Svizzera | Italia – Aggiornamenti sul processo contro Costa, Silvia e Billy

riceviamo e diffondiamo:

Ciao a tutt*,
nello scorso mese di dicembre sono uscite un po’ di “novità” rispetto al nostro caso, e in queste poche righe ne diamo un aggiornamento.
Eravamo rimasti con il ricorso da parte dei nostri avvocati alla sentenza emessa al processo di Bellinzona. Il ricorso fu accolto dal Tribunale Federale di Losanna che ordinò la riformulazione della sentenza , dando la possibilità alle parti di argomentare nuovamente le proprie posizioni alla luce di alcuni documenti che, in un primo momento, la Procura Federaleaveva lasciato fuori dagli incarti depositati e che poi, su ordine sempre del TF di Losanna, si sono visti costretti a mettere agli atti. Continua a leggere

Ferrara: Presidio solidale con Claudio

Riceviamo e pubblichiamo:

Il 30 gennaio Chiara, Mattia, Niccolò e Claudio, i quattro compagni arrestati con l’accusa di “attentato con finalità terroristiche” per l’attacco al cantiere di Chiomonte dello scorso maggio, sono stati trasferiti, dopo quasi due mesi di reclusione nel carcere delle Vallette.

Data l’accusa si trovano in sezioni di Alta Sorveglianza, ma oltre alle usuali restrizioni che questo tipo di regime comporta, sono state applicate loro ulteriori misure.

Chiara, trasferita a Rebibbia, dopo qualche giorno in cella con un’altra compagna, è stata messa in isolamento. Fortunatamente dopo appena 24 ore le è stata ridata la possibilità di fare la socialità con le altre detenute e di tenere il blindo aperto 12 ore al giorno.

Mattia e Niccolò, all’interno della piccola sezione AS2 di Alessandria, hanno il divieto di incontrarsi e questo fa sì, per esempio, che invece di 2 ore d’aria al giorno, ne facciano una sola, alternati.Claudio, dalla data del trasferimento nel carcere di Ferrara, è sempre stato in isolamento, notizia uscita lunedì 10 dopo un colloquio con i familiari.

Questo è un provvedimento senza precedenti in un regime di Alta Sorveglianza, già prevista come sezione speciale con lo scopo principale di tener separati i prigionieri politici dai detenuti “comuni”, in cui la corrispondenza e la stampa vengono censurate e sequestrate arbitrariamente, come ha fatto sapere Alfredo anche lui detenuto in AS2 a Ferrrara.

Claudio è quindi isolato tra gli isolati.

Queste ulteriori disposizioni afflittive arrivano dalla Procura di Torino, con l’intento di rendere ancora più dure le condizioni detentive dei quattro compagni.

In particolare i PM Antonio Rinaudo e Andrea Padalino stanno dimostrando un forte accanimento nelle varie inchieste che colpiscono la lotta No Tav.

Nel caso di Rebibbia, però, l’amministrazione carceraria non è stata disposta a modificare la propria gestione interna per assecondare queste richieste. Al contrario, le direzioni delle carceri di Alessandria e Ferrara, rispettivamente nelle persone di Elena Lombardi Vallauri e Carmela De Lorenzo, hanno invece accettato di adeguarsi alle direttive torinesi.

È importante far pressione affinché queste ulteriori restrizioni vengano revocate. Con l’isolamento vogliono stroncare la forza dei compagni e minare il loro morale. Sappiano che non ci riusciranno: se i compagni detenuti non si fanno piegare, noi non possiamo essere da meno.>>

 

PRESIDIO CONTRO L’ISOLAMENTO DI CLAUDIO

SABATO 15 FEBBRAIO 2014 – ORE 15.00

FERRARA

Ferrara, Claudio in Isolamento

Riceviamo e pubblichiamo:

Purtroppo ancora cattive nuove. Stamane (LUnedì 9) la mamma e il fratello di Claudio si sono recati nel freddo carcere di Ferrara, non c’era nessuna coda all’ingresso per i colloqui a differenza dei caotici serpentoni di parenti in attesa davanti agli sportelli delle Vallette,e di fretta sono stati catapultati in uno stanzino con tavoli e sedie in marmo. Apprendiamo così da loro, dato che le lettere in uscita tardano ad arrivare,che Claudio è da dieci giorni in isolamento. La freddezza della sala colloqui vuota, di un carcere che pare disabitato è quella che Claudio percepisce tutti i giorni, nella sua cella blindato, nei corridoi spogli, nei pochi metri d’aria e di cemento. Le uniche presenze che fanno capolino nella sua giornata sono guardie mute e il porta vitto. Gli unici colloqui concessi sono quattro ore al mese con la mamma e il fratello.

La volontà di stremare i nervi è palese. La posta in entrata, però, sembra funzionare regolarmente, perché non rinvigorire l’animo di Claudio sommergendolo di lettere e cartoline?

Mura, sbarre, ordini e pressioni lo possono tenere lontano dal contatto e dalla vista, ma non dai nostri pensieri.

Così come lui e gli altri resistono all’accanimento noi continueremo a lottare assiduamente.

Per scrivergli:
Claudio Alberto

CC di Ferrara
Via Arginone 327
44122

Savona: Presidio Anticarcerario, Sabato 15 Febbraio 2014

15 FEBBRAIO

Sabato 15 Febbraio dalle ore 13.30 PRESIDIO ANTI-CARCERARIO sotto il carcere SANT’AGOSTINO di SAVONA. Continua a leggere

Occhio alla penna! Sui comunicati ed i loro contenuti

InquisizioneRivoltosi, noi come altri, ci troviamo da sempre e sempre più spesso a dover fare i conti con la repressione, sia che ci tocchi direttamente o che colpisca un altro combattente. Proprio mentre scrivo tanti riottosi sono chiusi in celle o ai domiciliari, privati del piacere di poter annusare l’aria dopo un acquazzone o di godere del primo sole dopo la tempesta, sequestrati dallo stato. Isolati si, ma non soli, perché chi si rivolta non lo è mai, ma non è della solidarietà che mi accingo a parlare, bensì di una pessima abitudine che rilevo spesso nei comunicati dei gruppi di solidali. Non di tutti, ovvio, raramente quando gli scritti escono da penna anarchica, ma può capitare.
Tutti si scagliano contro l’arroganza del potere, e questo senza distinzione di colore, tutti urlano a gran voce di quanto la giustizia sia ingiusta e parziale, asservita, schiava di logiche di potere e quant’altro. Quando però alcuni si trovano a scrivere dei propri nemici, non si fanno troppi problemi, anzi erigono a prova granitica della bontà delle proprie affermazioni i procedimenti o le sentenze comminate dagli stessi tribunali che quando li toccano più o meno direttamente vengono vituperati. Epilessia ideologica? Utilitarismo? Cecità? Chissà. Resta il fatto che il fenomeno si verifica spesso, basti per esempio guardare alla Val di Susa, dove i tribunali sono cattivi quando colpiscono i resistenti, ma le cui operazioni vengono citate come rafforzativo delle proprie convinzioni quando colpiscono ad esempio il Virano di turno.
Ovvio che per coloro i quali i tribunali, purché di popolo sono stati e sarebbero il pane quotidiano dare un colpo al cerchio ed uno alla botte è normale e logico, come lo è per i riformatori del sistema, che ammettono in sostanza l’esistenza dell’istituzione così com’è. Chi ammette stato, gerarchia e asservimento non può che condannare l’operato del singolo funzionario, ma non l’apparato in sé. Per chi però ha un orizzonte che parl di liberazione individuale ed a partire da questa di liberazione collettiva beh, le cose stanno diversamente. Se è ovvio che un devastatore ambientale è da combattere, come lo è l’autorità, come lo sono i fascisti, ecc…, è altrettanto vero che almeno noi non abbiamo bisogno di sentenze o simili per attaccare ed utilizzarle contro i nostri avversari per sottolineare la bontà delle nostre azioni è decisamente pericoloso. Spesso lo si fa senza pensarci, trasportati dall’abitudine, ma così facendo in una certa misura non si fa che riconoscere e legittimare l’autorità giudicante, e questo è francamente inconcepibile. Fortunatamente, e lo ripeto, non sono quasi mai penne anarchiste a soffrire di questa epilessia qualitativa, ma certe volte è accaduto soprattutto per mano di coloro i quali credono che un linguaggio più moderato, “popolare”, riconoscibile dalle masse, sia utile alla “causa”. Ma per chi non si sente né prete né messia questi sono discorsi che hanno poco senso. Chi si rivolta per un moto individuale dell’anima e riconosce suoi simili e compagni nella battaglia coloro i quali fanno altrettanto non possono che rifuggire tutto ciò. Velleitari? Forse e quindi? Poco importano i giudizi, non ci riguardano perché non ci interessano.

M.

Pistoia: SLEB(PD)EST, la militanza radical chic e lo schifo che provoca

 

Nell’anno del doSenzanomeminio 2014, mentre diventa sempre più palese quale sia la vera faccia dell’istituzione, ovvero quella del gendarme a guardia degl’interessi economici di multinazionali e dei grandi devastatori; in quel 2014 germinato sull’humus degli arresti, dei pestaggi e delle incriminazioni dei ribelli all’oppressione e alle devastazioni; in quel 2014 che sancisce ancor più la ridicolezza di partiti e politicanti, in questo 2014 che sarà anno di guerra interna…proprio in questo anno che quasi ovunque ha segnato la strada in Pistoia, abulica cittadina come invero ce ne sono tante (troppe), abitata da tanti (troppi) schiavi incoscienti della propria condizione, che difendono con forza le proprie catene in cambio della possibilità che gli vengano solo allentate un minimo, e da tanti (troppi) rassegnati della lotta, il ridicolo prende forma nella creazione di un’associazione nata dalle ceneri dello Spazio liberato ex Breda est, ricettacolo che servirà per andare alla contrattazione per l’assegnazione di uno spazio che verrà gentilmente elargito dal rampante sindaco Bertinelli, anfitrione del locale PD, quel partito che a livello globale avalla la TAV e qualsiasi altra opera di distruzione, che invoca sempre più spesso i manganelli dei birri e la mano ferma dei giudici contro chi occupa case (Torino, Firenze…), chi lotta contro le devastazioni ambientali (Valsusa, Pisa, Livorno, ecc…), chi si batte per il proprio diritto di ESSERE. Che tristezza…Nella città che ha visto nascere i Silvano Fedi, i Manzini, i Mascii, i Gozzoli, ci troviamo ora a dover assistere a questo spettacolo che si pone al di fuori di ogni ambito di decenza militante; al grido (sottovoce) di “a Pistoia non si può fare altrimenti” si cede al compromesso con l’autorità, la si legittima riconoscendola, si entra a farne parte…poco più di un circolo arci…molto di diverso rispetto alle tante esperienze slegate dagli ambiti di dominio che stanno nascendo come funghi in tutta Italia e che la repressione, con l’avallo, il plauso e i gemiti estatici del partito amico PD, colpisce con sempre più violenza.

Ogni scelta ha un peso, questa anche. Hanno deciso di percorrere la comoda strada del dissenso pacificato, dell’acquiescente accettazione della lunga mano dell’autorità che tutto controlla, non solo spazi fisici, ma anche quelli mentali. Ogni ambito dell’esistente.

Certo così è più facile, inoltre ci si pulisce la coscienza, meglio un’azione castrata che l’inazione…ebbene no! Meglio un dignitoso osservare che un agire legittimante l’apparato di oppressione. Meglio la pavidità che la complicità.

Non possiamo che manifestare, pur lontani e dispersi per mezz’Italia ed Europa, tutto lo schifo che questa situazione ci provoca. Per conto nostro continueremo a lottare fuori dall’autorità, fuori dallo stato, fuori dalle carte bollate, con ogni mezzo necessario e accada quel che accada per noi stessi e per quelli che con noi vogliono creare qualcosa di diverso, libero, imprevisto, nuovo, fresco. Contro lo stantio olezzo dell’autorità e di chi gli si prostra ai piedi, per l’Anarchia!

Anarchici Pistoiesi

Pisa – Perquisizione al Garage Anarchico

Pisa: perquisizione al Garage Anarchico

Su un piatto della bilancia l’ennesimo progetto latore di distruzione e avvelenamento, tanto abominevole quanto concreto; gli sforzi di presentarlo quale ordinaria amministrazione, quale “lieto fine” dell’avventura nucleare italiana, mal celano l’abominio di un’eredità che contiene in sé il peso di una millenaria civilizzazione e domesticazione dell’esistenza. Stiamo parlando dello sversamento, iniziato lo scorso ottobre e tuttora in corso, di 750.000 litri di acqua radioattiva nel canale dei Navicelli, un canale che da Pisa sbocca nel mare vicino a Livorno; l’acqua proviene dalla piscina di raffreddamento del reattore nucleare sperimentale del CISAM (Centro Interforze Studio e Applicazioni Militari) in fase di smantellamento.
Sull’altro piatto un manipolo di oppositori, i quali, scansati i professionisti del dissenso democratico e delle vie istituzionali, si sono organizzati e hanno provato a spostare l’ago della bilancia. Vari i tentativi da parte degli anarchici di smerdare la campagna mediatica sulla trasparenza del procedimento, portata avanti dal CISAM in collaborazione con ARPAT, campagna a colpi di rassicurazioni, dati, e ovviamente di falsità, ipocrisie e quell’odiosa tranquillità di chi avvelena la Terra e pretende docile silenzio in cambio di partecipazione e morte. E così: presidi, concerti, volantinaggi, manifestazioni di piazza… Poco, tuttavia, hanno raccolto in termini di riscontro.
In tutto ciò, qualcheduno ha pensato bene di esprimere il proprio dissenso in altri modi: prima è comparso un manifesto, sui muri della città, che usando i loghi di ARPAT e Comune di Pisa metteva in allerta la popolazione circa i pericoli connessi a un tale sversamento, poi, il 26 novembre, un gruppo di  “ignoti incappucciati” che ha fatto irruzione all’ARPAT sbattendo in faccia agli impiegati della devastazione ambientale le proprie responsabilità, lasciando scritte e uscendo prima dell’arrivo delle forze dell’ordine.
L’ago della bilancia non ha neanche sussultato, questo è chiaro a tutti: di fronte a chi ci propina morte e devastazione c’è stato solo uno stizzito rigurgito di rabbia, niente di più. Altro sarebbe restituire ciò che questi signori elargiscono, come alcuni dei nostri generosi compagni hanno saputo fare: Alfredo e Nicola azzoppando Roberto Adinolfi, Marco Camenisch sabotando con la dinamite i cantieri delle centrali atomiche, e tanti altri ribelli, in passato come adesso, opponendosi, con una miriade di lotte diverse, alla morte nucleare.
Non è mancata, rapida, la reazione da parte delle istituzioni che hanno condannato il gesto come opera dei soliti “professionisti del terrore”, invocando solerte la grave mannaia della repressione a stroncare gli animi di questi incappucciati che hanno osato esprimere conflittualità in un contesto pacificato, dove lamentele e istanze vengono sapientemente recuperate. Ed eccola la “mannaia” (in questo caso ricorda più un giocattolino di plastica che una vera e propria mannaia): il 4 febbraio scorso, agenti della DIGOS di Pisa hanno perquisito le abitazioni di una compagna e un compagno del Garage Anarchico nonché la sede stessa. Alla ricerca di prove schiaccianti hanno sequestrato abiti, computer, hard disk, opuscoli, volantini, dossier e copie del foglio locale Controtempo. Le accuse contestate sono: minaccia a pubblico ufficiale, imbrattamento, falso e procurato allarme.
Il sistema produce, sfrutta, inquina, contamina e si arricchisce, mentre le conseguenze di questi processi si manifestano nell’acqua che beviamo, nell’aria che respiriamo, nel cibo di cui ci nutriamo. Tutto ciò non merita altro che odio e rabbia, motori di una risposta organizzata contro questa faccia tanto malvagia quanto vigliacca e disgustosa del dominio tecno-industriale.
Per conto nostro, ribadiamo la ferma volontà di continuare a contrastare questo progetto. La loro mannaietta di plastica non può che rompersi sulle nostre teste dure.
Non un passo indietro!
Solidarietà rivoluzionaria con i compagni prigionieri in lotta!

Garage Anarchico

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Da parte nostra, ovviamente, solidarietà complice ed incondizionata. Guerra a chi devasta e violenta l’ambiente, per l’Anarchia!

Insuscettibili di ravvedimento pistoiesi.