Sabato 9 novembre Azione contro i neo-nazisti a Londra – Regno Unito

Sabato 9 novembre ,  famigerati fascisti e neonazisti hanno lanciato una manifestazione a sostegno del gruppo di solidarietà dei prigionieri del partito neonazista Golden Dawn, all’ambasciata greca di Londra.

Oltre 40 militanti del AFN hanno risposto con  un’azione coordinata per inviare un messaggio forte e chiaro ai partecipanti della dimostrazione  neo- nazista e razzista , che non sono mai e non saranno mai ben accolti. I fascisti son stati avvisati dentro al pub prima della manifestazione. Non uno dei 12 fascisti hanno detto una parola , nessun slogan del tipo “smashing the reds” , invece il senso di paura a taglio era  sui loro volti. Con questo messaggio si spera di  fare impressione far dissuadere i fascisti più giovani . I fascisti più giovani sono stati portati  fuori dal pub e accompagnati  sui treni da parte di militanti Antifa con un  gran vaffanculo .

I fascisti rimanenti da buon codardi hanno reclamato la presenza di sbirri al pub, per farsi scortare fuori dal pub .Non riuscendoci  hanno finito per prendere un taxi per l’ambasciata .

La nostra idea è stata quella di non partecipare alla contro manifestazione , ma quella di usare una tattica differente .La manifestazione fastista era ben protetta e organizzata dagli sbirri in modo che qualsiasi protesta venisse arginata. Situazioni diverse richiedono tattiche diverse .

Dopo l’azione , sequestrati Bandiere della Golden Dawn sono state bruciate . Noi diamo la nostra totale solidarietà ai nostri fratelli della classe operaia e sorelle in Grecia , i molti migranti che sono in lotta contro il razzismo e il fascismo e per il nostro Pavlos fratello che è stato ucciso da membri della Golden Dawn .

Londra – sempre puntuale anti- fascisst !

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Traduzione dal sito: http://actforfree.nostate.net/?p=15516

AGGRESSIONE NEOFASCISTA A FIRENZE

Nella sera di sabato 9 novembre due ragazzi e una ragazza, che si trovavano a passare da piazza della Repubblica, riconosciuti come antifascisti, sono stati aggrediti da un gruppo di neofascisti che gli si sono scagliati contro in una decina gettandoli a terra prendendoli a calci.
Sappiamo che al bar “le Giubbe Rosse”, locale non nuovo a ospitare iniziative neofasciste, era appena terminata un’iniziativa di Casa Pound Firenze.
Nella piazza erano presenti diversi agenti della Digos che sono intervenuti quando il pestaggio era ormai finito, hanno così identificato e portato in Questura solo gli aggrediti e “stranamente” lasciato andar via gli aggressori.

Diciamo questo, non tanto per ricercare un giustizialismo che non ci appartiene, ma per evidenziare per l’ennesima volta le collusioni e la copertura di cui godono i fascisti.
Le forze dell’ordine sono sempre attente quando i fascisti sono in difficoltà e in inferiorità, blindano le loro sedi quando scendono in piazza gli antifascisti, sono solerti e “precisi” nelle indagini a carico dei compagni, ma quando la situazione lo richiede allentano le maglie, le indagini portano in un vicolo cieco come per “l’inchiesta Casseri” e addirittura lasciano che si consumino pestaggi davanti ai loro occhi come in questo caso.

Ad un mese dal secondo anniversario della strage fascista di piazza Dalmazia effettuata da Casseri, esponente di Casa Pound Pistoia, le cui connivenze con la locale Questura sono state ampiamente documentate, la violenza fascista agisce di nuovo in questa città.
Questo non è più tollerabile!
In una fase di crisi strutturale come quella che stiamo attraversando non è possibile non rendersi conto del perché i fascisti vengano ancora una volta sostenuti e appoggiati dalle istituzioni dello Stato: ciò che accade in Grecia con Alba Dorata dovrebbe insegnarci qualcosa!

Esprimendo la massima solidarietà ai compagni aggrediti, invitiamo tutte le realtà del territorio e non solo, tutti coloro che si riconoscono nei valori e nella pratica dell’antifascismo a fare altrettanto e prepararsi alla mobilitazione di cui comunicheremo le modalità nei prossimi giorni.

Firenze Antifascista

Che ce ne facciamo dell’Antifascismo? A. M. Bonanno

Il fascismo è una parola di otto lettere che comincia per f. L’uomo, da sempre, si è appassionato fino a morirne per i giochi di parole che, nascondendo la realtà più o meno bene, lo assolvono dalla riflessione personale e dalla decisione. Così il simbolo agisce al nostro posto e ci fornisce un alibi e una bandiera.

Quando al simbolo che non intendiamo sposare, che anzi ci fa schifo profondamente, applichiamo la paroletta “anti”, ci consideriamo da quest’altra parte, al sicuro, e pensiamo di avere assolto con questo a una buona parte dei nostri compiti. Così, poiché alla mente di molti di noi, e chi scrive si annovera fra questi, il fascismo fa schifo, è sufficiente il ricorso a quell’ “anti” per sentirsi a posto con la coscienza, racchiusi in un campo ben guardato e ben frequentato.
Nel frattempo la realtà si muove, gli anni passano e i rapporti di forza si modificano. Nuovi padroni si avvicendano a quelli vecchi e la tragica barra del potere passa di mano in mano. I fascisti di ieri hanno messo da parte le bandiere e le svastiche, consegnate a pochi dissennati dalla larga tonsura, e si sono adeguati al gioco democratico. Perché non avrebbero dovuto farlo? Gli uomini di potere sono soltanto uomini di potere, le chiacchiere nascono e muoiono, il realismo politico no. Ma noi, che di politica capiamo poco o nulla, ci chiediamo imbarazzati cos’è successo, visto che ci hanno tolto da sotto il naso l’antico alibi del fascista nerovestito e mazzafornito, contro cui eravamo adusi a lottare a muso duro. Per cui andiamo cercando, come galline senza testa, un nuovo barlume espiatorio contro cui scaricare il nostro fin troppo facile odio, mentre tutto attorno a noi si fa più sottile e più sfumato, mentre il potere ci chiama a discutere:
– Ma prego, si faccia avanti, dica la sua, senza imbarazzo! Non dimentichi, siamo in democrazia, ognuno ha diritto a parlare quanto e come vuole. Gli altri ascoltano, acconsentono o dissentono, e poi il numero fa il gioco finale. La maggioranza vince e alla minoranza resta il diritto di tornare a dissentire. Purché tutto si mantenga nella libera dialettica delle parti.
Se portiamo la questione del fascismo sul piano delle chiacchiere, dobbiamo ammettere per forza che è stato tutto un gioco. Forse un’illusione:
– Il Mussolini, un brav’uomo, di certo un gran politico. Ha fatto i suoi errori. Ma chi non ne fa. Poi s’è fatto prendere la mano. Lo hanno tradito. Siamo stati tutti traditi. La mitologia fascista e anticoromana? Ma lasci perdere! Lei pensa ancora a queste anticaglie? Roba del passato.
«Hitler… — ironizzava Klaus Mann descrivendo benissimo la mentalità di Gerhart Hauptmann, il vecchio teorico del realismo politico — in fin dei conti,… Miei cari amici!… Niente malanimo!… Cerchiamo di essere… No, se non vi rincresce, consentitemi… obiettivi… Posso riempirmi di nuovo il bicchiere? Questo champagne… straordinario, davvero — l’uomo Hitler, voglio dire… Anche lo champagne, quanto a questo… Un’evoluzione assolutamente straordinaria… La gioventù tedesca… Circa sette milioni di voti… Come ho detto spesso ai miei amici ebrei… Quei tedeschi… nazione incalcolabile… misteriosissima davvero… impulsi cosmici… Goethe… La Saga dei Nibelunghi… Hitler, in un certo senso, esprime… Come ho cercato di spiegare ai miei amici ebrei… tendenze dinamiche… elementari, irresistibili…».
No, sul piano delle chiacchiere no. Davanti ad un buon bicchiere di vino le differenze sfumano, e tutto torna opinabile. Perché, è questo il bello: le differenze ci sono, ma non tra fascismo e antifascismo, ma tra chi vuole, e volendolo persegue e gestisce il potere, e chi lo combatte e lo rifiuta. Ma su quale piano potremmo trovare un fondamento concreto a queste differenze?

 

Forse sul piano di un’analisi più approfondita? Forse facendo ricorso ad un’analisi storica?
Non credo. Gli storici costituiscono la più utile categoria d’imbecilli al servizio del potere. Credono di sapere molte cose, ma più si accaniscono sul documento, più non fanno altro che sottolineare la necessità del suo essere tale, un documento che attesta in modo incontrovertibile l’accaduto, la prigionia della volontà del singolo nella razionalità del dato, l’equivalenza vichiana del vero e del fatto. Ogni considerazione su possibili eventualità “altre” resta semplice passatempo letterario. Ogni illazione, assurda piacevolezza. Quando lo storico ha un barlume d’intelligenza, travalica subito altrove, nelle considerazioni filosofiche, e qui cade nelle ambasce comuni a questo genere di riflessioni. Racconti di fate, gnomi, e castelli incantati. E ciò mentre tutt’intorno il mondo si assesta nelle mani dei potenti che hanno fatto propria la cultura dei “bignamini”, che non distinguerebbero un documento da una patata fritta. «Se la volontà di un uomo fosse libera, scrive Tolstoj in Guerra e Pace, tutta la storia sarebbe una serie di fatti fortuiti… Se invece esiste una sola legge che governi le azioni degli uomini, non può esistere la libertà dell’arbitrio, poiché la volontà degli uomini dev’essere soggetta a questa legge».

 

Il fatto è che gli storici sono utili soprattutto a fornirci elementi di conforto. Alibi e protesi psicologiche. Quanto sono stati bravi i federati della Comune del 1871! Come sono morti da coraggiosi al Père Lachaise! E il lettore s’infiamma e si prepara pure lui a morire, se necessario, sul prossimo muro dei federati. In tale attesa, cioè in attesa che oggettive forze sociali ci mettano in condizione di morire da eroi, barcameniamo la vita di tutti i giorni, per poi arrivare alla soglia della morte senza che quella tanto sospirata occasione ci sia stata porta. I trend storici non sono poi così esatti, decennio più, decennio meno, possiamo saltarne qualcuno e ritrovarci con niente nelle mani.
Volete misurare l’imbecillità d’uno storico, portatelo a ragionare sulla cose in fieri e non sul passato. Ne udirete delle belle.
No, le analisi storiche no. Forse quelle politiche, o politico-filosofiche, come siamo stati abituati a leggerne in questi ultimi anni. Il fascismo è questo, e poi quest’altro, e quest’altro ancora. La tecnica di facitura di queste analisi è presto detta. Si prende il meccanismo hegeliano di dire e contraddire nello stesso tempo, qualcosa di simile alla critica delle armi che diventa arma della critica, e si cava fuori da un’affermazione apparentemente chiara tutto quello che passa per la testa in quel momento. Avete presente il senso di disillusione che si ha quando, rincorso inutilmente un autobus, ci si accorge che l’autista pur avendoci visto ha accelerato invece di fermarsi? Bene, in questo caso si può dimostrare, e Adorno mi pare che l’abbia fatto, che è proprio la frustrazione inconscia e remota causata dalla vita che fugge e che non riusciamo ad afferrare che viene a galla, e che ci spinge a desiderare di uccidere l’autista. Misteri della logica hegeliana. Così, quietamente, il fascismo diventa qualcosa di meno spregevole. Siccome dentro di noi, acquattato nell’angolo oscuro dell’istinto bestiale che ci fa aumentare le pulsazioni, sta un fascista incognito a se stesso, siamo portati a giustificare tutti i fascisti in nome del potenziale fascista che è in noi. Certo, gli estremismi no! Questo mai. Quei poveri Ebrei, nei forni! Ma furono poi proprio tanti a morirci dentro? Seriamente, persone degne del massimo rispetto, in nome di un malcompreso senso di giustizia, hanno messo in circolazione le stupidaggini di Faurisson. No, su questa strada è bene non andare avanti.
La volpe è intelligente e quindi ha molte ragioni dalla sua, e tante altre ancora può escogitarne, fino a dare l’impressione che il povero istrice sia senza argomenti, ma non è così.
La parola è un’arma micidiale. Scava dentro il cuore dell’uomo e vi insinua il dubbio. Quando la conoscenza è scarsa, e quelle poche nozioni che possediamo sembrano ballare in un mare in tempesta, cadiamo facilmente in preda agli equivoci generati da coloro che sono più bravi di noi con le parole. Per evitare casi del genere, i marxisti, da buoni programmatori delle coscienze altrui, in modo particolare del proletariato ingreggito, avevano suggerito l’equivalenza tra fascismo e manganello. Anche filosofi di tutto rispetto, come Gentile, dal lato opposto (ma opposto fino a che punto?), avevano suggerito che il manganello, agendo sulla volontà, è anch’esso un mezzo etico, in quanto costruisce la futura simbiosi tra Stato e individuo, in quell’Unità superiore che è lo scopo dell’atto singolo come di quello collettivo. Qui si vede, sia detto tra parentesi, come marxisti e fascisti provengano dal medesimo ceppo idealista, con tutte le conseguenze pratiche del caso: lager compresi. Ma, andiamo avanti. No. Il fascismo non è solo manganello, e non è nemmeno soltanto Pound, Céline, Mishima o Cioran. Non è nulla di tutti questi elementi e di altri ancora singolarmente presi, ma è l’insieme di tutto questo. Non è la ribellione di un individuo isolato, che sceglie la sua personale lotta contro gli altri, tutti gli altri, a volte Stato compreso, e che ci può anche attirare per quella simpatia umana che abbiamo verso tutti i ribelli, anche per quelli scomodi. No, non è lui il fascismo. Non è quindi che difendendo la sua personale rivolta possiamo revocare in dubbio la viscerale nostra avversione verso il fascismo. Anzi spesso, immedesimandoci in queste difese singole, attratti dalla vicenda del coraggio e dell’impegno individuale, confondiamo ancora di più le idee nostre e di coloro che ci ascoltano, determinando inutili tempeste in bicchieri d’acqua.
Le parole ci uccidono, se non facciamo attenzione.
Per il potere, il fascismo nudo e crudo, così come si è concretizzato storicamente in periodi storici e in regimi dittatoriali, non è più un concetto politico praticabile. Nuovi strumenti si affacciano sulla soglia della pratica gestionaria del potere. Lasciamolo quindi ai denti acuminati degli storici, che se lo rosicchino quanto parrà loro. Anche come ingiuria, o accusa politica, il fascismo è fuori moda. Quando una parola viene usata in tono dispregiativo da chi gestisce il potere, non possiamo farne un uso uguale anche noi. E siccome questa parola, e il relativo concetto, ci fanno schifo, sarebbe bene mettere l’una e l’altro nella soffitta degli orrori della storia e non pensarci più.
Non pensarci più alla parola e al concetto, non a quello che quella e questo significano mutando vestito lessicale e composizione logica. È su questo che bisogna continuare a riflettere per prepararsi ad agire. Guardarsi oggi attorno per cercare il fascista, può essere uno sport piacevole, ma potrebbe anche nascondere l’inconscia intenzione di non volere andare al fondo della realtà, dietro la fitta trama di un tessuto di potere che diventa sempre più complicato e difficile da interpretare.
Capisco l’antifascismo. Sono anch’io un antifascista, ma i miei motivi non sono gli stessi di tanti altri che ho sentito in passato e continuo a sentire anche oggi, definirsi antifascisti. Per molti, vent’anni fa, il fascismo lo si doveva combattere dov’era al potere. In Spagna, poniamo, in Portogallo, in Grecia, in Cile, ecc. Quando in quei Paesi al vecchio regime fascista subentrò il nuovo regime democratico, l’antifascismo di tanti ferocissimi oppositori si spense. In quel momento mi accorsi che quei miei vecchi compagni di percorso avevano un antifascismo diverso dal mio. Per me non era cambiato granché. Quello che facevamo in Grecia, in Spagna, nelle colonie portoghesi e in altri Paesi, lo si poteva fare anche dopo, anche quando lo Stato democratico aveva preso il sopravvento, ereditando i passati successi del vecchio fascismo. Ma non tutti erano d’accordo.
Capisco i vecchi antifascisti, la “resistenza”, i ricordi della montagna, e tutto il resto. Bisogna sapere ascoltare i vecchi compagni che ricordano le loro avventure, e le tragedie, e i tanti morti ammazzati dai fascisti e le violenze e tutto il resto. «Ma, diceva ancora Tolstoj, l’individuo che recita una parte negli avvenimenti storici mai comprende il loro significato. Se tenta di capirlo diventa un elemento sterile». Capisco meno coloro che senza avere vissuto quelle esperienze, e quindi senza trovarsi per forza di cose prigionieri di quelle emozioni anche a distanza di mezzo secolo, mutuano spiegazioni che non hanno ragione di esistere e che spesso costituiscono un semplice paravento per qualificarsi.
– Io sono antifascista! Mi buttano in faccia l’affermazione come una dichiarazione di guerra, e tu?
In questi casi mi viene quasi sempre spontanea la risposta. – No, io non sono antifascista. Non sono antifascista come puoi esserlo tu. Non sono antifascista perché i fascisti sono andato a combatterli sul loro territorio quanto tu eri al calduccio della democratica nazione italiana che però mandava al governo i mafiosi di Scelba, di Andreotti e di Cossiga. Non sono antifascista perché ho continuato a combattere contro la democrazia che aveva sostituito quei fascismi ormai da operetta, impiegando mezzi di repressione più moderni e quindi, se vogliamo, più fascisti del fascismo che li aveva preceduti. Non sono antifascista perché anche oggi cerco di individuare l’attuale detentore del potere e non mi faccio abbagliare da etichette e da simboli, mentre tu continui a dirti antifascista per avere la giustificazione per scendere in piazza a nasconderti dietro lo striscione dove c’è scritto “Abbasso il fascismo!”. Certo, se avessi avuto più dei miei otto anni all’epoca della “resistenza”, forse anch’io mi farei adesso travolgere dai ricordi e dalle antiche passioni giovanili e non sarei tanto lucido. Ma penso di no. Perché, se ben si scrutano i fatti, anche fra la congerie confusa e anonima dell’antifascismo da schieramento politico, c’erano coloro che non si adeguavano, che andavano oltre, che continuavano, che insistevano ben al di là del “cessate il fuoco!”. Perché la lotta, a vita e a morte, non è solo contro il fascista di ieri o di oggi, quello che si mette addosso la camicia nera, ma anche e fondamentalmente contro il potere che ci opprime, con tutte le sue strutture di sostegno che lo rendono possibile, anche quando questo potere si veste degli abiti permissivi e tolleranti della democrazia.
– Ma allora, potevi dirlo subito! — qualcuno potrebbe rispondermi cogliendomi in fallo, — anche tu sei antifascista. E come poteva essere diversamente? Sei un anarchico, quindi sei antifascista! Non stancarci con le tue distinzioni.
E invece penso sia utile distinguere. A me il fascista non è mai piaciuto, e di conseguenza il fascismo come fatto progettuale, per altri motivi, che poi, una volta approfonditi, risultano gli stessi motivi per cui non è mai piaciuto il democratico, il liberale, il repubblicano, il gollista, il laburista, il marxista, il comunista, il socialista e tutti gli altri. Contro di loro io ho opposto non tanto il mio essere anarchico, ma il mio essere diverso, e quindi anarchico. Prima di tutto la mia diversità individuale, il mio modo personale, mio e di nessun altro, d’intendere la vita, di capirla e quindi di viverla, di provare emozioni, di cercare, scrutare, scoprire, sperimentare, amare. All’interno di questo mio mondo permetto l’ingresso soltanto a quelle idee e a quelle persone che mi aggradano, il resto lo tengo lontano, con le buone e con le cattive maniere. Non mi difendo, ma attacco. Non sono un pacifista, e non aspetto che venga superato il livello di guardia, cerco di prendere io l’iniziativa contro tutti quelli che, sia pure potenzialmente, potrebbero costituire un pericolo per il mio modo di vivere la vita. E di questo modo di vivere fa parte anche il bisogno degli altri, il desiderio degli altri. Non degli altri in quanto entità metafisica, ma degli altri ben identificati, di coloro che hanno affinità con quel mio modo di vivere e di essere. E questa affinità non è un fatto statico, sigillato una volta per tutte, ma un fatto dinamico, che si modifica e cresce, si allarga via via sempre di più, richiamando altre idee e altri uomini al suo interno, intessendo un tessuto di relazioni immenso e variegato, dove però la costante resta sempre quella del mio modo di essere e di vivere, con tutte le sue variazioni ed evoluzioni.

 

Ho attraversato in ogni senso il regno degli uomini, e non ho ancora capito dove potrei posare con soddisfazione la mia ansia di conoscenza, di diversità, di passione sconvolgente, di sogno, di amante innamorato dell’amore. Dappertutto ho visto potenzialità immense lasciarsi schiacciare dall’inettitudine e poche capacità sbocciare al sole della costanza e dell’impegno. Ma fin dove fiorisce l’apertura verso il diverso, verso la disponibilità ad essere penetrati e a penetrare, fin dove non c’è paura dell’altro, ma coscienza dei propri limiti e delle proprie capacità, quindi accettazione dei limiti e delle capacità dell’altro, c’è affinità possibile, possibile sogno d’una impresa comune, duratura, eterna, al di là delle umane approssimazioni contingenti.
Muovendomi verso l’esterno, verso territori sempre più distanti da quello che ho descritto, le affinità si affievoliscono e scompaiono. Ed ecco gli estranei, coloro che portano i propri sentimenti come decorazioni, coloro che mostrando i muscoli fanno di tutto per sembrare affascinanti. E, ancora più in là, i segni della potenza, i luoghi e gli uomini del potere, della vitalità coatta, dell’idolatria che assomiglia ma non è, dell’incendio che non scalda, del monologo, della chiacchiera, del chiasso, dell’utile che tutto misura e tutto pesa.
È da ciò che mi mantengo lontano, ed è questo il mio antifascismo.
Alfredo M. Bonanno 
 “Anarchismo”, n. 74, settembre 1994

STOP EL ALAMEIN: 25/10 PRESIDIO – 26/10 MANIFESTAZIONE

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BASTA GUERRA! BASTA SPESE MILITARI! BASTA POLITICHE DI AUSTERITÀ!
NO ALLA COMMEMORAZIONE DI EL ALAMEIN!
Scendiamo in piazza contro la commemorazione di El Alamein. La celebrazione di una guerra passata, che giustifica le guerre del presente e prepara quelle di domani. La celebrazione della rapina quotidiana compiuta ai danni dei lavoratori e delle lavoratrici per foraggiare l’apparato militare e per sostenere i profitti delle industrie di guerra.
 
Anche quest’anno infatti la Brigata Paracadutisti Folgore commemorerà la battaglia fascista di El Alamein. Venerdì 25 ottobre si terrà in mattinata la celebrazione ufficiale all’interno della Caserma Vannucci, nel pomeriggio la Terrazza Mascagni sarà occupata da stand e mezzi militari per il solito sfoggio di armi e strumenti di morte.
Nel 2010 e nel 2011 a Livorno, e nel 2012 a Pisa, delle partecipate manifestazioni hanno portato in piazza l’opposizione al militarismo, alla guerra, alle spese militari, ai tagli e ad ogni nostalgia fascista, contro gli attacchi alla scuola pubblica ed ai lavoratori. Rispetto agli scorsi anni la situazione per le fasce più deboli e più povere della popolazione si è solo aggravata. La disoccupazione aumenta mentre per chi lavora diminuiscono salari e diritti. La concertazione e le manovre finanziarie del governo affondano sempre più le mani nelle tasche dei lavoratori e delle lavoratrici. Con il ricatto del debito si impone a chi già è sfruttato di pagare sulla propria pelle il mantenimento dei privilegi della classe politica, di Confindustria e dei padroni, dell’esercito e dei settori militari.
Le spese per gli armamenti nel 2012 hanno raggiunto in Italia i 26,46 miliardi di euro. L’aumento dell’IVA, che ammonta ad un miliardo di euro e peserà sulle tasche di lavoratori e disoccupati, servirà a pagare i 975 milioni di euro spesi dal governo per acquistare elicotteri, aerei, apparati elettronici per l’Esercito prodotti da aziende della holding Finmeccanica.
Ci dicono che mancano quasi 330 milioni di euro per la cassa integrazione in deroga in Toscana, ma il primo ottobre il Governo ha rifinanziato fino a dicembre tutte le missioni di guerra in cui i soldati italiani sono già impegnati. Intanto nuove guerre imperialiste sono sempre dietro l’angolo, come ci dimostrano l’intervento in Libia e in in Mali, e l’attuale crisi siriana.
Ma l’esercito italiano è impiegato anche sul suolo nazionale a scopo repressivo. Sono centinaia i militari che occupano la Val di Susa per reprimere un movimento popolare che da vent’anni si batte contro la costruzione della TAV. La militarizzazione dei territori passa anche per la costruzione di nuove basi di guerra. In Sicilia da mesi la popolazione sta lottando contro l’installazione della base MUOS, un sistema di telecomunicazioni della marina USA, che servirà a coordinare i nuovi interventi di guerra ed i bombardamenti dei droni statunitensi.
Quindi la necessità di scendere in piazza quest’anno è ancora più forte, in quanto ci troviamo di fronte ad un duro attacco agli strati popolari, ai lavoratori, ai precari, agli studenti, ai disoccupati, ai pensionati, ai migranti. E vogliamo farlo costruendo una manifestazione che si inserisca nel più generale percorso di lotta contro la crisi imposta dai governi e dai padroni.
 
Venerdì 25 ottobre presidio in Piazza Mazzini ore 16:30
Sabato 26 ottobre Manifestazione
P.zza Garibaldi ore 15:30
 

Comitato 26 ottobre

Pistoia – Cena Sociale Antifa. Sabato 27/4

Sabato 27 Aprile, presso la Libera officina primo Maggio, si terrò una Cena sociale Per festeggiare l’assoluzione degli antifascisti pistoiesi prosciolti dal reato di manifestazione non-autorizzata in seguito ai fatti di cagapound.

Dalle 19 Apericena.

A Seguire dj set.

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Antifascisti Sfavati

Dal sito NOTAV.info:

Apprendiamo con disappunto dal sito de LaRepubblica di Milano di un’iniziativa fatta da una decina di militanti di Forza Nuova (organizzazione neofascista) di fronte alla sede del Giornalee rivendicata come azione No Tav.

Stamane quindi, mentre sfilava per le strade della città un corteo di studenti No Tav che in tarda mattinata ha poi occupato  i binari della stazione Milano-Rogoredo, un manipolo di nostalgici fascisti ha deciso di farsi un po’ di pubblicità con la bandiera No Tav in mano.

Noi che in questa valle abbiamo combattuto contro le forze di occupazione nazifascista e che sentiamo nostra la storia di tutti coloro che per il nostro futuro le hanno combattute fino alla morte, non possiamo che leggere in questo gesto da parte di Forza Nuova Milano una provocazione bella buona.

Invitiamo pertanto questi loschi personaggi a desistere dal fare qualsiasi altra iniziativa a nome del movimento No Tav.

Napoli – Ridotta la pena a Tonino

riceviamo e diffondiamo:

Mercoledì 15 febbraio c’è stato il ricorso in appello per il processo di Tonino per i fatti del primo maggio 2010 che lo vedevano accusato di concorso in tentato omicidio.

La corte di appello ha derubricato il reato a lesioni riducendo la pena da 5 a 2 anni e due mesi.

A lui va il nostro abbraccio
sperando di vederlo presto libero

07/01/2011 Pistoia ripudia il fascismo! Giornata di mobilitazione (AGGIORNAMENTI)

Il 13 Dicembre Gianluca Casseri, un militante di Casa Pound, a Firenze ha ucciso due persone e ne ha ferite altre tre, ree soltanto di avere la pelle di un colore diverso dal suo e di essere venute in Italia alla ricerca di miglior sorte.

A seguito di quel tragico evento abbiamo avviato una serie di mobilitazioni che hanno come obbiettivo la chiusura del covo fascista di Via S. Marco, Non lasceremo che la memoria si affievolisca, e non lasceremo il quartiere finché quel ricettacolo di vecchie ed aberranti idee verniciate di nuovo non vedrà abbassato per sempre il suo bandone.

ORE 17,10: AnThéfascista!
Degustazione di The davanti al covo di Via S. Marco
(se vuoi porta la tua tazza ed il tuo thé preferito)

ORE 18,00: Bastasvastica
Spettacolo teatrale per il quartiere ad opera di Ultimo Teatro.

ORE 20 (Circa): Cena e DjSet
Presso la Libera officina Primo Maggio, in Via Argonauti 10

Ritrovo ORE 17
presso la Libera Officina Primo Maggio

UN AGGIORNAMENTO IMPORTANTE: LA QUESTURA VUOLE IMPEDIRE LO SVOLGIMENTO DELL’INIZIATIVA ADDUCENDO A MOTIVAZIONE I DISAGI CHE QUESTA PROVOCHEREBBE ALLA VIABILITA'(!), LA LORO PROPOSTA E’ QUELLA DI SPOSTARE L’EVENTO IN PIAZZA SAN LORENZO. IN REALTA’ E’ EVIDENTE CHE PER L’ENNESIMA VOLTA LE FORZE DEL DISORDINE PISTOIESI SI SONO SCHIERATE DALLA PARTE DEI FASCISTI CHE EVIDENTEMENTE NON DEVONO ESSERE DISTURBATI, SIA ANCHE SOLO CON UNA DEGUSTAZIONE DI THE’. L’INIZIATIVA E’ COMUNQUE CONFERMATA IN VIA S. MARCO, CI AVVICINEREMO QUANTO PIU’ POSSIBILE AL COVO FASCISTA E QUESTO IN TUTTA TRANQUILLITA’. CI VEDIAMO SABATO, NON FACCIAMOCI INTIMORIRE DALLE LORO PROVOCAZIONI.

Pistoia-Iniziative a seguito della strage fascista di Firenze

Gli Antirazzisti e Antifascisti Pistoiesi, riuniti venerdì 16 dicembre negli spazi della Libera Officina 1° Maggio hanno deciso di promuovere:
1. NO ALLE STRAGI FASCISTE! CHIUDERE CASA POUND! In occasione del consiglio comunale di martedì 20 Dicembre (ritrovo ore 14:30 in piazza del Duomo), faremo sentire tutto il nostro disappunto verso una amministrazione comunale troppo spesso indifferente a questi temi. Parteciperemo con volantini, striscione e cartelli su cui ognuno avra’ modo di scrivere il proprio pensiero riguardo a questa strage fascista.
2. Giovedi’ 22 Dicembre ore 16e30 conferenza stampa di fronte alla sede di casa pound Pistoia in via San Marco, per mettere in luce i rapporti intercorrenti tra Gianluca Casseri, casa pound, sur le mur e il Pdl. Ribadiremo il concetto che la strage di Firenze non il frutto di una mente malata che ha agito autonomamente in preda alla propria follia, ma e’ una strage fascista!
Vi invitiamo ad essere presenti a queste iniziative e a propagandale tra i vostri contatti.
Antirazzisti e Antifascisti Pistoiesi