Dalla Francia: Infami, politicanti e pompieri!

Da Non-Fides:

Abbiamo letto queste poche righe: “Delazioni e compagni di strada“, colle quali alcuni non meglio identificati “compagni con un piede nell’esagono” scrivono, a proposito di Non Fides, che: “è proprio questo sito che ha dato il via all’infelice pratica della delazione nel movimento no-tav”. Ciò, a detta loro, a causa del testo “Il nemico interno in Val Susa“.

Bon, tanto per cominciare, la palma di chi per primo ha pubblicato questo testo, purtroppo non spetta a noi. Quella ennesima denuncia delle pratiche autoritarie dell’Askatasuna ha girato via mail, è stata pubblicata anonimamente su Indymedia Grenoble ed anche altrove, prima che su Non Fides. Tra l’altro, un “autonomo torinese” rispondeva alle critiche contenute in quel testo, attribuendole ad un altro dei siti che l’hanno pubblicato. Capiamo che tutta la cosca dell’Autonomia-Contropotere torinese sia incazzata a causa della figura meschina fatta con la delazione via il sito notav.info, ma suvvia, almeno mettetevi d’accordo fra di voi…

Ma entriamo nel merito. Secondo questi “compagni” (dell’Aska), il testo in questione sarebbe “assai problematico [perché vi] si dice chiaro e tondo che il centro sociale Askatasuna “e i loro amici” avrebbero organizzato l’attacco al cantiere del 31 agosto 2012, gestendo attacchi e ritirate. È un testo che fa accuse precise di una certa rilevanza penale e che non è mai stato corretto.
Come ha già detto giustamente un altro lettore di Indymedia Piemonte, è risaputo che la gestione di quel campeggio (agosto 2012), “assalti” compresi, era in mano agli autonomi. E che molte delle persone che hanno attaccato il cantiere la notte del 31 agosto 2012 siano poi tornate al campeggio, lo dice pure Cosimo Caridi, il giornalista de “Il fatto quotidiano” che proprio gli autonomi hanno invitato (si veda qui, minuto 2).
Ma continuiamo. Immaginiamo che il passaggio a cui si riferiscano gli amichetti dell’Aska non sia uno dei molti in cui si dice che quel campeggio, come troppi altri, sia stato gestito in maniera autoritaria proprio da loro, sotto copertura dei “comitati” o delle “assemblee”. Pensiamo si riferiscano piuttosto a questo: “Gli sbirri non hanno avuto bisogno di intervenire, alcuni leninisti del campeggio hanno fatto la polizia da soli/e, a colpi di “smettetela, non abbiamo le maschere antigas”, “il 31 sì, ma non oggi, non era previsto”, “il 31 attaccheremo massicciamente gli sbirri, ma non ora””. Oppure a questo, poco oltre: “L’appuntamento per attaccare il cantiere del TAV era stato quindi dato per il 31 agosto. […] Di fatto, verso le 22 una decina di sbirri bloccava i sentieri che portano alle loro recinzioni. Si è tenuta una “assemblea” spontanea per decidere cosa fare. Ciò consisteva più nel venire a prendere le consegne dai capi che nel decidere in maniera collettiva il da farsi. Abbiamo quindi fatto marcia indietro, per farci portare a passeggio attraverso le montagne per altre due ore, in giri inutili, tornando alla fine al punto di partenza. Alla fine è stato lanciato un attacco al campo degli sbirri, permettendo di far cadere una quindicina di metri di barriere, di lanciare pietre di dare fuoco a due camion-cannoni ad acqua. Dopo 20 minuti, mentre gli sbirri indietreggiavano, non si sa chi ha dichiarato che l’azione era finita e che bisognava ripartire. È stato intonato il coro di ritirata (“si parte insieme, si torna insieme”) e tutti hanno abbandonato la zona di fronte per riprendere la camminata notturna. Perché partire dopo soli 20 minuti? Di solito gli scontri possono durare diverse ore. Tutto lascia credere che i comunisti hanno avuto paura di ciò che loro non avevano previsto, di ciò che loro non controllavano ed hanno quindi anticipato la ritirata del corteo.

I (loro) compagni con un piede nell’esagono sostengono che questi passaggi sarebbero penalmente rilevanti. In effetti potrebbero avere un certo valore in un tribunale: sono delle attestazioni di buona condotta. La prossima volta che qualcuno dei militanti dell’Aska sarà accusato in seguito a scontri in Val Susa, consigliamo all’avvocato di portare questo testo in tribunale, come prova della non volontà di nuocere degli autonomi torinesi. Perché in questi passaggi c’é scritto che, come tante altre volte, in Val Susa come a Torino, i caporioni dell’Askatasuna si sono comportati da pompieri. Hanno portato a spasso la gente, hanno fatto tagliare loro qualche metro di recinzione, giusto per far fare qualche bella ripresa al loro amico de “Il fatto quotidiano”, e poi tutti a casa! (“Si parte e si torna insieme”, sicuro!) Una volta ancora, come le tante altre in cui parlano con la Digos in piazza, per trattare del percorso di cortei, di cosa fare oppure no.

Gli autori di “Delazioni e compagni di strada” scrivono che il testo “Il nemico interno in Val Susa” non è mai stato corretto né tolto da Non Fides. No, e mai lo sarà. Perché vi si dice una parte di quello che siete, all’Askatasuna: dei politicanti e dei pompieri. Una gran parte del vostro percorso, in Val Susa e altrove, così come, last but not least il vostro comunicato da tamarri in risposta alle giuste critiche a “I burabacio” mostra che siete degli autoritari. Ed il resto lo dice “I burabacio” stesso: siete dei pompieri e pure degli infami. Ecco tutto.

Quanto ai “compagni con un piede nell’esagono”, beh, consigliamo loro un video interessante: “Europe : l’insurrection qui vient ?”, fatto dal giornalista Thierry Vincent, per Canal + (visibile qui). Da buon viscido giornalista (ma di sinistra, pure lui!) Vincent cerca di farsi degli amici fra i “militanti dell’ultrasinistra” in alcuni paesi d’Europa, per intervistarli, filmarne le gesta, etc. Fra altre bassezze, lo ritroviamo l’8 dicembre 2012 alla Clarea. In compagnia di qualche giovane sprovveduto che si è fatto abbindolare? Nient’affatto. Il giornalista scambia commenti e sorrisi con alcuni capoccia dell’Aska. Un occhialuto e riccioluto “militante d’estrema sinistra” lo porta poi a visitare la Credenza, per finire con una bella intervista proprio all’interno dell’Askatasuna.
Consigliamo questo video anche a chi non parla francese: quello che viene detto sono solo sciocchezze, ma è bene che certe facce, certe facce assieme a quelle dei giornalisti, ce le ricordiamo.

Infine, ancora una volta, l’importante per noi, non è rivolgerci a politici, amici di giornalisti e magistrati, a pompieri e delatori. Come già con la nota introduttiva a “I buoni di Natale”, intendiamo rivolgerci ai compagni anarchici, in special modo adesso a quelli che prendono parte alla lotta contro il TAV. Ci ha fatto piacere leggere alcune prese di posizione chiare e forti, in cui si riconosciamo. Purtroppo c’è anche chi cerca di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, deplorando non tanto la “scivolata” nell’infamia, ma il fatto che questa e le relative risposte abbiano rubato tempo a discussioni su “cose più importanti”. Speriamo che la discussione a proposito di queste “cose più interessanti” non faccia passare in secondo piano la contrapposizione nei confronti di politicanti, autoritari e infami di tutte le risme, anche rossi. E, ancora una volta, ripetiamo: che gli anarchici scelgano il loro campo, senza ambiguità. Noi lo abbiamo fatto.

Alcun* partecipanti a Non Fides.

P.S.


 


 

Torino: Commento sulla delazione

delatoreCon colpevole ritardo, esprimo la mia opinione su un fatto grave che si è verificato in questo fine 2014.Nello specifico mi riferisco al delirante e diffamante comunicato apparso sul sito notav.info a titolo “i burabacio” e i vari articoli ad esso collegato (correzzioni, smentite, rilanci, etc etc). Senza voler entrare nella polemica del “mio sabotaggio” è più profumato del tuo, che si commenta da se… Premettendo che, per chi come lo scrivente bazzica la cattiva strada da tempo, questo fatto non sorprenda e di fatto non cambi molto la quotidianità del vissuto. Con certa gente ho sempre avuto difficoltà a rapportarmi. Quindi di saperli infami na volta di più o in meno… lasiatemi dire sti cazzi!!! Mai stati miei complici anche se alcuni di loro ho fatto un pezzetto di strada assieme. Ma chissà cosa mi perdo direte voi…Già e la colpa è solo mia… non riesco a prendere ordini ed a non usare il mio intelletto. Continua a leggere

Grecia: Testo di autopresentazione del gruppo “Sinfonia del Caos”

Preludio di insurrezione anarchica…

Il gruppo anarchico “Sinfonia del caos” è un punto d’incontro di azione per i compagni dell’ampio raggio dell’anarchia nera. E’ una struttura anarchica informale, che mira a fare un intervento stabile e multiforme nello spazio pubblico, diffondendo le prospettiva insurrezionale sulle questioni che ci riguardano e per sostenere i compagni, le cui parole e idee sono vicine alle nostre.

Chiarendo la nostra posizione di solidarietà, noi consideriamo sbagliato di porla in termini politici, quindi strategici e simbolici. Per noi ha senso solo quando fa parte dell’analisi e della pratica di lotta anarchica, come viene espressa dai soggetti e dalle relazioni organiche o dialettiche che questi sviluppano. Perciò, la solidarietà con i compagni perseguitati a livello internazionale (detenuti, fuggitivi, sotto processo) può aver luogo solo nel contesto dell’affinità teorica e pratica, e non sotto etichette generalizzate come “anarchici” o “rivoluzionari”, che di per sé vuol dire ben poco o niente. Nello stesso tempo, è ovvio che, in ogni caso, il sostegno non è un riflesso automatico che si attiva quando necessario, né è attivato il pilota automatico, indipendentemente dai movimenti e dall’attitudine del ricevitore. E’ un processo dinamico, che esamina ogni caso e situazione individualmente. Inoltre, riteniamo che è importante sviluppare delle relazioni concrete con quegli anarchici che guardano alla lotta anarchica attraverso lo stesso prisma come noi, sia in Grecia che fuori, con il desiderio di incontrarli sui sentieri della ribellione, quando le nostre scelte coincidono o interagiscono dialetticamente. Continua a leggere

La soluzione finale al problema etico

Pubblichiamo volentieri questa interessante e condivisibile riflessione Da Finimondo:

Cominciamo con quello che si potrebbe definire il problema conclusivo alla costruzione di una situazione, l’amara vittoria della teoria situazionista tramutata in pensiero situazionale. Mezzo secolo fa una situazione era definita come un «momento della vita, concretamente e deliberatamente costruito mediante l’organizzazione collettiva di un ambiente unitario e di un gioco di avvenimenti». Lo scopo di questo momento esistenziale era quello di spezzare la grigia obbedienza imposta dall’esistente, ovvero farla finita con tutte le separazioni per raggiungere la totalità dell’essere. Non era l’apologia del frammento licenzioso concesso dal tempo presente, ma l’esatto contrario: l’apologia della pienezza liberatoria strappata nel tempo storico.

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Albert Libertad: Ai rassegnati

Odio i rassegnati!

Odio i rassegnati, come odio i sudici, come odio i fannulloni.

Odio la rassegnazione! Odio il sudiciume, odio l’inazione.

Compiango il malato curvato da qualche febbre maligna; odio il malato immaginario che un po’ di buona volontà rimetterebbe in piedi.

Compiango l’uomo incatenato, circondato da guardiani, schiacciato dal peso del ferro e del numero.

Odio il soldato curvato dal peso di un gallone o di tre stellette; i lavoratori curvati dal peso del capitale.

Amo l’uomo che esprime il suo pensiero nel posto in cui si trova; odio il votato alla perpetua conquista di una maggioranza.

Amo il sapiente schiacciato sotto il peso delle ricerche scientifiche; odio l’individuo che china il suo corpo sotto il peso di una potenza sconosciuta, di un X qualsiasi, di un Dio.

Odio tutti coloro che cedendo ad altri per paura, per rassegnazione, una parte della loro potenza di uomini non solamente si schiacciano, ma schiacciano anche me, quelli che io amo, col peso del loro spaventoso concorso o con la loro inerzia idiota.

Li odio, sì, io li odio, perché lo sento, io non mi abbasso sotto il gallone dell’ufficiale, sotto la fascia del sindaco, sotto l’oro del capitale, sotto tutte le morali e le religioni; da molto tempo so che tutto questo non è che una indecisione che si sbriciola come vetro … Io mi curvo sotto il peso della rassegnazione altrui. Odio la rassegnazione!

Amo la vita.

Voglio vivere, non meschinamente come coloro che si limitano a soddisfare solo una parte dei loro muscoli, dei loro nervi, ma largamente soddisfacendo sia i muscoli facciali che quelli dei polpacci, la massa dei miei reni come quella del mio cervello.

Non voglio barattare una parte dell’oggi con una parte fittizia del domani, non voglio cedere niente del presente per il vento dell’avvenire.

Non voglio curvare niente di me sotto le parole Patria – Dio – Onore. Conosco troppo bene il vuoto di queste parole: spettri religiosi e laici.

Mi burlo delle pensioni, dei paradisi, sotto la cui speranza religioni e capitale tengono nella rassegnazione.

Rido di tutti coloro che accumulano per la vecchiaia e si privano nella gioventù; di coloro che, per mangiare a sessanta, digiunano a vent’anni.

Io voglio mangiare quando ho i denti forti per strappare e triturare grossi pezzi di carne e frutti succulenti, e voglio farlo quando i succhi del mio stomaco digeriscono senza alcun problema; voglio soddisfare la mia sete con liquidi rinfrescanti o tonici.

Voglio amare le donne, o la donna secondo come converrà ai nostri comuni interessi, e non voglio rassegnarmi alla famiglia, alla legge, al Codice, nessuno ha diritti sul nostro corpo. Tu vuoi, io voglio. Burliamoci della famiglia, della legge, antica forma della rassegnazione.

Ma non è tutto: io voglio, poiché ho gli occhi e le orecchie, oltre che mangiare, bere e fare l’amore, godere sotto altre forme. Voglio vedere le belle sculture, le belle pitture, ammirare Rodin o Manet. Voglio ascoltare le migliori opere di Beethoven o di Wagner. Voglio conoscere i classici della Commedia, conoscere il bagaglio letterario e artistico che è servito per unire gli uomini passati ai presenti o meglio conoscere l’opera sempre in evoluzione dell’umanità.

Voglio gioia per me, per la compagna scelta, per i bambini, per gli amici. Voglio una casa dove poter riposare gradevolmente i miei occhi alla fine del lavoro.

Poiché io voglio anche la gioia del lavoro, questa gioia sana, questa gioia forte. Voglio che le mie braccia adoperino la pialla, il martello, la vanga o la falce.

Voglio essere utile, voglio che noi tutti siamo utili. Voglio essere utile al mio vicino e voglio che il mio vicino mi sia utile. Desidero che noi operiamo molto perché la mia necessità di godere è insaziabile. Ed è perché io voglio godere che non sono rassegnato.

Sì, sì, io voglio produrre, ma voglio godere; voglio impastare la farina, ma mangiare il miglior pane; fare la vendemmia, ma bere il miglior vino; costruire la casa, ma abitare nei migliori appartamenti; fare i mobili, ma possedere anche l’utile, vedere il bello; voglio fare dei teatri, tanto vasti, per condurvi i miei compagni e me stesso.

Voglio prendere parte alla produzione, ma voglio prendere parte al consumo.

Che gli uni sognino di produrre per altri a cui lasceranno, oh ironia, la parte migliore dei loro sforzi; per me, io voglio, unito liberamente con altri, produrre ma consumare.

Guardate rassegnati, io sputo sui vostri idoli; sputo su Dio, sputo sulla Patria, sputo sul Cristo, sputo sulle Bandiere, sputo sul Capitale e sul Vello d’oro, sputo sulle Leggi e sui Codici, sui Simboli e le Religioni: tutte fesserie, io me ne burlo, me ne rido…

Essi non sono niente né per me né per voi, abbandonateli e si ridurranno in briciole.

Voi siete dunque una forza, o rassegnati, di quelle forze che si ignorano ma che sono delle forze ed io non posso sputare su voi, posso solo odiarvi … o amarvi.

Il più grande dei miei desideri è quello di vedervi scuotere dalla vostra rassegnazione, in un terribile risveglio di Vita.

Non esiste paradiso futuro, non esiste avvenire, non vi è che il presente.

Viviamo!

Viviamo! La Rassegnazione è la morte.

La rivolta è la vita.

[Aux résignés, in “L’anarchie”, 13 aprile 1905. Tr. it. in Albert Libertad, Il culto della carogna,

Edizioni Anarchismo, Catania 2001]

Culmine – Mentre Parla la Dinamite

fonte: Culmine, pubblicazione anarchica bimensile, Buenos Aires 9 giugno 1926, anno II, numero 9, pagina 4

Dopo l’ultimatum dell’Alta Corte di Giustizia del Nord America, i compagni sparsi per tutto il mondo, non fecero rimanere nel silenzio l’appello disperato lanciato da Boston.

Dall’Argentina al Cile, da Cuba a l’Uruguay, e dalla stessa Unione, oltre lo sdegno verbale, anche la dinamite parla.

E di ieri la notizia dell’attentato contro un accusatore dei nostri compagni N. Sacco e B. Vanzetti, oggi il telegrafo ci annunzia, che altri testi di accusa, sono vigilati dalla polizia, impauriti da sicure rappresaglie. Ma la dinamite ha altri obiettivi. Non solo attenta alle belve, ma anche ai suoi averi e ai suoi altari.

A tutto ciò che provenga e sia emanazione Nordamericana, appioppiamogli il più violento e serrato sabotaggio.

Essi, i potenti degli Stati Uniti, vogliono la guerra. La guerra sia!…

RadioAzione: Fuoco o solo chiacchiere

Da Radioazione:

Solidarietà per gli anarchici non ha che un solo ed unico significato: Attacco.

Fiumi di parole stanno scendendo a valle, e riempendo il lago dell’idiozia dove confluiscono le varie acque, già da tantissimi anni.
Ogni singola goccia di quelle acque sono lacrime di cordoglio verso chi non c’è più su questo pianeta di merda, o chi viene ibernato per qualche mese/anno nelle fredde patrie-galere degli Stati.
La speranza che il lago dell’idiozia, prima o poi, si riempisse e trasbordasse oltre il proprio letto per inondare i recinti preimpostati dalle democrazie, è diventata una fiaba da raccontare ai più giovani per non rimanere soli, isolati e per continuare ad aggiornare un curriculum vitae di lotta (?). Continua a leggere

Solidarietà internazionale: Manifesto solidale arrestati “Operazione Pandora” in Italiano

A seguito della chiamata alla solidarietà internazionale con i compagni spagnoli colpiti dalla repressione nell’ambito dell’ “Operazione Pandora” abbiamo tradotto il manifesto solidale già circolato in inglese, spagnolo e francese:op pandora tradottoBUONO

 

A stormo!

Il Tav è ovunque, purtroppo. La Valsusa no, per fortuna. Chi vuole opporsi al Tav lo può fare dappertutto; non occorre che vada in Piemonte. Non è necessario che parta e torni insieme a sindaci, non è necessario che condivida polenta con parlamentari, non è necessario che applauda magistrati. Non è necessario che diventi politiglotta per comunicare con animali politici vari all’interno dello zoo assembleare. Lo può fare da solo, o con chi vuole. Con chi ama e stima, non con chi tollera e sopporta. Dove e quando vuole, non nei luoghi e nelle scadenze segnate sull’agenda militante. Basta un po’ di immaginazione e di determinazione.

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Tecnologia | Controllo Sociale – La rivolta degli smartphone

Riceviamo e diffondiamo un testo di critica della tecnologia prodotto da nemici e nemiche del tecnomondo in quel di Padova, a proposito di una “mobilitazione” che ha preso forma circa un mese fa a Budapest. Partendo da questo avvenimento, si carca di criticare l’utilizzo dei dispositivi tecnologici al fine di trattarli per quello che realmente sono: strumenti di alienazione e controllo in mano al dominio per soffocare e reprimere gli individui e la loro libertà.

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