Stamani alle 6 due compagni sono stati visitati dalle forze del (dis)ordine; le perquisizioni riguardano un attacco a colpi di vernice e scritte contro i CIE alla sede della CGIL cittadina avvenuto nel Maggio scorso. Seguiranno aggiornamenti…
Stamani alle 6 due compagni sono stati visitati dalle forze del (dis)ordine; le perquisizioni riguardano un attacco a colpi di vernice e scritte contro i CIE alla sede della CGIL cittadina avvenuto nel Maggio scorso. Seguiranno aggiornamenti…
Da Indy Toscana:
comunicato stampa sul corteo di stamani a Livorno
Questa mattina circa 1000 studenti delle varie scuole di Livorno sono scesi in piazza per il corteo organizzato dal Coordinamento Studentesco Livornese.
Mentre il movimento studentesco in tutto il paese sta dando una grande prova di forza per ottenere il blocco del DDL Gelmini per l’università, attualmente in discussione al senato, anche nella nostra città, ancora una volta gli studenti sono scesi in piazza decisi e uniti per lottare contro la politica del governo.
Il corteo ha attraversato il centro della città, e uno striscione è stato appeso sulle scalinate del comune, anche in segno di protesta nei confronti del sindaco e delle forze di polizia che avevano impedito la sua esposizione qualche settimana fa durante un corteo studentesco notturno.
La manifestazione è proseguita raggiungendo l’incrocio tra viale carducci ed il tratto urbano dell’aurelia.
Nonostante il corteo fosse pacifico ed autorizzato, all’incrocio erano schierati provocatoriamente decine di agenti antisommossa della polizia e dei carabinieri.
Uno spiegamento di forze che ha spaventato anche molti passanti, che hanno solidarizzato con il corteo, fermandosi ad ascoltare gli interventi che si susseguivano al megafono.
Gli studenti, dopo aver bloccato a lungo l’incrocio, si sono spostati sotto le finestre della redazione del Tirreno, principale quotidiano locale, per denunciare pubblicamente l’ennesimo episodio repressivo e provocatorio da parte delle forze dell’ordine.
Da mesi anche a Livorno si fa sentire la stretta autoritaria del governo nei confronti di chi lotta, in particolare con la criminalizzazione del movimento studentesco.
Denunce, condanne, identificazioni, provocazioni, militarizzazione della città, questa è la risposta del governo a chi protesta.
Un Governo che va avanti a testa bassa con Confindustria contro i lavoratori e gli studenti per una scuola ed un’università sempre più classiste ed autoritarie.
La polizia oggi era in piazza per caricare gli studenti, come oggi è successo a Firenze e come ieri è successo a Roma, dove erano stati fermati anche due studenti e feriti decine di giovani.
Il corteo ha saputo respingere ogni provocazione della Questura, allontanandosi dal Tirreno per raggiungere la sede del Provveditorato (USP) in Piazza Vigo. Là un centinaio di studenti hanno occupato per circa mezz’ora il piano terra dell’Ufficio Scolastico Provinciale.
Il corteo si è concluso con l’affissione di uno striscione sulla facciata del Provveditorato.
Riteniamo fondamentale, oltre che rilanciare la protesta per i prossimi giorni a Pisa al fianco degli universitari, richiamare l’attenzione pubblica sul clima di intimidazione e criminalizzazione alimentato anche a Livorno, come in tutta Italia, dalle questure e dal governo.
Un clima che il governo sta esasperando, mettendo in serio pericolo la libertà di espressione e manifestazione.
LA NOSTRA LOTTA NON SARA’ MAI DOMATA!
Coordinamento Studentesco Livornese
Collettivo Studentesco Universitario Livornese
25/11/10
Da Indy Toscana:
Scontri e blocchi stradali a Firenze, gli studenti e i lavoratori dell’università protestano contro De Corato e la Santanché invitati dai giovani del PDL
Bella giornata stamattina a Firenze, polo universitario di Novoli
Alle 10 centinaia di studenti, a tratti un migliaio hanno prima occupato l’aula in cui si sarebbe dovuto tenere un provocatorio convegno sull’immigrazione con la partecipazione del vice sindaco di Milani De Corato e della maitresse della Destra Daniela Santanché.
Poi sotto pesante scorta della polizia politica e dei reparti antisommossa il convegno è stato spostato in un altro edificio e i relatori fatti passare dai sotterranei dell’università bunker di Novoli. Davanti alla nuova sede ci sono stati scontri tra gli studenti che volevano entrare per fermare i relatori e la polizia. Sono state rette ben due cariche che hanno lasciato qualche ferito e si è risposto con lancio di uova e fumogeni, colpiti celerini e un digos pare abbia fatto ricorso a cure mediche.
Poi un corteo spontaneo ha bloccato con barricate di cassonetti e transenne ad interminttenza i due viali che conducono all’aeroporto ed alla autostrada fino alle 13.
foto:
http://www.rainews24.rai.it/it/foto-gallery.php?gallery…47726
Nel pomeriggio sono annunciate occupazioni di varie facoltà.
Crepino i baroni e tutti i papponi!
Università libera e popolare!
Qualche giorno fa si è tenuta l’ennesima udienza sui fatti di Pistoia dell’11 Ottobre 2009.
Venerdì 19 novembre ’10 tanti solidali si sono ritrovati fuori e dentro il tribunale –circondati come sempre da un imponente spiegamento di forze del (dis)ordine, cinque camionette di antisommossa, due volanti e la Digos quasi al completo, per presenziare a quella che avrebbe dovuto essere (per l’ennesima volta…) l’atto finale del processo di primo grado.
La curiosità era tanta a fronte delle novità emerse dopo l’ultima udienza del primo Ottobre, con un testimone chiave dell’accusa (burattino della Digos) crollato sotto il peso dei nuovi elementi raccolti dai compagni che hanno sgretolato la montatura poliziesca. In tanti aspettavano di capire come il giudice si sarebbe comportato ora che la farsa orchestrata da Questura e neofascisti si era dimostrata in tutta la sua ridicola indecenza…Ebbene al ridicolo –evidentemente- non c’è fine, come non c’è fine allo schifoso accanimento sbirresco…Da subito il giudice comunica che per un disguido di cancelleria di cui i solerti impiegati della repressione si erano accorti solo quella mattina stessa –le convocazioni erano state notificate ai testimoni da mettere a confronto fra loro, ma nessuno le aveva ritirate- l’inizio dell’udienza sarebbe stato rinviato per il tempo necessario a contattare questi famosi teste…che, accidenti, avevano cambiato tutti domicilio!! Altro rinvio…verso le undici e mezza due dei tre vengono trovati, uno si presenta subito, l’altro dice di non poter venire (Romondia) perché non avrebbe saputo a chi lasciare la figlia piccola…ed ovviamente il comprensivo collegio giudicante decide di dare tutto il tempo necessario al nostro per risolvere questo inconveniente, cosa che accade verso mezzo giorno. Nel frattempo il terzo teste non si trova, il famoso (ex) pizzaiolo Lucarelli…nel momento in cui viene reperito ebbene, il nostro dichiara di non potersi liberare fino alle tredici e trenta…ovviamente il magnanimo collegio giudicante decide di assecondare le esigenze del nostro senza troppi problemi, rimandando il l’inizio dell’udienza alle quattordici…un ritardo di cinque ore…verso la fatidica ora, manco a farlo apposta Lucarelli non si trova, il giudice afferma che comunque quella sarebbe stata l’ultima udienza e che quindi si sarebbe andati ad oltranza fino al termine delle audizioni, delle arringhe di difesa e pm, della camera di consiglio…L’(ex) pizzaiolo si trova, ma dice di poter venire forse(!) verso le 15, il tribunale –ovviamente quel giorno in vena d’ogni concessione- decide per l’ennesimo rinvio…nel frattempo i due testimoni già arrivati –che avrebbero dovuto di li a poco confrontarsi- sono lasciati a conversare fra loro, cosa generalmente vietata per evitare che si concordino le versioni…un avvocato della difesa lo fa notare al distratto giudice che risolve la questione.
Finalmente Lucarelli arriva, si preparano i confronti e tac, il Giudice decide che contro ogni sua dichiarazione precedente quel giorno si sarebbe proceduto solo alle audizioni(!), dopo mezz’ora –verso le sedici- la pantomima era finita, con un bel rinvio al 31 Gennaio 2011.
Se da un lato i reiterati rinvii sono serviti per “sfoltire” piazza ed aula dai solidali, è altresì lampante la difficoltà con cui il collegio sta trascinando il cadavere di una montatura che ad ogni passo perde pezzi…
Dunque dopo sette ore perse per mezz’ora di processo, dopo molti soldi pubblici spesi per movimentare un piccolo esercito di sbirrame, si decide di posticipare ancora una sentenza che a rigor di decenza dovrebbe recitare ASSOLUZIONE ma che evidentemente rischia di minare i delicati equilibri di quel piccolo mondo armonioso che è l’apparato repressivo/giudicante di una piccola città come Pistoia.
In questo processo si giocano le esistenze di tanti compagni, ma ancor più si decide il destino delle carriere di tanti ometti divisati che hanno orchestrato la montatura e che ora rischiano di vedersi sbugiardati di fronte a tutta Italia…Non siamo certo così ingenui da sperare in un’assoluzione, si sa, i processi politici devono finire in una certa maniera, in più crediamo che tra la vita dei compagni e la carriera di “stimati” colleghi il giudice deciderà a favore di questi ultimi, ma siamo ben curiosi di capire come il nostro motiverà un eventuale condanna, salvando faccia e credibilità…Noi comunque, anche il 31 saremo in piazza…e staremo a vedere fin dove si spingerà questa faccenda degna di un libro di Kafka…
L’Università è in rivolta, occupazioni, cortei, scontri con le forze del (dis)ordine, sembra che anche l’Italia abbia deciso di seguire i passi di Grecia, Inghilterra e Francia. Nel recente passato c’è stata l’onda, infrantasi sugli scogli della pavida concertazione, sotto le cui ceneri però ha continuato ad ardere la brace –tenuta tenacemente in vita da pochi in suscettibili di ravvedimento- della rivolta.
Ad oggi non si tratta però di difendere un’istruzione pubblica strutturata per creare ingranaggi sempre sostituibili nel complesso macchinario del capitale, né si tratta soltanto di impedire un’ennesima svolta classista dell’università, ma si tratta di battersi per slegare il sapere dalle implicazioni di mercato che richiedono funzionari e non teste capaci di immaginare e perseguire un’alternativa a questo schifo di presente.
Lottare è necessario, ma conviene farlo per attaccare direttamente le basi dello sfruttamento, legando le proprie rivolte a quelle dei lavoratori che necessariamente dovranno muoversi, almeno che non decidano di indossare passivamente le rugginose catene che politicanti e capitale stanno forgiando.
Ci sentiamo anche di ribadire come non possano essere considerati lavoratori normali coloro che aggrediscono è manganellano, nascosti dietro una divisa, tutti coloro che non ci stanno più a subire passivamente i maneggi di un oligarchia che tenta –a fronte della crisi che loro stessi hanno creato- di salvarsi sacrificando tutto e tutti…ognuno è padrone delle sue scelte, ma scegliere una volta di far decidere per sempre altri per sé, come fanno coloro che si macchiano dell’onta della divisa, è evidentemente antitetico con il pensare…
Solidarietà agli studenti Fiorentini che si stanno battendo!
Ieri gli operai della Eaton di massa, in lotta contro una multinazionale che dopo averli sfruttati ha deciso di chiudere lo stabilimento, gli studenti pisani e quelli milanesi, in lotta per impedire che la riforma classista della ministra Gelmini distrugga quel poco che resta dell’istruzione pubblica italiana, sono stati assaliti a colpi di manganello dai birri in divisa, cagnolini servili al servizio di chi sfrutta, irride, sprezza tutti coloro che non appartengano alla casta di dirigenza politico/economica di questo sgangherato paese.
Per l’ennesima volta l’attacco violento dello stato a chi lotta per il proprio futuro dimostra che l’unico modo che abbiamo per dare una svolta alla nostra situazione -che sta scivolando sempre più lungo la china di un novello servaggio della gleba- non è quello di appellarsi alla salvifica tutela delle istituzioni, che altro non sono se non il cagnolino da guardia dei grandi interessi economici, ma la rivolta generalizzata, orizzontale e radicale, una rivolta che vada a colpire i fondamenti stessi dello sfruttamento, capitale e gerarchia –i paradigmi della società occidentale- veri responsabili della devastazione sociale ed ambientale non solo del bel paese, ma di tutto il globo terracqueo.
Se i grandi sistemi politici del ventesimo secolo sono falliti (comunismo autoritario, fascismi e nazismi), o stanno contorcendosi negli ultimi spasmi della loro schifosa esistenza (capitalismo e capitalismo di stato), risulta quanto mai necessario cominciare a ragionare in termini diversi, spazzando via definitivamente la superstizione che vuole gerarchia e delega come binomio inscindibile alla base di ogni tipo di convivenza sociale, sia regolata essa da un regime di stampo comunista o liberista. Dovremmo anche renderci conto che non è possibile stilare programmi e ricette a priori, pensando di poter modellare un futuro sulla base di schemi ed assunti preconfezionati; la possibilità che abbiamo è però quella di eliminare alla radice i tumori che ammorbano la nostra esistenza e tentare di costruire volta volta, assieme, un quotidiano che metta al centro del suo agire i bisogni di ogni individuo, senza dittature del singolo sulla massa ma anche impedendo che la massa soffochi il libero divenire del singolo…no, qui non troverete programmi, né messia, noi non promettiamo niente, se non di fare la nostra parte al fianco di coloro che vorranno prendere in mano le redini del proprio destino.
Potranno sembrare queste parole inutili, puro esercizio dialettico, affatto rassicuranti, incoscienti, assurde…ma non è forse assurdo piegarsi sotto il giogo dello sfruttamento pensando che alzare la testa possa voler dire peggiorare ulteriormente una schifosa condizione che comunque –si tirino pietre o si chini il capo cosparso di cenere- sta andando giorno dopo giorno peggiorando? Non è assurdo aspettare che la situazione sia risolta da chi l’ha creata per tutelare il proprio interesse di classe e per accrescere il proprio potere sugli individui? Non è assurdo chiedere al nostro assassino di venirci a salvare la vita?
Le rivolte che di questi tempi stanno attraversando trasversalmente l’Europa, dall’Inghilterra all’Olanda, da Milano a Terzigno, da Atene a Parigi, hanno in loro molte potenzialità, che però cozzano ancora contro l’abitudine alla richiesta ed alla delega alle istituzioni, siano esse politiche o economiche. Comunque l’importante è muovere i primi passi, se sarà corsa lo dirà soltanto il tempo, ma per raggiungere dei risultati occorre che ognuno faccia la sua parte, senza stare alla finestra e senza paura, chi delega ed aspetta è parte del problema e merita di essere travolto dall’inarrestabile onda degli eventi. NOI TIFIAMO RIVOLTA!
E’ uscito il nuovo numero del nostro opuscolo; come potete notare il nome è cambiato, così come l’impaginazione, sono inoltre state aggiunte quattro pagine. Il cartaceo lo trovate…in giro, per scaricarlo invece basta arrivare in fondo a questa pagina.
Sommario:
Pg 1 – Editoriale;
Pg 2 – Contro i CIE in Toscana! Contro tutti i lager! ; Fatti di Pistoia, nonostante le nuove denunce finalmente buone notizie;
Pg 3 – Pistoia, la montatura si sfalda! ; Controradio, ma contro che?
Pg 4 – Ciao Minos! ; Rivolta!;
Pg 5 – Personaggi: Alexandre Marius Jacob;
Pg 6/7 – Avido di vita Parte 2;
Pg 9 – A senso unico;
Pg 10 – Un contributo al dibattito sull’Anarchismo;
Pg 11 – Pillola di Renzo Novatore; Aggiornamento indirizzi dei compagni anarchici ecologisti detenuti in Svizzera;
Pg 12 – Pillola di Max Stirner; Lo schifoso olezzo del profitto.
Clicca sotto per scaricare
Venerdì 19 si concluderà il processo di primo grado a carico degli antifascisti vittime della montatura giudiziaria orchestrata dalla questura di Pistoia a seguito dei noti fatti dell’11 Ottobre 2009.
In questo ultimo anno le attività di solidarietà e controinformazione hanno fatto sì che nell’ultima udienza del 1 Ottobre uno dei “granitici” testimoni dell’accusa –Marco Lucarelli- si sia dimostrato, a detta anche dello stesso PM “inaffidabile”, un timido eufemismo che non entra nel merito del reale ruolo dell’ormai famoso (ex)pizzaiolo, complice della rappresaglia contro gli antifascisti pianificata, orchestrata e portata avanti all’interno degli ambienti della questura pistoiese con la connivenza o il tacito plauso di ampi settori (bipartisan) del mondo politico istituzionale.
Come detto Venerdì si terrà l’ultima udienza del processo di primo grado, nella quale si deciderà se mettere la parola fine alla farsa portata avanti in questi lunghi mesi o se si deciderà di perpetrare la rappresaglia contro gli antifascisti. Per tutto questo sarà molto importante essere in tanti, fuori e dentro il tribunale, per dimostrare, se ancora ce ne fosse bisogno, che la repressione non arresta né la solidarietà, né le attività dei tanti compagni impegnati nelle lotte antifasciste, antirazziste, ambientali, per un orizzonte diverso da quello autoritario in cui ci troviamo a lottare.
Rete Antifascista Pistoiese
Presidio
Venerdì 19/11/2010
dalle ore 9 davanti al tribunale di Pistoia
(piazza del Duomo)
Raf-pt@canaglie.org
Care compagne e cari compagni,
da giovedì 21 Ottobre mi trovo qui nel carcere preventivo di Thun nel cantone di Berna. Il trasferimento dalla prigione di Berna è stato molto rapido e senza preavviso, appena il tempo di preparare velocemente le mie cose, consegnarle alla guardia e dare qualche saluto in giro per la sezione.
Fin dal mio arrivo ho percepito una certa rigidità da parte del personale di sicurezza, ho immaginato che fosse un po’ “ l’approccio da ingresso”, considerando anche le difficoltà di comunicazione per via della lingua; successivamente altri comportamenti hanno evidenziato che molto probabilmente ci sono anche le ragioni del mio frettoloso trasferimento da tenere di conto, motivazioni che nessuno mi ha detto.
All’arrivo delle mie cose da Berna sono iniziate le sorprese, mi è stato detto di scegliere solo tre libri e tre buste dalla corrispondenza, il resto sarebbe andato tutto in magazzino. Avendo tutta la corrispondenza legale mischiata, lettere ancora non risposte, alcuni libri non letti ma soprattutto conoscendo i magazzini dei carceri mi sono opposto. Sembrava di parlare con i pompieri di Farenheit 415, una vera fobia per la carta: troppi libri..,troppe lettere..,troppi giornali, troppi stampati; forse troppa solidarietà (?). Tra le perle che ho potuto capire, tra il mio inesistente tedesco e scarso francese è stata la definizione di biblioteca per i miei appena venti libri. Alla fine ho proposto ed è stato accettato, di dare indietro al colloquio del giorno dopo tutta la posta risposta oltre ai libri e giornali giá letti; cosa che del resto giá facevo a Berna per i libri.
Il giorno dopo parlare con il responsabile della sicurezza ha sbollito un po’ la situazione, per lo meno non si è parlato piú di quei numeri assurdi.
Cambiando carcere, la mia grande preoccupazione era anche le modalità con cui facevo il colloquio a Berna cambiassero; infatti in risposta alle mie “istanze interne”, la direzione mi aveva fatto sapere che le visite sarebbero state solo di un’ora e a vetro alto.
All’ultimo momento prima del colloquio di lunedì ho saputo che la Procura Federale ha ripristinato la precedente autorizzazione valida nel carcere di Berna: niente vetro divisorio, due ore di colloquio (considerato che i familiari vengono dall’Italia) con la presenza di un funzionario di polizia come uditore.
Di solito quando si cambia un carcere, si trova qualche aspetto migliore e qualcuno peggiore: questo dipende dalla struttura ma soprattutto dal regolamento che ogni direzione tende sempre a personalizzare.
Devo dire che migliorare la situazione dal carcere di Berna non è stato difficile, essendo una struttura con una chiusura ermetica allucinante. Qui una grossa finestra a tre metri e mezzo di altezza che si puó aprire elettronicamente, permette l’entrata di aria dall’ esterno. La finestra bassa resta invece sigillata, con una copertura a poca distanza all’esterno che impedisce ogni visuale. Con l’alimentazione è andata bene, per il semplice fatto che ho potuto parlare con il responsabile della cucina, per altro molto disponibile; in dieci minuti è stato possibile tirar su un buon vitto vegan con importanti cambiamenti da prima, per lo stesso risultato a Berna ci avevo messo tre mesi con non poche discussioni e risultati non sempre definitivi e positivi. Per il resto la situazione è meglio che a Berna, il passeggio in comune per una ventina di detenuti è minuscolo con grata e rete fitta come tetto ed è quasi completamente privo di coperture in caso di pioggia.
Una guardia si è raccomandata per le restanti 23 ore di chiusura totale: “suonare solo per i farmaci” ; come ogni carcere anche questo non si smentisce, gli psicofarmaci sono l’aspetto piú diffuso elargito abbondantemente. Che mistificazione definirli medicamenti, del resto di queste menzogne o riscritture della realtà il carcere ne è pieno: gli psicofarmaci fanno parte della dimensione carcere, lavorano lentamente ma tenacemente alla dissoluzione dell’individuo.
Come a Berna anche qui c’è la possibilità di lavorare, la stessa attività alienante: assemblare le confezioni che serviranno ad ospitare gli Swatch per conto della celebre multinazionale Svizzera dell’ orologeria. La paga è tipo a “cottimo” in base a quanto si “produce”, in questo caso parecchie ore di lavoro giornaliero equivalgono a poco piú che il “valore” di una confezione di caffè . Infatti la maggior parte dei detenuti “non lavora per i pochi franchi ma piú che altro come passatempo”; non credo invece che la multinazionale Swatch abbia una cosí bassa considerazione di questo lavoro.
Le carceri rappresentano per molte multinazionali delle specie di isole di Sud del mondo inserite nel ricco e progredito Nord . Se infatti il Sud del mondo è da sempre per loro terra di saccheggio e sfruttamento lo è anche qualsiasi luogo dove sono presenti esclusi e sfruttati.
Sarà un caso che chi finisce dietro le mura di queste carceri sono sempre piú spesso proprio chi cerca di sfuggire a situazioni insostenibili nel proprio paese? Sfruttati invisibili nelle luccicanti metropoli occidentali finchè è possibile, dopo, magari rinchiusi: per un permesso di soggiorno scaduto o per il capriccio del politico di turno, ancora una volta peró lo sfruttamento non è finito.
Da una cartolina del Soccorso Rosso Internazionale di Zurigo vengo a sapere anche del trasferimento di Marco in un cantone piuttosto lontano. Ancora non so nulla di Silvia e Billy ma è chiaro che è in corso una dispersione in seguito alle iniziative di sciopero nostre nelle varie carceri e alle iniziative solidali messe in piedi qui in Svizzera e in Italia.
La censura non mi permette di avere moltissime informazioni su quello che si muove in giro, ma da questa agitazione in seno alla repressione sembra che le iniziative non passino inosservate.
Aldilà di questo, simili forme di rappresaglia non fermano nulla della forte solidarietà biodiversa diffusa in tante lotte e soprattutto non scoraggia sicuramente tutte quelle che verranno.
Un forte abbraccio a tutte/i
Carcere di Thun, 26 ottobre
Costantino Ragusa