Aggiornamento indirizzi dei compagni anarchici ecologisti detenuti in Svizzera

Successivamente allo sciopero della fame intrapreso da Silvia, Costa, Billy e Marco tre di loro sono stati trasferiti. Non sappiamo se questi trasferimenti siano da intendere come una piccola rappresaglia dell’apparato repressivo svizzero posto di fronte alla fierezza di questi compagni, o se riguardino invece la meccanica e burocratica gestione di chi privano della libertà. Tuttavia il trasferimento di Marco verso il carcere di massima sicurezza di Orbe, senza alcun preavviso, si connota abbastanza evidentemente come vigliacco gesto di vendetta.

Di seguito gli indirizzi aggiornati dei prigionieri anarchici ecologisti detenuti in Svizzera.

Marco Camenisch
Penitencier de Bochuz
Case Postale 150
1350 Orbe
Svizzera

Luca Bernasconi
c/o
Regionalgefängnis Bern
Genfergasse 22
3001 Bern

Costantino Ragusa
c/o
Regionalgefängnis Thun
Allmendstr. 34
3600 Thun

Silvia Guerini

c/o

Regionalgefängnis Biel

Spitalstrasse 20

2502 Biel/Bienne, Switzerland

Alfredo e Christos – Fissata la data del processo

La data per il processo ad Alfredo Bonanno e Christos Stratigopoulos, arrestati il 1° ottobre 2009 in Grecia con l’accusa si rapina, è stata fissata per il 22 novembre 2010.

Resta valido il conto corrente per le sottoscrizioni per affrontare le spese legate alla detenzione dei compagni. Per qualsiasi comunicazione è possibile fare riferimento ai recapiti delle Edizioni Anarchismo (Posta: A. Medeot, C.P. 3431, 34128 Trieste – E.mail: edizionianarchismo@gmail.com).

Versamenti sul conto corrente postale n° 23852353, intestato ad A. Medeot – C.P. 3431 – Trieste con causale “sottoscrizione arresti in Grecia”.

Per scrivere ai compagni:
Alfredo Bonanno – Christos Stratigopoulos
Filakes Solomou 3-5
18110 – Korydallos
Athens (Greece)

Tonino trasferito nel carcere di Civitavecchia

TONINO LIBERO, LIBERI TUTTI!

Tonino, arrestato il 26 luglio in seguito ai fatti accaduti a Napoli il primo maggio è stato trasferito nel carcere di Civitavecchia.

Per scrivergli:
Antonio Mescia
c/o Casa di Reclusione di Civitavecchia
Via Aurelia, km 79,600 00053 – Civitavecchia (RM)

Milano – Raid negli uffici dei finanziatori di Green Hill

dal sito del Coordinamento ‘Fermare Green Hill’:

Invasi gli uffici dei finanziatori di Green Hill – 26 agosto, 2010

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato che linka a un breve filmato girato da ignoti in cui si mostra l’incursione all’interno degli uffici dei due finanziatori di Green Hill, Istifid Spa e Compagnia Fiduciaria Nazionale.

“Queste due compagnie detengono rispettivamente il 20% e 80% del capitale di Green Hill e di conseguenza permettono a questo lager di andare avanti e di continuare a fare sporchi affari con i vivisettori.
Gli attivisti ed attiviste che hanno realizzato la protesta vogliono ricordare quanto la responsabilità di queste due aziende sia evidente. Da parte di entrambe bisognerebbe prendere seriamente in considerazione il
fatto che, finchè finanzieranno Green Hill, persone che lottano per la liberazione animale, provenienti anche da altre parti del mondo, ricorderanno con gesti di protesta come questo che possono non esserci momenti ‘tranquilli’ nei loro uffici, ovunque questi ultimi siano situati.
Sempre per la liberazione animale e sempre in azione contro Green Hill!”

Link che rimanda al video: http://vimeo.com/14318435

Modena – Tentativo di evasione dal Cie

fonte: il resto del carlino (clandestini, clandestini, clandestini…)

Modena, 1 settembre 2010. Notte di tensione, quella tra lunedì e martedì, al centro identificazioni ed espulsioni di via Lamarmora. Alcuni clandestini hanno tentato di scappare dalla struttura che trattiene gli stranieri in attesa del rimpatrio.

Erano circa le 2.20 quando in tre hanno scavalcato il cancello del primo blocco arrivando fino nel piazzale interno, quello tra i blocchi in cui sono chiusi gli immigrati e gli uffici. Qui si sarebbero nascosti per una ventina di minuti senza che nessuno si accorgesse di nulla. Avrebbero tentato di arrampicarsi su una grondaia, trovata rotta, senza riuscirci. Sono quindi rientrati nel blocco. Ma prima che trovassero un altro modo per tentare di scappare, i militari di guardia si sono accorti che qualcosa non andava. Hanno quindi bloccato il tentativo di ‘evasione’, ma a questo punto gli animi si sarebbero riscaldati coinvolgendo anche gli altri clandestini.

Alcuni materassi sono stati gettati nel piazzale interno : i clandestini hanno minacciato di incendiarli tanto che sono stati chiamati anche i vigili del fuoco. Alla fine le forze dell’ordine sono riuscite a riportare la calma. Il tentativo di evasione è stato ricostruito visionando i filmati delle telecamere. Subito è stata messa a segno una perquisizione in tutti i blocchi, che avrebbe permesso di trovare una corda, pare fatta con le lenzuola, e un ‘rampino’ ottenuto sradicando una panca: pare che anche gli ospiti dei blocchi numero quattro e cinque avessero pensato alla fuga. Al Cie sono arrivati poliziotti e carabinieri, mentre per questa mattina è atteso l’arrivo del comandante del reggimento dei militari che presidiano il centro, per fare il punto della situazione.

Comunicato di Silvia dal carcere di Biel

MESSAGGIO PER INCONTRO DI LIBERAZIONE ANIMALE E DELLA TERRA SETTEMBRE 2010

Con grande dispiacere non posso essere presente a queste tre giornate molto importanti, al primo incontro di liberazione animale e della Terra, ma con il mio pensiero e il mio cuore sono lì con voi. Vi mando questo messaggio e un forte abbraccio.

Siamo continuamente bombardati/e da un’infinità di sostanze tossiche emesse nell’aria, nel terreno, nei fiumi e nei mari; sommersi/e da nocività industriali e tecnologiche. Biotecnologie e nanotecnologie stanno per compenetrare l’intero tessuto di questa società. Intossicati/e,  considerati/e cavie e pezzi di ricambio, violati/e nel profondo dei nostri corpi…tra l’alienazione di un mondo di circuiti elettronici…
Ogni giorno, proprio in questo momento, una parte della foresta amazzonica viene distrutta per sempre. Specie animali e vegetali di cui non conosciamo l’esistenza si stanno estinguendo, per i fragili e complessi legami ed equilibri del mondo naturale insieme ad esse si estingueranno tante altre specie. Il peso della distruzione di ecosistemi e della loro biodiversità, del continuo depredare le loro “risorse” per il bisogno energetico del sistema industriale, degli stravolgimenti climatici è un peso dalle terribili ed irreversibili conseguenze per l’intero pianeta e per ogni essere vivente da non poter essere considerato una questione secondaria. Così come l’importanza delle lotte ecologiste radicali per contrastare questo sistema che si fonda sull’avanzata del progresso scientifico e tecnologico.
Quelle stesse multinazionali che qui da noi hanno le loro sedi e centri di ricerca ed espandono il loro potere e i loro progetti in modo più subdolo, nel sud del mondo manifestano apertamente il loro volto di morte. Per i contadini depredati dei loro saperi e obbligati dalle multinazionali biotech come Monsanto a piantare semi OGM sterili, per le ultime tribù rimaste tra le foreste che stanno scomparendo per fare spazio a monoculture di soia e per ricavare biocarburanti, per loro è una questione di sopravvivenza.
Non reagire equivale a morire. Armi in pugno stanno resistendo all’avanzata delle multinazionali e della civilizzazione. La loro resistenza è anche la nostra, parte della stessa lotta.
Le lotte di liberazione animale e della Terra sono parte dello stesso percorso, non possono essere scisse e considerate separate.
Ogni essere vivente è legato dallo stesso filo di sfruttamento. E’ lo stesso sistema, lo stesso paradigma antropocentrico che reifica ogni essere vivente, riducendolo a mero numero, a merce, a carne da macello, a risorsa da utilizzare, ad aggregazione di organi da sezionare, ad insieme di cellule, geni e atomi da plasmare e modificare…
I tanti piani di sfruttamento e oppressione del sistema sono come tante dimensioni che si compenetrano e si fondono una nell’altra, formando una fitta rete di legami e relazioni. Estraniare una specifica questione da questa fitta rete è perdere il contatto con la realtà attorno a noi e non sapere più capire le evoluzioni del dominio.
Dobbiamo chiederci a cosa ci opponiamo, se al dominio in ogni sua manifestazione, nel portare avanti progetti specifici dobbiamo riconoscere le necessità dell’unione delle lotte di liberazione. Non perdendo mai quella tensione che ci spinge ad essere in conflittualità con l’intera società, che non ci fa accontentare, che non ci fa nascondere dietro le parole ma le fa diventare pratica.
“Protestare è dire che qualcosa non ci va, opporci è fare in modo che quello che non ci va non accada più “ (Ulrike Meinhof, militante della RAF).
Opporci è dare concretezza al nemico, renderlo chiaro e visibile davanti a noi; è dare concretezza al nostro sentire e al nostro pensiero.
Solo unendo in un unico fronte le lotte di liberazione animale ed ecologiste radicali sapremo fronteggiare la complessità e profondità del dominio, con una lotta che vada oltre la superficie per scardinare all’origine e nella totalità ogni forma di sfruttamento.
Potremmo dire che la strada che abbiamo intrapreso è facile, che non faremo mai errori e che riusciremo ad ottenere tante vittorie. Probabilmente avvicineremo più militanti, ma cosi, senza essere pronti/e ad affrontare le prime difficoltà, quando si presenteranno l’intero movimento potrà collassare. Per evitare questo dobbiamo essere consapevoli che in realtà la strada è lunga e tortuosa, piena di ostacoli che a volte ci sembreranno insormontabili. Faremo degli errori, subiremo delle sconfitte, alcuni/e abbandoneranno la lotta e dovremmo scontrarci con la repressione… ma nonostante tutto questo, nonostante il contesto attorno a noi ci appaia sempre più desolante e sia sempre più difficile trasmettere i nostri messaggi nella loro complessità e radicalità, se non siamo noi, se non sei tu a decidere di combattere, chi lo farà? Se non iniziamo ora a lottare, quando? Se aspetteremo, se aspetterai, sarà troppo tardi…
Di fronte allo scenario che ci circonda se siamo assaliti/e dall’impotenza e dallo sconforto, non dobbiamo cedere a queste sensazioni, ma ribaltarle in consapevolezza e forza. Nella testa gira, vorticosamente, la domanda: ” Cosa possiamo fare? Cosa potremmo mai fare contro tutto questo?”.
Per rispondere basta semplicemente iniziare ad invertire la rotta tracciata dal sistema, fermando quel corso degli eventi che i potenti ci vogliono far credere ineluttabile.
Ognuno/a è indispensabile, anche solo un individuo può fare la differenza, può aprire una gabbia, e non esisterà mai un prezzo troppo alto da pagare per aver salvato una vita…Più individui possono diventare un bastone tra gli ingranaggi di questo sistema e attaccarlo nei suoi gangli vitali. Se tutte le persone che per la prima volta sono a questo incontro, quando sarà finito, si impegneranno concretamente e con continuità, potranno nascere nuove campagne di lotta e i progetti già esistenti si rafforzeranno e cresceranno. Insieme potremo sviluppare un movimento di liberazione animale e della Terra forte della sua radicalità, composto da più anime e più progetti specifici, ma tutti uniti dallo stesso amore, dallo stesso odio, dalla stessa rabbia, dalla stessa passione e ardente necessità nel petto di combattere contro chi sfrutta e uccide ogni essere vivente e la Terra, in conflittualità con l’intero esistente.
Senza la paura di sbagliare perché dagli errori impareremo e ci alzeremo più consapevoli e forti. Senza la paura della repressione perché non ci sono più terribile gabbie di quelle che rinchiudono milioni di animali. Perché verso un pianeta morente dobbiamo imparare il coraggio di rischiare la nostra libertà, perché le gabbie più grandi sono quelle che ci costruiamo attorno al nostro cuore e alla nostra mente, fatte di indifferenza e giustificazioni per non agire…
Sotto pelle quel brivido che ci fa vivere la vita fino all’ultimo respiro, rimanendo senza fiato, con il cuore in gola e i pugni sempre stretti. Con la certezza di combattere con tutte le nostre forze fino in fondo…Alziamo gli occhi tra la luce delle stelle e conquistiamo il cielo…

A tutti gli spiriti liberi e selvaggi
Che rimangono tali anche se rinchiusi tra le sbarre di una prigione o di una gabbia.

Libertà per Costantino Ragusa, Luca Bernasconi, Marco Camenisch e tutte le prigioniere e i prigionieri rivoluzionari/e

Silvia Guerini, Carcere di Biel-Svizzera, luglio 2010

Torino – Comunicato degli ex-occupanti del Velena sulla nuova occupazione di corso Chieri

riceviamo e diffondiamo:

Il pomeriggio è troppo azzurro e lungo

Nel bel mezzo di una Torino svuotata dalle vacanze comandate c’è chi ha ben pensato di approffittare del momento per buttare in mezzo alla strada un gruppo di profughi somali, convinto che il tutto passasse in sordina.
Ma, perfortuna, non tutto funziona come previsto.
I rifugiati, sgomberati da via Asti, dove erano stati accolti temporaneamente, vengono caricati su un bus della Gtt stipato all’inverosimile con i loro pochi averi (materassi arrotolati, brande e qualche scatola di cibo), che però non sa dove dirigersi perchè i centri di accoglienza alternativi in realtà non ci sono.
Ma il bus dei desideri dei rifugiati all’incontrario va’.
All’orizzonte di corso Chieri appare una bellissima casa vuota.
L’unico inconveniente è che la porta di accesso è murata e al posto degli infissi ci sono delle barricate autoprodotte, tra cui una recita “Velena Squat”.
Ma il pomeriggio è troppo azzurro e lungo per rimanere senza una casa….E allora, quasi quasi, una casa vuota si può occupare.
In questo caso si può ri-occupare, visto che lo stabile di corso Chieri 19 era già stato precedentemente sottratto al degrado per ben 3 volte da un gruppo di squatter uniti dal nome Velena.
Ora i potenti di turno avranno altri fastidi oltre all’insopportabile caldo metropolitano.
Per quanto ci riguarda possiamo solo gioire della riapproprazione di uno spazio condannato al degrado edile e alla speculazione immobiliare.
Le occupazioni continuano a infastidire il potere perchè sono ormai le uniche aree, che si moltiplicano come virus, in cui ci si riesce al sottrarsi dal controllo, per sperimentare la libertà.
Totale solidarietà con i nuovi abitanti di corso Chieri 19.
IL VELENA NON MUORE

Gli ex-occupanti

Tra la pentola d’oro e la polveriera – Un invito a Firenze

"Gli anarchici, questi imbecilli che
non vanno mai in vacanza"

Enrico Aimi, consigliere regionale di Modena

Raccogliamo con gioia la sfida. Per chi
ricerca la libertà e lotta contro ogni oppressione, quest’estate è
troppo importante per abbandonare il campo.
Firenze, estate 2010.
L’intera città è all’asta. Il sindaco Renzi ha messo in vendita tutto il
patrimonio pubblico, offrendo ricchi affari a chi lo ha messo sulla
poltrona che occupa. Rinviato a lungo,  a ottobre verrà approvato il
Piano Strategico Strutturale, che sancirà una volta per sempre la
Mercificazione Finale della città. Vengono eseguiti, tentati e a volte
impediti circa 70 sfratti di abitazioni al mese, il più alto numero in
Italia. I cantieri della stazione Foster, snodo del Tav di rilievo
nazionale che rischia di far crollare circa 280 edifici, sono già
aperti.
Si parla di costruire il CIE entro la fine dell’anno.
Firenze, una pentola d’oro che rischia di trasformarsi in polveriera.

Per
avere mano libera, politici e capitalisti vogliono sgombrare il campo
da tutti i loro nemici e i loro critici. Partendo dai più caldi e
incazzati, per arrivare ai più tiepidi e concilianti. Così, se tutte le
occupazioni sono più o meno dichiaratamente sotto sgombero, numerose
sedi di associazioni (dalla Casa dei Diritti Sociali all’Archivio ’68)
sono
minacciate di sfratto. Così, nell’afosa mattinata del 23 luglio,
19
anarchici sono stati rinviati a giudizio per associazione sovversiva

Eh
no. Non possiamo andare in vacanza durante la tempesta. Il nostro
piacere non può essere confinato in quelle tre settimane d’aria che il
capitale ci concede dopo un anno di lavoro e d’obbedienza. Il nostro
piacere è tutt’uno con la guerra sociale, che se ne frega delle scadenze
imposte, che brucia ogni regolamentazione del godimento, che vuole
farla finita con chi ci rende la vita un inferno.

"Quest’agosto
non andrò in vacanza, resterò a Firenze per completare la mia
rivoluzione" ha detto Matteo Renzi, quel boy scout megalomane che si
crede Napoleone. Bene, sindaco, ci troverai sulla tua strada. Anche noi
resteremo
a Firenze, per continuare nella lotta e nella rivolta, verso la nostra
rivoluzione.

Tra la Riottosa e Villa Panico, tra le piazze e le
strade, tra l’inferno e ciò che può non esserlo, a Firenze ci saranno
delle iniziative. A tutte le compagne e gli amici l’invito a passare, a
discutere, a incontrarsi, a lottare assieme.