Teramo: A CACCIA DI CONTESTATORI

5 febbraio. Oggi, giorno della visita di Salvini in Abruzzo, sei compagni sono stati fermati in una piazza di Roseto (diversa da quella in cui si doveva tenere l’incontro pubblico) e sono stati portati da polizia e carabinieri in caserma e tenuti qui per circa tre ore, giusto il tempo che il bastardo leghista andasse via. Se la rabbia è tanta per questo stato di polizia che, a conti fatti, opera veri e propri fermi preventivi, ci riempie il cuore di gioia sapere che, nonostante ciò, Salvini s’è preso lo stesso un bel po’ di insulti ed i quattro manifesti e le due bandiere che c’erano al convegno sono stati tutti stracciati

Teramo: Contro Salvini

Da Freccia:

Il locale che ospita le cene e gli incontri di “Abruzzo con Salvini”, il bar Stonehenge di Piano d’Accio a Teramo, durante la notte viene ricoperto di scritte contro Salvini e gli ingressi vengono chiusi con colla nelle serrature, che ne ritarda l’apertura mattutina di diverse ore, visto che, per aprire il bar è stato necessario forzare un ingresso. Inoltre, a detta del titolare del bar, ciò ha comportato diversi danni alle porte del locale. Il tutto avviene due giorni prima di un nuovo incontro che i leghisti dovevano tenere al bar, e della “visita” che Salvini intende fare in Abruzzo.bar

Teramo: Archiviato procedimento a carico di 2 compagni

 

Da F(R)eccia:

I giorni scorsi è stato archiviato il procedimento penale contro due compagni, per l’accusa di istigazione a delinquere. Le denunce erano partite dopo che gli sbirri avevano fermato a Giulianova un compagno ad attaccare dei manifesti contro il carcere. Di lì a qualche settimana c’era stata una prima perquisizione ad un paio di abitazioni ed alla Casa del Popolo di Giulianova. Dopo quasi un’altra mesata veniva fatta anche un’altra perquisizione a casa di un’altra compagna. In questi giorni, dicevamo, nonostante una proroga alle indagini, la posizione dei due compagni è stata archiviata. Quel che pensiamo al riguardo è quel che già pensavamo allora, che scrivemmo in un manifesto attaccato in giro dopo le perquisizioni e dopo altri tentativi repressivi. Ovvero che: “Non possiamo non pensare che solo attraverso la disobbedienza alle leggi, passi la lotta per l’emancipazione e per la giustizia sociale. Non possiamo non adoperarci affinchè sempre più persone prendano coscienza di ciò ed agiscano per spezzare le proprie catene e liberarsi dai propri aguzzini“.