Torino – Esito processo a Fenix

da Fenix:

Torino 19 Settembre 2008
Venerdì 19 Settembre si è svolto a Torino il processo contro Fenix
Fenix era stato sgomberato il 20 Luglio 2005
e con lo sgombero furono arrestati alcuni nostri compagni .
Poi nel 2006 furono organizzate due feste davanti a Fenix, il 25 Aprile ed il Primo Maggio, dove Fenix magicamente fu riaperto.

I compagni inquisiti erano accusati di aver infranto i sigilli giudiziari
del sequestro di Fenix, del’occupazione e del “deturpamento” della casetta.

Il processo si è concluso con 6 condanne, uno dei nostri amici, il
più grande ha preso 12 mesi, un altro il Pm Tatangelo ha chiesto 8 mesi
ed il giudice gliene ha dati 10!
Altri 4 compagni hanno preso 8 mesi, mentre 6 sono stati Assolti. Un
Compagno Antagonista avrà un processo a sè perchè ha scelto il rito
abbreviato.

La storia di Fenix non finisce Qui.

Ieri, sabato 20 Settembre a Modena abbiamo partecipato al corteo per lo sgombero di Libera
Il corteo (oltre 500 compagni) colorato, allegro ma allo stesso tempo
determinato si è svolto per le vie del centro della città, dove ci sono
stati alcuni momenti di tensione con la sbirraglia.
Noi a Modena abbiamo portato le nostre autoproduzioni Fenix ed abbiamo ricevuto numerosi attestasti di stima e solidarietà.

Fenix non si ferma, continua…Ovunque!

 

 Solidarietà incondizionata ai compagni del Fenix, la paura e le intimidazioni sono per chi le accetta; chi lotta per la Libertà non ha tempo per simili facezie. Non ci fermeranno certo con la loro legge, i loro sbirri, le loro cazzate…

Aosta – Poliziotto spara a un ragazzo

Da informa-azione:

E’ stato un colpo accidentale a ferire il
giovane tunisino, ricoverato da ieri sera, venerdì 19 semttembre,
all’ospedale Umberto Parini, ad Aosta. Chokri Ben Rejeb, 25 anni di
Aosta, nella notte ha avuto alcune complicanze, e questa mattina,
sabato 20 settembre, è stato sottoposto a un intervento chirurgio per
estrarre il proiettile, rimasto nella parte destra del costato. Il
giovane tunisino è stato ferito da un colpo, partito accidentalmente,
dall’ispettore capo della squadra mobile della questura di Aosta,
Francesco Cirri.

Cirri, assieme a un collega, da alcuni giorni stava dietro al
giovane, ieri sera lo aspettavano in via Parigi, nel parcheggio
adiacente all’assessorato comunale all’ambiente. Verso le 8,45, il
giovane immigrato arriva a bordo di una Fiat Punto grigia. Vede i due
agenti, apre di corsa la portiera e butta fuori una busta. A quel punto
cerca disperatamente di mettere in moto. I due poliziotti si
qualificano e gli dicono di scendere dall’auto. L’uomo si chiude
dentro. I due agenti continuano a qualificarsi, ma l’immigrato nulla. A
quel punto, il collega di Cirri tenta di rompere il finistrino, dal
lato passeggeri, con il calcio della pistola. Ma nulla. A quel punto,
anche l’ispettore Franceso Cirri tenta di rompere il vetro dell’auto.
Il ragazzo continua a tentare di mettere in moto, Cirri a quel punto, è
accovacciato per cercare di armare la sua pistola per sparare alle
gomme dell’auto, l’auto a quel punto si muove, prende l’ispettore alla
caviglia destra, che perde l’equilibrio, e il colpo parte. Il tunisino
rimane ferito alla spalla sinistra, l’ispettore capo cade e riporta
contusioni a un braccio e alla caviglia. Franceso Cirri presta
immediatamente soccorso al ragazzo ferito, chiama subito l’ambulanza, e
gli tiene la testa fino all’arrivo dei medici. Poi, la corsa in
ospedale.

Sul posto arrivano immediatamente gli agenti della squadra mobile e
della volante, oltre al magistrato Luca Ceccanti. Sull’auto trovano 400
grammi di hashish, 10 grammi di eroina e 7 di cocaina, oltre che a un
bilancino elettronico.

Alla scena ha assistito un giovane del palazzo, che ha visto
avvicinarsi di due poliziotti, armati, l’auto sarebbe stata ferma. Poi,
ha sentito un gran frastuono. Spaventato il ragazzo è entrato in casa e
ha chiamato subito il 112.

Ieri notte, è stato sentito il poliziotto che ha partecipato
all’operazione anti droga, oltre che allo stesso Cirri. Sul fatto che
si sia trattato di una fatalità nessuno ha dubbi.

Davanti al pronto soccorso, ieri sera, vi erano due dei dodici
fratelli del giovane marocchino rimasto ferito. "Mio fratello è un
bravo ragazzo – spiega Fifhidi Alì, 43 anni – non so cosa sia successo.
Non sono riuscito a vederlo. Ora gli stanno facendo la tac. So che ho
ricevuto una telefonata e sono corso qui. Mio fratello è in Italia dal
2000, ha sempre lavorato nell’edilizia, ora era disoccupato. Ma non ha
mai avuto problemi con la giustizia. Non ha neppure l’auto. La moto
l’ho ricomprata io, mentre l’auto che aveva non è utilizzabile in
quanto ha avuto un incidente. Ora, voglio capire cosa sia successo".
Chokri Ben Rejeb era stato denunciato dagli agenti della voltante per
detenzione abusiva di armi, in quanto trovato in possesso di una
catana, ovvero di una spada giapponese.

Intanto, la procura ha aperto un’inchiesta, e il fascicolo è sulla scrivania del pm Luca Ceccanti.

Viareggio: Manuela Clerici di An tenta di rimuovere la lapide in ricordo dell’eccidio di Sant’Anna

Da indymedia Toscana:

Un dipendente del Centro Congressi accusa la presidente del Versilia
Congressi Manuela Clerici (An) di aver tentato di rimuover dall’atrio
del Principe di Piemonte la lapide che ricorda l’eccidio. Tre rondelle
che servono a bloccare ai ganci la lapide dedicata alle vittime di
Sant’Anna di Stazzema posta nell’atrio del centro congressi Principe di
Piemonte sono stati rimossi. La lapide era stata posta il 9 agosto del
2001 per commemorare i martiri dell’eccidio del 12 agosto del 1944,
quando persero la vita 560 persone trucidate dai nazisti.

Secondo un dipendente della Viareggio Versilia Congressi, Roberto
Mencarini, l’ordine di togliere la lapide e’ partito dalla presidente
della Viareggio Versilia Congressi Spa, Manuela Clerici, in quota ad
Alleanza Nazionale. Che vista la riluttanza del personale a procedere
con la rimozione avrebbe cercato personalmente di togliere la lapide,
senza pero riuscirsi.La presidente, contattata dai cronisti, ha
dichiarato che la lapide si trova ancora nell’atrio e li rimarra’ ed ha
evitato di rispondere a quanto affermato dal dipendente in questione.
Da parte sua il sindaco di Viareggio Luca Lunardini ha ribadito che e’
intenzione del comune lasciare per sempre la lapide dove si trova.
‘Alla mia richiesta di chiarimenti – detto ancora il sindaco – la
presidente mi ha risposto che tutta la vicenda e’ nata da un equivoco’. 

Torino – Testimonianza sul pestaggio a San Salvario

Sul sito della trasmissione Macerie è stato
pubblicato l’audio di una intervista rilasciata da un ascoltatore al
radiogiornale di Radio BlackOut di oggi che racconta del pestaggio avvenuto l’altra notte in Corso Massimo d’Azeglio.

Potete ascoltarlo su http://www.autistici.org/macerie/?p=10025#more-10025

Di questo episodio non sta parlando nessuno. Non sono neanche uscite
notizie che raccontano semplicemente di arresti quella notte. Come
spesso succede, un buco nero. Non si sa neanche come sta il ragazzo
massacrato.

Torino – Massacrato dagli sbirri a San Salvario

da macerie:

18 settembre. Sono le tre di notte, quando la gente dei palazzi che
affacciano su Torino Esposizioni – in piena San Salvario "bene" – viene
svegliata da uno sgommare di pneumatici e poi da urla disperate. Sul
lato del parcheggio di Torino Esposizioni, nell’ombra, c’è qualcuno che
grida in una lingua straniera mentre dall’altra ci sono tre pattuglie
parcheggiate di fronte alle case. Intanto due poliziotti trattengono
sul selciato un ragazzo di colore mentre gli altri agenti lo massacrano
a manganellate e calci. Solo un agente non partecipa al pestaggio: sta
facendo il palo, si guarda in giro per essere sicuro che nessuno si
avvicini troppo alla scena. Ma il pestaggio dura troppo, la gente si
affaccia ai balconi e poi, dalle case, qualcuno urla agli agenti di
smetterla. Velocemente, i poliziotti trascinano il ragazzo dietro un
angolo, si sente ancora il rumore di qualche colpo e poi lo caricano in
macchina. Prima di andare via, un poliziotto scruta per terra, si
piega, tocca il selciato. Al mattino dopo, sul marciapiede, rimangono
ancora delle chiazze di sangue.

Poi c’è la stampa borghese:

LA STAMPA ON LINE: TORINO. Il procuratore Marcello Maddalena ha chiesto ieri mattina di acquisire informazioni sui fatti avvenuti in via Saluzzo 38 nella notte tra mercoledì e giovedì e riferiti da «La Stampa». Don Piero Gallo, il parroco di San Salvario che undici anni fa aveva denunciato la microcriminalità, l’immigrazione selvaggia e le tensioni tra gli abitanti del quartiere, ha riferito di aver assistito dalla sua finestra, quella notte, al pestaggio di un maghrebino in fuga dopo un tentato furto.

Era stato lo stesso don Gallo che, telefonando al 113, aveva contribuito a far catturare ladro, che era stato scoperto in un cassonetto della spazzatura. «Un carabiniere ha lottato con quell’uomo, nel frattempo è arrivata una seconda pattuglia e l’immigrato è finito a terra ammanettato», ha raccontato don Gallo. «A quel punto, il più possente dei carabinieri ha sferrato un calcio in faccia al giovane steso a terra. Per un po’ il maghrebino non si è più mosso e ho avuto paura che fosse morto. Poi, i militari hanno cominciato a scrollarlo finché l’hanno tirato su e, barcollante, l’hanno trascinato verso una delle auto».

Nel sacerdote quella inutile aggiunta di violenza ha suscitato un conflitto di coscienza: «Continuavo a dirmi che per fare qualcosa di positivo, avevo creato una situazione ingiusta. So, come sanno i vicini che hanno assistito alla scena, che carabinieri e poliziotti sono esposti a mille pericoli, che sono frustrati da norme inefficaci, che a volte sono derisi e persino picchiati dagli spacciatori. Ma a certe reazioni non si può arrivare…».

Dal parroco dei Santi Apostoli Pietro e Paolo ieri mattina sono andati due ufficiali dell’Arma che hanno preso a verbale la ricostruzione dei fatti. La relazione sarà inviata al pm Paolo Toso, titolare delle indagini, al quale sono già pervenuti i certificati medici con le prognosi accertate: 5 giorni per il militare che ha ingaggiato il corpo a corpo con il fuggiasco e 7 per l’arrestato per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. Ieri, intanto, sulla vicenda sono arrivate alcune prese di posizione che giustificano la reazione del carabiniere.

E la parrocchia ha ricevuto alcune telefonate di insulti insieme con le espressioni di amicizia di chi ha considerato l’intera ricostruzione dei fatti, dalla telefonata al 113 in avanti. Il sindacato autonomo di polizia Sap ha scritto che «a quel che risulta dai rapporti ufficiali ad essere aggredito è stato il carabiniere che stava facendo il suo dovere cercando di assicurare alla giustizia un delinquente. E’ ora di finirla di guardare le pagliuzze negli occhi delle Forze dell’Ordine, sempre che queste pagliuzze esistano, dimenticandoci delle travi, cioè delle decine e decine di scippi, furti, rapine commessi dagli stranieri irregolari».

Ancora: «Il lavoro di poliziotti e carabinieri èimprobo, specie a Torino. Gli eccessi non sono mai giustificati, ma è evidente che il contrasto alla criminalità e la tutela della sicurezza non possono sempre essere fatti in guanti bianchi». Carlo Verra del Coordinamento dei comitati spontanei ieri è ritornato sulla recente proposta di «un protocollo d’intesa tra sindaco, questore, prefetto e magistratura per chiarire una volta per tutte le regole di intervento nelle zone calde e far sì che le forze dell’ordine non facciano più gli “osservatori Onu” ma riescano davvero a prevenire il crimine. Polizia e carabinieri devono avere più prestigio e autorità».

Ancora: «Con tutto il rispetto, don Gallo spara sulla Croce Rossa». L’europarlamentare della Lega Mario Borghezio, a sostegno della richiesta dei comitati, afferma «la necessità di «stabilire nuove regole d’ingaggio. In tutta Europa sta emergendo l’urgenza di ricorrere alla mano pesante per ristabilire la legalità. Che non significa tirare il collo a qualcuno, ma chiarezza nelle norme di intervento. E’ diventato indispensabile che la magistratura si esprima perché tra le forze dell’ordine si fa strada una disaffezione diffusa per un lavoro non riconosciuto, pagato male e mal tutelato».

E un notorio sindacato di figli di troia:

Giorni fa, don Piero Gallo, prete impegnato nel sociale a Torino, ha denunciato un presunto atto di violenza gratuita nei confronti di un immigrato nordafricano ad opera dei Carabinieri, nel noto e problematico quartiere di San Salvario, episodio di cui sarebbe stato testimone.

Il nordafricano tentava di sfuggire all’arresto, dopo un tentato furto, quando è stato immobilizzato e ammanettato. A quel punto uno dei carabinieri lo avrebbe calciato senza ragione particolare.

Tanto per avere un’idea di quali risultati possa aver prodotto tale "gratuita violenza", basti dire che mentre uno dei Carabinieri ha una prognosi di 5 giorni, il nordafricano ne avrà 7: una ben minima differenza!

Quindi, assolutamente condivisibile la presa di posizione durissima da parte del Sindacato Autonomo di Polizia (il SAP):

[…]

…a quel che risulta dai rapporti ufficiali ad essere aggredito è stato il carabiniere che stava facendo il suo dovere cercando di assicurare alla giustizia un delinquente. E’ ora di finirla di guardare le pagliuzze negli occhi delle Forze dell’Ordine, sempre che queste pagliuzze esistano, dimenticandoci delle travi, cioè delle decine e decine di scippi, furti, rapine commessi dagli stranieri irregolari». Ancora: «Il lavoro di poliziotti e carabinieri è improbo, specie a Torino. Gli eccessi non sono mai giustificati, ma è evidente che il contrasto alla criminalità e la tutela della sicurezza non possono sempre essere fatti in guanti bianchi». […]
 

Se Pinelli diventa fascista…Calabresi sia pur martire…

Qualche giorno or sono uscendo di casa, la mia attenzione è stata rapita dalle celie di due azzimate signore del paese (l’una la madre/moglie modello di figli e maritino modello; l’altra la zitella chiacchierona/tuttologa che per convenzione repubblicana deve abitare in misura di una ogni 500 abitanti in ogni paesello o città…) che stavano chiacchierando in maniera placida e competente…del libro di Mario Calabresi, figlio del caro commissario morto per overdose da piombo qualche annetto fa, non prima di aver partecipato all’uccisione del pericolosissimo (nonché innocente) Ferroviere Anarchico Giuseppe Pinelli, reo di puzzare di libertà, odore invero inviso alla sbirraglia d’ogni tempo e luogo. La storia è nota, non staremo a ricordarla ora (ma chi volesse rinfrescarsi la memoria clicchi qui)…fatto sta che, pur ripetendomi -come comandamento- di non entrare in nessun modo nel discorso suddetto, mentre la mente s’opponeva tenace ad ogni tipo di interlocuzione con le due esimie rappresentanti del ridente paesino…la bocca già stava chiedendo alle due se si fossero dimenticate di Pinelli Giuseppe il defenestrato, anch’egli padre di famiglia…solo un poco più ignorato dalla storiografia borghese che invero preferisce glorificare un assassino piuttosto che portare rispetto ad una vittima…ma si sa, la storia, come le leggi, vien redatta da chi detiene il monopolio della violenza e quindi del potere…ma torniamo a noi…a tutto ciò segue un acceso dibattito soprattutto sostenuto dalla nostra tuttologa, la mogliettina/madre modello come da ruolo si limita soltanto ad annuire, che con veemenza (e qualche sputacchio disordinato) mi intima di “leggere i libri di storia”. L’aneddoto sarebbe finito così, se non ché lo strascico polemico -che avevo gentilmente abbandonato ai biasimi di paese- ha portato le due rispettabili signore al cospetto di mia nonna per chiederle se…fossi fascista!!! Sì perché, il defenestrato non era altro che un fascista…Pinelli il fascista…La cosa in sé, ad una lettura superficiale potrebbe semplicemente far pensare all’ignoranza che ricopre ogni ambito della storia di questo sventurato sobborgo chiamato Italia, ma ad una più attenta lettura, e alla luce di una puntuale contestualizzazione emerge, da questa storiella come da molte altre, come il clima revisionistico imperante stia distorcendo ogni ambito di memoria collettiva, si parli di fascismo, strategia della tensione o Moggi…Il pericolo di un nuovo totalitarismo di stampo novecentesco, che sembrava formula ormai soppiantata dalla nuova dittatura del mercato globale torna invece a far capolino fra le assi scricchiolanti del capitalismo che sta cominciando a mostrare il fianco…Cosa fare dunque? Se da un lato è necessario continuare l’opera di testimonianza della memoria, cosa che il movimento Anarchico riesce a fare benissimo, è necessario uscire ancor più “allo scoperto”, legare le nostre tematiche e le potenzialità c’esse portano in seno a quegli ambiti del quotidiano che denotino –per tematiche trattate appunto, o per pratiche di lotta messe in gioco- delle potenzialità di cambiamento radicale, rispondendo alla crisi che si sta profilando –ed opponendo all’autoritarismo misto ad orgoglio nazionalpopolare messo in campo da stato ed estrema destra- esplicando le nostre teorie che vogliono in luogo dell’autorità la Libertà, del potere accentrato nelle mani di pochi l’autogestione orizzontale e federata, del privilegio l’uguaglianza…dimostrando con l’esempio e la pratica (ben più convincenti di libri, articoli e quant’altro) la possibilità di tutto ciò.
Purtroppo in certi casi –senza voler generalizzare- il movimento Anarchico sembra si sia autorelegato al ruolo di mero testimone del suo passato, pronto a far sfoggio di sé soltanto durante qualche Primo Maggio o durante qualche manifestazione di movimento, avocando ad altri (quasi sempre lontani dai nostri ideali e le nostre sensibilità) l’onere di lavorare quotidianamente per un cambio di rotta di questa nostra società.
Ciò a mio avviso capita non per mancanza d’elaborazione teorica, d’inattualità dell’Idea Anarchica e dell’Anarchismo o per mancanza di responsabilità dei compagni, ma soprattutto per una specie di sudditanza psicologica creatasi all’ombra delle sconfitte passate e che attraversa parte del movimento, sempre impaurito di non avere i numeri o di non riuscire a parlare al cuore delle persone…eppure l’esperienza c’insegna che -avendo ben chiari gli obbiettivi- può bastare anche una sola persona ben determinata per raggiungerli…Bresci non è morto in vano…Detto ciò a mio vedere il miglior modo per scongiurare e l’oblio dell’Idea Anarchica nelle nebbie della storia, e il ritorno prepotente di ideologie d’autorità e sopraffazione, è quello di “stare sulla notizia” partecipando in maniera diretta e chiara con le nostre idee e soprattutto le pratiche che più ci allignano, come l’azione diretta, a tutte quelle mobilitazioni che oppongono all’autorità la volontà (ed i corpi) degli individui; mi riferisco per esempio alle lotte contro le devastazioni ambientali e sociali, che spesso pur formate da fasce della società che poco hanno a che vedere con il sentire Anarchico, mostrano –nella pratica- forme di autorganizzazione e orizzontalità che, concimate dall’ideale Anarchico, potrebbero creare sacche di contropotere se non altro utili per ricostruire una rete di complicità necessaria ad ogni movimento che abbia come obbiettivo l’emancipazione individuale e collettiva.
Detto ciò un rischio sicuramente da scongiurare è quello di trasformare l’Anarchismo in un’istanza meramente movimentista, ché se da un lato è importante tentare di creare il massimo di convergenze possibili sui nostri “argomenti”, dall’altro va da sé che non si possa star certo ad aspettare che l’Anarchismo diventi idea di massa…pena sia lo sconfinare in un millenarismo che ridurrebbe all’inazione, sia lo strangolamento di ogni slancio individuale in luogo di un’unità di movimento che diventerebbe carcere…Ogni azione è legittimata dalla scelta di chi la pone in essere, sia essa azione collettiva o azione individuale, la rivolta (sia un volantino, uno striscione, una barricata…) contro ogni atto d’autorità diretto a costringere gli individui è non solo legittima, ma necessaria…La memoria si mantiene lottando nel presente e costruendo il futuro senza tentennamenti e con chiarezza rispetto il merito, il metodo e le finalità che proponiamo; non è più il tempo degli alibi, per nessuno, non è più il momento di aspettare, è il momento di agire…basta perdere tempo per poi doversi difendere…si tratta di guadagnarne attaccando…attaccando partecipando attivamente ad ogni mobilitazione, attaccando smascherando ogni ambito di questo presente il libertario, attaccando…in ogni maniera che la testa ed il cuore ci suggeriscono…
Evjenij Vassil’ev Bazarov.

Le “torture normali” del fascismo

 
Si dimentica spesso
che in Italia vi è stata una continuità istituzionale tra fascismo e
repubblica. Nel 1960 si calcolò che 62 dei 64 prefetti in servizio
erano stati funzionari sotto il fascismo. Lo stesso valeva per tutti
(tutti…) i 135 questori e per i loro 139 vice. Poi, dopo il
’68, vennero le stragi.




Ricordando questo dato in un interessante articolo sul revisionismo di Pansa e La Russa, TIC trascrive fra l’altro un brano dalla Storia d’Italia dal dopoguerra ad oggi di Paul Ginsborg riguardante l’amnistia che mandò liberi tutti i fascisti nel 1946:




“Proposta per motivi umanitari, l’amnistia sollevò una valanga di
critiche. Grazie alle sue norme sfuggirono alla giustizia anche i
fascisti torturatori. Venne stabilita una distinzione grottesca e
disgraziata tra «torture normali» e «sevizie particolarmente efferate».
Con questa formula i tribunali riuscirono ad assolvere crimini quali lo
stupro plurimo di una partigiana, la tortura di alcuni partigiani
appesi al soffitto e presi a calci e pugni come un sacco da pugile, la
somministrazione di scariche elettriche sui genitali attraverso i fili
di un telefono da campo. Per quest’ultimo caso la Corte di Cassazione
stabilì che le torture «furono fatte soltanto a scopo intimidatorio e
non per bestiale insensibilità come si sarebbe dovuto ritenere se tali
applicazioni fossero avvenute a mezzo della corrente ordinaria». Alla
fin fine l’unica effettiva epurazione fu quella condotta dai ministri
democristiani
contro i partigiani
e gli antifascisti che erano entrati nell’amministrazione statale
subito dopo l’insurrezione nazionale. Lentamente ma con determinazione
De Gasperi sostituì tutti i prefetti nominati dal Clnai con funzionari
di carriera di propria scelta. E nel 1947-48 il nuovo ministro
democristiano degli Interni, Mario Scelba, epurò con sveltezza la
polizia dal consistente numero di partigiani che vi erano entrati
nell’aprile 1945”.

[Fi] Alla Riottosa serata Electro punk benefit denunciati

sabato 27/9 @ La Riottosa Zquat! [firenze] dalle 21.00 supporta gli
inguaiati con la legge sempre più inguaiati a suon di electro punk +
tanta altra electro

ben et bene (paris)

a smile for timbuctu

lore b

+ special guests

ingresso libero e selvaggio

bar benefit denunce (data la situazione era ovvio, o no?)

La Riottosa è al Galluzzo, subito dopo il Ponte Bailey a sin. trova
le scale e scavalca il guardrail; bus 37 o 68 (fino a mezzanotte) da
p.za S. Maria Novella, dietro la Stazione Firenze SMN. Uscita
autostrada Firenze-Certosa, dopo il casello vai verso Firenze per un
paio di chilometri, passi Bottai e scollini, occhio allo
slargo/parcheggino alla tua sin., parcheggiaci e scendi, guardando il
convento, sulla dx. (le auto che ti sfrecciano a 1/2 millimetro sono
incluse nella serata: magari cerca di non arrivare già sbronzo…)

Appena prima del ponte, trova le scale e scavalca il guard rail.

I cani li trovi sul posto, lascia i tuoi a casa.

Cile – Rivendicazione del Frente Anarquista Revolucionario

Il Frente Anarquista Revolucionario rivendica azioni nelle barricate di San Bernardo e Lo Espejo

14 settembre 2008

Qualche luogo del Cile

Abbiamo sparato allo sbirro Esteban Cheuqueñir Rivera. Nel nostro
ultimo comunicato avevamo detto che questo 11 settembre ci sarebbe
stato uno sbirro in meno. Abbiamo fatto tutto il possibile dalle
barricate, ma siamo solo riusciti a far sì che a questo fascista gli
arrivassero le nostre pallottole sulla faccia.

Sì, abbiamo sparato a questo sbirro del 14 ° perché questo 11
settembre abbiamo combattuto lì, nel comune di San Bernardo: alle 22.15
abbiamo bloccato la Autopista Central, lanciato catene, bloccato le
strade laterali, lanciato molotov, abbiamo sparato all’aria, abbiamo
sparato al porco Esteban Cheuqueñir Rivera e abbiamo lanciato pietre
contro gli sbirri fino alle 2 di mattina -a Los Morros di fronte al
distributore “Pamacri”-, accerchiandoli grazie all’acerrimo spirito
della gente della Angelmó e i block di Balmaceda e Carlos Condell.

Li abbiamo combattuti morti dalle risa vedendo come il loro camion
lanciava appena un fiotto d’acqua e correva dietro al blindato, perché
gli sbirri si vedevano sopraffatti dalla gente che stava combattendo
quella notte per le strade di diversi quartieri del comune. Li abbiamo
combattuti morti dalle risa anche perché siamo stati noi a gridare
contro di essi -a tre metri di distanza-, mentre sparavano gas
lacrimogeni e pallottole di gomma, qualsiasi tipo d’insulto che faceva
spostare la povera sbirraglia dietro il cellulare dal quale erano scesi
per cercare di prenderci con tattiche militari, ma hanno dovuto
indietreggiare perché non ce la facevano con tante persone.

Ma non abbiamo combattuto solamente a San Bernardo, abbiamo
combattuto anche nel comune di Lo Espejo. Lì lo scenario è stato
uguale, eccetto una cosa: gli sbirri hanno sparato con il piombo contro
la gente. Perché queste notizie non vengono pubblicate?

Noi siamo qui. Siamo stati lì e qui resteremo sempre pronti al
combattimento contro gli apparati statali. Il fascismo degli Stati non
dorme: nemmeno noi. Ieri abbiamo combattuto a San Bernardo e a Lo
Espejo, domani sarà in un altro posto, con l’obiettivo di innalzare
focolai popolari di ribellione in diverse parti.

Denunciamo la nascita di una nuova organizzazione fascista in Cile,
il Frente Orden Nacional –FON; http://www.chilens.org/-. State attenti
porci fascisti, presto o tardi soccomberete sotto un attacco esplosivo
o il fuoco delle nostre bombe incendiarie.

Solidarizziamo con i gruppi libertari che hanno effettuato azioni
armate in queste ultime settimane in Germania, in Spagna, a Roma ed in
Nigeria!

Corriamo verso l’innalzamento dell’insurrezione mondiale!

La barricata blocca la strada ma apre il cammino!

Ad incendiare tutto, a distruggere tutto, ad espropriare tutto, a ricostruire tutto!

Viva l’insurrezione libertaria armata!

Frente Anarquista Revolucionario –FAR-

fonte: cedema.org

* * * * *

Segue comunicato in lingua originale:

El Frente Anarquista Revolucionario reivindica acciones en las barricadas de Sn. Bernarndino y el Espejo.

14 DE SEPTIEMBRE 2008

ALGÚN LUGAR DE CHILE

Baleamos al paco Esteban Cheuqueñir Rivera. En nuestro último
comunicado dijimos que este 11 de septiembre habría un paco/a menos.
Hicimos todo lo posible desde las barricadas, pero sólo logramos que a
ese fascista le llegaran nuestros perdigones en la cara.

Sí, baleamos a ese paco de la 14 porque este 11 de septiembre pasado
combatimos allá, en la comuna de San Bernardo: a las 22:15 pm. cortamos
la carretera de la Autopista Central, tiramos cadenazos, cortamos
calles, lanzamos bombas molotov’s, tiramos balazos y escopetazos al
aire, escopeteamos al chancho Esteban Cheuqueñir Rivera, y apedreamos a
los pacos hasta pasadas las 2 de la madrugada –en Los Morros frente a
la distribuidora “Pamacri”-, acorralándolos gracias al acérrimo
espíritu combatiente de la gente de la Angelmó y los block de Balmaceda
y Carlos Condell.

Los combatimos muertos de la risa viendo cómo el guanaco lanzaba
apenas un chorro de agua y salía arrancando junto al zorrillo, pues los
pacos/as se vieron sobrepasados con la gente que estuvo en las calles
combatiendo esa noche en distintas villas y poblaciones de la comuna.
Los combatimos también muertos de la risa porque fuimos nosotros
quienes les gritamos, a tres metros de distancia –mientras los/as
chanchos/as disparaban lacrimógenas y balas de goma al cuerpo-, toda
clase de insultos que hicieron descolocarse a los pobres paquitos/as
escondidos al lado de la micro de la cual se bajaron para intentar
apresarnos con tácticas militares pero tuvieron que retroceder ya que
no se la pudieron con tanta gente.

Pero no combatimos sólo en San Bernardo, también combatimos en la
comuna de Lo Espejo. El escenario allá fue similar, salvo por una cosa:
los/as pacos/as dispararon escopetazos contra la gente. ¿Por qué no
salen tales cosas en las noticias?

Aquí estamos. Allí estuvimos, y acá estaremos siempre prestos al
combate contra el fascismo de los aparatos estatales. El fascismo de
los Estados no duerme: nosotros/as tampoco. Ayer combatimos en San
Bernardo y en Lo Espejo, mañana será en otro lugar, con el objeto de
levantar focos populares de rebeldía en diversas partes.

Denunciamos la instauración de una nueva organización fascista en
Chile, el Frente Orden Nacional –FON; http://www.chilens.org/-. Vayan
con cuidado cerdos/as fascistas, tarde o temprano sucumbirán ante una
carga explosiva o el fuego de nuestras bombas incendiarias.

¡Solidarizamos con los grupos libertarios que han ejecutado acciones
armadas estas últimas semanas en Alemania, España, Roma y Nigeria!

¡Corramos hacia el levantamiento de la insurrección mundial!

¡La barricada cierra la calle pero abre el camino!

¡A incendiarlo todo, a destrozarlo todo, a expropiarlo todo, a reconstruirlo todo!

¡Viva la insurrección libertaria armada!

Frente Anarquista Revolucionario –FAR-

Fuente: cedema.org

(it) Torino: Torino Ribelle 3 ° edizione- anno 2008

TORNA IL VERO FILM FESTIVAL DI TORINO

L’UNICO FESTIVAL DI CINEMA INDIPENDENTE E AUTOPRODOTTO PROIETTATO SUI
MURI DELLA TUA CITTA’

Siamo giunti ormai alla terza edizione di Torino Ribelle, che come ogni anno


ritorna ad animare le grigie vie del nostro centro cittadino…


Quest’anno la rassegna si terrà il 17 e 18 Ottobre, con la consueta festa di chiusura il sabato notte. I posti occupati come al solito potranno dare ospitalità a chi viene da fuori Torino.


Per chi ancora non lo conoscesse, due parole sul festival e sul suo (flessibile) regolamento…


La rassegna Torino Ribelle è un concorso internazionale di arti visive aperto a tutti i filmakers raggiungibili attraverso il sito http://www.torinoribelle.it/
: si tratta di una inedita combinazione di cinema, video, azione, occupazione. Per ragioni meramente organizzative sono stati fissati alcuni paletti cui bisognerà attenersi per rendere concretamente possibile la manifestazione:

– Ogni concorrente potrà inviare fino a 5 lavori.


– I lavori dovranno essere interamente autoprodotti, ovvero non sono ammessi
lavori coperti da copyright, o realizzati con finanziamenti e sponsor.

– Per ciascuna opera presentata è richiesta una copia in formato minidv (chi
può mandi anche un dvd), sulla cui confezione dovrà essere indicato il titolo, il formato originale, la durata e l’anno di realizzazione, nonché nome e contatto dell’autore.

– Potete inviare anche foto di scena.


– In linea di principio la durata dei singoli lavori non dovrà superare i
15 minuti.

– Le opere potranno essere inviate, unitamente alla scheda, presso il Barocchio
Squat Garden, in strada del Barocchio 27, Grugliasco (To) o presso l’Asilo Occupato di via Alessandria 12, Torino entro (o anche oltre, ma di poco…) il 5 ottobre 2008.

– Sono ammesse opere di qualsiasi genere (documentario, fiction, cartoon,
videoarte, videoclip) e supporto (pellicola o video), purchè pervengano in formato minidv.

– L’unico requisito richiesto per accedere al concorso è direttamente connesso
al tema di fondo della rassegna: la RIBELLIONE ALL’INTERNO DELLA NOSTRA ESISTENZA.

Questo tema potrà essere sviscerato in ogni sua sfumatura a seconda dei gusti
personali di ciascun filmaker.

Tutto il materiale pervenuto nel corso di questa seconda edizione di Torino
Ribelle non verrà riconsegnato e farà parte di una raccolta che potrà essere copiata, duplicata e proiettata ovunque, ovviamente senza scopo di lucro e nel rispetto dell’autore dell’opera.

La proiezione dei lavori avverrà in luoghi non convenzionalmente riservati
al cinema, nel tentativo di dar vita a un percorso inedito attraverso quegli spazi metropolitani che hanno fatto la storia del movimento antagonista torinese.

La riappropriazione fisica e simbolica di questi luoghi costituirà d’altronde
la vera ragione di fondo della rassegna.



Per ulteriori informazioni e aggiornamenti sul concorso e sulle date del
festival, consultare il sito http://www.torinoribelle.it/ (in via diaggiornamento).