Lazio – Due arresti e tre perquisizioni

19 settembre 2013 – Apprendiamo dalle veline del ROS (Reparto Operazioni Sporche) riportate dai media di regime che Adriano e Gianluca, due compagni di Albano Laziale e Frascati, sono stati arrestati questa mattina nel corso di un’operazione repressiva contro realtà anarchiche attive nell’area dei Castelli Romani; perquisite anche le abitazioni di tre compagni. Le azioni dirette di cui sono accusati riguarderebbero complessivamente 13 attacchi contro filiali bancarie, punti Enel ed Eni, contro il cantiere della discarica di Albano Laziale e altri sabotaggi in solidarietà con prigionieri/e, contro aziende e progetti responsabili di devastazione ambientale e sfruttamento animale. Azioni rivendicate da sigle differenti tra cui “Fronte di Liberazione Animale”, “Azione Diretta in Difesa della Terra” o più semplicemente vergando “A cerchiata” e “Federazione Anarchica Informale – Fronte Rivoluzionario Internazionale”. Quest’ultima sigla particolarmente enfatizzata dagli studios del ROS e considerata come bottino succulento per i loro teoremi mediatico-repressivi.

In attesa di maggiori informazioni e comunicati, esprimiamo la nostra solidarietà ai due compagni e a tutti coloro che hanno avuto un brutto risveglio.

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Esprimiamo tutta la rabbia e la solidarietà che ci sono possibili nei confronti di tutti i compagni colpiti dalla repressione, Adriano e Gianluca Liberi, sergio Libero, Nicola e Alfredo liberi1 Liberi/e Tutti/e!

Rovereto – Arrestato un compagno

riceviamo e diffondiamo:

Ieri pomeriggio il nostro amico e compagno Enrico (Rasta) è stato arrestato a Calliano (Rovereto) per un residuo di pena di quattro mesi per il furto di gasolio avvenuto dentro un cantiere dell’Anas a Gravere in Valsusa il 29 agosto 2011.
In serata è stato portato al carcere di Spini di Gardolo a Trento.

Libertà per Enrico
Libertà per tutti

Per scrivergli:

Enrico Ferrari
Via Beccaria 13,
loc. Spini di Gardolo
38014 (Trento)

Anarchici ed anarchiche di Trento e Rovereto

Firenze – Appello per una mobilitazione contro omicidi di Stato e repressione

iceviamo e diffondiamo:

ASSASSINI!

Tra gennaio e febbraio del 2012, due uomini furono assassinati nelle camere di sicurezza della Questura di Firenze.
Il primo, Youssef Ahmed Sauri, marocchino, venne prelevato da una pattuglia della polizia intorno alle 8 di sera davanti all’ospedale di Santa Maria Nuova mentre gridava disperatamente “aiuto!”. A un passante che si era messo nel mezzo gli sbirri intimarono di farsi gli affari suoi. Tre ore dopo, gli infermieri ne constatavano il decesso in Questura. Secondo le forze dell’ordine si era impiccato.
Il secondo, Rhimi Bassem, tunisino, 26 anni, venne fermato nei pressi della stazione Leopolda. Condotto in Questura, sarebbe morto per un malore. Peccato che i parenti ne abbiano visto la salma martoriata dalle percosse, come documentato persino da una foto del cadavere che aveva ferite al volto e un buco sulla nuca.

Nei mesi successivi, in città, si ebbero alcune proteste. Le comunità marocchina e tunisina scesero in strada al grido di “Basta morti in Questura!”. Anche alcuni anarchici, a più riprese, dissero la loro. Perché era chiaro a tutti che la polizia aveva nuovamente assassinato due di quegli indesiderabili che tutti i giorni gli sbirri fermano, picchiano e rinchiudono.

Il 29 marzo 2012, nei dintorni di Piazza Dalmazia, la Digos, col supporto di tre volanti, tenta di fermare un gruppetto di anarchici mentre protesta contro gli omicidi polizieschi. Dopo un parapiglia ne porta via tre in malo modo. Anche altri compagni, accorsi a manifestare solidarietà sotto la Questura, vengono fermati. La giornata si chiude con tre arrestati per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, due compagne rilasciate con denunce per gli stessi reati e tre compagni colpiti da foglio di via. Una punizione esemplare per chi aveva osato denunciare ciò che era sotto gli occhi di tutti.
Come nella vecchia fiaba il re era nudo. Bisognava azzittire il bambino che ne aveva additato le vergognose nudità, con ogni mezzo necessario. Perché gli sbirri possano continuare a fare il loro mestiere di assassini, ripulendo le città dorate da tutti quegli indesiderabili che le infestano  – specie se sono senza soldi e senza documenti. Perché i piani dell’autorità si impongano sempre sulle esigenze della libertà, a qualsiasi costo – morti compresi. Perché lo Stato e il Capitale  possano continuare a detenere il monopolio della violenza.
Se autopsie compiacenti, giornalisti reticenti e una dura risposta repressiva hanno insabbiato questa vicenda, per noi la questione non è affatto chiusa. Anzi.

Il 23 maggio si apre il processo a 5 compagne e compagni denunciati per aver gridato che la polizia uccide. Non lasciamoli soli, non restiamo in silenzio. Portiamo in strada la rabbia per tutti gli Youssef Sauri e gli Aldo Bianzino, per i Rhimi Bassem e i Giuseppe Uva, per i Marcello Lonzi e i Michele Ferrulli, per i tanti e le tante che ogni giorno muoiono assassinati da mano poliziotta.

SOLIDARIETA’ AI 5 PROCESSATI DI PIAZZA DALMAZIA
Solidarietà ai processati del 15 ottobre, ai compagni anarchici rinchiusi a Ferrara e a tutti i colpiti dalla repressione delle lotte

SABATO 18 MAGGIO 2013 FIRENZE PIAZZA DELLA REPUBBLICA H 14.30
CORTEO
CONTRO GLI OMICIDI DI STATO E DI POLIZIA
CONTRO LA REPRESSIONE

SABATO 11 MAGGIO
ai Giardini del Mezzetta (San Salvi) dalle 16.00 presentazione del corteo

GIOVEDI’ 23 MAGGIO h 9.30 in concomitanza con il processo ai compagni PRESIDIO a Piazza Dalmazia

Solidarietà anarchica contro l’Europa delle polizie e contro tutte le autorità

Il 13 Giugno 2012, dopo diverse operazioni contro altri compagni, lo Stato italiano ha lanciato un giro di vite contro decine di anarchici, denominata  ”Ardire”, portando avanti  40 perquisizioni, 24 rinvii a giudizio e 8 arresti. Questa volta, si avrebbe dato anche una dimensione supplementare, accusando inoltre a compagni già incarcerati in diversi paesi europei, tra cui Grecia, Svizzera e Germania. Come al solito, lo Stato intende vedere il suo volto autoritatio  nella sorrissa dei suoi nemici irriducibili, costruendo, ad esempio, dei ruoli di lider, esecutori e di coordinatori all’interno di un’ennesima “associazione terroristica”, lì dove ci sono affinità, corrispondenza con i prigionieri, lotta e voluntà di combattere. E così che Gabriel Pombo da Silva e Marco Camenish, imprigionati per molti anni, si trovano in questa indagine inseguito a uno sciopero della fame internazionale intrapreso nel dicembre del 2009, trattati come “simboli” e punti di riferimento di un nuovo progetto sovversivo” del cuale sarebbero “gli ideologi e sostenitori.”

Dopo 20 anni passati nelle carceri spagnole (di cui 14 in regime FIES) riesce a fuggire. Arrestato nel 2004, Gabriel rifarà altri nove anni supplementari in Germania, dopo un controllo e una sparatoria con la polizia in questo paese. Estradato in Spagna il 25 febbraio, per la purga della fine delle codanne, è già stato spostato tre volte in meno di due mesi. Ora è nella carcere di Valdemoro (Madrid), sarà chiamato a testimoniare al Tribunale Nazionale il Martedì 16 Aprile 2013, perché li sia notificato il mandato di arresto europeo ( euro- ordine)  emessa dall’Italia contro di lui nel marco dell’ Operazione “ardire”. Gabriel è deciso a respingere queste misure. Se invece la procedura viene convalidata, lui dovrà ripassare davanti a tre giudici per che prendano una decisione circa una settimana più tardi, questa volta nel corso di un’audizione pubblica …

Attraverso questo requisito contro Gabriel per inviarlo certo al modulo della prigione di Ferrara (Italia), costruito appositamente per sottomettere agli anarchici e dove vari compagni sono già in isolamento, rendono pubblica una avvertenza  contro tutti. Perché le teste rimangano abbassate, le bocche imbavagliate e gli occhi chiusi. Ma è un avvertimento che non lo seguiremo mai. In mezzo ai prigionieri di questo mondo,  tiriamo fuori la nostra forza ,anche, della non partecipazione, della ribellione, dell rifiuto di fronte a tutti gli obblighi che ci invitano ad osservare, e del conflitto permanente con le istituzioni. E continueremo a difendere che, se non possiamo sfuggire a questa realtà,  siamo in grado di attaccargli in tutte le sue sfaccettature. Da soli o in buona compagnia, di giorno e notte, con i fatti e con le parole.

Ora che il governo italiano ha chiesto che li sia consegnato Gabriel Pombo da Silva per continuare il loro sporco lavoro, dimostriamogli che se i potenti sanno concordare i suoi interessi, noi anche possiamo opporre una delle nostre armi, quella della solidarietà da entrambi i lati del muro, tra i prigionieri della guerra sociale, che anche lei tanto meno conosce i confini.

No al trasferimento di Gabriel  a Italia.
Giù tutti gli Stati, i loro recinti, la loro polizia, i loro tribunali e il suo traffico di prigionieri,
Libertà per tutti/e!

Alcuni anarchici internazionalisti
13 di aprile 2013 [volantino scritto per diverse iniciative pubbliche in solidarietà a Gabriel Pombo da Silva nello stato spagnolo ]

Torino: Arresti e misure cautelari

by

Apprendiamo che a Torino, in seguito all’emissione di 6 misure cautelari, in mattinata e nell’arco della giornata ci sono stati alcuni fermi e arresti.

I capi di imputazione riguardano la cacciata di un fotografo del fogliaccio xenofobo e forcaiolo “CronacaQui” durante un presidio sotto il Cie di corso Brunelleschi, per cui era stata espulsa una compagna francese.

Delle 6 misure cautelari, quattro sono mandati di custodia in carcere e due di altro genere. I primi hanno portato all’arresto di Paolo, Marta e Greg, mentre un compagno non risulta repreribile.
Rispetto agli altri due provvedimenti cautelari, sappiamo che uno riguarda il divieto di dimora a Torino per una compagna francese, mentre il secondo non è stato probabilmente notificato. La polizia è ancora a caccia.
Durante queste operazioni altri compagni sono stati fermati e trattenuti in questura; Greg è stato pestato e portato in ospedale, quindi trasferito in carcere.

Per scrivere e inviare telegrammi agli arrestati:

Borzì Martina Lucia
Poupin Gregoire Yves Robert
Milan Paolo
C.C. via Pianezza 300
10151 Torino

fonte

Paola libera!!!

Da Anarchaos:

Apprendiamo che da questa mattina Paola è finalmente libera. Arrestata nella cosiddetta Operazione Ardire, raid repressivo che ha portato in carcere, in Italia, 8 compagni/e, era ai domiciliari da qualche settimana. Libera anche Katia, Giulia ai domiciliari da pochi giorni.

Rimangono in cercare tutti i compagni prigionieri a Ferrara.

Radiocane – Grecia: sulle condanne contro Lotta Rivoluzionaria

da radiocane

Nikos Maziotis, Pola Roupa e Kostas Gournas condannati a 87 anni di carcere.
Christoforos Kortesis, Vaggelis Stathopoulos condannati a 7 anni di carcere.
Marie Beracha, Kostas Katsenos, Sarantos Nikitopoulos assolti per insufficienza di prove.

Questa la sentenza di primo grado del processo a Lotta Rivoluzionaria (EA) emessa contro alcuni compagni e compagne accusati/e  a vario titolo di appartenenza e sostegno all’organizzazione.

Su questo esito processuale abbiamo chiesto ad un compagno di Atene un commento a caldo.

ascolta il contributo

Marco Camenisch: E la controinformazione negata a Locarno

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Ricevo da Marco e diffondo:

Notizie teletext TV regionale Ticino-Grigioni del 28/02/2013

Camenisch, niente stand a Locarno

Il Municipio di Locarno non ha dato il permesso di posa di uno stand informativo chiesto dal Circolo Carlo Vanza (CCC) per sollecitare la scarcerazione dell’ecoterrorista Marco Camenich.

Il valposchiavino, che ha ormai scontato i due terzi della pena ed è disponibile ad accettare “percorsi di risocializzazione” ai fini di una sua liberazione, sarebbe oggetto di un accanimento repressivo della giustizia zurighese, si legge nella nota del CCC.

Camenisch si rifiuta tuttavia di rinnegare le proprie convinzioni politiche, motivazione questa per il rigetto della liberazione condizionale.

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Le/i compas del Circolo Carlo Vanza hanno inoltrato questa richiesta per il 5.2.2013 e su negazione sbirresca richiesto ordine scritto che hanno ricevuto in questi giorni con la motivazione per questioni di “ordine pubblico”. Più che palese il pretesto del comune, organico al regime democratico, per oscurare al pubblico delle informazioni scomode sulla repressione contro il dissenso radicale.

Tuttavia è, di nuovo, da riconoscere gratamente l’intelligenza ed il merito repressivo del regime, ora nelle vesti del comune di Locarno, nel fornire, oltre ad un’ottima lezione civica sulla natura dello Stato, un’eccellente risonanza alla controinformazione che intende sopprimere.

Un caloroso abbraccio solidale e rivoluzionario alle/ai compas del CCV ed a tuttx i/le solidali!!!

Marco Camenisch, lager Lenzburg, 28 febbraio 2013

Prigioni greche: Dichiarazione congiunta di prigionieri del carcere di Koridallos

Oggi, 29 Marzo, noi i prigionieri del primo braccio del carcere maschile di Koridallos rifiutiamo di entrare nelle celle a mezzogiorno come un minimo segno di protesta contro l’invasione in stile militare dell’unità repressive speciali antiterrorismo (Ekam) che hanno condotto ispezioni a sorpresa e perquisizioni nella notte del 28 Marzo fino alle prime ore del mattino.

Se la polizia greca vuole fare un colpo di stato nelle carceri picchiando e torturando i detenuti, dovrebbe sapere che questa provocazione non rimarrà senza risposta.

Allo stesso tempo, il ministero della “Giustizia” attraverso il suo attuale capo Antonis Roupakiotis, e sotto gli ordini del ministro dell’Ordine Pubblico Nikos Dendias, promuove legislazioni fasciste contro di noi, che includono normative in materia di limitazione del nostro diritto ai giorni di congedo dal carcere e l’introduzione dell’uso di braccialetti elettronici di rilevamento per i detenuti. Incontreranno la nostra opposizione combattiva laddove ci si ritiene necessario, al di fuori delle celle, nei corridoi, sui tetti.

Risponderemo alla violenza dei sbirri con la violenza della dignità.

Per quanto riguarda la fuga di 11 prigionieri dal carcere di Trikala (il 22 Marzo, 2013): nessuna legge o istituzione possa impedire l’inalienabile diritto dei detenuti alla loro libertà. Buona fortuna ai fuggitivi.

Forza e solidarietà a tutti i prigionieri di Trikala che sono stati picchiati dalla polizia.

Prigionieri del 1° braccio del carcere maschile di Koridallos

(Dichiarazione co-firmata da 350 detenuti)

Prigionieri – Sulla sezione per anarchici nel carcere di Ferrara

Riceviamo e diffondiamo un breve resoconto del prigioniero anarchico Giuseppe Lo Turco sulle condizioni detentive del carcere di Ferrara:

Pare che i giornali avessero già preannunciato il nostro arrivo, con relativo mugugno delle guardie.

In tutto ci sono sei celle. Al momento non c’è neanche il frigo. Non esistono spazi comuni, eccetto un cortile di circa 12×6 m. Quindi, se non vai all’aria, te ne resti in cella. Assente ogni minima forma di palestra o attrezzatura. Solite due o tre battiture al giorno e frequenti perquisizioni in cella. Ovviamente impossibile ogni contatto con altri detenuti. Anche se non la chiamano sezione Alta Sicurezza 2, chiaramente lo è a tutti gli effetti.

Così almeno tutti si possono fare un’idea della situazione.

Peppe

Per scrivere ai compagni anarchici prigionieri a Ferrara:

Sergio Maria Stefani,
Stefano Gabriele Fosco,
Alessandro Settepani
Giuseppe Lo Turco
Nicola Gai
Alfredo  Cospito
C.C. Via Arginone, 327
44122 Ferrara