Cile: Scritto di José Miguel Sánchez Jiménez

Perché la tua guerra è la mia guerra

I tuoi nemici … sono i miei nemici più odiati, contro di loro puntano i miei attacchi, la mia cospirazione, la pianificazione e la distruzione, essi i tuoi nemici … cadranno sotto le schegge dell’emancipazione ribelle, tu fratello di lotta sarai in ogni battaglia, ogni attacco perché sappiamo chiaramente che la nostra violenza negli attacchi è necessaria, non dubitiamo sulla sua efficacia e di conseguenza la usiamo contro un nemico implacabile e crudele, chiunque ci opprime ed ha intenzione di organizzare le nostre vite, contro di loro puntano le nostre armi, il nostro odio, disprezzo e la nostra lotta.

Perché ogni giorno il sistema ci violenta e opprime, e non possiamo mettere in discussione l’agire violento nei nostri attacchi, sempre abbiamo colpito e deciso di passare all’offensiva, noi colpiamo con forza e in modo efficace, con grande coraggio e determinazione, perché la paura non fa parte di noi, sono la rabbia e l’agitazione di liberazione che invade le nostre vite, nel cumulo di ingiustizie che si muove il nostro agire, è il sangue dei nostri fratelli caduti nella lotta il motivo di non finire di lottare e rendere l’azione diretta violenta il cammino di emancipazione e un’arma efficace contro i nostri nemici dichiarati.

Non piangeremo i nostri morti … li rivendicheremo con gli attacchi audaci e precisi, il seme ribelle darà frutti di emancipazione, frutti pieni di ribellione totale selvaggia e inarrestabile ribellione inarrestabile ed assetata di liberazione totale. Non dimentichiamo i nostri caduti, i nostri prigionieri, ancor meno la nostra lotta, continueremo avanzando ad inalzare l’idea e ad attaccare con forza lo stato capitale, le sue icone ei suoi cani da guardia.

Con la mente alla rivolta

Fraternamente

José Miguel Sánchez Jiménez

Centro de esterminio ex penitenciaria – Calle 9

20 Gennaio 2014

Traduzione di RadioAzione

Prigionieri No Tav | Torino – Blocchi dei colloqui e delle strade

“Finalità investigative” queste le ermetiche motivazioni, che tutto spiegano senza nulla spiegare, fornite da Rinaudo e Paladino riguardo la decisione di bloccare i colloqui dei compagni e familiari con Chiara, Mattia, Claudio e Niccolò. Del resto la procura, fino alla conclusione delle indagini preliminari può fare e disfare a proprio piacimento riguardo la concessione dei colloqui, senza neanche fornire una precisa motivazione. Non si sa quindi oltre al perché neanche quanto durerà questa sospensione che isola i 4 compagni dal mondo esterno.
Oggi intanto in un palazzo di giustizia blindato, dentro come fuori, da celerini ed agenti in borghese (che a quanto pare presidiavano con particolare attenzione le tante toilettes), si sono svolti gli interrogatori dei quattro compagni che ripetendo quanto accaduto durate gli interrogatori di convalida si sono rifiutati di rispondere.
Prima ancora che gli interrogatori terminassero l’edizione online de La Stampa riportava già la decisione dei Pm di richiedere il giudizio immediato, e saltare dunque a piè pari l’udienza preliminare, per tentare di iniziare il dibattimento già in tarda primavera o al limite agli inizi dell’estate. Sempre sul sito internet de La Stampa si poteva poi leggere nel corso del pomeriggio, di come anche la stazione di Porta Nuova fosse presidiata da celerini e digossini per prevenire possibili iniziative in solidarietà con Chiara, Claudio, Mattia e Nico. Un nutrito numero di agenti antisommosa, a quanto sembra affollava l’atrio della stazione insieme a molti uomini in borghese dall’aria più o meno distratta e con una radiotrasmittente nella tasca dela giacca. Particolare attenzione era riservata ai binari da cui dovevano partire i Frecciarossa e alla Sala riservata ai clienti dei treni ad alta velocità.
La delusione della sbirraglia di non aver acciuffato nessuno si dev’esser poi tramutata in aperto rancore alla notizia che qualcuno, ben lontano dal Palazzo di giustizia e dalla stazione di Porta Nuova, si era affacciato con cassonetti, striscioni e cavi d’acciaio a bloccare la rotonda che congiunge corso Principe Oddone, via Cecchi e corso Vigevano. Alcune scritte fatte sui pannelli attorno alla rotonda spiegavano come di fronte al blocco dei colloqui deciso dai Pm qualcuno fosse deciso invece a bloccare tutto, partendo proprio da questo importante snodo stradale.
In alcuni tratti il traffico sembrava addirittura ancora rallentato un paio d’ore dopo quando alcuni solidali si sono diretti verso il carcere delle Vallette per salutare i quattro compagni prima di un ormai probabile ed imminente trasferimento. Qui petardoni ed urla hanno rotto un po’ il silenzio prima nei pressi della sezione femminile dove si trova Chiara e poi davanti al blocco D, dove sono rinchiusi Claudio, Mattia e Nico.
Mentre, dopo un’abbondante mezz’ora i solidali stavano ormai andando via, arrivano di gran corsa alcuni  blindati e alcune auto della digos. Scesi dai furgoni i celerini inseguono allora i compagni lungo le vie del quartiere riuscendo infine a fermarli nei pressi di una fermata del tram. Dopo averli circondati bloccando le rotaie del tram con uomini e furgoni, le forze dell’ordine provvedono poi a identificare i fermati. Dopo un’ora e mezzo, il fermo finalmente finisce e termina così una giornata molto lunga in cui ai blocchi dei colloqui decisi dalla procura qualcuno ha scelto di rispondere bloccando un piccolo pezzo di città.
Una pratica che è auspicabile continui anche nei prossimi giorni lungo le strade e i binari anche di altre città.

Firenze – Storie di ordinaria deportazione

Giovedì 16 gennaio Mustafà, caro amico di Villa Panico, è stato arrestato, picchiato e deportato al CIE di Caltanissetta in piazza S.Ambrogio a Firenze, durante una delle continue retate da parte della Polizia, volte a ripulire la città da immigrati e altri indesiderati. Come amici abbiamo risposto alla notizia della sua deportazione con un piccolo corteo spontaneo appena venuti a conoscenza dell’accaduto.

Di seguito uno dei testi distribuiti:


Ogni giorno mentre vai al lavoro, fai la spesa, guardi la televisione commentando con gusto le performances di Rossi o il culo delle veline decine di persone vengono sequestrate, deportate, umiliate dallo stato italiano per mano di sadici individui che da sempre fanno del sopruso la  propria ragione di vita: gli SBIRRI.
Il motivo? Loro dicono che li prendono perchè clandestini.
NOI SAPPIAMO CHE NON E’ VERO!! Sappiamo che i motivi sono il controllo ed il profitto.

Come ogni prodotto per poter essere immesso nel circuito delle merci deve essere contrassegnato da un codice a barre, così ogni persona fin dalla nascita è libera di esistere nella società civile solo se provvista di documenti. Questo significa che come è possibile controllare con un ‘bip’ da dove proviene una merce, dove può essere venduta, il prezzo e la data di scadenza, allo stesso modo il permesso di soggiorno e la carta di identità offrono al potere e ai suoi cani la possibilità di fermare chiunque, sapere da dove viene, se ha il permesso di vivere in Italia, la data di scadenza della sua libertà di circolare ed il suo prezzo ( il lavoro che fa in termini di reddito e di ruolo che ricopre nella società).
La merce sprovvista di codice a barre e marchio CEE viene gettata nei magazzini di stato; poi o viene riciclata come bottino dal finanziere che l’ha sequestrata oppure marchiata di contrabbando e distrutta. Allo stesso modo una persona sprovvista di documenti viene arbitrariamente sequestrata, deportata nei C.I.E dove rimarrà rinchiusa a tempo indeterminato, parcheggiata sotto chiave in questi lager per clandestini, in questi campi di concentramento e tortura per esseri umani non autorizzati alla vita. Tutto questo in attesa di essere liberata con l’obbligo di rimpatriare entro un mese oppure di essere rimpatriata in manette.
Non a caso l’immigrazione non è vietata, ma regolamentata. Per entrare legalmete  in Italia è necessario avere un contratto regolare di lavoro. Se non ne possiedi uno devi tentare di varcarne clandestinamente i confini. Alcuni decidono di affrontare un viaggio della speranza rischiando la vita su un barcone in mezzo al mediterraneo, altri sono disposti ad accettare qualsiasi lavoro da schiavo pur di entrare in Italia, o addirittura a pagare fino a seimila euro un finto contratto di lavoro per ottenere i documenti.Una volta scaduto il contratto un immigrato regolare torna ad essere clandestino, quindi sottoposto al ricatto, per vivere, di scegliere tra lo sfruttamento del lavoro nero a qualsiasi salario e condizione oppure una vita di espedienti.  Nel frattempo è costantemente esposto al rischio di essere catturato dalla polizia e messo in un C.I.E. dal quale chi non serve più viene rispedito al suo paese; gli altri vengono reimmessi nel mercato con un ulteriore ricatto: la marginalità o l’illegalità consentita come manodopera a basso costo nei campi di pomodori, come schiavi badanti sepolti vivi nelle case degli anziani per solo vitto e alloggio ecc….
Questa sorte, che ogni giorno tocca a centinaia di persone, giovedì 16 Gennaio 2014 è toccata al nostro amico Mustafà. L’ennesima retata che anche quella sera ha rastrellato le piazze fiorentine a caccia di illegalità, lo ha colpito e strappato alla sua vita ed ai suoi affetti solo perchè non aveva il permesso di soggiorno. Lo hanno picchiato vigliaccamente, rinchiuso nella questura di Firenze e poi deportato nel C.I.E. di Caltanissetta. Oggi 20/01/2014 il giudice di pace deciderà del destino di Mustafà. Il nostro affetto e la nostra rabbia sono con lui e con tutte le persone rinchiuse nelle gabbie dello stato.

Libertà per Mustafà!
Fuoco ai C.I.E.! Fuoco alle galere!

Prigionieri No Tav – Bloccati i colloqui per Chiara, Niccolò, Claudio e Mattia

Nella mattinata di oggi, un compagno e un familiare di Chiara, recatisi alle Vallette per i colloqui che svolgono regolarmente da ormai più di un mese, si son visti negare dai secondini la possibilità di incontrarla. “C’è un nuovo provvedimento del Tribunale che blocca i colloqui”, hanno spiegato le guardie. Nel corso della giornata si è poi appreso che il blocco dei colloqui riguarda anche Niccolò, Claudio e Mattia, ma non si è ancora riusciti a comprendere il perché di questa decisione né la durata di questa interruzione. Responsabili di questa manovra sono naturalmente i soliti Padalino e Rinaudo. Al momento dunque i compagni oltre che non poter incontrare altri detenuti non hanno neanche alcun contatto con il mondo esterno. Se Niccolò, Claudio e Mattia si possono incontrare solo tra di loro, Chiara a questo punto è invece in un isolamento assoluto.

Firenze, retata e arresto, Mustafa libero! Fuoco alle gabbie!

Giovedì, nella Firenze del nuovo visir del PD Matteo Renzi, a seguito di una retata contro il degrado è stato fermato Mustafa, compagno e amico del Panico. La notizia è venuta fuori il Venerdì, quando è riuscito finalmente a comunicare con i compagni, essendo nuovamente entrato in possesso del telefono cellulare, che il birrame fiorentino gli aveva sequestrato. Mustafa si trova attualmente recluso nel CIE di Caltanissetta. In questi giorni nella città che fù di Dante si sono già svolte numerose iniziative di solidarietà. Vi aggiorneremo sugli sviluppi.

Mustafa libero! Fuoco ai CIE e a chi li gestisce! Liberi/e Tutti/e! Viva l’Anarchia!

Repressione – Ancora sulla digos di Torino a caccia di informazioni

Anche in merito a quanto raccontato dal compagno milanese volevo segnalare che un paio di settimane fa, tornando dalla cena dell’Asilo Occupato, sono stato fermato dalla digos alla stazione torinese di Porta Nuova. I questurini senza farmi troppe domande mi hanno requisito telefono e zaino e mi hanno fatto salire su una volante e portato in questura, vedendomi anche negata la possibilità di chiamare il mio avvocato. Sono stato rilasciato dopo un’ora e mezza, dopo essere stato fotografato, analizzato, prese le impronte digitali. Non mi hanno lasciato nessun foglio, e nei giorni successivi mi sono accorto anche di alcune mancanze dallo zaino che per un’ora e mezza mi è stato sequestrato. Sottolineo come, al momento del fermo, io non stessi facendo altro che uscire da un tram. Questo è quanto, spero, credo renda bene l’idea del clima che si respira a Torino.

Giulio

Ferrara: Iniziato processo contro tre compagni

E’ iniziato a Ferrara il processo contro tre compagni anarchici, Alessandro, Francesco e Madda, per l’occupazione della sede estense del quotidiano “Il Resto del Carlino”. Nel tardo pomeriggio del 15 febbraio 2010, alcuni solidali si erano intrufolati negli uffici del giornalaccio per srotolare uno striscione e raccontare al megafono quanto avvenuto ad alcuni compagni antifascisti che, due giorni prima, erano stati caricati e fermati nel tentativo di impedire la sfilata di Fiamma Tricolore a Rovereto. Il 27 novembre 2013 si è svolta l’udienza filtro, il processo riprenderà a febbraio 2014.

 

NO TAV: PRESENZE ALIENE A MILANO

Premessa: sono imputato nel “processone NoTav” di Torino per i fatti del 27 giugno e del 3 luglio, e  per altri procedimenti a mio carico sono sottoposto a obbligo di firma e di dimora a Milano. Pertanto ogni qualvolta ritengo opportuno presenziare alle udienze nell’aula bunker delle Vallette sono costretto a richiedere l’autorizzazione a lasciare il comune di residenza.

Sabato 23 novembre sono andato a firmare al commissariato di zona. In questa circostanza un agente mi consegna l’autorizzazione di cui sopra, graffettata insieme a un invito, emesso dalla Digos di Milano, a presentarmi in questura per il successivo mercoledì. La cosa non mi stupisce, dal momento che anche in passato alla mia richiesta era seguita analoga convocazione. Continua a leggere