Pistoia – Sentenza sui fatti di Casa Pound – alcune considerazioni.

Partiamo dalla fine, Lunedì 31 Gennaio, dopo due ore di camera di consiglio, il giudice Costantini del tribunale di Pistoia ha condannato a due anni cinque dei sei imputati per l’assalto avvenuto l’11 Ottobre 2009 alla sede di Casa Pound, il sesto imputato è stato assolto.
Nonostante il molto materiale della controinchiesta raccolto dai solidali in quasi due anni di lavoro, il pavido Costantini ha deciso di non delegittimare il lavoro(?) dei questurini pistoiesi, probabilmente per non turbare il placido equilibrio dell’apparato repressivo di una piccola e ridente città toscana.
Due anni di condanna e quasi 9000 euro di risarcimenti contro i nove anni chiesti dal PM Dell’Anno, sentenza da alcuni definita “salomonica” e che per altri ha ratificato la difficoltà di un giudice che non se l’è sentita di spingere agli estremi la montatura contro gli antifascisti ma che non ha avuto il coraggio –a causa delle pressioni che dialogando confidenzialmente con una persona ha confessato di aver subito da subito da ambienti vicini alla questura (la città è piccola e le cose saltano fuori caro giudice)- di assolvere.

Ripercorrendo velocemente i fatti vogliamo ricordare che il lavoro di controinchiesta svolto in questi mesi ha non solo dimostrato le simpatie dei due testimoni principali dell’accusa, Marco Lucarelli “il pizzaiolo” e Michele Romondia, nei confronti di Casa Pound (il primo era solito raccogliere fondi per i fascisti all’interno della sua pizzeria con tanto di cassettina marchiata con il logo del gruppo neofascista), non ha solo dimostrato le connivenze di consiglieri comunali del PDL con ambienti neofascisti italiani ( Alessandro Tomasi, il pdellino che si trovava all’interno del covo assieme a Massimo Dessì quell’11 Ottobre qualche anno fa organizzò un incontro in città con l’ex NAR Adinolfi), ma ha anche messo in luce alcuni fatti inquietanti, come ad esempio la parentela di uno dei “testimoni” (il Giuliani Guzman) con un poliziotto incaricato dell’arresto di uno degli imputati, o le connessioni di settori della questura pistoiese con gli ambienti neofascisti italiani (Andrea Carobbi Corso, uno dei poliziotti che ha partecipato agli arresti, frequenta la fondazione rsi di Terranova Bracciolini).

La sentenza non può stupirci. L’occasione di colpire non solo i compagni direttamente interessati, ma il movimento antifascista ed Antirazzista tutto attraverso una pena esemplare era troppo ghiotta.
Come sempre il potere ha esercitato la sua violenza e volto i suoi strali nei confronti di chi non si rassegna a subire passivamente ma decide di reagire.

Chi aveva creduto che giustizia sarebbe stata fatta ora sa che “giustizia” è solo una vuota parola, chi aveva pensato che l’inconsistenza degli indizi avrebbe portato ad un’assoluzione ora sa che davanti alla volontà di colpire del potere questi ultimi non sono che particolari trascurabili, chi aveva sperato che sotto toghe e divise si celassero comunque esseri umani ora sa che sotto quegli immondi stracci non si nascondono che automi decerebrati o viscidi esseri asserviti totalmente ai capricci dell’autorità.

Nei prossimi mesi contiamo di raccogliere in dossier tutto il materiale raccolto in quest’anno e mezzo facendo il punto non solo sulla montatura sfociata in questa sentenza, ma mettendo in luce le connivenze che il neofascismo cittadino conta all’interno della questura, del potere economico e politico pistoiese.

Gli arresti non ci hanno fermato, non ci fermano le condanne, muoia lo stato, soccomba l’autorità con i suoi partigiani, viva l’Anarchia!

Anarchici Pistoiesi.