Dozza, 7/5/2011
Qualche considerazione dallo zoo
Ci risiamo, prima, i nostri arresti a Bologna, dopo, lo stesso copione con gli arresti a Firenze.
Ai compagni colpiti dall’ennesima inchiesta della procura fiorentina va tutta la mia solidarietà.
Tutto questo suscita rabbia ed indignazione ma non stupisce.
Non  stupisce perché la repressione “anti – anarchica” e contro quei  compagni e quelle situazioni di lotta che si pongono in una prospettiva  rivoluzionaria, non si è mai placata.
Non stupisce perché per chi  comanda non esistono- e non potrebbero esistere- né “una gestione  accettabile della crisi”, né, tantomeno, un’uscita da essa.
Difficile  pensare a una supina accettazione del costante peggioramento delle  condizioni di vita di tutti e dell’irreversibile rovina del pianeta. Non  può quindi stupire che il potere, temendo le rivolte dei sudditi,  giochi d’anticipo accanendosi con ogni mezzo contro le situazioni di  dissenso che, di volta in volta, reputa particolarmente scomode.
Comunque  va detto, quello che spaventa non è la “forza” del movimento anarchico,  con buona pace di quei compagni che in qualche proclamo, tra uno slogan  truculento e l’altro, se ne fregiano. Quello che turba i sogni di  politici, padroni e sbirri è ciò a cui le idee e soprattutto le pratiche  degli anarchici alludono, il loro potenziale, la loro diffusione tra  arrabbiati ed esclusi: l’universale linguaggio della rivolta di cui in  Italia si è avuto un assaggio il 14 dicembre a Roma.
Spaventano l’ostilità e il rifiuto di riconoscere- e farsi riconoscere- dalle istituzioni, la conflittualità permanente.
Spaventano  l’autogestione e l’orizzontalità che caratterizzano le nostre lotte e  l’informalità che caratterizza i nostri rapporti.
Spaventa il  fatto che vengano riportate le notizie di quegli attacchi al dominio  che, coscienti o meno che siano, suscitano simpatia in molti, ma di cui  solo in pochi parlano pubblicamente. Pubblicazioni di articoli di  giornale che, per qualche alchimia poliziesca, diventerebbe  acrobaticamente una “prova” del coinvolgimento nei fatti riportati, poco  importa se, ad un più attento esame la cosa finisca per non stare  palesemente più in piedi anche per i professionisti del sospetto.
Del  resto a vacillare è l’imputazione stessa che ci colpisce qui come a  Firenze (e prima a Lecce e a Torino): l’associazione a delinquere  strutturata ( con tanto di capi, lougotenenti e soldati semplici),  rigida, con spazi aperti che diventano covi clandestini “perché solo i  gestori ne hanno le chiavi” (per logica potrebbe derivare,allora, che  per essere davvero pubbliche biblioteche e scuole dovrebbero distribuire  le chiavi a tutti), ed il cui scopo sarebbe “compiere reati”.
Anche  qui, purtroppo, non c’è da stupirsi. Leggendo alcuni articoli di  Malatesta ( sì, qui ho tempo…), ho trovato un passaggio in cui già lui  faceva considerazioni sull’uso dell’associazione a delinquere per  reprimere gli anarchici: evidentemente non è una trovata innovativa.
Mentre  scrivo queste righe apprendo dal telegiornale locale (purtroppo in  carcere la televisione è sempre accesa) dell’ennesimo danneggiamento  della sede bolognese della lega. Di ieri la notizia dell’imbrattamento  della sede della UIL nel quartiere di San Donato. Per fortuna che ci  dipingono una città pacificata in cui l’unica “voce fuori luogo è quella  degli anarchici insurrezionalisti”…
Eppure poco importa agli  inquirenti se inchieste come questa finiscono in un nulla di fatto,  poiché il loro vero scopo è soprattutto fiaccare i compagni con custodie  cautelari, divieti ed obblighi di dimora, intimidire chi si avvicina  agli anarchici, stringendo al contempo sempre più la morsa, provando a  cercare dei precedenti per schiacciare ogni forma di dissenso un domani.
Credo  che quest’ultimo aspetto meriti particolare attenzione essendo di  portata generale per chiunque porti avanti dei percorsi di lotta.
Questi tentativi non vanno lasciati passare sotto silenzio.
Di fronte ad attacchi di questo tipo, più ci si lascia spaventare, più si arretra, più il nemico avanza e guadagna terreno.
Credo  che la scelta migliore di fronte all’incalzare della repressione sia  quella di rilanciare le lotte ed allargare la solidarietà.
Da  questo punto di vista, rispetto all’operazione “outlaw” (fà troppo  ridere sto nome per non citarlo almeno una volta) non ci si può certo  lamentare. Ringrazio con tutto il cuore per le lettere, l’affetto e  soprattutto la solidarietà che arrivano da Bologna, dall’Italia e da  oltre i confini di questo maledetto paese.
A testa alta a dispetto di tutto
Per l’anarchia
xMartinOx