Attacco Adinolfi – Due arresti e perquisizioni [aggiornamento]

Un’operazione repressiva organizzata dalla procura di Genova in merito al ferimento dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, ha sguinzagliato ROS e Digos in diverse abitazioni e tratto in arresto due compagni anarchici torinesi, Alfredo e Nicola; Anna sarebbe indagata, ma non inprigionata. Le veline diffuse dai media di regime riportano di perquisizioni in corso nel Cuneese, a Pistoia e a Bordighera.
Potendoci basare, per il momento, esclusivamente su quanto diffuso dalle veline delle questure e riportato dai media di regime, invitiamo chiunque avesse maggiori notizie su fermi e perquisizioni a scrivere alla mail del sito.

Alfredo, Anna e Nicola, da mesi hanno reso pubblici i dispositivi di sorveglianza a cui erano sottoposti: dal ritrovamento di microspie ai continui pedinamenti da parte dei segugi in borghese. Oggi, sui peggiori giornali-gogna tra cui spicca la penna di Massimo Numa (La Stampa), possiamo leggere di una casa di famiglia al mare, in cui passare i fine settimana, che si trasforma in covo dove “alleggerire eventuali pressioni investigative e sparire dall’area torinese per un po’ di tempo”; mentre l’abitazione/domicilio nel quartiere torinese di San Salvario, diventa “La Base”.
Nel complesso, sotto il profilo mediatico, i soliti meschini tentativi di trattenere sotto il proprio ovile, con spettacoli e menzogne, quei sudditi che iniziano a dubitare che i facinorosi e gli anarchici siano più pericolosi e truci dello Stato e del Capitalismo.

La “repressione tecnica” doveva dimostrare la propria efficenza producendo prontamente dei responsabili per il ferimento di Adinolfi, al termine di un’estate che tra “Ardire“, “Mangiafuoco“, “Thor” e “Zecca“, ha visto gli anarchici balzare al primo posto tra i nemici interni da sterilizzare per evitare pericolosi e virulenti contagi di ostilità e di lotta.

Solidarietà agli arrestati e ai perquisiti, Nicola e Alfredo liberi!

Presidio anticarcerario in solidarietà con i prigionieri anarchici in AS2

15/09/2012 – 15:00
15/09/2012 – 19:00

“Galere e C.I.E. non ne vogliamo più,
colpo su colpo li tireremo giù”

Sabato 15 settembre a partire dalle ore 15.00 sotto il carcere di San Michele (Alessandria) in via Casale 50, si svolgerà un presidio di solidarietà per i compagni prigionieri in seguito alle operazioni repressive “Ardire”, “Shadow” e “Ixodidea”.

Libertà per Stefano Gabriele Fosco , Alessandro Settepani, Sergio Maria Stefani, Giuseppe Lo Turco, Massimo Passamani (da poco trasferito anche lui ad Alessandria) e per tutt* i/le Compagn* detenut*!!!

Anarchici Alessandrini

Prigionieri No Tav – Lettera di Alessio dal carcere di Prato

riceviamo e diffondiamo questa lettera del compagno Alessio del Sordo, recentemente trasferito dal carcere di Torino in quello di Prato:

23/8/12

Ciao a tutti.

Vi scrivo dal carcere di Prato dove sono stato trasferito ieri sera. Era un po’ di giorni che fiutavo puzza di trasferimento e quindi mi ero preparato all’eventualità. Nei giorni precedenti c’erano stati un po’ di casini con un brigadiere che aveva dovuto abbandonare la sezione tra insulti e battiture.

Era scontato quindi che mi deportassero e quindi mi ero preparato.

Sono venuti alle 5.30 ero sveglio e ho detto che non avevo problemi a farmi il viaggetto. Ho guadagnato del tempo per andare in bagno, bermi un caffé (mai tarantelle senza caffé) e prepararmi al meglio per resistere. Alle 6.30 è tornata una sola guardia a dirmi che era ora di andare. Ho risposto che non mi sarei mosso. La guardia era sbigottita e gli ho suggerito di chiamare rinforzi. A quel punto ho allertato amici e compari in sezione dicendo che mi preparavo a resistere. Al mio nuovo concellino ho detto di non mettersi in mezzo.

Più o meno un’ora dopo sono venuti in otto credendo che la stazza potesse impressionarmi e che avrei ceduto.

Ero pronto, invece. Ben unto di olio di semi, un foglio con tutti gli indirizzi e tre francobolli attaccato all’uccello con lo scotch.

Per darmi un piccolo vantaggio ho riempito il pavimento dell’entrata della cella di olio. All’ennesimo rifiuto sono entrati, lo slancio ne ha fatti scivolare due sull’olio, un brigadiere ha sbattuto contro lo sgabello ed è rimasto stordito. Non ho potuto infliggere un altro colpo mi sono volati addosso. È cominciato un corpo a corpo. Grazie all’olio e a qualche nozione appresa all’aria ne ho prese ma ho resistito. Sono stato sopraffatto come previsto ma quando non puoi vincere allora devi rendere la sconfitta degna di essere raccontata.

Mi hanno trascinato di peso per tutta la sezione tra urla, insulti mischiati a saluti e in bocca al lupo.  Della mia roba non so nulla.

In matricola ho continuato a sfidare le carogne, invitandole ad entrare nella celletta di isolamento. I vigliacchi non sono entrati.

Dovevo partire alle 7.00. Ho lasciato Le Vallette alle 10.00 o poco prima. Dal blindato ho intravisto dei compagni venuti a volantinare all’uscita del carcere. Il viaggio è stato una sauna. I rottinculo della scorta si sono fermati a mangiare in Autogrill lasciandomi ad arrostire per un’oretta.

Quando siamo entrati a Prato ho visto una scritta rossa su un muro giallo vomito: “VIVA BRESCI”. E che cazzo, compagni, viva Bresci.

Sono entrato in sezione alle 19.00 dopo i trattamenti classici per chi entra.

III sezione, media sicurezza, telecamere ovunque nei corridoi.

Siamo in tre in cella, due ragazzi con me sono appena rientrati dall’isolamento. Ho detto “buonasera prigionieri si può”, mi è stato risposto “hai ragione siamo carcerati non detenuti. Certo che si può”. Mi hanno accolto preparandomi il letto e rifocillandomi. Per i racconti abbiamo atteso stamane. Ammetto che ieri ero un po’ stanco.

Ora so che in questo carcere siamo 700, 3/4 in media sicurezza e la restante parte in alta sicurezza. Mi dicono che Prato è un istituto punitivo. Intanto stamattina dopo che si era sparsa la voce che era arrivato un nuovo pellegrino sono venuti a salutarmi. In molti conoscono “Olga” e hanno una corrispondenza. Qualcuno ha cacciato un opuscolo c’era un mio scritto sopra quindi mi hanno accolto a pacche sulle spalle.

Ora cerco di risistemarmi al meglio, mi ambiento un po’ e vediamo cosa se ne cava.

Dopo mesi in XII a Torino posso trarre un primo bilancio e credo che si possa fare molto organizzandoci tra prigionieri. Posso sfruttare mesi di esperienza e una determinazione accresciuta.

Sono sereno, con il morale alto e consapevole che l’unica difesa possibile contro il potere è l’attacco diretto.

So che molti compagni considerano la mia scelta di non avvalermi della difesa giuridica una scelta poco intelligente, poco furba e che mina l’unità del movimento NO TAV. Pensatela come volete compagni posso solo rispondervi che userò l’intelligenza, la furbizia di cui dispongo per unirmi agli uomini ed alle donne che combattono contro questo esistente per sferrare colpi sempre più precisi e per ribadire che continuerò a battermi ovunque e nonostante tutto.

E fanculo qualunque accomodamento da politicanti.

Detto ciò sto bene anche se sono sprovvisto praticamente di tutto.

Riscrivo presto.

Fuoco e rivolta.

Alessio

[Ud] Presidio per Massimo sotto il carcere di Tolmezzo | Aggiornato

08/09/2012 – 16:00
08/09/2012 – 19:30

Nonostante il trasferimento di Massimo da Tolmezzo (UD) alla sezione “Alta Sorveglianza” del carcere di Alessandria, abbiamo deciso di confermare il presidio.

La prima e banale ragione è che Massimo è ancora detenuto e un presidio di solidarietà non necessita di vicinanza fisica per far giungere il proprio messaggio e il proprio calore.

In secondo luogo, nel carcere la situazione è pessima, e lo stesso Massimo in questi pochi giorni ha constatato e denunciato pestaggi ai danni dei detenuti. In tal senso non basterà il suo trasferimento a far calare il silenzio su questa situazione.

Come NoTAV abbiamo intrapreso un percorso di lotta che, dalla difesa di un territorio, ci ha portato a scoprirci incapaci di assistere passivamente agli abusi del potere, e anche in questo caso non abbiamo intenzione di girarci dall’altra parte.

Infine siamo fermamente convinti che la miglior solidarietà sia dare nuova forza alle lotte intraprese da compagn* e da persone che da esse vengono allontanate con misure cautelari. La lotta contro il carcere quale strumento di controllo sociale e repressione del dissenso è una di queste e in tal senso questo presidio vuole essere un modesto contributo.

Ribadiamo ancora una volta la nostra solidarietà a Massimo e ai NoTAV ancora detenuti o colpiti da altre misure repressive.

Comitato NoTAV Udine


Il 27 agosto la procura di Trento ha ordinato l’arresto di Daniela e Massimo, oltre che decine di perquisizioni e l’inquisizione di altre sei persone, con l’accusa di associazione sovversiva.
Se il mondo in cui viviamo e dominato dal profitto ad ogni costo, dalla quotidiana devastazione ambientale causata da Grandi Opere dispendiose quanto inutili, dal lavoro come ricatto, da caste di politici corrotti e corruttori, da leggi fatte ad uso e consumo di chi ha potere e privilegi e non ha intenzione di vederli intaccati, allora sovvertire tutto non è solo giusto: è imprescindibile.
Siamo al fianco di Massimo e di tutti coloro che si battono contro il TAV.
Siamo al fianco di chi ha deciso di riprendersi la libertà di disobbedire e resistere per costruire un domani diverso.
Cominciando dall’oggi.

Sabato 8 settembre dalle 16 alle 19.30
presidio al carcere di Tolmezzo

MASSIMO LIBERO!
TUTTI LIBERI!

Comitato NoTAV Udine

Op. Ixodidea – Massimo trasferito nel carcere di Alessandria

Apprendiamo che Massimo è stato trasferito dal carcere di Tolmezzo presso la sezione Alta Sicurezza 2 (AS2) del carcere di Alessandria, dove i prigionieri anarchici vengono tenuti separati dal resto della popolazione detenuta.

Per scrivergli:

Massimo Passamani
Carcere San Michele strada Casale 50/A
15122 Alessandria

Op. Ardire – Contatti compagne e compagni prigionieri

Seguono i contatti per inviare lettere e telegrammi a compagne/i arrestati nel corso dell’Op.Ardire
[aggiornati al 15 giugno 2012]:

Stefano Gabriele Fosco
Elisa Di Bernardo
Via Don Bosco, 47
56127 Pisa

Alessandro Settepani
Paola Francesca Iozzi
CC Capanne
via Pievaiola 252
06132 Perugia

Sergio Maria Stefani
CC Regina Coeli
Via Della Lungara, 29
00165 Roma

Katia Di Stefano
CC Rebibbia Femminile
Via Bartolo Longo
00156 Roma


Giuseppe Lo Turco
CC Marassi
Piazzale Marassi, 2
16139 Genova


Giulia Marziale
CC Teramo
Contrada Castrogno
64100 Teramo

OP. Ardire, lo stato che si sfascia attacca i ribelli…in aggiornamento

Alessandro e Paola hanno già fatto l’interrogatorio di garanzia, hanno visto i rispettivi avvocati e possono ricevere la posta.
Sono nel carcere di Perugia, l’indirizzo è:

Alessandro Settepani
Paola Francesca Iozzi

casa circondariale Capanne
via Pievaiola 252
06132 Perugia

Sergio e Katia, rinchiusi rispettivamente a Regina Coeli e Rebibbia, faranno l’interrogatorio domani, nel momento in cui vedranno l’avvocato e nel frattempo non ricevono posta.
Anche Giulia, a Teramo, non è ancora stata interrogata.

Sono tutti in isolamento.

SOLIDARIETA’ CON GLI ARRESTATI, GLI INDAGATI, I PERQUISITI.

Aracnide – Cassa di solidarietà contro la repressione
aracnide@autistici.org

(si invita chi è in possesso di ulteriori informazioni a pubblicare aggiornamenti)

——————

Alle 4 di questa mattina i carabinieri del ROS hanno fatto irruzione in una quarantina di abitazioni attuando l’operazione repressiva contro il movimento anarchico denominata “Ardire”, ordinata dalla pm Manuela Comodi di Perugia: 10 arresti (8 in Italia, 1 in Germania e 1 in Svizzera) e 24 indagati.

Le compagne e i compagni arrestati sono:

Stefano Gabriele Fosco
Elisa Di Bernardo
Alessandro Settepani
Sergio Maria Stefani
Katia Di Stefano
Giuseppe Lo Turco
Paola Francesca Iozzi
Giulia Marziale

Per quanto riguarda le misure cautelari in Germania e Svizzera, si tratta di due anarchici già sequestrati dallo Stato da diversi anni, Gabriel Pombo Da Silva e Marco Camenisch. Tra i nomi degli indagati sono presenti anche molti compagni e compagne prigionieri/e in Grecia per il processo alla CCF.

Appena possibile diffonderemo gli indirizzi delle carceri in cui sono prigionieri e invitiamo chi avesse queste informazioni a comunicarcelo.

Tra le abitazioni perquisite, ufficialmente in cerca di materiale esplodente, documenti informatici e cartacei, anche quella di un curatore di informa-azione, a cui hanno sequestrato, tra le altre cose, i computer necessari per l’aggiornamento del sito, e di due compagni di Culmine, tratti in arresto.

Attendiamo maggiori notizie per comprendere nella sua interezza la portata e la strategia sottendente questa operazione repressiva. Non attendiamo invece ad esprimere solidarietà e vicinanza a tutti i compagni e le compagne colpiti da perquisizioni, indagini e arresti.


riceviamo e diffondiamo:

E’ la stessa storia che si ripete.

Nel contesto di una maxi-operazione (“Operazione Ardire”… ma che nome del cazzo è?) contro anarchici ed incendiari della pace sociale, alle 4.00 della notte tra il 12 ed il 13 giugno, subisco una perquisizione domiciliare da parte dei ROS di Perugia e di Bologna, oltre ad un paio di carabinieri locali (anche se con esito negativo, a differenza dell’ultima). Cercavano le stesse cose dell’altra volta: computer, materiale esplodente, ecc.
Questa volta, però, con una simpatica sorpresa: i signori in divisa, per ordine dell’ormai nota suor M. Comodi, mi informano del fatto che è stata aperta un’indagine nei miei confronti, per il solito articolo 270bis.
Voglio comunque chiarire che, sebbene mi sia stato assegnato al momento un avvocato d’ufficio, revocherò ogni difesa legale, poiché nego il diritto e non riconosco nessuna autorità, giudiziaria o meno.

In ogni caso, una classica retata in grande stile, per la quale, tra l’altro, sono in custodia cautelare una decina di anarchici e sono sotto indagine più di una ventina di persone, tra cui anche alcuni/e compagni/e della CCF, ma è ancora presto per avere un quadro generale della situazione.

Che dire? Sarebbe ripetitivo sottolineare che, nonostante tutti gli anni di galera sotto i quali possono seppellirci, l’incendio che portiamo dentro è ormai inarrestabile.
Esso si espande, fiero, ed incontra le fiamme degli affini di ogni dove, coloro che, in un mondo come questo, accettano un’unica posizione: quella dell’attacco.
Questi straordinari compagni, il cui odio brucia come mille soli che splendono nel cielo, sono gli amici ed i fratelli con cui condividiamo rabbia e dolore, lacrime e sorrisi, dubbi e passioni che pesano come macigni e fischiano come piombo; sono coloro che minacciano la società, le sue leggi ed i suoi difensori con la loro stessa esistenza; sono quei ribelli indomiti che illuminano le notti e dipingono le città coi colori della distruzione e della rivolta.
Anche da dietro le sbarre delle carceri o all’interno dei tribunali, i loro sguardi, le loro parole ed i loro pensieri sono armi pericolose e si fanno lime affilate per l’evasione, benché giudici e PM tentino di soffocare in loro qualsiasi barlume di potenza individuale.
Ma questi scarti umani non possono fermare la furia iconoclasta che si sta diffondendo come un virus.
Noi siamo l’infezione… e non c’è nessuna cura. Né per i “padroni”, né per i “servi”.

Il caos è alle porte…

Un gigantesco, incandescente, complice abbraccio di fuoco a voi, compagni.

SOLIDARIETA’ TOTALE CON I RIBELLI ARRESTATI ED INDAGATI
PER LA DISTRUZIONE DELLA SOCIETA’
CHE IL RUGGITO DELLE POLVERI SQUARCI IL SILENZIO DELLA PACE SOCIALE

VIVA L’ANARCHIA!

Tomo, 13 giugno, dal mio Nulla.

Dissociazioni e critiche – Uno spunto di riflessione

Da Informa-Azione:

Uno spunto di riflessione

[…]
Nel movimento anarchico internazionale l’uso della violenza ha sempre creato divisione, e sollevato vespai di polemiche spesso accompagnate da scomuniche, che in certi casi sono sfociate addirittura nella delazione.
Tuttavia le divergenze nascono sui tempi e sui modi, né da una parte né dall’altra infatti si è mai arrivati a escludere in termini categorici il ricorso alla violenza.
Ma questa impostazione del problema non fa che accrescere la confusione. Chi decide, e con quali criteri, della bontà dei tempi e dei modi nell’uso della violenza? C’è chi sostiene che soltanto in una situazione preinsurrezionale, con le masse sul piede di guerra, ha senso utilizzare la violenza. Sarà anche vero. Ma non mi sembra che ci sia qualcuno in grado di stabilire con assoluta certezza, quando una situazione è preinsurrezionale e quando invece non lo è.
E poi trovo assurda, autoritaria, ridicola, questa pretesa di voler annullare l’individuo per sottometterlo alla “volontà popolare”, a questa astrazione che richiama alla mente la “volontà di dio”.
Se voglio compiere un’azione individuale, non vado certo a chiedere il permesso alle masse. Anche perché non mi risulta che le masse abbiano preso accordi con gli anarchici sulla data della rivoluzione. Né mi risulta che lo Stato abbia momentaneamente rinunciato alla sua violenza scientificamente organizzata affinché gli anarchici abbiano il tempo necessario per riuscire a convincere le masse a sollevarsi.
E allora sta a noi – soltanto a noi – decidere quando e come colpire il nemico, quando e come rispondere agli attacchi dello Stato. Perché l’oppressione e lo sfruttamento sono un dato costante, non occasionale. E non basta una maschera democratica e permissiva a celare questa realtà, e a far dimenticare che una minoranza criminale che detiene il monopolio della violenza, ha potere di vita e di morte su tutti noi.
Confesso che faccio sempre più fatica a comprendere le ragioni della divisione esistente nel Movimento sulla questione della violenza, non foss’altro perché non conosco nessun anarchico critico su questo punto, che nell’esercizio della violenza verbale non sia bravo e feroce almeno quanto coloro che non la pensano come lui.
Ma chi spara a zero contro padroni, politicanti, giudici, sbirri, preti, scienziati e quant’altro, deve essere cosciente anche del fatto che c’è sempre qualcuno che lo prende alla lettera e agisce di conseguenza.
Chi soffia sul fuoco poi non può cavarsela dicendo “è stato tutto uno scherzo”. Perché nella violenza verbale, è bene che si sappia, è implicito il suggerimento a colpire le persone e le cose di cui si fanno i nomi. In caso contrario, la scrittura e le parole diventano un surrogato dell’azione; uno sfogo alle proprie frustrazioni; un inno cantato a squarciagola alla propria impotenza. Ma io non voglio pensare che la violenza verbale che tracima da tutti i giornali anarchici esistenti sia soltanto un fiume di bile sulle cui acque galleggiano anime morte.
Una cosa però deve essere chiara: i discorsi queruli contro chi fa uso della violenza, fatti da coloro che amano cimentarsi solo nella violenza verbale, sono fastidiosi e meschini, e fanno sorgere negli altri il legittimo sospetto che siano dettati soltanto dall’istinto di conservazione, lo stesso che spinge a decretare l’isolamento nei confronti di coloro che hanno posizioni ritenute devianti e pericolose rispetto alla “linea” del movimento ufficiale.
Ma costoro evidentemente non sanno che esiste anche un modo intelligente, ed eticamente ineccepibile, di dissentire con chi si serve anche della violenza. Basta tacere. Ecco tutto. Così non si corre nemmeno il rischio di cadere nella delazione, che tale rimane anche quando la si vuole far passare per “posizione diversa”.
Intendiamoci bene. Non sto dicendo che chi non approva l’uso della violenza nei tempi e nei modi che secondo lui sono sbagliati, deve astenersi dal manifestare pubblicamente questa sua opinione. Ma una cosa è esprimere i motivi del proprio dissenso in maniera ragionata e perfino polemica, altra cosa è dissociarsi pubblicamente, attraverso comunicati da cui traspare la presunzione di sapere quando è giusto ricorrere alla violenza, e scritti con l’aria di chi sembra aver preso appuntamento con la Rivoluzione.
Ma cosa c’è che non va nell’avere un’opinione diversa da chi si serve di metodi che non si condividono e manifestarla pubblicamente?, osservò una volta un compagno, per niente stupido.
Benedetta ingenuità! La dissociazione non è mai “un’opinione diversa”. Perché se è vero che gli sbirri non possono sapere tutto di tutti, perché per fortuna ancora non sono arrivati a leggere nel pensiero, è anche vero che, grazie al loro normale lavoro di investigazione e di controllo, e grazie alla lettura dei nostri giornali, hanno acquisito una conoscenza abbastanza chiara e precisa, sia sulla natura dei rapporti e dei contatti tra i gruppi e le individualità operanti nelle diverse realtà di movimento, sia sul modo di porsi degli stessi rispetto all’uso della violenza.
Cosa c’entra questo col discorso che stiamo facendo? C’entra, c’entra… Se in una qualsiasi città viene compiuta un’azione rivendicata da anarchici e qualcuno fa un comunicato di dissociazione, per le ragioni di cui sopra, ciò equivale a dire alla polizia: “Non siamo stati noi, andate a cercare dall’altra parte…”, vale a dire tra quei gruppi e individualità che non si dicono contrari alla violenza.
Come si vede, si può essere delatori anche in buona fede. Ma chi lo fa si assume comunque una grave responsabilità: quella di dare i compagni in pasto alla repressione.

Antonio Gizzo

[testo tratto da: “The Angry Brigade, 1967 – 1984. Documenti e cronologia”, Edizioni “Il Culmine”/GAS – Infinita, aprile 1995, s.l.]

Firenze, Villa Panico – Poesia, memoria e dibattito con Sante Notarnicola

 

“…dopo tentai di gettare l’anima

al di là del muro. Zelante

il guardiano me la sbattè sul muso “

poesia, memoria e critica del carcere

con SANTE NOTARNICOLA

Arrestato nel 1967 per le rapine del gruppo passato alla storia come “Banda Cavallero”,

Sante Notarnicola è stato un pioniere di quel movimento di rivolta che ha scosso dal profondo le carceri italiane negli anni Settanta, strappando conquiste per tutti i carcerati e mettendo alle corde per oltre un decennio l’autorità degli infami secondini. Ma Sante Notarnicola è anche un poeta, che ha disseminato di parole fortissime e delicate i suoi 25 anni di prigionia. Un diario di storie e di sofferenza, di lotte e dignità. Un canto d’amore alla libertà che, nonostante tutto, non si arrende.

VENERDI’ 11 MAGGIO 2012 a partire dalle 17.30

Letture Memorie Dibattito

A seguire cena e proiezioni

A VILLA PANICO

(in quel di san salvi)