Firenze: continue aggressioni dei vigili a danno degli ambulanti

vigiliDalle strade ci giunge notizia che continuano, dopo i fatti di qualche mese fa, le aggressioni da parte dei vigili fiorentini a danno degli ambulanti senegalesi, evidentemente l’amministrazione della città di Dante e le merde municipali si sentono legittimate dal clima cittadino ad aggredire impunemente. La dinamica è sempre la stessa, avvicinatisi agli ambulanti, vestendo rigorosamente in borghese, afferrano tutto il materiale possibile dai teloni sui quali poggia la mercanzia tentando anche di trattenere violentemente l’ambulante.

Alcuni consigli soprattutto per chi gira in zona duomo: generalmente le merde sono in due, di cui uno sulla sessantina, baffi bianchi e quasi sempre occhiali da sole, A ben guardare, oltre al borsello o allo zainetto di digossiana memoria, generalmente hanno anche l’auricolare all’orecchio e -cosa importante- i guanti di pelle d’ordinanza infilati nella tasca dietro dei pantaloni. Alcuni sono anche stati visti con la radiolina da birro mal celata.

La speranza è che si organizzino delle simpatiche passeggiate per le vie del centro e chissà, incontrati i merdosi, fargli capire energicamente quanto non ci piacciono…ci vediamo in strada…chissà…

Firenze – Appello per una mobilitazione contro omicidi di Stato e repressione

iceviamo e diffondiamo:

ASSASSINI!

Tra gennaio e febbraio del 2012, due uomini furono assassinati nelle camere di sicurezza della Questura di Firenze.
Il primo, Youssef Ahmed Sauri, marocchino, venne prelevato da una pattuglia della polizia intorno alle 8 di sera davanti all’ospedale di Santa Maria Nuova mentre gridava disperatamente “aiuto!”. A un passante che si era messo nel mezzo gli sbirri intimarono di farsi gli affari suoi. Tre ore dopo, gli infermieri ne constatavano il decesso in Questura. Secondo le forze dell’ordine si era impiccato.
Il secondo, Rhimi Bassem, tunisino, 26 anni, venne fermato nei pressi della stazione Leopolda. Condotto in Questura, sarebbe morto per un malore. Peccato che i parenti ne abbiano visto la salma martoriata dalle percosse, come documentato persino da una foto del cadavere che aveva ferite al volto e un buco sulla nuca.

Nei mesi successivi, in città, si ebbero alcune proteste. Le comunità marocchina e tunisina scesero in strada al grido di “Basta morti in Questura!”. Anche alcuni anarchici, a più riprese, dissero la loro. Perché era chiaro a tutti che la polizia aveva nuovamente assassinato due di quegli indesiderabili che tutti i giorni gli sbirri fermano, picchiano e rinchiudono.

Il 29 marzo 2012, nei dintorni di Piazza Dalmazia, la Digos, col supporto di tre volanti, tenta di fermare un gruppetto di anarchici mentre protesta contro gli omicidi polizieschi. Dopo un parapiglia ne porta via tre in malo modo. Anche altri compagni, accorsi a manifestare solidarietà sotto la Questura, vengono fermati. La giornata si chiude con tre arrestati per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, due compagne rilasciate con denunce per gli stessi reati e tre compagni colpiti da foglio di via. Una punizione esemplare per chi aveva osato denunciare ciò che era sotto gli occhi di tutti.
Come nella vecchia fiaba il re era nudo. Bisognava azzittire il bambino che ne aveva additato le vergognose nudità, con ogni mezzo necessario. Perché gli sbirri possano continuare a fare il loro mestiere di assassini, ripulendo le città dorate da tutti quegli indesiderabili che le infestano  – specie se sono senza soldi e senza documenti. Perché i piani dell’autorità si impongano sempre sulle esigenze della libertà, a qualsiasi costo – morti compresi. Perché lo Stato e il Capitale  possano continuare a detenere il monopolio della violenza.
Se autopsie compiacenti, giornalisti reticenti e una dura risposta repressiva hanno insabbiato questa vicenda, per noi la questione non è affatto chiusa. Anzi.

Il 23 maggio si apre il processo a 5 compagne e compagni denunciati per aver gridato che la polizia uccide. Non lasciamoli soli, non restiamo in silenzio. Portiamo in strada la rabbia per tutti gli Youssef Sauri e gli Aldo Bianzino, per i Rhimi Bassem e i Giuseppe Uva, per i Marcello Lonzi e i Michele Ferrulli, per i tanti e le tante che ogni giorno muoiono assassinati da mano poliziotta.

SOLIDARIETA’ AI 5 PROCESSATI DI PIAZZA DALMAZIA
Solidarietà ai processati del 15 ottobre, ai compagni anarchici rinchiusi a Ferrara e a tutti i colpiti dalla repressione delle lotte

SABATO 18 MAGGIO 2013 FIRENZE PIAZZA DELLA REPUBBLICA H 14.30
CORTEO
CONTRO GLI OMICIDI DI STATO E DI POLIZIA
CONTRO LA REPRESSIONE

SABATO 11 MAGGIO
ai Giardini del Mezzetta (San Salvi) dalle 16.00 presentazione del corteo

GIOVEDI’ 23 MAGGIO h 9.30 in concomitanza con il processo ai compagni PRESIDIO a Piazza Dalmazia

Prigionieri – Solidarietà per Sergio

riceviamo e diffondiamo:

SOLIDARIETA’ PER SERGIO

Da più di 40 giorni un compagno molto determinato è in sciopero della fame per ottenere i colloqui con la sua compagna. All’interno di un carcere è chiaramente più difficile che fuori far sentire la propria voce per ottenere le proprie rivendicazioni, ancora di più in una sezione AS2, creata apposta per confinare chi si batte contro questo mondo infame ed evitare che si organizzi con tutti gli altri detenuti per creare delle lotte all’interno di una prigione. Una delle poche forme di scontro che restano ai ribelli in regime Alta Sicurezza è utilizzare il proprio corpo come campo di battaglia, la rinuncia al cibo come mossa per mettere in crisi l’avversario e sperare che ceda. Continue reading

Firenze – Una buona notizia: tutti assolti per il “corteo della Madonna”

riceviamo e diffondiamo:

L’8 dicembre 2007,  in risposta agli sgomberi di Villa Panico e Asilo Occupato, un corteo vivace e senza alcuna autorizzazione sfilò per le strade di Firenze approfittando della festa dell’immacolata. Dopo aver riempito di uova le gioiellerie del Ponte Vecchio, il corteo si diresse all’ex-Casa del Popolo di Santo Spirito e la occupò. L’occupazione, durata circa due settimane, fu la degna prosecuzione di quella giornata e venne volontariamente abbandonata alla vigilia della ripresa di Villa Panico. Oltre a tante belle sensazioni e alla scoperta di nuove complicità, il corteo della Madonna si lasciò dietro i soliti strascichi giudiziari e 13 compagni si trovarono denunciati per manifestazione non autorizzata, danneggiamento, occupazione e persino resistenza a pubblico ufficiale, nonostante l’assenza di qualsiasi contatto con gli sbirri.

Questo lunedì, la sentenza di primo grado ha visto tutti i compagni assolti da tutte le accuse.

Lo facciamo sapere perché vogliamo aggiungere un po’ di schiuma alle boccacce rosicanti della Digos, che in questo momento si starà chiedendo in cosa abbia sbagliato nel montare le accuse.

Ma lo facciamo sapere soprattutto perché a Firenze e altrove sono tanti i processi di dubbia consistenza, imbastiti per spaventare i tanti e tante che rischiano la loro libertà nelle lotte sociali anticapitaliste e antiautoritarie. Coraggio compagni, la strada è accidentata, ma non sempre la fortuna si dimentica di aiutare gli audaci.

qualche smadonnatore che c’era

Firenze – Ricominciamo [sulla risposta agli arresti]

riceviamo e diffondiamo:

Firenze – Ricominciamo  [sulla risposta agli arresti]

Non siamo soliti fare resoconti di tutte le nostre uscite, ma dopo i fatti degli ultimi giorni ci sembra importante informare i compagni sulla situazione attuale a Firenze, sui problemi da affrontare e le potenzialità  da sviluppare.
Tanto per cominciare i fogli di via non sembrano aver intimidito nessuno e saranno deliberatamente ignorati.
Scarcerati nella tarda mattinata di sabato,  tre cari compagni saranno costretti a stare nelle rispettive città di residenza poiché colpiti da obblighi di dimora: Sandro e Filomena a Pontassieve, Nicola a Pistoia. La poca distanza da Firenze ci permetterà comunque di vederli quotidianamente e di sicuro non saranno lasciati soli.
La risposta agli arresti è stata pronta e buona.
La mattina di sabato si è tenuto un presidio al mercato di piazza Dalmazia, partecipato da circa 60/70 persone, provenienti da Firenze come da altre città.
Il presidio è stato molto tranquillo (e forse anche un po’ noioso) per una scelta precisa: si voleva rincarare la grossa figura di merda fatta dalla Digos nella mattina di giovedì, quando gli sbirri hanno brutalmente arrestato i compagni  tra le grida di sdegno della gente. La tranquillità del presidio ci ha permesso di confrontarci con diverse persone che cominciano ad aprire gli occhi sulle pratiche reali delle forze di polizia. Sono stati distribuiti e attacchinati gli stessi volantini di giovedi mattina: contro la presenza della polizia in strada e sugli assassinii di Youssef  Ahmed Sauri e R’Himi Bassem da parte delle guardie. Due camionette che ci attendevano di fronte al carcere di Sollicciano sono state lasciate a sorvegliare il nulla.
Dopo aver preso un bus, ci siamo concentrati di nuovo in centro. Verso le due e mezzo è partito un corteo di una quarantina di persone, che da via Palazzuolo ha attraversato tutto il centro storico fino a Piazza Sant’ Ambrogio. Interventi continui, cori, manifesti sugli omicidi di Stato e scritte contro la polizia lungo tutto il percorso. Le ghigne contrite dei digossini al seguito e l’attenzione della gente sono stati un buon termometro della situazione: in città la Questura ha perso un po’ della sua faccia migliore. Pochissimi e contenuti i momenti di tensione.
Significativo è stato il contributo dei compagni da fuori, cui mandiamo un abbraccio di cuore, come a tutti coloro che in vari modi ci hanno dato appoggio qui e nelle altre città.

Un’ultima considerazione: i fatti di giovedì hanno segnato senza dubbio un salto di qualità nella gestione quotidiana dei conflitti sociali a Firenze. Se gli sbirri si sono messi in testa di arrestare  compagni per un volantinaggio e due manifesti sul muro, se hanno deciso di impedire i concentramenti solidali sotto la Questura ogniqualvolta vi siano dei fermi, prendendo i documenti a tutti i presenti e staccando direttamente sul posto fogli di via…questa è una svolta repressiva che tocca tutti coloro che rompono gli argini sempre più stretti della legalità. Ne va della possibilità di volantinare sulla pubblica piazza, di far parlare muri bianchi e muti, di sfilare senza autorizzazione, di esprimere solidarietà ai fermati in Questura, di vivere la città senza avervi una residenza anagrafica e riconosciuta. Non scardinare  questi meccanismi giorno per giorno, limitandosi a risposte episodiche, significa ficcarsi tutti quanti in un vicolo cieco. Se continueremo a pensare di non essere mai abbastanza per agire, non ne usciremo più. La forza del numero ha certo il suo peso specifico nelle lotte, ma non si ottiene distribuendo il bollettino del censimento, e soprattutto non è la sola forza. Che la fantasia e l’imprevedibilità ci aprano la strada nella giungla della repressione.

Nella giornata di sabato abbiamo dimostrato che non ci hanno fermato neanche stavolta. Continuiamo così.
Avanti tutta, ma davvero!

Alcuni anarchici a Firenze
Disadattati autorganizzati

Firenze – aggiornamenti sui fatti di Giovedì

Giovedì lo sbirrame fiorentino aveva aggredito ed arrestato tre compagni, Nicola, Filomena e Sandro accusandoli di sciocchezze varie, tra le quali resistenza e lesioni. Stamani il giudice ha deciso di fare un favore alla digos della città vetrina e, non potendo evidentemente confermare gli arresti, ha comminato tre obblighi di dimora nei comuni di residenza, quindi due a Pontassieve ed uno a Pistoia. E’ evidente come quest’operazione sia volta a togliersi di torno in qualsiasi maniera gli “elementi di disturbo” che si muovono in città e non potendo (ancora) comportarsi con disinvoltura con gli Anarchici come invece gli è da qualche tempo permesso  con i migranti in stato di fermo,  ammazzati di botte nella camera di sicurezza della questura, si arrangiano come possono.  Solidarietà ai compagni colpiti dalla repressione, fuoco alle galere e morte all’autorità!

Firenze- Aggiornamento sul processo per 270 bis contro 19 anarchici

riceviamo e diffondiamo:

Si avvicina alla sentenza di primo grado il processo contro 19
anarchici fiorentini, frequentatori di Villa Panico e della Riottosa e tutti accusati di associazione sovversiva con finalità di eversione e terrorismo. Questa inchiesta ha preso il via il 29 novembre 2007, con la perquisizione e lo sgombero dell’Asilo Occupato di via Bolognese e di Villa Panico (poi rioccupata), per iniziativa della Digos di Firenze e della solita inquisitrice da quattro soldi Angela Pietroiusti, già responsabile delle inchieste e degli arresti contro gli anarchici di Pisa.
I 19 anarchici sono accusati essenzialmente di manifestazioni non autorizzate, occupazioni e danneggiamenti, il tutto condito dalla traballante accusa di detenere armi da fuoco mai ritrovate. Dopo il rinvio a giudizio voluto dal gup Michele Barillaro del luglio 2010, il processo sta procedendo speditamente in corte d’assise ma…con ben magri risultati.
Il 13, 14 e 15 dicembre ci sono state tre udienze consecutive. La pm Pietroiusti ha chiesto una nuova perizia sui presunti spari registrati nelle intercettazioni telefoniche. Richiesta respinta. E’ stata poi la volta del patetico ex assessore alla sicurezza di Firenze Graziano Cioni, costituitosi parte civile contro gli anarchici, rei di averlo sbeffeggiato. Un delirio persecutorio che pare non convincere proprio nessuno.
Durante l’udienza del 13 l’Aula Bunker ha ricevuto la visita di alcune decine di sovversivi solidali, venuti a dire la propria con megafono, rumore di pentole e lancio di petardi, non prima di aver fatto i propri saluti anche al vicino quotidiano la Nazione e al tribunale del Riesame.
La sentenza di primo grado è prevista per la metà di marzo.

alcuni processati

Firenze – Fissata prima udienza per associazione sovversiva

riceviamo e diffondiamo:

Oggi 6 ottobre doveva cominciare il processo per associazione sovversiva con finalità di terrorismo (270 bis) contro 19 anarchici, accusati a vario titolo di reati come occupazioni abusive di edifici, danneggiamenti, interruzioni di pubblico servizio e manifestazioni non autorizzate.

L’udienza, prima in un fitto calendario, è stata però rinviata al 18 ottobre.

Comincia dunque la fase dibattimentale di un procedimento che vede schierato come pubblica accusa il procuratore capo di Firenze, Giuseppe Quattrocchi, subentrato all’ormai screditata Angela Pietroiusti, pm che ha tratto più infamia che gloria da questa come da altre inchieste (è stata pm anche nei due processi contro i compagni di Pisa).

Questo raffazzonato procedimento giudiziario, che ha tentato anche, con scarso successo, di attribuire agli anarchici fiorentini il possesso di una pistola, si deve alla Digos fiorentina, recentemente rilanciatasi con un’inchiesta per associazione a delinquere contro la componente radicale del movimento studentesco.  Ma è stato fortemente voluto pure da Graziano Cioni, ex assessore alla sicurezza poi trombato da un’inchiesta sulla speculazione edlizia e pare, anche, gravemente malato.

Nota a margine: il capo della Digos che gestì l’operazione, Alfredo Pinto, marito di Angela Pietroiusti, è stato poi allontanato con infamia dalla questura.

Morale: forse gli anarchici non fanno paura, ma portano sfiga.

Possibile che entro la fine dell’anno si arriverà alla sentenza di primo grado. Si consigliano quanti frequentano il tribunale di dotarsi di cornetti rossi ed amuleti.

jettatori sovversivi