Sgomberi! L’Itaglia di regime ai tempi del Boy Scout

Oggi vari sgomberi, riusciti e tentati in varie città d’Italia. Ecco i primi provvedimenti del nuovo governo targato Rezi lo Scout. Ma la repressione non ci ferma! Slidarietà ai ribelli, 10, 100, 1000 occupazioni!

MILANO – Apprendiamo che verso le 4 del mattino del 2 aprile 2014, le forze della questura hanno fatto irruzione nella Pizzeria Occupata. Due compagni sono riusciti ad accedere al tetto e stanno resistendo da oltre cinque ore, mentre altri occupanti – presenti all’interno della palazzina al momento dello sgombero – sono stati portati in questura, ci sono 4 arrestati. In concomitanza è stato effettuato lo sgombero di un’altro spazio liberato, il circolo di via Giambellino, occupato da circa 3 settimane.

TORINO – All’alba i questurini sgomberano l’occupazione abitativa di via Cuneo, che da alcune settimane ospitava diverse famiglie.

BOLOGNA – Sgomberato all’alba lo spazio occupato lunedì 31 marzo dopo la sentenza dell’Op.Outlaw

LIVORNO – Sgomberata una palazzina occupata a scopo abitativo la scorsa settimana.

Repressione – Un nuovo indagato nel processo per attacco Adinolfi

In attesa di eventuali comunicati, apprendiamo dai media che i Pm Nicola Piacente e Silvio Franz hanno interrogato un nuovo imputato nel processo che ha visto la condanna dei compagni anarchici Alfredo Cospito e Nicola Gai, i quali hanno rivendicato in aula il ferimento dell’Ad di Ansaldo Nucleare.
A. M. sarebbe indagato per concorso nel furto dello scooter utilizzato nell’attacco e si è rifiutato di rispondere ai due magistrati.

Prigionieri – Processo in videoconferenza per Gianluca e Adriano

da rete evasioni

Il 26 marzo si è tenuta presso il tribunale di Roma l’udienza preliminare del processo in cui sono imputati Gianluca e Adriano.
I due compagni sono accusati di “associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico”, a cui si aggiungono quelle di incendio, furto aggravato in concorso, deturpamento e danneggiamento di cose altrui. Si tratta di tredici azioni realizzate nel territorio dei Castelli Romani contro banche, una pellicceria, sedi distaccate di ENI ed ENEL e contro la discarica di Albano.
Il processo, di fronte alla corte d’assise, avrà inizio il 26 Maggio.
Con il provvedimento di rinvio a giudizio il GUP D’alessandro si è assunta la grave responsabilità di disporre che gli imputati debbano partecipare tramite videoconferenza.
La decisione sarebbe motivata da una circolare del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria che prescrive l’utilizzo di questo dispositivo come misura di contenzione dei detenuti “più pericolosi”, adottata in seguito all’evasione di Domenico Cutrì, avvenuta nel corso di un trasferimento giudiziario.
Si tratta di una misura che d’ora in poi potrebbe riguardare, insieme ad altri, tutti i procedimenti riguardanti i detenuti in regime di Alta Sicurezza.

L’utilizzo della videoconferenza rientra all’interno di un politica carceraria, stabilita dalla Comunità Europea, basata sul modello della differenziazione e quindi dell’isolamento.
Si tratta di separare dal corpo dei detenuti gli elementi considerati più pericolosi: da un lato per poter, con minor rischio e minor costo, gestire la massa crescente degli internati, dall’altro per tentare di annichilire tutti i nemici dello Stato insuscettibili di ravvedimento.
L’isolamento, che si tenta di imporre in maniera sempre più stringente, può arrivare ad essere una vera e propria forma di tortura che provoca pesanti danni fisici e psichici a chi la subisce.
Una serie di provvedimenti adottati recentemente nelle sezioni AS2 (riservate ai compagni rivoluzionari) sono indirizzati ad aumentare il grado di isolamento: chiusura di cancelli che dividono da altre sezioni, limitazioni di colloqui, tentativi di imporre l’isolamento individuale, divieto di incontro tra detenuti della stessa sezione.
A tutto questo si aggiunge il processo in  videoconferenza, uno strumento che colpisce in diversi modi gli individui a cui viene imposto.

Sul piano umano negare ad un detenuto di partecipare fisicamente alle udienze significa infliggergli un ulteriore violenza, impedendo che il suo sguardo possa, anche solo per breve tempo, fuoriuscire dal ristretto orizzonte dell’istituzione totale ed incrociarsi con quello affettuoso e solidale dei compagni, degli amici, dei parenti.
Dal punto di vista processuale la videoconferenza fa parte di una serie di dispositivi tesa a rappresentare l’immagine del  nemico (il mafioso o il terrorista) del quale si deve cancellare ogni traccia di umanità e ragione. Si suggerisce una colpevolezza a priori, legata a ciò che un soggetto è considerato piuttosto che ai gesti che ha effettivamente compiuto. L’imputato viene rappresentato come un mostro da tenere relegato e distante in quanto troppo pericoloso per presenziare in aula.
Così, una giuria popolare potrà condannare molto più a cuor leggero una immagine che scorre su uno schermo, come il telefilm della sera, piuttosto che un essere umano in carne ed ossa che è in grado di riconoscere come un proprio simile. Esattamente come un militare che guida un drone  uccide più a cuor leggero di uno che spara da distanza ravvicinata.
L’imputato invece verrà limitato nella possibilità di esporre le proprie ragioni da una corte che potrà  togliergli arbitrariamente la parola, e che di fatto lo porrà sotto questa costante minaccia. Verrà escluso, schiacciando un semplice tasto, ogni qualvolta dica qualcosa di non gradito dai togati.

Recentemente, con l’applicazione dell’articolo 270 sexies il potere ci ha dimostrato di possedere uno strumento giuridico potenzialmente in grado di colpire con condanne pesantissime ogni forma di reale conflitto sociale. Stabilito che terrorista è  considerato chiunque si opponga efficacemente al sistema, devono in seguito costruire l’immagine del terrorista con un adeguato impianto scenografico. Da questo punto di vista la videoconferenza è un ulteriore strumento di guerra psicologica che si aggiunge ai processi in aula bunker,  all’utilizzo di carceri speciali, al linguaggio mistificatorio con cui si descrivono le azioni di lotta, evocando tutto un immaginario.

Mentre le cause sociali della repressione sono sempre più evidenti, mentre assistiamo con crescente frequenza a costruzioni giudiziarie che assumono sfacciatamente il carattere della rappresaglia politica, i repressori mettono in atto l’ennesimo tentativo di tappare la bocca a chi si oppone ad un sistema fallito.
Vogliono soffocare le voci coraggiose e ribelli, vogliono seppellire le ragioni di chi lotta nel silenzio del cemento.
Le sentiranno i signori al potere queste voci, le sentiranno sempre più forti e sempre più vicine alle loro orecchie  che non tollerano disturbi. Le sentiranno nei tribunali che vorrebbero asettici, nelle piazze che vorrebbero rassegnate, nelle notti in cui vorrebbero dormire sonni tranquilli.

Solidarietà attiva a Gianluca e Adriano
Solidarietà ai compagni e alle compagne prigioniere
Solidarietà ai detenuti e alle detenute

Rete evasioni
Flex Mob

Anticarceraria: presidi sotto le carceri di Roma, Ferrara ed Alessandria

Riceviamo e pubblichiamo:

Con il carcere le autorità vogliono togliere di mezzo chi è di troppo, chi per necessità o per scelta vive al di fuori del recinto della legalità. Chi non ci sta, lotta e cerca di opporsi concretamente ai progetti di chi governa. Come ormai da più di vent’anni sta avvenendo in Val Susa contro il Tav.

Con il regime di Alta Sorveglianza, un carcere dentro al carcere, le autorità vogliono separare i compagni da tutti gli altri detenuti, per ostacolare lo sviluppo di possibile lotte.

Il 30 marzo presidi sotto il carcere di Roma , Alessandria e Ferrara.

In solidarietà con Chiara, Claudio, Niccolò, Mattia.

In solidarietà con tutti i compagni rinchiusi in Alta Sorveglianza.

In solidarietà con tutti i detenuti che lottano e che parteciperanno alla mobilitazione di aprile.

Roma: ore 16, al pratone davanti alla sezione femminile di Rebibbia in via Bartolo Longo

Ferrara: ore 16, di fronte al carcere in via Arginone

Alessandria: ore 17, di fronte al carcere in via Casale San Michele

Prigionieri – Verso il processo contro Gianluca e Adriano

Dall’Ottobre del 2013 Gianluca e Adriano sono costretti in carcere nelle sezioni di Alta Sicurezza 2 e rispettivamente ristretti ad Alessandria e Ferrara.

Il prossimo 26 marzo si terrà la prima udienza.

Incarcerati con le abusate accuse di associazione con finalità terroristiche o di eversione dell’ordine democratico, a cui si aggiungono quelle di incendio, furto aggravato in concorso, deturpamento e danneggiamento di cose altrui. Tredici azioni realizzate nel territorio dei Castelli Romani contro banche, una pellicceria, sedi distaccate di ENI ed ENEL e contro la discarica di Albano.
Il reato di 270bis oltre a prevedere l’arresto in carcere come unica ratio e a determinare le condizioni detentive di isolamento previste dai circuiti AS2, legittima le infamanti campagne mediatiche volte al descrivere gli indagati come “terroristi”.
Come sempre i prezzolati della menzogna si prodigano nel nascondere ciò che potrebbe essere evidente ai lettori se ci si fermasse a riflettere sulle responsabilità che gli obiettivi di certe azioni hanno nella devastazione, saccheggio e genocidio di interi territori e popolazioni. Da quelli più lontani a quelli a noi più vicini.
Non c’è banca che non abbia responsabilità sulle condizioni della attuale crisi senza parlare di quelle compromesse con il progetto dell’Alta Velocità.
L’ENEL con i suoi progetti di riabilitazione delle centrali nucleari di terza generazione.
L’ENI con la devastazione di territori come la Nigeria e la morte violenta o lenta, ma comunque scientificamente procurata, di intere generazioni che lì hanno la sfortuna di essere nati.
Le discariche sulle quali, da sempre, cinici imprenditori di cumuli di veleni ne fanno copiosi profitti, lasciando a noi respirare fumi tossici che ammalano quando non uccidono.
A Gianluca e Adriano ribadiamo quello che abbiamo sempre detto: noi sappiamo chi sono i veri e unici responsabili di azioni e politiche terroriste.
Siamo solidali con chiunque si batta per fermare lo sprezzante progetto di guerra messo in atto contro gli sfruttati e le sfruttate di tutto il mondo.
Siamo solidali con chi è privato della propria libertà e dei codici penali, dei tribunali ne faremmo volentieri discariche!

Gianluca e Adriano, tutte e tutti fuori dalle galere!


per scrivere ai compagni:

Gianluca Iacovacci
Via Casale 50/A
15122 San Michele (AL)
Adriano Antonacci

CC di Ferrara

Via Arginone 327

Torino – Arresti al Cie di Torino dopo gli incendi

da macerie

Dopo una settimana di incendi, durante la quale la polizia si è limitata a minacciare i reclusi e a liberare la gente che non sapeva più dove rinchiudere, è iniziato il contrattacco repressivo nel Cie di corso Brunelleschi: in mattinata gli agenti hanno arrestato sei ragazzi nigeriani e un tunisino prelevato dall’isolamento sabato sera, accusandoli presumibilmente dei danneggiamenti degli ultimi due giorni.

Si stima che al momento i reclusi rimasti al Cie di corso Brunelleschi siano meno di una quarantina, le donne nell’area verde, e gli uomini in quel che resta in piedi: una stanza dell’area blu, la mensa dell’area viola, e qualche cella di isolamento. I reclusi raccontano infine di aver visto un idraulico e un elettricista di qualche ditta esterna lavorare alla ristrutturazione dell’area gialla.

In attesa di avere notizie sulla situazione carceraria degli arrestati, vi diamo già un appuntamento in solidarietà con chi lotta nei Centri: domenica 23 marzo, alle ore 18, presidio sotto alle mura del Cie di corso Brunelleschi.

“Un po’ di serietà!” – Lettera di Mattia dal carcere

Casa Circondariale di Alessandria, prima metà di febbraio

Apprendo ora che è stato fissato l’inizio del nostro processo con relativa lista delle parti offese, tra le quali:

  • Commissione Europea

  • Consiglio dei Ministri

  • Ltf

  • Alcuni operai

  • 3° Reggimento degli Alpini di Pinerolo

  • Carabinieri di Sestriere

  • Poliziotti di Imperia

  • Finanzieri di Torino

Segnalo ai Pubblici Ministeri che hanno scordato Dudù e la nonna di Alfano. 
Approfitto inoltre della circostanza per comunicare la mia lista dei testimoni:

  1. Lo spesino del carcere delle Vallette che mi ha visto cambiare la bomboletta del fornello e che è dovuto intervenire prima che asfissiassi l’intera sezione D per manifesta incapacità pratico-manuale. Sue testuali parole: «Se tu hai guidato un gruppo d’assalto io mi chiamo Giulia Ligresti».

  2. Mio cugino che mi vuole un sacco bene.

  3. La talpa meccanica.

Sicuro che i commediografi di stanza al Tribunale di Torino prenderanno in considerazione i miei suggerimenti per il casting, faccio loro presente di avvisare i responsabili del personale che:

  • Totò lo spesino adora gli arrosticini

  • Mio cugino è vegetariano

  • La talpa meccanica ha un debole per l’amianto

Chiedo dunque di provvedere ad un adeguato pranzo al sacco e ad una congrua diaria.
Colgo anche l’occasione per avanzare pubblica rimostranza per il fatto che il mio coimputato Claudio Alberto è stato trasferito a Ferrara e pertanto non potrà più vedere i goal del Toro sul t.g. Piemonte (unica cosa che valga la pena vedere sul suddetto t.g.). 
Saluto infine i Pubblici Ministeri e il giudice per le indagini preliminari e ricordo loro che per una svista, dopo averci trasferito un una sezione di Alta Sicurezza, imposto la censura sulla posta, sospeso i colloqui, costretto al divieto d’incontro tra coimputati, si sono dimenticati di sospenderci il diritto alle ore d’aria, ai pasti e all’ironia. Chiedo pertanto loro di prendere al più presto provvedimenti in tal senso e di adeguarsi alle più recenti prassi giurisprudenziali che oltre ad applicare le leggi antiterrorismo ai no tav, prevedono efficaci tecniche persuasive come, ad esempio, il waterboarding o gli elettrodi applicati al basso ventre.
 Mi rendo conto che siano pratiche che non sempre si addicono alle usanze democratiche… ma io dico, diamine, fatto trenta facciamo trentuno! Che poi, diciamolo, quella della democrazia è una credenza folklorica, al pari del Bigfoot o della Befana. Possibile che nel 2014 dobbiamo ancora credere alle favole? Un po’ di serietà, perdio! Qui c’è per sempre gente che rischia anni e anni di galera…
Bene, concludo questa mia accorata missiva certo che il vostro coraggioso progressismo non vi impedirà di prendere in considerazione i miei suggerimenti.

Vi saluto cordialmente e vi auguro buona inquisizione,

Mattia

Carceri spagnoli: Piccola intervista di Contra Info all’anarchico incarcerato Claudio Lavazza

(Intervista di Contra Info al compagno Claudio Lavazza che si trova dal 1996 rinchiuso nelle celle della democrazia spagnola. L’intervista è stata presentata durante l’incontro in solidarietà con i detenuti anarchici condannati a lunghe pene detentive, tenutosi l’11 gennaio 2014 nel CSO la Gatonera a Madrid.) Continua a leggere

Carcere – Maurizio Alfieri nuovamente trasferito a Spoleto e lettera alla madre di Riccardo Rasman

Maurizio Alfieri trasferito di nuovo a Spoleto

Con un telegramma Maurizio ci ha avvisato che il 4 marzo è stato trasferito di nuovo nel carcere di Spoleto, e qui sottoposto ancora al regime di isolamento. Continua a leggere