Alessandria: Comunicato sullo sciopero di Alfredo e Sergio

Apprendiamo che a partire da martedì  29 gennaio i compagni Alfredo Cospito e Sergio M. Stefani, prigionieri nella sezione AS2 del carcere di Alessandria, hanno iniziato uno sciopero della fame teso all’ ottenimento dei colloqui con le rispettive compagne. Ricordiamo che Alfredo non è mai stato autorizzato , dal momento del suo arresto il 14 settembre , ai colloqui con la propria compagna in quanto indagati nel medesimo procedimento . Sergio era autorizzato ai colloqui con la sua compagna, ma essendo anche lei detenuta a seguito della medesima indagine, non l’ha potuta rivedere fino alla sua scarcerazione in data 21 dicembre. In seguito è riuscito ad effettuare tre colloqui prima che l’indagine passasse dalla procura di Perugia a quella di Milano, che ha deciso di negare i colloqui. Quello che segue è un breve messaggio con cui hanno voluto rendere pubblico il loro gesto.

 “Il mondo mercantile, la società tecno-industriale, la civilizzazione stessa poggiano le loro fondamenta, non sugli individui per propria natura differenti ed imprevedibili, ma sulla massa omogeneizzata dall’educazione, dalla morale e dalla legge. In questo mondo ogni rapporto sincero e profondo diventa sospetto, i legami di affinità sinonimo di sodalizio “criminale”, la solidarietà ridotta a mera esecuzione di un comando. Ma noi rifiutiamo di ridurre al realismo i nostri desideri e di addomesticare le nostre passioni. Viviamo la nostra vita senza mediazione, senza accontentarci e questo ha disegnato sui nostri volti il sorriso di gioia che mai ci abbandona. Per questo non possiamo accettare che nessuno tenti di recidere i nostri legami ed intraprendiamo questo sciopero della fame pregustando la dolcezza dell’abbraccio delle nostre compagne”

[Sanremo] Presidio anticarcerario e solidale per Nicola e Alfredo

SOLIDARIETA’ CON TUTTI I COMPAGNI E I RIBELLI COLPITI DALLA REPRESSIONE

Il 7 maggio 2012 viene colpito a Genova uno dei  boss del nucleare, Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, una delle aziende di Finmeccanica, che oltre ad occuparsi di ricerca nucleare, vende tecnologie alle più spietate dittature, progetta e costruisce strumenti per il controllo sociale e la repressione, nonché armi di distruzione di massa.
In seguito alla relativa inchiesta scattano varie perquisizioni e due anarchici, Alfredo e Nicola, vengono accusati di essere gli autori dell’attacco ed arrestati, una terza persona viene indagata.  Tuttora Alfredo e Nicola sono rinchiusi nel carcere di Sanremo, in regime di isolamento totale, dove subiscono un arbitrario sequestro della corrispondenza.

E’ evidente che lo Stato democratico, nella sua caccia alle streghe, sta attuando una strategia repressiva tesa all’annientamento su tutti i livelli di chi ritenuto una spina nel fianco dei detentori del potere, gestori dell’ordine e del mantenimento della pace sociale.
Alle carcerazioni spesso seguono regimi detentivi di isolamento tesi all’annichilimento della persona e della sua dignità nonché all’allontanamento reale dai rapporti e dalle lotte, sociali e individuali.
Non possiamo rimanere ad osservare i loro intenti. Proponiamo a tutti i coloro che non intendono lasciare solo chi è stato arrestato ed indagato per l’inchiesta sull’attacco ad Adinolfi  un appuntamento sotto il carcere di Sanremo.

Perché la solidarietà sia più forte della segregazione a cui i compagni sono obbligati. Inoltre, che la solidarietà distrugga quel muro di ipocrisia che abbiamo vissuto sulla nostra e sulla loro pelle.

Vogliamo la libertà per Alfredo e Nicola!

Ora più che mai è necessario usare la solidarietà come un’arma!

PRESIDIO SOLIDALE CON ALFREDO E NICOLA
SOTTO AL CARCERE DI SANREMO
SABATO 17 NOVEMBRE DALLE ORE 15.00

Per la libertà!
Per l’ Anarchia!

Anarchici/e

INDICAZIONI STRADALI PER ARRIVARE AL CARCERE DI SANREMO: Uscita A10 Arma di Taggia. Usciti dall’ autostrada, scendendo  sulla destra si trovano le indicazioni x l’ Aurelia bis  ed è anche indicato il carcere. Usciti dall’ Aurelia bis girare verso l’ entroterra, si imbocca una strada tra  qualche officina e capannone  in zona semi campestre e si arriva davanti al carcere ( pochi minuti in auto dal casello di Arma)

Qui sotto il manifesto apparso a Genova:

http://informa-azione.info/genova_manifesto_apparso_sui_muri_di_genova_per_il_presidio_in_solidariet%C3%A0_a_nicola_e_alfredo

Firenze – Una buona notizia: tutti assolti per il “corteo della Madonna”

riceviamo e diffondiamo:

L’8 dicembre 2007,  in risposta agli sgomberi di Villa Panico e Asilo Occupato, un corteo vivace e senza alcuna autorizzazione sfilò per le strade di Firenze approfittando della festa dell’immacolata. Dopo aver riempito di uova le gioiellerie del Ponte Vecchio, il corteo si diresse all’ex-Casa del Popolo di Santo Spirito e la occupò. L’occupazione, durata circa due settimane, fu la degna prosecuzione di quella giornata e venne volontariamente abbandonata alla vigilia della ripresa di Villa Panico. Oltre a tante belle sensazioni e alla scoperta di nuove complicità, il corteo della Madonna si lasciò dietro i soliti strascichi giudiziari e 13 compagni si trovarono denunciati per manifestazione non autorizzata, danneggiamento, occupazione e persino resistenza a pubblico ufficiale, nonostante l’assenza di qualsiasi contatto con gli sbirri.

Questo lunedì, la sentenza di primo grado ha visto tutti i compagni assolti da tutte le accuse.

Lo facciamo sapere perché vogliamo aggiungere un po’ di schiuma alle boccacce rosicanti della Digos, che in questo momento si starà chiedendo in cosa abbia sbagliato nel montare le accuse.

Ma lo facciamo sapere soprattutto perché a Firenze e altrove sono tanti i processi di dubbia consistenza, imbastiti per spaventare i tanti e tante che rischiano la loro libertà nelle lotte sociali anticapitaliste e antiautoritarie. Coraggio compagni, la strada è accidentata, ma non sempre la fortuna si dimentica di aiutare gli audaci.

qualche smadonnatore che c’era

Prigionieri No Tav – Maurizio trasferito a Ferrara

In concomitanza con il presidio solidale e anticarcerario sotto il carcere di Cuneo, apprendiamo che Maurizio Ferrari, arrestato il 26 gennaio scorso in seguito all’operazione repressiva contro la resistenza No Tav, è stato trasferito presso la prigione di Ferrara. Come prima risposta a questa subdola manovra viene confermato, con ancora più rabbia, il presidio davanti al carcere di Cuneo.

Per scrivere al compagno:

Maurizio Ferrari
C.C. Via Arginone, 327
44122 FERRARA

Prigionieri – “Il mondo in due righe” | Lettera di Massimo

IL MONDO IN DUE RIGHE

A volte, certi episodi minuti hanno per noi la forza di una metafora sul mondo.
Nei giorni scorsi ho ricevuto molti telegrammi, sia di compagni sia di altri che compagni non sono o non si definiscono. Poche righe, come la forma impone, generalmente due.
Eppure in quelle righe c’è un mondo, il nostro mondo. Parole di libertà, di solidarietà, di sogno, di ironia, di amore. Parole che rincuorano, fanno ridere, commuovono. Parole magiche, perché rendono presente l’assenza. Alludono alle lotte, a galere che saltano in aria, ad affetti che non si spezzano; alla vita per cui ci battiamo.
Una sera, in isolamento, sentiamo i detenuti delle altre sezioni battere sulle sbarre e urlare – le urla di sempre, “libertà”, “amnistia”…
Anche noi, pochi, decidiamo di unirci alla battitura. E’ il minimo. E urliamo non solo la libertà, ma anche il nome di un ragazzo, a noi sconosciuto, morto il giorno stesso, impiccato in un carcere a una quarantina di chilometri da quello in cui siamo rinchiusi.
Dopo un po’, arriva la guardia e ci dice semplicemente: “Adesso scrivo due righe!!” “Due righe”, nel gergo del secondino, significano un rapporto disciplinare. Anche quelle due righe, così come i telegrammi, contengono un mondo intero. Di meschinità, di servilismo, di potere. Con due semplici righe, una prigionia si può allungare. Ed è in fondo poca cosa. Ma con due righe altre vite vengono spezzate. Degli individui, in altre parti della città e del mondo, vengono espulsi, cacciati, cancellati, condannati a morte. In altre epoche, finivano in una nuvola di gas, o sotto la neve, o davanti a un plotone di esecuzione, o su isole lontane.
Ripeto mentalmente qualche frase dei telegrammi, e penso che aveva proprio ragione Stig Dagerman: “Chi costruisce prigioni si esprime sempre meno bene di chi costruisce la libertà”. Poi torno a battere e a urlare, assieme ai miei fratelli.

Massimo
(scritto nel carcere di Tolmezzo il 30 agosto 2012)


Per scrivere al compagno, trasferito nel carcere di Alessandria:

Massimo Passamani
Carcere San Michele strada Casale 50/A
15122 Alessandria

Prigionieri – “Settembre con chi vuoi?” | Libertà per Alfredo e Nicola

Settembre con chi vuoi?
Venerdi 14 settembre vengono arrestati Nicola ed Alfredo, anarchici conosciuti da anni a Torino ed in Italia,l’ accusa non è delle più lievi:attentato con finalità di terrorismo  per il ferimento dell’  AD di Ansaldo Nucleare, azione rivendicata nel maggio 2012 dal Nucleo Olga Fai- Fri. Al momento del fermo non emerge nulla se non una ricostruzione fatta con poca arte da ROS e Digos , in litigioso connubio,che aveva portato ad una prima richiesta di arresti  l’11 luglio 2012, rigettata dallo stesso g.i.p. per l’ insussistenza del quadro probatorio.Al rifiuto del g.i.p. il P.M. torna alla carica, sguinzagliando con magri risultati RIS,ROS,Digos,ecc ,fomenta compulsivamente  i suddetti che dopo un ulteriore  rimescolamento di intercettazioni, vecchi fascicoli informativi ed amenità varie producono il capolavoro:vanno arrestati per pericolo di fuga,vogliono scappare, prima a giugno poi a settembre ,finanziandosi la latitanza dorata con con i proventi di una tattoo convention,andranno in Francia, no in Portogallo, no in Messico, probabilmente con l’ ausilio di una Toyota picnic da rottamare, forse vendendosi i  quadri che hanno in casa, vanno arrestati x pericolo di fuga, anzi no perchè uno sta andando a lavorare, non riesce neppure a  progettare le vacanze,vanno arrestati perchè anarchici insurrezionalisti,anzi no  filobrigatisti (visto che vanno ad ascoltare la conferenza del già noto brigatista da poco uscito dal carcere Sante Notarnicola) vanno arrestati perchè strappano microfoni e telecamere quando se le trovano in giro x casa,perchè frequentano pregiudicati , perchè controllano su internet  le notizie delle indagini   sul suddetto ferimento e su altre notizie di repressione antianarchica,perchè fanno commenti scherzosi sui continui retatoni ed indagini benchè ben consapevoli di essere ascoltati,perchè fermano a loro discrezione gli stessi sbirri che li seguono,perchè fanno un giornale che si chiama KNO3,perchè hanno un altro processo  in corso, per 270 bis a Perugia, perchè  è da 15  anni, dal processo Marini in poi ,che vengono indagati dalle più svariate procure d’ Italia, quindi qualcosa dovrà pur esserci.

Io so di avere due amici, compagni, fratelli, o come ho preferito chiamarli in 15 anni di amore ed amicizia nostra , so che sono in galera, in isolamento, so che  bisogna lottare per la libertà loro e per quella di tutti i prigionieri, tutto il resto sono veline di questura e chiacchere da osteria.

irrimediabilmente x l’ anarchia  anna

PER SCRIVERE AI COMPAGNI:  

NICOLA GAI
ALFREDO COSPITO

CASA CIRCONDARIALE SANREMO
VIA VALLE ARMEA  144
18038  SANREMO (IM)

Op. Ardire – Due scritti di Giulia dal carcere di Rebibbia

Riceviamo e diffondiamo due comunicati di Giulia, compagna anarchica prigioniera dal 13 giugno nel carcere di Rebibbia per l’operazione Ardire.

Per scriverle:

Giulia Marziale
CC Rebibbia Femminile
Via Bartolo Longo 92
00156 Roma


Da una galera

Attenzione! Attenzione!
Questo, a distanza di 100 giorni dal mio arresto, è un piccolo contributo che voglio dare per mettere in guardia voi tutte e tutti.
1) Se per caso avete lampadari in casa, funzionanti con lampadine, fate attenzione, potreste pentirvene. Ma se proprio non potete farne a meno di averne qualcuno, non tenete in casa altre lampadine, oltre quelle già inserite negli appositi lampadari. Quando si fulmineranno, vagherete nel buio e solo allora potrete averne di nuove. Assicurandovi però di buttare quelle rotte, perché anche esse, come fatto notare dagli acutissimi Ros e Pm, sono un ottimo mezzo per costruire bombe.
2) Se ritenete opportuno abbellire la vostra presenza fisica con orecchini, badate bene a non acquistarli, qualora siano di rame. E se per caso un amico o amica ve ne voglia regalare un paio, separatevene senza indugi, perché sono armi pericolosissime.
3) Se non avete la maniacale abitudine di dare un posto ad ogni cosa, ma siete disordinati e tendete ad avere una improvvisata scatola degli attrezzi, dove tenete fra l’altro chiodi e pinzette per fermare i fogli, che dirvi? Evidentemente siete pericolosi terroristi, pronti a preparare bombe in ogni minuto.
4) Se vi capita di avere in casa mollette per i panni, non di plastica, bensì di legno, inceneritele, bruciatele, spargete le loro ceneri ai quattro venti. Non avete idea di cosa si nasconda dietro di loro.

A voler essere seria, tutta questa trafila di piccoli, ma non poco importanti avvertimenti, servono perché la notte in cui mi hanno arrestata hanno trovato nella casa dove vivo con il mio compagno (e dove non mi trovavo) lampadine di riserva, orecchini di rame, chiodi, ferma fogli e una molletta di legno. Il tutto è stato messo insieme, fotografato e sistemato da loro stessi in modo tale da farlo sembrare un assemblaggio di oggetti per preparare ordigni esplosivi. Così, infatti, il materiale sequestrato è stato presentato dai Ros e dalla Pm durante l’udienza del riesame.
Non parliamo ovviamente del fatto che, non avendo trovato alcun materiale cartaceo che descrivesse come si preparino tali bombe, sia stato da loro detto, evidentemente grandi conoscitori della mia persona, che non ce ne era bisogno, “perché era tutto nella mia mente, nella mia salda memoria!” Ogni commento è superfluo, vero?

Vorrei aggiungere un ultimo punto della lista, seppur a prima vista possa sembrare poco inerente ai precedenti:
5) Se questo mondo vi fa schifo; se ripudiate guerra, sfruttamento e devastazione; se non avete mai avuto il timore di dirlo; se non avete mai abbassato la testa pensando “non ci posso fare niente”; se ci avete sempre messo la faccia; se avete chiara la coscienza di chi sono i responsabili delle vite terribili che conduciamo; se siete convinte che la società in cui viviamo sia lobotomizzata; se non riuscite a guardare una gabbia con indifferenza; se il cuore vi si chiude, il sangue vi pulsa, la vista si annebbia al pensiero di una donna, di un uomo o di un animale rinchiuso, beh, prima o poi, come dice una donna rinchiusa qui con me “ti devi fare la galera”.
E se questo mio essere, questa Giulia che sto scoprendo forte, dignitosa, ancora più ferma e convinta delle sue idee e sprezzante dell’annichilimento in cui chi mi ha rinchiusa vorrebbe gettarmi; se questo mio essere loro lo vogliono etichettare come pericoloso, che costruisce bombe, che partecipa ad associazioni sovversive (magari affiliate alla fai-informale, nonostante qualunque cosa io abbia mai fatto, detto o pensato, non possa in alcun modo far pensare ad una mia benché minima adesione o partecipazione) volte a terrorizzare e seminare il panico fra la gente, beh, io non glielo permetto e rimando tutto al  mittente.
Terrorista è chi rinchiude, chi manganella, chi devasta. E allora, parafrasando una canzone, che tremino i potenti di fronte agli animi fieri di tutte queste “terroriste”, che non hanno paura di lottare contro tutto ciò che realmente genera e rinvigorisce il terrore, la discriminazione, la diseguaglianza, la devastazione, lo sfruttamento.
Che tremino, che abbiano paura! La loro vera paura è che sanno che qualsiasi gabbia mi metteranno intorno, che sia cella, che sia lavoro, che sia diffamazione, che sia isolamento, niente mi toglierà la voglia di romperla e di continuare a guardare il mondo  con gli occhi lucidi, aspri, vitali e liberi.
Che si arrovellino pure il cervello per trovare maglie migliori per le mie catene, io sarò più forte. Perché ho in me una coscienza, una consapevolezza di quello che sono, che non intaccheranno mai.
Che si specializzino nell’arte sopraffina (vera arte dei nostri tempi) del reinventare un significato per le parole, laddove guerra diventa missione di pace; laddove le bombe sono intelligenti e non pericolose e gli orecchini di rame e le lampadine pericolosi esplosivi; laddove il terrorismo non è quello di chi rinchiude, uccide, reprime ma quello di chi critica tutto ciò; laddove la devastazione si chiama civilizzazione, progresso o ricchezza; laddove il non accettare lo status quo dell’ingiustizia è sinonimo di pericolosità sociale; laddove gli immigrati carcerati si chiamano ospiti.

Le mie parole non hanno il peso della storia dei nostri tempi, della rabbia, dell’insolenza, della voglia di abbattere tutta la crudeltà, la ferocia della gabbia che rinchiude la vita di tutti noi, fuori e dentro le galere, schiavi di una vita che non vogliamo, di un mondo che cade a pezzi e che chiama i suoi residui progresso.

Dalla parte di chi lotta, di chi non si inchina.

Le bombe e il terrore li semina lo Stato, il Potere e la nostra santa Democrazia

Per la libertà di tutte e tutti.

Una donna libera.
Giulia.


Is There Anybody Out There?

C’è da credere che tutto il trambusto creato dalla sfortunata sorte delle Pussy Riot, nonché l’ondata di indignazione e solidarietà scaturita da tutte le menti democratiche di giornalisti, cantanti, uomini e donne di governo sia nata dall’attenuante dell’uso, nel momento dell’ “atto criminoso”, di simpatici passamontagna colorati.
Personalmente ne sono quasi certa. Anche perché, diciamocelo, i colori destano più l’attenzione, ci allietano la vita, ci rendono più comprensivi e aperti verso gli altri.
Altrimenti proprio non si capirebbe come mai i giornalisti, i primi a catapultarsi in “arditi” articoli atti a sbattere i nemici della collettività (terroristi incappucciati accusati di attaccare striscioni, di offendere la repubblica e le sue istituzioni con pericolosissime azioni sovversive che distribuiscono colla e vernice sui muri della città) sulle prime pagine dei loro giornali, abbiano sposato la causa delle Pussy Riot.
Sicuramente dipende dal colore del passamontagna!
Eh già, perché nella democrazia, da loro tanto ostentata e dalle alture dalle quali mandano le loro invettive contro il cattivissimo Putin e il medievale Patriarca della Chiesa di Mosca, una simile situazione non si sarebbe mai verificata.
O meglio, si verificherebbe se i passamontagna o le felpe con cappuccio fossero neri. Se in chiesa invece del nome di Putin venisse urlato (e non per inneggiare) quello di qualche noto mercificatore o incatenature delle nostre vite, un ministro, un capo della polizia, qualche politico, qualche potente del clero di Roma.

Non so quanti giornalisti indignati di questi ultimi tempi siano andati a leggere il codice penale della nostra santa democrazia. Credo davvero pochi.
D’altra parte si sa, il lavoro è tanto, la difesa dei diritti democratici (degli altri Paesi) non conosce sosta, è una dura corsa e non si può sprecare il tempo.
Ma io, che di tempo ne ho, essendo chiusa in una patria galera per un tempo che non mi è dato sapere (detenuta in attesa di giudizio), ho pensato di aiutare lor signori nel loro nobile lavoro.
Art 405 cp, Turbamento di funzioni religiose del culto di una confessione religiosa: “Chiunque impedisce o turba l’esercizio di funzioni, cerimonie o pratiche religiose del culto di una confessione religiosa… è punito con la reclusione fino a 2 anni”. Aggiungerei il reato di travisamento (legge n°152 del 22/5/75): “è vietato l’uso di caschi o qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico senza giustificato motivo… in manifestazioni… tranne in quelle sportive. Il contravventore è punito con l’arresto da 1 a 2 anni e con una ammenda da 1000 a 2000 euro.” E, perché no, il vilipendio a chicchessia (religione, presidente repubblica, repubblica e alle sue istituzioni)… Che fatica.
Insomma, se le Pussy Riot avessero fatto la stessa cosa in Italia, avrebbero avuto un trattamento forse ben peggiore.
Ora, di certo, non mi interessano lezioni di diritto comparato, anche perché le mie conoscenze di questo infausto mondo, che peraltro non mi appartiene, sono molto ristrette.
Vorrei solo “esplorare il mondo di San Patrizio delle vostre democrazie” per rimestare nel torbido. Se le mie parole avessero la forza della mia rabbia, sarei sicuramente più efficace, più incalzante nell’esporre le miei argomentazioni.
Mi chiedo se i difensori della libertà di questi giorni scrivano i loro articoli con ingenua consapevolezza o con il classico sporco servilismo ipocrita che li contraddistingue. Quello che gli permette di dedicare pagine e pagine di ringraziamenti a chi ha salvato il Paese da pericolosi attentatori, senza curarsi di capire i reali disegni celati dietro la carcerazione di tante persone, riportando le veline dei loro padroni condite di qualche aggettivo un po’ letterario (così da rendere l’articolo più accettabile agli occhi di un lettore la maggior parte delle volte decerebrato, ma esigente) e costruendo un mondo fittizio.
Un servilismo che garantisce la loro integrità morale agli occhi dell’opinione pubblica, che li vede battersi contro le ingiustizie assassine di Assad, contro l’arresto delle Pussy Riot, per Assange, così da non dover rendere conto del loro sporco e reale lavoro condotto in Patria, l’unico per cui la stampa ha il permesso di esistere, ossia giustificare, servire il Potere, lo Stato e i suoi scagnozzi.
Così i ribelli siriani sono tali, quelli della Val di Susa sono terroristi e violenti; le Pussy Riot sono dissidenti, represse dal sistema dittatoriale russo, mentre chi in Italia viene accusato di fare scritte o di attaccare striscioni contro la guerra, il governo o i responsabili di disastri ambientali è un pericolassimo eversore dell’ordine democratico da rinchiudere in galera (prima ancora del processo, ovvio).
Ah scusate, dimenticavo! Probabilmente nella democraticissima Italia, le Pussy Riot, oltre ai già citati articoli del c.p., si sarebbero viste appioppare sicuramente il tanto amato 270 bis, articolo sulla cresta dell’onda. Anche perché in una chiesa, cantare contro il governo, in tre, cosa è se non una associazione sovversiva con finalità eversive, con “l’aggravante della richiesta dell’aiuto alla madonna” (e qui, se capitassero nelle mani di qualche prete/Pm, avrebbero sul groppone anche “stregoneria ed eresia”)?
Certa che le mie parole cadano nel vuoto delle vostre teste schiave, cari giornalisti, vi auguro sia di poter continuare il vostro fondamentale e necessario lavoro, sia di non guardarvi mai allo specchio. Casomai doveste scorgere una divisa al posto dei vostri vestiti, una catena al posto dei vostri cervelli, un manganello al posto della vostra penna.
Comunque, a scanso di equivoci, solidarietà alle Pussy Riot, non in nome della democrazia e dei suoi diritti, ma in nome della libertà, contro le galere e i loro carcerieri, contro tutti i benpensanti che puntano il dito dall’altra parte del loro recinto, senza guardare il fango che arriva alle loro gambe.
Detto ciò, mi auguro che le Pussy Riot non siano risucchiate da una rogatoria internazionale che le coinvolga in un’associazione sovversiva intergalattica.

Un saluto, da Giulia,
una sovversiva senza passamontagna colorato, detenuta nel carcere di Rebibbia.

Buon fine estate!

Lettera di Massimo Passamani a Radio Blackout


carcere2

Alessandria, diciotto giorni di settembre 2012

Cari compagni e compagne,

con questa lettera voglio raccontarvi qualcosa che mi sta a cuore e mettervi a parte di un’intenzione. Quando sono stato portato, il 27 agosto scorso, nella sezione di isolamento del carcere di Tolmezzo ho conosciuto alcuni ragazzi lì rinchiusi. Sono stato accolto in modo non solo solidale, ma anche fraterno. Sia pure per una settimana ( poi sono stato trasferito nella sezione di Alta Sorveglianza qui ad Alessandria) abbiamo condiviso cibo, caffè, sigarette, urla e battiture. Quello di Tolmezzo è un carcere punitivo, dove quotidiani sono gli abusi e i pestaggi.
Al gip, di fronte a cui mi sono avvalso della facoltà di non rispondere, ho denunciato tutto questo.

Tra gli altri ho conosciuto Maurizio Altieri, in carcere ormai da diciotto anni senza aver mai goduto dei giorni di liberazione anticipata per aver sempre lottato a testa alta. Da oltre tre mesi in isolamento per le tante denunce di pestaggi che ha raccolto e fatto uscire, viene di continuo minacciato ( l’ultima volta come ritorsione verso il presidio di solidarietà organizzato lì a Tolmezzo dai compagni: negazione del colloquio telefonico, consiglio di disciplina per lui e gli altri ragazzi). La capacità e la fraterna gentilezza di Maurizio mi sono andate dritte al cuore. Lo stesso vale per i compagni e le compagne con cui Maurizio è in contatto, più forte e deciso di prima. Minacciano, dopo averglielo fatto subire a lungo, di sottoporlo di nuovo al regime di 14 bis (niente tv, blindo sempre chiuso, restrizioni sulla’aria ecc.).

Con questa mia lettera dichiaro anticipatamente – di modo che ognuno si assuma le proprie responsabilità- che se la direttrice del carcere di Tolmezzo dovesse applicargli tale misura vendicativa e vigliacca, comincerò subito uno sciopero della fame. Non ho una grande simpatia per gli scioperi della fame ( per il principio che, se sono gli oppressori a commettere le ingiustizie, non vedo perché dovremmo essere noi a soffrire….), ma altre forme di lotta per il momento voglio riservarle per eventuali questioni che riguardino anche gli altri compagni rinchiusi con me in Alta Sorveglianza.
Questa forma di protesta servirebbe innanzitutto per mantenere vivi il pensiero e la vicinanza con Maurizio. Questa sezione ha lo scopo di isolarci non solo dal resto del mondo e dalle lotte, ma anche dagli altri detenuti e, più in generale, dalla nostra classe. Il mio sforzo vuole andare in direzione ostinata e contraria. Parliamo spesso, nei nostri volantini e nei nostri testi, di gioventù selvaggia, di classe pericolosa, di ribelli sociali quali nostri complici “naturali” nella rivolta e nella riscossa. In fondo il potere, con le sue pretese “associazioni”, attacca preventivamente la nostra disposizione, in una società che è un “formicaio di uomini soli”, a condividere idee, sogni, bisogni, pratiche, vita. Proprio come ha fatto un rapinatore di nome Maurizio con uno sconosciuto quale ero io.
Chiedo a chi condivide sentimenti e visione della vita simili di mobilitarsi affinchè questo 14 bis – carcere nel carcere – non passi. Per essere un po’ più liberi. Per non dimenticare chi ha continuato a lottare, anche in carcere, anche solo.
Approfitto di questa lettera – visto che la precedente mai giunse – per ringraziare tutti per la calorosa solidarietà che rischiara le mie giornate.
Un abbraccio giunga ai compagni detenuti, ai miei fratelli rinchiusi in isolamento a Tolmezzo, alla Valle che resiste e a coloro che si battono per la libertà di tutti, anche a rischio di giocarsi la propria.

Massimo Passamani
Per scrivere a Maurizio: Maurizio altieri – c.c. via paluzza 77 – 33028 Tolmezzo (Udine)
Anche lettere e cartoline alla direttrice sarebbero utili