruciati e si bruciano tutt’ora rifiuti pericolosi senza una seria indagine sulle emissioni, tradotto in italiano vulgaris, fregandosene di danni arrecati alle popolazioni…dopo tutto conta il profitto…
A fronte di tutto ciò, ovviamente, non si parla certo di chiusura dell’impianto, ma si vaneggerà su “una migliore gestione dell’inceneritore ed una maggiore trasparenza”, ovvero il cancrovalorizzatore non si tocca, ma si tenterà di dare l’impressione di normalizzare la situazione inventandosi nuove procedure e magari sostituendo qualche dirigente degli enti gestori e controllori…
I comitati si aspettano ora un intervento della magistratura, vana speranza…noi sappiamo che non ci sarà o che se ci dovesse essere non porterà a niente, perché come sempre il profitto (l’incenerimento ingrassa tanti) dev’essere lasciato in pace nella sua opera di fagocitamento e distruzione…e allora che fare? E’ necessario rilanciare la mobilitazione dal basso, è necessario che la popolazione faccia sentire la propria voce non solo bofonchiando, ma AGENDO, è necessario rilanciare pratiche di azione diretta sul territorio, ben sapendo che gli sbirrami vari, mastini protettori del potere e del profitto, tenteranno come sempre di affondare i propri aguzzi denti nelle carni di chi non si rassegna a subire…sta a tutti noi romperglieli e vincere questa battaglia, l’inceneritore va chiuso ORA, senza aspettare manne dal celo, sia sotto forma di sentenze giudiziarie o di ordinanze politiche…riprendiamoci il territorio, riprendiamoci le nostre vite! Come dicevamo anni fa: sarà dura, ma per loro!
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Livorno: Azione simbolica contro i CIE al monumento dei 4 Mori
Il Governo e la giunta regionale intendono costruire entro il 2010 un
centro di espulsione per immigrati anche in Toscana. In queste strutture
si viene rinchiusi per la sola colpa di non avere i documenti in
regola. In attesa di essere deportati nel paese di provenienza si vive
in condizioni disumane, sorvegliati da militari, costretti a subire
abusi e violenze.
Nella nostra città, negli ultimi mesi, si sono svolte numerose
iniziative contro la costruzione di un Centro di Identificazione ed
Espulsione in toscana; presidi e volantinaggi portati avanti da varie
realtà del territorio sono stati preludio alla nascita di un’assemblea
cittadina contro i centri d’espulsione. Assemblea nata per lottare,
anche in collaborazione con altre realtà toscane, contro la segregazione
dei migranti in questi nuovi "lager della sicurezza", per ribadire il
nostro NO a simili strutture, in Toscana ed ovunque.
Noi riteniamo che la mobilitazione e la sensibilizzazione su questa
tematica passino tramite l’informazione e l’azione diretta, anche
simbolica.
Con l’azione di oggi, condanniamo la politica razzista con cui le
istituzioni calpestano i più elementari diritti dell’uomo, nel silenzio
più totale delle testate giornalistiche maggiori e dei media nazionali.
Continueremo a mobilitarci per impedire la costruzione del lager toscano e per la chiusura di quelli già esistenti.
Assemblea contro i centri di espulsione.
I rosso-bruni: vesti nuove per una vecchia storia
Come si sa,
l’ideologia del Fascismo è nata storicamente da una rete di scambi e
ibridazioni fra “destra” e “sinistra”, combinando lotta di classe e
nazionalismo, dittatura del proletariato e stirpe eletta, socialismo e
razzismo. L’ideologia fascista da sempre si è alimentata di discorsi
rivoluzionari per virarli verso l’autoritarismo. Per questo la
resistibile ascesa dell’estrema destra porta con sé persistenti fenomeni
di collaborazionismo e mimetismo politico. Per questo i neofascisti
sono tanto interessati a fare discorsi “di sinistra”, “anticapitalisti”,
“rivoluzionari”, “antimperialisti”. Non da oggi è la loro strategia, tanto più in tempi di crisi economica e crescente disagio sociale. Ripubblichiamo da Carmilla un articolo che fa il punto sulle organizzazioni neofasciste “rosso-brune”.
I rosso-bruni: vesti nuove per una vecchia storia
di Valerio Evangelisti
[Questo breve articolo di tono divulgativo, apparso sul numero di giugno della rivista Su la testa,
legata al PRC, non doveva apparire su Carmilla. Esistono in rete
inchieste sullo stesso tema molto più accurate, di cui fornirò i
riferimenti. Se mi risolvo a pubblicarlo qui è perché, a scoppio
ritardato, ha causato nei diretti interessati reazioni scomposte, ai
limiti dell’isteria. In particolare, ciò è avvenuto per le tre righe
piuttosto neutre consacrate a Costanzo Preve, elencato tra i marxisti
sedotti dall’ipotesi rosso-bruna. In appendice, fornirò qualche
indicazione bio-bibliografica sui curiosi difensori che, per
l’occasione, l’illustre “filosofo marxista” ha trovato. Naturalmente, a
tutti è lecito cambiare idea, ma se la schiera dei “versipelle” è troppo
folta dà adito a sospetti.]
L’ultimo, sconcertante prodotto della strana famiglia che sto per
descrivere ha per nome “autonomi nazionalisti”. Si tratta in effetti di
giovani neonazisti che fanno propri alcuni simboli esteriori non tanto
dell’autonomia, quanto dell’anarchismo più radicale.
Vestono le tutine nere dei “Black Bloc”,
si fregiano della A cerchiata. Di recente hanno occupato una casa
rurale abbandonata nei pressi di Pavia, con l’intento di farne un centro
sociale. Inalberano l’insegna del movimento internazionale “Antifa
Aktion”, rappresentata da una bandiera rossa giustapposta a una nera, se
i militanti sono in prevalenza marxisti, o una nera su una rossa, se
prevalgono gli anarchici. L’emblema vuole comunque indicare l’unità di
anarchici e marxisti contro il fascismo. Non è così per gli “autonomi
nazionalisti”. Nella loro versione, la bandiera nera copre la rossa, ma
la scritta attorno è “Anti-Antifa Aktion”. Il nemico è dunque
l’antifascismo militante.
Si tratta, in Italia, di un pugno di giovanotti, per di più invisi a
Casa Pound, che li ha trattati a male parole. In realtà il piccolo
movimento è nato in Germania, dove, visto il successo degli “Antifa”,
alcuni militanti di estrema destra hanno pensato che fosse solo
questione di look; poi il nucleo iniziale si è ramificato,
raggiungendo persino l’Australia. Prassi di questi gruppi? Infiltrarsi
nelle manifestazioni degli Antifa e causare il maggior numero possibile
di danni insensati, con obiettivi certamente diversi da quelli dei Black
Bloc propriamente detti.
Restano comunque un’esigua minoranza, come gli “anarchici nazionalisti”
che li avevano preceduti. Ben diverso – anche se numericamente ancora
marginale – il peso esercitato dalla tendenza fascista detta
“rosso-nera”, o “comunitarista”, o “nazional-bolscevica”, o “socialista
nazionale”. In Italia è una lunatic fringe, eppure può contare
su un quotidiano, qualche rivista, diverse case editrici e molti siti
web, che alcuni, in buona fede, credono di estrema sinistra. Il fatto è
che questo filone ha una sua storia e, qui e là per l’Europa, persino un
suo radicamento.
Un recente numero del Bollettino Aurora di Alex Lattanzio –
pubblicazione “rosso-bruna” in rete molto ben dissimulata, tanto che
prende nome dal famoso incrociatore che appoggiò gli insorti della
Rivoluzione d’Ottobre – rievocava i “padri nobili” in quei comunisti
nazionalisti che negli anni ’20, in Germania, ebbero un qualche seguito,
fino a venire cancellati dai nazisti hitleriani. In realtà, l’origine
della corrente è più recente. Il fondatore autentico è il belga
Jean-François Thiriart (1922-1992), ex combattente delle SS valloni,
collaborazionista in nome di gruppuscoli provenienti dall’estrema
sinistra approdati al sostegno al Terzo Reich. Nel dopoguerra, Thiriart
pagò le sue scelte con alcuni anni di carcere. Tornato in libertà, fondò
alla fine degli anni ’50 il movimento Jeune Europe (avente per simbolo
la croce celtica, poi divenuta di uso comune a destra), che si opponeva
alla decolonizzazione del Congo belga, dell’Algeria e degli altri
possedimenti europei in Africa. In Italia, Jeune Europe ebbe quale primo
referente Ordine Nuovo, mentre all’interno dell’OAS (Organisation Armée
Sécrète) franco-algerina, trovò un discepolo brillante e intelligente
in Jacques Susini, l’ideologo del gruppo terroristico.
Lentamente, tuttavia, le idee di Thiriart, inizialmente tanto
antiamericane quanto antisovietiche e centrate sulla nozione di Europa
quale culla della civiltà, mutarono. Cominciò a leggere l’URSS quale
baluardo nazionalista, specialmente nella figura di Stalin, e a
considerare con simpatia la Cina. Formulò la nozione di “Eurasia”,
entità politica e culturale in fieri capace di dare scacco
all’imperialismo americano, ormai quasi il solo nemico (con la sua
appendice ebraica, Israele). Accantonò il filocolonialismo per
appoggiare i movimenti di resistenza dell’America Latina e del Medio
Oriente.
In Italia i referenti cambiarono. Per i dettagli rimando a un saggio di Claudia Cernigoi, La strategia dei camaleonti: comunitarismo e nazimaoismo,
apparso nel 2003 sulla rivista triestina La Nuova Alabarda e facilmente
reperibile sul web. Vi si trova anche un dizionario con i nomi più
significativi, sempre ricorrenti. Riassumendo almeno tre decenni, chi
traspose in Italia le nuove idee di Thiriart fu in primo luogo “Lotta di
popolo”, il più noto gruppo detto nazi-maoista. Seguirono “Lotta
Studentesca”, in parte “Terza Posizione”, la rivista “Orion” di Milano
(facente capo alle edizioni Barbarossa e alla Libreria del Fantastico di
viale Plinio), fino all’ala estrema e armata, i NAR di Giusva
Fioravanti. Più raggruppamenti minori, misticheggianti o aventi
radicamento locale, in forma di circoli e associazioni culturali.
Più interessante vedere gli sviluppi attuali. Non senza avere notato che
quella componente, sicuramente minoritaria, del fascismo “di sinistra”,
ha comunque contagiato l’intero arco della destra extraparlamentare, o
parzialmente extraparlamentare in quanto associata elettoralmente ai
partiti del centrodestra. Se ne trovano tracce in Fiamma Tricolore, in
Forza Nuova, in Casa Pound-Blocco Studentesco (l’espressione più
“moderna” e originale) e in molte formazioni assenti dalla scena
nazionale. Una rassegna dei gruppi e dei siti che sto per citare è
compresa in un saggio, L’arcipelago della destra radicale, presente nel
sito web L’Avamposto degli Incompatibili (ora qui). Quello che tento ora è un rapido aggiornamento.
Anzitutto è d’obbligo il rimando a una delle maggiori formazioni che
agiscono a livello europeo, a dimostrazione che siamo di fronte a una
piccola Internazionale. Si tratta del Partito Comunitario Nazional-Europeo,
i più diretti eredi di Jean-François Thiriart. Quando si accede in rete
al loro sito, si è accolti dall’inno sovietico. Si passa poi a una
pagina fitta di ritratti di Stalin e Che Guevara. Il partito sembra
avere molte filiazioni soprattutto nell’Est europeo, e, quanto
all’Europa occidentale, in Francia. Qui pubblica un periodico, Les
Causes du Peuple. Fa il verso a La Cause du Peuple, il noto settimanale
maoista francese diretto, negli anni successivi al ’68, da Jean-Paul
Sartre. Per comprendere l’ispirazione autentica basta esaminare il
dossier dedicato a Thiriart, in termini osannanti.
Il PCN non sembra avere relazioni dirette con il russo Partito Nazional-Bolscevico
fondato dal poeta e scrittore Eduard Limonov (eccellente, va detto, in
entrambe le sue espressioni artistiche). Questo è un partito slavofilo,
aggressivo, trasgressivo, che di comunista non ha molto, a parte il
solito richiamo alla grandezza di Stalin. Raccoglie giovanissimi sotto
bandiere curiose: falce e martello in un cerchio rosso (o nero) che
ricorda le insegne naziste, o, addirittura, l’immagine di Jean Marais
con maschera verde nel film “Fantomas ‘70”.
Gli italiani sono più seri e, pur condividendo in certa misura le idee
dei loro confratelli dell’Europa orientale, sono più abili a camuffarsi.
Prima di catalogarli, vediamone le idee di fondo (non comuni a tutti i
nuclei, ma alla maggior parte):
– L’unione di Europa e Asia (“Eurasia”) è in grado di sconfiggere
l’imperialismo statunitense. Chiaramente, l’attuale Unione Europea non è
un passo avanti in quella direzione (e qui mi sento di concordare);
– A questo fine, va bene l’alleanza con tutti gli Stati e le forze che
perseguono il medesimo obiettivo, dagli integralisti islamici, ai
nazionalisti slavi, a paesi socialisti o socialisteggianti come Cuba, il
Venezuela o altri dell’America Latina;
– Il capitalismo è aborrito, ma identificato in sostanza con le banche e
i grandi fondi di investimento. Nella maggior parte dei casi nelle mani
di ebrei;
– Il conflitto di classe è taciuto o considerato “superato”. Non rientra
negli schemi interpretativi. I rapporti di forza sono diventati
“geopolitici”, e la Russia di Putin, la Cina o il Vietnam che promuovono
il neocapitalismo, l’Iran ecc. sono oggettivamente oppositori del
sistema globale. Le classi escono dal quadro. Si parla di “nazioni”,
“etnie” o “popoli” come surrogato delle classi;
– Nessun “comunitarista” si definirebbe razzista. Ogni comunità deve
mantenere la sua identità culturale, e nel proprio ambiente va più che
bene. Gli esodi di massa verso i paesi più ricchi sono dovuti non a
miseria, ma un piano americano per piegare l’Europa – e la futura
Eurasia. Ovviamente con l’appoggio della finanza internazionale e dei
suoi organi di controllo, che mirano a soffocare la nostra cultura e ad
averci in pugno per debolezza di fronte all’invasione;
– Israele è identificato con gli ebrei in toto, e comanda in
pratica il mondo intero. La resistenza alla politica del governo
israeliano è indifferenziata. Contro gli israeliani, per i rosso-bruni,
va bene di tutto: i palestinesi veri e propri (in tutte le loro
componenti, spesso assai diverse), i talebani, gli estremisti islamici,
Ahmadinejad, fino ai naziskin di quartiere. Il nemico sono “gli ebrei”
in genere. Controllano il sistema finanziario, si sono inventati
l’Olocausto per tenerci sotto ricatto perenne. Ciò li coinvolge come
“genus” potenzialmente pericoloso, a prescindere da età, sesso, cultura,
fede religiosa o non religiosa effettiva, ecc.
Questo “corpus” di idee, condiviso in larga misura ma raramente in ogni
punto, connota vari piccoli gruppi esistenti in Italia, maestri di
confusione.
Il sito Aurora, già citato, è apparentato con la rivista Eurasia, che
fin dal nome denuncia i suoi riferimenti nascosti. Quando Arcoiris TV
trasmetteva via satellite, dedicò a Eurasia anche una rubrica
settimanale, forse senza sospettare che si trattasse di “rosso-bruni”.
Sia Aurora che Eurasia svolgono una cospicua attività editoriale. Sono
fascisti almeno quanto a estrazione, ma lo nascondono con notevole
abilità.
Ancora meglio lo nasconde il sito Comedonchisciotte. Chi lo seguì dalla
nascita, ricorda che in principio offriva da scaricare I protocolli dei
Savi di Sion. Adesso pare un sito di estrema sinistra, che colleziona
articoli di ogni tendenza. Fulvio Grimaldi, la cui collocazione a
sinistra non è in discussione, lo linka sul suo blog, quasi fosse
affidabile. In effetti converge su molte valutazioni. Ma questo è un suo
problema. In equivoci analoghi cade abbastanza spesso Giulietto Chiesa,
che con i rosso-bruni condivide l’interpretazione – fondata o meno che
sia – degli attentati dell’11 settembre 2001 come complotto maturato
all’interno degli Stati Uniti. Antiamericanismo viscerale e antisionismo
(da leggersi come detto sopra) sono i punti di forza di
Comedonchisciotte, un sito che gode di una certa popolarità.
Qui va detto, per inciso, che non riconoscere il conflitto di classe
come centrale priva la destra “nazional-bolscevica” della filosofia
della storia propria della sinistra. A ciò sopperisce cercando il motore
degli eventi in cospirazioni raffinate (a volte credibili in parte,
altre volte no), e in gruppi di potere che nascostamente guidano le
scelte palesi di Stati e coalizioni tra nazioni (Gruppo Bildeberg, Club
di Roma, ecc.). Se l’11 settembre è il cavallo di battaglia, attraverso
“personalità” come il saggista americano di estrema destra Webster
Griffin Tarpley (autore tra l’altro di un libro contro Toni Negri,
visto, tanto per cambiare, come manovratore delle BR), in siti che
costeggiano l’area senza appartenervi integralmente, come Luogo Comune,
ciò si estende anche a eventi come la spedizione dell’Apollo 11 sulla
luna, frutto di manipolazione cine-televisiva. L’importante è che ci sia
qualcuno che complotta nell’ombra, dai banchieri ai Savi di Sion
attualizzati.
Malgrado simili bizzarrie, alcuni transfughi della sinistra sono finiti
per approdare alle sponde rosso-brune, con maggiore o minore
consapevolezza. È il caso dell’economista Gianfranco La Grassa, allievo
di Antonio Pesenti (firmò con lui un cospicuo Manuale marxista di
economia politica), sempre citato dai “nazional-bolscevichi”; di un
altro economista radicale, Vittorangelo Orati, che a suo tempo
collaborava alla Monthly Review (1); ma soprattutto è il caso del
“filosofo marxista” Costanzo Preve, divenuto un autentico teorico del
“comunitarismo”. Ha un suo sito, Comunismo e Libertà (prima si chiamava
Comunitarismo.it), da cui divulga il nuovo verbo, sempre richiamandosi a
Marx.
Tornando all’ala “militante” dei rosso-bruni, ecco Socialismo Nazionale e
Gerarchia, vincolati a Militia, gruppuscolo (un tempo denominato
Movimento Politico Occidentale) che di recente ha avuto guai giudiziari,
anche per le sue connessioni con alcune curve calcistiche di tifosi; ed
ecco Rinascita – Quotidiano di Sinistra Nazionale (da non confondere, è
chiaro, con La Rinascita del PdCI). Il giornale ha una versione
cartacea, non facile da reperire in edicola. Accanto al titolo riporta
una citazione di Nietzsche; i contenuti sembrano di estrema sinistra. In
realtà i fondatori hanno vecchi percorsi che ben poco hanno a che fare
con la storia del movimento operaio. Rimandano invece al terribile
vecchietto ex SS, Jean Thiriart, e alla sua Jeune Europe.
Potrei continuare pagine e pagine con l’elencazione. Mi limito invece a
fare un breve riferimento a un’altra corrente rosso-bruna, di origini
differenti. Si tratta dei seguaci, che si potrebbero definire “fascisti
ecologisti”, del filosofo francese di destra Alain de Benoist. Costoro
hanno circoli, siti e riviste, nonché una casa editrice di dimensioni
non piccole, con sede a Bologna: Arianna Editrice (appoggiata a una
catena distributiva, Macrolibrarsi). Arianna pubblica testi di medicina
alternativa, libri su cospirazioni varie, saggi sulla decrescita e su
forme di illuminazione interna, pamphlet contro il “signoraggio
bancario”. Diffonde quotidianamente un bollettino in rete, in cui hanno
ampio spazio il negazionismo dell’Olocausto, le tesi sul superamento
delle distinzioni tra destra e sinistra, la geopolitica di impostazione
“eurasiatica”.
Cosa pensare di tutto ciò? Ho inteso limitarmi a una semplice, sommaria
rassegna. La mia idea è che la “crisi delle ideologie” non si sia
abbattuta solo sulle forze del movimento di classe, ma abbia lasciato
orfana anche parte della destra più aggressiva, desiderosa di scendere
sul terreno del sociale a occupare le piazze lasciate vuote da una
sinistra sfiancata. Lo fa ripescando teorie ambigue e tutt’altro che
nuove, come si è visto. Vi riuscirà? Non ci si faccia illusioni sui
numeri, i “rosso-bruni” sono pochi ma non mancano di potenziale di
crescita. L’unico modo per impedirlo è che quelle piazze tornino a
riempirsi di bandiere rosse.(?o bandiere nere anarchiche..A.P.)
[Fi] “La città negata” 3 giorni di iniziative
LA CITTA’ NEGATA
è la
città concepita in funzione degli interessi dei padroni: una città
fatta di banche, supermercati, poli espositivi, di periferie in acciaio e
cemento dove segregare i poveri e di eleganti quartieri residenziali
per i ricchi, di centri commerciali sempre più estesi e di centri
storici museificati;
è la città dove il cemento e la speculazione
tolgono spazio e respiro alla vita;
è la città negata ai poveri,
a tutti i poveri, dai mendicanti cacciati dalla polizia ai precari
sfrattati per morosità, l’altra faccia del Terrore chiamato Sicurezza;
è
la città dove si viene multati se si mangia per strada, dove bisogna
pagare per entrare nei giardini, dove ci si può ubriacare ma solo nei
locali, dove non si può sedere sui monumenti per non rovinare le foto
dei turisti; dove si vogliono chiudere i Minimarket perché porterebbero
Degrado, ma aprire nuove Banche in nome del Progresso;
è la città
dei campi Rom devastati e degli spazi sociali sgomberati, delle retate
nelle piazze e dei raid polizieschi contro gli immigrati, la città che
cancella la diversità e reprime il dissenso;
è la città che fa
guerra a ciò che è comune per fare largo ai privati e al capitale
PER NON
SUBIRE IN SILENZIO LE ANGHERIE DEI POTENTI, DECISI A COSTRUIRE UNA
CITTA’ TUTTA PER LORO, DALLA QUALE TUTTI GLI ALTRI SIANO BANDITI
3 GIORNI DI INIZIATIVE E DIBATTITI
Venerdì 16 luglio, piazza Santo
Spirito
A partire dalle 18, ASSEMBLEA PUBBLICA E DIBATTITO:
Sabotiamo la metropoli capitalista, con i compagni del foglio Nonostante
Milano e alcuni compagni dell’occupazione milanese di via Savona
Sabato 17 luglio, Villa Panico (San Salvi)
A
partire dalle 16, ASSEMBLEA PUBBLICA E DIBATTITO: Contro la città dei
padroni, affiliamo l’arma delle occupazioni, con alcuni compagni di
Torino che hanno partecipato all’esperienza breve ma intensa de Lostile
A
seguire CONCERTO punk-hardcore
Domenica 18
luglio, giardini di Via del Mezzetta (dietro San Salvi)
A
partire dalle 18, CONCERTO HIP-HOP
In
preparazione dell’udienza del 23 luglio, quando 19 nemici della
città negata rischieranno il rinvio a giudizio per "associazione
sovversiva con finalità di terrorismo"
Pistoia: 1° Maggio Imbrattata sede Camera Lavoro Cgil
(ANSA)Due sconosciuti hanno imbrattato con scritte e vernice la targa e la
porta di ingresso della sede della Camera del lavoro di Pistoia. Lo
rende noto la Cgil pistoiese precisando che il fatto è avvenuto la notte
scorsa e che le telecamere di sorveglianza potrebbero aver ripreso gli
autori. Sembra, secondo la Cgil, che i monitor del circuito chiuso della
videosorveglianza abbiano inquadrato una donna e un uomo mentre
imbrattano la sede.
La scritta: "1°maggio degli sfruttati
e non degli sfruttatori. No ai C.i.e." (Centri di identificazione ed espulsione (CIE)articolo 12
della legge Turco-Napolitano). E sotto compare anche un
simbolo, assimilabile a una "A" dell’anarchia. I due hanno poi
bersagliato la porta della sede della Cgil di via Puccini con palloncini
pieni di vernice nera e rosa.
La nostra memoria non è condivisa! Contro i recuperatori di regime.
novantesimo anniversario della nascita di Silvano Fedi. Ieri, 25 Aprile, la
retorica del potere e la faccia di bronzo dei pavidi antifascisti delle feste
comandate hanno mostrato nuovamente il loro volto.
Da tempo ormai Silvano Fedi è
divenuto l’eroe della resistenza pistoiese, celebrato nelle ricorrenze del
giorno della liberazione(?) dal nazi/fascismo e paladino repubblicano. Come
sappiamo il potere tenta di recuperare tutte le figure e gli avvenimenti di un
certo rilievo piegandole alla retorica della propria autocelebrazione, nulla di
nuovo, ma quando è troppo è troppo.
L’eroe Silvano fedi era un
Anarchico ed un partigiano, l’ordine dei termini non è casuale, poiché nel
percorso che lo ha portato a combattere contro l’oppressione fascista è sempre
stata chiara e presente la sua tensione verso un orizzonte libertario che
andava ben oltre la “semplice” lotta al regime, ma che prefigurava –in ogni
azione- una precisa volontà rivoluzionaria di cambiamento radicale dell’esistente,
che mal si sarebbe sposata con l’opzione democratico repubblicana nata dalla
resistenza.
Innanzi tutto, coerentemente con
la sua fede Anarchica condivisa da molti compagni di lotta, le “Squadre franche
libertarie” (così si chiamava la formazione partigiana cui faceva parte) non
aderirono al CLN e restarono –unico esempio in Italia- totalmente autonome,
tanto da attirarsi numerose antipatie negli ambienti “istituzionali” della
resistenza pistoiese.
Nelle numerose azioni portate
avanti dalla formazione di Silvano ogni sequestro di vettovaglie, materiali ed
armi, veniva diviso con le altre formazioni partigiane e con la popolazione,
che nel probabile disegno futuro immaginato da Fedi avrebbe dovuto levarsi in
armi contro i nuovi occupanti anglo-americani.
Come da testimonianza di Artese
Benesperi, un vecchio compagno d’ideali e di battaglia, nelle intenzioni di
Silvano c’era quella di continuare la battaglia anche a “liberazione” avvenuta,
rifiutando l’inevitabile occupazione americana (che ancora scontiamo) e
l’instaurazione di un nuovo regime, questa volta chiamato democratico, che
avrebbe nuovamente portato oppressione e sfruttamento, seppur in forme diverse.
Silvano viene ucciso nel ’44 in
un’imboscata organizzata da settori della resistenza pistoiese che
evidentemente mal tolleravano l’orizzonte che un ragazzo di 24 anni stava con
forza prefigurando.
Ma prima della guerra? Già dal
‘36 un piccolo gruppo di Anarchici, tra cui Fedi, si organizzarono presso il
liceo Forteguerri svolgendo attività antiautoritaria ed antifascista; il gruppo
viene individuato dalla polizia badogliana nel ’39 e Silvano finisce agli
arresti con l’accusa di associazione e propaganda antinazionale, tutto questo
mentre i suoi pari età se ne stavano ad inveire –avendo cura di non essere
visti ed uditi- contro la dittatura.
Questo è il Silvano Fedi che la
retorica di potere e gli antifascisti “democratici” vogliono recuperare, il
Silvano Anarchico, ribelle, nemico dell’autorità e d’ogni forma di oppressione,
il giovane che in vece di gettare parole al vento, come ancor oggi fanno tanti,
ha lottato ogni minuto e fino al minuto ultimo per il più grande ed intenso
amore che si può provare, quello per la Libertà, in poche parole il
rivoluzionario.
Se oggi fosse ancora qui lo
troveremmo sicuramente a fianco dei cittadini che lottano contro le nocività
ambientali, gomito a gomito con i compagni che si battono per la distruzione
dei lager per migranti, lo troveremmo in prima fila ad opporsi ai nuovi
fascismi ed al capitale loro finanziatore, sarebbe qui con noi, suoi
compagni…sicuramente irrimediabilmente nemico di chi ora lo commemora.
L’insuscettibile di ravvedimento,
Evgenij Vasil’ev Bazarov.
REPORT DAL CIE DI VIA CORELLI A MILANO – Sciopero della fame!!
Lo sciopero della fame continua, si mantiene e torna ad estendersi.
Questa in estrema sintesi la situazione così come descritto dalla
lettera scritta dai prigionieri in lotta riportata in allegato:
Sezione maschile: 14
Sezione trans: 10
Sezione donne: 10 (lo sciopero tra le donne era stato interrotto dopo
che Ingrid era stata deportata per rappresaglia ma è ripreso nel fine
settimana)
La situazione dentro è ovviamente molto dura. Anche se lo sciopero della
fame è a staffetta si tratta di uno sciopero reale e, soprattutto tra
gli uomini dove ha mantenuto una maggiore costanza, molti prigionieri
hanno perso in media da 5 a 9 kg. Rimangono molto determinati, ma sempre
più deboli fisicamente e hanno bisogno che il sostengo alla loro lotta
cresca, sia a livello di informazione che di appoggio pratico.
Da parte loro i detenuti in lotta hanno deciso di scrivere una lettera
da far girare nel movimento antirazzista e da rivolgere ai media.
Da parte nostra, come sempre cerchiamo di esserne i megafono e
rinnoviamo l’appello, ormai permanente, a dare tutto il sostegno
materiale possibile a questa battaglia, rilanciando con forza la
campagna di consegna di bevande (e frutta) che è giunta ormai alla sua
nona puntata.
comitato antirazzista milanese
CARI ITALIANI NOI SIAMO DEI CLANDESTINI
Cari italiani noi siamo dei clandestini, siamo detenuti al CIE di via
Corelli a Milano e stiamo facendo un sciopero della fame dal 03/03/2010
perché i tempi di detenzione per identificare le persone sono troppo
lunghi. Dovete immaginare chiusi e chiuse per 180 giorni, 24 ore su 24,
senza aver commesso nessun reato e senza nulla da fare per far passare
il tempo. Ma soprattutto, noi clandestini siamo condannati all’ergastolo
senza appello… Dopo 180 gg di CIE ti danno un foglio di via con 5
giorni di tempo per lasciare il territorio italiano e se ti beccano per
strada, rischi il carcere ordinario (da 6 mesi a 1 anno).
Ma in 5 giorni come fai a trovare i soldi per lasciare il territorio
italiano?
In questo periodo di sciopero il cibo che porta la Sodexo fa veramente
schifo; per le persone malate non ci sono medicine; i bagni sono sempre
sporchi e intasati e l’acqua del cesso esce fino al corridoio. Gli
infermieri ci trattano male, allo stesso modo dei poliziotti e della
croce rossa italiana.
E poi ci dicono che siamo clandestini ed è questo che ci spetta… Ci
danno sedativi per stare tranquilli, ma la depressione di chi prende
queste gocce é fortissima; sono tanti che piangono disperati, perché non
capiscono perché devono subire tutto questo. Noi siamo persone, ma loro
non pensano questo e ci umiliano, ridono della nostra situazione, ci
picchiano.
Noi rispondiamo continuando a fare lo sciopero della fame. Fino ad ora
lo abbiamo fatto in più di 80 persone.
Attualmente ci siamo organizzati con uno sciopero a staffetta e siamo in
34 a farlo: 14 della sezione maschile, 10 tra le donne e 10 tra le
trans.
Abbiamo già perso ciascuno dei noi da 5 a 9 kili. Stiamo stufi di questa
vita da clandestini. in tutto questo sciopero non hanno fatto nulla…
noi stiamo lottando ma da soli e abbiamo bisogno che la gente sappia
quello che lo stato fa con noi….
[FI] Manifestazione (A) – cronaca di TVL(pennivendoli della questura!)
MANIFESTAZIONE
ANARCHICI A FIRENZE: DIMOSTRANTI
ANCHE DA PISTOIA
Un corteo non autorizzato nel pomeriggio ha
attraversato il centro di Firenze. "Circa 150(Molti
di più – strunzt) esponenti anarchici –
spiega una nota della questura – si sono radunati senza preavviso in
piazza della Repubblica, raggiungendo piazza Santa Croce". Lungo il
percorso, aggiunge la nota, i manifestanti hanno danneggiato con vernice
nera alcuni sportelli bancomat e affisso sui muri dei consolati greco e
spagnolo manifesti con offese (cruda verità)
ad esponenti della magistratura
fiorentina e all’ex assessore comunale Graziano Cioni (figli’e’Bucchin).
I
manifestanti, continua la nota, oltre che da Firenze erano provenienti
dalle province di Pisa, Prato, Bolzano, Roma, Trento, Bologna, Genova e
Pistoia, "In testa al corteo – continua la nota – è stato esposto uno
striscione recante la scritta “terrorista è lo stato, mentre in coda e
stato esposto uno striscione con la scritta ‘chi semina paura raccoglie
collera’". Alcuni partecipanti, conclude la nota, "hanno danneggiato gli
impianti di videosorveglianza di istituti di credito e di esercizi
commerciali. Personale della digos ha identificato 20 anarchici, tra cui
promotori dell’iniziativa e
alcuni responsabili dei danneggiamenti.
Tutti saranno denunciati(ma vafaann’culo)
W l’anarchia!
CIE in Toscana, Prato da la sua disponibilità.
Comunicato di solidarietà dalla Rete Antifascista Pistoiese
La Rete Antifascista Pistoiese intende esprimere tutta la sua solidarietà
al compagno Anarchico Simone e alla signora duramente colpiti nella notte di
mercoledì 17.
La giusta lotta che i valsusini portano
avanti da anni contro lo scempio della loro valle, ma anche contro lo sperpero
di denaro pubblico per un’opera inutile e solamente costosa (leggasi forti
guadagni dei soliti noti) non può essere fermata dalla violenza dello
stato.
Vogliamo essere vicini a voi, alla
vostra lotta, alla vostra battaglia. Perché la vostra lotta è la lotta di tutti
noi.
La violenza bestiale messa in campo
nella notte di mercoledì 17, come la violenta Rappresaglia con la quale
la Questura
di Pistoia ha colpito l’11 ottobre 2009 l’antifascismo toscano (7 antifascisti
arrestati), che attualmente si trova sotto un processo farsa non potrà mai
sconfiggere la nostra Resistenza che sia contro la fascistizzazione della società, che sia contro i disastri
ambientali perpetrati nel nome del profitto.