Indonesia – Attacco repressivo islamico contro decine di punk

fonte: la stampa – 14 dicembre

Nella provincia di Aceh la polizia applica la sharia contro i giovani ‘deviati’ affluiti a un concerto, obbligandoli alla ‘riabilitazione morale’

Le creste sono diventate tagli a zero, piercing e catene sono stati fatti sparire, e i giovani “deviati” sono stati costretti a sessioni di preghiera e di purificazione nell’acqua. E’ il destino toccato a 65 punk indonesiani nella provincia di Aceh, dopo una retata effettuata dalla polizia islamica durante un concerto rock che sabato scorso aveva richiamato un centinaio di giovani appassionati nella capitale Banda Aceh, dove vige la sharia.

Gli agenti hanno arrestato gran parte del pubblico, tra cui cinque ragazze, portandoli di forza in una scuola di polizia lontana dalla città. Lì, per 10 giorni avrà luogo la “riabilitazione morale” dei giovani “blasfemi”, descritti dal capo della polizia locale Iskandar Hasan come una specie di anime smarrite da riportare sulla retta via (e dire che il ricavato del concerto andava in beneficenza a degli orfani). “I loro vestiti sono disgustosi. Non si lavano, vivono in strada, non pregano. Gli daremo una lezione”, ha spiegato.

Il trattamento militaresco prevede la rimozione di qualsiasi indumento o simbolo di ribellione: via jeans attillati e capelli lunghi, nessun pezzo di metallo al corpo, copertura dei diffusi tatuaggi. E poi ovviamente pulizia e preghiere regolari. Nessuna violazione dei diritti umani, assicura la polizia, convinta della sua missione moralizzatrice; le organizzazioni umanitarie la vedono diversamente.

Il giro di vite conferma la crescita dell’Islam più conservatore nella provincia di Aceh, la più occidentale del Paese, dove dal 2001 è in vigore la legge islamica nell’ambito di una maggiore autonomia concessa dal governo di Jakarta per placare le rivendicazioni separatiste. Recentemente il piccolo ma crescente segmento di “giovani ribelli” della provincia – spazzata dal catastrofico tsunami del dicembre 2004 – aveva già lamentato un progressivo tentativo di repressione da parte delle autorità, che negli ultimi anni hanno punito casi di adulterio e di omosessualità.

Difficile che l’iniziativa abbia però un seguito nel resto del Paese, dove il 90 per cento dei 240 milioni sono musulmani in gran parte di vedute moderate – anche se negli ultimi anni le frange più radicali hanno alzato la voce. Paradossalmente, proprio in Indonesia e nella vicina – e a maggioranza islamica – Malaysia la musica rock è sempre più diffusa, con toni ben più duri rispetto ad altri Paesi del sud-est asiatico dove i giovani tendono a privilegiare l’hip hop o il seguitissimo pop coreano.

Pistoia-Fascisti assassini! Qualche foto del presidio davanti a Casa Pound

Il giorno 22 Dicembre 2011 gli Antifascisti ed Antirazzisti pistoiesi si sono ritrovati Nel quartiere di S. Marco per ricordare alla popolazione cittadina che li vicino è ancora presente la sede neofascista di Casa Pound che Casseri, l’assassino che a Firenze ha ucciso Samb e Diop, frequentava assiduamente. Una quarantina di convenuti sono arrivati fin davanti al bandone chiuso del covo fascista dove hanno srotolato uno striscione recitante: “Basta stragi fasciste, Chiudere Casa Pound”. Simpatica la scenetta tra l’assembramento ed una signora anziana, che passando e vedendo tutto quel movimento davanti all’ingresso della sede, ha cominciato ad inveire contro i “fascisti che ammazzano” evidentemente avendoci scambiati per i relitti della storia…pochi secondi per la spiegazione e la sistemazione dello striscione in un punto più visibile hanno risolto “il caso”. La giornata è continuata con un volantinaggio sul posto e la distribuzione del dossier, curato dagli antifascisti stessi, del dossier “La strage è fascista! Chiudere Casa Pound!” che nei prossimi giorni sarà disponibile per lo scaricamento.

Pistoia-Iniziative a seguito della strage fascista di Firenze

Gli Antirazzisti e Antifascisti Pistoiesi, riuniti venerdì 16 dicembre negli spazi della Libera Officina 1° Maggio hanno deciso di promuovere:
1. NO ALLE STRAGI FASCISTE! CHIUDERE CASA POUND! In occasione del consiglio comunale di martedì 20 Dicembre (ritrovo ore 14:30 in piazza del Duomo), faremo sentire tutto il nostro disappunto verso una amministrazione comunale troppo spesso indifferente a questi temi. Parteciperemo con volantini, striscione e cartelli su cui ognuno avra’ modo di scrivere il proprio pensiero riguardo a questa strage fascista.
2. Giovedi’ 22 Dicembre ore 16e30 conferenza stampa di fronte alla sede di casa pound Pistoia in via San Marco, per mettere in luce i rapporti intercorrenti tra Gianluca Casseri, casa pound, sur le mur e il Pdl. Ribadiremo il concetto che la strage di Firenze non il frutto di una mente malata che ha agito autonomamente in preda alla propria follia, ma e’ una strage fascista!
Vi invitiamo ad essere presenti a queste iniziative e a propagandale tra i vostri contatti.
Antirazzisti e Antifascisti Pistoiesi

PISTOIA-INIZIATIVE ANTIFASCISTE DOPO I FATTI DI OGGI A FIRENZE UPDATE

Domani mercoledì 14 ore 17.00
Piazza Duomo davanti alla Prefettura
PRESIDIO ANTIFASCISTA

Solidarietà alla comunità senegalese

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Venerdì 16 ore 21.30

ASSEMBLEA CITTADINA ANTIFASCISTA

Presso la libera OfficinaPrimo Maggio, in Via Argonauti

FUORI I FASCISTI DAL SISTEMA SOLARE!!

Pistoia-Nuove denunce e nuovo processo

Sono arrivate ieri le notifiche del tribunale di Pistoia che convocano
a processo per villipendio alla bandiera -il prossimo 19 Gennaio- tre compagni: Marco, Evgeny e Dario. Continua dunque l’accanimento del palazzo dell’ingiustizia pistoiese contro chi in città non si piega ad una pigra e rassegnata acquiescenza ma decide di prendere in mano la propria esistenza. I fatti si riferiscono ad una delle ultime udienze del processo per i fatti di Ottobre 2009, quando i compagni appesero al muro del tribunale una bandiera che i fascisti della giovane italia avevano attaccato la sera prima nella città laniera co su scritto “onore ai martiri di Nassirya” modificando la scritta, dopo aver appeso il tricolore a testa in giù, in “mercenari”. L’agitazione dei Carabinieri fu immediata tanto da intimare ai compagni di rimuovere la bandiera che a loro dire offendeva la memoria degli “eroi” caduti in Iraq; alla risposta “se volete toglietevela da soli, a noi piace così” i divisati decisero di muoversi in massa (in 15 per staccare tre pezzi di spago!) per rimuovere il Feticcio. E’ palese la ritorsione, l’ennesima, verso i compagni; si palesano così i mal di pancia dell’apparato repressivo pistoiese che non hanno evidentemente ben digerito l’assoluzione di Marco per i noti fatti del 2009, il non luogo a procedere per falsa testimonianza nei confronti di Antonio per fatti legati alle stesse vicende e l’assoluzione generale che si sta prefigurando…ritorsioni di piccoli esseri in divisa che non accettano che qualcuno possa fregarsene della loro divisa e del loro ruolo di cani da guardia del potere. Facciano pure, tutto questo non fa che confermare la nostra idea che non esistono poteri buoni e che ogni autorità è sempre da combattere, per l’autorganizzazione, l’autogestione e la Libertà. Solidarietà ai compagni sotto processo, viva l’Anarchia!
Anarchici Pistoiesi.

Firenze-Neofascista di CasaPound Pistoia uccide tre senegalesi

Oggi Gianluca Casseri, miltante di Casa Pound Pistoia ha ammazzato, a Firenze, tre migranti…non c’è da aggiungere molto altro, ma c’è da rilevare come subito i suoi camerati siano corsi al riparo, affermando che casseri era solo un simpatizzante e frequentatore saltuario della sede di Via S. Marco…niente di più falso. Il casseri era più che attivo nel gruppo neofascista pistoiese, tanto da seguire costantemente le fasi del processo, era sempre ai loro banchetti non conformi al mercato e ha partecipato, come si vede nella foto, ad una loro recente (e demagogica) iniziativa contro il degrado…e questo cosa vuol dire? Probabilmente niente, forse Casseri era solo folle, uno squilibrato…ma non lo sono forse tutti i fascisti? E questo solo per il fatto di essere tali.

Fatti di Casapound, Marco assolto!

Sono passati due anni da quel 11 Ottobre 2009 quando ignoti riarredarono una sede neofascista in città, evento per il quale fummo –in varie fasi- arrestati in sette, condannati in primo grado in sei, a mezzo di due sentenze (la mia con rito abbreviato, quella degli altri con rito ordinario) al limite del ridicolo.

Sono passati due anni, lasso di tempo nel quale ci siamo visti sbattuti in prima pagina, additati, biasimati da un po tutti, nonostante le accuse nei nostri confronti fossero evidentemente inconsistenti quando non palesemente costruite a tavolino da alcuni miseri nostalgici in camicia bruna che pensarono evidentemente di guadagnare visibilità e denari, e da vanitosi funzionari di questura e tribunale smaniosi di aggiungere una nuova medaglietta sui loro sudici sai da inquisitori.

Venerdì 7 Ottobre 2011 il tribunale d’appello di Firenze mi ha assolto per non aver commesso il fatto  ribaltando la sentenza di primo grado del tribunale di Pistoia; poco m’interessa mettere a confronto le differenti capacità dei due tribunali, come ancor meno m’interessa tessere le lodi quello fiorentino, ben consapevole del vile attacco che quest’ultimo sta portando senza tregua agli studenti della città di Dante, sepolti sotto denunce ridicole, anche loro rinchiusi e attaccati da ogni lato per il solo motivo di aver deciso di rivendicare con forza e decisione i propri diritti, o l’offensiva che da anni sta portando avanti contro i compagni anarchici che a breve dovranno affrontare un delirante processo per associazione sovversiva, rei di aver srotolato striscioni e aver irriso qualche politicante locale.

Non è la giustizia dei tribunali che m’interessa, ma come questa venga utilizzata strumentalmente a fini politici contro chi decide di muoversi fuori dall’alveo della rivendicazione simbolica dei propri diritti. A Pistoia si sono presi a pretesto i fatti di quella giornata per colpire un movimento che nei mesi (e gli anni) precedenti si era mosso in maniera fattiva e complice con i lavoratori in lotta, fossero quelli dell’Answers o della Radicifil, portando sempre un punto di vista differente da quello delle ufficialità burocratico/politico/sindacali. Questo era inammissibile, l’11 Ottobre è stato lo specchietto per le allodole che la repressione ha utilizzato per colpirci, per ingaggiare le nostre forze in iniziative di solidarietà e controinformazione sviandole dalle tematiche che fino a quel punto avevamo affrontato. In due anni ci siamo visti bandire dai circoli arci a mezzo diffida ufficiale, abbiamo visto le “sinistre” cittadine voltarsi dalla parte opposta, prendere le distanze accettando acriticamente le tesi della questura senza voler mai affrontare il dibattito su un castello accusatorio che a chiunque abbia avuto voglia di prenderlo in esame è da subito risultato risibile. Eppure in due anni ci siamo dati da fare, abbiamo raccolto materiale, smontato testimoni fasulli e messo in dubbio, fino a sgretolarle, verità che sembravano granitiche…nonostante ciò per quieto vivere il tribunale di Pistoia ha deciso di portare la farsa fino in fondo, ben sapendo che poi a Firenze non avrebbero potuto che assolvere, ma a quel punto la faccenda non li avrebbe più riguardati.

La sentenza di Venerdì 7 non è che il prologo di una storia che avrà il suo epilogo con l’assoluzione per tutti gli imputati. Di tutto ciò rimarranno i mesi di carcerazione, i soldi spesi in avvocati, la totale acriticità dei giornalisti che hanno seguito la vicenda basandosi solo sulle veline di questura, un movimento pistoiese pavido e tremante e la solidarietà giunta da tutta Italia e dall’estero.

Alcune domande poi sorgono spontanee: quanto è costato il moloch giudiziario messo in piedi dalla procura pistoiese? Che credibilità rimane agli apparati repressivi di questa urbe? E quanta ne rimane a chi ha piagnucolato mentendo nelle aule di giustizia accusando per avidità a destra e a manca?

Ma il passato è passato, il presente è fatto di una città che sta affogando nel cemento nell’indifferenza generale, dell’occupazione in picchiata libera, dell’ambiente avvelenato da inceneritori e discariche, di una classe politica nepotista e di una crisi generale del sistema economico e di valori capitalistico che possono essere affrontati solo ribaltandone radicalmente i paradigmi, rifiutando gerarchie e deleghe, autogestendo orizzontalmente l’esistente…è questo quello che ora mi/ci interessa, questo è quello di cui continuerò/continueremo ad occuparci.

 

Marco Tonarelli, Anarchico individualista .