Pistoia: In Morte di un omofobo

Il 27 Agosto, cedendo per una volta (ma definitivamente) alla soddisfazione di molti, è morto il vescovo emerito di Pistoia Simone Scatizzi. La schifosa commozione bipartisan del mondo politico e sociale pistoiese ha fatto si che non si facesse in modo di ricordare chi era veramente il caro estinto (caro perché estinto) Scatizzi, vogliamo quindi dare il nostro contributo alla sua memoria.

Simone Scatizzi è stato il vescovo dell’omofobia più intransigente, nel Luglio 2005 questo personaggio diede il via alla sua personale crociata contro l’omosessualità (prendendo spunto dalla volontà del comune di istituire il registro delle unioni civili), che non stentò a paragonare, come gravità, alla mafia ed il terrorismo e mettendola in relazione diretta con la pedofilia (argomento sul quale invece sembrerebbero essere molto più ferrati i suoi colleghi in abito nero…). Negli anni a seguire si era poi opposto a qualsiasi tipo di concessione nei confronti della comunità omosessuale, utilizzando sempre toni che in bocca ad altri sarebbero stati definiti “terroristici”.

E’ morto un bastardo, brindiamo al lieto evento e ringraziamo il mese di Agosto che quest’anno, dopo Kossiga, ci ha fatto quest’altro bel regalo.

Comunicato di Silvia dal carcere di Biel

MESSAGGIO PER INCONTRO DI LIBERAZIONE ANIMALE E DELLA TERRA SETTEMBRE 2010

Con grande dispiacere non posso essere presente a queste tre giornate molto importanti, al primo incontro di liberazione animale e della Terra, ma con il mio pensiero e il mio cuore sono lì con voi. Vi mando questo messaggio e un forte abbraccio.

Siamo continuamente bombardati/e da un’infinità di sostanze tossiche emesse nell’aria, nel terreno, nei fiumi e nei mari; sommersi/e da nocività industriali e tecnologiche. Biotecnologie e nanotecnologie stanno per compenetrare l’intero tessuto di questa società. Intossicati/e,  considerati/e cavie e pezzi di ricambio, violati/e nel profondo dei nostri corpi…tra l’alienazione di un mondo di circuiti elettronici…
Ogni giorno, proprio in questo momento, una parte della foresta amazzonica viene distrutta per sempre. Specie animali e vegetali di cui non conosciamo l’esistenza si stanno estinguendo, per i fragili e complessi legami ed equilibri del mondo naturale insieme ad esse si estingueranno tante altre specie. Il peso della distruzione di ecosistemi e della loro biodiversità, del continuo depredare le loro “risorse” per il bisogno energetico del sistema industriale, degli stravolgimenti climatici è un peso dalle terribili ed irreversibili conseguenze per l’intero pianeta e per ogni essere vivente da non poter essere considerato una questione secondaria. Così come l’importanza delle lotte ecologiste radicali per contrastare questo sistema che si fonda sull’avanzata del progresso scientifico e tecnologico.
Quelle stesse multinazionali che qui da noi hanno le loro sedi e centri di ricerca ed espandono il loro potere e i loro progetti in modo più subdolo, nel sud del mondo manifestano apertamente il loro volto di morte. Per i contadini depredati dei loro saperi e obbligati dalle multinazionali biotech come Monsanto a piantare semi OGM sterili, per le ultime tribù rimaste tra le foreste che stanno scomparendo per fare spazio a monoculture di soia e per ricavare biocarburanti, per loro è una questione di sopravvivenza.
Non reagire equivale a morire. Armi in pugno stanno resistendo all’avanzata delle multinazionali e della civilizzazione. La loro resistenza è anche la nostra, parte della stessa lotta.
Le lotte di liberazione animale e della Terra sono parte dello stesso percorso, non possono essere scisse e considerate separate.
Ogni essere vivente è legato dallo stesso filo di sfruttamento. E’ lo stesso sistema, lo stesso paradigma antropocentrico che reifica ogni essere vivente, riducendolo a mero numero, a merce, a carne da macello, a risorsa da utilizzare, ad aggregazione di organi da sezionare, ad insieme di cellule, geni e atomi da plasmare e modificare…
I tanti piani di sfruttamento e oppressione del sistema sono come tante dimensioni che si compenetrano e si fondono una nell’altra, formando una fitta rete di legami e relazioni. Estraniare una specifica questione da questa fitta rete è perdere il contatto con la realtà attorno a noi e non sapere più capire le evoluzioni del dominio.
Dobbiamo chiederci a cosa ci opponiamo, se al dominio in ogni sua manifestazione, nel portare avanti progetti specifici dobbiamo riconoscere le necessità dell’unione delle lotte di liberazione. Non perdendo mai quella tensione che ci spinge ad essere in conflittualità con l’intera società, che non ci fa accontentare, che non ci fa nascondere dietro le parole ma le fa diventare pratica.
“Protestare è dire che qualcosa non ci va, opporci è fare in modo che quello che non ci va non accada più “ (Ulrike Meinhof, militante della RAF).
Opporci è dare concretezza al nemico, renderlo chiaro e visibile davanti a noi; è dare concretezza al nostro sentire e al nostro pensiero.
Solo unendo in un unico fronte le lotte di liberazione animale ed ecologiste radicali sapremo fronteggiare la complessità e profondità del dominio, con una lotta che vada oltre la superficie per scardinare all’origine e nella totalità ogni forma di sfruttamento.
Potremmo dire che la strada che abbiamo intrapreso è facile, che non faremo mai errori e che riusciremo ad ottenere tante vittorie. Probabilmente avvicineremo più militanti, ma cosi, senza essere pronti/e ad affrontare le prime difficoltà, quando si presenteranno l’intero movimento potrà collassare. Per evitare questo dobbiamo essere consapevoli che in realtà la strada è lunga e tortuosa, piena di ostacoli che a volte ci sembreranno insormontabili. Faremo degli errori, subiremo delle sconfitte, alcuni/e abbandoneranno la lotta e dovremmo scontrarci con la repressione… ma nonostante tutto questo, nonostante il contesto attorno a noi ci appaia sempre più desolante e sia sempre più difficile trasmettere i nostri messaggi nella loro complessità e radicalità, se non siamo noi, se non sei tu a decidere di combattere, chi lo farà? Se non iniziamo ora a lottare, quando? Se aspetteremo, se aspetterai, sarà troppo tardi…
Di fronte allo scenario che ci circonda se siamo assaliti/e dall’impotenza e dallo sconforto, non dobbiamo cedere a queste sensazioni, ma ribaltarle in consapevolezza e forza. Nella testa gira, vorticosamente, la domanda: ” Cosa possiamo fare? Cosa potremmo mai fare contro tutto questo?”.
Per rispondere basta semplicemente iniziare ad invertire la rotta tracciata dal sistema, fermando quel corso degli eventi che i potenti ci vogliono far credere ineluttabile.
Ognuno/a è indispensabile, anche solo un individuo può fare la differenza, può aprire una gabbia, e non esisterà mai un prezzo troppo alto da pagare per aver salvato una vita…Più individui possono diventare un bastone tra gli ingranaggi di questo sistema e attaccarlo nei suoi gangli vitali. Se tutte le persone che per la prima volta sono a questo incontro, quando sarà finito, si impegneranno concretamente e con continuità, potranno nascere nuove campagne di lotta e i progetti già esistenti si rafforzeranno e cresceranno. Insieme potremo sviluppare un movimento di liberazione animale e della Terra forte della sua radicalità, composto da più anime e più progetti specifici, ma tutti uniti dallo stesso amore, dallo stesso odio, dalla stessa rabbia, dalla stessa passione e ardente necessità nel petto di combattere contro chi sfrutta e uccide ogni essere vivente e la Terra, in conflittualità con l’intero esistente.
Senza la paura di sbagliare perché dagli errori impareremo e ci alzeremo più consapevoli e forti. Senza la paura della repressione perché non ci sono più terribile gabbie di quelle che rinchiudono milioni di animali. Perché verso un pianeta morente dobbiamo imparare il coraggio di rischiare la nostra libertà, perché le gabbie più grandi sono quelle che ci costruiamo attorno al nostro cuore e alla nostra mente, fatte di indifferenza e giustificazioni per non agire…
Sotto pelle quel brivido che ci fa vivere la vita fino all’ultimo respiro, rimanendo senza fiato, con il cuore in gola e i pugni sempre stretti. Con la certezza di combattere con tutte le nostre forze fino in fondo…Alziamo gli occhi tra la luce delle stelle e conquistiamo il cielo…

A tutti gli spiriti liberi e selvaggi
Che rimangono tali anche se rinchiusi tra le sbarre di una prigione o di una gabbia.

Libertà per Costantino Ragusa, Luca Bernasconi, Marco Camenisch e tutte le prigioniere e i prigionieri rivoluzionari/e

Silvia Guerini, Carcere di Biel-Svizzera, luglio 2010

Montale (PT): L’inceneritore avvelena, ora la provincia lo ammette…

Ormai tre anni fa, a fronte della chiusura temporanea dell’inceneritore di Montale per il pesante sforamento delle emissioni inquinanti, varie realtà operanti a più livelli sul territorio -dai comitati al Collettivo liberate gli Orsi (di cui alcuni di noi facevano e fanno parte)- decisero di occupare un terreno incolto da decenni per ripulirlo e costruire un presidio permanente per denunciare con ancora più forza quello che da anni veniva affermato attraverso volantini, presidi e quant’altro, ovvero che l’impianto cancrovalorizzatore montalese inquina, avvelena e uccide la popolazione.
Per sette mesi siamo stati oggetto di intimidazioni e diffamazioni da parte di sbirrami vari e forze politiche (in questo veramente in accordo da destra a sinistra). La ciliegina sulla torta fu una multa di più di tremila euro comminata ad un compagno individuato dalle autorità come responsabile della struttura.
Il presidio non c’è più da anni, ma la lotta contro l’inceneritore, le bugie delle istituzioni e gli interessi delle lobbies dell’incenerimento non si è mai fermata ed in questi mesi il fronte antinceneritorista è riuscito a mettere più volte in difficoltà le amministrazioni locali e provinciali responsabili dell’impianto: dal ritrovamento negli alimenti prodotti nell’ombrello di ricaduta degli inquinanti emessi dal camino dell’inceneritore di metalli pesanti e diossine al ritrovamenti di queste sostanze anche nel latte materno di alcune giovani madri abitanti nei pressi del cancrovalorizzatore l’imbarazzo istituzionale si è fatto sempre più forte, nonostante la criminale copertura di ASL ed ARPAT che hanno sempre smentito (tranne rari casi), sostanzialmente coprendo, i danni provocati dall’impianto…ma certe bugie, soprattutto a fronte delle prove che cominciano ad essere pressoché inconfutabili, cominciano a mostrare le proprie corte gambe: ieri la provincia ha ammesso quello che per anni ha sempre negato e che noi andavamo ripetendo con forza, nell’impianto di montale si sono bruciati e si bruciano tutt’ora rifiuti pericolosi senza una seria indagine sulle emissioni, tradotto in italiano vulgaris, fregandosene di danni arrecati alle popolazioni…dopo tutto conta il profitto…
A fronte di tutto ciò, ovviamente, non si parla certo di chiusura dell’impianto, ma si vaneggerà su “una migliore gestione dell’inceneritore ed una maggiore trasparenza”, ovvero il cancrovalorizzatore non si tocca, ma si tenterà di dare l’impressione di normalizzare la situazione inventandosi nuove procedure e magari sostituendo qualche dirigente degli enti gestori e controllori…
I comitati si aspettano ora un intervento della magistratura, vana speranza…noi sappiamo che non ci sarà o che se ci dovesse essere non porterà a niente, perché come sempre il profitto (l’incenerimento ingrassa tanti) dev’essere lasciato in pace nella sua opera di fagocitamento e distruzione…e allora che fare? E’ necessario rilanciare la mobilitazione dal basso, è necessario che la popolazione faccia sentire la propria voce non solo bofonchiando, ma AGENDO, è necessario rilanciare pratiche di azione diretta sul territorio, ben sapendo che gli sbirrami vari, mastini protettori del potere e del profitto, tenteranno come sempre di affondare i propri aguzzi denti nelle carni di chi non si rassegna a subire…sta a tutti noi romperglieli e vincere questa battaglia, l’inceneritore va chiuso ORA, senza aspettare manne dal celo, sia sotto forma di sentenze giudiziarie o di ordinanze politiche…riprendiamoci il territorio, riprendiamoci le nostre vite! Come dicevamo anni fa: sarà dura, ma per loro!

Torino – Comunicato degli ex-occupanti del Velena sulla nuova occupazione di corso Chieri

riceviamo e diffondiamo:

Il pomeriggio è troppo azzurro e lungo

Nel bel mezzo di una Torino svuotata dalle vacanze comandate c’è chi ha ben pensato di approffittare del momento per buttare in mezzo alla strada un gruppo di profughi somali, convinto che il tutto passasse in sordina.
Ma, perfortuna, non tutto funziona come previsto.
I rifugiati, sgomberati da via Asti, dove erano stati accolti temporaneamente, vengono caricati su un bus della Gtt stipato all’inverosimile con i loro pochi averi (materassi arrotolati, brande e qualche scatola di cibo), che però non sa dove dirigersi perchè i centri di accoglienza alternativi in realtà non ci sono.
Ma il bus dei desideri dei rifugiati all’incontrario va’.
All’orizzonte di corso Chieri appare una bellissima casa vuota.
L’unico inconveniente è che la porta di accesso è murata e al posto degli infissi ci sono delle barricate autoprodotte, tra cui una recita “Velena Squat”.
Ma il pomeriggio è troppo azzurro e lungo per rimanere senza una casa….E allora, quasi quasi, una casa vuota si può occupare.
In questo caso si può ri-occupare, visto che lo stabile di corso Chieri 19 era già stato precedentemente sottratto al degrado per ben 3 volte da un gruppo di squatter uniti dal nome Velena.
Ora i potenti di turno avranno altri fastidi oltre all’insopportabile caldo metropolitano.
Per quanto ci riguarda possiamo solo gioire della riapproprazione di uno spazio condannato al degrado edile e alla speculazione immobiliare.
Le occupazioni continuano a infastidire il potere perchè sono ormai le uniche aree, che si moltiplicano come virus, in cui ci si riesce al sottrarsi dal controllo, per sperimentare la libertà.
Totale solidarietà con i nuovi abitanti di corso Chieri 19.
IL VELENA NON MUORE

Gli ex-occupanti

Livorno: Azione simbolica contro i CIE al monumento dei 4 Mori


Il Governo e la giunta regionale intendono costruire entro il 2010 un
centro di espulsione per immigrati anche in Toscana. In queste strutture
si viene rinchiusi per la sola colpa di non avere i documenti in
regola. In attesa di essere deportati nel paese di provenienza si vive
in condizioni disumane, sorvegliati da militari, costretti a subire
abusi e violenze.
Nella nostra città, negli ultimi mesi, si sono svolte numerose
iniziative contro la costruzione di un Centro di Identificazione ed
Espulsione in toscana; presidi e volantinaggi portati avanti da varie
realtà del territorio sono stati preludio alla nascita di un’assemblea
cittadina contro i centri d’espulsione. Assemblea nata per lottare,
anche in collaborazione con altre realtà toscane, contro la segregazione
dei migranti in questi nuovi "lager della sicurezza", per ribadire il
nostro NO a simili strutture, in Toscana ed ovunque.
Noi riteniamo che la mobilitazione e la sensibilizzazione su questa
tematica passino tramite l’informazione e l’azione diretta, anche
simbolica.
Con l’azione di oggi, condanniamo la politica razzista con cui le
istituzioni calpestano i più elementari diritti dell’uomo, nel silenzio
più totale delle testate giornalistiche maggiori e dei media nazionali.
Continueremo a mobilitarci per impedire la costruzione del lager toscano e per la chiusura di quelli già esistenti.

Assemblea contro i centri di espulsione.

Tra la pentola d’oro e la polveriera – Un invito a Firenze

"Gli anarchici, questi imbecilli che
non vanno mai in vacanza"

Enrico Aimi, consigliere regionale di Modena

Raccogliamo con gioia la sfida. Per chi
ricerca la libertà e lotta contro ogni oppressione, quest’estate è
troppo importante per abbandonare il campo.
Firenze, estate 2010.
L’intera città è all’asta. Il sindaco Renzi ha messo in vendita tutto il
patrimonio pubblico, offrendo ricchi affari a chi lo ha messo sulla
poltrona che occupa. Rinviato a lungo,  a ottobre verrà approvato il
Piano Strategico Strutturale, che sancirà una volta per sempre la
Mercificazione Finale della città. Vengono eseguiti, tentati e a volte
impediti circa 70 sfratti di abitazioni al mese, il più alto numero in
Italia. I cantieri della stazione Foster, snodo del Tav di rilievo
nazionale che rischia di far crollare circa 280 edifici, sono già
aperti.
Si parla di costruire il CIE entro la fine dell’anno.
Firenze, una pentola d’oro che rischia di trasformarsi in polveriera.

Per
avere mano libera, politici e capitalisti vogliono sgombrare il campo
da tutti i loro nemici e i loro critici. Partendo dai più caldi e
incazzati, per arrivare ai più tiepidi e concilianti. Così, se tutte le
occupazioni sono più o meno dichiaratamente sotto sgombero, numerose
sedi di associazioni (dalla Casa dei Diritti Sociali all’Archivio ’68)
sono
minacciate di sfratto. Così, nell’afosa mattinata del 23 luglio,
19
anarchici sono stati rinviati a giudizio per associazione sovversiva

Eh
no. Non possiamo andare in vacanza durante la tempesta. Il nostro
piacere non può essere confinato in quelle tre settimane d’aria che il
capitale ci concede dopo un anno di lavoro e d’obbedienza. Il nostro
piacere è tutt’uno con la guerra sociale, che se ne frega delle scadenze
imposte, che brucia ogni regolamentazione del godimento, che vuole
farla finita con chi ci rende la vita un inferno.

"Quest’agosto
non andrò in vacanza, resterò a Firenze per completare la mia
rivoluzione" ha detto Matteo Renzi, quel boy scout megalomane che si
crede Napoleone. Bene, sindaco, ci troverai sulla tua strada. Anche noi
resteremo
a Firenze, per continuare nella lotta e nella rivolta, verso la nostra
rivoluzione.

Tra la Riottosa e Villa Panico, tra le piazze e le
strade, tra l’inferno e ciò che può non esserlo, a Firenze ci saranno
delle iniziative. A tutte le compagne e gli amici l’invito a passare, a
discutere, a incontrarsi, a lottare assieme.

Libertà per Tonino!

www.toninolibero.org

Ancora provocazioni, ancora montature, ancora
arresti. In momento in cui i conflitti sociali sembrano destinati ad
acuirsi di fronte alla profonda crisi che il capitale sta attraversando,
la morsa repressiva si stringe sempre più forte contro i compagni
impegnati nelle lotte. Ai fascisti, come sempre, il ruolo di provocare,
attaccare, sabotare le lotte degli studenti, dei lavoratori e di tutti
gli oppressi e aiutare le questure nella costruzione di montature
poliziesche che sempre più spesso portano a denunce, perquisizione ed
arresti. E’ questo il copione che è andato in scena a Napoli e che ha
portato all’arresto di Tonino, lo stesso che da Firenze a Livorno, da
Verona a Pistoia negli ultimi tempi ha portato dietro le sbarre numerosi
compagni.

E’ così che mentre i fascisti aggrediscono e accoltellano impuniti,
Tonino rischia di dover scontare anni di prigione per la semplice colpa
di essere un compagno, un rivoluzionario, un anarchico.

In una sistuazione del genere, la coltivazione del conflitto sociale e
la pratica militante dell’antifascismo sono due inseparabili risposte
che, quartiere per quartiere, città per città, siamo chiamati a dare.

Incondizionata solidarietà e vicinanza a Tonino, alla sua famiglia e ai
suoi compagni.

LIBERTA’ PER TONINO!

Per il conflitto sociale
Spazio Liberato 400Colpi – Firenze
www.400colpi.org

Pistoia, volantini su Bresci e vicende processuali

Nella giornata di ieri Pistoia è stata fatta oggetto di un pesante volantinaggio operato dalla rete antifascista, cominciato la mattina al mercato e proseguito la sera alla festa dell’ANPI. Il volantino distribuito ripercorre gli ultimi risvolti legati alle note vicende dell’11Ottobre 2009.

Stamani la città si è poi svegliata trovando affissi sui propri muri, decine di volantini che ricordavano il sublime atto di Gaetano Bresci a 110 anni da quel 29 Luglio, in cui Umberto primo riceveva il ben servito -a mezzo piombo- da parte del tessitore pratese.

Di seguito le immagini ed i testi dei volantini.

 

 

 


 
L’11 Ottobre 2009 ignoti
danneggiavano la sede pistoiese di Casa pound; a seguito di quei fatti la
questura pistoiese, guidata dal questore Manzo  coadiuvato dalla DIGOS mise in piedi una montatura
giudiziaria fatta di deportazioni in questura, arresti e denunce, il tutto
volto a dimostrare da un lato il coinvolgimento di persone totalmente estranee
ai fatti ma che andavano comunque colpite -ognuna per motivi diversi- e
dall’altro per dimostrare l’efficienza del nuovo corso della questura pistoiese
(Manzo si era da poco insediato).

In questi mesi abbiamo assistito
alla costruzione di testimoni, allo stravolgimento degli eventi, alla
fabbricazione di prove e all’utilizzo della bugia e della mistificazione
sistematica come strumento d’indagine.

 

Il 19 Luglio il rampante e
carrierista PM Luigi Boccia, dopo essersi in ogni modo accanito contro i
compagni imputati, richiedendo addirittura per una vetrina infranta, il reato
di devastazione e saccheggio (la stessa pena comminata per la strage del Vajont
che fece migliaia di morti), si è dimesso dal ruolo di inquisitore del processo
da lui stesso imbastito ed orchestrato con l’ausilio della DIGOS e del
confidente di polizia il fascista Massimo Dessì, a causa -questo quanto
dichiarato- delle fortissime pressioni subite in questi mesi.
"Casualmente" quattro giorni dopo il tribunale delle Libertà di
Firenze sconfessava di fatto le tesi dell’accusa e l’operato del giudice
Costantini del tribunale di Pistoia eliminando le misure restrittive nei
confronti di tutti gli imputati per i fatti del 19 Ottobre: come si dice, i
topi sono i primi ad abbandonare la nave che affonda.

Solo poco tempo fa il giudice
Costantini, per pavidità o incompetenza, rifiutava di restituire la libertà
agli inquisiti, disattendendo anche la sentenza del tribunale fiorentino che
aveva giudicato illegittimi gli arresti. Una domanda sorge spontanea: come mai
Questo giudice si è comportato così? Ci viene da pensare che anch’egli sia
stato vittima delle medesime pressioni che hanno portato all’abbandono del
processo  da parte di Boccia, che
non sono da individuare -come scritto dai giornali- nelle tantissime iniziative
di solidarietà svolte dai compagni in questi mesi, ma bensì sono da ricercare
sia negli uffici del questore che in quelli della DIGOS.

Ma le questure e gli sbirrami
vari non mollano il colpo tanto facilmente e dunque lo stesso giorno della
bella notizia delle scarcerazioni a casa di 9 solidali che in questi mesi si
sono mobilitati costantemente a fianco degli arrestati e dei denunciati attraverso
decine di iniziative di solidarietà e controinformazione sono giunte 9 denunce
a altrettante multe (da 2600 euro!) per manifestazione non autorizzata.

E’ palese come quest’ultima
vicenda si configuri come un’ ulteriore intimidazione bella e buona, il messaggio
è chiaro: "smettetela di metterci i bastoni fra le ruote". Ebbene
come nei mesi scorsi la denuncia della montatura poliziesca e la volontà di
ristabilire la verità per i compagni non è stata fermata dagli arresti, non
saranno certo queste nuove denunce che ci faranno gettare la spugna.

Due parole anche sul camerata
Massimo Dessì: come sa chi ha seguito le vicende pistoiesi questo personaggio è
uno dei tre testimoni fondamentali dell’accusa a carico dei compagni. Dessì il
fascistà dichiarò in un primo momento di non aver riconosciuto nessuno dei
partecipanti alla visita al circolo Agogè salvo poi, due giorni dopo, tornare
in questura e descrivere nei minimi dettagli anche l’abbigliamento dei presunti
ri-arredatori del covo fascista. Ebbene il probo testimone Camerata Massimo
risulta avere numerosi debiti in giro per la città, tanto da essere stato
citato in tribunale -Lunedì 26 Luglio- da un creditore che dal nostro pretende
la restituzione di una cospicua somma…Insomma pare ovvio che il repentino lampo
di memoria avuto dal Fascista Dessì in quei giorni sia legato ad una necessità
personale di recuperare fondi (il nero camiciato ha già chiesto ad un compagno
-ed ottenuto dal tribunale- un risarcimento di 2500 Euro per lesioni) per
pagare i propri debiti; di quì l’accordo con la questura di Pistoia che
evidentemente fornì le generalità delle persone che per vari motivi era
interessata a coinvolgere.

Il 17 settembre riprenderanno le
udienze a carico dei compagni, è necessario essere in tanti quel giorno davanti
al tribunale di piazza del Duomo ed invitiamo quindi tutti coloro che credono
nella necessità di ristabilire la verità sui fatti di quel 11 Ottobre a
partecipare al presidio che dalle 9,30 si terrà sotto il tribunale durante
l’udienza.

 


 

 110 Anni fa a Monza l’Anarchico Gaetano Bresci giustiziava
Re Umberto primo, complice e simbolo della repressione che in quegli anni stava
colpendo, con una violenza inaudita, la popolazione italiana rea soltanto di
volere la possibilità di vivere dignitosamente. Nel 1898 il prezzo di un chilo
pane era arrivato a cifre esorbitanti, pari alla meta dello stipendio
giornaliero di un lavoratore.

In quell’anno a Milano, alle persone che chiedevano la
riduzione del prezzo del pane, il generale Bava Beccaris rispondeva a cannonate
uccidendo più di 200 manifestanti e “meritandosi” vari riconoscimenti pubblici
e la manifesta gratitudine del sovrano. Due anni dopo un tessitore pratese
restituiva il resto, consistente in tre palle di piombo, al Re assassino
Umberto primo.

 

Noi oggi vogliamo ricordarlo ma il nostro sguardo non è
rivolto al passato; Bresci è un simbolo che oggi -in un contesto di crisi
economica nerissima e di repressione violenta- acquista nuovo valore,
ricordando a tutti che in ogni istante può esserci qualcuno che alle
ingiustizie reagisce prendendo direttamente in mano il proprio destino. Gaetano
è a fianco dei rivoltosi greci che non ci stanno a pagare sulle proprie spalle
lo scotto di una crisi nata all’interno del ventre profondo  della bestia chiamata capitalismo, ed è
a fianco di chiunque decida di opporsi all’oppressione violenta dei mercati e
delle oligarchie che ci vorrebbero chini schiavi ubbidienti.

 

VIVA BRESCI!

 

“(…) Oltre a vendicare gli altri, ho voluto vendicare me
stesso, costretto, dopo una vita di miseria, ad emigrare. I fatti di Milano in
cui si adoperò il cannone, mi hanno fatto piangere di rabbia e pensare alla
vendetta. Ho pensato al Re perché costui, oltre a firmare i decreti, premiava
gli scellerati che avevano compiuto le stragi…”

 

25 Luglio 1900 – 25 Luglio 2010

 

 

 

 

[Si] Campofiho Pancharcor

Sabato 31 luglio 2010
@
Campofico Occupato, Sovicille (Siena)

Contro la noia e la
superficialità di questa cittadina borghese, contro i nuovi centri di
aggregazione neo-fasci che ormai hanno raggiunto le nostre campagne,
SIENA RISPONDE!

Campofiho Pancharcor con

PxRxMx
Affluente
Straight
Opposition
My Own Voice
Carlos Dunga

Portate la tenda!

Cena
– 20.00
Concerto – 22.30

Ingresso + cena a buffet vegan a
offerta libera

Leonardo Landi condannato a 6 anni in primo grado

Ieri 20 Luglio si è svolta a Lucca l’ultima udienza del processo a
Leo.
La richiesta della P.M. era di 6 anni per rapina con
l’aggravante di terrorismo, la corte ha escluso l’aggravante confermando
però una condanna a 6 anni di reclusione.
Un processo lungo, una
sentenza già scritta, non solo per i cinque minuti di camera di
consiglio che sono serviti ai giudici per decidere, ma anche per il
clima repressivo che contraddistingue ormai da anni la Toscana e per
l’andamento più generale che vede il potere imporsi sempre più nel
tentativo di eliminare ogni nemico che più o meno coscientemente gli si
para davanti.
Ci fa inevitabilmente rabbia sapere che Leo rimarrà
ancora in galera, non stupisce che gli abbiano voluto far pagare il suo
essere anarchico, l’aver sempre portato avanti a testa alta le sue idee,
con determinazione le lotte, con la pratica il suo amore per la
libertà.
Molto spesso ci siamo trovati a parlare e ad occuparci di
repressione, anche quando avremmo preferito dedicare tutte le energie
alle lotte senza "rincorrere" le scadenze che ci venivano "imposte".
Questi
anni però ci hanno fatto riflettere molto su quanto sia stata e sia
fondamentale una solidarietà attiva e concreta ai compagni e alle
compagne, tanto più se imprigionati.
A loro, infatti, viene fatto
pagare il prezzo di una guerra dichiarata contro una realtà
inaccettabile.
Noi al loro fianco continuiamo a preferire l’attacco
al nemico allo sterile piagnisteo sulle sue brutture. Preferiamo non
fermarci impotenti di fronte agli ostacoli che incontriamo sul nostro
percorso, ma cercare il modo di scavalcarli.
La libertà non si
mendica ma si conquista!
Quando colpiscono uno di noi intendono
tutti!
La rabbia non si placa, il pensiero e il cuore a Leo.
    

           Anarchiche e anarchici di
via del cuore