Torino: 3 arresti per blitz anarchici in ufficio protesti AGGIORNATO

Lunedì mattina, in risposta alla paratica degli sfratti a sorpresa, alcune famiglie e compagni solidali decidono di occupare l’ufficio delle pubbliche relazioni degli ufficiali giudiziari. Alla fine della giornata di lotta, tre compagne vengono tratte in arresto; una di loro è Claudia, una sfrattata di origine brasiliana, le altre sono Simona e Marianna. Simona è stata sicuramente pestata, con segni evidenti, delle altre due non abbiamo informazioni certe. Come sempre accade quando lasciano troppi segni, le accuse messe in campo contro le compagne sono di resistenza e lesioni.
Mercoledì mattina si terrà l’udienza di convalida degli arresti a porte chiuse.

———– Continua a leggere

Messico: Presidio sotto l’ambasciata italiana in solidarietà con i compagni detenuti e colpiti dalla repressione

Di seguito un volantino scritto dai compagni in Messico e distribuito durante il presidio sotto l’ambasciata italiana in solidarietà con tutti i compagni detenuti  e colpiti dalla repressione in Italia. Preso da Liberacion Total:

Gli anarchici sono dichiarati nemici dello Stato e di tutte le sue strutture concrete istituzionali che servono a controllare e reprimere. Questa affermazione di principio, anche con la sua natura astratta, è una delle caratteristiche essenziali dell’anarchismo e niente può metterlo in discussione.

Lo Stato sa che gli anarchici sono i nemici irriducibili, che, con più o meno efficacia, lottano fino alla fine. Continua a leggere

La liturgia del capitale

Anno del signore 2013, la liturgia del capitale, officiata dalle gerarchie della sua chiesa si palesa ogni giorno di più, esonda dalle cattedrali della finanza, dalle quali colpiva e colpisce con violenza ma in maniera subdola, relegando la tragedia dello sfruttamento generalizzato  a mero dramma personale/familiare, interpretato sul palcoscenico della contingenza attraverso monologhi rivolti a nessuno spettatore poiché ognuno e reso attore ed unico uditore del proprio dramma.
Anno del signore 2013, nel momento in cui anche nel paese della rassegnazione e del voto al martiriologio si cominciano a notare -anche se ancora in embrione- i primi colpi d’ala della rabbia che monta i detentori del moderno scettro del comando, un tablet collegato costantemente con le agenzie di rating -la sublimazione ed il perfezionamento dell’anelito del mistico al rapporto diretto con il divino-, hanno dato mandato ai loro sgherri di “pacificare” ogni minimo sommovimento a suon di manganelli e gas CS. Prima che la rabbia, nutrita dalla disperazione divampi, prima che il processo d’autopoiesi del homo_consumens_graficaneracapitale sia messo in discussione, si rende necessario scatenare la folgore della violenza “legale” contro ogni forma anche minima di rivendicazione, ed allora ecco le cariche selvagge contro studenti, operai, dipendenti di sanguisughe multinazionali, sfrattati, disoccupati, ribelli, ecc…Il dio mercato esercita il suo imperio perché sa di poterlo fare, e può farlo per l’annale abitudine del “cittadino” (termine che avendo perso la patina dorata donatagli dall’illuminismo e dalle filosofie positiviste, oggi non è altro che un sinonimo di schiavo remissivo ed acquiescente) a chinare il capo ed accettare come ineluttabile ogni nuovo colpo infertogli dalla “vita” (chiedetevi, quanta responsabilità ha la religione della rinuncia, del “porgere l’altra guancia”, del “perdona il tuo nemico”, de “gli ultimi saranno i primi”, in tutto questo).
Anno del signore(?) 2013, si impone una scelta fra due possibilità. la prima è quella di continuare la marcia verso una gabbia sempre più angusta ed inospitale, verso uno sfruttamento ed una schiavitù sempre più oppressivi ed organizzati scientificamente, roba da far impallidire l’organizzazione da media impresa dei lager nazisti, oppure abbandonarsi al dolce tepore della rabbia che genera rivolta, che dona soltanto la certezza dell’imprevisto dal quale può nascere una nuova alba, a patto che ci sia la risoluzione necessaria a trasformare l’anno del “signore” nel primo istante di un nuovo big bang. Focolai si stanno accendendo in tutto il mondo, mai come oggi le prospettive per un incendio su vasta scala hanno rischiarato l’orizzonte della possibilità di abbattere il sistema di sfruttamento vigente, ma come si palesa sempre più il “vecchio” non si lascerà mettere da parte senza lottare, ben conscio che la sua possibilità di sopravvivenza consiste nello sfruttamento sempre più intensivo dei corpi e delle menti, e quindi metterà in campo ogni mezzo del quale dispone, dall’attacco economico a quello fisico a mezzo degli apparati repressivi che gli stati -succursali territoriali del capitale transnazionale- mettono a sua disposizione.
Se da un lato è auspicabile che in ogni luogo si creino momenti (più o meno effimeri o stabili) di autogestione orizzontale che dimostrino fattivamente la possibilità della libera e volontaria cooperazione, è altrettanto innegabile la necessità di rispondere colpo su colpo agli attacchi che ci vengono portati, ed occorre farlo con ogni mezzo, vincendo ogni pregiudizio, sia “etico” che ideologico; in questo senso il rifiuto aprioristico all’uso della violenza diventa null’altro che una sostanziale rinuncia a lottare radicalmente per la propria liberazione. Nessuno cederà mai volontariamente i propri privilegi. Capisco l’orrore, le resistenze, ma non è preferibile combattere per assicurarsi una possibilità futura che avviarsi stancamente verso un orizzonte che ad oggi è fin troppo chiaro?  Ad ognuno la scelta, ma almeno chi decidesse di continuare a vivere per concessione non si lamenti delle proprie disgrazie, non chieda grazie che non gli verranno rese, non si indigni per le botte fuori dalle scuole o i posti di lavoro, poiché sua è stata la scelta. Smettere di aver paura, di aver fiducia nell’istituzione, nella trascendenza dell’autorità e dello sfruttamento, questi i passi irrinunciabili.
mArco.

Clochard, Potere, margini…qualche riflessione

baratroBruciano i “barboni”, bruciano…e immancabilmente scende in campo la lacrimevole ipocrisia borghese che li dipinge come poveri cristi persi in una marginalità indirettamente presentata come stato di natura. Nessuno, nessuno che, dai vomitevoli schermi tv, si sogni di affrontare anche di sfuggita le cause reali, fuori da ogni mitologia pietista, che creano uno stato di cose che di naturale ha poco o nulla…

Non si risolvono i problemi con il pietismo televisivo, né con la carità dei programmi di recupero, ma è necessario mettere in discussione e attaccare direttamente quelli che sono i gangli vitali delle strutture di dominio e sfruttamento.

Non è la “natura” che crea il margine, ma il potere che per costituzione non è che potere escludente, creatore di margini appunto, di confini, che non delimitano come si potrebbe erroneamente pensare i limiti dell’autorità, bensì il baratro, ogni volta rimodulabile secondo le contingenze del potere, oltre il quale il “cittadino” si trasforma in diseredato, clochard per i politicamente corretti, barbone per i più spicci. Quel baratro che serve da memento mori da scagliare in faccia alle persone ogni qual volta il fermento sociale spinge verso la trasformazione della rivendicazione da mera manifestazione simbolica di dissenso a reale possibilità di rivolta contro lo sfruttamento costituito (autorità, dicono alcuni). Ovvia tutta l’importanza che l’accento mediatico, l’enfatizzazione televisiva hanno nella poiesi della paura come “freno” sociale.

L’ostentazione del margine, in questo senso, diventa necessario strumento della conservazione dello status quo; la ripetizione ossessiva del mantra della povertà, dell’aumento delle percentuali d’impoverimento lungi dal voler porre la questione  nella sostanza, servono altresì come minaccia incombente sul capo dei singoli individui, come una sorta di metodo mafioso di deterrenza alla rivendicazione fattiva delle proprie esistenze in luogo di un’aquiescente rassegnazione del proprio ruolo di strumento della produzione.

La paura di passare dal ruolo di spettatore dello show della marginalità ad attore della propria tragedia (a sua volta spettacolo per altri) è un deterrente (non l’unico, ma di questo ora stiamo trattando) molto efficace nei confronti della possibilità di una reale e decisa presa di possesso della propria esistenza. La “pace sociale” dev’essere tutelata non in funzione del “quieto vivere” dei membri della comunità, ma per garantire una più sistematica e scientifica organizzazione dello sfruttamento.

La povertà, il “barbone”, diventano lo spettro, la possibilità nascosta dietro l’angolo della rivendicazione non simbolica. Il Clochard è l’immagine riflessa nello specchio della possibilità.

Il problema della povertà, della marginalizzazione, non possono e non potranno mai essere risolti da una sovrastruttura autoritaria di dominio perché strumento necessario a motivare la propria esistenza ed il proprio ruolo di argine al “chaos sociale”. Il margine è lo spauracchio, l’arma, il babau, è una paura, una delle tante, utilizzate da un potere permeante, capillare, veicolato in mille maniere diverse e subdolo, molto più subdolo ogni giorno che passa, per mantenere il proprio privilegio e ritardare quanto possibile lo scoppio della rabbia sociale.

Ma com’è facilmente intuibile la “marginalizzazione” non è e non può essere la “soluzione finale” contro le possibilità della rivolta. E’ ovvio che le dinamiche stesse dello sfruttamento  -ed è sotto gli occhi di tutti- porteranno nel medio periodo (o prima, chissà…) ad un’esplosione generalizzata di rabbia che non potrà più essere affrontata se non nei canonici metodi di ogni regime (che si dica democratico, dittatoriale o religioso poco importa), ovvero con il ricorso alla repressione militare su larga scala (e nel piccolo universo dell’anarchismo la conosciamo già bene). La “marginalizzazione” ha però un’importanza, il cui peso è ancora da valutare, nel “prendere tempo” e nel dare così la possibilità agli studiosi del controllo sociale e della repressione di mettere a punto gli strumenti più utili, in un futuro più o meno prossimo, per gestire le rivolte che ineluttabilmente scoppieranno.

E’ quindi necessario, se non si vuol piangere dopo su quel che poteva o doveva essere, affrontare IMMEDIATAMENTE la sfida del margine, senza tentennamenti, ed è necessario farlo rifiutando a priori di utilizzare metodi e strutture mutuate dal sistema stesso che si combatte, pena il rischio -ma è qualcosa più di una semplice eventualità- di riproporre con diverso nome ma nella stessa sostanza ciò che si voleva abbattere. Non si tratta di sostituire potere a potere, autorità ad autorità, siano essi seguiti dal suffisso popolare o cose del genere, ma di rifiutare, di distruggere queste categorie nate in seno all’organizzazione dello sfruttamento per creare qualcosa di diverso, che sia divenire e non struttura nata a priori, non teoria che si fa realtà (con tutto quel che di tragico può conseguirne in termini di “guardie rivoluzionarie”, polizie segrete, ecc…) ma realtà e teoria che si intrecciano e contaminano nella creazione di un (in)pensato che si fa presente.

Rifiuto della gerarchia, impegno individuale, orizzontalità dei rapporti, svuotamento di senso del concetto di autorità, dell’idea di capo e di guida, questi sono elementi utili alla creazione di un orizzonte che sia altro rispetto al quotidiano di asservimento nel quale siamo costretti a vivere; chiunque proponga il contrario, chiunque proponga mitici periodi di transizione che ripropongano pizzi e vecchi merletti è o un ingenuo o ducetto in potenza.

L’incentivo all’azione diretta, all’autogestione e all’autorganizzazione ci devono vedere in prima fila; così come il rifiuto del ruolo di “guida” (un’autorità mascherata). La messa in pratica quotidiana delle idee che quindi si confrontano e compenetrano con le contingenze reali e non con quelle immaginate/codificate nei tomi -sorta di bibbie laiche- da fini immaginatori di mondi. Pratica e idea devono essere facce della stessa medaglia, pena il resuscitare di vecchi spettri in nuove salse. La guerra -perché di questo si tratta- è aperta e tutti la stiamo già combattendo, volenti o nolenti. Si tratta quindi di dare il meglio di noi.

mArco.

Fuoco!

Le manifestazioni (blande) dell’italico stivale, gli arresti di decine di “pericolosi” anarcoinsurrezionalisti e gli sgomberi, gli scontri di Madrid e la violenza che la polizia opera con malcelata gioia dimostrano due cose…la prima, se ci fosse bisogno di ribadirlo,  è la natura ed il ruolo dello stato, gendarme a protezione degli interessi del capitale (negatelo, se potete);  la seconda, e questo dovrebbero cominciare a capirlo anche quegli smidollati che si definiscono “democratici”, è che il mestiere di birro non è un lavoro come tutti gli altri, chi decide di indossare una divisa è sicuramente affetto da una patologia metale non ancora studiata, poiché se il politicante o il potente nel giocare al padrone e lo schiavo ricevono dei benefici diretti in termine di redditività, il subumano che decide di indossare una divisa si pone a difesa acritica del privilegio normato, che lui chiama legge e ordine, acquisendo come unico privilegio quello dell’utilizzo indiscriminato della violenza pagando la moneta dell’avocare totalmente il proprio libero arbitrio nella parvenza di acquisire lustro e posizione personale mentre nella realtà non si pone in nessun’altra maniera se non a guisa di cagnetto cui, ogni tanto, viene gettato qualche osso da chi, osservandolo da dietro e ridendo, gode della sua protezione. Il birro è la più bassa forma intellettiva che esiste.

Di fronte a queste figure, quelle nei palazzi, e quelle nelle strade, c’è bisogno di un salto di qualità/lucidità/realtà…ogni forma di dissenso, da oggi in poi, verrà attaccata con furore, ogni dissenziente, trasformato volente o nolente in ribelle, deve organizzarsi per la difesa e l’attacco, munitevi di fionde, di tutto il necessario per non perpetrare ancora il ruolo della vittima sacrificale sull’altrare dell’ordine degli oligarchi…smettetela con le bandiere arcobaleno, con quelle dei partiti e con quelle dei sindacati collusi, rendetevi conto che il sistema non va riformato, va distrutto. L’unica possibilità sono i rapporti orizzontali non mediati da strutture di dominio…sostituire padrone a padrone vorrebbe dire soltanto lucidare le proprie catene…RIVOLTA! E’ l’imperativo. Che lo vogliate o meno.

OP. Ardire, lo stato che si sfascia attacca i ribelli…in aggiornamento

Alessandro e Paola hanno già fatto l’interrogatorio di garanzia, hanno visto i rispettivi avvocati e possono ricevere la posta.
Sono nel carcere di Perugia, l’indirizzo è:

Alessandro Settepani
Paola Francesca Iozzi

casa circondariale Capanne
via Pievaiola 252
06132 Perugia

Sergio e Katia, rinchiusi rispettivamente a Regina Coeli e Rebibbia, faranno l’interrogatorio domani, nel momento in cui vedranno l’avvocato e nel frattempo non ricevono posta.
Anche Giulia, a Teramo, non è ancora stata interrogata.

Sono tutti in isolamento.

SOLIDARIETA’ CON GLI ARRESTATI, GLI INDAGATI, I PERQUISITI.

Aracnide – Cassa di solidarietà contro la repressione
aracnide@autistici.org

(si invita chi è in possesso di ulteriori informazioni a pubblicare aggiornamenti)

——————

Alle 4 di questa mattina i carabinieri del ROS hanno fatto irruzione in una quarantina di abitazioni attuando l’operazione repressiva contro il movimento anarchico denominata “Ardire”, ordinata dalla pm Manuela Comodi di Perugia: 10 arresti (8 in Italia, 1 in Germania e 1 in Svizzera) e 24 indagati.

Le compagne e i compagni arrestati sono:

Stefano Gabriele Fosco
Elisa Di Bernardo
Alessandro Settepani
Sergio Maria Stefani
Katia Di Stefano
Giuseppe Lo Turco
Paola Francesca Iozzi
Giulia Marziale

Per quanto riguarda le misure cautelari in Germania e Svizzera, si tratta di due anarchici già sequestrati dallo Stato da diversi anni, Gabriel Pombo Da Silva e Marco Camenisch. Tra i nomi degli indagati sono presenti anche molti compagni e compagne prigionieri/e in Grecia per il processo alla CCF.

Appena possibile diffonderemo gli indirizzi delle carceri in cui sono prigionieri e invitiamo chi avesse queste informazioni a comunicarcelo.

Tra le abitazioni perquisite, ufficialmente in cerca di materiale esplodente, documenti informatici e cartacei, anche quella di un curatore di informa-azione, a cui hanno sequestrato, tra le altre cose, i computer necessari per l’aggiornamento del sito, e di due compagni di Culmine, tratti in arresto.

Attendiamo maggiori notizie per comprendere nella sua interezza la portata e la strategia sottendente questa operazione repressiva. Non attendiamo invece ad esprimere solidarietà e vicinanza a tutti i compagni e le compagne colpiti da perquisizioni, indagini e arresti.


riceviamo e diffondiamo:

E’ la stessa storia che si ripete.

Nel contesto di una maxi-operazione (“Operazione Ardire”… ma che nome del cazzo è?) contro anarchici ed incendiari della pace sociale, alle 4.00 della notte tra il 12 ed il 13 giugno, subisco una perquisizione domiciliare da parte dei ROS di Perugia e di Bologna, oltre ad un paio di carabinieri locali (anche se con esito negativo, a differenza dell’ultima). Cercavano le stesse cose dell’altra volta: computer, materiale esplodente, ecc.
Questa volta, però, con una simpatica sorpresa: i signori in divisa, per ordine dell’ormai nota suor M. Comodi, mi informano del fatto che è stata aperta un’indagine nei miei confronti, per il solito articolo 270bis.
Voglio comunque chiarire che, sebbene mi sia stato assegnato al momento un avvocato d’ufficio, revocherò ogni difesa legale, poiché nego il diritto e non riconosco nessuna autorità, giudiziaria o meno.

In ogni caso, una classica retata in grande stile, per la quale, tra l’altro, sono in custodia cautelare una decina di anarchici e sono sotto indagine più di una ventina di persone, tra cui anche alcuni/e compagni/e della CCF, ma è ancora presto per avere un quadro generale della situazione.

Che dire? Sarebbe ripetitivo sottolineare che, nonostante tutti gli anni di galera sotto i quali possono seppellirci, l’incendio che portiamo dentro è ormai inarrestabile.
Esso si espande, fiero, ed incontra le fiamme degli affini di ogni dove, coloro che, in un mondo come questo, accettano un’unica posizione: quella dell’attacco.
Questi straordinari compagni, il cui odio brucia come mille soli che splendono nel cielo, sono gli amici ed i fratelli con cui condividiamo rabbia e dolore, lacrime e sorrisi, dubbi e passioni che pesano come macigni e fischiano come piombo; sono coloro che minacciano la società, le sue leggi ed i suoi difensori con la loro stessa esistenza; sono quei ribelli indomiti che illuminano le notti e dipingono le città coi colori della distruzione e della rivolta.
Anche da dietro le sbarre delle carceri o all’interno dei tribunali, i loro sguardi, le loro parole ed i loro pensieri sono armi pericolose e si fanno lime affilate per l’evasione, benché giudici e PM tentino di soffocare in loro qualsiasi barlume di potenza individuale.
Ma questi scarti umani non possono fermare la furia iconoclasta che si sta diffondendo come un virus.
Noi siamo l’infezione… e non c’è nessuna cura. Né per i “padroni”, né per i “servi”.

Il caos è alle porte…

Un gigantesco, incandescente, complice abbraccio di fuoco a voi, compagni.

SOLIDARIETA’ TOTALE CON I RIBELLI ARRESTATI ED INDAGATI
PER LA DISTRUZIONE DELLA SOCIETA’
CHE IL RUGGITO DELLE POLVERI SQUARCI IL SILENZIO DELLA PACE SOCIALE

VIVA L’ANARCHIA!

Tomo, 13 giugno, dal mio Nulla.

Firenze – Assolti i 19 compagni sotto processo per associazione sovversiva

Ieri il tribunale fiorentino ha assolto i 19 compagni processati per associazione sovversiva, smontando di fatto i ridicoli teoremi dell’isterica PM Pietroiusti.

Alcuni compagni sono però stati condannati per reati specifici.

Non ci interessa tessere le lodi di qualsiasi tribunale, ci mancherebbe, probabilmente questa volta il teorema era troppo palesemente ridicolo anche per chi generalmente non si perita ad emettere sentenze al limite del grottesco.

Rileviamo invece l’oscenità veicolata nuovamente dai media che nel riportare le assoluzioni ha dato più spazio ai capi di imputazione, nel caso per esempio de “Il sito di Firenze” gli infami ostensori dell’ “articolo” si sono profusi nella spiegazione di cos’è e cosa recita l’articolo 270bis, che alla sentenza e, sempre nel caso del simpatico sito, sono stati pubblicati tutti i nomi ed i cognomi degli imputati, evidentemente con l’intento di marchiarli…ma sappiano i libellisti che nessuno si vergogna di niente, che anzi che l’onore di essere invisi all’autorità è direttamente proporzionale allo spessore dei muri entro i quali vorrebbero rinchiuderci.

Un abbraccio agli imputati. Viva l’anarchia!

 

Ultime pubblicazioni sull’Anarchismo Pistoiese

Uscite interessati in questo mese di Marzo, pubblicato su Microstoria un ottimo articolo a firma dell’amico Roberto Daghini  su Egisto Gori. Il pezzo si intitola “Egisto Gori, una vita per l’Anarchia – Un libertario pistoiese tra grande guerra, fascismo e Resistenza”. Ovviamente consigliamo di cercarlo e dargli un’occhiata e vogliamo anche ringraziare Roberto per l’instancabile lavoro di ricerca che ovviamente non si esaurisce con questo articolo…a breve nuove interessanti!

[Pisa] VolterrAnarchica

il 18 settembre a Volterra (PI)

Programma:

Dalle ore 16:
Dibattito NO CIE NO LAGER: “A tutti coloro che individualmente e collettivamente si oppongono al disumano progetto CIE in Toscana e a tutti i lager per immigrati”

A seguire:

– poesie libertarie

-cena libertaria (ore 20 circa)

– canti anarchici con un gruppo musicale di Carrara

Per tutta la serata:
Stampa libertaria, Mostra NO CIE e Anarcovideo

Related Link: http://www.kronstadt-toscana.org/