Come dio comanda, lettera di Claudio dal carcere di Ferrara.

Ferrara, 15 Aprile 2014

«Il 22 maggio prenderà il via il processo a nostro carico, a poco più di un anno dal sabotaggio di cui siamo accusati, per ribadire che lo Stato c’è ed è efficiente.
Sarà una grande giornata, un grande evento, di quelli in cui si possono esibire le toghe e le divise delle grandi occasioni. Se fino ad oggi a finire sotto processo erano stati i fatti specifici, non le legittime ragioni di una valle, ora che queste hanno cozzato con le ragioni di Stato non paiono più così legittime. Continua a leggere

Appello per una mobilitazione contro i processi in videoconferenza dal 22 al 26 maggio

Contro la videoconferenza e l’isolamento
Mobilitazione – dal 22 al 26 maggio

Nel suo attacco alle lotte, lo Stato sta sia allargando l’utilizzo della  differenziazione che estendendo l’imposizione del processo in videoconferenza, inizialmente limitato a prigionieri in 41 bis.
Il 22 maggio inizierà il processo contro 4 compagni/e, Chiara, Niccolò, Mattia e Claudio, accusati di un attacco al cantiere TAV di Chiomonte. Qualche giorno dopo, il 26 maggio, ci sarà anche l’apertura di un altro procedimento, a carico di Gianluca e Adriano, compagni accusati di alcune azioni dirette contro enti e strutture coinvolte nella devastazione della Terra. Tutti sono accusati di terrorismo e si trovano ora rinchiusi in sezioni di Alta Sorveglianza. Per loro il DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) ha chiesto il processo in videoconferenza, uno strumento già imposto ad alcuni di loro in diversi procedimenti e ad altri prigionieri che in carcere non hanno chinato la testa (come Maurizio Alfieri e Valerio Crivello).
Lo strumento della videoconferenza mira anzitutto a impedire le uniche occasioni di uscire dal carcere e di incontrarsi in aula con compagni e solidali, impedisce il lavoro dell’avvocato difensore (che, di fatto, non può consultare in privato il proprio assistito) e rende impossibile agli imputati rivendicare in aula le ragioni della propria lotta. Inoltre, giudici o giurie popolari non saranno più chiamati a pronunciarsi su una persona in carne ed ossa, ma su una figura virtuale, distante e già marchiata come pericolosa, con tutto quello che ciò comporta.

Contro la videoconferenza, le sezioni speciali e l’isolamento, proponiamo, dal 22 al 26 maggio, delle giornate di lotta
diffuse nei vari territori.

Solidali e Compagni/e  degli inquisiti

Giornate di Solidarietà Internazionale con i compagni detenuti

manifestosolidarieta

Stampa, diffondi, agisci!

CHI C’E’ DIETRO?

da Macerie 
 
E se fosse vero che qualcuno, nella serata di venerdì 11 aprile, ha aspettato sotto casa e aggredito l’autista di Antonio Rinaudo? Non lo sappiamo e nessuno può affermare seriamente di saperlo, a parte gli autori stessi. E allora chi c’è dietro l’aggressione? Potenzialmente «tante, tantissime persone» risponderebbe chi conosce un po’ la storia recente di questa città, e non vuole unirsi a tutti i costi alla risma di pifferai che amano cercar rifugio all’ombra del complottismo. Perché, parafrasando una scritta apparsa alcune settimane fa sulla sede del Pd di via Oropa,  «Rinaudo e Padalino fanno schifo a tutti, non solo ai No Tav». Chi c’è infatti dietro le inchieste contro i partecipanti ai blocchi di dicembre? Chi c’è dietro le inchieste contro gli ultras? Chi c’è dietro le inchieste contro le resistenze spontanee contro arresti e retate? Insomma sono tanti gli inquisiti e i detenuti delle Vallette che, pur non frequentando la Val di Susa né centri sociali o case occupate torinesi, per la loro sorte devono ringraziare i due novelli boia di Torino, quelli che negli anni si sono ricavati all’interno della Procura torinese la preziosa funzione di reprimere tutto ciò che in qualche modo odori di conflitto sociale, a trecentosessanta gradi. E non diciamo questo, beninteso, per dire a inquirenti e paranoici «guardate altrove, noi non c’entriamo!» Perché non è il nostro stile e perché, al contrario, noi c’entriamo eccome.
Noi c’entriamo per due motivi ben precisi. Primo, perché ci sentiamo una parte – una parte tra le tante – di quel conflitto sociale che si estende ben al di là della logica, dei metodi, delle scadenze e delle benedizioni dei vari circuiti militanti ufficiali. Secondo, perché questo agguato è stato immediatamente associato al processo per «terrorismo» contro Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò. Come si è giustamente detto, questa grave accusa ha sicuramente l’obiettivo di attaccare un intero movimento che negli anni ha affrontato il problema di dare concretezza al suo «no» all’Alta Velocità. Ma questa inchiesta, trovando nell’isteria complottista un valido alleato, mira anche a rendere impraticabile ed impensabile un’idea già di per sé poco diffusa di questi tempi: l’idea che sia possibile coordinarsi liberamente con chi si desidera, per fare ciò che in coscienza si ritiene più opportuno, nei modi che si ritengono più efficaci. Perché, in fondo, è anche e soprattutto di questo che Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò sono accusati.

macerie @ Aprile 16, 2014

Lettera di Niccolò dal carcere

Questa mattina nel corridoio della sezione, prima di scendere all’aria, ho visto dalla finestra dei detenuti che giocavano nel campo da calcio, che si sgranchivano le gambe accarezzati da un bel venticello. Porca vacca quanto avrei voluto stare in mezzo a loro. Dalla cella li sento ancora esultare ad ogni goal e mi godrei almeno la partita dagli spalti se non avessi questo cavolo di plexiglass opaco davanti alla finestra… so che questo è uno dei particolari che ha fatto più scalpore di questa Alta Sicurezza. Continua a leggere

“Un po’ di serietà!” – Lettera di Mattia dal carcere

Casa Circondariale di Alessandria, prima metà di febbraio

Apprendo ora che è stato fissato l’inizio del nostro processo con relativa lista delle parti offese, tra le quali:

  • Commissione Europea

  • Consiglio dei Ministri

  • Ltf

  • Alcuni operai

  • 3° Reggimento degli Alpini di Pinerolo

  • Carabinieri di Sestriere

  • Poliziotti di Imperia

  • Finanzieri di Torino

Segnalo ai Pubblici Ministeri che hanno scordato Dudù e la nonna di Alfano. 
Approfitto inoltre della circostanza per comunicare la mia lista dei testimoni:

  1. Lo spesino del carcere delle Vallette che mi ha visto cambiare la bomboletta del fornello e che è dovuto intervenire prima che asfissiassi l’intera sezione D per manifesta incapacità pratico-manuale. Sue testuali parole: «Se tu hai guidato un gruppo d’assalto io mi chiamo Giulia Ligresti».

  2. Mio cugino che mi vuole un sacco bene.

  3. La talpa meccanica.

Sicuro che i commediografi di stanza al Tribunale di Torino prenderanno in considerazione i miei suggerimenti per il casting, faccio loro presente di avvisare i responsabili del personale che:

  • Totò lo spesino adora gli arrosticini

  • Mio cugino è vegetariano

  • La talpa meccanica ha un debole per l’amianto

Chiedo dunque di provvedere ad un adeguato pranzo al sacco e ad una congrua diaria.
Colgo anche l’occasione per avanzare pubblica rimostranza per il fatto che il mio coimputato Claudio Alberto è stato trasferito a Ferrara e pertanto non potrà più vedere i goal del Toro sul t.g. Piemonte (unica cosa che valga la pena vedere sul suddetto t.g.). 
Saluto infine i Pubblici Ministeri e il giudice per le indagini preliminari e ricordo loro che per una svista, dopo averci trasferito un una sezione di Alta Sicurezza, imposto la censura sulla posta, sospeso i colloqui, costretto al divieto d’incontro tra coimputati, si sono dimenticati di sospenderci il diritto alle ore d’aria, ai pasti e all’ironia. Chiedo pertanto loro di prendere al più presto provvedimenti in tal senso e di adeguarsi alle più recenti prassi giurisprudenziali che oltre ad applicare le leggi antiterrorismo ai no tav, prevedono efficaci tecniche persuasive come, ad esempio, il waterboarding o gli elettrodi applicati al basso ventre.
 Mi rendo conto che siano pratiche che non sempre si addicono alle usanze democratiche… ma io dico, diamine, fatto trenta facciamo trentuno! Che poi, diciamolo, quella della democrazia è una credenza folklorica, al pari del Bigfoot o della Befana. Possibile che nel 2014 dobbiamo ancora credere alle favole? Un po’ di serietà, perdio! Qui c’è per sempre gente che rischia anni e anni di galera…
Bene, concludo questa mia accorata missiva certo che il vostro coraggioso progressismo non vi impedirà di prendere in considerazione i miei suggerimenti.

Vi saluto cordialmente e vi auguro buona inquisizione,

Mattia