[Susa] Info feriti

Da indy Lombardia:

La signora 45enne oltre alla frattura del naso e della testa sembra
avere un emorragia interna zona ovarica (non so se il termine è
corretto) per i calci presi dalle forze del DISordine mentre era a
terra già sanguinante.
Il marito ha detto che probabilmente verrà operata.

Per Simone situazione stazionaria, non sarà operato, è lucido.

Il vice questore Sanna si è presentato all’ospedale per chiedere a
Simone avesse bisogno di qualcosa……il compagno ha risposto che gli
bastava quello che gli avevano già dato 😉

Grande Sinome

Ieri sera per due volte la digos a provato ad entrare nella stanza di Simone.
La prima volta sono stati allontanati a male parole; la seconda a calci nel culo!

Da radio black out

 

 

Val Susa. Tre No Tav feriti, uno grave. Cariche e blocchi

Cronache No Tav tra Susa, Torino, Chianocco.
Le cariche di Coldimosso – i tre feriti – i blocchi di strade e autostrade
I prossimi appuntamenti

Martedì
16 febbraio intorno alla mezzanotte. Questa volta manca un pelo. La
trivella piazzata a Coldimosso di Susa, sotto il cavalcavia che
oltrepassa l’autostrada viene intercettata dai No Tav, in allerta da
ore, che quasi riescono a precederla. Volano manganellate per
disperdere i primi arrivati. Seguono lunghe ore di assedio, con le
forze dell’ordine e gli addetti alla trivella bersagliati da palle di
neve e gavettoni, mentre il tubo per l’acqua viene più volte
riposizionato. La mattina successiva sul sito de “La Stampa on line” la
solita sequela di falsità: le palle di neve diventano sassi, l’acqua
orina.

 

Mercoledì
17 febbraio, ore 17. I No Tav si ritrovano al presidio dell’autoporto a
Susa e decidono di fare una passeggiata sino alla trivella. A Torino
intanto una cinquantina di No Tav si ritrovano alla stazione di Porta
Susa per un presidio informativo. La stazione è blindata.

Il
corteo partito dall’autoporto arriva alla trivella. Qualche palla di
neve e la polizia carica più volte. Cariche feroci. Chi cade viene
massacrato. Un ragazzo, Simone, viene più volte colpito, cade. I
poliziotti infieriscono su di lui mentre è a terra. Vomita sangue, non
riesce più a muovere le gambe. Ad una donna spaccano la faccia
infierendo ripetutamente sul volto, una ragazza riporta numerose ferite
al capo. Molti altri guadagnano lividi ed escoriazioni.

Un No
Tav grida ai poliziotti di aver puntato in modo esplicito a Simone e
loro gli dicono “sì, quello lo conosciamo”. Già è normale: Simone è
anarchico e gli anarchici facilmente si guadagnano le attenzioni delle
forze del disordine statale.

I tre
feriti vengono portati all’ospedale di Susa. La donna viene operata
subito, la ragazza ricucita, ma purtroppo la situazione del ragazzo
ferito alla testa è più grave. Ha un’emorragia cerebrale, non sente le
gambe, vomita. Viene deciso il trasferimento alle Molinette a Torino.

Il tam
tam No Tav scandisce presto la notizia dei gravi pestaggi di Susa.
L’appuntamento è alla rotonda di Chianocco. I No tav bloccano la
statale 24, la statale 25 e l’autostrada. Sulla A32 i poliziotti
vengono sommersi di urla quando arriva la notizia che sta per arrivare
l’ambulanza che porta Simone alle Molinette. In breve spariscono. Una
colonna di poliziotti e carabinieri viene intercettata sulla 25 e non
gli viene permesso di passare: l’indignazione per quanto è accaduto è
altissima. La polizia spara lacrimogeni prima di andarsene. I blocchi
terminano intorno a mezzanotte e trenta.

Simone
arriva alle Molinette ma nemmeno qui viene lasciato in pace. La digos
entra nella sala degenze del pronto soccorso. Compagni ed amici di
Simone li cacciano con energia e chiamano l’avvocato. La nuova tac
effettuata mostra che le sue condizioni restano gravi ma stabili.
Simone viene finalmente trasferito in reparto.

Alcuni
No Tav decidono di bloccare l’uscita dei camion che portano le copie
della prima edizione de “La Stampa”, facendo un picchetto all’ingresso,
in via Giordano Bruno 84. Quando, un’ora dopo, arriva la celere il
presidio si scioglie.

 

A
Condove, in gennaio la polizia aveva spaccato il braccio di Maurizio,
un No Tav che contestava la trivella, la scorsa settimana,
sull’autostrada, qualche manganellata aveva lasciato il segno. Ma a
Coldimosso la polizia si è scatenata. In queste ore di attesa e
trepidazione per la sorte del compagno ferito, sappiamo meglio quello
che abbiamo sempre saputo. I signori del Tav e i loro servitori in
divisa non si fermano davanti a niente. Le lunghe ore di blocco in
valle sono la risposta di un movimento che resiste e non si fa
spaventare dalla violenza legalizzata degli uomini in divisa.

 

Nuovo appuntamento giovedì 18 febbraio alle 11, davanti alla RAI in via Verdi.

 

Mercoledì 24 febbraio ore 17 presidio No Tav, in via Roma, davanti alla sede de “La Stampa”

 

No Tav Autogestione

notav_autogestione@yahoo.it

338 6594361


La resistenza concreta contro i sondaggi
precedenti alla realizzazione del progetto TAV si attiva in zona
Coldimosso. Durante le cariche della polizia in due restano a terra, un
ragazzo e una signora. I manifestanti li sottraggono alle mani della
polizia che vorrebbe portali via per nascondere la propria violenza e
orchestrare meglio denunce e referti. Attualmente sono in ospedale a
Susa. Il compagno ha la testa spaccata e da poco ha ripreso i sensi, lo
stanno trasferendo all’ospedale Molinette di Torino per una possibile
emorragia cerebrale. Tutta la zona è militarizzata, ma l’appello è
comunque a portare solidarietà e resistenza, ovunque.

Ascolta l’audio delle cariche tratto da Radio Blackout.

PER AGGIORNAMENTI IN DIRETTA E INDICAZIONI ASCOLTATE RADIO BLACKOUT, O CONSULTATE INDYMEDIA PIEMONTE


Gravi le condizioni del compagno trasferito alle Molinette,
sottoposto alla seconda TAC. La digos è stata cacciata dall’ospedale.


Ai compagni in Val Susa va tutta la nostra solidarietà, per l’ennesima volta lo stato, per mano dello sbirrame suo devoto, viscido e servile schiavo, attacca la popolazione che si oppone alla devastazione del proprio territorio. Siamo con voi, contro le devastazioni ambientali, la repressione e per l’autogestione, VIVA L’ANARCHIA!

 

 

Varie da Rovereto

Rovereto 13 febbraio 2010: Fiamma Tricolore alla presenza del segretario nazionale Romagnoli e di una cinquantina di fascisti organizza una manifestazione autorizzata e protetta dalle forze del
“disordine” per commemorare le foibe.

30 compagni ritengono inammissibile la presenza dei fascisti a Rovereto e tentano di impedire questa infame rappresentazione.

A fronte degli slogan un centinaio di fascisti in divisa (carabinieri del reggimento di Mestre e della celere di Padova) aggrediscono e massacrano a freddo gli/le antifascisti/e.

Due compagne vengono picchiate a terra vigliaccamente, 28 fermati e 3 arrestati.

Purtroppo questo é un segno dei tempi in cui viviamo: il 10 febbraio che é diventato il giorno del “ricordo”, fascisti che commemorano pubblicamente le foibe, fascisti in divisa che massacrano i compagni.

Solidali e col cuore vicino agli arrestati

Tuttinpiedi

14 febbraio 2010


Rovereto – attaccata la sede del PD

Leggiamo sui quotidiani locali che nella notte tra il 9 e il 10
febbraio degli ignoti hanno attaccato la sede del PD a Rovereto: vetri
sfasciati, portone imbrattato di vernice e una scritta sul muro: "PD=
MAFIOSI, INFAMI, DEVASTATORI".


Rovereto – Siamo accusati di “resistenza”: ebbene sì!

Un
giornalista ha scritto che sabato a Rovereto c’era aria di carnevale,
festa, coriandoli – ma purtroppo gli anarchici hanno rovinato tutto.
Già, coriandoli, mascherine, shopping e una bella sfilata di
neofascisti: questo doveva essere il pomeriggio roveretano del 13
febbraio.

Invece
una trentina di compagni sono scesi in strada per non permettere ai
fascisti di Fiamma Tricolore di marciare indisturbati. E certo per
questi ultimi non sarebbe stato facile passare se non fossero stati
accompagnati e difesi, come di consueto, dai loro protettori in divisa
(il Battaglione di Laives dei carabinieri e il reparto Celere di Padova
e Mestre, giunto dalla Valsusa…).

I
giornalisti – che qualche tempo fa avevano fatto finta di indignarsi
per i pestaggi compiuti dai militanti della Fiamma e per gli
inneggiamenti a Hitler e a Mussolini contenuti nei loro siti – ora
sottolineano che la manifestazione dei “giovani di destra” era
autorizzata e che gli anarchici sono dei violenti. Noi avevamo promesso
pubblicamente che i neofascisti non sarebbero mai più scesi in piazza
senza problemi a Rovereto. Siamo gente di parola.

Carabinieri
e polizia – contrariamente a quanto riportato dai giornali – hanno
caricato a freddo, in modo premeditato, puntando sistematicamente alle
teste (undici manifestanti sono poi finiti al Pronto Soccorso). Con i
compagni ancora in strada, la versione on line de “L’Adige” parlava già
di tre arresti (che puntualmente sono stati notificati quattro ore
dopo). Fascisti-sbirri-giornalisti: tutto da copione. Il candidato
sindaco della Fiamma a Rovereto (D’Eliseo) è l’ex comandante della
caserma dei carabinieri. E infatti i suoi amici in uniforme si sono
scatenati per bene.

L’ordine
era partito dal ministero degli Interni: caricare qualunque
contestazione alle commemorazioni delle “vittime delle foibe”. E così
infatti è accaduto nei giorni scorsi in diverse città italiane.

Ora tre compagni – Poza, Jeppo e Ivan – sono nel carcere di Rovereto.

Quello
della Fiamma era un appuntamento nazionale, con la presenza annunciata
del segretario Romagnoli. Nonostante questo, i fascisti erano una
sessantina, e hanno dovuto cambiare percorso per la presenza dei
compagni.

Rivendichiamo
a testa alta la determinazione di essere scesi in strada decisi,
nonostante la sproporzione tra noi e le forze dell’ordine. I giovani
che si sono difesi compatti con tutte le loro forze dalle cariche
brutali degli sgherri sono un esempio di coraggio e di memoria viva dei partigiani che hanno combattuto il nazifascismo.

A
chi dice che ci vogliono altri mezzi per contrastare il fascismo,
rispondiamo: trovate i vostri, purché nessuno rimanga in silenzio.

Ai
sinistri che hanno permesso che la falsificazione della “questione
foibe” diventasse verità ufficiale, diciamo: vergogna! Non condannate
il colonialismo italiano di ieri perché sostenete apertamente quello di
oggi.

 

Contro il fascismo e chi lo protegge!

Jeppo, Ivan e Poza liberi subito!

 

 

 

 

Prato – Carabiniere violenta diciassettenne

 Bravo ed onesto tutore dell’ordine…ACAB…
 
"Violentato da carabiniere" La denuncia di un minorenne

Prato, 13 febbraio 2010

Un
presunto ricatto a luci rosse nei confronti di un ragazzo di 17 anni ha
messo in guai seri un carabiniere ora indagato per violenza sessuale.
Il giovane era stato fermato con un po’ di hashish e non era stato
denunciato. Il militare lo ha poi contattato e invitato a casa: lì
sarebbe avvenuto un rapporto sessuale. Il ragazzino si sarebbe poi
confidato con i genitori ed è scattata la denuncia

PRATO. Un
presunto ricatto a luci rosse a un ragazzo di 17 anni ha messo nei guai
un carabiniere in servizio fino a pochi giorni fa al Nucleo
radiomobile, ora indagato per violenza sessuale. Indagato anche un
sottufficiale, ma con un’a ccusa meno grave: essersi impossessato di
una piccola quantità di hashish senza denunciare il giovane. La storia
ha messo in subbuglio il Comando provinciale dell’Arma ed è finita in
un fascicolo della Procura.

Tutto sarebbe iniziato pochi giorni
fa, quando una pattuglia del Radiomobile, durante un controllo, ferma
due minorenni per strada a Prato. Dalle tasche di uno saltano fuori
alcuni grammi di hashish. Il seguito dovrebbe essere scontato: i
ragazzi vengono accompagnati in caserma e denunciati, o in alternativa
segnalati alla Prefettura. Accade ogni giorno, ma stavolta non va così.

Se
verrà confermato quanto raccontano i ragazzi, i due carabinieri non
segnalano nulla al Comando. Identificano i giovani e li lasciano andare
via, ma si tengono il “fumo”. Già questo sarebbe grave ma solo un
peccato veniale in confronto a quanto sarebbe accaduto in seguito. Il
capopattuglia intasca l’hashish ma qualche giorno più tardi – sempre
stando al racconto del ragazzo – l’a utista contatta uno dei due
giovani fermati, un diciassettenne, e gli propone un incontro nella
propria abitazione di Chiesina Uzzanese, in provincia di Pistoia.
Probabilmente, ma sono solo deduzioni perché l’inchiesta è coperta dal
riserbo, il militare fa pesare il “trattamento speciale” riservato
durante il controllo e convince il giovane a farsi accompagnare a
Chiesina Uzzanese. Qui i due avrebbero avuto un rapporto sessuale,
ripreso dallo stesso carabiniere con un cellulare o una telecamera e
poi riversato nel computer.

I genitori del minore sospettano che
sia accaduto qualcosa: è lui stesso a raccontare la sua disavventura
oppure loro intuiscono qualcosa. Sta di fatto che vanno a chiedere
spiegazioni al Comando provinciale e scatta l’indagine. Le abitazioni
dei due militari vengono perquisite dai loro stessi colleghi e da
quella di Chiesina Uzzanese viene portato via un computer, ora
all’esame del Ris. Dentro potrebbero esserci le immagini che inchiodano
il carabiniere alle sue responsabilità o che lo scagionano. L’inchiesta
per il momento è condotta dalla Procura di Prato, anche se in teoria le
carte dovrebbero essere trasmesse a Pistoia, perché è a Chiesina
Uzzanese che si sospetta sia avvenuto il reato più grave

http://iltirreno.gelocal.it/dettaglio/violentato-da-carabiniere-grave-denuncia-di-un-17enne/1858307

I LAGER DELL’ “AZIENDA ITALIA” volantino del gruppo Kronstadt

Riceviamo e pubblichiamo il testo del volantino che i Compagni del gruppo Kronstadt distribuiranno domani a Volterra:

 

Recenti affermazioni del leghista
Maroni  annunciano un centro
d’identificazione ed espulsione (Cie) – cioè un lager per immigrati – in ogni
regione entro il 2010. Il sindaco di Livorno Alessandro Cosimi in veste di
presidente dell’Anci Toscana ha dichiarato il suo assenso alla costruzione del
Cie nella nostra regione purchè "funzionale". Il concetto di funzionalità
di Cosimi è il seguente: appalti, oneri di urbanizzazione e commesse per le
cooperative amiche!

I Cie in tutta Europa sono luoghi di
violazione dei diritti umani, come dimostrano le strenue e coraggiose rivolte per
la libertà e la vita degli immigrati internati e le loro drammatiche
testimonianze dirette. Per il potere costituito la funzione dei Cie è parte
integrante delle attuali politiche di legge e ordine applicate sulle classi
subalterne per preservare e riprodurre i privilegi delle élites dominanti. Il
clandestino da neutralizzare con l’internamento deve rappresentare agli occhi
dell’opinione pubblica il capro espiatorio per “le cose che non vanno”, alfine
di fomentare la guerra fra poveri e ancora più poveri: dividere e dominare
dunque! L’immigrato deve rimanere merce estremamente ricattabile dal padronato
con il permesso di soggiorno legato al lavoro: se ti ribelli alle condizioni
lavorative capestro del padrone vieni cacciato, perdi il permesso di soggiorno,
diventi clandestino e vieni rinchiuso in una prigione. La costruzione e la
gestione dei Cie sono un redditizio quanto sporco affare per imprenditori,
politici e associazionismo vario: gli immigrati – esseri umani – vengono trattati
come cose da manipolare per biechi interessi! La stessa organizzazione moderata
Amnesty International ha definito i Cie italiani istituzioni dove si praticano
in maniera sistematica “abusi di matrice razzista e aggressioni fisiche” sugli
immigrati.

I Cie sono stati istituiti in origine,
nel 1998 sotto il nome di Cpt, dal centrosinistra tramite la legge
Turco-Napolitano.Già allora si trattava del primo istituto in Italia dove si
prevedeva l’internamento per un 
reato amministrativo come la mancanza di documenti. Da allora lunga e
aberrante è stata la storia di una istituzione totalitaria che ha creato
barbarie a non finire: persone alla ricerca di una vita migliore che vengono  private della libertà e trattati come
sub umani. Adesso – al tempo della legge Bossi/Fini e dei “pacchetti sicurezza”
– con l’istituzione del reato di clandestinità e l’allungamento della
permanenza nei Cie a 6 mesi, lobby del cemento e lobby della sicurezza si sono mosse
per costruire ulteriori, antiumani campi di prigionia.

Il “primo cittadino” livornese Cosimi ha
visto prima gli appalti per un’opera del genere e poi ha pensato al tipo di
retorica con il quale giustificarli… Cosimi è in sintonia con il probabile presidente di regione Rossi,
ambedue sono targati PD e ambedue sono favorevoli alla realizzazione anche in
Toscana di quello che è a tutti gli effetti un campo di concentramento! Le
dichiarazioni di Maroni – uno dei capi della reazionaria e razzista Lega Nord –
sulla localizzazione dei Cie che dovranno "essere lontani dai centri
abitati, vicini ad aeroporti e con la presenza di strutture demaniali da
riutilizzare", fanno pensare a strutture d’internamento in territorio
livornese non lontane dall’aeroporto di Pisa ( si parla dell’area del “Biscottino”
fra Pisa e Livorno). Il nodo di queste scellerate ipotesi si scioglierà presto:
il leghista Maroni intende incontrare i presidenti di regione eletti subito
dopo le elezioni di marzo e procedere velocemente ad identificazione di luoghi
e costruzione delle strutture totalitarie. Come si vede anche nel campo del
razzismo di stato  – al di là della
retorica ipocrita e degli inganni mediatici– centro/destra e centro/sinistra
vanno a braccetto sulla pelle di donne, bambini e uomini che fuggono da fame,
miseria e guerra prodotti dal sistema capitalistico globale, di cui l’ “azienda
Italia” è parte integrante.

 

OCCORRE MOBILITARSI CONTRO
TUTTI I LAGER

 NE’ IN TOSCANA NE’ ALTROVE

PER UN MONDO SENZA
FRONTIERE E SENZA GALERE 

GIUSTIZIA SOCIALE E
LIBERTA’ PER  TUTTI

Kronstadt  Anarchico Volterra      

redazionekronstadt@libero.it

Spagna – Prime lettere dal carcere della compagna anarchica Tamara

Spagna – Prime lettere dal carcere della compagna anarchica Tamara

fonte: Tokata
traduzione: Culmine  

[…] Continuo a stare bene per quel che è possibile. E’ trascorso più di un
mese da quando sono stata arrestata, con tutto il trambusto che ne è
seguito e che preferisco ricordare come un brutto sogno.
Ciò nonostante, ti dico che tutto questo non ha fatto sì che mi abbattessi
in nessun momento. Sono stata e sono con molta forza e voglia di
continuare a lottare. Questo grazie a voi, a tutti voi che siete lì e che
ho avuto in mente per tutto questo periodo, in nessun momento mi sono
sentita sola e questo credo che sia molto importante in cella, mi fa
sentire fortunata perché mi rendo conto sul serio che il più grande male
qui è la solitudine, che fa sì che la disperazione, l’umiliazione,
l’impotenza e la paura crescano. Per questo qui mi vedo obbligata ad esser
contenta ed a trasmettere tutto il mio coraggio. E’ che qui è molto facile
andare all’aria e metterti a piangere di colpo, pensando a qualcuno […]
La verità è che anche adesso mi trovo un po’ persa ed isolata, anche se so
che siete lì, ma la censura delle comunicazioni e queste fottute mura
sono, in alcuni momenti, molto forti e mi impediscono di vedere con
chiarezza la realtà all’esterno (anche se più o meno posso immaginarmela).
[…]
Penso che la miglior solidarietà sia quella di continuare la lotta. Per
questo penso che si se fa la campagna per me, credo che debba avere una
continuità ed un supporto reale che serva per dar più forza alla lotta
anticarceraria, altrimenti non ha senso e nemmeno voglio che si
paralizzino altre cose per colpa mia. Per di più adesso sono più
tranquilla e rifletto per quel che posso, cerco di trovare la maniera di
continuare a lottare da questo lato del muro.[…]
L’UNICA LOTTA CHE SI PERDE E’ QUELLA CHE SI ABBANDONA

Tamara – lettera del 23 gennaio 2010
_____________________________________________

Queste righe vengono dall’interno del grigio e freddo carcere di Brians,
cercando di restituire in qualche maniera tutto il calore e l’affetto
verso coloro che con il sostegno e la solidarietà sono riusciti ad
ammazzare giorno dopo giorno la solitudine e la routine celati dalla
reclusione; a voi che mi date tanto coraggio e forza in questi momenti e
oltrepassate questa barriera che ci separa facendo sì che in nessun
momento smetta di sentire la libertà; a tutti voi che avete dimostrato che
con un semplice foglio di carta ed una penna si può restituire la speranza
e la voglia di continuare a lottare; a tutti voi che lottate contro questo
affare della tortura, della punizione e della repressione che sono le
carceri.
E a voi… Cosa posso dire che già non sapete? Come si reprime una lotta?
Come si murino le voci? Come le loro schifose leggi controllino le nostre
esistenze?
Potrei dirvi come il 15.12.2009, prima che spuntasse il sole, un manipolo
di Guardias Civiles hanno fatto irruzione nella mia casa, hanno preso
tutto quel che volevano e mi hanno sequestrata.
Potrei cercare di spiegarvi quel che ho provato nell’ascoltare grida di
dolore e di paura dalla cella di un commissariato.
Potrei trasmettervi le esperienze che alcune detenute hanno voluto
condividere con me, in cui mi parlano di umiliazione, tortura, impotenza e
solitudine.
Potrei parlarvi su quel che ho potuto osservare da questo lato del muro,
di come questo "Affare Penitenziario" tragga beneficio dalle persone
sequestrate e come tutto questo venga chiamato "reinserimento" (strana
parola…).
Potrei illustrare con alcuni casi ai quali ho potuto assistere, in questo
mese e mezzo di privazione della libertà, parte del funzionamento del
Sistema sanitario in prigione, in cui il metadone e le altre droghe legali
sono il miglior metodo di controllo; in cui la salute e la vita delle
persone interessano molto poco.
Potrei parlarvi della tristezza che sento quanto la mattina ascolto questa
frase: "Un giorno meno", invece di "un giorno in più".
Potrei dirvi che, dietro queste mura, si isolano e si distruggono le persone.
Ma… tutto questo già lo sapete, vero? L’abbiamo sentito tante volte,
l’abbiamo vissuto, è accaduto tante altre volte, lo sappiamo. Sappiamo che
ci troviamo all’interno di un sistema ingiusto in cui siamo condannati a
"non vivere", in cui la falsa idea di "benessere" acceca le persone e le
condanna. In questo: il lavoro ci lega, le leggi ci controllano ed il
carcere ci reprime e punisce.
Mi rifiuto di esser vittima di tutto ciò, nemmeno adesso mi sento tale.
Voglio essere e sarò sempre il loro "problema". Per questo quel che
realmente voglio trasmettervi con queste parole è la voglia di continuare
a lottare, a non arrenderci, a continuare a fronteggiarli, a cercare
-almeno- di respirare liberi e di sentirci vivi.
Penso a voi e mi sento viva, libera e forte. La vostra solidarietà è
riuscita ad esser più forte delle sbarre.
Per questo la presente lettera è rivolta a tutti voi che ogni giorno fate
sì che valga la pena lottare, a tutte le persone sequestrate in questi
Centri di Sterminio, a tutti voi che lottate sia dentro che fuori dalle
carceri…
Ricevete in fraterno abbraccio carico di Libertà e di ribellione.
LIBERTA’ PER TUTTI I PRIGIONIERI!
ABBASSO LE MURA DELLE PRIGIONI!
VIVA L’ANARCHIA!

Tamara – lettera del 26 gennaio 2010
____________________________________________

Situazione di Tamara:
il 15 febbraio saranno 2 mesi che la nostra amica e compagna Tamara si
trova sequestrata dallo Stato. Attualmente, per ordine della direzione
carceraria di Brians I ha la censura  alle comunicazioni:
i colloqui sono ristretti ai soli familiari, controllate le chiamate
telefoniche, censura della corrispondenza. Le è stato respinta una istanza
di libertà provvisoria.
Tuttavia Tamara ha un forte spirito, si sente molto appoggiata dalla
famiglia e dai compagni.
Noi non dimentichiamo che lei si trova sequestrata e che la sua lotta, che
è la nostra lotta, non termina quando uno di noi viene rinchiuso. La
solidarietà attiva ed il mutuo appoggio    danno molto fastidio allo Stato
assassino.
La nostra risposta è quella di continuare a lottare.

Roma – Il ministero dell’Interno istituisce ufficialmente le “squadracce”

fonte: gruppo everyone

Il ministero dell’Interno istituisce ufficialmente le "squadracce"

Roma, 11 febbraio 2010. Arriva "un sistema di sicurezza integrata
con la collaborazione di Polizia, Carabinieri, polizie locali e
vigilantes". Ecco il programma-sicurezza firmato Lega Nord e
finanziato…  da tutti noi. Lo prevede il protocollo di intesa siglato
oggi al Viminale fra il Ministero dell’Interno, l’Associazione
nazionale dei comuni d’Italia e le organizzazioni rappresentative degli
istituti di vigilanza privata. Il Gruppo EveryOne ha allertato
immediatamente le componenti democratiche della società italiana,
sottolineando che si profila non solo un nuovo squadrismo, ma anche un
business che non vorremmo si trasformasse presto nel solito fenomeno
fuori controllo "all’italiana", un giro d’affari che presto avrà luogo
fra comuni e istituti di vigilanza. Cassina de’ Pecchi, in provincia di
Milano (un piccolo paese che non ha criminalità, ma ha bande che
tracciano svastiche in giro con vernice nera) ha già sottoscritto un
contratto da quasi 20 mila euro, assolutamente insensato: non si
capisce perché nessuno chieda giustificazione di tale spreco e perché
le forze dell’ordine non protestino contro l’impiego istituzionale di 
"vigilantes" che si sovrappongono al loro lavoro senza reali compiti né
una dimensione precisa. A Cassina seguiranno centinaia di comuni, per
un giro di denaro a molti zeri. Inoltre, è nato oggi ufficialmente,
assoldato con denaro pubblico, il nuovo squadrismo, le cui componenti
saranno inevitabilmente razziste, anti-immigrazione, anti-minoranze.

Grecia, sugli arresti dei presunti membr. Cosp. del fuoco

Democrazia preventiva per una impronta digitale su un
sacchetto di plastica!

 

Il potere dello Stato con l’attivazione dei necessari
Dispositivi di Assistenza per la Produzione della Paura e del Consenso, nel
quadro delle strategie anti-sommossa, ha avviato una medievale "caccia
alle streghe".

La recente carcerazione preventiva di una ragazzo di 21
anni, N. V.. con la prova di una impronta digitale su un sacchetto di plastica
vuoto, dimostra che ci dobbiamo difendere dalla fabbricazione di massa dipresunti
sospetti.

Alcuni giorni prima delle elezioni del Parlamento europeo
del 2009 i protettori della Repubblica ellenica invadono la casa dell’anarchico
Charis Ch. Lo arrestano e lo accusano di partecipazione alla Cospirazione delle
Cellule di Fuoco. Il collegamento tra Charis Ch. e la CCF viene in seguito a
congetture delle autorità antiterroriste, che mostrano e invalidano i
risultati, come gli avanzi di un ordigno esplosivo all’interno di un bidone
della spazzatura nei pressi (!!!) della casa degli arrestati. Allo stesso
tempo, sono arrestati anche il cugino e la sua ragazza, ed un altro anarchico,
Panagiotis M., che aveva rapporti di amicizia con gli altri. A sostegno degli
ultimi arresti, di fronte ai mass-media, portavoce della polizia greca
sottolineano che la casa era usata come nascondiglio e che per questo le
impronte digitali erano state prese in quel luogo! Nel frattempo, viene
istituito un ameno spettacolo pre-elettorale per i votanti.

Tutti gli arrestati si sono dichiarati innocenti,
assumendosi solo la responsabilità per le azioni politiche e sociali. Tre di
loro, tranne la ragazza, sono in carcerazione preventiva da oltre 5 mesi. Con
il ministro Chrysochides, a manovrare la repressione, lo Stato ha avviato un
attacco frontale, con tentativi di terrorizzare non solo le persone che si
muovono negli spazi politici, ma -come durante la guerra civile- anche amici e
famiglie, in modo da criminalizzarne le relazioni sociali. Inoltre, sono stati
spiccati altri 6 ordini di arresto nei confronti di persone che avevano
relazioni politiche o di amicizia con le persone di cui sopra. Gli unici
elementi sono sempre le impronte digitali nella casa di Charis Ch. Lo
spettacolo continua con ulteriori mandati di cattura in serie nei confronti di
persone già note alle autorità giudiziarie per aver partecipato alle lotte
sociali.

Il 14.11.09 Antigoni Ch. è stata arresta davanti allo squat
Skaramagkas, con l’accusa di aver lasciato un impronta digitale su un
candeliere, poi scomparso. La "pericolosa terrorista", come la stampa
l’aveva definita, è adesso temporaneamente libera.

Il 5.1.10 il caso di Nikos M. si dimostra essere un
ulteriore fiasco. Come prova nei suoi confronti vengono utilizzate delle
impronte digitali trovate su un pc utilizzato (prima della comparsa della CCF)
da Nikos M. per il suo compagno di studi Charis Ch. E’ stato rimesso in
libertà, in attesa del processo, e sottoposto alla legge anti-terrorismo.

L’1.2.10 un altro arresto, sempre per la legge
anti-terrorismo. Lui resta in carcerazione preventiva. Quale la differenza
rispetto agli altri casi? L’impronta digitale su un sacchetto di plastica e su
un opuscolo. Il tutto all’interno del "covo" nel distretto di
Chalandri.

Attraverso la repressione del "nemico interno"
viene l’obbedienza della società.

Contro l’assordante silenzio che impongono, diamo la
priorità alla nostra autentica solidarietà verso tutte le persone che sono
bersaglio del terrorismo di Stato.

 

da athens. indymedia.org

Livorno – presidio contro le denunce agli studenti

Riceviamo e pubblichiamo:

PRESIDIO 18 FEBBRAIO SOTTO LA PREFETTURA ORE 17 – IMPORTANTE MASSIMA PARTECIPAZIONE

Due studenti del nautico sono stati denunciati per le mobilitazioni dello scorso autunno

La mattina di lunedì 19 ottobre gli studenti del nautico, nonostante le
minacce di bocciatura da parte della dirigenza verso gli studenti delle
prime classi che partecipavano alle mobilitazioni, provarono ad
occupare la propria scuola per portare avanti in modo deciso e con una
forma di lotta legittima la protesta contro i provvedimenti governativi
legati all’istruzione.
Dopo una lunga trattativa fu consentito agli studenti di tenere
un’assemblea permanente all’interno della scuola. Quella mattina la
polizia e la dirigenza si opposero con atteggiamento intimidatorio e
vennero identificati dalla polizia oltre 70 studenti, in maggioranza
minorenni. Questi fatti provocarono le polemiche degli studenti e di
molte realtà politiche cittadine.
A quasi quattro mesi di distanza, gli ultimi sviluppi non fanno che
confermare quanto già avevamo affermato sulla vicenda. Ci troviamo di
fronte a provvedimenti inaccettabili e gravissimi, oltre che
incomprensibili, spiegabili solo in un ottica di repressione nei
confronti di chi lotta.

Fra gli identificati due studenti minorenni sono stati denunciati.
Probabilmente le conseguenze giudiziarie per loro saranno lievi, ma di
fatto queste denunce sono un grave sintomo del clima repressivo che stà
crescendo anche nella nostra città.

Per rispondere a questa situazione gli studenti hanno indetto un
presidio che si terrà davanti alla Prefettura il 18 febbraio 2010 alle
ore 17.

Coordinamento Studentesco Livornese

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