Benefit per Antonio a Montignoso

Venerdì 15 febbraio ore 20.30
c/o la Casa rossa occupata
lungo l’Aurelia a Montignoso (Ms)

Cena sociale di sottoscrizione
per le spese legali del compagno Antonio di Pistoia arrestato il 26 gennaio 2012 per la “NoTav” (adesso libero)
e del compagno Massimo di Montignoso (Ms) imputato
(adesso assolto) in processo politico.
I due compagni saranno presenti all’iniziativa.

Contributo alla cena-sottoscrizione: 12-15 €

Per informazioni e prenotazioni: 333 3399718
oppure 333 6295227

Massa, 28 gennaio 2013
i compagni e le compagne
– del Circolo “Partigiani Sempre” Tristano Zekanowsky di Viareggio
del Centro di Documentazione “Gino Menconi” di Massa
della Casa rossa occupata di Montignoso (Ms)

Alessandria: Aggiornamenti sciopero della fame Sergio e Alfredo

 

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Si riceve e si diffonde:

sabato 9 febbraio

Sergio Maria Stefani e Alfredo Cospito rinchiusi nella sezione AS2 del carcere di Alessandria,  stanno continuando lo sciopero della fame che hanno iniziato il 29 gennaio  fanno sapere di stare bene ed essere determinati a continuare. Seguiranno aggiornamenti.

Per scrivere ai compagni

Sergio Maria Stefani

Alfredo Cospito

C.C. San Michele – Strada Casale 50/a – 15122 Alessandria

Per chi vuole ulteriori info: nidieunimaitres@gmail.com

Val Susa: Scontri e due compagni sequestrati dallo stato (aggiornato)

Stanotte in valle c’è stato un nuovo assalto alle recinzioni, due compagni sono in stato di fermo che verosimilmente verrà trasformato in arresto. Aggiornamenti a breve.

di seguito il comunicato del comitato di lotta popolare di Bussoleno:

editoriale, post — 9 febbraio 2013 at 12:28

IL MOVIMENTO NON SI ARRESTA – SOLIDARIETA’ A CRISTIAN ED EMANUELE

Il movimento non si arresta e, nella sua totalità, si assume la responsabilità dell’azione avvenuta nella serata di venerdì 8 febbraio scorso presso il cantiere Clarea. Un’azione che non è la prima e non sarà di certo l’ultima; una resistenza che continuerà finché rimarranno in piedi muri, reti e cantieri.
Per imporre una grande mala opera sempre più insostenibile, loro si preparano ad accrescere tecnologie di guerra e repressione ai danni della popolazione, delle finanze pubbliche e dei diritti reali.
Noi non ci faremo certo intimidire e, con la forza e la lucidità che ci vengono dalla consapevolezza di essere nel giusto, continueremo la lotta per la liberazione del territorio, delle nostre vite e del futuro di tutti.

Cristian ed Emanuele, nostri compagni valsusini, sono tutti noi. Denunciamo il loro fermo come l’ennesima vile intimidazione nei confronti della valle e del movimento NoTav, e ne pretendiamo l’immediata liberazione.

LIBERI TUTTI! LIBERI SUBITO! ORA E SEMPRE NOTAV!

Comitato di lotta popolare Bussoleno

Firenze- Gli sbirri sequestrano compagno

Oggi, evidentemente non sapendo cosa fare, alcuni birri hanno pensato bene di sequestrare un compagno davanti al Panico di S. Salvi. Dopo qualche ora in questura i nostri lo hanno rilasciato con una denunzietta a corredo.  Massima solidarietà al sequestrato e uno sputo in faccia ai birri.

Anche i votanti piangono (dopo, sempre dopo). Considerazioni inutili sulla pratica della delega

Certe cose non cambiano mai. Si avvicinano le elezioni e come ogni anno accanto alla retorica scontata del potere che chiede di essere legittimato nuovamente, aggiungerei nonostante tutto, si schierano i “genuini democratici” che trasversalmente ad ogni schieramento si appellano al buon senso delle persone: “Votate! E’ un diritto ed un dovere!”. Le motivazioni sono sempre più o meno le stesse…Ci dicono che è necessario votare per evitare che i “cattivi” -e ognuno individua i suoi- conquistino il potere e ci trascinino ancor più verso il baratro, aggiungendo che chi non vota, chi non esercita questo sacro diritto/Dovere, poi non dovrebbe lamentarsi per quello che accadrà dopo ebbene, ma di cosa stiamo parlando? Verrebbe da ridere se l’argomento non fosse sì serio. Premesso che all’interno della democrazia propriamente detta, così come ce la delineano politicanti e rappresentanti della mitologica “società civile”, anche il non voto dovrebbe essere una possibilità non vituperata, là dove il presunto votante non si sentisse rappresentato da nessuno schieramento e non volesse cedere alla tristezza del voto “contro” o o al pressappochismo superficiale e ridicolo del voto “al meno peggio”. Ma ovviamente il potere ha bisogno di essere avallato formalmente, ché di esserlo nella sostanza ha ben poco bisogno…

Che noia. Se avessi pazienza e voglia mi verrebbe da chiedere agli ultras del seggio quale governo di quale colore ha mai perorato le istanze dei sottopost…emh, cittadini; come mi verrebbe da chiedergli se la loro politica ha mai risolto alcunché di sostanziale (se non i capricci economici dei vari detentori del potere politico e delle lobbies economiche che dietro le bandiere di partito si nascondono).

Da che parte guardate quotidianamente? Che fine ha fatto il buon senso e la razionalità cui ci richiamate spesso, quando pensate che una crocetta ogni tot anni possa risolvere i nodi dello sfruttamento, dell’impoverimento, dell’alienazione? Pensate realmente che un voto possa assolvervi dall’impegno costante contro lo schifo che ci circonda? Pensate davvero di potervi assolvere, di poter scaricare la responsabilità dell’inazione demandando ogni quattro anni il vostro impegno a chi ha tutt’altro interesse rispetto a quello dichiarato di migliorare le condizioni d’esistenza degli individui? Da sempre ogni rivendicazione “vincente” lo è stata in base alla lotta diretta e non mediata che gli individui hanno deciso di portare avanti…se poi la politica ha ratificato beh, è stato solo per non perdere l’autorevolezza formale della quale la investite. La rappresentanza, la necessità della delega e dell’eterodirezione sono profezie che si autoavverano e che continueranno ad avverarsi finché deciderete di prestargli fede.

Ci accusate d’utopia. Grazie. Vi accusiamo di credulità criminale, di indifferenza, di essere complici dei vostri, nostri, carcerieri. Noi saremmo utopisti perché ci impegnamo in prima persona nella lotta contro lo sfruttamento diffuso e capillare, perché pensiamo che il convivere sarebbe ben migliore se tutti gli individui partecipassero fattivamente alla gestione dell’esistente, se crediamo e lottiamo perché nessuno possa esercitare il proprio imperio su nessuno, perché viviamo per respirare non una libertà (come ad esempio la libertà di poter scegliere chi stringerà i ceppi) ma la LIBERTA’ degli eguali.

Piuttosto voi, voi cosa sareste? Ditecelo! Voi che una volta ogni 4 anni siete chiamati a mettere una crocetta su una scheda, per poi tornare subito alla vostra indifferenza quotidiana, al vostro disimpegno, salvo poi gridare allo scandalo quando il politicante di turno, magari che avete votato, si scopre ladro o peggio…ma, mi direte, ci sono anche coloro che credendo nella “genuina pratica democratica”  si impegnano quotidianamente in comitati, gruppi d’opinione, petizioni, lettere di protesta…ok, mirabile abnegazione, ma per cosa? Quante petizioni sono rimaste lettera morta, quanti referendum traditi, quante istanze della società civile sono state cavalcate per interessi terzi da chi aveva promesso fedeltà alla “causa”? Ma quando il tradimento arriva, in sostanza, che fate? Che fine fa l’irrinunciabilità della causa quando l’arroganza del potere se ne frega delle vostre lamentele? Altra carta bollata…carta e rassegnazione, con la speranza che la prossima amministrazione, il prossimo governo, il prossimo capo popolo siano più ricettivi…da che parte sta l’utopia? Dalla parte di chi vuole salvarsi con le proprie mani o dalla parte di chi spera che le cose vengano risolte da chi non ha interesse a farlo, di più, da chi del problema fa parte? Pensateci un attimo senza preconcetti, riflettete, poi decidete pure di andare avanti così, ma sperate e lamentatevi a voce bassa.

mArco.

Firenze – Incendio domato a Villa Panico

riceviamo e diffondiamo:

Oggi 6 febbraio il surriscaldamento di una stufa elettrica ha provocato un incendio all’ultimo piano di Villa Panico, domato dai pompieri.
Nonostante numerose insistenze da parte dei vigili del fuoco e della municipale abbiamo rifiutato di abbandonare il posto. Pochi gli sbirri presenti, moltissimi i solidali, a dare un occhio e una bella mano. Stiamo tutti bene e Villa Panico è sempre in mano nostra.
Un grazie di cuore a quanti si sono mossi e ci hanno aiutato: senza di voi poteva finire peggio.

La liturgia del capitale

Anno del signore 2013, la liturgia del capitale, officiata dalle gerarchie della sua chiesa si palesa ogni giorno di più, esonda dalle cattedrali della finanza, dalle quali colpiva e colpisce con violenza ma in maniera subdola, relegando la tragedia dello sfruttamento generalizzato  a mero dramma personale/familiare, interpretato sul palcoscenico della contingenza attraverso monologhi rivolti a nessuno spettatore poiché ognuno e reso attore ed unico uditore del proprio dramma.
Anno del signore 2013, nel momento in cui anche nel paese della rassegnazione e del voto al martiriologio si cominciano a notare -anche se ancora in embrione- i primi colpi d’ala della rabbia che monta i detentori del moderno scettro del comando, un tablet collegato costantemente con le agenzie di rating -la sublimazione ed il perfezionamento dell’anelito del mistico al rapporto diretto con il divino-, hanno dato mandato ai loro sgherri di “pacificare” ogni minimo sommovimento a suon di manganelli e gas CS. Prima che la rabbia, nutrita dalla disperazione divampi, prima che il processo d’autopoiesi del homo_consumens_graficaneracapitale sia messo in discussione, si rende necessario scatenare la folgore della violenza “legale” contro ogni forma anche minima di rivendicazione, ed allora ecco le cariche selvagge contro studenti, operai, dipendenti di sanguisughe multinazionali, sfrattati, disoccupati, ribelli, ecc…Il dio mercato esercita il suo imperio perché sa di poterlo fare, e può farlo per l’annale abitudine del “cittadino” (termine che avendo perso la patina dorata donatagli dall’illuminismo e dalle filosofie positiviste, oggi non è altro che un sinonimo di schiavo remissivo ed acquiescente) a chinare il capo ed accettare come ineluttabile ogni nuovo colpo infertogli dalla “vita” (chiedetevi, quanta responsabilità ha la religione della rinuncia, del “porgere l’altra guancia”, del “perdona il tuo nemico”, de “gli ultimi saranno i primi”, in tutto questo).
Anno del signore(?) 2013, si impone una scelta fra due possibilità. la prima è quella di continuare la marcia verso una gabbia sempre più angusta ed inospitale, verso uno sfruttamento ed una schiavitù sempre più oppressivi ed organizzati scientificamente, roba da far impallidire l’organizzazione da media impresa dei lager nazisti, oppure abbandonarsi al dolce tepore della rabbia che genera rivolta, che dona soltanto la certezza dell’imprevisto dal quale può nascere una nuova alba, a patto che ci sia la risoluzione necessaria a trasformare l’anno del “signore” nel primo istante di un nuovo big bang. Focolai si stanno accendendo in tutto il mondo, mai come oggi le prospettive per un incendio su vasta scala hanno rischiarato l’orizzonte della possibilità di abbattere il sistema di sfruttamento vigente, ma come si palesa sempre più il “vecchio” non si lascerà mettere da parte senza lottare, ben conscio che la sua possibilità di sopravvivenza consiste nello sfruttamento sempre più intensivo dei corpi e delle menti, e quindi metterà in campo ogni mezzo del quale dispone, dall’attacco economico a quello fisico a mezzo degli apparati repressivi che gli stati -succursali territoriali del capitale transnazionale- mettono a sua disposizione.
Se da un lato è auspicabile che in ogni luogo si creino momenti (più o meno effimeri o stabili) di autogestione orizzontale che dimostrino fattivamente la possibilità della libera e volontaria cooperazione, è altrettanto innegabile la necessità di rispondere colpo su colpo agli attacchi che ci vengono portati, ed occorre farlo con ogni mezzo, vincendo ogni pregiudizio, sia “etico” che ideologico; in questo senso il rifiuto aprioristico all’uso della violenza diventa null’altro che una sostanziale rinuncia a lottare radicalmente per la propria liberazione. Nessuno cederà mai volontariamente i propri privilegi. Capisco l’orrore, le resistenze, ma non è preferibile combattere per assicurarsi una possibilità futura che avviarsi stancamente verso un orizzonte che ad oggi è fin troppo chiaro?  Ad ognuno la scelta, ma almeno chi decidesse di continuare a vivere per concessione non si lamenti delle proprie disgrazie, non chieda grazie che non gli verranno rese, non si indigni per le botte fuori dalle scuole o i posti di lavoro, poiché sua è stata la scelta. Smettere di aver paura, di aver fiducia nell’istituzione, nella trascendenza dell’autorità e dello sfruttamento, questi i passi irrinunciabili.
mArco.

Londra, i fascisti incendiano la libreria di Kropotkin

Una storica libreria anarchica è stata gravemente danneggiata Londra. in un attacco con bombe incendiarie. Si chiama Freedom press, libertà di stampa, e pubblica Raven, un mensile anarchico. E’ stata fondata nel Whitechapel High Street, a est di Londra, nel 1886 da un gruppo di amici, tra cui Charlotte Wilson e Peter Kropotkin. Si definisce la “più grande casa editrice anarchica” nel Regno Unito. Non ci sono feriti e gli appartamenti sovrastanti non hanno subìto danni ma il 15% della libreria è inutilizzabile. Il gruppo anarchico che la gestisce sta raccogliendo fondi, non era più assicurato contro questo tipo di danni per mancanza di liquidi, per riparare il locale. E’ successo nella notte di venerdì e i vigili del fuoco hanno impiegato un paio d’ore a spegnere l’incendio. In questo momento è in corso la pulizia da parte degli attivisti. «Siamo tutti assolutamente scioccati – ha detto Jayne, un membro di Freedom press, che non ha voluto dare il suo cognome – questo non è stato un incidente. Qualcuno ha rotto il vetro per appendere il fuoco. Facciamo ottenere questo tipo di tempi difficili». Sulla pagina Twitter di Freedom press un tweet spiega che non è ancora chiaro se l’archivio dei giornali sia stato danneggiato nel rogo: si tratta di migliaia di libri, giornali, opuscoli insieme a riviste, periodici e bollettini di anarchici e gruppi radicali. Probabilmente è andata in fumo la raccolta di Raven. Nel pub dove si sono temporaneamente trasferiti gli attivisti, il gestore della libreria, Meinke Andy, ringrazia tutti per la solidarietà ricevuta e promette che Freedom press andrà avanti «come ha sempre fatto, i fascisti ci ha appena spinto al pub solo un giorno prima del solito. Rimaniamo uniti nella lotta contro il fascismo». Fonte: Popoff http://popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=49969&typeb=0&Loid=267&Londra-i-fascisti-incendiano-la-libreria-di-Kropotkin Tratto da: Londra, i fascisti incendiano la libreria di Kropotkin | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2013/02/03/londra-i-fascisti-incendiano-la-libreria-di-kropotkin/#ixzz2Jqx6FRuK – Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!

Alessandria: Comunicato sullo sciopero di Alfredo e Sergio

Apprendiamo che a partire da martedì  29 gennaio i compagni Alfredo Cospito e Sergio M. Stefani, prigionieri nella sezione AS2 del carcere di Alessandria, hanno iniziato uno sciopero della fame teso all’ ottenimento dei colloqui con le rispettive compagne. Ricordiamo che Alfredo non è mai stato autorizzato , dal momento del suo arresto il 14 settembre , ai colloqui con la propria compagna in quanto indagati nel medesimo procedimento . Sergio era autorizzato ai colloqui con la sua compagna, ma essendo anche lei detenuta a seguito della medesima indagine, non l’ha potuta rivedere fino alla sua scarcerazione in data 21 dicembre. In seguito è riuscito ad effettuare tre colloqui prima che l’indagine passasse dalla procura di Perugia a quella di Milano, che ha deciso di negare i colloqui. Quello che segue è un breve messaggio con cui hanno voluto rendere pubblico il loro gesto.

 “Il mondo mercantile, la società tecno-industriale, la civilizzazione stessa poggiano le loro fondamenta, non sugli individui per propria natura differenti ed imprevedibili, ma sulla massa omogeneizzata dall’educazione, dalla morale e dalla legge. In questo mondo ogni rapporto sincero e profondo diventa sospetto, i legami di affinità sinonimo di sodalizio “criminale”, la solidarietà ridotta a mera esecuzione di un comando. Ma noi rifiutiamo di ridurre al realismo i nostri desideri e di addomesticare le nostre passioni. Viviamo la nostra vita senza mediazione, senza accontentarci e questo ha disegnato sui nostri volti il sorriso di gioia che mai ci abbandona. Per questo non possiamo accettare che nessuno tenti di recidere i nostri legami ed intraprendiamo questo sciopero della fame pregustando la dolcezza dell’abbraccio delle nostre compagne”

Clochard, Potere, margini…qualche riflessione

baratroBruciano i “barboni”, bruciano…e immancabilmente scende in campo la lacrimevole ipocrisia borghese che li dipinge come poveri cristi persi in una marginalità indirettamente presentata come stato di natura. Nessuno, nessuno che, dai vomitevoli schermi tv, si sogni di affrontare anche di sfuggita le cause reali, fuori da ogni mitologia pietista, che creano uno stato di cose che di naturale ha poco o nulla…

Non si risolvono i problemi con il pietismo televisivo, né con la carità dei programmi di recupero, ma è necessario mettere in discussione e attaccare direttamente quelli che sono i gangli vitali delle strutture di dominio e sfruttamento.

Non è la “natura” che crea il margine, ma il potere che per costituzione non è che potere escludente, creatore di margini appunto, di confini, che non delimitano come si potrebbe erroneamente pensare i limiti dell’autorità, bensì il baratro, ogni volta rimodulabile secondo le contingenze del potere, oltre il quale il “cittadino” si trasforma in diseredato, clochard per i politicamente corretti, barbone per i più spicci. Quel baratro che serve da memento mori da scagliare in faccia alle persone ogni qual volta il fermento sociale spinge verso la trasformazione della rivendicazione da mera manifestazione simbolica di dissenso a reale possibilità di rivolta contro lo sfruttamento costituito (autorità, dicono alcuni). Ovvia tutta l’importanza che l’accento mediatico, l’enfatizzazione televisiva hanno nella poiesi della paura come “freno” sociale.

L’ostentazione del margine, in questo senso, diventa necessario strumento della conservazione dello status quo; la ripetizione ossessiva del mantra della povertà, dell’aumento delle percentuali d’impoverimento lungi dal voler porre la questione  nella sostanza, servono altresì come minaccia incombente sul capo dei singoli individui, come una sorta di metodo mafioso di deterrenza alla rivendicazione fattiva delle proprie esistenze in luogo di un’aquiescente rassegnazione del proprio ruolo di strumento della produzione.

La paura di passare dal ruolo di spettatore dello show della marginalità ad attore della propria tragedia (a sua volta spettacolo per altri) è un deterrente (non l’unico, ma di questo ora stiamo trattando) molto efficace nei confronti della possibilità di una reale e decisa presa di possesso della propria esistenza. La “pace sociale” dev’essere tutelata non in funzione del “quieto vivere” dei membri della comunità, ma per garantire una più sistematica e scientifica organizzazione dello sfruttamento.

La povertà, il “barbone”, diventano lo spettro, la possibilità nascosta dietro l’angolo della rivendicazione non simbolica. Il Clochard è l’immagine riflessa nello specchio della possibilità.

Il problema della povertà, della marginalizzazione, non possono e non potranno mai essere risolti da una sovrastruttura autoritaria di dominio perché strumento necessario a motivare la propria esistenza ed il proprio ruolo di argine al “chaos sociale”. Il margine è lo spauracchio, l’arma, il babau, è una paura, una delle tante, utilizzate da un potere permeante, capillare, veicolato in mille maniere diverse e subdolo, molto più subdolo ogni giorno che passa, per mantenere il proprio privilegio e ritardare quanto possibile lo scoppio della rabbia sociale.

Ma com’è facilmente intuibile la “marginalizzazione” non è e non può essere la “soluzione finale” contro le possibilità della rivolta. E’ ovvio che le dinamiche stesse dello sfruttamento  -ed è sotto gli occhi di tutti- porteranno nel medio periodo (o prima, chissà…) ad un’esplosione generalizzata di rabbia che non potrà più essere affrontata se non nei canonici metodi di ogni regime (che si dica democratico, dittatoriale o religioso poco importa), ovvero con il ricorso alla repressione militare su larga scala (e nel piccolo universo dell’anarchismo la conosciamo già bene). La “marginalizzazione” ha però un’importanza, il cui peso è ancora da valutare, nel “prendere tempo” e nel dare così la possibilità agli studiosi del controllo sociale e della repressione di mettere a punto gli strumenti più utili, in un futuro più o meno prossimo, per gestire le rivolte che ineluttabilmente scoppieranno.

E’ quindi necessario, se non si vuol piangere dopo su quel che poteva o doveva essere, affrontare IMMEDIATAMENTE la sfida del margine, senza tentennamenti, ed è necessario farlo rifiutando a priori di utilizzare metodi e strutture mutuate dal sistema stesso che si combatte, pena il rischio -ma è qualcosa più di una semplice eventualità- di riproporre con diverso nome ma nella stessa sostanza ciò che si voleva abbattere. Non si tratta di sostituire potere a potere, autorità ad autorità, siano essi seguiti dal suffisso popolare o cose del genere, ma di rifiutare, di distruggere queste categorie nate in seno all’organizzazione dello sfruttamento per creare qualcosa di diverso, che sia divenire e non struttura nata a priori, non teoria che si fa realtà (con tutto quel che di tragico può conseguirne in termini di “guardie rivoluzionarie”, polizie segrete, ecc…) ma realtà e teoria che si intrecciano e contaminano nella creazione di un (in)pensato che si fa presente.

Rifiuto della gerarchia, impegno individuale, orizzontalità dei rapporti, svuotamento di senso del concetto di autorità, dell’idea di capo e di guida, questi sono elementi utili alla creazione di un orizzonte che sia altro rispetto al quotidiano di asservimento nel quale siamo costretti a vivere; chiunque proponga il contrario, chiunque proponga mitici periodi di transizione che ripropongano pizzi e vecchi merletti è o un ingenuo o ducetto in potenza.

L’incentivo all’azione diretta, all’autogestione e all’autorganizzazione ci devono vedere in prima fila; così come il rifiuto del ruolo di “guida” (un’autorità mascherata). La messa in pratica quotidiana delle idee che quindi si confrontano e compenetrano con le contingenze reali e non con quelle immaginate/codificate nei tomi -sorta di bibbie laiche- da fini immaginatori di mondi. Pratica e idea devono essere facce della stessa medaglia, pena il resuscitare di vecchi spettri in nuove salse. La guerra -perché di questo si tratta- è aperta e tutti la stiamo già combattendo, volenti o nolenti. Si tratta quindi di dare il meglio di noi.

mArco.