Radiocane – Atene, una volta di più

Atene, una volta di più

200.000 manifestanti in Parlamento.

Altri 300 000 che non potevano arrivare (strade e metropolitane bloccate dalla polizia).

I Cretesi hanno requisito un canale alla TV greca. La città di Volos parzialmente bruciata. I centri delle imposte devastati.

Attikon Cinema bruciato. E ‘datato 1870. L’edificio è stato usato come prigione per le torture della Gestapo.

Un negozio di armi sulla via Athinas è stato saccheggiato.

Bruciate molte banche, incluse le filiali delle banche e Starbucks Eurobank.

Le banche in precedenza erano state già danneggiate per quanto riguarda le videocamere.

La Biblioteca Nazionale non è stata bruciata!

Un tentativo di catturare il sindaco di Atene, ma la polizia lo ha raggiunto in tempo.

Gli uffici dei partiti che hanno votato SI al piano di austerità attaccati in varie città della Grecia.

Una cinquantina di edifici parzialmente o totalmente bruciati.

Questa la cronologia di un’ennesima giornata di lotta in Grecia. Ancora scontri. Ancora rabbia, tanta, tanta rabbia.

Ma c’è qualcosa di nuovo in questi ultimi eventi?

Ne abbiamo parlato con Achille, in collegamento  da Atene.

ASCOLTA IL CONTRIBUTO DI RADIOCANE

La cronologia è tratta da:
http://connessioni-connessioni.blogspot.com/2012/02/testimonianze-dalla-grecia-in-rivolta.html

Con la Grecia nel cuore, comunque vada, nessun rimorso.

Non c’è niente da salvare, che tutto bruci. Le misure servono a perpetrare lo status quo, vengono chiesti sacrifici assurdi per continuare ad essere sfruttati come lo siamo stati fin oggi senza nessuna prospettiva. Non c’è niente da salvare, che il fuoco mondi lo schifo che ci circonda e che tutti, spenta l’ultima fiamma, abbattuta l’ultima banca, distruttima l’ultima galera, si adoperino per costruire…cosa? L’imprevisto, l’inconoscibile, l’indicibile, un futuro diverso nel linguaggio, nel colore, nelle finalità. Non è questione di violenza, è questione di VITA, non possiamo più accontentarci di sopravvivere. Noi la nostra parte la facciamo, è l’ora che la smettiate di aver paura e che scendiate in strada. Lo stato, lo sfruttamento, l’asservimento, esistono fin tanto che ci si crede. Con la Grecia nel cuore, comunque vada, nessun rimorso.

In 100 sotto il carcere di Pistoia in solidarietà di Antonio e di tutti i reclusi.NO TAV!

Si è appena concluso il presidio sotto il carcere di Pistoia in solidarietà di Antonio il compagno ed amico prigioniero NO TAV. In un centinaio ci siamo ritrovati per fargli sentire che gli siamo vicini e che non bastano le sbarre per fermare la nostra rabbia. Dicono che le strade sono in fermento, che le carceri scoppiano…ebbene che la rivolta deflagri fuori e dentro, che le mura delle gabbie, sia quelle mentali che fisiche, crollino sotto i possenti colpi di chi non ci sta più a farsi dire come sprecare la propria vita da politici, sindacalisti e faccendieri vari. Intanto le decine di scritte solidali apparse sui muri cittadini in questi giorni sono state prontamente cancellate. Non c’è problema, ne appariranno il doppio. ANTONIO LIBERO! NO TAV! FUOCO ALLE GALERE!

INTANTO LUNEDI’ SI TERRA’ L’UDIENZA DI CONVALIDA, DAVANTI ALL’INFAME GIP PISTOIESE ZANOBINI.

Accendiamo fuochi

Mentre le sedi destroidi in Firenze fanno la fine che ogni tana di politicante dovrebbe fare –ed è un augurio che ciò accada- i reietti investiti del compito abbietto di strozzare ogni anelito di Libera Vita compilano 10 inutili carte igieniche.

Nel momento nel quale miseri e strani esseri indossanti ufficiali vasi da notte allontanano dalle pudiche pietre di una piazza chi dalla disperazione trae forza e i ribelli della montagna si scontrano con i ruvidi ecce omo posti a difesa della futura(?) velocità dei padroni del fuoco, si annusa nell’aria un odore acre di deflagrazione che si prepara e quest’odore è qui ed altrove e non potrà essere certo l’olezzo dell’autorità che decompone a coprirne i delicati aromi.

Tremi l’obbedienza, ché balleremo sulle sue ossa che già sono polvere.

Atene – Un compagno anarchico ferito ed arrestato dopo una sparatoria con gli sbirri

fonte: culmine

Attenzione: quel che è esattamente accaduto lo scorso mercoledì nella zona di Pefki (Atene) lo sappiamo fino ad ora solo dalla stampa e dalla polizia. Questo è un riassunto di quel che dicono:
Alle 19 di mercoledì 18 maggio una cittadina ha chiamato la polizia allertando sulla presenza di alcuni personaggi sospetti nella zona di Pefki (municipio borghese e tranquillo nel nord dell’area metropolitana di Atene). Una pattuglia è giunta sul posto e (secondo la polizia) i “malfattori” che erano su una moto sono stati i primi ad aprire il fuoco. Entrambi i poliziotti ed uno dei perpetratori sono rimasti feriti, mentre il secondo è entrato nella volante ed è riuscito a fuggire. L’auto è stata trovata abbandonata in un’altra zona. Il giovane s’è qualificato come tal Stergiou, ma gli sbirri non l’hanno creduto e ne hanno pubblicato la foto (ritoccata in maniera piuttosto squallida con il Photoshop, probabilmente per non mostrare le ferite) chiedendo informazioni. Il giorno seguente si sono presentati i suoi genitori, rivelando i suoi dati: Theofilos Mavromihalis 21 anni, studente presso l’Università di Mitilene (isola di Lesbo) con specializzazione in scienze ambientali. I genitori hanno detto che da un anno il figlio non dava segnali di vita, che da diversi mesi aveva abbandonato gli studi e che non sapevano dove si trovasse. Gli sbirri hanno perquisito la casa dei genitori ed hanno effettuato altre perquisizioni e continuano ad indagare proprio a Mitilene. Da subito, la stampa ha parlato di “terrorismo”, anche considerando il fatto che il mercoledì pomeriggio le banche sono chiuse, escludendo così la possibilità di una rapina. Lo stesso partito neonazi Hrisi Avgi ha emesso un comunicato, considerando che il loro capo, lo schifoso fascista Nikos Mihaloliakos, vive in tale zona e quotidianamente passa nell’incrocio in cui c’è stata la sparatoria. In un miscuglio tra megalomania e vittimismo, tipici dei veri patrioti ha affermato di essere l’obiettivo di un ipotetico attentato. Sul posto sono stati anche trovati, oltre alla moto, un furgone (entrambi rubati nelle scorse settimane nel quartiere di Kipseli), una pistola Glock, uno zaino con caricatori e giravite) ed un bidone di benzina vuoto. Le autorità hanno anche rivelato che le impronte digitali di Theofilos sono state trovate in due degli “appartamenti” delle Cellule, perquisiti durante gli ultimi arresti collegati al caso (14 marzo, quando 5 compagni/e sono stati arrestati/e a Volos): la casa di Volos e quella di Kallithea (Atene), secondo l’accusa affittata da Hristos Tsakalos. Quelle impronte erano fino ad ora “orfane”, perché non si sapeva a chi appartenessero.

Per ora presentiamo due testi comparsi sul compagno, il primo scritto dai suoi compagni:

Testo dei Compagni dell’arrestato a Pefki

L’anarchico rivoluzionario, il nostro compagno Theofilos Mavropoulos si trova in ospedale, ferito, dopo uno scontro armato con i fottuti porci della Polizia, scontro avvenuto nella zona di Pefki. Lì, assieme ad un altro compagno, hanno scelto di non consegnarsi quando una pattuglia ha tentato di identificarli. Durante lo scontro sono rimasti feriti i due sbirri, ma è stato ferito anche il nostro compagno. Allo stesso tempo, l’altro compagno lì presente è riuscito a fuggire utilizzando la volante della polizia.
Si tratta di un attivo membro del movimento anarchico-rivoluzionario e ci appelliamo a qualsiasi anarchico-rivoluzionario, come a chiunque si percepisce come parte di un vasto ambito sovversivo a prendere l’iniziativa dell’azione, con qualsiasi mezzo che ritenga adeguato ed essenziale, per stare al suo lato. In questo momento il nostro fratello si trova ferito e rinchiuso in una camera, sorvegliato da sbirri d’ogni genere. Consideriamo come qualcosa di notevole importanza la realizzazione di un presidio davanti all’ospedale in cui si trova il nostro compagno ferito, per spezzare l’isolamento imposto e rompere la morsa dei vermi dell’antiterrorismo e degli altri servizi che lo stanno “proteggendo” nell’unica maniera che sanno fare. Per le difficoltà dovute alla situazione in cui ci troviamo e la condizione in base alla quale agiamo e ci muoviamo, purtroppo noi non possiamo stare al suo fianco (cioè nell’ospedale), in modo da dar forza e coraggio al nostro orgoglioso compagno.
Dobbiamo mostrare al nemico che NESSUN COMPAGNO E’ SOLO, che qualsiasi arresto di un compagno non resterà senza risposte, che nessun nostro compagno se lo possono mangiare vivo. Perché il rapporto tra compagni e la solidarietà non si definiscono secondo stipendi e ranghi, ma sulla base di relazioni che portiamo avanti e proponiamo contro le schifose relazioni sociali dominanti. Non vediamo l’arresto di Theofilos alla luce di una “molto pubblicizzata” e a sua volta schifosa logica di vittimizzazione, che permetta di protestare contro gli sbirri che hanno sparato e ferito il nostro compagno. Inoltre, secondo tale logica la solidarietà perderebbe il suo senso essenziale. La posizione orgogliosa del compagno ed i suoi valori si sono scontrati con la rinuncia e la consegna. Egli ha mostrato che il conflitto e la guerra non hanno martiri né persone che ne nutrano un culto, bensì che ci sono combattenti preparati a tutto. Il tesoro che ha lasciato si converte in arma nelle mani di noi tutti.

A FIANCO DEL RIVOLUZIONARIO ANARCHICO THEOFILOS MAVROPOULOS LOTTA PER LA LIBERTA’ CON OGNI MEZZO

ps: Vogliamo inviare al nostro compagno i più sinceri ringraziamenti per le lotte che abbiamo condotto assieme, per tutte le contrarietà ed i contrattempi che abbiamo fronteggiato, per tutto il bene e il male. Infine, gli ricordiamo che manteniamo la promessa per quel che riguarda gli impegni informali che abbiamo preso, i sogni incompiuti e le esagerazioni. Tutto e nulla. Adesso, fratello, può essere che cambierà la condizione in cui vivrai, ma non cambierà lo stato non pentito della tua mente.

Dichiarazione della O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco

“Pensavo che se avessi corso rapidamente e con l’impeto fossi caduto sul recinto, anche se questo non si fosse piegato, io non mi sarei arreso, né pentito di nulla. Anche se le pallottole degli sbirri avessero fermato la mia marcia, se il tessuto dei miei vestiti si fosse impigliato nel filo spinato ed essi mi avessero arrestato, anche togliendomi i vestiti non riuscirebbero a togliere tutti i fili del recinto. E il recinto cadrebbe e si ossiderebbe, ma i fili resterebbero lì, sarebbero il mio tracciato, un segnale che c’è ancora gente che ad oggi lotta ancora per la rivoluzione. Questo è il fermo immagine di una persona che con impeto ha corso verso la libertà invece di consegnarsi al silenzio ed alla rinuncia, propri della nostra epoca. E’ una pura traccia del futuro, di un mondo migliore… ”
Dedicato al compagno rimasto ferito durante lo scontro a fuoco con gli sbirri a Pefki.
Dalle carceri gli inviamo, con tutta l’anima, la nostra completa solidarietà ed il nostro appoggio.
Organizzazione Rivoluzionaria Cospirazione delle Cellule di Fuoco
19/5/2011

FI-MERCOLEDI’ 22 CORTEO STUDENTESCO

Da Indy Toscana:

LA NOSTRA RABBIA NON SI FERMA

Dopo l’esplosione di rabbia dei senza futuro di piazza del Popolo il governo si prepara all’ennesima offensiva reazionaria tesa a difendere i privilegi dei ricchi e ristabilire l’ordine, il Loro ordine, nelle piazze, nei posti di lavoro e nei quartieri
I mazzieri di ieri (Alemanno, La Russa e camerati vari) oggi si atteggiano a difensori della cricca al potere (a cui partecipano arraffando e distribuendo) ed insieme ai nuovi berluscones fanno a gara a chi disegna lo scenario repressivo più apocalittico blaterando di arresti preventivi, Daspo come allo stadio, costituzione di squadracce antiguerriglia e gestione delle piazze alla tedesca.

Fondamentalmente, niente che abbia neppure il minimo fondamento giuridico in democrazia.

Alla manifestazione c’erano più di 100.000 persone e, per quanto politici e sedicenti intellettuali (la lettera di Saviano è esemplificativa)abbiano condannato fermamente gli scontri di Roma riducendoli all’azione di provocatori, infiltrati e teppisti, noi sappiamo che la realtà è molto diversa.
Eravamo in quella piazza. Eravamo dietro quegli scudi. Eravamo con il casco in testa a pretendere un futuro che ci stanno togliendo giorno dopo giorno

La verità è che hanno paura, una paura fottuta…

Per questo si arroccano, fanno quadrato, si guardano in faccia impauriti, destri, sinistri, centristi… Immaginano di equiparare la protesta politica e sociale allo sfogo sterile di chi assiste ad una partita e fa casino: non sapendo più a cosa appigliarsi…
sanno solo vietare, punire, manganellare,incarcerare, inquisire…

Nel passato hanno dovuto uccidere e fare stragi per fermare i movimenti… Ora ci riprovano alzando piano piano il tiro…
Ma hanno fatto i conti senza l’oste: gli studenti NON si fermeranno!

Cosi come auspichiamo che non lo facciano le popolazioni, vittime innocenti di devastazioni ambientali e speculazioni sulla loro pelle, i lavoratori ostaggio degli interessi di confindustria e dei diktat padronali, le masse precarie.

Gli studenti non si fermeranno perchè perfettamente consapevoli della posta in gioco: il futuro di una generazione che vede all’orizzonte nessun potere contrattuale nelle università come nei posti di lavoro.
Le prime privatizzate e riformate nei loro apparati decisionali (cda in mano a privati ed ai soli professori ordinari, i baroni) e i secondi in balia della chirurgica destrutturazione dello statuto dei lavoratori (fatta di limitazione al diritto di sciopero, di piani Marchionne e di collegati lavoro).

Tutti i governi europei, chiamati a gestire una crisi creata in ambiti del tutto estranei alle dinamiche di studenti e lavoratori, stanno affamando le popolazioni, tagliando posti di lavoro, creando disoccupazione e fine dei diritti collettivi, questo lo sappiamo benissimo.
Tutto ciò dimostrandosi ciechi, sordi e muti davanti alle oceaniche proteste di tutti i settori a cui si sta cercando di far pagare la crisi.

In questo contesto è lecito constatare come le democrazie occidentali abbiano gettato la maschera di difensori di diritti sociali e del lavoro, rivelandosi per ciò che veramente sono: regimi funzionali al mantenimento del sistema capitalista, dei privilegi dei ricchi, a scapito delle masse e pronti a tutto pur di non disattendere le ambizioni dei padroni.

In questo contesto è lecito rivendicare l’esplosione di rabbia del 14/12 ed è fondamentale mantenere la protesta viva e partecipata, se possibile più di prima.

In questo contesto non faremo più sconti ai nostri nemici: siano essi governi reazionari, siano essi amici di Saviano, è lecito ribadire che pretendiamo potere decisionale, anche di fronte a governi terroristi e nemici delle contestazioni di massa.

LA LOTTA CONTINUA

MERCOLEDI’ 22/12 – CORTEO PIAZZA SAN MARCO ORE 16e30

[LIVORNO] bloccata l’aurelia e occupato provveditorato

Da Indy Toscana:

comunicato stampa sul corteo di stamani a Livorno

Questa mattina circa 1000 studenti delle varie scuole di Livorno sono scesi in piazza per il corteo organizzato dal Coordinamento Studentesco Livornese.
Mentre il movimento studentesco in tutto il paese sta dando una grande prova di forza per ottenere il blocco del DDL Gelmini per l’università, attualmente in discussione al senato, anche nella nostra città, ancora una volta gli studenti sono scesi in piazza decisi e uniti per lottare contro la politica del governo.
Il corteo ha attraversato il centro della città, e uno striscione è stato appeso sulle scalinate del comune, anche in segno di protesta nei confronti del sindaco e delle forze di polizia che avevano impedito la sua esposizione qualche settimana fa durante un corteo studentesco notturno.
La manifestazione è proseguita raggiungendo l’incrocio tra viale carducci ed il tratto urbano dell’aurelia.
Nonostante il corteo fosse pacifico ed autorizzato, all’incrocio erano schierati provocatoriamente decine di agenti antisommossa della polizia e dei carabinieri.
Uno spiegamento di forze che ha spaventato anche molti passanti, che hanno solidarizzato con il corteo, fermandosi ad ascoltare gli interventi che si susseguivano al megafono.
Gli studenti, dopo aver bloccato a lungo l’incrocio, si sono spostati sotto le finestre della redazione del Tirreno, principale quotidiano locale, per denunciare pubblicamente l’ennesimo episodio repressivo e provocatorio da parte delle forze dell’ordine.
Da mesi anche a Livorno si fa sentire la stretta autoritaria del governo nei confronti di chi lotta, in particolare con la criminalizzazione del movimento studentesco.
Denunce, condanne, identificazioni, provocazioni, militarizzazione della città, questa è la risposta del governo a chi protesta.
Un Governo che va avanti a testa bassa con Confindustria contro i lavoratori e gli studenti per una scuola ed un’università sempre più classiste ed autoritarie.
La polizia oggi era in piazza per caricare gli studenti, come oggi è successo a Firenze e come ieri è successo a Roma, dove erano stati fermati anche due studenti e feriti decine di giovani.
Il corteo ha saputo respingere ogni provocazione della Questura, allontanandosi dal Tirreno per raggiungere la sede del Provveditorato (USP) in Piazza Vigo. Là un centinaio di studenti hanno occupato per circa mezz’ora il piano terra dell’Ufficio Scolastico Provinciale.
Il corteo si è concluso con l’affissione di uno striscione sulla facciata del Provveditorato.
Riteniamo fondamentale, oltre che rilanciare la protesta per i prossimi giorni a Pisa al fianco degli universitari, richiamare l’attenzione pubblica sul clima di intimidazione e criminalizzazione alimentato anche a Livorno, come in tutta Italia, dalle questure e dal governo.
Un clima che il governo sta esasperando, mettendo in serio pericolo la libertà di espressione e manifestazione.

LA NOSTRA LOTTA NON SARA’ MAI DOMATA!

Coordinamento Studentesco Livornese
Collettivo Studentesco Universitario Livornese

25/11/10

(FI)Scontri fra studenti e polizia

L’Università è in rivolta, occupazioni, cortei, scontri con le forze del (dis)ordine, sembra che anche l’Italia abbia deciso di seguire i passi di Grecia, Inghilterra e Francia. Nel recente passato c’è stata l’onda, infrantasi sugli scogli della pavida concertazione, sotto le cui ceneri però ha continuato ad ardere la brace –tenuta tenacemente in vita da pochi in suscettibili di ravvedimento- della rivolta.

Ad oggi non si tratta però di difendere un’istruzione pubblica strutturata per creare ingranaggi sempre sostituibili nel complesso macchinario del capitale, né si tratta soltanto di impedire un’ennesima svolta classista dell’università, ma si tratta di battersi per slegare il sapere dalle implicazioni di mercato che richiedono funzionari e non teste capaci di immaginare e perseguire un’alternativa a questo schifo di presente.

Lottare è necessario, ma conviene farlo per attaccare direttamente le basi dello sfruttamento, legando le proprie rivolte a quelle dei lavoratori che necessariamente dovranno muoversi, almeno che non decidano di indossare passivamente le rugginose catene che politicanti e capitale stanno forgiando.

Ci sentiamo anche di ribadire come non possano essere considerati lavoratori normali coloro che aggrediscono è manganellano, nascosti dietro una divisa, tutti coloro che non ci stanno più a subire passivamente i maneggi di un oligarchia che tenta –a fronte della crisi che loro stessi hanno creato- di salvarsi sacrificando tutto e tutti…ognuno è padrone delle sue scelte, ma scegliere una volta di far decidere per sempre altri per sé, come fanno coloro che si macchiano dell’onta della divisa, è evidentemente antitetico con il pensare…

Solidarietà agli studenti Fiorentini che si stanno battendo!

Solidarietà ai lavoratori ed agli studenti in lotta

Ieri gli operai della Eaton di massa, in lotta contro una multinazionale che dopo averli sfruttati ha deciso di chiudere lo stabilimento, gli studenti pisani e quelli milanesi, in lotta per impedire che la riforma classista della ministra Gelmini distrugga quel poco che resta dell’istruzione pubblica italiana, sono stati assaliti a colpi di manganello dai birri in divisa, cagnolini servili al servizio di chi sfrutta, irride, sprezza tutti coloro che non appartengano alla casta di dirigenza politico/economica di questo sgangherato paese.

Per l’ennesima volta l’attacco violento dello stato a chi lotta per il proprio futuro dimostra che l’unico modo che abbiamo per dare una svolta alla nostra situazione -che sta scivolando sempre più lungo la china di un novello servaggio della gleba- non è quello di appellarsi  alla salvifica tutela delle istituzioni, che altro non sono se non il cagnolino da guardia dei grandi interessi economici, ma la rivolta generalizzata, orizzontale e radicale, una rivolta che vada a colpire i fondamenti stessi dello sfruttamento, capitale e gerarchia  –i paradigmi della società occidentale- veri responsabili della devastazione sociale ed ambientale non solo del bel paese, ma di tutto il globo terracqueo.

Se i grandi sistemi politici del ventesimo secolo sono falliti (comunismo autoritario, fascismi e nazismi), o stanno contorcendosi negli ultimi spasmi della loro schifosa esistenza (capitalismo e capitalismo di stato), risulta quanto mai necessario cominciare a ragionare in termini diversi, spazzando via definitivamente la superstizione che vuole gerarchia e delega come binomio inscindibile alla base di ogni tipo di convivenza sociale, sia regolata essa da un regime di stampo comunista o liberista. Dovremmo anche renderci conto che non è possibile stilare programmi e ricette a priori, pensando di poter modellare un futuro sulla base di schemi ed assunti preconfezionati; la possibilità che abbiamo è però quella di eliminare alla radice i tumori che ammorbano la nostra esistenza e tentare di costruire volta volta, assieme, un quotidiano che metta al centro del suo agire i bisogni di ogni individuo, senza dittature del singolo sulla massa ma anche impedendo che la massa soffochi il libero divenire del singolo…no, qui non troverete programmi, né messia, noi non promettiamo niente, se non di fare la nostra parte al fianco di coloro che vorranno prendere in mano le redini del proprio destino.

Potranno sembrare queste parole inutili, puro esercizio dialettico, affatto rassicuranti, incoscienti, assurde…ma non è forse assurdo piegarsi sotto il giogo dello sfruttamento pensando che alzare la testa possa voler dire peggiorare ulteriormente una schifosa condizione che comunque –si tirino pietre o si chini il capo cosparso di cenere- sta andando giorno dopo giorno peggiorando? Non è assurdo aspettare che la situazione sia risolta da chi l’ha creata per tutelare il proprio interesse di classe e per accrescere il proprio potere sugli individui? Non è assurdo chiedere al nostro assassino di venirci a salvare la vita?

Le rivolte che di questi tempi stanno attraversando trasversalmente l’Europa, dall’Inghilterra all’Olanda, da Milano a Terzigno, da Atene a Parigi, hanno in loro molte potenzialità, che però cozzano ancora contro l’abitudine alla richiesta ed alla delega alle istituzioni, siano esse politiche o economiche. Comunque l’importante è muovere i primi passi, se sarà corsa lo dirà soltanto il tempo, ma per raggiungere dei risultati occorre che ognuno faccia la sua parte, senza stare alla finestra e senza paura, chi delega ed aspetta è parte del problema e merita di essere travolto dall’inarrestabile onda degli eventi. NOI TIFIAMO RIVOLTA!

RIVOLTA!!

La Grecia è in rivolta permanente, La Francia è bloccata da giorni dagli scioperi e le manifestazioni, lo sfondo è sempre la crisi, che secondo media e politicanti vari si avvia verso la fine ma che in realtà –lo sa bene chi si barcamena ogni giorno tra stipendi da fame e contratti da medioevo- morde sempre più in attesa della bolla speculativa che secondo alcuni dovrebbe scoppiare a breve. Continua a leggere