Sabato 25, volantinaggio contro la lega nord

Sabato 25 La rete Antifascista Pistoia-Agliana-Prato ha svolto un volantinaggio di denuncia contro la lega nord, che da qualche settimana sta raccogliendo firme contro il campo rom della città; dopo circa un’oretta di volantinaggio un leghista, coadiuvato da alcuni vigili, ha bloccato tre antirazzisti e, esibendo furioso un volantino ha chiesto ai divisati l’identificazione degli antifascisti/antirazzisti…il coglione (con tutto il rispetto per i coglioni) ha così pensato di intimidire i solidali con i rom, paventando una probabile querela per diffamazione…non contenti di tutto ciò i vigili hanno comunicato ai compagni che nel comune di Pistoia il volantinaggio è permesso solo ai partiti politici, pena una denuncia per volantinaggio abusivo. Terminate le "formalità" gli antirazzisti/antifascisti per tutta risposta hanno ripreso tranquillamente il volantinaggio. In tutto i compagni identificati sono stati quattro. Sappiano lor signori, siano merde leghiste, coglionazzi in divisa o chi per loro, che la solidarietà non si arresta certo grazie a qualche denuncia. Stronzi, chi fomenta l’odio raziale, l’oppressione, la sopraffazione non avrà tregua!
di seguito il volantino distribuito Sabato.
Clicca l’immagine per ingrandire.

Solidarietà al Newroz di Pisa

Sabato sera è stata lanciata una bomba carta all’esterno del centro sociale Newroz di Pisa. Esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai militanti del centro che da anni lavorano attivamente sui temi delle migrazioni e della precarietà. Le bombe, che siano fasciste, che siano di stato (la stessa identica cosa), non fermeranno chi ha in mente e nel cuore un orizzonte nuovo.

Anarchici Pistoiesi.

Silvio va alla guerra, un contributo al dibattito

Una risposta critica al Mio articolo "Silvio va alla guerra, una possibile lettura", è arrivata in una mailing-list di movimento (Anarchia in azione) da parte di un compagno, Andrea Papi, che stimiamo è che riteniamo sempre molto puntuale e preciso nei suoi interventi; pubblichiamo il suo breve scritto perché lo riteniamo utilissimo (oltre che fondato) nell’ottica del dibattito che speriamo possa seguire a questi due interventi…facciamoci trovare pronti…
Evjenij Vassil’ev Bazarov.
 
Ciò che dici lo trovo giustissimo, ma al contempo trovo insufficiente le
proposte di un eventuale intervento nostro.
Riporto parti del tuo scritto:
"…quello che realmente possiamo fare è partecipare attivamente alle
mobilitazioni mettendo in campo tutto il nostro portato ideologico in maniera
chiara ed inequivocabile, restando certo sui temi contingenti, ma tentando di
fare un passo in più tentando –per quanto possibile- di analizzare la
mobilitazione all’interno del contesto nella quale è nata e si sviluppa,
“aprendo” la tematica a tutte le correlazioni ch’essa ha con altre
tematiche sensibili anche apparentemente lontane (economicizzazione esasperata
dell’esistente, militarizzazione del territorio, inasprimento della piramide
sociale, restringimento degli spazi di libertà e di azione, ecc…)…"
Ciò che trovo nella sostanza inadeguato e insufficiente è il limitarsi a
denunciare l’opera del sistema di potere che produce le nefandezze contro le
quali si insorge e si lotta. Lo trovo insufficiente perchè un salto di qualità
si realizza quando, oltre alla protesta (che va portata avanti e denunciata in
tutta la sua portata), si riesce a mettere in campo anche una proposta
alternativa, radicale e soprattutto operativa, di modo diverso e alternativo al
potere di agire, pensare e condurre le cose. Es. solo per rendere l’idea. Quale
tipo di scuola e di società proponiamo, quale metodo di sperimentazione, di
lotta e quali realizzazioni pensiamo siano corposamente funzionali a superare e
abbattere il sistema di potere? Se continuiamo a limitarci, perchè ritengo che
sostanzialmente sia un limite teorico strategico, a denunciare e combattere il
modo di essere del potere, senza tendere e tentare cosa si vuole proporre di
mettere al suo posto, che lo vogliamo o no, comporta accettare di muoversi
esclusivamente sul terreno del nemico. Essendo il suo terreno, dato il potere e
le risorse che ha, non può che vincere e schiacciare o dileguare alla fine
tutto il dissenso. Come nei fatti è avvenuto soprattutto negli ultimi decenni.
Non sarebbe male se decidessimo tutti insieme di discuterne, riflettendo a
fondo e tentando di elaborare cosa poter fare, sempre insieme, con più
chiarezza e condivisone e consensualità. Anche accettando più ipotesi che si
confrontano nel fare e riescano a coordinarsi, ma all’interno, ovviamente, di
intenti comuni dichiarati. La giustezza dell’agire e del pensare non è mai in
un’unica linea ritenuta giusta, che quindi tende ad imporsi sulle altre.
Del resto questo sarebbe perfettamente coerente con ciò che a suo tempo si
disse quando si cominciò a pensare la coordinazione.
Andrea Papi 

Convalida degli arresti di Parma e Verona

Da informa-azione:

Ieri, 23 ottobre, sono stati convalidati gli arresti per i quattro compagni
accusati per le bombe carta alla sede dei vigili di Parma. Il capo
d’imputazione è l’art. 6 L. 895 che si riferisce ad accensioni ed
esplosioni pericolose di materiale esplosivo che provoca timore
pubblico. Restano quindi tutti in carcere anche una delle ragazze che è
incensurata e il compagno di Parma arrestato a casa per possesso di un
fumogeno. Dalle carte risulta che le due bombe carta fossero: un
fumogeno e un petardo.
Comunque, tutta la nostra solidarietà agli arrestati innocenti o colpevoli che siano.
Ricordiamo che i vigili di Parma spadroneggiano da tempo in città
procurando molto allarme e timore, oltre che lesioni fisiche, a tutti
gli immigrati poveri che incontrano sul loro percorso.

Anarchici di Bologna

Silvio alla guerra, una possibile lettura.

Ebbene sembra che ci stiamo avvicinando ad una nuova stagione calda della storia dello stivale, cominciata lontano, sette anni fa a Genova, dove la violenza del potere si è rovesciata come un fiume in piena su centinaia di migliaia di manifestanti uccidendo, come dicono alcuni, il movimento no global, ma che come controindicazione (per il potere) ha altresì dimostrato (a molti) i limiti –politici e strutturali- di quel movimento, avviando un lungo periodo di ripensamento e riorganizzazione di chi in quell’esperienza aveva creduto e di chi invece la aveva sempre criticata.
Ora in un momento in cui il capitalismo mondiale –e quindi anche quello italiota- sta rantolando, Silvio, sempre lui, ha deciso, con vecchia consuetudine tricolore di alzare la tensione, metodo spesso utilizzato un po per motivare l’involuzione autoritaria del paese, un po per sviare –estremizzando una tematica- l’attenzione dei potenziali portatori di criticità (movimenti di base, soggetti rivoluzionari, sindacati di base) su tematiche non strettamente afferenti al progetto d’intervento del potere.; si è trattato per il magnate di Arcore, se accettiamo questa lettura, di trovare il grimaldello giusto per scardinare la serratura della tensione sociale, punto di rottura individuato tra quelli classici, da libro di storia verrebbe da dire, ovvero la scuola.
Una riforma che ucciderebbe la già sciagurata istruzione pubblica italica, con licenziamenti sconsiderati nella scuola primaria, i tagli alla ricerca, la trasformazione delle università in fondazioni (che diverranno così schiave dei capitali privati, come negli usa), ecc…Certo, questo scempio non è e non può essere soltanto uno specchietto per le allodole, ma certamente così Silvietto è riuscito a prendere due piccioni con una fava.
Nonostante tutto ciò possiamo trovare una chiave di lettura rispetto ciò che potrebbe accadere dietro l’angolo analizzando alcuni accadimenti del recentissimo passato: se guardiamo al comportamento del governo nei confronti del problema rifiuti a Napoli beh, è impossibile non notare delle similitudini con quello che sta accadendo nella scuola…Le provocazioni continue al fine di inasprire il conflitto tra popolazione e ordine costituito, le minacce di pugno di ferro ed infine l’invio della sbirraglia contro le popolazioni…precisamente quello che sta accadendo con la scuola, come se Napoli non fosse stata altro che la palestra del potere per studiare modi, tempi e metodologie della repressione. In questi giorni si sente parlare molto, moltissimo (ed è bene) della riforma Gelmini e di ciò che vorrebbe dire per l’istruzione pubblica in Italia, dall’altro sembra passata in secondo piano la drammatica crisi che sta avvolgendo il capitalismo mondiale che si direbbe quasi al capolinea (ma sappiamo bene che senza una spallata decisa e decisiva non imploderà mai) e che sta sbugiardando se stesso attraverso nazionalizzazioni camuffate –leggasi USA e Regno unito- o aiuti di stato alle aziende –leggasi Italia-.
Di fronte a tutto ciò l’interesse dei governi, che se giova ricordarlo non sono altro che il mastino dei poteri forti siano economici o politici, è quello di smantellare o quanto meno depotenziare il più possibile quelle istanze sociali in grado di creare e “gestire” le conflittualità. Per portare a termine questo progetto però ogni governo ha bisogno di tempo, tempo guadagnato attraverso la creazione di sacche di dissenso volte a sviare l’attenzione delle suddette istanze dalla riorganizzazione autoritario/repressiva in atto.
Attaccare frontalmente la scuola poi ha almeno tre vantaggi fondamentali.

1- Valutare la reale combattività e consistenza dei movimenti antagonisti, che verosimilmente appoggeranno le mobilitazioni studentesche.

2    in caso di “vittoria” della reazione governativa, oltre ad aver smantellato ogni possibilità di innesco di potenziali criticità, si potrà dare il via all’organizzazione di una scuola fatta da pochi per pochi in modo da poter creare da un lato i nuovi padroni del mondo che uscirà da questa  crisi mondiale in corso, e dall’altro la nuova manovalanza asservita ad i loro scopi.

3    In caso di “vittoria” del movimento degli studenti si avrà la scusa per non toccare per molto tempo il problema dell’istruzione (quella pubblica) in Italia. Giova ricordare che se la riforma Gelmini è realmente irricevibile, anche la situazione attuale della scuola italiana è piuttosto vergognosa…

Quale dunque il ruolo dei Rivoluzionari (utilizzando il termine Rivoluzione nell’accezione più ampia del termine) all’interno di questa fase storica, potenzialmente rispondente quantomeno ad una parte delle nostre aspettative?
Premessa l’impossibilità di preconfezionare ricette adatte a tutte le stagioni e a tutte le situazioni –lasciamo volentieri ad altri il ruolo di pontefici- quello che realmente possiamo fare è partecipare attivamente alle mobilitazioni mettendo in campo tutto il nostro portato ideologico in maniera chiara ed inequivocabile, restando certo sui temi contingenti ma tentando di fare un passo in più tentando –per quanto possibile- di analizzare la mobilitazione all’interno del contesto nella quale è nata e si sviluppa, “aprendo” la tematica a tutte le correlazioni ch’essa ha con altre tematiche sensibili anche apparentemente lontane (economicizzazione esasperata dell’esistente, militarizzazione del territorio, inasprimento della piramide sociale, restringimento degli spazi di libertà e di azione, ecc…), al fine di poter contribuire alla nascita di un movimento cosciente sia di se che del ruolo che può avere in un reale cambiamento di rotta di questa società odiosa e priva di Libertà. Questo è quanto, ma ora fuori di qui, le strade ci aspettano.

Evjenij Vassil’ev Bazarov.

Aggiornamento sulle occupazioni a Pistoia

Da ieri qualcosa è cambiato; se classico/pedagogico e istituto d’arte sono sempre occupati, alla lista si aggiungono anche l’itis "Silvano Fedi", l’istituto tecnico professionale "Pacinotti", all’istituto geometri stamani si capirà se sarà occupazione od altro, allo scentifico, che ieri ha occupato, la protesta sembra più orientata veso una coogestione senza interruzione della didattica. Anche il pacinotti comunque avrebbe nelle sue intenzioni di non interrompere le lezioni, ma vorrebbe spostarle tutte nella succursale. Stamani poi, al classico/pedagogico si svolgerà una votazione per decidere il da farsi…speriamo che l’occupazione continui.

SOLIDARIETA’ AGLI STUDENTI IN LOTTA!!

Pistoia, occupazione del liceo classico/pedagogico e della scuola d’arte

Ieri a Pistoia sono state occupate due scuole superiori: il Liceo classico/pedagogico e la scuola d’arte; altre scuole sono in fermento, stamani si sta svolgendo un corteo delle Einaudi, ieri l’iti ha svolto una votazione per deciderew il da farsi ma per ora non è trapelato nulla, il Pacini e l’Agraria sono indirizzate verso l’autogestione, Il pacinotti per ora continua le lezioni ma sembra forte la voglia di occupare, lo scentifico invece ha svolto ieri un’assemblea in un parco cittadino (molto partecipata) per decidere se occupare…A presto nuovi aggiornamenti ed un consiglio agli studenti: non fatevi fotografare di faccia dai giornalisti e parlate sempre a nome della scuola chiedendo ai pennivendoli di omettere il vostro nome, con l’aria che tira prevenire è meglio che curare…

Aggiornamento sugli anarchici della Giordania

 
Siamo entrati a far parte di un raggruppamento di sinistra, un movimento dal nome "Sinistra Sociale", che include marxisti, anarchici, attivisti post-sinistra ed altri… Il movimento ci offre
due cose importante: la protezione legale (in Giordania membri di movimenti non autorizzati rischiano 3 anni di carcere) e una posizione nel comitato organizzativo.
Il movimento della Sinistra Sociale è molto vitale e cresce ogni giorno. Non è ancora chiaro esattamente quante persone raggruppa ma dovrebbe essere tra 1.000 e 2.500, di cui solo 16 anarchici.
Nonostante la nostra debolezza numerica, svolgiamo un ruolo molto importante all’interno del movimento al punto che nelle critiche di alcuni vecchi marxisti verso il movimento spesso si sente dire "E’ un movimento anarchico!".
Per la prima volta nella storia della Giordania, un movimento di sinistra è disponibile a adottare una struttura non gerarchica. Noi anarchici abbiamo proposto un giornale, accettato dal settore giovanile e studentesco del movimento. Infatti da due mesi ormai questo settore giovanile e studentesco ha adottato una struttura come quello proposto dagli anarchici. Se funzionerà, verrà proposto all’intero movimento. Il nostro modo di organizzarci in modo non gerarchico è un esempio pratico del pensiero anarchico, che gli altri componenti del movimento vedono e capiscono. Nella nostra
organizzazione analizziamo i vecchi errori e l’innovamento è evidente in ogni nostra riunione.
Due compagni arrestati sono stati liberati successivamente, grazie all’intervento del movimento, e 3 compagni marxisti hanno passato 6 giorni in carcere prima di essere rilasciati in seguito alle pressioni esercitate dalla Sinistra Sociale. Abbiamo formato un gruppo musicale che si esebisce durante i nostri eventi. Abbiamo distribuito migliaia di volantini per le vie dei quartieri poveri e nei campi profughi. Una nostra iniziativa – uno sciopero generale in Giordania – è stato oggetto di un servizio di mezz’ora su Al-Jazeera. Una rivista importante – la rivista del sindacato degli scrittori giordani – ha portato un articolo di 2 pagine sul nostro gruppo, e lo scrittore più letto nella storia della Giordania ha dedicato la sua rubrica settimanale nel giornale più venduto del paese agli anarchici giordani.
Per le strade gli scritti anarchici sui muri aumentano ogni giorno. Sono venuti a trovarci dei compagni anarchici dall’Australia e dall’Austria! Abbiamo organizzato insieme ad altri una ceremonia con musica e poesia per festeggiare il rilascio dai carceri israeliani di alcuni prigionieri giordani, e la visita di un comunista libanese, "Anwar Yaseen", incarcerato per 13 anni per aver ucciso soldati israeliani durante la sua partecipazione alla resistenza armata nel sud del Libano.
Esiste un sindacato dei "lavoratori a giorno" (13.000 lavoratori occupati a tempo pieno ma con trattamento da part-time) che lotta per migliorare le loro condizioni, per assistenza sanitaria e uno
stipendio minimo. Ci siamo uniti a alcune loro azioni. Hanno annunciato uno sciopero della fame, che ha portato a una vittoria!
Questo anno in Giordania si svolge l’enorme "Festival Giordania", che costa al governo $30 milioni… La festa è organizzata da un francese che ha anche organizzato la festa per il 60° anniversario dell’Israele. Poi, in Giordania ci sono oltre 200.000 bambini che sono malnutriti a causa della povertà. Infine, per far spazio a questa festa, è stato annullato il Festival Jerash, una vetrina per il teatro, la poesia e la danza contemporanea, mentre il Festival Giordania ci offre solo musica pop. Per tutti questi motivi, abbiamo lanciato una campagna di protesta e abbiamo partecipato a una manifestazione insieme al comitato antisionista e una altro partito giordano con legami al PFLP (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina).

Sul nostro blog ci sono delle foto
(http://anarchism-jordan.blogspot.com/2008/10/update-on-anarchism-in-jordan.html).
La prima è stata scattata durante una manifestazione. Le altre sono di
uno sciopero al quale abbiamo partecipato, di alcuni lavoratori che
perderanno i posti di lavoro perché l’azienda mineraria di Stato è
stata venduta a un’azienda canadese.
Ecco due nostri blog:
http://anarchism-jordan.blogspot.com
http://1ofamany.wordpress.com

[Pi] Contro la società nucleare rilanciamo la lotta e la solidarietà

Notizia completa su informa-azione.info:

MERCOLEDI’ 29 OTTOBRE

Ore 9 presenza al tribunale di Pisa, via Cavour n°57

Ore 11 presidio presso il dipartimento di Ingegneria Meccanica
Nucleare e della Produzione, Via Diotisalvi 2, zona Stazione San
Rossore

CONTRO LA SOCIETA’ NUCLEARE RILANCIAMO LA LOTTA E LA SOLIDARIETA’

In passato le inchieste per 270 bis dispensate dalle varie procure,
hanno dimostrato l’intenzione di rendere ufficiale, duraturo e
permanente l’apparato di controllo nei confronti delle realtà radicali;
in questi ultimi anni le accuse di “associazione sovversiva” si stanno
traducendo in lunghe carcerazioni preventive e anni di misure
restrittive, come firme e sorveglianza speciale.
L’interesse dell’azione repressiva sembra concentrarsi su contesti in
cui le lotte si fanno riproducibili, solidali, dove nascono lotte e si
sviluppano idee, dove anche situazioni specifiche possono diventare
parte di qualcosa di più ampio. Con l’evidente volontà di disgregare le
realtà conflittuali, rendono di fatto difficoltoso, e talvolta
impossibile, portare avanti i propri progetti, soprattutto collettivi e
di movimento.
Annichilire, recuperare, gestire, mistificare le lotte, cercare di
spezzare in queste ogni radicalità e ogni pratica che voglia partire e
rimanere dal basso.
Tramite mirate operazioni di polizia, vengono applicati pesanti
provvedimenti repressivi alle e ai militanti, partendo esclusivamente
da un giudizio politico sulla loro collocazione e identità,
riformulando a proprio piacimento le accuse prima di qualsiasi
eventuale seguito processuale.
Tutto ciò che sta avvenendo, e allo stesso tempo si sta sperimentando,
non è certo una semplice casualità. E’ il frutto di una
riorganizzazione e di un adeguamento, da parte del potere, nel
tentativo di consolidare il nuovo ordine mondiale, recuperando o
arginando dove possibile, annientando ogni focolaio di conflittualità.

Sono anni che le situazioni ecologiste anarchiche toscane,
soprattutto pisane, sono sotto pesante attacco da parte della procura
di Firenze che, seguendo le linee del Ministero degli Interni, ha
imbastito sei inchieste per associazione sovversiva con finalità di
terrorismo. Senza contare le precedenti cadute nel vuoto.
L’ultima in ordine di tempo è l’operazione “Ardesia” che ha colpito i
compagni e le compagne della sede anarchica di Via del Cuore: dodici
richieste di arresto per associazione sovversiva, quattro accolte, due
verso compagni già in carcere con l’accusa di rapina.
L’attività delle componenti ecologiste e anarchiche sul territorio
toscano si è concentrata su una serie di iniziative volte a denunciare
e contrastare ogni forma di nocività: sia quelle presenti sul
territorio, come inceneritori e rigassificatori, sia in opposizione a
questioni come la vivisezione e lo sfruttamento animale, la
psichiatrizzazione, le biotecnologie; anche attraverso la realizzazione
di “Terra Selvaggia”, pagine anticivilizzatrici e di altre
pubblicazioni, dando un senso di priorità a determinati argomenti
all’interno di una prospettiva di liberazione da ogni logica di
dominio, per uno stravolgimento dell’esistente, nella sua totalità.

Le pratiche e i contenuti radicali delle lotte, sono tanto più forti
quando (o quanto) sono capaci di tessere rapporti di solidarietà, che
in tempi di repressione possono determinarne la continuità; solidarietà
indirizzata verso prigionieri rivoluzionari e pratiche di lotta fuori
dai canali prefissati dal potere.

Il 29 ottobre comincia il processo per l’inchiesta “Gruppi di Affinità”.
Dopo due anni di carcere, arresti domiciliari e altre misure
restrittive, l’accusa principale di associazione sovversiva è caduta in
fase preliminare. Otto compagni e compagne di Via del Cuore e del
Silvestre sono stati comunque rinviati a giudizio per i due reati
specifici: un sabotaggio contro un traliccio di alta tensione della
Terna, rivendicato contro la ripresa del nucleare, e un attacco verso
un’agenzia interinale, rivendicato in ricordo di Carlo Giuliani,
entrambi con l’aggravante di eversione.

In questa occasione, dove vengono messi sotto processo le lotte, le
compagne e i compagni, vogliamo ribadire che i veri progetti di terrore
sono il ritorno di vecchi strumenti di morte e sfruttamento come le
centrali nucleari, e le nuove appendici del dominio
scientifico-economico-politico: biotecnologie e nanotecnologie.

Dalle scorie stoccate in tutto il territorio, dalle centrali
disattivate con annessi centri urbani fantasma, come un’esalazione
mortifera risorge lo spettro del nucleare, evocato nei palazzi del
potere politico, economico e scientifico.
Con freddezza e avidità, tra la noncuranza di una popolazione
rassegnata a subire, governo, aziende e centri di ricerca gettano le
basi per il ritorno alla tecnologia nucleare in Italia.
Il bagaglio di nocività con cui bussa alle nostre porte è tristemente
noto: parte dalle miniere di uranio per riversarsi nelle discariche, si
manifesta con la militarizzazione dei territori interessati e con il
segreto di Stato su eventuali “incidenti di percorso”, passando per la
complicità dei consumi da cui la nostra società è dipendente.
E sono proprio i consumi (e i costumi) che mantengono in vita questo
sistema a necessitare del nucleare: la massiccia produzione
industriale, l’onnipotenza della merce, il torpore indotto dalla
tecnologia, nutrono la macchina economica-politica di cui siamo tutti
ingranaggi, una macchina che per continuare a questo regime, dopo aver
fagocitato ogni risorsa naturale, necessita di nuova linfa.
Non sappiamo se il nucleare sarà economicamente più conveniente di gas,
carbone o petrolio, e non ci interessa: ci stiamo autodistruggendo e
uno sconto sui veleni potrà solo accelerare questo processo.
Provano a convincere la popolazione dicendo che siamo già circondati da
centrali nucleari, omettendo che a Tricastin, a pochi chilometri dal
confine con la Francia, si sono verificati 4 incidenti nell’arco di un
mese.
Ma non vogliamo basare la nostra critica sull’allarmismo, di emergenze
e allarmi si nutre già questo sistema, ed è proprio per l’emergenza
energetica che si progetta il ritorno al nucleare. Siamo contro il
nucleare perché insieme a biotecnologie e nanotecnologie rappresenta
l’ennesimo sotterfugio per prolungare l’agonia di un sistema in crisi.
Un sistema che si nutre dello sfruttamento di tutto ciò a cui può
accedere, che sacrifica forme viventi e la stessa sopravvivenza del
pianeta sull’altare del progresso economico, il cui imperativo non sarà
mai la terrorizzante armonia ma il feroce dominio.

Complici di questo modello di dominio sono gruppi come Enel, Sogin o
Ansaldo, laboratori di ricerca e politecnici come quelli di Milano e
Torino, le università di Piacenza, Roma e Pisa, che lavorano
congiuntamente riunite in un consorzio interuniversitario per la
ricerca scientifica e tecnologica nucleare: il CIRTEN con sede a Pisa.

Non proponiamo alternative al nucleare né guardiamo alle fonti
rinnovabili, poiché saranno utili esclusivamente al rinnovo di questo
modello di civiltà.
Le soluzioni non vanno cercate all’interno di questo contesto
mortifero, ma altrove. In un’opposizione al nucleare che non sia solo
contro questa tecnologia, ma che guardi verso un cambiamento sociale,
per uno stravolgimento dell’attuale sistema di dominio.

MERCOLEDI’ 29 OTTOBRE

Ore 9 presenza al tribunale di Pisa, via Cavour n°57

Ore 11 presidio presso il dipartimento di Ingegneria Meccanica
Nucleare e della Produzione, Via Diotisalvi 2, zona Stazione San
Rossore

Anarchiche e Anarchici di Via Del Cuore, Coalizione Contro Ogni Nocività, Il Silvestre, Individualità Ribelli di Pietrasanta

 

[Pisa] come e perché fare a meno della psichiatria

Oggi Mercoledì 22 ottobre a PISA

il Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud presenta
COME E PERCHE’ FARE A MENO DELLA PSICHIATRIA
Mercoledì 22 ottobre a PISA
al POLO CARMIGNANI OCCUPATO in piazza dei Cavalieri (dietro la Normale)
alle ORE 18:30
INCONTRO/DIBATTITO con il Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
+ PROIEZIONE DI VIDEO ANTIPSICHIATRICI
a seguire Aperitivo Musicato