Rispettiamo solo i pompieri? Poteri in essere e poteri in potenza…

“Rispettiamo solo i pompieri” è o meglio era uno slogan che si sentiva spesso durante le manifestazioni, coro passato piuttosto di moda visto il ruolo sempre più attivo che questi ultimi interpretano durante gli sgomberi delle occupazioni.
Esistono vari tipi di pompieri; ci sono quelli che spengono incendi preservando ad esempio i boschi che ci circondano (fino a quando ci saranno…) e quelli ben più sinistri che si arrogano il ruolo di domare la rabbia sociale che preme sempre di più. A scanso di equivoci, non parlerò di gendarmi o funzionari di partito, già troppe parole si sono spese sul loro ruolo, ma voglio puntare il dito contro i capi popolo in potenza, i detentori della verità e dell’opportunità rivoluzionaria, voglio puntare il dito contro chi a parole si spende a favore di un non ben precisato futuro alternativo a quello cui vogliono destinarci oligarchi e mercato globale e che nella pratica, più o meno scentemente si spendono, in ogni frangente di conflitto, ad agire appunto da pompieri e da gendarmi al fine da estinguere ogni anelito alla rivolta per poi decantare ai quattro venti la riuscita di questo o quel corteo, dove “riuscita” significa partecipazione folcloristica all’autorappresentazione di un movimento che nella pratica si configura solamente come il vecchio che non passa, come una dimostrazione simbolica di dissenso che non rompe con i meccanismi di controllo e gestione dell’esistente lasciando in sospeso il come ed il quando affrontare in maniera seira e radicale il nodo del rovesciamento degli schemi d’oppressione.

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…e il parà ci rimise il baschetto…Sul corteo antimilitarista del 27.10 a Pisa…

Sabato 27 Ottobre si è svolto a Pisa un corteo contro la commemorazione di stampo fascista della battaglia di El Alamein. Circa 250 manifestanti -più che buona la presenza anarchica, viste anche le concomitanti manifestazioni di Roma e Genova- hanno attraversato la città, qualche bancomat è stato riallestito e qualche ricordo è stato lasciato sui muri e sui portoni della scuola S. Anna. Durante il concentramento un simpatico siparietto: due ribaldi parà in borghese ma con in dosso il loro bel baschetto hanno tentato di attraversare i manifestanti…all’inizio son volate solo offese e qualche sputo, finché uno dei due ha tentato di dare un buffetto ad un compagno che subito ha reagito e con lui in molti che hanno dato qualche scalpellotto al goffo rambo che ha anche usufruito della gentilezza di qualche convenuto che vedendolo accaldato ha ben pensato di offrirgli la propria birra…lanciandogliela…a conclusione del degno siparietto il nostro è stato privato del  bel baschetto amaranto con suo sommo scorno…a quel punto alcuni digossini lo hanno sottratto alle crescenti premure dei compagni per portarlo (verosimilmente a prendere di bischero) dietro le linee dei divisati.

Lo sbirro perfetto, qualche riflessione

Qualche tempo fa le fragili coronarie da operetta dell’italiota medio sono state scosse dalle cruente immagini di un bimbo di dieci anni brutalizzato da alcuni birri incaricati di prelevarlo per assegnarlo alla tutela paterna, come deciso da qualche togato da qualche parte in qualche tribunale. Potenza dell’immagine televisiva…se anche nel mio caso il primo impatto ha portato a considerare la nuda rappresentazione della scena, provocando sdegno e rabbia, il movimento successivo è stato quello di ricercare nella memoria -ma gli automatismi mentali creano da soli le iterazioni tra immagine e ricordo- le scene della polizia israeliana che con la medesima violenza si accanisce sui bambini palestinesi, ovviamente creando molto meno scandalo nella “società civile” (qualsiasi cosa sia la civiltà cui questo animale mitico, la “società” si rivolge). La terza fase, passato l’impatto sensoriale ed il successivo coinvolgimento emotivo, mi ha portato ad analizzare la vicenda prendendo in esame i ruoli degli attori di questa scena indagando il loro ruolo, tentando di capire se  l’evento sia da ascriversi, come molti hanno detto e scritto, nell’ambito dell’eccezionalità o se invece le cose stiano in maniera diversa. L’idea di questo breve scritto tentava di farsi largo tra i mille pensieri già da un po e l’evento di Padova non ha fatto altro che fornire un esempio fresco e lampante delle idee che andrò ad esporre.
Non molto tempo addietrostavo riflettendo su come nella storia dell’antropologia, della psicologia e della sociologia si sia scritto su qualsiasi cosa e su qualsiasi categoria dell’umana specie, dagli Hippies ai naziskin, dai mistici agli atei e chi più ne ha più ne metta, ma nessuno, almeno per quel che ne possa sapere io, ha mai abbozzato niente sul mestiere del birro, su ciò che questa “attività” richiede e sui tipi umani adatti a svolgere il ruolo del “tutore dell’ordine” (su quest’ultimo punto approfondirò in altra sede).
Partiamo dalle considerazioni finali. I birri che sono intervenuti nell’affaire Padovano dovrebbero essere considerati degli eroi integerrimi da colleghi e superiori, per questo mi stupisce che il capo del braccio violento dell’autorità di stato, Manganelli, abbia stigmatizzato l’accaduto e chiesto scusa. Degli eroi? Si…ma precisiamo, ogni categoria, ogni gruppo sociale, individua al suo interno soggetti che rappresentino in maniera chiara e generalmente solenne gli elementi costitutivi cui chiunque si conformi ad una certa idea fa riferimento. L’Eroe è quindi il paradigma, il contenitore dei simboli e dei valori cui conformare, con più o meno successo, il proprio agire. I camorristi hanno i propri eroi, come li hanno i “democratici” o i totalitaristi, ognuno con i propri tratti distintivi e le proprie differenze. Allora i poliziotti padovani sarebbero il paradigma del birro perfetto? Sarebbero eroi? Si, dovrebbero esserlo per coloro che decidono di indossare una divisa, una divisa qualsiasi, perché mostrine e marzialità, al di là del colore, si configurano tutte attorno a specifici simboli.
Per capire di cosa sto parlando è però necessario “indagare” cosa voglia dire essere birro, non tanto nel suo rapporto con il prossimo, con il fuori di sé, né con la percezione che questo prossimo può avere della sua figura, quanto con il rapporto che l’essere birro concettualmente ha con l’esserlo del soggetto che decide di entrare all’interno della categoria.
Partiamo quindi con un’analisi logica del birro, riducendo il totale alle unità che lo compongono.
Il birro, come chiunque indossi una divisa, rende maggior onore alla categoria quanto più si conforma al corpus di simboli e valori della stessa. Il birro eroe è colui che più rappresenta l’idea autorappresentata dell’uomo in divisa.
Come d’ev’essere il birro, il divistato, a quali valori deve conformarsi? Prendiamo in esame alcune caratteristiche universalmente riconosciute al mestiere di Birro.
1- Il birro deve eseguire gli ordini;
2- Il birro deve rispettare la gerarchia;
3- Il birro non deve farsi condizionare nel suo lavoro dalle sue credenze personali;
4- Il birro dev’essere rigoroso nell’eseguire le disposizioni, ecc…
5- il birro non deve discutere la legge.
Soffermiamoci, per questione di spazio, su questi elementi mettendoli in relazione con l’evento Padovano.
Nel caso specifico, verosimilmente, l’ordine impartito ai birri era quello di prelevare il bambino e consegnarlo al padre che aveva ottenuto la patria potestà, e com’è ampiamente dimostrato dal filmato l’obbiettivo è stato raggiunto, assolvendo in maniera esemplare ai dettami del punto 1.
Sempre dal video possiamo ben vedere come i birri manovali ubbidiscano ciecamente alle disposizioni dell’ispettrice presente, che per altro ci regala anche un elemento chiarificatore e sincero del rapporto che il birro, a tutti i liveli, sente di avere nei confronti del “privato cittadino”: “…Io sono un ispettore di polizia e lei non è nessuno!”…illuminante.  Anche il punto 2 è assolto a dovere.
Nel filmato si può evincere chiaramente che il bimbo non voglia essere affidato al padre, è palese, ma l’autorità, verosimilmente in un’udienza di 5 minuti davanti ad un giudice monocratico (chi abbia asperienza a tutti i livelli del circo forense sa bene di cosa parlo), ha deciso di strappare il bambino agli affetti che sentiva più prossimi. Non sono fortunatamente nella testa di nessun birro ma mi viene da pensare che probabilmnte (affidiamoci alla legge dei grandi numeri) almeno uno dei partecipanti all’allegro consesso possa per un secondo aver pensato che quello che avevano sottomano era un bambino, cosa che è riuscita a rendere ancora più fastidiosa  la già orribile “procedura” che l’autorità precipita sulla testa dei malcapitati che la incrociano…ma gli ordini sono ordini.  Anche il punto 3 è perfettamente eseguito.
L’uso della forza dev’essere commisurato alla reazione dell’ “assistito”, il bambino ha opposto forte resistenza e la reazione dei birri è stata “energica” (così solitamente i burocrati della violenza definiscono le angherie dei loro colleghi picchiatori di strada), senza esitazioni e limitando al minimo i pericoli per gli operatori. Intervento da manuale, anche il punto 4 è assolto.
Qualunque cosa volesse il bambino non è né affare del birro, né dei giudici che si limitano ad applicare la legge, senza porsi grossi problemi, oltretutto non è “di loro competenza”…ecco che individuiamo anche il punto 5.
La vulgata ha gridato inorridita, l’apparato ha tenuto a precisare l’eccezionalità dell’evento, tutti sono stati concordi nel riconoscere la colpa all’uomo sotto la divisa e non al ruolo che esso è portato ad assolvere in nome degli stracci che indossa…eppure se è vero, come ci dicono, che il birro perfetto deve rispettare ordini e gerarchia, eseguendo le direttive senza metterle in discussione, in ultima istanza avocando il proprio libero arbitrio al superiore ed alla procedura, l’evento preso in esame dovrebbe rappresentare l’ottimo esempio di un’operazione felicemente portata a termine. I conti non tornano.
Il birro perfetto, l’ “eroe” è colui che automaticamente “esegue”, è la mano del superiore e l’incarnazione della procedura che è il tramite fra la teoria (la legge) e l’attuazione pratica dei suoi dettami. Il birro perfetto è l’automa, è il dormiente del dottor Calegari, è la negazione dell’individualità. Il birro “eroe” è il prototipo del credente, il birro “eroe” crede e confida nella negazione di sé che si palesa nell’accettazione della trascendenza della legge. Nel medioevo molti birri sarebbero stati fervidi credenti autolesionisti o preti, nel ventunesimo secolo il principio d’autorità e di gerarchia rappresentato da dio si secolarizza e si trasforma nella fede, propriamente di stampo religioso, nello stato e nei suoi rituali. Il birro perfetto è il golem ebraico, al quale l’ordine viene impartito non con un comando scritto su un foglietto inserito in bocca ma su un protocollo controfirmato da un ispettore. Ogni epoca ha i suoi riti (e chi li accetta senza metterli in discussione).
I birri di Padova DEVONO essere gli “eroi” della loro categoria perché hanno sublimato il soggetto pensante nell’oggetto eseguente, che è la vittoria del concetto di “uomo d’ordine”, di più: i birri di Padova devono essere gli eroi di tutti coloro che riconoscono come indispensabile il loro ruolo e confidano nelle leggi dello stato, perché solo questo tipo di soggetti possono garantire in maniera rigorosa la loro applicazione.
Ma il rispetto del ruolo deve sempre fare i conti con l’opportunità e se c’è una macchia nel comportamento birresco dei divisati padovani e quello di aver sollevato un po troppo il velo sul proprio ruolo in relazione all’autorità ed ai cittadini…alcuni, quelli un po più disincantati o attenti, hanno cominciato a rendersi  conto che se l’abitudine ha portato sino ad ora a pensare che la violenza della divisa fosse sempre e comunque legittimata dalla reazione del “malfattore”, sempre e comunque “reo” di qualcosa e tale anche solo e soltanto perché, semplicemente, l’autorità ha messo gli occhi su di lui (ma questa situazione cafkina meriterebbe trattazione a sé), la realtà è diversa, l’autorità risponde solo a sé stessa e ha diritto su tutto, diritto donatogli -in ultima istanza- dal monopolio legalizzato della violenza. Non c’è nessuno formalmente immune, tutti sono potenzialmente soggetti a rischio repressione, si tratti di pericolosi sovversivi o bambini di 10 anni…l’autorità non prevede e non accetta resistenze, rifiuta e reprime ogni vitalità che lambisca i confini che essa disegna.
Il birro risponde solo alla procedura ed alla “legge”, “giusta” o “sbagliata” che sia (devo necessariamente utilizzare le virgolette per definire concetti con i quali mal mi rapporto, non riconoscendoli). La legge è indiscutibile e il birro deve tutelare la sua indiscutibilità ed inviolabilità. Se la legge sancisce disoccupazione, impoverimento, asservimento di molti a pro di una ristretta cerchia di possidenti il birro dovrà difenderla e la difenderà, anche se la maggiornaza degli individui rivendicasse i propri legittimi diritti (se poi il birro è del tutto compenetrato dalla sua apercezione del ruolo sarà pronto ad agire anche contro il proprio interesse). Il birro è strumento, nulla più.  Il birro, la sua figura ed il suo ruolo sono la macchia più grande sulla produzione intellettuale di Pasolini (mi perdonino i fans dei suoi ipse dixit). Il birro non è un lavoratore normale, come la vulgata vuole, il birro è il guardiano atono del privilegio, è l’ultima ruota di un carro che però senza di lui non potrebbe marciare. Il birro, che se ne renda conto o meno, è solo uno strumento di violenza di classe.
La dimostrazione di queste ultime affermazioni si palesa ogni giorno, tra cariche agli operai che rivendicano la loro voglia di vivere o l’assedio ventennale in cui è tenuta la Val Susa. In tutti questi casi il birro si pone a difesa di interessi lobbistici che però sono formalmente riconosciuti dalla “legge” (ed anche su cosa sia questa “legge” ci sarebbe da scrivere molto).
Il birro che difende un tunnel, una discarica, il parlamento, non fa altro che assolvere il suo ruolo di categoria anche contro il suo essere (o essere stato) uomo o donna…In ultima istanza il birro è nemico di chiunque (anche di sé stesso) per convinzione o per stanchezza nel subire, decide di prendere in mano il proprio presente tentando di costruirsi un futuro degno di essere desiderato.
Quest’inverno promette di essere ben più caldo della torrida estate appena trascorsa e gli eventi greci, spagnoli, portoghesi, ecc…, sembrano avallare questa previsione…ricordatevi, una volta in piazza, che i birri che vi si parano innanzi non sono come voi, sono parte del problema, sono il pimo scoglio da superare…non abbiate paura e non vi fate troppi scrupoli, voi siete l’affermazione, siete la forza creatrice, loro sono i pedoni nella scacchiera di un sistema di sfruttamento in declino che però prima di perire definitivamente tenterà di allungare la propria agonia sacrificando tutto e tutti…a voi la scelta, cari. Mano alle fionde. M.

UN PENSIERO SUGLI STUDENTI PESTATI.

LO ABBIAMO GIA’  DETTO, ORMAI IN PIAZZA SI DEVE ANDARE PREPARATI, E’ L’ORA DI SMETTERLA DI FARE LA PARTE DELLA CARNE DA MACELLO, COM’E’ GIUNTA L’ORA CHE I DEMOCRATICUCCI (MA VOI CHE PIANGETE PER TUTTO, PERCHE’ ORA STATE ZITTI?) SI RENDANO CONTO CHE IL MESTIERE DI SBIRRO E’ FUNZIONALE AL MANTENIMENTO DELL’ORDINE DI SFRUTTAMENTO VIGENTE, CHE QUINDI IL BURATTINO IN DIVISA E’ UN NEMICO, COME LO SONO BANCHE E POLITICANTI FUNZIONARI TERRITORIALI DEL CAPITALE TRANSNAZIONALE. SONO TUTTI NEMICI DA COMBATTERE, LO STATO, LA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA, SONO I LORO STRUMENTI DI ASSERVIMENTO. SMETTETELA DI CHIEDERE RIFORME O POLITICI PIU’ ONESTI. IL SISTEMA NON E’ DA SALVARE O DA RIFORMARE…E’ DA DISTRUGGERE! SOLIDARIETA’ AGLI STUDENTI PESTATI, SOLIDARIETA’ AI RIBELLI SEQUESTRATI DALLO STATO, TUTTI/E LIBERI/E!!! MORTE ALL’AUTORITA’ E A CHI LA DIFENDE!

Fuoco!

Le manifestazioni (blande) dell’italico stivale, gli arresti di decine di “pericolosi” anarcoinsurrezionalisti e gli sgomberi, gli scontri di Madrid e la violenza che la polizia opera con malcelata gioia dimostrano due cose…la prima, se ci fosse bisogno di ribadirlo,  è la natura ed il ruolo dello stato, gendarme a protezione degli interessi del capitale (negatelo, se potete);  la seconda, e questo dovrebbero cominciare a capirlo anche quegli smidollati che si definiscono “democratici”, è che il mestiere di birro non è un lavoro come tutti gli altri, chi decide di indossare una divisa è sicuramente affetto da una patologia metale non ancora studiata, poiché se il politicante o il potente nel giocare al padrone e lo schiavo ricevono dei benefici diretti in termine di redditività, il subumano che decide di indossare una divisa si pone a difesa acritica del privilegio normato, che lui chiama legge e ordine, acquisendo come unico privilegio quello dell’utilizzo indiscriminato della violenza pagando la moneta dell’avocare totalmente il proprio libero arbitrio nella parvenza di acquisire lustro e posizione personale mentre nella realtà non si pone in nessun’altra maniera se non a guisa di cagnetto cui, ogni tanto, viene gettato qualche osso da chi, osservandolo da dietro e ridendo, gode della sua protezione. Il birro è la più bassa forma intellettiva che esiste.

Di fronte a queste figure, quelle nei palazzi, e quelle nelle strade, c’è bisogno di un salto di qualità/lucidità/realtà…ogni forma di dissenso, da oggi in poi, verrà attaccata con furore, ogni dissenziente, trasformato volente o nolente in ribelle, deve organizzarsi per la difesa e l’attacco, munitevi di fionde, di tutto il necessario per non perpetrare ancora il ruolo della vittima sacrificale sull’altrare dell’ordine degli oligarchi…smettetela con le bandiere arcobaleno, con quelle dei partiti e con quelle dei sindacati collusi, rendetevi conto che il sistema non va riformato, va distrutto. L’unica possibilità sono i rapporti orizzontali non mediati da strutture di dominio…sostituire padrone a padrone vorrebbe dire soltanto lucidare le proprie catene…RIVOLTA! E’ l’imperativo. Che lo vogliate o meno.

Lezioni Mediatiche di Autolesionismo

Pubblichiamo questo scritto, che ci pare interessante sulla vicenda dei minatori sardi:

Fa male vedere un minatore ridotto a doversi ferire davanti le telecamere di media che ne spettacolarizzano la disperazione.

Fa male ma non stupisce vedere sui caschi dei minatori la sigla della cgil. Un portavoce ha anche l’adesivo dei ds sul casco.
Segno evidente di una lunga vicinanza alla sinistra neoliberista italiana.

La sinistra degli f35 la sinistra

dei lager di stato la sinistra di tutte le guerre e le missioni di guerra. La sinistra dei soldi ala vaticano e alle scuole private del vaticano. La sinistra dei sstemi enati e di tutti i saccheggi del bene pubblico.

La differenza dai minatori asturiani è lampante: questi hanno attaccato lo stato e licenziato i sindacati mentre i sardi si son rinchiusi sotto terra minacciando di farsi esplodere mentre fuori fan sventolare le bandiere della cisl e della cgil: sindacati il cui operato è stato molto importante per il capitale. Sindacati che da decenni collaborano in modo infame con il neoliberismo più assassino.

Il capitale liquida questi lavoratori come inutili. Al profitto non servono più.
Gli operai non trovano risposta migliore che praticare un nichilismo invertito che vede se stessi come bersaglio da ferire.

Un nichilismo invertito che conferma ancora una volta che loro vogliono solo lavorare. Vogliono solo sopravvivere.
Per questi operai è questa la giustizia sociale: i padroni continuino a spartirsi le torte insieme ai loro sindacati complici.
Il capitale continui le sue guerre le sue stragi i suoi arresti contro chi invece questo stato lo vorrebbe rivoltare.
I partiti che votano continuino a saccheggiare il loro bene pubblico.
Basta non gli tolgano pure il tozzo di pane.

Perderanno questi autolesionisti: quando si è sottomessi e complici allo stato delle cose non si ha la forza ne la libertà di pensiero e azione per attaccare chi ti vuole morto dopo averti sfruttato.
Ci si fa male da sè.

Il Refrattario.

Serravalle Pistoiese :Striscione No tav -Baffone libero!


Dopo una ventina di giorni di sciopero della fame Antonio Ginetti detto “Baffone” si e’ conquistato la liberta’ di poter uscire , per lavorare e per coltivare l’orto e far delle girate! Nonostante ha l’obbligo di dimora nella provincia di Pistoia , Antonio e’ libero ancora di poter respirare e far delle belle camminate nei
boschi  , di vociare per le strade della moribonda Pistoia!Per festeggiare la conquista del mitico Baffone ,questo venerdi’ notte abbiamo appeso uno striscione No tav , sulla torre difronte all’A11 tra Tristoia e la Valdinievole.!
Un saluto NO TAV TUTT*LIBER*

Foto scattata dall’autostrada A11

 

Finalmente stamattina buone notizie per Antonio, che rimane con l’obbligo di dimora : può finalmente uscire per lavorare e per esigenze personali, non uscendo dal suo paese ( oltre 4 mesi dopo essere stato arrestato ).

Non possiamo che chiederci da che parte va questa giustizia : perchè una persona, in un momento come questo, di piena crisi, è costretta ad assentarsi dal lavoro per quattro lunghi mesi, senza che sia stata nemmeno condannata in uno dei 3 gradi di giudizio previsti dalla legge italiana, così come abbiamo visto Luca perdere il lavoro, per ‘assenza’, impossibilitato dalla presenza in carcere. E’ “giusto” perdere il lavoro per essere semplicemente accusati di reati cosidetti minori ? Essere in balia di indagini, fermi e arresti che poi spesso si concludono con un nulla di fatto ? Perchè si è garantisti a senso unico, soprattutto politici e giornalisti (parte di quella casta tanto odiata in Italia negli ultimi tempi), e non si spendono 2 parole per i /le No Tav, se non per solidarizzare con Caselli, contestato per i suoi teoremi, portatore ‘sano’ di quell’Antimafia che ho tolto la Mafia (e le organizzazioni criminali) dalla strada, per portarle nei palazzi decisionali. Sono passati 20 anni dalla morte di Falcone e Borsellino, e possiamo dire che stanno vincendo loro, altre che come dice il presidente Napolitano la sconfiggeremo : è parte integrante di questo sistema, nei poteri giudiziari e nel potere armato che questo stato ha messo contro la Val di Susa per la TAV.

Per questo per noi varrà sempre NO TAV = NO MAFIA, e che il nostro modo di agire collettivo è l’unico che può tenere le organizzazioni criminali lontane dai patrimoni pubblici e impedendo il riciclaggio del loro denaro.

Adesso vogliamo liberi anche Maurizio, Marcelo, Juan e Alessio. NO TAV ! Liber* Tutt* !

 

(Tratto dal sito LA VALLE CHE RESISTE) http://www.lavallecheresiste.info/?p=4393

Solidarietà complice!

Hanno sgomberato il MACAo, hanno dato fuoco ad un centro sociale a Peggio Calabria, e si sentono solo urla stridule da operetta per un portatore di morte a mezzo atomo che andrà zoppo per qualche tempo. Le anime belle aborriscono la violenza, ovviamente unilateralmente, perché quella che lo stato perpetra ogni giorno viene accettata come ineluttabile, come stato di natura. Chi si ribella all’oppressione è isolato, trattato da delinquente, additato, biasimato, in parte perché l’introiezione dell’asservimento è arrivata ad un livello tale da far paura, in parte perché il ribelle mette lo schiavo impietosamente davanti alla propria condizione. Solidarietà complice a chi tiene ben fisso lo sguardo sull’orizzonte.

Roma – La polizia carica i lavoratori in pellegrinaggio

Proprio ora a Roma la polizia ha caricato gli operai della Sirti, la FIOM denuncia il fatto parlando di stato di polizia, ebbene Alcuni si accorgono solo ora che siamo in questa situazione, noi vogliamo ricordare che lo stato E’ polizia, quindi non è di questo che ci si deve stupire, la cosa che fa sbarrare gli occhi è che si continui a piangnucolare, la prossima volta, se i lavoratori non vogliono le botte, vadano in piazza preparati e determinati, quelli che hanno davanti non sono loro pari, basta con queste cazzate pasoliniane, come non lo è chi dai ministeri decide chi condannare a morte. SVEGLIA! Slidarietà a complice a chi lotta, indifferenza verso chi piange.